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Autore: Ell Emerson    15/04/2013    2 recensioni
Nella diciassettesima estate della sua vita Evelyn viene spedita in uno sperduto paese sulle coste irlandesi, a trascorrere l’estate sotto la tutela della sua sconosciuta zia. La ragazza prevede un noioso soggiorno all’insegna del dolce far niente… si sbaglia.
Genere: Azione, Mistero, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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33. Epilogo


Quella mattina, seppur per poco tempo, era apparso il sole.
Si era mostrato all’interno di un piccolo spiraglio tra i ricami delle nuvole, e nessuno aveva voluto perdersi quello spettacolo raro.
Lo aveva visto Josephine, da una finestra dell’enorme sala da pranzo addobbata per l’occasione. Sebastian l’aveva raggiunta poco dopo e lei aveva subito sentenziato che il nodo del suo fazzoletto era fatto male.
Lo avevano visto Rose e Dalia, quando, dopo aver portato a termine i loro incarichi, stavano percorrendo il corridoio per raggiungere la loro stanze e indossare anche loro un elegante abito per la cerimonia.
Lo avevano visto Matt e Colin, che erano stati tra i primi a essere pronti e adesso attendevano su un divano in compagnia di Vincent e Tristan, costringendoli a sciorinare tutte le ultime storie dal fronte.
Lo aveva visto Cedric, dalla finestra della camera di Margareth, mentre attendeva sfogliando un libro che lei fosse pronta.
Lo aveva visto Harvey, attraverso la porta spalancata dell’atrio, aspettando che Christopher scendesse le scale. Sembrava metterci un’eternità. In realtà era quasi del tutto guarito, grazie a quelle miracolose punture, ma continuava a comportarsi da moribondo e a pretendere attenzioni, probabilmente perché nessuno gliele negava.
Lo aveva visto Karl, seduto su una panchina del giardino, con una rosa in mano, lo sguardo rivolto a Sophie che scendeva le scale di pietra con una leggiadria straordinaria.
Lo aveva visto Anton, dal finestrino dell’auto, mentre guidava verso Landry.
Lo aveva visto Theodore, particolarmente nervoso quella mattina, ma anche allegro. Che qualcun altro avesse qualcosa che lui aveva perso lo riempiva in parte di quella gioia che non aveva potuto avere piuttosto che di invidia.
Lo aveva visto Maryan, mentre chiudeva a chiave la porta della bottega, ancora semidistrutta.
Lo aveva visto padre Tim, mentre ripassava il bel discorso che aveva preparato per gli sposi.
Lo aveva visto Lisa, oltre le tende appena scostate, seduta sulla sponda del letto a stringere con le mani la stoffa della vestaglia, mordendosi a sangue le labbra. Davanti a lei, appeso a un’anta aperta dell’armadio, c’era un bel vestito azzurro da cerimonia, ma lei non sapeva ancora se lo avrebbe indossato e sarebbe uscita dalla porta.
Lo avevano visto in casa Mcgrath, ad Aberdeen, dalle vetrate della cucina, seduti a tavola. Guardavano spesso quella sedia vuota e quel piatto che mancava e si ripetevano che non sarebbero mai riusciti a dimenticare quel pezzo che mancava.
Lo aveva visto Alexander, dalla finestra della sua camera da letto, staccando solo per un momento gli occhi dallo specchio che rifletteva la sua bella figura avvolta dall’abito elegante.
Quando aveva riportato gli occhi sullo specchio la porta si era spalancata e Riley era entrato di fretta.
<< Per caso l’hai vista? >>.

