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Autore: Earth    12/04/2013    5 recensioni
In un passato lontano e oscuro Gallifrey fu distrutto. Solo un Signore del Tempo sopravvisse. Girò in lungo e in largo nell'universo e con il passare degli anni la terra lo riconobbe come il Dottore. Questo è tutto vero, ma lui è solo l'ultimo Signore del Tempo...
- Primo capitolo: da qualche parte nella 6° stagione
- Secondo capitolo: 7° stagione, tra "The Snowmen" e "The Bells of Sait John"
- Terzo e seguenti: 7° stagione, tra "Cold War" e "Hide"
Genere: Introspettivo, Mistero, Science-fiction | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Amy Pond, Clara Oswin Oswald, Doctor - 11, Nuovo personaggio, Rory Williams
Note: Missing Moments | Avvertimenti: Spoiler!
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Settima stagione, tra “The Snowmen” e “The Bells of Sait John”

 

ATTENZIONE: questo capitolo contiene (piccoli) spoiler sulla settima stagione!

 

 

Cosa ci fai qui?


 

Il Dottore camminava veloce per le vie di una Londra ancora addormentata. Non che sapesse esattamente dove si trovasse e, se vogliamo dirla tutta, non sapeva nemmeno dove stesse andando. Gironzolava semplicemente di qua e di la sicuro che prima o poi l'avrebbe trovata, Oswin, Clara Oswald o qualunque fosse il suo nome.
Sentiva di essere rimasto per troppo tempo con le mani in mano, per troppo tempo aveva lasciato che l'universo procedesse nella sua tranquilla confusione, per quel suo infinito andare. Troppe stelle erano nate, avevano brillato e si erano spente, sopraffatte dal oscurità. Nulla si era fermato, niente aveva rallento, nessuno lo aveva aspettato. Il cosmo era andato avanti imperterrito con quel suo roboante mormorio e a lui non era importato. Adesso però sentiva di dover correre, di doversi sbrigare, per non arrivare in ritardo.
Il sole stava ancora sorgendo e già le strade iniziavano a popolarsi piano piano. La nebbia che avvolgeva l'aria cominciava a diradarsi. Il Dottore girò a destra e si diresse verso l'ingresso della metropolitana.
Non aveva mai capito perché i terrestri si ostinavano a costruire treni sotto terra, avevano così tanto spazio in superficie.
Stava per scendere il primo gradino quando qualcuno lo chiamò:
« Ehi laa... Signore del Tempo »
Quelle parole erano arrivate all'orecchio del Dottore come un sussurro trasportato dal vento.
Si fermò. Aveva già sentito quella voce. Era successo molto tempo prima, su di un pianeta lontano, che credeva disabitato.
Si voltò lentamente e la vide.
Una ragazza se ne stava seduta su di un muretto ad una decina di metri da lui.
Alzò lo sguardo ed il Dottore si trovò a fissare un paio di occhi chiari, color del ghiaccio.
L'ultima volta era scappata via, era fuggita e lui se ne era dimenticato in fretta, come si fa con i brutti sogni, con le cose che si vogliono cancellare, ma ora era li e lo guardava sorridendo.
Il Dottore rimase ad ascoltare il silenzio che era calato tra loro. Un centinaio di domande gli si affollarono in testa. Cosa ci faceva li? Perché era riapparsa? Proprio adesso che aveva ritrovato qualcosa per cui valeva la pena ricominciare a correre. Poi trovò il coraggio di rompere quel silenzio:
« Fata » disse semplicemente.
« Dottore » rispose lei.
Era sempre la stessa. Capelli, occhi, viso tutto uguale all'ultima volta. Cambiava solo il vestito, niente abito blu, solo un paio di jeans, una camicetta colorata e degli eleganti stivali neri. D'altronde nemmeno lui era cambiato più di tanto.
« Cosa ci fai qui? » iniziò il Dottore con cautela « sei sparita, scappata, non... non lo so chi sei e non mi interessa cosa dirai... tu non devi, non puoi... ho sempre creduto... e tu adesso vuoi che creda... aspetta. »
Il Signore del Tempo sentiva che stava per perdere il controllo. Avrebbe voluto dire tante cose, ma non riusciva a capire da dove iniziare. Poi gli era venuto un terribile dubbio: « questa è la seconda volta che ci incontriamo vero? Perché questa è la seconda volta che ti vedo e... »
« Ehi Dottore! E' tutto ok, siamo sullo stesso fuso orario » disse la Fata indicando il vecchio orologio che aveva al polso. Sembrava trovare divertente lo smarrimento del Dottore. Poi saltò giù dal muretto e fece qualche passo verso il Signore del Tempo.
« A volte vorrei essere una di loro » continuò la ragazza. Il tono della sua voce era cambiato, era piatto e indecifrabile.
« Loro? »
« Avere una vita banale con amici noiosi e cose monotone da fare. Avere la certezza di un'effimera e semplice esistenza. Loro continuano a sperare che un giorno l'universo cambi e diventi un po' più speciale. Non lo sopporto più. Ho sempre creduto che avrei potuto continuare all'infinito, ma loro ti scivolano via, come sabbia tra le dita e non posso fare nulla. Non c'è più nessuno. Sono andati distrutti e io non me lo ricordo quasi più. »
Il Dottore la osservava sorpreso. Forse era vero che non era umana. Lo stava fissando, ma il suo sguardo era spento e vuoto verso ricordi lontani.
« Che fine hanno fatto Cam e Arianne? » chiese lui cercando un pretesto per toglierle quell'espressione vitrea dagli occhi.
