RAGGI DI SPERANZA by MISTRESS LAY
[Cap. XXV]
[R, Slash, ®J.K. Rowling, tranne i personaggi nuovi,
situazioni e quanto ci sia di malato in ciò che state per leggere, appartengono
alla sottoscritta]
*
CAPITOLO CINQUANTADUESIMO
LA MASCHERA DEL MONDO
*
Il mondo in cui io vivo... non potresti capirlo.
Vivo di passioni, sbagliando e vincendo.
*
Le restrizioni sono parte integrante della vita di tutti i
giorni, lo stesso modus operandi si ripete di giorno in giorno, precedente e
successivo, uomini come perfette macchine bene oliate, che compiono gli stessi
gesti tutti i giorni della loro breve vita. Un lento logoramento.
Il Mondo è felice di essere quell'immensa scatola chiusa
che è, c'era una guerra nelle retrovie, ma nessuno se ne curava, se non i diretti
interessati: i babbani erano quasi totalmente all'oscuro di Voldemort e dei
falsi incidenti catastrofici che lui e i suoi mangiamorte causavano. Ma andava
bene così.
Augustus sorrise mentre guardava con affetto l'ufficio dove
sedeva sorseggiando il tè in tutta calma.
L'indomani dell'omicidio del da-poco eletto Ministro della
Magia aveva sconvolto in maniera irrimediabile il mondo magico: se i
mangiamorte erano riusciti a penetrare le difese del sorvegliatissimo Ministro,
dove non sarebbero mai riusciti a penetrare?
- Mio caro Augustus, hai pensato alla proposta che ti ho
fatto? -
Augustus sorrise, come sempre aveva un sorriso infantile,
innocente, la sua aria gioviale non lo aveva mai abbandonato, per questo
Silente credeva che fosse un ottimo candidato al ruolo di Ministro della Magia:
sapeva sempre come rassicurare le persone, sapeva parlare ed era
inscindibilmente schierato dalla parte dell'Ordine della Fenice.
Il giorno precedente, appena nota la notizia dell'omicidio
di Rufus Scrimgeour, Silente lo aveva fatto chiamare e gli aveva chiesto se se
la sentisse di diventare il prossimo Ministro: Silente lo avrebbe appoggiato
ovviamente, e in quel momento si era alla ricerca di punti saldi, tutti
avrebbero appoggiato il candidato proposto da Silente, perchè Silente era per
antonomasia un punto saldo.
Albus Silente aveva rivelato ad Augustus che in un momento
del genere, per non permettere al terrore di dilagare, era necessario prendere
subito le redini della situazione, prima che le prendesse Voldemort.
Era certo che Voldemort avesse eliminato Scrimgeour per un
accurato disegno di parti, la caduta del Ministero avrebbe dovuto in qualche
modo precedere la caduta di Hogwarts, certamente Voldemort stesso aveva un
candidato da proporre, e, seguendo la situazione di crisi che si era andata a
creare, avrebbe forse attecchito molto.
Per questo bisognava essere rapidi.
Con una mosse veloce, Silente aveva anticipato i funerali
di Scrimgeour per il giorno successivo e l'elogio funebre aveva ottenuto che a
leggerlo sarebbe stato Augustus. Mossa astuta.
C'era un unico, piccolo neo, nell'intera faccenda.
Com' era stato ucciso Scrimgeour?
Sembrava essere stato un Avada Kedavra ma analisi più
approfondite avevano rivelato che non era stato l'anatema mortale. E allora
cosa?
- Certo, vi ho riflettuto, Albus - rispose pacatamente
Augustus - Penso di riuscirci -
Albus gli fece un enorme sorriso, soddisfatto: - Ne sono
felice, Augustus. Sapevo di poter contare su di te -
- Toglimi una curiosità... -
- Sì? -
- Perchè non ti candidi tu? - domanda innocente,
immediatamente ritratta. Augustus si schernì immediatamente - Che stupido,
scusa Albus! -
- Non preoccuparti, Augustus, nonostante l'ovvietà della
risposta, non hai niente di cui rimproverarti. Era una domanda legittima, temo
-
Albus Silente non avrebbe mai abbandonato Hogwarts, mai, ma
aveva scelto Augustus perchè godeva della sua massima fiducia.
Qualche malelingue avrebbe potuto affermare che Augustus
altri non era che un burattino nelle mani di Silente... ed era vero per un
certo verso. Silente non poteva lasciare la sua Hogwarts - Hogwarts e Silente
erano ormai intesi come un'unica entità - ma aveva bisogno di avere in pugno il
ministero della magia. Augustus era un suo fedelissimo, oltre che debitore, era
perfetto.
Inoltre era esattamente quello di cui il Mondo aveva
bisogno: una persona che potesse comprendere il dolore della morte e della
guerra, che potesse comprendere l'odio per Voldemort, che potesse incarnare il
coraggio di opporsi a Voldemort stesso, o ai suoi mangiamorte, com’era nel caso
di Augustus.
Perchè Augustus era coraggioso, aveva compiuto una di
quelle azioni da ragazzo che lo avrebbe per sempre segnato come un'icona della
guerra contro Voldemort.
Aveva perso tutta la sua famiglia, uccisa dai mangiamorte
Rosier e Rockwood, i genitori uccisi barbaramente, la sorella torturata a
morte, lui stesso portava una lunga cicatrice lungo il collo, il segno di una
maledizione oscura che correva filo pelle fino al braccio, lanciata da uno dei
due mangiamorte.
Questo non l'aveva fermato, si era gettato, semincosciente
per il dolore, contro Rosier, disarmandolo miracolosamente, aveva salvato la
sorella dal morire, aveva spezzato la bacchetta a Rosier e lanciato un
incantesimo di disarmo potentissimo a Rockwood che lo aveva fatto volare da una
parte all'altra della stanza, e nel frattempo Silente era arrivato, assieme a
alcuni dell'ordine della fenice, e i due mangiamorte erano fuggiti, e Augustus
era un eroe.
Un diciottenne che aveva tenuto testa ai mangiamorte.
Purtroppo la sorella era diventata pazza e ricoverata al
San Mungo nello stesso reparto dove, poco tempo dopo, furono internati i
signori Paciock.
Augustus non era un giovane di eccellenti qualità, ma era
un bravissimo duellante, oltre che dotato di uno spirito creativo, sempre di
buon umore, non gli fu facile, soprattutto dopo quello che aveva fatto, entrare
nel ministero della magia.
