Libri > Harry Potter
Segui la storia  |       
Autore: Lien    01/11/2007    16 recensioni
“Sciocchi, l’amore è un sentimento senza alcun valore. L’amore è una debolezza, un virus che trasforma anche l’uomo migliore in uno straccio senza volontà propria. Non vale la pena rovinarsi per amore. Non vale la pena amare.” – 11 Ottobre, 1947
Harry Potter scopre che distruggere l'ultimo Horcrux è molto più complicato di quanto pensasse e si trova così catapultato dall’ultima persona che avrebbe mai immaginato di conoscere. Ma se la linea tra odio e amore è tanto sottile, può chi nella sua vita ha solo odiato, imparare cosa vuol dire amare? Tom/Harry
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Serpeverde, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A
Titolo: Crossed Times

Titolo: Crossed Times

Autore: Lien

Capitoli: 18/?

Rating: R (ma conta di arrivare a NC-17)

Pairing: Tom/Harry

Altri Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Luna Lovegood, Draco Malfoy, altri…

Avvertimenti: Slash, Slash e ancora Slash

 

 

 

Capitolo 18.  Punti di Vista

 

 

 

Il tempo sembrava essersi fermato in quei brevi istanti i cui i loro occhi rimasero incatenati, e sebbene Harry avrebbe fatto di tutto per poter distogliere lo sguardo, non ci riuscì in nessun modo. Sul volto di Tom si rincorrevano sorpresa, shock e incredulità, ma non era quello ciò che stava distruggendo Harry, ciò che gli stava togliendo l’aria dai polmoni. No, tutte quelle emozioni se le sarebbe aspettate.

 

Era lo sguardo ferito che gli stava rivolgendo.

 

Harry, con uno sforzo enorme, riuscì a strizzare gli occhi. Poteva quasi tradurre in parole tutto ciò che quello sguardo gli stava silenziosamente trasmettendo.

 

Come hai potuto tenermelo nascosto?

 

Come hai potuto non dirmelo?

 

E lui sapeva che non aveva potuto fare altrimenti, che non ci sarebbe stato modo di far sapere a Tom che era un Rettilofono senza dover rispondere a domande scomode, ma questo non gli impediva di pensare che qualunque reazione il Serpeverde avrebbe avuto, lui se la sarebbe meritata in pieno.

 

Tom non si fidava di nessuno, non lasciava nessuno avvicinarsi, poi sono arrivato io ad offrirgli la mia amicizia, a spingerlo ad aprirsi, a dargli una speranza.

 

E ora ho tradito la sua fiducia.

 

Riaprì gli occhi in quel momento e vide Tom ancora lì, con lo sguardo fisso su di lui. Si accorse vagamente che la ferita alla sua mano aveva cominciato a sanguinare, ma in quel momento non gliene sarebbe potuto fregare di meno perché, piano piano, una nuova emozione si stava facendo strada nello sguardo del Prefetto, sovrastando tutte le altre.

 

Rabbia.

 

Harry si alzò in piedi di scatto, attirando l’attenzione di molti dei presenti, Professore compreso.

 

“Professore, sono stato morso! Non è avvelenata, ma vorrei far vedere la ferita in Infermeria. Esclamò, e quasi senza aspettare il consenso dell’insegnante, ignorando i mormorii preoccupati di alcuni, si lanciò in una folle corsa in direzione del castello.

 

Mi odia, mi odia, mi odia.

 

Continuavano a vorticargli in testa quelle parole come un mantra, ed ogni volta che le ripeteva, era come se qualcosa di appuntito e affilato gli si stesse conficcando nel petto.

 

In men che non si dica si trovò davanti alle grandi porte della Sala d’Ingresso, a salire i gradini che lo avrebbero portato nell’atrio della scuola. Una volta entrato, si diresse istintivamente verso i sotterranei, con l’assurda idea di chiudersi camera e rimanerci per tutto il tempo necessario a formulare un piano.

 

Poi si ricordò che camera sua era prima di tutto camera di Tom.

 

Tom…

 

Cos’avrebbe fatto il Prefetto adesso? Avrebbe preteso delle spiegazioni sicuramente. Harry si trovò sorpreso nel trovarsi non tanto a pensare a come avrebbe potuto nascondere al meglio la verità…

 

…ma a quanto fosse disposto a rivelargli.

 

Si lasciò cadere contro una parete dei sotterranei, scivolando lentamente verso il terreno e chiudendo gli occhi. Dio, era cambiato così tanto da quando era arrivato nel passato…

 

La verità era che non voleva mentire a Tom, non voleva. Lì, dove nessuno lo additava come Il-Bambino-Che-È-Sopravvissuto, dove nessuno si aspettava che salvasse il mondo, dove nessuno faceva caso alla cicatrice sulla sua fronte, almeno lì, voleva avere una possibilità di sapere cosa volesse dire sentirsi libero dalle responsabilità.

 

Si, aveva una missione, ma per l’amor del cielo, era solo cercare un libro! Nessuna battaglia, nessun Horcrux, nessuna pressione: solo due mesi a disposizione per ricercare in biblioteca e vivere la vita di un normale diciassettenne.

 

Confronto a ciò che doveva passare nel presente era una favoletta. Senza dimenticarsi di Tom.

 

Che tipo di legame aveva con il Serpeverde? I contorni del loro rapporto erano diventati così sfuocati che Harry non riusciva più a delinearli. Gli aveva offerto la sua amicizia e Tom l’aveva accettata… ma poteva dire che fosse la stessa cosa con Ron o Hermione? No, decisamente no. E non solo per gli ovvi motivi, quali il futuro di Tom e il fatto che lo conoscesse da meno di un mese.

