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Autore: Mistress Lay    31/10/2007    22 recensioni
Dopo l'assassinio di Sirius la vita di Harry è radicalmente tanto che fugge da Privet Drive senza dare più notizia di sè, senza avvertire gli amici, senza dare una spiegazione. Torna dopo due anni. Non solo, ma accompagnato da un altro ragazzo che odia ferocemente Albus Silente. Ma durante l'assenza di Harry è cambiato qualcosa a Hogwarts? Sono cambiati i suoi amici? E i suoi nemici? Chi sono i Rinnegati? E Draco Malfoy, che ruolo avrà?
Genere: Romantico, Drammatico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash | Personaggi: Harry, Potter, Serpeverde, Tom, Riddle/Voldermort
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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RAGGI DI SPERANZA by MISTRESS LAY

[Cap. XXV]

[R, Slash, ®J.K. Rowling, tranne i personaggi nuovi, situazioni e quanto ci sia di malato in ciò che state per leggere, appartengono alla sottoscritta]

 

 

 

*

 

 

CAPITOLO CINQUANTADUESIMO

LA MASCHERA DEL MONDO

 

 

*

 

 

Il mondo in cui io vivo... non potresti capirlo.

Vivo di passioni, sbagliando e vincendo.

 

 

*

 

 

Le restrizioni sono parte integrante della vita di tutti i giorni, lo stesso modus operandi si ripete di giorno in giorno, precedente e successivo, uomini come perfette macchine bene oliate, che compiono gli stessi gesti tutti i giorni della loro breve vita. Un lento logoramento.

Il Mondo è felice di essere quell'immensa scatola chiusa che è, c'era una guerra nelle retrovie, ma nessuno se ne curava, se non i diretti interessati: i babbani erano quasi totalmente all'oscuro di Voldemort e dei falsi incidenti catastrofici che lui e i suoi mangiamorte causavano. Ma andava bene così.

 

Augustus sorrise mentre guardava con affetto l'ufficio dove sedeva sorseggiando il tè in tutta calma.

L'indomani dell'omicidio del da-poco eletto Ministro della Magia aveva sconvolto in maniera irrimediabile il mondo magico: se i mangiamorte erano riusciti a penetrare le difese del sorvegliatissimo Ministro, dove non sarebbero mai riusciti a penetrare?

- Mio caro Augustus, hai pensato alla proposta che ti ho fatto? -

Augustus sorrise, come sempre aveva un sorriso infantile, innocente, la sua aria gioviale non lo aveva mai abbandonato, per questo Silente credeva che fosse un ottimo candidato al ruolo di Ministro della Magia: sapeva sempre come rassicurare le persone, sapeva parlare ed era inscindibilmente schierato dalla parte dell'Ordine della Fenice.

Il giorno precedente, appena nota la notizia dell'omicidio di Rufus Scrimgeour, Silente lo aveva fatto chiamare e gli aveva chiesto se se la sentisse di diventare il prossimo Ministro: Silente lo avrebbe appoggiato ovviamente, e in quel momento si era alla ricerca di punti saldi, tutti avrebbero appoggiato il candidato proposto da Silente, perchè Silente era per antonomasia un punto saldo.

Albus Silente aveva rivelato ad Augustus che in un momento del genere, per non permettere al terrore di dilagare, era necessario prendere subito le redini della situazione, prima che le prendesse Voldemort.

Era certo che Voldemort avesse eliminato Scrimgeour per un accurato disegno di parti, la caduta del Ministero avrebbe dovuto in qualche modo precedere la caduta di Hogwarts, certamente Voldemort stesso aveva un candidato da proporre, e, seguendo la situazione di crisi che si era andata a creare, avrebbe forse attecchito molto.

 

Per questo bisognava essere rapidi.

 

Con una mosse veloce, Silente aveva anticipato i funerali di Scrimgeour per il giorno successivo e l'elogio funebre aveva ottenuto che a leggerlo sarebbe stato Augustus. Mossa astuta.

C'era un unico, piccolo neo, nell'intera faccenda.

 

Com' era stato ucciso Scrimgeour?

Sembrava essere stato un Avada Kedavra ma analisi più approfondite avevano rivelato che non era stato l'anatema mortale. E allora cosa?

 

- Certo, vi ho riflettuto, Albus - rispose pacatamente Augustus - Penso di riuscirci -

Albus gli fece un enorme sorriso, soddisfatto: - Ne sono felice, Augustus. Sapevo di poter contare su di te -

- Toglimi una curiosità... -

- Sì? -

- Perchè non ti candidi tu? - domanda innocente, immediatamente ritratta. Augustus si schernì immediatamente - Che stupido, scusa Albus! -

- Non preoccuparti, Augustus, nonostante l'ovvietà della risposta, non hai niente di cui rimproverarti. Era una domanda legittima, temo -

Albus Silente non avrebbe mai abbandonato Hogwarts, mai, ma aveva scelto Augustus perchè godeva della sua massima fiducia.

Qualche malelingue avrebbe potuto affermare che Augustus altri non era che un burattino nelle mani di Silente... ed era vero per un certo verso. Silente non poteva lasciare la sua Hogwarts - Hogwarts e Silente erano ormai intesi come un'unica entità - ma aveva bisogno di avere in pugno il ministero della magia. Augustus era un suo fedelissimo, oltre che debitore, era perfetto.

Inoltre era esattamente quello di cui il Mondo aveva bisogno: una persona che potesse comprendere il dolore della morte e della guerra, che potesse comprendere l'odio per Voldemort, che potesse incarnare il coraggio di opporsi a Voldemort stesso, o ai suoi mangiamorte, com’era nel caso di Augustus.

Perchè Augustus era coraggioso, aveva compiuto una di quelle azioni da ragazzo che lo avrebbe per sempre segnato come un'icona della guerra contro Voldemort.

Aveva perso tutta la sua famiglia, uccisa dai mangiamorte Rosier e Rockwood, i genitori uccisi barbaramente, la sorella torturata a morte, lui stesso portava una lunga cicatrice lungo il collo, il segno di una maledizione oscura che correva filo pelle fino al braccio, lanciata da uno dei due mangiamorte.