Il mondo avrebbe guardato con rispetto il nuovo ministro
della magia.
Un eroe a suo tempo, uno dei tanti della guerra.
Ma soprattutto, uno di loro.
*
- E adesso che succederà? -
Hermione sospirò mentre Ron cercava di piegare 'La Gazzetta
del Profeta' del giorno prima: - Non lo immagini? Scoppierà una crisi -
- Crisi... ci mancava solo questa! - borbottò Ron
continuando a tentare disperatamente di piegare bene il giornale, non
riuscendoci.
Hermione gli prese di mano il giornale, piegandolo
diligentemente: - Piuttosto, mi chiedo come mai non sono riusciti ad appurare
la causa della morte di Scrimgeour... -
- Sarà di sicuro un qualche incantesimo oscuro - rispose
Ron, cacciandosi in bocca una cioccorana.
- Già... - Hermione si morse il labbro inferiore - Ma
quale? -
- Non ci sono arrivati gli auror, figurati se ci arriviamo
noi... - borbottò Ron - Piuttosto, mamma e gli altri hanno l'ennesima riunione
e Ginny con quel verme viscido di Smith sono scomparsi dalla circolazione... -
Hermione alzò gli occhi al cielo: - Potresti fingere di
andare d'accordo con Smith? -
Ron ribattè immediatamente: - No -
- Ron... ti rendi conto che Smith è il ragazzo di Ginny?
Potresti essere un tantino gentile con lui? -
- Non ne ho... -
- Ron, per favore, Ginny ci tiene - lo interruppe Hermione.
Erano le esatte parole che la rossa Grifondoro aveva rivolto all'amica quella
mattina stessa.
'Per favore, Hermione, parla con Ron. Io ci terrei
veramente che andasse d'accordo con Zac'
Ron si morse il labbro e non replicò nonostante desiderasse
delucidare nuovamente Hermione di quanto idiota potesse essere Zacharias Smith,
si limitò a commentare: - Non lo sopporto -
- Ginny è cresciuta e sa decidere da sola quello che vuole
- sospirò pensosamente Hermione, per un attimo le venne in mente Millicent, lo
spazio di un secondo, e assurdamente pensò a Millicent e allo strano batticuore
e imbarazzo che l'aveva presa quando quest'ultima si era offerta di farle
un'innocua coda ai capelli - Per favore,
vorresti, per la prima volta, fare tu la cosa giusta? -
Ron aprì la bocca per replicare ma Hermione gli diede le
spalle, girandosi verso la porta della cucina: - Vieni Ginny - Ginny entrò
nella cucina, mentre Hermione l'abbandonava - Dovete parlare -
Ginny si sedette nella sedia più vicina a Ron, il quale,
crucciato, aveva incrociato le braccia al petto.
- Ron... -
- Ginny... non... non potevi scegliere qualcun altro? -
sbottò improvvisamente - Quasi ti preferivo con quel pesce lesso platinato! -
Ginny si irrigidì alla menzione di Draco.
Certo, all'inizio voleva solamente fare ingelosire Harry
andando dietro a Malfoy, pensava di riuscirci, ma Draco non la filava nemmeno
di striscio e Ginny si era imputata: non poteva avere Harry Potter, doveva
avere Draco Malfoy. Era una questione di principio.
La gelosia doveva solamente essere un espediente: Zacharias
l'aveva invitata al ballo di Natale, era perfetto, ecco la situazione perfetta.
E poi era cominciato ad andare tutto storto: Ron gli aveva voltato le spalle,
schierandosi dalla parte di Pansy Parkinson, Malfoy si era del tutto
disinteressato a lei e... Smith era rimasta la soluzione ai suoi problemi. In
tutti i sensi.
- Zac è... - Ginny prese fiato - Ron, potresti, per una
volta e per sempre non comportarti come il fratello geloso che, nonostante
tutto, sei! Mi piace, e io piaccio a lui! E odio che tu lo tratti come se fosse...
un nemico! Quando invece tu ti sei portato qui la Parkinson! -
Ron si alzò in piedi: - Non è la stessa cosa! -
- E' precisamente la stessa cosa! - anche Ginny
balzò in piedi, battè un pugno sul tavolo - Anzi, è decisamente peggio!
Zacharias ha fatto parte dell'ES! E' stato dalla nostra parte fin da quinto
anno! La Parkinson è stata nostra nemica da sempre! -
- Pansy ha voltato le spalle persino alla sua famiglia per
schierarsi dalla nostra parte! - esclamò
Ron. Non gli andava per niente bene che Ginny continuasse ad accusare
Pansy.
Ginny portò le mani ai fianchi, in posa combattiva: - Che
cosa ne sai se davvero è dalla nostra parte o meno? - sibilò con cattiveria -
Due giorni fa, per esempio, mi ha minacciata con la sua bacchetta! -
Ron si voltò verso di lei, attonito: - COSA? -
Ginny si complimentò con se stessa, ben conscia di aver
attenuto piena attenzione dal fratello e di aver ottenuto che un piccolo
frammento di dubbio sulle intenzioni della Parkinson. Ora doveva solo rendere
quel dubbio tutto ciò che poteva pensare di Pansy Parkinson.
E avrebbe riavuto suo fratello dalla sua parte.
Abbassò lo sguardo: - Scusa se tel'ho tenuto nascosto ma...
beh, mi vergognavo! Avresti pensato che io non sapessi difendermi e avresti
continuato a fare un sacco di storie su Zac! - Ron era sempre stato il più
protettivo dei suoi fratelli. Quello che Ginny gli aveva inflitto equivaleva ad
una bomba a mano. 'Fare leva sul suo senso fraterno', la storia della piccola
sorellina indifesa fa sempre il suo impatto, indiscriminatamente dal contesto.
E se poi a quella scusa Ginny avesse unito il suo sguardo
basso...
- Cosa? - Ron la guardò stralunato mentre una strana fitta
al cuore prendeva forma. 'Pansy avrebbe... no, ma di sicuro deve avere una
buona ragione. Deve avere una buona ragione. Lei è... Pansy'
Ginny si morse il labbro inferiore, in un gesto del tutto
calcolato: - E' avvenuto dopo Natale. Ero entrata in cucina per la colazione e
improvvisamente quella mi ha puntato la bacchetta contro! Ha detto che la
irritavo, che dovevo starle alla larga! Avresti dovuto che espressione crudele
che aveva dipinta sul viso! Io... mi vergogno ad ammetterlo ma non sono stata
abbastanza veloce a sguainare la bacchetta a mia volta per difendermi!
