Anime & Manga > Naruto
Segui la storia  |       
Autore: afterhour    10/04/2013    6 recensioni
Il diavolo non è mai nero come lo si dipinge, e forse due persone che non si piacciono possono scoprire di avere qualcosa in comune, se guardano al di là della superficie.
E allora chissà, un incontro può diventare anche l'occasione per cambiare la propria vita, basta solo saperla cogliere.
:
"... - Non ti piaccio, vero? –
Si voltò a guardarla incuriosito, si aspettava qualche frase di circostanza, formale, non un approccio così diretto, non gli pareva da lei.
- Non particolarmente – le rispose, ma mentre pronunciava quelle parole e notava il leggero rossore che le saliva alle guance, sapeva che non era esattamente così..."
SasuSaku AU, OOC.
Genere: Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Kakashi Hatake, Karin, Naruto Uzumaki, Sakura Haruno, Sasuke Uchiha | Coppie: Sasuke/Sakura
Note: AU, OOC | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Nessun contesto
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Ecco qua il secondo capitolo.
La settimana prossima sono via, per cui salto, ci sentiamo per quella successiva!



2.
In una gabbia.



Sasuke aveva imparato a sue spese che dire di no a Naruto equivaleva ad un enorme  spreco di fiato ed energie, per cui quando quella sera l’idiota gli aveva chiesto (imposto) di portargli del ramen perché stava morendo di fame (avrebbe poi scoperto che aveva pranzato e cenato abbondantemente, e che il suo frigo era pieno) dopo un paio di no che erano puro proforma aveva acconsentito.

Per farlo entrare in quella specie di fortezza Naruto aveva manomesso alcune telecamere e si era inventato che voleva uscire dal cancello a perlustrare i dintorni, e con l’enorme casino che come sempre lo accompagnava era riuscito a distrarre tutti abbastanza dal permettergli di sgusciare all’interno inosservato ( per gli Haruno era persona non grata e se fossero venuti a conoscenza della sua presenza lì dentro probabilmente avrebbero chiamato la polizia, se non sparavano a vista).

Naruto lo aveva trascinato ghignando fino alla dependance, che era tre volte il suo appartamento, con un arredamento freddo che seguiva le ultime tendenze, senza un tocco personale, e ben si adattava ai suoi proprietari, persone per cui la facciata era tutto.

 - Dopo forse viene anche Sakura, mia cugina, te la ricordi vero? – bofonchiò il coglione mentre si ingozzava con le due porzioni di ramen che gli aveva portato.

Sì, si ricordava di Sakura.
L’aveva rivista di recente, di sfuggita, e l’aveva riconosciuta subito: alle medie era una ragazzina timida, diversa dalle altre, ma era diventata esattamente come aveva immaginato, come aveva temuto: bella, elegante e snob… una semplice facciata.

 - Non è che mi fa sbattere fuori? – domandò aprendo un pacchetto di sigarette ancora sigillato.

 - Ma va! – replicò l’altro sputacchiandogli nel contempo sulla maglietta – sei mio ospite! –

Lui guardò il cellulare per controllare se lì c’era campo e poi si accese la sigaretta che aveva tirato fuori.
Inalò lentamente il fumo prima di farlo uscire.

 - Come va? – chiese l’altro un po’ più serio – Notizie? –

 - Non ancora –

Karin li aveva raggiunti in quel momento sventolando una bottiglia di liquore tutta orgogliosa.

 - Trovato! – esclamò piazzandosi sulle sue ginocchia.

 - Prenditi una sedia – le fece spingendola via.

Era da quando era arrivato che gli stava appiccicata addosso e la cosa iniziava a seccargli: la loro relazione era stata uno sbaglio fin dall’inizio, era finita male, ed aveva rischiato di compromettere anche la sua amicizia con Naruto; non sapeva esattamente cosa avesse in mente Karin, se cercava solo un po’ di sesso o qualcosa in più, ma qualunque cosa fosse, era meglio evitarla.

Lei non si scompose di molto, come suo fratello non si scomponeva mai (quasi mai, ricordò), invece si alzò con la bottiglia in mano e se andò di là.