Questo non l'aveva fermato, si era gettato, semincosciente per il dolore, contro Rosier, disarmandolo miracolosamente, aveva salvato la sorella dal morire, aveva spezzato la bacchetta a Rosier e lanciato un incantesimo di disarmo potentissimo a Rockwood che lo aveva fatto volare da una parte all'altra della stanza, e nel frattempo Silente era arrivato, assieme a alcuni dell'ordine della fenice, e i due mangiamorte erano fuggiti, e Augustus era un eroe.

Un diciottenne che aveva tenuto testa ai mangiamorte.

Purtroppo la sorella era diventata pazza e ricoverata al San Mungo nello stesso reparto dove, poco tempo dopo, furono internati i signori Paciock.

Augustus non era un giovane di eccellenti qualità, ma era un bravissimo duellante, oltre che dotato di uno spirito creativo, sempre di buon umore, non gli fu facile, soprattutto dopo quello che aveva fatto, entrare nel ministero della magia.

 

Il mondo avrebbe guardato con rispetto il nuovo ministro della magia.

 

Un eroe a suo tempo, uno dei tanti della guerra.

Ma soprattutto, uno di loro.

 

 

 

*

 

 

- E adesso che succederà? -

Hermione sospirò mentre Ron cercava di piegare 'La Gazzetta del Profeta' del giorno prima: - Non lo immagini? Scoppierà una crisi -

- Crisi... ci mancava solo questa! - borbottò Ron continuando a tentare disperatamente di piegare bene il giornale, non riuscendoci.

Hermione gli prese di mano il giornale, piegandolo diligentemente: - Piuttosto, mi chiedo come mai non sono riusciti ad appurare la causa della morte di Scrimgeour... -

- Sarà di sicuro un qualche incantesimo oscuro - rispose Ron, cacciandosi in bocca una cioccorana.

- Già... - Hermione si morse il labbro inferiore - Ma quale? -

- Non ci sono arrivati gli auror, figurati se ci arriviamo noi... - borbottò Ron - Piuttosto, mamma e gli altri hanno l'ennesima riunione e Ginny con quel verme viscido di Smith sono scomparsi dalla circolazione... -

Hermione alzò gli occhi al cielo: - Potresti fingere di andare d'accordo con Smith? -

Ron ribattè immediatamente: - No -

- Ron... ti rendi conto che Smith è il ragazzo di Ginny? Potresti essere un tantino gentile con lui? -

- Non ne ho... -

- Ron, per favore, Ginny ci tiene - lo interruppe Hermione. Erano le esatte parole che la rossa Grifondoro aveva rivolto all'amica quella mattina stessa.

'Per favore, Hermione, parla con Ron. Io ci terrei veramente che andasse d'accordo con Zac'

Ron si morse il labbro e non replicò nonostante desiderasse delucidare nuovamente Hermione di quanto idiota potesse essere Zacharias Smith, si limitò a commentare: - Non lo sopporto -

- Ginny è cresciuta e sa decidere da sola quello che vuole - sospirò pensosamente Hermione, per un attimo le venne in mente Millicent, lo spazio di un secondo, e assurdamente pensò a Millicent e allo strano batticuore e imbarazzo che l'aveva presa quando quest'ultima si era offerta di farle un'innocua coda ai capelli - Per favore,  vorresti, per la prima volta, fare tu la cosa giusta? -

Ron aprì la bocca per replicare ma Hermione gli diede le spalle, girandosi verso la porta della cucina: - Vieni Ginny - Ginny entrò nella cucina, mentre Hermione l'abbandonava - Dovete parlare -

Ginny si sedette nella sedia più vicina a Ron, il quale, crucciato, aveva incrociato le braccia al petto.

- Ron... -

- Ginny... non... non potevi scegliere qualcun altro? - sbottò improvvisamente - Quasi ti preferivo con quel pesce lesso platinato! -

Ginny si irrigidì alla menzione di Draco.

Certo, all'inizio voleva solamente fare ingelosire Harry andando dietro a Malfoy, pensava di riuscirci, ma Draco non la filava nemmeno di striscio e Ginny si era imputata: non poteva avere Harry Potter, doveva avere Draco Malfoy. Era una questione di principio.

La gelosia doveva solamente essere un espediente: Zacharias l'aveva invitata al ballo di Natale, era perfetto, ecco la situazione perfetta. E poi era cominciato ad andare tutto storto: Ron gli aveva voltato le spalle, schierandosi dalla parte di Pansy Parkinson, Malfoy si era del tutto disinteressato a lei e... Smith era rimasta la soluzione ai suoi problemi. In tutti i sensi.

- Zac è... - Ginny prese fiato - Ron, potresti, per una volta e per sempre non comportarti come il fratello geloso che, nonostante tutto, sei! Mi piace, e io piaccio a lui! E odio che tu lo tratti come se fosse... un nemico! Quando invece tu ti sei portato qui la Parkinson! -

Ron si alzò in piedi: - Non è la stessa cosa! -

- E' precisamente la stessa cosa! - anche Ginny balzò in piedi, battè un pugno sul tavolo - Anzi, è decisamente peggio! Zacharias ha fatto parte dell'ES! E' stato dalla nostra parte fin da quinto anno! La Parkinson è stata nostra nemica da sempre! -

- Pansy ha voltato le spalle persino alla sua famiglia per schierarsi dalla nostra parte! - esclamò  Ron. Non gli andava per niente bene che Ginny continuasse ad accusare Pansy.

Ginny portò le mani ai fianchi, in posa combattiva: - Che cosa ne sai se davvero è dalla nostra parte o meno? - sibilò con cattiveria - Due giorni fa, per esempio, mi ha minacciata con la sua bacchetta! -

Ron si voltò verso di lei, attonito: - COSA? -

Ginny si complimentò con se stessa, ben conscia di aver attenuto piena attenzione dal fratello e di aver ottenuto che un piccolo frammento di dubbio sulle intenzioni della Parkinson. Ora doveva solo rendere quel dubbio tutto ciò che poteva pensare di Pansy Parkinson.

E avrebbe riavuto suo fratello dalla sua parte.

Abbassò lo sguardo: - Scusa se tel'ho tenuto nascosto ma... beh, mi vergognavo! Avresti pensato che io non sapessi difendermi e avresti continuato a fare un sacco di storie su Zac! - Ron era sempre stato il più protettivo dei suoi fratelli. Quello che Ginny gli aveva inflitto equivaleva ad una bomba a mano. 'Fare leva sul suo senso fraterno', la storia della piccola sorellina indifesa fa sempre il suo impatto, indiscriminatamente dal contesto.