Fortunatamente è venuta Hermione e poi Zacharias, altrimenti... -
- Non le hai detto qualcosa tu? - domandò perspicacemente
Ron.
Ginny sentì in viso avvampare, perchè, perchè suo fratello
ancora difendeva quella serpe?
- No, Ron! - ribattè con veemenza - Non le ho detto niente!
E, se proprio vuoi la verità, ero lì in cucina per porgerle la mano! - mentì
spudoratamente - Lo volevo fare per te, accidenti! -
Ron rimase spiazzato da quella confessione.
Ginny era andata da Pansy per porgerle la mano, e Pansy le
aveva... puntato la bacchetta contro?
No, non era possibile.
Ginny vide il susseguirsi di dubbi nel suo viso e decise di
dargli il colpo di grazia: un po' di sano senso di colpa.
Gli andò accanto, appoggiando una mano sulla sua spalla,
sorrideva leggermente e Ron sentì il cuore sciogliersi. Era la sua sorellina,
com'era sempre stata. La sua piccola sorellina.
- Io ti voglio bene Ron, per questo volevo sotterrare
l'ascia di guerra nei confronti di Pansy. Solo che dopo quello che ha fatto...
- sospirò - Scusami Ron, non posso non riservarmi la fiducia in lei o nelle tue
scelte -
Ron cadde, cadde in quella rete che tutti chiamano la
sfiducia nei legami appena nati.
In una società venata dalla guerra, Ron scelse la fiducia
nella sorella, nella famiglia, in una delle persone che conosceva fin da piccolo.
Ron l'abbracciò e Ginny ricambiò, il sorriso sincero che
aveva si tramutò in una smorfia, in qualcosa di puramente deformato.
'Ho vinto'
Proprio in quel momento Pansy apparve sulla porta della
cucina.
Vide la scena e sentì un colpo al cuore. Per un attimo ebbe
l'improvviso pensiero di aver perso qualcosa, qualcosa di estremamente
importante, sul nascere.
Ginny la scorse, le fece un ghigno.
'Ho vinto io' formulò con le labbra.
Pansy fece per dire qualcosa ma Ron parlò: - Manderò via
Pansy subito, Gin. Avevi ragione fin dall'inizio -
Pansy spalancò gli occhi, aprì la bocca, la richiuse,
nessuna sillaba uscì dalle sue labbra.
Poi si voltò e corse al piano superiore, e scivolò con la schiena lentamente lungo la porta,
cadendo seduta a terra.
Non aveva sentito quella fitta nemmeno quando aveva deciso
di lasciare andare Tom Rice.
Aveva perso Ron... lo aveva perso.
Ginny aveva vinto, era vero.
Pansy strinse i denti, cercando di ignorare quella dolorosa
fitta che l'aveva colpita al cuore, si alzò e andò a preparare le sue cose.
*
Quante volte aveva visitato la Stanza delle Necessità negli
ultimi giorni?
Dean cercò di non mettersi a correre per l'estenuante
impazienza di raggiungere la Stanza quando vide di sfuggita Blaise Zabini con
un libro tra le braccia.
- Salve Dean, che ci fai qui? -
Che avrebbe potuto rispondere?
'Vado da Daphne, abbiamo appuntamento alla Stanza delle
Necessità'
Stava per rispondere a tal maniera quando lungo il
corridoio passarono due Corvonero, Dean si trattenne dal rispondere il vero a
Blaise: - Un giro. E tu? -
- Vostra Sala comune. Neville mi ha chiesto aiuto per
pozioni, stasera studiamo assieme -
Dean aprì bocca per protestare, dire qualcosa, qualsiasi
cosa che distogliesse Blaise dall'andare a studiare con Neville.
Ora che Draco aveva confessato che Blaise era etero e per
Neville non c'erano speranze, non sapeva che cosa dire per poterli allontanare:
Neville ancora non sapeva, Blaise era totalmente all'oscuro persino
dell'infatuazione di Neville.
Come si poteva dire ad un amico che con la persona di cui
si era innamorato non avrebbe avuto alcuna speranza?
Non era difficile, eppure Dean e Seamus ancora non avevano
detto nulla a Neville.
Il loro amico sembrava sempre lo stesso, pasticcione e
distratto, e, quando nei pressi si trovava Blaise, diventava qualcosa di simile
a cera di candela sciolta.
Non aveva mai provato affetto particolare per qualcuno che
non fosse un amico e sia Dean sia Seamus avevano sperato che questa sarebbe
stata la volta buona...
Neville stesso, a quanto pareva, aveva chiesto aiuto a
Blaise in pozioni.
Ora, guardando verso Blaise, Dean capiva benissimo come mai
questi sia alla base di parecchi sogni d'amori a Hogwarts: oltre le qualità
morali, era alto, capelli nerissimi, occhi blu profondo, un colore che
avvolgeva, che incantava, era un ottimo studente, brillante, oltre che patito
del Quidditch, nel quale precedentemente aveva ricoperto il ruolo di
cacciatore.
I suoi trascorsi potevano non essere dei più rosei, ma ora,
socialmente riabilitato, pareva essere tornato in testa alla hit parade della
popolarità.
Giovava alla sua immagine la compagnia di Draco Malfoy,
diventato ormai uno degli studenti più ammirati tra le mura scolastiche...
osservazioni di poco conto, si rendeva conto Dean, soprattutto in vista dei
tempi oscuri nei quali vivevano, era vero, ma se non si poteva continuare con
la tranquilla quotidianità, che cosa sarebbe rimasto?
Proprio in quei giorni era morto il neo eletto ministro
della magia, e a quanto diceva Harry ben presto ci sarebbe stato uno scontro
con i mangiamorte...
Perchè gli occhi del mondo non potevano anche chiudersi, a
volte?
Dean avrebbe voluto chiuderli, cancellare ogni elemento
negativo nella sua vita, avrebbe voluto riaprirli, un giorno, e trovarsi di
fronte ad un mondo nuovo.
Avrebbe rivisto sorrisi spensierati, una vita scolastica
normale, e lei... Daphne.