  - Finisci quello stupido ramen, vi aspetto di qua! – urlò dall’altra stanza.

Si erano già spostati tutti in salotto quando era arrivata la padrona di casa.
Indossava un semplice paio di jeans e una maglietta, ma c’era qualcosa di sofisticato nel suo modo di tenere i capelli raccolti, nella posa un po’ altera e in quegli enormi occhi verdi che lo fissavano sbalorditi, ed era se non altro curioso vedere miss perfezione presa alla sprovvista.
Rimase ad osservarla divertito mentre se ne stava in piedi, senza sapere che fare o dire, un po’ irrigidita, con l’aria di voler uscire di lì il prima possibile.   

 - Siediti qui! – esclamò Naruto spostandosi per farle posto tra loro due – Hai visto come è cambiata? – gli fece.

Sasuke la guardò ancora ed incrociò un momento i suoi occhi prima che lei distogliesse in fretta lo sguardo e si sistemasse vicino a suo cugino, il più distante possibile da lui, neanche fosse una specie di pericoloso criminale.

Notò che il fumo della sigaretta le irritava gli occhi e si sollevò.

 - Esco, devo telefonare – spiegò mentre usciva dalla porta.

Una volta all’aperto provò a chiamare suo fratello.
Niente, non rispondeva ancora.
Rimase ugualmente fuori, sotto il portico, col cellulare in mano ed una sigaretta in bocca, a fissare le ombre tra gli alberi e la leggera pioggia intermittente che non faceva rumore; a intervalli gli arrivava all’orecchio la risata allegra di Naruto, o l’eco della voce squillante di Karin.
Si stava bene lì, e una volta finita la sigaretta se ne accese un'altra; ogni tanto tentava di chiamare, ma quel disgraziato non rispondeva ancora, e si chiese cosa stesse facendo in quel momento, cosa provasse, cosa volesse, e per l’ennesima volta si domandò quale era stato il momento, il punto preciso in cui qualcosa si era spezzato e suo fratello aveva deciso di passare il confine.
Era così facile?

Rabbrividì e rientrò proprio mentre quell’idiota stava raccontando, di nuovo, di quando si era tuffato in alto mare anche se non sapeva nuotare, convinto che bastasse muovere le gambe e le braccia per rimanere a galla.
Lo aveva recuperato tirandolo su per i capelli.

Rimase un momento sulla soglia a guardare Naruto che rideva di quella sua risata contagiosa, Karin (sembrava già brilla) che dopo aver preso un’altra sorsata passava la bottiglia a Sakura, e quest’ultima che se ne stava seduta rigida sul cuscino mentre prendeva la bottiglia e provava a bere a sua volta (con l’aria impacciata di chi non era abituato a bere a canna), appena un piccolo sorso, notò.
Si sedette tra Sakura e Naruto nel vano tentativo di evitare Karin, chiedendosi come cazzo faceva ad andarsene di lì senza farsi sparare dietro da una guardia privata, perché era un modo davvero di merda di morire quello, ucciso perché Naruto voleva la sua dose giornaliera di ramen.

Nell’ora successiva uscì un altro paio di volte, per fumare e provare a rintracciare Itachi, maledicendo il telefono che suonava a vuoto.

Nel frattempo Naruto continuava a ricordare episodi imbarazzanti di cui purtroppo faceva sempre parte anche lui, Karin era proprio andata, bisticciava con suo fratello per qualsiasi sciocchezza e si aggrappava a lui senza più pudore, incurante del fatto che se la scrollasse di dosso ogni volta, mentre Sakura…Teneva bene l’alcool, doveva ammetterlo, se ne rimaneva lì seduta a guardarli con un sorriso falso come era lei, ed evitava di parlargli, evitava perfino di incrociare i suoi occhi.
Non che gliene fregasse qualcosa, si disse dopo aver preso la bottiglia che Naruto gli passava ed avere bevuto un sorso.
Subito dopo incrociò lo sguardo che doveva essere ammiccante di Karin e si alzò di scatto per uscire un’altra volta.