E se poi a quella scusa Ginny avesse unito il suo sguardo basso...

- Cosa? - Ron la guardò stralunato mentre una strana fitta al cuore prendeva forma. 'Pansy avrebbe... no, ma di sicuro deve avere una buona ragione. Deve avere una buona ragione. Lei è... Pansy'

Ginny si morse il labbro inferiore, in un gesto del tutto calcolato: - E' avvenuto dopo Natale. Ero entrata in cucina per la colazione e improvvisamente quella mi ha puntato la bacchetta contro! Ha detto che la irritavo, che dovevo starle alla larga! Avresti dovuto che espressione crudele che aveva dipinta sul viso! Io... mi vergogno ad ammetterlo ma non sono stata abbastanza veloce a sguainare la bacchetta a mia volta per difendermi! Fortunatamente è venuta Hermione e poi Zacharias, altrimenti... -

- Non le hai detto qualcosa tu? - domandò perspicacemente Ron.

Ginny sentì in viso avvampare, perchè, perchè suo fratello ancora difendeva quella serpe?

- No, Ron! - ribattè con veemenza - Non le ho detto niente! E, se proprio vuoi la verità, ero lì in cucina per porgerle la mano! - mentì spudoratamente - Lo volevo fare per te, accidenti! -

Ron rimase spiazzato da quella confessione.

Ginny era andata da Pansy per porgerle la mano, e Pansy le aveva... puntato la bacchetta contro?

No, non era possibile.

Ginny vide il susseguirsi di dubbi nel suo viso e decise di dargli il colpo di grazia: un po' di sano senso di colpa.

Gli andò accanto, appoggiando una mano sulla sua spalla, sorrideva leggermente e Ron sentì il cuore sciogliersi. Era la sua sorellina, com'era sempre stata. La sua piccola sorellina.

- Io ti voglio bene Ron, per questo volevo sotterrare l'ascia di guerra nei confronti di Pansy. Solo che dopo quello che ha fatto... - sospirò - Scusami Ron, non posso non riservarmi la fiducia in lei o nelle tue scelte -

Ron cadde, cadde in quella rete che tutti chiamano la sfiducia nei legami appena nati.

In una società venata dalla guerra, Ron scelse la fiducia nella sorella, nella famiglia, in una delle persone che conosceva fin da piccolo.

Ron l'abbracciò e Ginny ricambiò, il sorriso sincero che aveva si tramutò in una smorfia, in qualcosa di puramente deformato.

 

'Ho vinto'

 

Proprio in quel momento Pansy apparve sulla porta della cucina.

Vide la scena e sentì un colpo al cuore. Per un attimo ebbe l'improvviso pensiero di aver perso qualcosa, qualcosa di estremamente importante, sul nascere.

Ginny la scorse, le fece un ghigno.

 

'Ho vinto io' formulò con le labbra.

 

Pansy fece per dire qualcosa ma Ron parlò: - Manderò via Pansy subito, Gin. Avevi ragione fin dall'inizio -

Pansy spalancò gli occhi, aprì la bocca, la richiuse, nessuna sillaba uscì dalle sue labbra.

Poi si voltò e corse al piano superiore, e scivolò  con la schiena lentamente lungo la porta, cadendo seduta a terra.

Non aveva sentito quella fitta nemmeno quando aveva deciso di lasciare andare Tom Rice.

 

Aveva perso Ron... lo aveva perso.

Ginny aveva vinto, era vero.

 

Pansy strinse i denti, cercando di ignorare quella dolorosa fitta che l'aveva colpita al cuore, si alzò e andò a preparare le sue cose.

 

 

*

 

 

Quante volte aveva visitato la Stanza delle Necessità negli ultimi giorni?

Dean cercò di non mettersi a correre per l'estenuante impazienza di raggiungere la Stanza quando vide di sfuggita Blaise Zabini con un libro tra le braccia.

- Salve Dean, che ci fai qui? -

Che avrebbe potuto rispondere?

'Vado da Daphne, abbiamo appuntamento alla Stanza delle Necessità'

Stava per rispondere a tal maniera quando lungo il corridoio passarono due Corvonero, Dean si trattenne dal rispondere il vero a Blaise: - Un giro. E tu? -

- Vostra Sala comune. Neville mi ha chiesto aiuto per pozioni, stasera studiamo assieme -

Dean aprì bocca per protestare, dire qualcosa, qualsiasi cosa che distogliesse Blaise dall'andare a studiare con Neville.

Ora che Draco aveva confessato che Blaise era etero e per Neville non c'erano speranze, non sapeva che cosa dire per poterli allontanare: Neville ancora non sapeva, Blaise era totalmente all'oscuro persino dell'infatuazione di Neville.

Come si poteva dire ad un amico che con la persona di cui si era innamorato non avrebbe avuto alcuna speranza?

Non era difficile, eppure Dean e Seamus ancora non avevano detto nulla a Neville.

Il loro amico sembrava sempre lo stesso, pasticcione e distratto, e, quando nei pressi si trovava Blaise, diventava qualcosa di simile a cera di candela sciolta.

Non aveva mai provato affetto particolare per qualcuno che non fosse un amico e sia Dean sia Seamus avevano sperato che questa sarebbe stata la volta buona...

Neville stesso, a quanto pareva, aveva chiesto aiuto a Blaise in pozioni.

Ora, guardando verso Blaise, Dean capiva benissimo come mai questi sia alla base di parecchi sogni d'amori a Hogwarts: oltre le qualità morali, era alto, capelli nerissimi, occhi blu profondo, un colore che avvolgeva, che incantava, era un ottimo studente, brillante, oltre che patito del Quidditch, nel quale precedentemente aveva ricoperto il ruolo di cacciatore.

I suoi trascorsi potevano non essere dei più rosei, ma ora, socialmente riabilitato, pareva essere tornato in testa alla hit parade della popolarità.

Giovava alla sua immagine la compagnia di Draco Malfoy, diventato ormai uno degli studenti più ammirati tra le mura scolastiche... osservazioni di poco conto, si rendeva conto Dean, soprattutto in vista dei tempi oscuri nei quali vivevano, era vero, ma se non si poteva continuare con la tranquilla quotidianità, che cosa sarebbe rimasto?

Proprio in quei giorni era morto il neo eletto ministro della magia, e a quanto diceva Harry ben presto ci sarebbe stato uno scontro con i mangiamorte...