Sì, forse in quel delicato sogno poteva anche azzardarsi ad
immaginare lui stesso con Daphne mano nella mano, per i corridoi di Hogwarts, a
sorridersi, e non dietro un infinito muro di bugie, costruite per la guerra,
per le spie, per il sospetto.
Era così difficile sognare dunque?
- Senti... - tentò Dean. Ma Blaise lo interruppe,
sussurrando: - Vai da Daphne? -
Dean, preso totalmente alla sprovvista, arrossì: - Ehm...
sì, io... sì... -
Daphne.
La bella Daphne con i suoi occhi color speranza, con i suoi
lunghi capelli neri, con il suo sorriso dolcissimo e la sua pelle candida...
Dean poteva capire Neville.
Poteva persino capire Harry.
- Sono contento che stiate assieme - ammise Blaise
sorridendo, mostrando un profilo di denti bianchi e smagliante felicità.
Sembrava più che sincero - Da quanto vi frequentate lei è più... felice.
Sorride sempre, cerca di trattenersi a volte, ad esempio nei pasti ma...
sorride. Prima era molto titubante sulla guerra, sai? -
Dean spalancò gli occhi nocciola: - Che vuoi dire? -
Blaise si sistemò meglio i libri che teneva in mano,
controllò che fossero soli nel corridoio, a riparo da orecchie e sguardi
indiscreti e rivelò: - All'inizio tutti eravamo titubanti. Non sapevamo che
cosa ci attendeva una volta fatto 'il grande passo'... gli ultimi serpeverdi
che si sono uniti all'ES sono stati quelli più indecisi, non c'è da biasimarli,
dopo quello che è successo l'anno precedente - prevenne la replica di Dean -
Non voglio fare una colpa a nessuno, ma era così, o almeno da un altro punto di
vista -
Dean annuì: - Posso immaginare... -
- Lei... - Blaise usò come riguardo l'anonimato, in ogni
caso - Lei era una delle ragazze più ricercate nella nostra casa, sai? Molti si
aspettano grandi cose da lei. Lei... lei aspettava te -
- Me? -
- Qualcuno che la salvasse -
- Harry l'ha salvata. Draco, convincendola, l'ha salvata.
Io? Io non ho fatto niente -
- Sai qual è la cosa importante nei momenti di crisi? Avere
qualcuno accanto - Blaise accentuò il sorriso e questo lo rese ancora più
affascinante - Lei aveva la sua migliore amica, dietro una maschera, aveva noi,
anche se non dovevamo avvicinarci. Ma non bastava. E sei arrivato tu. L'hai
supportata, come continui a fare, e le sei stato vicino. Lei aveva bisogno di
qualcuno come te. Non un Serpeverde o qualcuno che condividesse il suo destino,
ma qualcuno che potesse capirla e che potesse guidarla in sentieri per lei
oscuri. Aveva bisogno di un Grifondoro -
Dean rimase senza parole a quella confessione.
Dunque... era questo?
Lui... era così... importante per Daphne?
Blaise si scrollò le spalle: - Ci vediamo - e oltrepassò
Dean, diretto verso la sala comune di Grifondoro.
Dean si voltò di scatto, chiamandolo: - Blaise! -
Blaise si fermò, girandosi e fissandolo curioso: - Sì? -
Sincerità.
E quella maschera che il mondo indossa forse comincerà a
sgretolarsi.
- Non illudere Neville - solo tre parole, eppure così
importanti.
Non illudere Neville.
Lui è mio amico, non voglio che soffra.
Non può soffrire.
Blaise sgranò gli occhi blu profondo, sorpreso, quasi
barcollò cogliendo il significato delle parole di Dean.
Tutto... andò a posto.
Sorpreso, si rese conto che l'atteggiamento di Neville era
particolare verso di lui.
E Blaise mai si era accorto di qualcosa.
Dean lo continuava a fissare, assorto, come se si pentisse
del tono brusco di quelle parole e di aver, in qualche maniera, tradito la
fiducia che Neville riponeva in lui, rivelando al diretto interessato i
sentimenti dell'amico.
Aveva davvero il diritto di porre una fine alle speranze di
Neville, in fondo?
Erano suoi affari personali, forse era giusto che soffrisse
un poco, per poter crescere.
Dean però non si sentiva una persona con così alti ideali
nè riusciva a guardare così in alto.
La sua logica da Grifondoro aveva fatto semplici calcoli -
Neville è un amico, un amico da proteggere, Blaise lo stava illudendo senza
saperlo. E Neville non doveva soffrire - , poi, con impulsività aveva tirato
fuori quello che desiderava che Blaise facesse.
Non illuderlo.
Blaise non fece alcuna domanda, accennò lentamente con il
capo: - Non lo farò - promise - Non lo farò - ripetè. Poi, con un cenno di capo
si congedò, allontanandosi verso la Sala comune Grifondoro a passi lenti,
titubanti, pesanti come quelli di una persona che pensa, rimpiange, e decide.
Dean sentì uno strano nodo stringergli lo stomaco.
Improvvisamente scattò, correndo come un forsennato verso
la Stanza delle Necessità, solo nell'ultimo tratto cercò di passeggiare
tranquillo prima di entrarvi.
Daphne era lì, gli sorrise immediatamente, ed era bella,
bellissima, alla luce delle candele.
Esibiva verso di lui un sorriso del tutto particolare,
capace di far impallidire persino la luce del sole.
- Benarrivato Dean - lo accolse con la sua voce melodiosa.
Dean corse da lei e l'abbracciò con forza e disperazione,
come se temesse che quella splendida creatura gli svanisse tra le braccia.
- Dean... è successo qualcosa? - domandò sorpresa Daphne
una volta ricambiato l'abbraccio. Dean rimase in silenzio ad abbracciarla,
Daphne appoggiò il suo capo contro il petto del ragazzo, sentendo il cuore di
questo battere frenetico.
- Dean... se vuoi, io sono qui. Se qualcosa ti angustia,
parlamene. Se non te la senti... sappi che io sono sempre qui. Per te - affermò
con voce decisa Daphne.
Una bambina cresciuta come una bambola, bella, ammirata,
alla quale offerte votive di complimenti era d'obbligo. Orgoglio delle famiglie
purosangue.
E ora donna, adulta, maturata, una bambola per il mondo,
una pedina bianca in una scacchiera di neri.