 

No, era qualcos’altro. Non era come con Ron, con cui poteva quasi palpare la profonda fiducia che scorreva tra di loro, quel senso di sicurezza nel sapere che sarebbe sempre stato al suo fianco, che si sarebbe sempre offerto come appoggio, qualunque cosa accadesse. Non era nemmeno come con Hermione, alla quale bastava uno sguardo per capire quando aveva un problema e di cosa avesse esattamente bisogno, sempre disponibile a risolvere qualunque situazione. E poi Ron aveva un temperamento infiammabile, era diretto e sincero, in pieno stile Grifondoro, e Hermione, pur avendo un po’ più di tatto di Ron, era anche lei schietta, fermamente convinta che i problemi dovessero essere affrontati di petto.

 

Con Tom era tutta un’altra cosa. C’era un’intensità in ogni loro azione nei confronti l’uno dell’altro che non era paragonabile a niente che Harry avesse mai sperimentato prima. Quel gioco pericoloso che stavano portando avanti, fatto di dubbi, segreti e supposizioni era qualcosa di elettrizzante, di vivo, e li stava legando in modi che il ragazzo non riusciva più a comprendere del tutto.

 

E proprio ora aveva dovuto rovinare tutto.

 

Il pensiero di doversi fronteggiare con Tom gli faceva venire i brividi. Che cosa gli avrebbe detto?

 

E se gli dicessi la verità, tutta la verità?

 

Il pensiero, seppur non del tutto nuovo, lo colse comunque di sorpresa. No, non poteva farlo, avrebbe rischiato troppo.

 

Eppure…

 

Eppure aveva già deciso che avrebbe cancellato i ricordi di Tom al momento in cui se ne sarebbe dovuto andare. C’era… non esattamente un incantesimo, ma un modo per far sì che il Serpeverde non si ricordasse di lui, senza dover subire gli effetti di un Oblivion. Era un trucchetto di Legilimanzia – pratica che Harry aveva scoperto riuscirgli molto meglio dell’Occlumanzia, sebbene non amasse nessuna delle due – che consisteva nell’entrare nella mente di qualcuno e scegliere con cura i ricordi da cancellare, rimuovendone solo delle parti.

 

In questo modo la persona non avrebbe avuto un intero vuoto di memoria del quale si sarebbe potuta insospettire, ma tanti piccolissimi buchi che la mente avrebbe colmato da sola tralasciandoli come non importanti, proprio come una persona normale non riesce a ricordare ogni singola cosa fatta o avvenuta in un giorno.

 

Ma se questo era quello che aveva intenzione di fare con Tom, che motivo aveva di continuare a nascondere la verità? Non poteva raccontare tutto e vivere a pieno quell’amicizia a cui inspiegabilmente teneva così tanto?

 

Inaspettatamente, la risposta gli arrivò al ricordo di quel fiotto di calore che il giorno prima gli era esploso dalla fronte, al leggero tocco di Tom. Era semplice come risposta, e con una risata amara Harry si chiese perché non ci aveva pensato subito dall’inizio.

 

Perché sarebbe diventato insopportabile doverlo lasciare, alla fine.

 

Si fece scappare una risatina isterica, mentre chiudeva gli occhi e si chiedeva perché non poteva esserci una sola, fottutissima cosa semplice nella sua vita. Era così stanco, che gli veniva quasi voglia di dormire…

 

Un piccolo allarme gli si accese in testa a quella stanchezza improvvisa e gli fece spalancare gli occhi. Per la prima volta da quando era rientrato riportò l’attenzione sulla sua ferita che – ora vedeva – non aveva smesso di sanguinare e dalla quale, lentamente ma costantemente, il sangue aveva continuato ad uscire, formando una piccola pozza al suo fianco.

 

Maledicendosi sotto voce, Harry si alzò in piedi, lottando contro il giramento di testa. Ci mancava solo che morisse dissanguato perché perso nei suoi pensieri: si stava già sentendo più affaticato e sapeva che quando le sue risorse fisiche si fossero esaurite, avrebbe automaticamente cominciato a consumare quelle magiche, cosa che avrebbe probabilmente portato alla scomparsa dell’illusione del suo travestimento.

 

Osservò attentamente i quattro piccoli fori provocati dal morso del serpente: aveva imparato un po’ di magia curativa durante il suo addestramento, ma consisteva per lo più nel guarire ossa rotte o lacerazioni, le ferite che era più probabile venissero inflitte in un combattimento. Di morsi di creature magiche non ne sapeva davvero niente. Sarebbe stato meglio recarsi seriamente in Infermeria per farselo curare.

 

Si staccò dalla parete e risalì la scala che usciva dai Sotterranei, stringendosi la mano al petto. Arrivato nella Sala d’Ingresso, si stava dirigendo verso la rampa che lo avrebbe portato ai piani superiori, quando con la coda dell’occhio vide qualcosa che lo fece bloccare sul posto. Voltò la testa verso le porte dell’ingresso e quello che vide non gli piacque affatto.

 

Caleb e Orion erano in piedi sull’uscio, chiacchierando allegramente, quando avrebbero dovuto essere ancora a Cura delle Creature Magiche. Harry spostò lo sguardo verso il grande orologio a pendolo appoggiato alla parete sinistra ed imprecò sottovoce: l’ora era già finita.

 

Con uno scatto si precipitò su per le scale, salendo i gradini due a due. Diamine, dov’era Tom allora? Non era tornato al dormitorio di Serpeverde, o lo avrebbe sicuramente visto passare, ma non era neppure lì con Orion e Caleb. Che fosse rimasto a parlare col Professore? Ne dubitava, non dopo quello che aveva fatto Harry… la cosa più probabile era che lo stesse cercando.