 

Perchè gli occhi del mondo non potevano anche chiudersi, a volte?

 

Dean avrebbe voluto chiuderli, cancellare ogni elemento negativo nella sua vita, avrebbe voluto riaprirli, un giorno, e trovarsi di fronte ad un mondo nuovo.

Avrebbe rivisto sorrisi spensierati, una vita scolastica normale, e lei... Daphne.

Sì, forse in quel delicato sogno poteva anche azzardarsi ad immaginare lui stesso con Daphne mano nella mano, per i corridoi di Hogwarts, a sorridersi, e non dietro un infinito muro di bugie, costruite per la guerra, per le spie, per il sospetto.

Era così difficile sognare dunque?

 

- Senti... - tentò Dean. Ma Blaise lo interruppe, sussurrando: - Vai da Daphne? -

Dean, preso totalmente alla sprovvista, arrossì: - Ehm... sì, io... sì... -

 

Daphne.

 

La bella Daphne con i suoi occhi color speranza, con i suoi lunghi capelli neri, con il suo sorriso dolcissimo e la sua pelle candida...

Dean poteva capire Neville.

Poteva persino capire Harry.

 

- Sono contento che stiate assieme - ammise Blaise sorridendo, mostrando un profilo di denti bianchi e smagliante felicità. Sembrava più che sincero - Da quanto vi frequentate lei è più... felice. Sorride sempre, cerca di trattenersi a volte, ad esempio nei pasti ma... sorride. Prima era molto titubante sulla guerra, sai? -

Dean spalancò gli occhi nocciola: - Che vuoi dire? -

Blaise si sistemò meglio i libri che teneva in mano, controllò che fossero soli nel corridoio, a riparo da orecchie e sguardi indiscreti e rivelò: - All'inizio tutti eravamo titubanti. Non sapevamo che cosa ci attendeva una volta fatto 'il grande passo'... gli ultimi serpeverdi che si sono uniti all'ES sono stati quelli più indecisi, non c'è da biasimarli, dopo quello che è successo l'anno precedente - prevenne la replica di Dean - Non voglio fare una colpa a nessuno, ma era così, o almeno da un altro punto di vista -

Dean annuì: - Posso immaginare... -

- Lei... - Blaise usò come riguardo l'anonimato, in ogni caso - Lei era una delle ragazze più ricercate nella nostra casa, sai? Molti si aspettano grandi cose da lei. Lei... lei aspettava te -

- Me? -

- Qualcuno che la salvasse -

- Harry l'ha salvata. Draco, convincendola, l'ha salvata. Io? Io non ho fatto niente -

- Sai qual è la cosa importante nei momenti di crisi? Avere qualcuno accanto - Blaise accentuò il sorriso e questo lo rese ancora più affascinante - Lei aveva la sua migliore amica, dietro una maschera, aveva noi, anche se non dovevamo avvicinarci. Ma non bastava. E sei arrivato tu. L'hai supportata, come continui a fare, e le sei stato vicino. Lei aveva bisogno di qualcuno come te. Non un Serpeverde o qualcuno che condividesse il suo destino, ma qualcuno che potesse capirla e che potesse guidarla in sentieri per lei oscuri. Aveva bisogno di un Grifondoro -

 

Dean rimase senza parole a quella confessione.

Dunque... era questo?

Lui... era così... importante per Daphne?

 

Blaise si scrollò le spalle: - Ci vediamo - e oltrepassò Dean, diretto verso la sala comune di Grifondoro.

Dean si voltò di scatto, chiamandolo: - Blaise! -

Blaise si fermò, girandosi e fissandolo curioso: - Sì? -

 

Sincerità.

E quella maschera che il mondo indossa forse comincerà a sgretolarsi.

 

- Non illudere Neville - solo tre parole, eppure così importanti.

 

Non illudere Neville.

Lui è mio amico, non voglio che soffra.

Non può soffrire.

 

Blaise sgranò gli occhi blu profondo, sorpreso, quasi barcollò cogliendo il significato delle parole di Dean.

Tutto... andò a posto.

Sorpreso, si rese conto che l'atteggiamento di Neville era particolare verso di lui.

E Blaise mai si era accorto di qualcosa.

Dean lo continuava a fissare, assorto, come se si pentisse del tono brusco di quelle parole e di aver, in qualche maniera, tradito la fiducia che Neville riponeva in lui, rivelando al diretto interessato i sentimenti dell'amico.

Aveva davvero il diritto di porre una fine alle speranze di Neville, in fondo?

Erano suoi affari personali, forse era giusto che soffrisse un poco, per poter crescere.

Dean però non si sentiva una persona con così alti ideali nè riusciva a guardare così in alto.

La sua logica da Grifondoro aveva fatto semplici calcoli - Neville è un amico, un amico da proteggere, Blaise lo stava illudendo senza saperlo. E Neville non doveva soffrire - , poi, con impulsività aveva tirato fuori quello che desiderava che Blaise facesse.

 

Non illuderlo.

 

Blaise non fece alcuna domanda, accennò lentamente con il capo: - Non lo farò - promise - Non lo farò - ripetè. Poi, con un cenno di capo si congedò, allontanandosi verso la Sala comune Grifondoro a passi lenti, titubanti, pesanti come quelli di una persona che pensa, rimpiange, e decide.

Dean sentì uno strano nodo stringergli lo stomaco.

Improvvisamente scattò, correndo come un forsennato verso la Stanza delle Necessità, solo nell'ultimo tratto cercò di passeggiare tranquillo prima di entrarvi.

Daphne era lì, gli sorrise immediatamente, ed era bella, bellissima, alla luce delle candele.

Esibiva verso di lui un sorriso del tutto particolare, capace di far impallidire persino la luce del sole.

- Benarrivato Dean - lo accolse con la sua voce melodiosa.

Dean corse da lei e l'abbracciò con forza e disperazione, come se temesse che quella splendida creatura gli svanisse tra le braccia.

- Dean... è successo qualcosa? - domandò sorpresa Daphne una volta ricambiato l'abbraccio. Dean rimase in silenzio ad abbracciarla, Daphne appoggiò il suo capo contro il petto del ragazzo, sentendo il cuore di questo battere frenetico.

- Dean... se vuoi, io sono qui. Se qualcosa ti angustia, parlamene. Se non te la senti... sappi che io sono sempre qui. Per te - affermò con voce decisa Daphne.