Una donna cresciuta in fretta, che in meno di un anno aveva
dovuto decidere della sua esistenza e gettarsi in mezzo al buio
dell'incertezza, una donna costretta ora a vivere nascosta nei panni di una
ragazza che sta per votarsi a Voldemort.
Dean la baciò, con lentezza, con dolcezza infinita.
- Daphne - disse poi, prendendole il viso a coppa con le
mani, accarezzandole le guance candide, lei lo guardava - ti amo. Non ti
lascerò mai. Tu sei il mio miracolo -
Gli occhi verdi della ragazza presero a inumidirsi,
commossa.
Abbassò un attimo lo sguardo, poi lo rialzò, e mise anche
lei le mani sulle guance di Dean, con dolcezza: - Non ti lascerei mai, Dean. Ti
amo, ti amo da morirne -
Fortuna.
Due anime riunite, in quell'immensa spirale di incertezza,
ritrovate, accomunate da quell'alchimia che gira il mondo e lo ribalta.
Guerra, riusciresti mai a dividerli?
*
- Odio quelle tende -
- Mmm -
- Odio queste lenzuola. E queste coperte -
- Mm -
- Odio queste pareti -
- ... -
- Odio questa stanza -
- ... -
- Odio... -
- Io odio te, Tom Riddle, se non te ne stai un secondo
zitto! -
Tom rivolse la sua attenzione a Harry, il quale, accucciato
tra le sue braccia, lo osservava con aria omicida e vagamente miope.
Erano nella sala comune di Grifondoro, dove Harry aveva
preteso di rifugiarsi dopo il pranzo, Tom ovviamente si era fermamente opposto,
ma non avrebbe mai potuto resistere al broncio di Harry... maledetto lui.
Aveva trascorso quasi tutto il tempo a lamentarsi di quella
sistemazione, criticando ogni singolo aspetto della stanza.
Dean era da Daphne, Neville era a studiare con Blaise e
Seamus era stato buttato fuori da Tom, quindi i due si trovavano soli nella
stanza. Non c'era stato bisogno di nascondere la loro relazione, visto che metà
della popolazione scolastica aveva visto come Tom Rice aveva difeso piuttosto
minacciosamente Harry dalle avance fin troppo poco velate dell'ennesima Romilda
Vane.
Forse non c'era molto da ridere, ma la ragazza non si
sarebbe vista allo specchio per almeno due settimane, e Madama Chips non era
riuscita a fare nulla contro la scritta 'LONTANO DA HARRY' interamente in bolle
blu e rosse.
Un incantesimo che avrebbe fatto invidia a Hermione.
- Non è colpa mia se questa stanza puzza interamente di
Grifondoro! -
Harry gli rivolse uno sguardo severo: - Per tua
informazione, siamo in una stanza del dormitorio di Grifondoro, in un letto di
un Grifondoro e IO sono un Grifondoro! -
- Ma certo, Potterino, - rispose Tom dandogli un pizzicotto
sulla guancia - lo so bene. Sei l'esempio che dalla marmaglia esce fuori
qualcosa di buono raramente -
Harry si scostò da Tom, massaggiandosi la guancia colpita: -
Violento -
- Per un buffetto! -
Harry gli diede le spalle, rannicchiandosi su un lato del
letto: - Vai via dal mio letto, Serpeverde insopportabile dalla lingua
biforcuta! -
Tom lo racchiuse tra le sue braccia, facendo premere la
schiena del Grifondoro contro il suo petto, gli bloccò le braccia
nell'abbraccio e inchiodò Harry nella sua posizione, senza possibilità di
muoversi.
- Mi mandi via dal tuo letto, Potter? -
Harry cercò di trattenersi dal ridere mentre scalciava per
essere liberato. Tom aggrovigliò le sue gambe con le proprie.
- Sì, Rice. E non starmi così appiccicato! -
Tom, per tutta risposta, gli diede un morso al collo nudo,
lasciando un leggero segno nella pelle candida: - Così impari -
- Ahia! Sei un sadico, Tom! -
- Merlino! Sei più lamentoso di una femminuccia! -
- Lasciami! -
- Guarda di non trasformarti in un esserino lacrimevole,
perchè in tal caso lo lascio davvero il tuo letto! -
- Esserino lacrimevole? Tom, lascia immediatamente
il mio letto! ORA! -
Tom ridacchiò: - Dai, non te la prenderai davvero per così
poco? -
- Sei un despota! Mi lasci andare?! -
Tom si chinò sul collo di Harry: - Ti faccio passare la
bua, se te lo meriti -
Harry cercò di girarsi inutilmente per poi replicare: - Se
non mi lasci ti tiro un calcio lì-dove-sai-tu -
- Non lo faresti mai - ribattè sornione Tom.
- Mi sottovaluti! -
- Non mi tireresti mai un calcio lì, Potter, ci
guadagni anche tu a lasciami intatto -
Harry arrossì, borbottò qualcosa simile ad un: - Lo dici tu
-
- Ah sì? - Tom lo sentì, lo strinse forte, e avvicinò la
sua bocca all'orecchio di Harry - Chi è che, qualche minuto fa, ha grid... -
- Mi lasci adesso? - lo interruppe Harry imbarazzato.
Tom lo trovò adorabile, con quel lieve rossore sulle gote:
- Ti perdono per questa volta. Ma in futuro non sarò così clemente - e gli
baciò il collo, proprio dove prima lo aveva morsicato.
L'effetto su Harry fu immediato, chiuse gli occhi, sentendo
le labbra di Tom indugiare, succhiare, leccare e seguire la linea del collo
fino all'orecchio, cerchiarlo esternamente, gemette, desideroso in un ulteriore
contatto.
Tom si bloccò all'istante: - Te lo meriti? -
- Tom! -
- Ti scusi per avermi minacciato di non volermi più nel tuo
letto? Se lo fai continuo, altrimenti scenderò da questo letto e andrò nei
sotterranei con i Serpeverde -
- Tom, non azzardarti a smettere -
- Non ho sentito le scuse... - commentò con voce acuta Tom.
Harry fece per aprire bocca e protestare, ma poi la
richiuse per l'idea malefica che lo stuzzicò.
Senza dire alcunchè si spinse indietro per poi ritrarsi,
ripetè l'operazione.