 

Doveva trovare il modo di raggiungere l’Infermeria senza farsi trovare. Sapeva che non avrebbe potuto evitare l’altro ragazzo a lungo, ma per lo meno voleva rimandare il confronto finché non si fosse fatto guarire la ferita alla mano.

 

C’era un passaggio segreto che lo avrebbe portato in quei paraggi, ma si trovava in un corridoio per lo più inutilizzato, nella parte est del secondo piano. Oltrepassò porte e arazzi, cercando di evitare gli studenti che uscivano dalle aule per avviarsi verso l’ora successiva. Pian piano che proseguiva, la strada si faceva sempre più deserta, segno che si stava avvicinando. Ecco, girato l’angolo, era proprio dietro quell’armatu–

 

Una fitta alla cicatrice lo fece bloccare di colpo, portandosi la mano sana alla fronte con un sibilo di dolore. Lentamente alzò la testa, sapendo già che cosa – o meglio chi – avrebbe visto davanti a sé.

E infatti a qualche metro di distanza, appoggiato al muro del corridoio, vi era Tom, con le braccia incrociate al petto e lo sguardo gelido puntato su di Harry.

 

“Tom…” sussurrò appena la fitta acuta fu passata, lasciando solo un doloroso ma più debole pulsare.

 

Il ragazzo non disse nulla, ma assottigliò lo sguardo. Quegli occhi… se c’era qualcosa che stava facendo male ad Harry, molto più della cicatrice e della ferita alla mano, era vedere lo sguardo glaciale che gli stava rivolgendo, su un viso totalmente privo di emozioni, inespressivo. E pensare che era appena riuscito ad abbattere quei muri…

 

Harry.” Sibilò Tom, e questa volta l’ex Grifondoro riuscì immediatamente a distinguere in che lingua avesse parlato.

 

Distolse lo sguardo e voltò la testa da un lato, non volendo rispondere.

 

Cos’è, non dici niente ora?” continuò l’altro sempre in un basso e minaccioso sussurro, “Eppure sappiamo benissimo entrambi che mi puoi capire alla perfezione. Aggiunse avvicinandosi lentamente, come un grande felino che puntava la sua preda.

 

“Tom, ascolta, non–

 

Ma non finì nemmeno la frase, perché con appena due falcate il Serpeverde gli era arrivato davanti e lo aveva afferrato per la veste, spingendolo contro il muro del corridoio.

 

No Harry! Forse non ci siamo capiti: io ti sto parlando in Serpentese e tu mi rispondi in Serpentese, visto che è proprio quello il motivo per cui stiamo chiacchierando in questo momento.” Gli sibilò ad un centimetro dal viso, ma Harry strizzò gli occhi e non disse nulla, il dolore alla cicatrice e un pizzico di paura a riempirgli i sensi.

 

Rispondi!” gli urlò contro Tom schiacciandolo ancora di più contro il muro.

 

Va bene, va bene!” si arrese alla fine Harry, lottando contro il panico che gli stava affiorando in gola, “Ti rispondo.

 

Un sorriso che di piacevole non aveva assolutamente nulla si allargò sul volto del Serpeverde, trasformandogli il viso in una smorfia cattiva.

 

Ecco, ora va meglio. Adesso Harry, però, voglio che mi rispondi una volta per tutte: perché sei qui?” gli sussurrò ad un orecchio, “Sei dalla parte di quella pazza e malata famiglia? Sei venuto ad uccidermi, per caso?

 

Harry spalancò gli occhi sorpreso. Ma che diavolo stava dicendo? Famiglia malata? Ucciderlo?

 

Rispondi!” gli urlò contro Tom per la seconda volta.

 

Ma Harry non aveva la più pallida idea di che cosa stesse parlando e soprattutto non voleva aprire gli occhi e vedere due iridi rosso rubino contraccambiargli lo sguardo. Per cui stette fermo immobile, cercando di ignorare il dolore lancinante alla cicatrice e la paura di vedere Tom trasformato in quel modo, sentire la sua voce sibilare maligna, come aveva già sentito innumerevoli volte negli scontri con Voldemort.

 

Quando però sentì i pugni che gli stringevano i vestiti schiacciargli pericolosamente la gola, si decise a balbettare:

 

T-Tom… ti prego… n-non so di che parli…

 

Non mentirmi!” rispose irato Tom, “Esiste solo una linea di discendenti di Salzar Serpeverde e io ne sono l’unico erede. O almeno così credevo, prima di sentirti poco fa.

 

Discendenti? Salazar Serpeverde? Ma cosa c’entravano in quel momen… No, non avrà davvero pensato che io fossi…?

 

Quindi dimmi cosa hai intenzione di fare: chi ti ha mandato? Sei venuto fin qui per estirpare l’unica macchia mezzosangue nella linea dei Gaunt? E dire che ci avevo anche creduto a tutte le idiozie babbanofile che sparavi, mentre in tutto questo tempo stavi solo pensando a come uccidere il lurido Mezzosangue che infanga il nome di Serpeverde. Non è forse così?

 

“No!” urlò Harry, che raccogliendo le forze riuscì a spingere via il Serpeverde, “No, Tom, non è così! Io non sono un discendente di Serpeverde! Non abbiamo alcun legame di sangue noi due!” disse con voce supplicante, cercando disperatamente di far capire l’altro ragazzo.

 

Ma Tom non sembrava voler sentire ragioni. “Sei un Rettilofono! Come puoi continuare a mentire in questo modo anche in faccia alla realtà dei fatti!” rispose tagliente in Serpentese, gli occhi rosso ardente stretti in due fessure.