Quando era rientrato Sakura si era voltata a fissarlo per la prima volta quella sera, e nessuno dei due aveva distolto lo sguardo per diversi, interminabili secondi.

Per il resto della serata si era voltata a guardarlo spesso, e se dapprima si girava in fretta quando lui coglieva i suoi occhi su di sè, poi aveva continuato a studiarlo sfacciatamente, incurante di essere scoperta, fino a quando non era rimasta per lunghi minuti a fissarlo, a studiargli perfino le mani, le braccia, il collo, ogni centimetro di lui, con interesse, come si guardava un curioso oggetto raro.
Vaffanculo.

Una volta, dopo che era uscito per l’ennesima volta (stava finendo le sigarette), la trovò da sola: Naruto era in cucina a cercare qualcosa da mangiare, e Karin presumibilmente si era barricata in bagno.
La guardò muoversi un momento a disagio mentre le si sedeva accanto.

 - Naruto mi ha detto che fai il fotografo – mormorò poco dopo.

 - Sì –

 - E che viaggi molto –

Non le rispose neppure e si voltò a scrutarla, a scrutare quel sorriso finto, quella falsa cordialità, disgustato da quell’abbozzo di conversazione casuale che non aveva senso, quando erano tutti e due seduti a terra che bevevano whisky pregiato direttamente dalla bottiglia.
Non sopportava quel sorriso, ed in un certo senso fu un piacere vederla ritornare seria e voltarsi dall’altra parte.

 - Fai servizi fotografici con splendide modelle in isolette esotiche? – gli domandò ancora mentre si toglieva un inesistente capello dai jeans, con una nota di esasperazione che forse era dovuta all’alcool, ma almeno era reale.
 
 - Solo quando ho bisogno di soldi – le rispose, perfettamente cosciente di trattarla con sufficienza.

 - Pensavo fosse una specie di punto di arrivo per voi – gli replicò voltandosi a guardarlo stizzita – o non sono abbastanza artistiche per te? –

Lui l’aveva fissata apertamente per alcuni secondi chiedendosi se pensava di offenderlo con quella frase, e considerando che in fondo scorgere qualcosa di diverso in quello sguardo, fosse anche fastidio, era davvero un piacere.

 - Mi annoia – le spiegò – volti di plastica, espressioni di plastica, pose di plastica –

Riuscì a distinguere perfettamente la punta di rabbia che le accendeva gli occhi, come se avesse giudicato lei e il suo sorriso di plastica, prima che distogliesse in fretta lo sguardo.

Non gli aveva più rivolto la parola, ma dopo un poco aveva ripreso a guardarlo, e man mano che il tempo passava (e continuavano a bere), gli si era avvicinata sempre più.

La serata finì ingloriosamente con Karin che vomitava in bagno, Naruto tramortito sui cuscini, e Sakura che in qualche modo gli era scivolata addosso e gli si avvinghiava contro probabilmente senza neppure accorgersene, e ad un certo punto, aveva il naso piantato sul suo collo, aveva alzato gli occhi a guardarlo come se volesse baciarlo.

 - Avanti – le fece seccato non sapeva bene per cosa, dopo essere riuscito a sollevarla – ti porto fino a casa –

La trascinò fino alla porta, e lì l’aria fresca della notte l’aveva un poco risvegliata e si era raddrizzata in fretta, imbarazzata.

 - Posso fare da sola, grazie – mormorò scostandosi, senza guardarlo.

Si fermò e la lasciò andare, ma restò a guardarla camminare, composta come se fosse sobria, lungo il vialetto illuminato, fino a quando non la vide scomparire al di là degli alberi, e intanto si chiedeva perché Sakura Haruno lo irritasse così tanto.

Si accese un’ultima sigaretta prima di rientrare, e poi, dato che era impossibile uscire dalla proprietà a quell’ora senza dare nell’occhio, si sistemò in una camera che gli pareva libera e si buttò sopra il letto tentando di dormire.

Si addormentò davvero e dormiva profondamente quando il ronzio della vibrazione lo aveva svegliato (un suono che lo faceva sempre reagire, forse per le troppe volte in cui lo aveva atteso con ansia).