Una bambina cresciuta come una bambola, bella, ammirata, alla quale offerte votive di complimenti era d'obbligo. Orgoglio delle famiglie purosangue.

E ora donna, adulta, maturata, una bambola per il mondo, una pedina bianca in una scacchiera di neri.

Una donna cresciuta in fretta, che in meno di un anno aveva dovuto decidere della sua esistenza e gettarsi in mezzo al buio dell'incertezza, una donna costretta ora a vivere nascosta nei panni di una ragazza che sta per votarsi a Voldemort.

Dean la baciò, con lentezza, con dolcezza infinita.

- Daphne - disse poi, prendendole il viso a coppa con le mani, accarezzandole le guance candide, lei lo guardava - ti amo. Non ti lascerò mai. Tu sei il mio miracolo -

Gli occhi verdi della ragazza presero a inumidirsi, commossa.

Abbassò un attimo lo sguardo, poi lo rialzò, e mise anche lei le mani sulle guance di Dean, con dolcezza: - Non ti lascerei mai, Dean. Ti amo, ti amo da morirne -

 

Fortuna.

 

Due anime riunite, in quell'immensa spirale di incertezza, ritrovate, accomunate da quell'alchimia che gira il mondo e lo ribalta.

Guerra, riusciresti mai a dividerli?

 

 

*

 

 

- Odio quelle tende -

- Mmm -

- Odio queste lenzuola. E queste coperte -

- Mm -

- Odio queste pareti -

- ... -

- Odio questa stanza -

- ... -

- Odio... -

- Io odio te, Tom Riddle, se non te ne stai un secondo zitto! -

Tom rivolse la sua attenzione a Harry, il quale, accucciato tra le sue braccia, lo osservava con aria omicida e vagamente miope.

Erano nella sala comune di Grifondoro, dove Harry aveva preteso di rifugiarsi dopo il pranzo, Tom ovviamente si era fermamente opposto, ma non avrebbe mai potuto resistere al broncio di Harry... maledetto lui.

Aveva trascorso quasi tutto il tempo a lamentarsi di quella sistemazione, criticando ogni singolo aspetto della stanza.

Dean era da Daphne, Neville era a studiare con Blaise e Seamus era stato buttato fuori da Tom, quindi i due si trovavano soli nella stanza. Non c'era stato bisogno di nascondere la loro relazione, visto che metà della popolazione scolastica aveva visto come Tom Rice aveva difeso piuttosto minacciosamente Harry dalle avance fin troppo poco velate dell'ennesima Romilda Vane.

Forse non c'era molto da ridere, ma la ragazza non si sarebbe vista allo specchio per almeno due settimane, e Madama Chips non era riuscita a fare nulla contro la scritta 'LONTANO DA HARRY' interamente in bolle blu e rosse.

Un incantesimo che avrebbe fatto invidia a Hermione.

- Non è colpa mia se questa stanza puzza interamente di Grifondoro! -

Harry gli rivolse uno sguardo severo: - Per tua informazione, siamo in una stanza del dormitorio di Grifondoro, in un letto di un Grifondoro e IO sono un Grifondoro! -

- Ma certo, Potterino, - rispose Tom dandogli un pizzicotto sulla guancia - lo so bene. Sei l'esempio che dalla marmaglia esce fuori qualcosa di buono raramente -

Harry si scostò da Tom, massaggiandosi la guancia colpita: - Violento -

- Per un buffetto! -

Harry gli diede le spalle, rannicchiandosi su un lato del letto: - Vai via dal mio letto, Serpeverde insopportabile dalla lingua biforcuta! -

Tom lo racchiuse tra le sue braccia, facendo premere la schiena del Grifondoro contro il suo petto, gli bloccò le braccia nell'abbraccio e inchiodò Harry nella sua posizione, senza possibilità di muoversi.

- Mi mandi via dal tuo letto, Potter? -

Harry cercò di trattenersi dal ridere mentre scalciava per essere liberato. Tom aggrovigliò le sue gambe con le proprie.

- Sì, Rice. E non starmi così appiccicato! -

Tom, per tutta risposta, gli diede un morso al collo nudo, lasciando un leggero segno nella pelle candida: - Così impari -

- Ahia! Sei un sadico, Tom! -

- Merlino! Sei più lamentoso di una femminuccia! -

- Lasciami! -

- Guarda di non trasformarti in un esserino lacrimevole, perchè in tal caso lo lascio davvero il tuo letto! -

- Esserino lacrimevole? Tom, lascia immediatamente il mio letto! ORA! -

Tom ridacchiò: - Dai, non te la prenderai davvero per così poco? -

- Sei un despota! Mi lasci andare?! -

Tom si chinò sul collo di Harry: - Ti faccio passare la bua, se te lo meriti -

Harry cercò di girarsi inutilmente per poi replicare: - Se non mi lasci ti tiro un calcio lì-dove-sai-tu -

- Non lo faresti mai - ribattè sornione Tom.

- Mi sottovaluti! -

- Non mi tireresti mai un calcio , Potter, ci guadagni anche tu a lasciami intatto -

Harry arrossì, borbottò qualcosa simile ad un: - Lo dici tu -

- Ah sì? - Tom lo sentì, lo strinse forte, e avvicinò la sua bocca all'orecchio di Harry - Chi è che, qualche minuto fa, ha grid... -

- Mi lasci adesso? - lo interruppe Harry imbarazzato.

Tom lo trovò adorabile, con quel lieve rossore sulle gote: - Ti perdono per questa volta. Ma in futuro non sarò così clemente - e gli baciò il collo, proprio dove prima lo aveva morsicato.

L'effetto su Harry fu immediato, chiuse gli occhi, sentendo le labbra di Tom indugiare, succhiare, leccare e seguire la linea del collo fino all'orecchio, cerchiarlo esternamente, gemette, desideroso in un ulteriore contatto.

Tom si bloccò all'istante: - Te lo meriti? -

- Tom! -

- Ti scusi per avermi minacciato di non volermi più nel tuo letto? Se lo fai continuo, altrimenti scenderò da questo letto e andrò nei sotterranei con i Serpeverde -

- Tom, non azzardarti a smettere -

- Non ho sentito le scuse... - commentò con voce acuta Tom.

Harry fece per aprire bocca e protestare, ma poi la richiuse per l'idea malefica che lo stuzzicò.