 

Harry scosse la testa frenetico. No, Tom doveva credergli, non poteva pensare che fosse venuto lì per ucciderlo, non poteva… non poteva odiarlo.

 

Ma cosa avrebbe detto?

 

“No Tom, non è vero! Cioè, io… io sono un Rettilofono è vero ma… ma non sono nato così! Cioè…” cercava in tutti i modi di trovare le parole e non era importante se fosse finito a rivelargli qualcosa, era essenziale solo che Tom gli credesse, “È un’abilità che ho acquisito dopo che… dopo che…” dopo che mi hai dato un pezzo della tua anima, pensò, ma non lo disse, limitandosi a scuotere nuovamente la testa.

 

Tom non disse nulla, ma dallo sguardo in quegli occhi rossi si vedeva benissimo che non si sarebbe accontentato di così poco.

 

“Credimi Tom, ti prego, ti scongiuro…” continuò Harry con voce supplichevole, alzando gli occhi sul volto dell’altro, “Io, ucciderti? Come potrei…? Non potrei mai, credimi… credimi, ti prego…”

 

Il Serpeverde ancora restò fermo, ma Harry, attraverso occhi appannati – e che cos’era che gli stava tanto offuscando la vista? – riuscì a scorgere piano piano le iridi tornare del loro colore naturale, nero pece.

 

Poi Tom tirò fuori la bacchetta, e Harry temette il peggio.

 

Medeor.” Sibilò il ragazzo.

 

Un intenso pizzicore alla mano sinistra gli fece ritornare l’attenzione verso la ferita dimenticata che, sotto ai suoi occhi, si cicatrizzò in pochi secondi. Voltò nuovamente la testa verso il Prefetto, uno sguardo sorpreso e speranzoso insieme negli occhi.

 

Ma l’espressione di Tom era indecifrabile. “Forse non stai mentendo, forse non sei qui per uccidermi. Ma non basta.” Disse con voce piatta, “Ti credo, Harry, ma è tutto ciò che avrai da me, d’ora in poi.

 

E detto quello, si voltò e si incamminò verso la fine del corridoio, sparendo dietro un angolo senza voltarsi nemmeno una volta.

 

Harry rimase lì stringendosi la mano guarita al petto, con la vista offuscata e le ultime parole dell’altro ragazzo a rimbombargli in testa.

 

Sentì qualcosa di caldo e bagnato cadergli sulla mano e quando abbassò la testa per guardare, vide una piccola goccia che gli scivolava giù dal palmo.

 

Ma non poteva essere una lacrima.

 

Era da troppo tempo che non ne versava una.

 

 

 

 

Meredith si trovava in Biblioteca, seduta al suo tavolo di studio preferito. Era una postazione che aveva scoperto all’inizio dell’anno scorso, quando era stata ammessa ai corsi di due anni più avanti: un grande scaffale la nascondeva dalla vista della bibliotecaria, ma lasciava libera la visuale sulla porta d’entrata. Visto che la Biblioteca era il posto dove passava più tempo – e lo sapevano benissimo anche i suoi compagni di Casa – le era stato sempre molto utile poter vedere per tempo le persone che entravano, così da poter evitare eventuali scocciatori.

 

Quando l’aveva scelto però, non aveva mai pensato che sarebbe arrivato il giorno in cui avrebbe visto Tom Riddle oltrepassare la soglia a grandi passi, con l’espressione più terribile che gli avesse mai visto sul volto.

 

La ragazza lo vide dirigersi a passo spedito verso l’area est della Biblioteca, quella contenente il reparto di Storia della Magia e, senza pensarci troppo, raccolse i suoi libri e lo seguì silenziosamente. Il Serpeverde era andato dritto verso gli scaffali di Storia delle Arti Oscure, fermandosi per qualche secondo davanti al reparto di Genealogia.

 

La Corvonero osservò con un certo timore l’espressione sul suo viso: non lo aveva mai visto con uno sguardo tanto gelido, o meglio, forse solo qualche volta quando lo aveva incontrato per i corridoi, ma non da un bel po’ di tempo, almeno non da quando Harry Evans aveva fatto la sua comparsa ad Hogwarts.

 

Harry.

 

Meredith non era stupida – non per niente era a Corvonero – e aveva notato, come molti altri nella scuola, il cambiamento improvviso nel comportamento del Prefetto di Serpeverde. Forse sarebbe sembrato strano visto che non ci aveva mai parlato, ma Tom Riddle era praticamente famoso ad Hogwarts e in tanti non lo perdevano di vista nemmeno un secondo, sapendo bene quale peso avesse nelle politiche della scuola.

 

Meredith era brava ad osservare, e si era sempre trovata affascinata dalla figura del Serpeverde: studente modello, bello e affascinante, carismatico con i professori ma distante da tutti, apparentemente senza amici se non si voleva contare Black e Principe che gli ronzavano intorno continuamente, senza però suscitare un gran riguardo da parte del ragazzo.

 

Per cui quando Tom aveva iniziato a cambiare in modo così drastico i suoi modi di fare, quasi tutti si erano messi immediatamente all’erta, piuttosto confusi da quell’improvvisa trasformazione. E qualcuno era anche riuscito a notare la persona intorno alla quale sembrava essere incentrato tutto: Harry Evans.

 

Adesso, osservando Tom, Meredith era giunta all’unica conclusione ovvia per una mente logica: qualunque cosa fosse successa al Serpeverde, di sicuro centrava in qualche modo con Harry.

 

Intanto il Prefetto si era seduto ad un tavolo con un paio di libri al seguito, dei quali stava voltando le pagine con movimenti rigidi della mano. La ragazza prese coraggio – un coraggio dettato solo dal fatto di averci già parlato quella mattina, prima di Erbologia – e si avvicinò al tavolo.