Il viso della Fata s'illuminò: « Ti ricordi di loro » ma subito tornò serio « una casetta. Era rimasta vuota. Il proprietario disse che gli inquilini erano andati via senza avvertire, ma che un signore anziano aveva tenuto la casa in buono stato, ci andava tutti i giorni per innaffiare le piante... »
Al Dottore mancò il respiro. Sapeva esattamente di quale “casetta” stavano parlando, ed era rimasta vuota per colpa sua.
« Dottore posso farti una domanda? » la Fata si era avvicinata e ora gli stava ad un palmo dal naso, lo guardava da sotto in su. Quegli occhi color del ghiaccio lo scrutavano i suoi con movimenti impercettibili e veloci, come alla ricerca di qualcosa. Lui annuì.
Per qualche istante li avvolse di nuovo quel silenzio surreale di poco prima. Ormai il sole era alto nel cielo azzurro, ma sembrava che la città si fosse riaddormentata, come sotto un incantesimo.
Il Dottore corrucciò la fronte cercando di capire chi fosse quella strana ragazza che aveva difronte. Quella starna TimeLady apparsa dal nulla senza un motivo. Non poteva crederci. Non voleva crederci.
La Fata alzò un braccio. Fece per dire qualcosa, ma poi si morse il labbro e si passò la mano tra i capelli, sistemandoseli dietro l'orecchio. Girò su se stressa dando le spalle al Dottore che indietreggio di qualche passo per evitare di perdere l'equilibrio.
« A che numero sei? »
« Scusa? » il Dottore non aveva capito bene la domanda. Fissava interrogativo la chioma di lunghi capelli scuri difronte a lui cercando di dare un senso a quello parole: « a che numero di cosa? » disse girando in torno alla ragazza per guardarla in faccia.
« A che numero sei? » ripeté lei giocherellando con un ricciolo « insomma, hai 1200 anni.... a che numero sei? » roteò gli occhi e poi tornò a fissarlo con un sorriso furbetto stampato sul viso.
Il Signore del Tempo capì. Era strano sentirsi fare una domanda del genere, di solito era lui che lo diceva presentandosi, e di solito stava cercando di salvarsi la pelle mentre qualcosa precipitava, o qualche alieno impazzito lo inseguiva.
« Undici » rispose orgoglioso.
Lei sgranò gli occhi incredula: « undici? io... io sono a nove! » esclamò « come hai fatto? Sei maldestro Dottore, se solo guardassi dove metti i piedi quando cammini ne avresti risparmiata qualcuna! » quella ragazza lo stava rimproverando. E per cosa poi? Il Dottore fu preso alla sprovvista.
« E adesso perché urli? » le disse controllando la strada deserta e sperando che nessuno li stesse ascoltando « sono l'undicesimo Dottore e allora? Cosa avrei dovuto fare? »
La Fata lo osservava esasperata. Poi si incamminò per la strada.
Lui la seguì e la afferrò per un braccio impedendole di proseguire « e adesso dove vai? Oh andiamo....»
« Dottore lo sai tu, lo so io, lo sanno loro » disse lei facendo un ampio gesto con il braccio verso la piazza li d'avanti « nulla dura per sempre. Magari la fine non arriva come tutti se la aspettano. Nessuna esplosione, niente gente che urla, ma prima o poi tutto finisce. Gli oggetti si rompono i fiori appassiscono, la stelle si spengono... e quando arriverai a tredici? » lo guardò dritto negli occhi, poi riprese a camminare scansandolo.
« E che ne so io cosa farò! » disse il Dottore desiderando che quella maledetta conversazione non fosse mai iniziata.
Lei si fermò e tornò indietro: « non avevi trovato qualcosa da rincorrere? E allora corri! sei un ragazzo furbo, ma credo che questa volta tu abbia dimenticato qualcosa. »
« Cosa hai detto? » come faceva a sapere tutte quelle cose, come poteva conoscere quelle parole...
« Il 1207 è un anno tranquillo, ideale per una bella pensata » gli disse la Fata rincamminandosi per la sua strada.
Il Signore del Tempo la guardò ancora una volta andare via con le idee ancora più confuse di prima, la Fata stava per girare l'angolo, ma poco prima di sparire alzò una mano in segno di saluto.
Il Dottore si sfregò le mani, si sistemò il cravattino, si voltò e tornò in dietro con passo deciso.
Oswin, Clara Oswald o qualunque sia il tuo nome, prima o poi ti troverò pensò il Dottore mente scendeva il primo gradino dell'ingresso della metropolitana.


 


 


 

DUE PAROLE:

Salve a tutti! Lo so che questa storia sarebbe dovuta essere una one-shot e finire con il primo capito, ma che ci volete fare? Mi è venuta in mente questa cosa e.... eccomi qui ^.^

Inanzi tutto ringrazio tutti coloro che hanno recensito o anche solo letto il precedente capitolo, dove ho aggiunto una “piccola postilla” per spiegare alcune cosette che non riprenderò più. A dire il vero ho messo di nuovo “completa” alla storia perché credo che sia finita qui. Poi magari se il mio cervello si inventa altro ricambio....

Se siete arrivati a leggere fino qui vi ringrazio!!! Fatemi saper cosa ne pensate (non sono molto brava con i secondi capitoli :-P) e se c'è qualcosa da chiarire ditemelo che aggiungo una postilla anche qui....

P.S.: per scrivere questa ff ci ho messo tanti mesi e quindi mi scuso ora per eventuali buchi nella trama (io ho cercato di stare attenta, ma, a storia riletta, sono consapevole che alcune piccole cose potrebbero non quadrare al 100%... ^^)

   
 
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