Senza dire alcunchè si spinse indietro per poi ritrarsi, ripetè l'operazione.

Tom lo liberò immediatamente dalla prigione delle sue braccia, lo fece sdraiare supino e si mise sopra di lui: - Te le vai a cercare -

Harry sorrise: - Te le cerchi tu -

- Come sono intelligente! -

Tom si chinò e lo baciò con passione, le loro mani si intrecciarono e rimasero così legate per tutta la durata dell'amplesso.

 

Il mondo avrebbe potuto dire qualsiasi cosa, ma la verità non l'avrebbe neppure sfiorata.

 

 

 

*

 

 

 

- Mi vuoi dire che succede? -

La voce seccata di Draco Malfoy prese, questa volta, un'accezione esasperata oltre che irritata. Quante volte aveva ripetuto quella domanda a Millicent? Quante volte ancora la ragazza si sarebbe rifiutata di rispondergli?

Millicent gli rivolse un'occhiataccia tale da pietrificare qualsiasi altra persona che non fosse Draco Malfoy.

- Ti ho detto che non ho niente! -

Draco chiuse di scatto il libro che stava leggendo: - Niente? Sono settimane che ti comporti come un'assatanata asociale! -

Millicent strinse le labbra: - Non sono affari tuoi! -

- Mi stavo solamente preoccupando per te! - ribattè secco Draco.

Millicent respinse la rispostaccia che gli stava uscendo dalle labbra per ingoiare il rospo: - Senti... tu mi lasci in pace e io non dico a nessuno delle tue frequentazioni nella Sezione Proibita di notte -

Draco strinse gli occhi grigi, furioso. E così Millicent l'aveva scoperto.

Ultimamente tutti attorno a lui erano talmente con la testa tra le nuvole che l'unica che evidentemente aveva capito qualcosa del suoi comportamento era la persona che aveva meno rapporti sociali con gli altri e quindi, meno problemi a cui pensare.

Millicent in ogni caso non avrebbe detto niente a nessuno, lei si fidava ciecamente di Draco, sapeva che non avrebbe mai fatto nulla di avventato. Troppo Serpeverde nel midollo, troppo Malfoy per perdere le staffe e fare qualche pazzia.

Aveva evitato di fargli domande riguardo al suo inaspettato passatempo di leggere polverosi tomi in sala comune e scrivere montagne di appunti. Poi quella notte, quando Millicent non riusciva a dormire, era scesa dalla sua stanza e aveva notato Draco entrare dal ritratto, con un pesante libro in mano. Si era sciolto l'incantesimo di disillusione che aveva operato su se stesso e, come se avesse capito di essere fissato, si era voltato verso Millicent.

La ragazza non aveva nè detto nè fatto nulla.

Non era difficile carpire da quelle informazioni che Draco aveva appena fatto un'incursione nella sezione proibita della biblioteca. Chissà quanti altri volumi aveva sottratto per studiarli...

Millicent gli aveva voltato le spalle e, prima di ritornare in camera sua disse: - Tom Rice non c'è, Blaise dorme -

No, Millicent non avrebbe mai tradito Draco, ma Draco, in quel momento, non lo sapeva.

Del suo turbamento interiore nemmeno ne voleva parlare.

Invano aveva cercato di allontanare l'immagine di Hermione che danzava tra le braccia di Viktor Krum.

In quel momento l'apertura che conduceva all'esterno si aprì ed entrò, sorprendentemente, Pansy con i suoi bagagli.

Aveva un'espressione triste sul viso, come se fosse delusa, ma non appena vide i suoi due amici, si sforzò di sorridere.

- Millicent, Draco! Come va? -

I due scattarono in piedi dimenticando il battibecco e corsero dall'amica.

- Pansy! Che diavolo ci fai qui? Non dovresti essere dai Weasley? - l'aggredì subito Draco.

Pansy, a quella domanda, si irrigidì subito, e Millicent, che in quel momento la stava abbracciando, se ne accorse.

- Pansy... -

- Ho anticipato il ritorno a scuola! - disse simulando allegria Pansy. Strinse per un istante il braccio all'amica, come per intimarle il silenzio.

'Non chiedere nulla ora, non chiedere nulla...'

- E' successo qualcosa dai Weasley? - domandò indagatore Draco con freddezza.

- Sei paranoico, Draco! - esclamò Millicent per aiutare l'amica.

- Già, Draco! - disse Pansy - Ho deciso di lasciare alla famiglia un po' privacy, ti basta? - sbottò quando lo sguardo di Draco si fece ben più che indagatore.

Poco aver cercato di convincere il ragazzo, Pansy salì nella stanza che divideva con l'amica, si sdraiò immediatamente sul letto, ancora con il mantello indosso.

- Allora, mi vuoi dire che è successo? - domandò Millicent, sedendosi accanto all'altra e sbirciandola curiosa.

Pansy aspettò qualche istante prima di rispondere.

Prima cercò di scacciare il gelo che gli si era formato attorno allo stomaco. Ron aveva creduto alla sorella, e a lei sola. Non si era nemmeno concesso il beneficio del dubbio...

- Si tratta di Ronald Weasley? - chiese cautamente Millicent. Pansy si irrigidì subito, colpita da quelle parole.

Ron...

- Sì - rispose, socchiudendo gli occhi.

- Che ha combinato? -

Pansy le raccontò tutto, dal giorno di Natale alla mattinata odierna, le raccontò dei regali, di Harry, di Ginny...

Al termine di tutto commentò, con voce fioca: - Che mi aspettavo, dopotutto era ovvio per lui credere alla sorella... -

Millicent scosse la testa: - Anche tu hai sbagliato, sai? Perchè te ne sei rimasta dietro quella porta senza intervenire? -

Pansy scattò a sedere: - Da che parte stai, Millie? - domandò seccata - Dalla mia o da quella di quella piattola bugiarda? -

- Che domanda senza senso! - ribattè Millicent con durezza - In questo contesto non potevi fare un'altra domanda più insensata! -

- Che cosa credi, scusa? Stai prendendo le difesa di quella sanguisuga! -

- Non sto prendendo le sue difese! - sbuffò Millicent - Ascolta, Pansy, io sto dalla tua parte, lo sai. E come potrei fare altrimenti? Ginny è stata una bastarda e crederle è da cretini -

- Come quell'imbecille di Ron... - soffiò delusa Pansy, incrociando le braccia al petto. Cercò di dissimulare la vera portata della delusione che quel cretino di Weasley le aveva provocato. Non le importava di Ginny e di quello che credeva, le importava solo del giudizio di Ron, e ora quel giudizio l'aveva bandita dalla sua fiducia.

