Capitolo
6: Lies and betrayals
-3
giorni al
matrimonio
Christine,
dopo una
settimana di preparativi per la sua “visita fuori
Parigi”, era pronta per
andare. Aveva detto a madame De Chagny che andava di nuovo da madame
Giry , e
questa coma la volta precedente non aveva nemmeno accennato ad andare
con lei.
Poi aveva convinto Maurice, dietro lauto compenso, ad accompagnarla a
Villemomlbe: il cocchiere s’era incuriosito e le aveva
chiesto spiegazioni.
-“Madamoiselle
cosa
ha da fare a Villemomle di così importante,da non potere
aspettare dopo le
nozze?”- di solito non si impicciava dei fatti dei padroni,
ma quella volta
volle fare un’eccezione, si preoccupava per la giovane Daee.
-“Vado
a trovare un
amico di mio padre, voglio informarlo delle mie nozze. Gli
farà sicuramente
piacere sapermi accasata con un nobile!”- Christine aveva
preparato una scusa,
così se Maurice avesse chiesto spiegazioni, non avrebbe
temporeggiato a
rispondere e quindi non avrebbe insospettito il cocchiere.
Erano
le dieci
precise, quando la carrozza varcò i cancelli della tenuta De
Chagny, diretta
verso la provincia parigina.
Affacciata
al
finestrino della carrozza, la giovane soprano vedeva scorrere davanti
ai suoi
occhi la campagna che si estendeva per decine di chilometri in ogni
direzione: i
fiori coloravano di mille sfumature i campi, le rondini tracciavano
infinite
spirali nel cielo terso, i cani delle fattorie vicine latravano in
amore. Il
sole illuminava quella giornata primaverile, così importante
per Christine, e
le accarezzava la pelle diafana, facendola arrossare un po’.
Respirò a pieni
polmoni quell’aria pura, carica di profumi e promesse.
Maurice
fischiettava
come al solito, qualche ballata che aveva ascoltato qua e là
nelle taverne che
frequentava assiduamente. Tutto quel sole, quella vita, le fecero venir
voglia di cantare : “We never said our love was evergreen,or
as unchanging as
the sea, but if you can still remember … stop and think of
me!”- poche battute,
di quell’aria che l’aveva consacrata alla fama. Maurice
taceva e anche la campagna tutt’attorno era muta:
tutto s’era fermato quando la prima nota era uscita dalle sue
labbra.
-“
Madamoiselle lei è
un angelo…”- Maurice era rimasto folgorato dalla
voce soave della giovane, d’altronde
non avendo mai goduto di una serata all’opera, era la prima
volta che ascoltava
qualcosa del genere.
-“Grazie
Maurice, lei
non è il primo a dirmelo …”- Christine
ricordava quando il suo mentore l’aveva
chiamata “mio angelo”. Quei tempi le sembrarono
così lontani, quasi
appartenenti ad un’altra vita. Ma fra poco
l’avrebbe rincontrato: sentiva che
il suo cuore saltava dalla gioia.
-“Secondo
lei si può
morire di gioia, Maurice?”- quella domanda esistenziale le
era uscita dalla
bocca senza pensare.
Il
cocchiere non
rispose, pensando ad una risposta da dare alla ragazza. Poi scoraggiato
rispose
: “ Non ne ho idea madamoiselle, ma so di un tizio che
è morto quando la moglie
gli ha detto di aspettare un figlio, quindi credo che si possa morire
per la
troppa felicità!”
Christine
rise a
quella risposta, Maurice le regalava quei pochi momenti di
spensieratezza che
le mancavano tanto. Oramai il vecchio cocchiere era quasi diventato
l’alter ego
di madame Giry.
Il
resto del viaggio
continuò così, tra una domanda ed un indovinello:
Maurice la faceva ridere, le
raccontava storielle e le poneva qualche enigma, non sempre semplice,da
risolvere.
Verso
mezzogiorno,
quando il sole era allo zenit, il cocchiere disse:
“Madamoiselle siamo quasi
arrivati a Villemomble, dove la devo portare?”
-“Maurice
non
dobbiamo entrare nel paese, ma appena vede una cascina malandata, con
un roseto
nei pressi, mi avvisi. È lì che dobbiamo
fermarci!”
-“Allora
credo che
siamo arrivati, lì guardi…”- Maurice
indicò alla ragazza un punto alla loro
sinistra: un enorme cespuglio carico di rose, era accostato al muro
ovest di
una vecchia cascina. Le rose rosse spiccavano sul bianco della pietra
della
casa.
-“Credo sia proprio questo il
posto. Maurice può
fermarsi anche qui, proseguirò a piedi!”
-“Madamoiselle,
ma
posso accompagnarla
fino alla porta se
vuole…”- il cocchiere non riusciva a capire,
perché fermarsi cento metri prima
della meta?
-“No!
Trovi un posto
all’ombra per i cavalli e si risposi. Farò
più in fretta possibile.”- si sbrigò
a dire.