 

Quando appoggiò i propri libri davanti al ragazzo, quello alzò gli occhi e per un attimo, appena il suo sguardo incontrò il volto di Meredith, un lampo di sorpresa gli attraversò le iridi nere, prima che qualunque emozione tornasse ad essere chiusa a chiave dietro la sua maschera.

 

“Tom.” Lo salutò lei, maledicendo internamente la sua goffaggine quando sentì la voce flebile con cui gli era uscito il nome dell’altro. Ma non poteva farci nulla: nonostante Harry li avesse avvicinati, per lei parlare con Tom Riddle era ancora come parlare con una specie di Vip, qualcuno fatto per essere ammirato da lontano ma impossibile da avvicinare.

 

Il ragazzo le lanciò uno sguardo calcolatore e in qualche modo sospettoso. “Meredith.” Rispose infine, e la Corvonero ne approfittò per sederglisi di fronte.

 

Tom alzò un sopracciglio. “Per caso i tutti gli altri tavoli sono stati occupati? Non mi sembrava così affollata la Biblioteca.

 

Meredith arrossì ed abbassò lo sguardo a disagio. Ma cosa le era venuto in mente di piombare lì in quel modo? Ci aveva parlato per appena dieci minuti quella mattina e già si stava rivolgendo a lui con così tanta confidenza. E se non fosse stato per Harry non ne avrebbe mai avuto il coraggio.

 

Ma era assolutamente certa che l’umore nero del Serpeverde poteva essere ricollegato solo a Harry e se gli era successo qualcosa, aveva il diritto di saperlo.

 

“No, io… volevo sapere… se era successo qualcosa a Harry, tutto qua. Rispose impacciata.

 

Avrebbe potuto giurare che la temperatura fosse calata di almeno dieci gradi a seguito delle sue parole. Sicuramente lo sguardo che le stava lanciando Tom le stava facendo venire i brividi, anche se non erano brividi di freddo.

 

“E perché mai” sibilò il Prefetto, “dovrebbe essergli successo qualcosa?”

 

Meredith deglutì. “Non-non lo so, io…” balbettò un attimo. Poi, ricomponendosi, riprese con più decisione, “Senti, io… sono solo brava ad osservare, ecco tutto. Ti ho visto così e… voglio solo sapere se Harry sta bene, nient’altro. Finì, cercando di sostenere lo sguardo dell’altro.

 

Tom la guardò per qualche altro secondo, poi la sorprese con un verso di scherno. “Mpf, puoi stare tranquilla allora, non è successo assolutamente niente a lui.

 

L’enfasi sulle ultime due parole la lasciò un po’ spiazzata. Se Harry stava bene, cos’era che aveva tanto disturbato il Prefetto? Da come ne aveva parlato sembrava quasi che avessero… litigato. Ma su cosa? Meredith osservò i libri che il Serpeverde aveva sparso sul tavolo: riuscì a leggere solo alcuni titoli, ma furono sufficienti per farsi un’idea di ciò che stesse ricercando.

 

“Come mai stai facendo ricerche sul Serpentese? Pensavo che proprio tu tra tutti… cioè, non è che tu ne abbia bisogno…” chiese timidamente.

 

Lo sguardo sospettoso di Tom fu prevedibile: giravano molte voci sul suo conto, prima tra tutte proprio quella che fosse capace di parlare la lingua dei serpenti. Non era mai stato confermato, ma Meredith aveva avuto la fortuna, un giorno, di assistere al Prefetto parlare con una vipera ai margini della Foresta Proibita, mentre stava tornando da Cura delle Creature Magiche.

 

“Parlavi seriamente,” disse Tom, “quando dicevi che sei brava ad osservare.” Alzò un sopracciglio, “Come fai a sapere che sono un Rettilofono?”

 

Meredith scrollò le spalle, cercando di mostrarsi noncurante. “Lo dicono tutti in giro. Rispose.

Il sopracciglio non si abbassò, “Non hai risposto alla mia domanda.

 

La ragazza abbassò lo sguardo e arrossì, “Io… ti ho sentito, una volta. Non volevo spiare ma – cioè, non sapevo che eri tu, ho sentito dei sibili ed ero curiosa…” spiegò, torcendosi nervosamente le mani.

 

Per un po’ non sentì nulla, poi un fruscio di pagine le fece alzare nuovamente la testa: Tom era tornato a volgere la sua completa attenzione ai libri e sembrava essersi deciso ad ignorarla.  Ma lei non aveva ancora saputo cosa era successo tra lui e Harry.

 

“Quindi,” incominciò, cercando un appiglio per cavargli fuori ciò che voleva sentire, “come mai sei qui in Biblioteca, a fare ricerche sul Serpentese, tutto solo?”

 

Il Prefetto sollevò la testa dal tomo che aveva davanti e alzò nuovamente un sopracciglio, guardandola come se avesse appena detto qualcosa di estremamente stupido.

 

“E chi altri dovrei portarmi appresso? Sono l’unico Rettilofono di tutta la Gran Bretagna. Disse con tono irritato. Poi un’ombra gli oscurò il volto, e con voce molto più bassa – tanto che Meredith quasi non riuscì a sentirlo – mormorò tra se: “O almeno, così credevo.”

 

Qualcosa si accese nella mente della Corvonero a quell’ultimo sussurro, ma il collegamento che sentiva essere tanto vicino ancora le sfuggiva.

 

“No, certo. Solo… di solito sei sempre con Black, Alden… o Harry. Rispose lei con leggerezza, osservando attentamente la reazione dell’altro.