Tom lo liberò immediatamente dalla prigione delle sue
braccia, lo fece sdraiare supino e si mise sopra di lui: - Te le vai a cercare
-
Harry sorrise: - Te le cerchi tu -
- Come sono intelligente! -
Tom si chinò e lo baciò con passione, le loro mani si
intrecciarono e rimasero così legate per tutta la durata dell'amplesso.
Il mondo avrebbe potuto dire qualsiasi cosa, ma la verità
non l'avrebbe neppure sfiorata.
*
- Mi vuoi dire che succede? -
La voce seccata di Draco Malfoy prese, questa volta,
un'accezione esasperata oltre che irritata. Quante volte aveva ripetuto quella
domanda a Millicent? Quante volte ancora la ragazza si sarebbe rifiutata di
rispondergli?
Millicent gli rivolse un'occhiataccia tale da pietrificare
qualsiasi altra persona che non fosse Draco Malfoy.
- Ti ho detto che non ho niente! -
Draco chiuse di scatto il libro che stava leggendo: -
Niente? Sono settimane che ti comporti come un'assatanata asociale! -
Millicent strinse le labbra: - Non sono affari tuoi! -
- Mi stavo solamente preoccupando per te! - ribattè secco
Draco.
Millicent respinse la rispostaccia che gli stava uscendo
dalle labbra per ingoiare il rospo: - Senti... tu mi lasci in pace e io non
dico a nessuno delle tue frequentazioni nella Sezione Proibita di notte -
Draco strinse gli occhi grigi, furioso. E così Millicent
l'aveva scoperto.
Ultimamente tutti attorno a lui erano talmente con la testa
tra le nuvole che l'unica che evidentemente aveva capito qualcosa del suoi
comportamento era la persona che aveva meno rapporti sociali con gli altri e
quindi, meno problemi a cui pensare.
Millicent in ogni caso non avrebbe detto niente a nessuno,
lei si fidava ciecamente di Draco, sapeva che non avrebbe mai fatto nulla di
avventato. Troppo Serpeverde nel midollo, troppo Malfoy per perdere le staffe e
fare qualche pazzia.
Aveva evitato di fargli domande riguardo al suo inaspettato
passatempo di leggere polverosi tomi in sala comune e scrivere montagne di appunti.
Poi quella notte, quando Millicent non riusciva a dormire, era scesa dalla sua
stanza e aveva notato Draco entrare dal ritratto, con un pesante libro in mano.
Si era sciolto l'incantesimo di disillusione che aveva operato su se stesso e,
come se avesse capito di essere fissato, si era voltato verso Millicent.
La ragazza non aveva nè detto nè fatto nulla.
Non era difficile carpire da quelle informazioni che Draco
aveva appena fatto un'incursione nella sezione proibita della biblioteca. Chissà
quanti altri volumi aveva sottratto per studiarli...
Millicent gli aveva voltato le spalle e, prima di ritornare
in camera sua disse: - Tom Rice non c'è, Blaise dorme -
No, Millicent non avrebbe mai tradito Draco, ma Draco, in
quel momento, non lo sapeva.
Del suo turbamento interiore nemmeno ne voleva parlare.
Invano aveva cercato di allontanare l'immagine di Hermione
che danzava tra le braccia di Viktor Krum.
In quel momento l'apertura che conduceva all'esterno si
aprì ed entrò, sorprendentemente, Pansy con i suoi bagagli.
Aveva un'espressione triste sul viso, come se fosse delusa,
ma non appena vide i suoi due amici, si sforzò di sorridere.
- Millicent, Draco! Come va? -
I due scattarono in piedi dimenticando il battibecco e
corsero dall'amica.
- Pansy! Che diavolo ci fai qui? Non dovresti essere dai
Weasley? - l'aggredì subito Draco.
Pansy, a quella domanda, si irrigidì subito, e Millicent,
che in quel momento la stava abbracciando, se ne accorse.
- Pansy... -
- Ho anticipato il ritorno a scuola! - disse simulando
allegria Pansy. Strinse per un istante il braccio all'amica, come per intimarle
il silenzio.
'Non chiedere nulla ora, non chiedere nulla...'
- E' successo qualcosa dai Weasley? - domandò indagatore
Draco con freddezza.
- Sei paranoico, Draco! - esclamò Millicent per aiutare
l'amica.
- Già, Draco! - disse Pansy - Ho deciso di lasciare alla
famiglia un po' privacy, ti basta? - sbottò quando lo sguardo di Draco si fece
ben più che indagatore.
Poco aver cercato di convincere il ragazzo, Pansy salì
nella stanza che divideva con l'amica, si sdraiò immediatamente sul letto,
ancora con il mantello indosso.
- Allora, mi vuoi dire che è successo? - domandò Millicent,
sedendosi accanto all'altra e sbirciandola curiosa.
Pansy aspettò qualche istante prima di rispondere.
Prima cercò di scacciare il gelo che gli si era formato
attorno allo stomaco. Ron aveva creduto alla sorella, e a lei sola. Non si era
nemmeno concesso il beneficio del dubbio...
- Si tratta di Ronald Weasley? - chiese cautamente
Millicent. Pansy si irrigidì subito, colpita da quelle parole.
Ron...
- Sì - rispose, socchiudendo gli occhi.
- Che ha combinato? -
Pansy le raccontò tutto, dal giorno di Natale alla
mattinata odierna, le raccontò dei regali, di Harry, di Ginny...
Al termine di tutto commentò, con voce fioca: - Che mi
aspettavo, dopotutto era ovvio per lui credere alla sorella... -
Millicent scosse la testa: - Anche tu hai sbagliato, sai?
Perchè te ne sei rimasta dietro quella porta senza intervenire? -
Pansy scattò a sedere: - Da che parte stai, Millie? -
domandò seccata - Dalla mia o da quella di quella piattola bugiarda? -
- Che domanda senza senso! - ribattè Millicent con durezza
- In questo contesto non potevi fare un'altra domanda più insensata! -
- Che cosa credi, scusa? Stai prendendo le difesa di quella
sanguisuga! -
- Non sto prendendo le sue difese! - sbuffò Millicent -
Ascolta, Pansy, io sto dalla tua parte, lo sai. E come potrei fare altrimenti?
Ginny è stata una bastarda e crederle è da cretini -
- Come quell'imbecille di Ron... - soffiò delusa Pansy,
incrociando le braccia al petto. Cercò di dissimulare la vera portata della
delusione che quel cretino di Weasley le aveva provocato. Non le importava di
Ginny e di quello che credeva, le importava solo del giudizio di Ron, e ora
quel giudizio l'aveva bandita dalla sua fiducia.