- Come quella stupida di Pans... -

- Scusa? Che hai detto? -

- Sei una stupida, Pansy! - ribadì scandendo bene le parole Millicent.

- Cosa? Ma sei ammattita? -

- No. E se ci pensi bene, lo capisci anche da sola! - vedendo che Pansy non aveva capito, Millicent si accinse a spiegare - Perchè non sei intervenuta quando hai sentito Ron dire quelle cose? Perchè sei rimasta sulla soglia a non fare niente, permettendo alla piattola rossa di avere campo libero? Non capisco che ha preso alla tua intraprendenza, Pans... -

 

E come spiegare a Millicent come si era sentita?

Delusa, triste, amareggiata erano aggettivi che non avevano un'accezione abbastanza forte per poter descrivere il suo stato d'animo.

Se n'era stupita anche lei nel momento stesso in cui aveva provato quella forte e spietata stretta al cuore.

 

Non ci si accorge di quanto ci si affeziona ad una persona se non nel momento in cui la perdiamo...

 

Pansy scacciò quel pensiero: lei non era 'affezionata' a Ron! Era solamente che lui... era gentile, ecco.

E ora non lo sarà più, pensò con tristezza.

 

Pansy abbassò lo sguardo: - Tu... hai mai provato... la sensazione che... una delle cose belle che hai guadagnato dopo tanti mesi bui ti stia evaporata dalle mani? -

Millicent deglutì, per un attimo la mente corse a Hermione mano nella mano con Viktor Krum mentre entravano nella Sala Grande. Hermione che era seduta accanto a Viktor. Hermione che ballava e la ignorava.

Ma in fondo... lei non aveva guadagnato niente.

- No, mi spiace, Pansy, non ho mai provato questa sensazione - ammise - Ma ti prego, vai avanti -

- Io... credo... - si bloccò. Che cosa stava per dire? No, meglio tenersi quelle parole per sè, e nasconderle - Mi aspettavo che Ron fosse diverso -

- Questo è il tuo problema, Pans. Avresti dovuto chiarire con Ron e raccontargli la verità, non lasciarlo credere che Ginny avesse ragione. Perchè quando scoprirà che te ne sei andata, penserà che tu eri dalla parte del torto -

Pansy balzò in piedi, irritata: - Ron aveva detto che mi avrebbe mandata via! Millie, lui non voleva chiarire, aveva già preso la sua decisione! -

Millicent sospirò pesantemente, alzandosi dal letto: - Senti, pensala come vuoi, ma la cosa migliore che avresti dovuto fare sarebbe stata andare da lui e chiarire, tutto qui. Ron sarà anche legatissimo a Ginny, ma non per questo non è obiettivo. Più volte si è schierato dalla tua parte, e come mi hai detto tu ha anche sospettato che Ginny ti avesse provocato. Avrà detto quello per non contrariare la sorella e prendere tempo, poi sarebbe venuto sicuramente da te a chiarire. Riflettici - e uscì dalla camera.

 

Pansy si morse il labbro e tornò a sdraiarsi sul letto, raccogliendo le gambe al petto e accucciandosi in cerca di calore.

Millicent aveva ragione, sul piano logico, ma Pansy non riusciva a capire che cosa la stava scombussolando.

Era così ferita da...

Decise di non mostrarsi dispiaciuta, si alzò e prese a rimettere a posto i suoi effetti, con un incantesimo sistemò le sue cose e mentre compieva quell'operazione  l'occhio le cadde sul libro che Hermione le aveva regalato. Lo afferrò e lo mise nel cassetto del comodino accanto a letto, cacciandolo in fondo, assieme ad un rullino, la macchina e l'album fotografico.

 

 

 

*

 

 

Toc Toc

- Pansy? Pansy, posso entrare? - Ron accostò l'orecchio alla porta, sentendo che dalla stanza che era stata assegnata all'ex serpeverde non si udiva alcun rumore. Possibile che stesse dormendo? - Io entro, eh! - l'avvertì Ron, girando la maniglia ed entrando nella stanza - Scusa se ti disturbo ma avevo bisogno di parlar... -

Chiuse la bocca, sorpreso. Di Pansy non vi era traccia, nè della sua presenza nè dei suoi effetti personali.

Se n'era andata via.

Nonostante quello che Ginny gli aveva raccontato, Ron sentì un pesante macigno scendere sul petto e soffocarlo.

Se n'era andata.

Che cosa avrebbe dovuto pensare di questo gesto?

Senza pensare corse al piano inferiore, prese una manciata di polvere volante e entrò nel camino, destinazione Hogwarts.

Corse per i corridoi all'impazzata e quando fu di fronte al ritratto misterioso che serrava l'entrata alla sala comune degli ex serpeverde si fermò con il fiatone, a pensare a cosa fare.

Provvidenzialmente fu Pansy ad uscire dal ritratto, probabilmente per il pranzo, si trovò di fronte ad un Ron dalle guance rosse ansimante per lo sforzo di corsa che aveva appena compiuto.

Si irrigidì e si bloccò sul posto, sgranando gli occhi scuri. Quando cercò di riprendere il controllo di se stessa assunse la sua tipica espressione superiore: - Che ci fai qui? -

- Che... ci fai tu qui! - esclamò riprendendo fiato Ron - Non dovresti essere a casa mia? -

- E tu non dovresti essere a casa tua!? -

- No, perchè sono qui! -

- Questo lo vedo! -

Si squadrarono crucciati per qualche secondo prima che Pansy riprese la parola: - Beh, ora, se vuoi scusarmi, preferirei andare a pranzo in sala grande piuttosto che continuare a fissarti - lo oltrepassò.

- Aspetta! Perchè te ne sei andata? -

Pansy si fermò, strinse i denti e poi rispose, senza voltarsi: - Volevo tornare a Hogwarts - non ebbe il coraggio di imputargli la sua dipartita. Farlo avrebbe significato ammettere di aver origliato mentre parlava con Ginny.