Una luce grigia entrava dalle tapparelle abbassate, doveva essere l’alba.

 - Itachi – rispose, perfettamente sveglio.

 - Ciao fratellino

 - Dove sei? Perché non mi hai mai risposto? –

 - Avevo da fare

Riconosceva quel tono sarcastico.

 - Dove sei? – provò ancora.

 - Eh, fratellino, questi non sono fatti tuoi…ti ho chiamato per dirti che non ci sono più soldi nel mio conto, puoi provvedere per favore? –

Sospirò.

 - Va bene –

 - Penso che dobbiamo rivedere quell’accordo, ne parleremo quando torno –

Non ci pensava nemmeno, Itachi non era in grado di gestire il denaro.

 - Possiamo parlarne ora se mi dici dove sei – buttò comunque lì – posso venire da te e... –

 - Ne parliamo quando torno – lo interruppe l’altro, e poteva quasi immaginare il leggero sorriso sulle labbra, perché Itachi sorrideva raramente, quasi mai, solo quando stava bene, troppo bene, in un’euforia innaturale e pericolosa – Allora buona giornata fratellino, aspetto il versamento...cospicuo –

 - Aspetta, stai prendendo le medicine? Sei sicuro che non hai bisogno… - ma suo fratello aveva già riagganciato.

Ricadde sul cuscino e cercò di pensare al da farsi, anche se non era possibile fare qualcosa: poteva solo aspettare, Itachi lo avrebbe richiamato prima o poi, presto, supponeva, sperava solo che andasse tutto bene.

Dato che a quel punto non sarebbe più riuscito a dormire per quanto fosse stanco, si rialzò a fatica, per fortuna non aveva bevuto tanto la sera prima (non poteva, doveva rimanere sempre lucido).
C’era un bagno vicino alla sua stanza, e dopo essersi fatto una doccia trovò uno spazzolino e perfino un rasoio usa e getta ancora imballati, dovevano essere lì per gli ospiti, e tecnicamente anche lui era un ospite, benché sgradito.
Uscì all’aperto sgranocchiando una mela, ed anche se aveva bisogno di almeno un altro paio di caffè stava molto meglio, doveva solo capire come uscire di lì dato che Naruto e Karin sarebbero rimasti ko per un bel po’.
La giornata si prospettava grigia, piovosa, e si incamminò all’interno del parco, lontano dalle abitazioni. Seguì il vialetto che portava ad una specie di gazebo e non si fermò quando si accorse che c’era qualcun altro lì, era Sakura, aveva riconosciuto i capelli rosa da lontano, una caratteristica che ben si adattava a quell’aria un po’ leziosa.

Man mano che si avvicinava notò il volto struccato, nudo allo sguardo, l’espressione stanca, le labbra piegate in una piega amara, triste, e nel vederla così, viva, palpitante, senza maschere, si accorse di quanto fosse bella in quel momento, di una bellezza cruda, intensa.

Non aveva la macchina fotografica con sé, ma prese il cellulare e le fece una fotografia, d’istinto, per fermare quel momento, quell’espressione, quel volto.

 Lei si voltò a guardarlo con un’espressione prima confusa  e imbarazzata, poi nervosa, fino a quando la maschera, quella sembianza finta, di plastica, non aveva preso naturalmente posto nel suo volto.

 - Non hai fatto una fotografia a me, vero? Sono orribile così e… -

 - No, avevi un’espressione intensa invece, mi piacevi – le fece, e le porse il cellulare per mostrarle quel volto vero, pulito, bello, per mostrarle com’era lei davvero, al di sotto.

Lei prese il telefono e guardò per un momento.

 - Sono io? – mormorò  - non…non sembro neanche io – spiegò impacciata – non…non mi piace, non sono venuta bene, puoi cancellarla? –

Lui prese il telefono e cancellò la foto, senza una parola.

 - Grazie –

 – Cosa non ti piaceva? –

 – Niente, non ero sistemata – gli spiegò in fretta.