-“Come
vuole
madamoiselle.”- Maurice non protestò
più e fece accostare i cavalli lungo il
ciglio della strada che conduceva a Villemomble.
Christine
scese senza
aspettare che il vecchio cocchiere le aprisse lo sportello.
Fissò lo sguardo
sulla vecchia casa abbandonata e un brivido le percorse la schiena. Era
così
vicina alla sua meta che non
riusciva a
crederci, era stato fin troppo facile trovarlo.
Si
voltò verso
Maurice e gli sorrise, come per dire “va tutto bene, torno
tra poco”. Il
cocchiere le restituì il sorriso e poi diresse la carrozza
non molto lontano
dalla cascina, all’ombra di una vecchia quercia nodosa.
Intanto
Christine
seguendo la strada era arrivata davanti alla porta: accostò
l’orecchio al legno
consunto dal tempo e dalle intemperie. Nessun rumore proveniva
dall’interno, ma
questo non la scoraggiò. Erik era sempre stato bravo ad
occultare la sua
presenza. Bussò, ma non appena le nocche toccarono la porta,
quella si aprì
come animata. Brutto segno. Entrò all’interno, con
passo incerto e timoroso, non
sapendo cosa aspettarsi.
Non
un rumore
spezzava la tranquillità della campagna. La casa era
apparentemente vuota,
nessuno viveva lì: la stanza al pian terreno era spoglia, ad
eccezione di un
vecchio tavolo traballante e di un divanetto rosso, che le ricordava
l’arredamento della stanza della musica, della dimora sul
lago. Tremò all’idea
di aver fatto tanta strada per nulla. Attraversò a grandi
passi la stanza e
salì le scale che portavano al piano superiore. Niente
nemmeno sopra, solo un
letto sfatto e brandelli di spartiti sparsi ovunque. Almeno quello era
il segno
del suo passaggio in quella casa. Ridiscese le scale e si
avviò verso la porta,
scoraggiata da quella scoperta. Un particolare colpì la sua
attenzione:
abbandonata sul tavolo c’era una lettera. La prese e appena
cominciò a leggere
le mani cominciarono a tremarle … non era la scrittura
elegante e curata di
Erik, ma quella incerta di madame Giry.
“Caro
Erik,
spero
tanto che questa mia
lettera ti trovi bene ed in salute. Quello che sto per dirti potrebbe
turbarti,
ma sappi che non è mia intensione turbare la tua vita e il
tuo cuore.
Conoscendoti e sapendo che le sorprese non ti sono gradite ti annuncio
una
cosa:Christine sta tornando da te! Sa dove sei, verrà a
cercarti. A te la
scelta …
Tua
serva, Therese Giry”
Quando
finì di
leggere quelle poche ma significative righe, Christine
accartocciò tra le mani
tremanti la lettera. Un grido di frustrazione le uscì dalle
labbra, mentre una
lacrima solitaria le scivolava verso il mento.
-“Maledetta,
maledetta … siate maledetta Madame!”- poi
uscì sbattendo la porta.
Evidentemente
Erik
aveva fatto la sua scelta: sapendo che lei sarebbe arrivata da un
giorno
all’altro, aveva preferito andarsene che attendere il suo
arrivo. Chiaramente
non voleva vederla! Ma quello che le faceva più male era che
la sua fidata
madame Giry, l’aveva tradita!
Nel
suo cuore, per la
prima volta si fece strada un nuovo sentimento: l’odio. A grandi passi, si
avviò verso Maurice che
stava riposando all’ombra e accarezzava distrattamente il
manto di uno dei
cavalli.
-“Maurice,
la prego
mi riporti a casa!”- stremata, con le guance in fiamme e gli occhi lucidi era
salita nella carrozza.
-“Madamoiselle,
tutto
bene? State male?”- si premurò di chiedere il
cocchiere.
-“No,
voglio solo
tornare a casa!”- mugugnò
la ragazza.
Maurice
salì in
cassetta e partì alla volta di Parigi.
Christine
aveva
ripetuto che voleva tornare a casa, si ma dove? La sua casa non era
villa De Chagny
… la sua casa era l’operà, dove tutta
quella storia aveva avuto inizio.
Un
idea le balenò
nella mente: se conosceva bene Erik quanto credeva, doveva essere
tornato per
forza lì, nel suo regno, dove poteva avere la situazione
sotto controllo. Ora
che la gendarmeria non lo cercava più, perché non
tornare nella propria casa?
Ed
era proprio lì che
Christine sarebbe andata, non appena si fosse calmata: al teatro
dell’Opera.
Angolino
di Farah: che dire, oggi mi sentivo ispirata,
sarà la primavera! Comunque qst capitolo è breve
come il precedente, ma è
importante per quello che verrà dopo. Christine è
furiosa e medita vendetta
contro quella volpe di madame Giry, che non sa proprio farsi i fatti
suoi !
Spero tanto che anche questo capitolino vi piaccia XD a la prochaine
fois ;)