- Ah - ribattè deluso Ron - E perchè? Non ti sentivi a tuo agio alla Tana? -

Lo domandò con un tono talmente deluso che Pansy sentì il cuore fermarsi per un secondo, lòe venne istintivo negare. Ron si rilassò visibilmente: - E allora perchè te ne sei andata? -

 

Perchè non mi volevi più lì...

 

- Perchè... -

Ron non la lasciò finire: - E' per il diverbio con Ginny? -

Pansy si irrigidì nuovamente e la sensazione di calore scomparve.

Ginny.

- In che senso? - sbottò di malumore.

- Ginny mi ha raccontato che avete...litigato. E Hermione me lo ha confermato... dimmi, com'è andata? - dopo aver parlato con la sorella, Ron aveva chiesto conferma a Hermione la quale convalidò la spiegazione di Ginny. Ron, però, ancora non riusciva a credervi. Pansy era...

 

Non poteva essere stata lei...

 

Lui... si fidava di Pansy.

Erano... amici.

 

- A che ti serve la mia versione di fatti? - borbottò freddamente Pansy - Hai già sentito le loro, mi pare! -

Ron sentì il viso avvampargli per l'irritazione: - Pansy, dannazione, ma che ti sta succedendo? Prima stavi così bene a casa e ora scappi! Ti faccio una domanda e mi aggredisci! -

Pansy si voltò verso di lui, furibonda: - Perchè chiedi chiarimenti se la tua decisione l'hai presa e la tua opinione te la sei fatta? -

- MA DI CHE STAI PARLANDO? -

- Lo sai! -

- No, non lo so! - esclamò Ron cercando di moderare la voce.

- Smettila, Weasley di importunarmi con domande idiote! -

Weasley.

Era tornata al cognome.

Stava prendendo le distanze.

- Mi stai chiamando Weasley.. - Ron non credeva alle sue orecchie. Ma allora... allora Ginny aveva ragione? Hermione aveva ragione?

Pansy non era... la Pansy che lui credeva di aver conosciuto?

Una stilettata gli giunse in pieno petto, acuminata punta di delusione, lama di confusione e elsa di ira.

- Non mi cercare più - e Pansy si allontanò. Una volta sola si appoggiò ad un muro, passò la manica del maglioncino sul viso, cancellando le lacrime che aveva intrappolate nelle ciglia.

 

Dovrei sentirmi meglio.

 

Il mondo le darebbe ragione.

Dovrebbe.

Ma le lacrime che continuano a bagnarle il viso e la manica di lana la smentiscono.

 

 

*

 

 

FINE CINQUANTADUESIMO CAPITOLO

CONTINUA...

Mistress Lay

 

 

*

 

 

Noticina a piè pagina:

 

Buon Halloween a tutti/e!

Che sorpresa un cap di RdS così presto, eh? XD

Volevo pubblicarlo il primo novembre, ma ho fatto un’eccezione, visto che il primo sarò la Luccacomics tutto il giorno… e poi, diciamoci la verità,  Halloween è un’occasione specialissima! XD Eheh

 

E’ comparsa la piattola a dividere quei due pucci che erano diventati Ron e Pansy, Silente come al solito rovina le uova nel paniere…

Nonostante questo, devo ammettere che il qui presente cinquantaduesimo capitolo (ma ci pensate?! cinquantadue capitoli! >.<) mi è piaciuto particolarmente come contenuto. So che è rarissimo che io ammetta, ma è da ipocriti dire che l’intero capitolo è da buttare.

La riflessione presente in questo capitolo è da molto che premeva per uscire fuori e sono soddisfatta del risultato (non come vorrei, ma è già qualcosa, no? XD): era da un po’ che avevo in mente di dare uno spazio a Dean e, come vedete, questa volta ci sono riuscita. Lo stesso vale per Millicent, nonostante sua parte risulti parecchio stiracchiata. Idem per Blaise e Neville, sebbene la loro sia stata solo una parentesi.

Inutile aggiungere che sono tornati alla rubata Ron e Pansy, che, assieme alla coppia Philius/Luigi, si contendono il secondo posto nella ‘Coppia più bella del mondo secondo i lettori’! XD

Ok, magari la loro parte non è stata particolarmente felice, ma, sapete come si dice, il necessario è inevitabile ed è il più duro da sopportare! (come la presenza infausta di quella Piattola Rossa! >.<)

 

La frase iniziale, come quelle che poi utilizzerò nei capitoli successivi, sono sempre mie. XD

Uhm… a proposito, spero che lo stacchetto Tom/Harry vi sia piaciuto… eheh

 

Grazie, come sempre, per la vostra presenza – spirituale come lettori, tangibile come recensitori – ! XD Mi dispiace non potervi rispondere ma non riesco proprio a ritagliarmi un attimo di tempo... -.-

 

Kristin (bentornata! Sono felice che tu non abbia abbandonato la ficcy! *.*),

nox,

Mimi88,

alicesimone,

ragazza interrotta,

Kira (a proposito, *dlin* c’è posta per te! XD Sai a che mi riferisco! XD),

haley,

mille,

kagchan,

Goten (grazie per il tuo bentornato! XD),

Elanor (la parte iniziale, non è parte integrante del capitolo. Quindi potrebbe anche non c’entrare con Silente, ma solo essere una osservazione in generale… o no? XD

‘Il gioco della Volpe’ è uscito fuori perché una volta avevo letto il titolo di un libro di Patterson ‘Il gioco della donnola’, mi aveva fatto sorridere, e l’ho riproposto. Se vuoi un paragone con il capitolo precedente, è sulla scia di ‘La tela del ragno’, il capitolo 31),

Lois,

Ysal Pax,

NamiTheNavigator,

Moony*,

Mokona89 (scherzi? Ho adorato la tua recensione, tanto più che l’hai fatta leggendo il capitolo! *.* Continua così, sono morta dalle risate leggendola! XD),

Metis,

James_Prongs,

pristina,anche io adoro alla follia questo paring! *.* Per le fanart, purtroppo ce ne sono relativamente poche, e, da brava pazza di Tom/Harry qual sono, le ho praticamente tutte (anche se vivo nella speranza che ce ne siano altre in giro *.* Momentaneamente, visto che sono fuori casa, non posso consigliarti alcun sito, se vuoi contattarmi via mail, ti spedisco qualche link (o qualche immy) appena sono di nuovo con il mio portatile in mano! XD Bax bax!

 

 

Commentate, vero?

Miss

 

  
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