- Come quella stupida di Pans... -
- Scusa? Che hai detto? -
- Sei una stupida, Pansy! - ribadì scandendo bene le parole
Millicent.
- Cosa? Ma sei ammattita? -
- No. E se ci pensi bene, lo capisci anche da sola! -
vedendo che Pansy non aveva capito, Millicent si accinse a spiegare - Perchè
non sei intervenuta quando hai sentito Ron dire quelle cose? Perchè sei rimasta
sulla soglia a non fare niente, permettendo alla piattola rossa di avere campo
libero? Non capisco che ha preso alla tua intraprendenza, Pans... -
E come spiegare a Millicent come si era sentita?
Delusa, triste, amareggiata erano aggettivi che non avevano
un'accezione abbastanza forte per poter descrivere il suo stato d'animo.
Se n'era stupita anche lei nel momento stesso in cui aveva
provato quella forte e spietata stretta al cuore.
Non ci si accorge di quanto ci si affeziona ad una persona
se non nel momento in cui la perdiamo...
Pansy scacciò quel pensiero: lei non era 'affezionata' a
Ron! Era solamente che lui... era gentile, ecco.
E ora non lo sarà più, pensò con tristezza.
Pansy abbassò lo sguardo: - Tu... hai mai provato... la
sensazione che... una delle cose belle che hai guadagnato dopo tanti mesi bui
ti stia evaporata dalle mani? -
Millicent deglutì, per un attimo la mente corse a Hermione
mano nella mano con Viktor Krum mentre entravano nella Sala Grande. Hermione
che era seduta accanto a Viktor. Hermione che ballava e la ignorava.
Ma in fondo... lei non aveva guadagnato niente.
- No, mi spiace, Pansy, non ho mai provato questa
sensazione - ammise - Ma ti prego, vai avanti -
- Io... credo... - si bloccò. Che cosa stava per dire? No,
meglio tenersi quelle parole per sè, e nasconderle - Mi aspettavo che Ron fosse
diverso -
- Questo è il tuo problema, Pans. Avresti dovuto chiarire
con Ron e raccontargli la verità, non lasciarlo credere che Ginny avesse
ragione. Perchè quando scoprirà che te ne sei andata, penserà che tu eri dalla
parte del torto -
Pansy balzò in piedi, irritata: - Ron aveva detto che mi
avrebbe mandata via! Millie, lui non voleva chiarire, aveva già preso la sua
decisione! -
Millicent sospirò pesantemente, alzandosi dal letto: -
Senti, pensala come vuoi, ma la cosa migliore che avresti dovuto fare sarebbe
stata andare da lui e chiarire, tutto qui. Ron sarà anche legatissimo a Ginny,
ma non per questo non è obiettivo. Più volte si è schierato dalla tua parte, e
come mi hai detto tu ha anche sospettato che Ginny ti avesse provocato. Avrà detto
quello per non contrariare la sorella e prendere tempo, poi sarebbe venuto
sicuramente da te a chiarire. Riflettici - e uscì dalla camera.
Pansy si morse il labbro e tornò a sdraiarsi sul letto, raccogliendo
le gambe al petto e accucciandosi in cerca di calore.
Millicent aveva ragione, sul piano logico, ma Pansy non
riusciva a capire che cosa la stava scombussolando.
Era così ferita da...
Decise di non mostrarsi dispiaciuta, si alzò e prese a rimettere
a posto i suoi effetti, con un incantesimo sistemò le sue cose e mentre
compieva quell'operazione l'occhio le
cadde sul libro che Hermione le aveva regalato. Lo afferrò e lo mise nel
cassetto del comodino accanto a letto, cacciandolo in fondo, assieme ad un
rullino, la macchina e l'album fotografico.
*
Toc Toc
- Pansy? Pansy, posso entrare? - Ron accostò l'orecchio
alla porta, sentendo che dalla stanza che era stata assegnata all'ex serpeverde
non si udiva alcun rumore. Possibile che stesse dormendo? - Io entro, eh! -
l'avvertì Ron, girando la maniglia ed entrando nella stanza - Scusa se ti
disturbo ma avevo bisogno di parlar... -
Chiuse la bocca, sorpreso. Di Pansy non vi era traccia, nè
della sua presenza nè dei suoi effetti personali.
Se n'era andata via.
Nonostante quello che Ginny gli aveva raccontato, Ron sentì
un pesante macigno scendere sul petto e soffocarlo.
Se n'era andata.
Che cosa avrebbe dovuto pensare di questo gesto?
Senza pensare corse al piano inferiore, prese una manciata
di polvere volante e entrò nel camino, destinazione Hogwarts.
Corse per i corridoi all'impazzata e quando fu di fronte al
ritratto misterioso che serrava l'entrata alla sala comune degli ex serpeverde
si fermò con il fiatone, a pensare a cosa fare.
Provvidenzialmente fu Pansy ad uscire dal ritratto,
probabilmente per il pranzo, si trovò di fronte ad un Ron dalle guance rosse
ansimante per lo sforzo di corsa che aveva appena compiuto.
Si irrigidì e si bloccò sul posto, sgranando gli occhi
scuri. Quando cercò di riprendere il controllo di se stessa assunse la sua
tipica espressione superiore: - Che ci fai qui? -
- Che... ci fai tu qui! - esclamò riprendendo fiato Ron -
Non dovresti essere a casa mia? -
- E tu non dovresti essere a casa tua!? -
- No, perchè sono qui! -
- Questo lo vedo! -
Si squadrarono crucciati per qualche secondo prima che
Pansy riprese la parola: - Beh, ora, se vuoi scusarmi, preferirei andare a
pranzo in sala grande piuttosto che continuare a fissarti - lo oltrepassò.
- Aspetta! Perchè te ne sei andata? -
Pansy si fermò, strinse i denti e poi rispose, senza
voltarsi: - Volevo tornare a Hogwarts - non ebbe il coraggio di imputargli la
sua dipartita. Farlo avrebbe significato ammettere di aver origliato mentre
parlava con Ginny.