 

E come previsto, all’ultimo nome le spalle del Serpeverde si irrigidirono e Meredith trattenne un sorriso soddisfatto: come pensava, in quella storia Harry c’era dentro fino al collo.

 

“No, Black e Evans non li vedo da Cura delle Creature Magiche. Rispose Tom con voce gelida.

 

Era vero, si era dimenticata che avevano avuto Cura delle Creature Magiche loro, e dire che l’avevano anche accompagnata ad Erbologia sulla strada. Qualunque litigio avesse avuto luogo, doveva essere successo tra il momento in cui l’avevano lasciata e la fine della lezione, perché quando erano con lei di sicuro erano ancora in ottimi rapporti.

 

Diamine, sentiva la risposta alla distanza di un soffio. Che cosa era potuto succedere in quell’ora? Cura delle Creature Magiche… mmh, lei l’aveva avuta proprio due giorni prima: cos’è che avevano trattato? Ippogrifi? No, quelli erano stati la settimana scorsa. Runespoor? Si! Era stata la lezione sui Runespoor. Ma questo come l’aiutava?

 

E improvvisamente, come un grande pezzo di puzzle senza il quale la figura non avrebbe preso alcun significato, anche l’ultimo tassello trovò posto.

 

Serpentese. Genealogie. Harry. Runespoor.

 

O almeno, così credevo.

 

Trattenne un respiro scioccata. “Harry è un Rettilofono?!” esclamò senza sapersi trattenere.

 

L’espressione di puro sgomento sul volto di Tom fu impagabile, probabilmente un momento unico nella storia.

 

“Cos…? Ma come…? Come diavolo fai a saperlo?!” le chiese scioccato.

 

Meredith scrollò le spalle. “Ho fatto due più due. Rispose semplicemente, ma in realtà stava internamente gioendo per la conclusione raggiunta. Se c’era una sola cosa al mondo su cui sapeva di poter contare, era il suo intelletto.

 

Rimanevano comunque più domande che risposte. “Ma com’è possibile? L’ultima linea di Rettilofoni esistenti nel Regno Unito è risalibile solo a Salazar Serpeverde!”

 

Il Prefetto non rispose, si limitò ad osservarla con uno sguardo calcolatore. Dopo qualche secondo – nel quale Meredith si trovò ad arrossire sotto quello sguardo penetrante – il volto di Tom si distese in un’espressione più rilassata e la ragazza seppe di aver appena passato una qualche sorta di test.

 

“Immagino sia questo il motivo per cui sei a Corvonero.” Asserì. Poi indicò i libri aperti sul tavolo, “E per risponderti, era proprio quello su cui stavo ricercando.

 

Meredith annuì in direzione dei libri, poi, mordendosi leggermente un labbro, si tuffò nella questione più spinosa di tutta la faccenda, sapendo che parlare di questo con Tom Riddle era come camminare sopra un lago ghiacciato quando ormai il caldo della primavera era già alle porte.

 

“Immagino che tu l’abbia scoperto per sbaglio e che non sia stato Harry a dirtelo di sua spontanea volontà.

 

L’espressione di Tom a quelle parole si tramutò nuovamente in quella che aveva avuto quando aveva varcato le soglie della Biblioteca. Meredith lo vide serrare la mascella e stringere il pugno che teneva su uno dei volumi aperti, lo sguardo glaciale puntato su un punto imprecisato del tavolo, evidentemente ricordando un qualche accaduto.

 

“Avrebbe dovuto dirmelo,” sibilò con rabbia, e la Corvonero non era nemmeno più sicura che stesse parlando a lei, “avevo il diritto di saperlo.”

 

La ragazza tornò a torturarsi il labbro, ponderando bene le parole da dire. “Io… sono sicura che Harry abbia sbagliato a tacerti una cosa simile, ma –” rabbrividì allo sguardo che le lanciò Tom a quelma’, “– ma ho osservato Harry in quel poco tempo che ho passato con lui e sono sicura che tu hai avuto molte più occasioni di me di averlo vicino… beh, non si può certo dire che sia un ragazzo normale, no?”

 

Tom rimase zitto per qualche secondo e Meredith gli fu grata che stesse davvero soppesando la domanda e non liquidandola nella rabbia del momento. Non ci volle molto, comunque, perché rispondesse:

 

“No, non è un ragazzo normale. Ma questo non lo autorizza a mentirmi o a lasciarmi all’oscuro di cose che sarebbero un mio diritto sapere. Disse, sempre nel suo basso e irato sibilo. Anche se non l’avesse sentito con le proprie orecchie quel giorno, non le ci sarebbe voluto molto per crederlo un Rettilofono.

 

“Forse hai ragione, ma hai pensato al motivo per cui non te lo ha detto?” ribatté lei con voce calma.

Il Prefetto le lanciò un’occhiata irritata. “Che domanda idiota, certo che ci ho pensato.

 

“Allora dovrai ammettere che forse… forse non dipende da lui.” Finì Meredith tornando a mordersi il labbro inferiore, sperando che il ragazzo riuscisse a vedere il suo punto di vista.

 

Tom aggrottò per un secondo le sopracciglia. “Che cosa intendi dire?”

 

La Corvonero cominciò a sentire un po’ di impazienza: possibile che Riddle, uno degli studenti più brillanti della scuola, non ci fosse arrivato?