  – E’ sempre solo una questione di facciata? – le chiese con un leggero sorriso.

Per una frazione di secondo lo guardò indispettita – E’ così divertente fare lo sgarbato con me? – gli replicò frustrata, distogliendo lo sguardo.

Sì, era divertente.
 
 - Abbastanza – confermò – Puoi farmi uscire di qui? – cambiò argomento, e notò come la maschera riprendeva immediatamente il suo posto, quel sorriso di plastica perfettamente formato.

 - Certo, hai la macchina parcheggiata fuori? –

 - No, ho preso un taxi, Naruto sosteneva che era sospetto lasciare una macchina parcheggiata fuori –

 - Ah –

  - E’ un idiota – le spiegò, e la vide sorridere un  momento, davvero sorridere, prima di riprendere la consueta espressione composta – però non è così assurdo pensare che se mi avessero visto i tuoi avrebbero chiamato la polizia –

 - Bastava comunicarglielo – iniziò a giustificarsi lei – perché è chiaro che se trovano un estraneo in casa si spaventano…comunque se vuoi ti dò un passaggio io, in macchina –

Supponeva che la cosa le seccasse, ma non intendeva rifiutare l’offerta per mostrarsi educato, così aspettò che lei entrasse in casa a prendere la borsa (quando uscì era pettinata e truccata, notò), la seguì fino al garage e salì nell’automobile che lei aveva aperto, una delle meno appariscenti lì dentro.

 - Stai bene adesso? – le chiese, in fondo non molte ore prima gli si strusciava addosso, e dubitava lo avrebbe fatto se fosse stata sobria.

 - Ho vomitato tutto, poi ho mangiato, e bevuto acqua, ed una tonnellata di caffè, e ho preso una pastiglia…sto bene, credo, tu? –

 - Non avevo bevuto molto –

Non le chiese perché non era a letto a dormire, o a cosa era dovuto quello sguardo triste, non erano fatti suoi, ed uscirono in silenzio dal grande parco, al di là del cancello sorvegliato elettronicamente, per proseguire sempre in silenzio lungo la strada che portava in città.

 - Non ti piaccio, vero? –

Si voltò a guardarla incuriosito, si aspettava qualche frase di circostanza, formale, non un approccio così diretto, non gli pareva da lei.

 - Non particolarmente – le rispose, ma mentre pronunciava quelle parole e notava il leggero rossore che le saliva alle guance, sapeva che non era esattamente così.

Non gli piaceva la facciata, ma in realtà non sapeva cosa ci fosse dietro, lo immaginava solo.
Notò che lei stringeva convulsamente le mani sul volante e si chiese perché la cosa l’avesse colpita così tanto – Non quanto ti sto sulle balle io – aggiunse, ma sapeva che anche quello non era esatto.

 – Non fai niente per renderti simpatico – sbottò lei, e lui si chiese divertito quanto avrebbe dovuto spingere per crepare definitivamente quella maschera.
 
 - Io non sono simpatico – spiegò con un mezzo sorriso – ma almeno non vendo aria –

 - Cosa vuoi dire? – gli chiese con un tono di voce più acuto.

 - Che il niente è niente e tutti i vestiti firmati del mondo, tutte le parrucchiere, estetisti e trucchi del mondo non  possono nasconderlo –

Lei inchiodò di colpo (fortunatamente non c’era nessuno in giro a quell’ora), e si voltò a fissarlo furiosa, lo sguardo acceso, gli enormi occhi davvero magnifici carichi com’erano di quell’emozione forte, intensa.

 - Che ne sai di me! – gli urlò veemente.

 - Niente – le replicò – dimmi, chi sei tu, c’è qualcuno dietro quel sorriso falso, sotto quella perfezione? –

 - Non sono falsa! Non sai niente, niente di me! – continuò vibrante di passione, così diversa dalla sua figura composta, così vera – Non sono di plastica! Soffro anch’io e… e… –

Si bloccò e distolse lo sguardo, la mano sinistra che stringeva con forza il volante, l’altra che giaceva in grembo, stretta a pugno.