- Ah - ribattè deluso Ron - E perchè? Non ti sentivi a tuo
agio alla Tana? -
Lo domandò con un tono talmente deluso che Pansy sentì il
cuore fermarsi per un secondo, lòe venne istintivo negare. Ron si rilassò
visibilmente: - E allora perchè te ne sei andata? -
Perchè non mi volevi più lì...
- Perchè... -
Ron non la lasciò finire: - E' per il diverbio con Ginny? -
Pansy si irrigidì nuovamente e la sensazione di calore
scomparve.
Ginny.
- In che senso? - sbottò di malumore.
- Ginny mi ha raccontato che avete...litigato. E Hermione
me lo ha confermato... dimmi, com'è andata? - dopo aver parlato con la sorella,
Ron aveva chiesto conferma a Hermione la quale convalidò la spiegazione di
Ginny. Ron, però, ancora non riusciva a credervi. Pansy era...
Non poteva essere stata lei...
Lui... si fidava di Pansy.
Erano... amici.
- A che ti serve la mia versione di fatti? - borbottò
freddamente Pansy - Hai già sentito le loro, mi pare! -
Ron sentì il viso avvampargli per l'irritazione: - Pansy,
dannazione, ma che ti sta succedendo? Prima stavi così bene a casa e ora
scappi! Ti faccio una domanda e mi aggredisci! -
Pansy si voltò verso di lui, furibonda: - Perchè chiedi
chiarimenti se la tua decisione l'hai presa e la tua opinione te la sei fatta?
-
- MA DI CHE STAI PARLANDO? -
- Lo sai! -
- No, non lo so! - esclamò Ron cercando di moderare la
voce.
- Smettila, Weasley di importunarmi con domande idiote! -
Weasley.
Era tornata al cognome.
Stava prendendo le distanze.
- Mi stai chiamando Weasley.. - Ron non credeva alle sue
orecchie. Ma allora... allora Ginny aveva ragione? Hermione aveva ragione?
Pansy non era... la Pansy che lui credeva di aver
conosciuto?
Una stilettata gli giunse in pieno petto, acuminata punta
di delusione, lama di confusione e elsa di ira.
- Non mi cercare più - e Pansy si allontanò. Una volta sola
si appoggiò ad un muro, passò la manica del maglioncino sul viso, cancellando
le lacrime che aveva intrappolate nelle ciglia.
Dovrei sentirmi meglio.
Il mondo le darebbe ragione.
Dovrebbe.
Ma le lacrime che continuano a bagnarle il viso e la manica
di lana la smentiscono.
*
FINE
CINQUANTADUESIMO CAPITOLO
CONTINUA...
Mistress
Lay
*
Noticina
a piè pagina:
Buon
Halloween a tutti/e!
Che
sorpresa un cap di RdS così presto, eh? XD
Volevo
pubblicarlo il primo novembre, ma ho fatto un’eccezione, visto che il primo
sarò la Luccacomics tutto il giorno… e poi, diciamoci la verità, Halloween è un’occasione specialissima! XD
Eheh
E’
comparsa la piattola a dividere quei due pucci che erano diventati Ron e Pansy,
Silente come al solito rovina le uova nel paniere…
Nonostante
questo, devo ammettere che il qui presente cinquantaduesimo capitolo (ma ci
pensate?! cinquantadue capitoli! >.<) mi è piaciuto particolarmente come contenuto.
So che è rarissimo che io ammetta, ma è da ipocriti dire che l’intero capitolo
è da buttare.
La
riflessione presente in questo capitolo è da molto che premeva per uscire fuori
e sono soddisfatta del risultato (non come vorrei, ma è già qualcosa, no? XD):
era da un po’ che avevo in mente di dare uno spazio a Dean e, come vedete,
questa volta ci sono riuscita. Lo stesso vale per Millicent, nonostante sua
parte risulti parecchio stiracchiata. Idem per Blaise e Neville, sebbene la
loro sia stata solo una parentesi.
Inutile
aggiungere che sono tornati alla rubata Ron e Pansy, che, assieme alla coppia
Philius/Luigi, si contendono il secondo posto nella ‘Coppia più bella del mondo
secondo i lettori’! XD
Ok,
magari la loro parte non è stata particolarmente felice, ma, sapete come si
dice, il necessario è inevitabile ed è il più duro da sopportare! (come la
presenza infausta di quella Piattola Rossa! >.<)
La frase
iniziale, come quelle che poi utilizzerò nei capitoli successivi, sono sempre
mie. XD
Uhm… a
proposito, spero che lo stacchetto Tom/Harry vi sia piaciuto… eheh
Grazie,
come sempre, per la vostra presenza – spirituale come lettori, tangibile come
recensitori – ! XD Mi dispiace non potervi rispondere ma non riesco proprio a
ritagliarmi un attimo di tempo... -.-
Kristin (bentornata!
Sono felice che tu non abbia abbandonato la ficcy! *.*),
nox,
Mimi88,
alicesimone,
ragazza
interrotta,
Kira (a
proposito, *dlin* c’è posta per te! XD Sai a che mi riferisco! XD),
haley,
mille,
kagchan,
Goten (grazie
per il tuo bentornato! XD),
Elanor (la parte
iniziale, non è parte integrante del capitolo. Quindi potrebbe anche non
c’entrare con Silente, ma solo essere una osservazione in generale… o no? XD
‘Il gioco
della Volpe’ è uscito fuori perché una volta avevo letto il titolo di un libro
di Patterson ‘Il gioco della donnola’, mi aveva fatto sorridere, e l’ho
riproposto. Se vuoi un paragone con il capitolo precedente, è sulla scia di ‘La
tela del ragno’, il capitolo 31),
Lois,
Ysal Pax,
NamiTheNavigator,
Moony*,
Mokona89 (scherzi?
Ho adorato la tua recensione, tanto più che l’hai fatta leggendo il
capitolo! *.* Continua così, sono morta dalle risate leggendola! XD),
Metis,
James_Prongs,
pristina,anche io adoro alla follia questo paring! *.* Per le fanart, purtroppo ce ne sono relativamente poche, e, da brava pazza di Tom/Harry qual sono, le ho praticamente tutte (anche se vivo nella speranza che ce ne siano altre in giro *.* Momentaneamente, visto che sono fuori casa, non posso consigliarti alcun sito, se vuoi contattarmi via mail, ti spedisco qualche link (o qualche immy) appena sono di nuovo con il mio portatile in mano! XD Bax bax!
Commentate, vero?
Miss