 

“Andiamo, l’hai visto! È sempre gentile con tutti e sembra tanto piccolo e indifeso, ma tanti hanno già capito che mettersi contro di lui sarebbe una pessima mossa. Sa evocare un Patronus! Mi ha detto che la sua materia preferita era Difesa, ma non basta a spiegare il suo potere. Cosa può mai aver suscitato il bisogno di imparare l’Expecto Patronum? E quello che ha fatto ad Alden il primo giorno? Non l’ha dimenticato nessuno, me compresa: non sono nemmeno riuscita a vederlo muoversi quando lo ha atterrato. Dimmi, quale normale ragazzo di sedici anni sa fare cose del genere?” Esclamò tutto d’un fiato.

 

Tom aveva un’aria pensierosa sul volto, ma ancora un’espressione perplessa. “E dove vorresti andare a parare con questo?”

 

“Sto cercando di dire” rispose Meredith con un sospiro, “che Harry è stato evidentemente addestrato per combattere.”

 

Il Prefetto sgranò gli occhi, ma l’espressione sorpresa fu presto sostituita dalla calma tipica di qualcuno che aveva appena realizzato qualcosa di molto ovvio. Aprì bocca per parlare e stava per rispondere quando il suono della campanella risuonò tra i muri.

 

Meredith, che aveva Incantesimi, cominciò a raccattare i libri dal tavolo, senza però abbandonare il discorso. “Non è piacevole da pensare, ma sono sicura che il Serpentese sia solo uno di tanti segreti che quel ragazzo sta nascondendo. Disse alzandosi, mentre si sistemava la borsa su una spalla. “E stando così le cose,” aggiunse guardando il Serpeverde negli occhi, “personalmente non sono sicura di volerli sapere.”

 

E detto quello, si voltò e si incamminò verso l’uscita, felice di aver avuto l’occasione di parlare faccia a faccia con Tom Riddle e sperando di aver lasciato il Prefetto più bendisposto nei confronti di Harry.

 

Almeno un pochino.

 

 

 

 

Orion stava scendendo una rampa di scale, grattandosi la testa con una mano con aria perplessa. Non aveva ben capito cosa fosse successo, solo che Harry era stato morso ed era corso in Infermeria. Ma lui era appena passato dall’Infermeria proprio per sapere se stava bene e l’Infermiera lo aveva cortesemente informato che nessun Harry Evans si era mai presentato.

 

Che avesse voluto passare dai Sotterranei prima di farsi curare la mano? Ma a quest’ora sarebbe dovuto essere già arrivato. O magari aveva incontrato Tom per strada e ci aveva pensato lui; quel ragazzo ne sapeva una più del diavolo, sicuramente guarire un piccolo morso non sarebbe stato un problema.

 

Eppure anche Tom si era comportato in un modo strano a lezione. L’espressione che aveva avuto sul viso… era come se avesse visto un fantasma. All’inizio Orion aveva pensato che si fosse solo preoccupato per Harry, ma qualcosa non quadrava.

 

Stava oltrepassando l’ennesima armatura, quando un’ombra attirò la sua attenzione. C’era l’entrata ad un angusto corridoio proprio alla sua sinistra e avrebbe giurato di aver visto qualcosa muoversi tra la penombra delle torce. Curioso, decise di avvicinarsi.

 

Più avanzava, più in effetti una figura si delineava nel cono di luce che una delle fiaccole appese al muro rifletteva sulla pietra del corridoio: era sicuramente uno studente vista la divisa e, benché ne vedesse solo il profilo, riuscì a distinguere una chioma disordinata di capelli nero inchiostro e la strana posa che teneva, con una mano stretta al petto.

 

Arrivato ad un paio di metri di distanza, cominciò a pensare che ci dovesse essere qualcosa che non andava, perché il ragazzo non solo non lo aveva sentito, ma era rimasto tutto il tempo immobile, con anche la testa voltata sempre nella stessa direzione.

 

“Ehi ragazzo, tutto bene?” chiese leggermente preoccupato, cercando di attirare l’attenzione dell’altro.

 

Quando il ragazzo si voltò, però, Orion non riuscì a credere ai propri occhi: era Harry.

 

Ma non era l’Harry che aveva conosciuto in quei giorni, con capelli castano chiaro e occhi nocciola, ma l’Harry di quando non sapeva ancora che si chiamasse Harry, quello che aveva visto per la prima volta correre intorno al lago all’alba, quello del disegno di Tom.

 

Questo Harry aveva i capelli più neri del carbone e due occhi… Dio, Tom aveva avuto ragione a dire che il bianco e il nero non gli rendevano giustizia. Un verde del genere non aveva parole per poter essere descritto.

 

Ma c’era qualcosa di estremamente storto, perché quegli occhi impossibilmente verdi, in quel momento, erano ricolmi di lacrime non ancora versate e solo un’unica, solitaria scia bagnata si era fatta strada sulla guancia sinistra.

 

“Orion…” sentì la voce spezzata del ragazzo sussurrare, ma il suo sguardo era rimasto vacante, tanto che il Serpeverde avrebbe pensato di non essere nemmeno stato visto, se non lo avesse sentito pronunciare il suo nome.

 

“Oh mio Dio, Harry!” gli si precipitò di fianco, “Che ti è successo?”

 

Ma il moretto non rispose, restando a fissare invece la mano che si stringeva al petto. Orion gli si piazzò davanti, prendendolo per le spalle.

 

“Ehi, Harry, mi senti?” gli chiese con una nota di panico nella voce, aspettando finché l’altro non ebbe alzato il viso, “Voglio che tu mi dica cosa ti è successo. Per caso il morso era velenoso? Non siamo lontani dall’Infermeria…”

 

Harry però scosse la testa. “No… Tom…” mormorò, ma sembrò incapace di continuare.

 

Un’ondata di panico investì Orion. “Tom? Che c’entra Tom? Gli è forse successo qualcosa?” cominciò a chiedere spaventato. Non riusciva a capire cosa avesse potuto provocare una reazione del genere in Harry: le lacrime, lo sguardo perso, l’espressione leggermente scioccata… che fosse davvero successo qualcosa al Prefetto?