  - Lo fai apposta? – mormorò, e suonava quasi disperata ora – Ti divertente così tanto farmi arrabbiare? –

Una lacrima solitaria le era scesa sulla guancia e lui sollevò una mano per girarle il volto ed asciugargliela con il pollice, non credeva fosse così facile farla crollare, ma non aveva pensato alla stanchezza, e al dopo sbronza.

 - Scusa – le fece mentre lei si scostava bruscamente – ti ho provocata, ma non volevo farti piangere –

 - Non piango – replicò allungandosi per prendere la borsa nel sedile dietro e mettersi a frugare all’interno.

 - Tieni – le fece tirando fuori un pacchetto di fazzoletti dalla tasca.

 - Grazie – gli mormorò prendendolo.

E poi rimase immobile, così, senza più lacrime, il fazzoletto stretto in mano, lo sguardo quasi vitreo, come se tentasse di controllarsi, di ricomporre la maschera, di non piangere.

 - Non sono certo perfetta – mormorò – e non… - si voltò ancora a guardarlo – lascia stare -

Lo fissava con due occhi grandi, tristi, bellissimi.

 - Cosa c’è – le chiese con una strana tenerezza.

 - Non…non ti senti mai come se fossi in gabbia? –

 - Sì. Sempre –

E non sapeva cos’avrebbe fatto se lei continuava a guardarlo con quegli occhi, forse l’avrebbe baciata, ma il cellulare aveva iniziato a vibrare, e quel suono familiare, opprimente, lo ripiombò nella realtà.
Lo controllò, era Itachi.

 - Devo prendere una telefonata – spiegò, spezzando definitivamente l’incanto.

Subito dopo scese per rispondere, e lei accostò la macchina che era ancora in mezzo alla carreggiata.

 - Itachi? –

 - Ciao fratellino, hai fatto quello che ti ho chiesto? –

 - Le banche sono ancora chiuse a quest’ora –

 - Ah già, be’, fallo presto –

 - Dove sei Itachi? –

  - E tu? Dove sei? Sei tu quello che è sempre in giro per il mondo…da cosa credi di scappare…da me? –

Si passò una mano tra i capelli e tentò di capire cosa gli conveniva dire: Itachi viveva fuori dal mondo ma aveva un’intelligenza di molto al di sopra della media, e quando era così provava qualcosa di molto simile ad un delirio di onnipotenza ed era quasi impossibile comunicare.

 - Ascolta – iniziò – adesso ti sembra di stare bene ma sai che se non prendi le medicine poi starai male, e non… -

 - Non provare a dirmi quello che devo fare, fratellino

 - No…va bene, ma stai attento, e quando cominci a stare male chiamami, ti vengo a prendere –

 - Come sempre, sciocco fratellino, lo sai che non puoi scappare, no?!

Sì, lo sapeva.
L’altro aveva chiuso la telefonata e lui tirò fuori una sigaretta, era l’ultima, e mentre se l’accendeva, la preoccupazione che si mescolava alla rabbia, pensò che tutto sommato preferiva suo fratello così, sull’onda alta dell’euforia, arrogante e crudele, piuttosto dell’Itachi desolato, senza più speranza, che gli diceva che gli voleva bene e gli spezzava il cuore.

Mentre fumava l’ultima sigaretta guardava quella ragazza che lo aspettava in macchina, e lei incrociò il suo sguardo un momento dietro il vetro, e gli sorrise appena, non uno di quei suoi sorrisi, ma un sorriso un po’ triste e quasi timido, come avesse paura di disturbare, e si chiese se non era ora di ammettere con se stesso quello che aveva capito subito, fin da quando si era accorto di quella figurina ombrosa e silenziosa che lo sbirciava appena, a scuola: che sotto sotto non erano così dissimili, loro due, due anime sole e ferite che tentavano di sopravvivere in qualche modo.

_________________________________________________________________________________________________________________________________-





Non so se avete già letto l'ultimo capitolo del manga, è appena uscito: sono ancora qui con un sorrisone che non se ne vuole andare, eh!
   
 
Leggi le 6 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Naruto / Vai alla pagina dell'autore: afterhour