 

Finalmente, però, il moretto sembrò riprendersi leggermente, perché sollevò le mani e le posò sulle braccia di Orion, ancora tese a stringergli le spalle con le mani. Poi alzò nuovamente il viso e il Serpeverde si trovò ad annegare in due pozze piangenti di giada.

 

“Tom… lui ha detto… ha detto…” incominciò con voce spezzata, mentre nuove lacrime gli si formavano ai bordi delle palpebre e scendevano in rivoli silenziosi sulle sue guance, “ha detto che non vuole avere più niente a che fare con me.”

 

Orion spalancò gli occhi, non potendo credere a quelle parole. Ma al primo singhiozzo che scosse il corpo del ragazzo davanti a sé, corse a stringerlo in un abbraccio rassicurante, unica fonte di conforto che poteva fornire al momento, visto che le parole lo avevano lasciato.

 

Tom aveva detto una cosa del genere? Quando? E perché? A Harry poi… no, non poteva crederci. Cosa era successo? Aveva queste e molte altre domande in testa, ma sapeva che non era quello il momento per porle, non con un Harry scosso dai singhiozzi che piangeva tra le sue braccia.

 

Sshh, Harry, non piangere dai.” Gli ripeteva con tono rassicurante.

 

E mentre cercava di tranquillizzarlo, soltanto un pensiero gli passò per la mente, oltre alle parole di conforto:

 

‘Tom, qualunque cosa tu abbia fatto, hai combinato davvero un bel casino.’

 

 

 

 

 

 

 

 

A.N.: vi ringrazio sempre per le tantissime recensioni che mi state lasciando, vi adoro! E per questo mi riesce ancora più difficile annunciarvi una brutta notizia: venerdì prossimo non potrò postare il capitolo 19.

Mi dispiace davvero, ma giuro che non è colpa mia! Problemi con il computer che ho dovuto portare a riparare, tanto che il capitolo di oggi è uscito solo perché ce l’avevo miracolosamente salvato su una chiavetta. Da quel che mi dicono non dovrebbe venir perso nessuno dei miei dati, ma non potrò rivederlo prima di lunedì prossimo =_=

Mi scuso ancora, tenete duro!

 

 

RISPOSTE:

 

GinnyW: diciamo che per ragioni diverse nessuno dei due ha davvero torto, ma – e si vedrà bene nel prossimo capitolo – hanno entrambi la loro parte di colpa nel modo di pensare.

 

cesarina89: grazie! ^^ Purtroppo come avrai letto nell’AN, sono costretta a saltare una settimana, mi dispiace un sacco T_T

 

nixy: se devo essere sincera un po’ mi dispiace per loro: appena Harry era riuscito a farsi strada tra le barriere di Tom, devo fargli succedere ‘ste cose qui. Che cattiva che sono XD. Cmq, a proposito del Distillato, è un particolare che avrà un certo peso soprattutto più avanti nella storia. Ora immagino siano tutti concentrati sul litigio di quei due XD

 

Zia Voldy: forse non è stata molto lunga, ma di sicuro di impatto! :P

 

MORFEa: XDDDDDDDDDDDDDDDDDDDDD Si, gliene faccio passare di tutti i colori XD Ma si sa quel che si dice, anche dei rapporti: ciò che non uccide, rafforza! Bisognerà solo vedere fino a che punto la testardaggine di certi due ragazzi arriva ;)

 

kagchan: eh si, la reazione di Tom non è stata piacevole. Per la Lemon posso solo dirvi: abbiate pazienza! Ci sono ancora alcuni punti chiave da sbloccare (che non sono lontani, ma non possono essere saltati). Tutto arriverà a tempo debito ^^. Mi dispiace tantissimo per l’inconveniente di settimana prossima, davvero, spero che non causi troppi problemi!

 

Bluking: si, Harry è davvero una persona ingenua, in tutti gli aspetti! (Scarico su di lui la colpa del fatto che non sia già con Toma darci dentro come conigli XD)

 

KIA: come ho già detto nell’AN, mi dispiace un sacco di non poter aggiornare settimana prossima! Spero che la lunghezza extra di questo cap sia abbastanza per tenere i lettori buoni fino al prossimo XD

 

tom13: oddio grazie! Mi fai arrossire ^^”

 

StellaMars: e un bel po’ di problemi li sta avendo infatti, ma vedremo come si risolverà la cosa. Abbi pazienza per la prossima settimana, io intanto cercherò un modo per farmi perdonare ^^

 

RowanMayFlower: sono contenta ti sia piaciuto tanto! Per le fanfic guarda, la mancanza di immagini di questa coppia sul web è una vera piaga, io stessa sono riuscita a raccattarne appena una decina di decenti. Ho soltanto alcuni link a pagine di deviantart salvati, le altre le ho solo sul computer:

http://karineko.deviantart.com/art/Harry-Potter-Harry-and-Tom-27331775

http://len-yan.deviantart.com/art/HP-Harry-and-Tom-17358959

http://jin-tonix.deviantart.com/art/Harry-vs-Tom-Riddle-32403925

http://loonylucifer.deviantart.com/art/HP-Death-Eater-Ball-51104249

(L’ultimo è ispirato alla fanficChasing Shadows” di E. Larson, una fic moooolto complessa che si può trovare solo in inglese su FF.net. In ogni caso nella gallery dell’autore ce ne sono delle altre.)

 

 

 

 

 

 

 

  
Leggi le 16 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Libri > Harry Potter / Vai alla pagina dell'autore: Lien