Evelyn non si era avvicinata a nessuna finestra, ma aveva notato la sfumatura più chiara del solito che colorava ogni cosa.
Quella volta on aveva bisogno di vedere il sole a Landry e nessun altro presagio per sapere che ciò che era stato non era più. Tutto quel che il passato le aveva riservato era un ricordo che era determinata a custodire, ma in quel momento non c’era spazio per pensieri troppo profondi nella sua testa.
Il riflesso di una giovane ragazza avvolta in un abito dal bianco quasi abbagliante continuava a rigirarsi all’interno dello specchio.
Evelyn aveva sempre avuto un debole per i bei vestiti, i suoi occhi si illuminavano di fronte a trine e merletti, ma quella volta la sarta, che si era presentata a casa di Josephine con un’espressione a metà tra l’afflizione e la combattività, aveva auto un lavoro tanto semplice da stupirsene non poco.
L’abito indossato dalla figura nello specchio aveva maniche lunghe e una gonna non troppo larga, leggermente scollato sulle spalle. Solo la pelle chiara del collo rimaneva completamente scoperta, mostrando qualche macchia più scura, ricordo di qualche ferita che solo il tempo un giorno avrebbe portato via.
Evelyn continuava a giocherellare con la mano con l’estremità di un nastro che, intrecciandosi con un altro, chiudeva il corpetto sulla schiena.
Il nastro era blu, come un vestito che aveva indossato da bambina a un ricevimento di famiglia. Ricordava di essersi innamorata di quell’abito e di essersi rifiutata di indossare altro per giorni e giorni, rimirandosi in ogni singola superficie riflettente che incontrava, finché non lo aveva abbandonato in un armadio dismesso della soffitta di casa sua, ad Aberdeen, dov’era ancora, ma senza un nastro, che aveva preso di nascosto il giorno del suo funerale.

Christopher scoppiò a ridere.
<< Non è possibile che le preghiere di Lisa siano state esaudite >>.
<< Io mi ritengo offeso. Se voleva scappare doveva chiedere aiuto a me >> borbottò Alexander.
<< Visto i risultati dell’ultima volta che avete sabotato un matrimonio, credo di no >> gli rispose Cedric.
<< Io non mi ero mai divertito tanto >> disse Harvey, ma la sua voce venne sovrastata da un abbaiare furioso. << Tenetelo! >> gridò, << non posso neanche aprir bocca in sua presenza >>.
<< Buono Brak >>. Riley rise e trattenne il cane continuando ad accarezzarlo.
In quel momento Karl entrò nel salone inciampando in un tavolino.
<< Che notizie? >> gli chiese Sebastian, senza ottenere una risposta per parecchi minuti.
<< Karl dovrei essere io quello in stato confusionale, non rubarmi in ruolo >>. Gli disse Riley.
<< Che stato dovrei rubare? >> rispose quello.
<< Spero che Sophie non sia in queste tue stesse condizioni >> esordì Tristan.
<< E perché mai? >> esclamò Karl.
Tristan rise e non disse nient’altro, pensando che fosse meglio non infierire ulteriormente sulla confusione dell’amico, che perseverava nella dimostrazione della suddetta.
<< Sei sicuro che in camera sua non c’era? >>.
Riley tornò a fissarlo.
<< Stai mettendo in dubbio le mie qualità visive? >>.
<< Basta così >> sentenziò improvvisamente Alexander, << noi ce ne andiamo, tu pensa a trovarla, vi aspettiamo in chiesa >>.

In realtà Riley non aveva temuto nemmeno per un istante che la sposa fosse scappata. Nemmeno quando, correndo il rischio di beccarsi in testa una scarpa di Sophie, che gli aveva intimato di stare alla larga, entrando in camera di Evelyn aveva trovato soltanto un nastro sul pavimento, di fronte allo specchio, dove invece doveva esserci lei, a guardarsi un’ultima volta prima di uscire.
Riley conosceva benissimo la provenienza di quel pezzetto di stoffa stretto e lungo. L’aveva vista sparire per poco tempo, subito dopo il funerale, ma non si era azzardato a seguirla, certo che qualunque cosa lei volesse fare era intima e delicata come un addio.
Evelyn aveva portato con sé un pezzo tangibile dei suoi ricordi, frammenti di vita da perdere e ritrovare.
Lui non aveva visto l’abito da sposa, ma era sicuro che il nastro vi apparteneva e che Evelyn lo aveva rimosso senza pensarci bene. Voleva conservare i suoi ricordi, ma era già abbastanza difficile fare i conti con il presente e non c’era sempre spazio anche per il passato.

Non soffiava neanche il più impercettibile alito di vento mentre Evelyn continuava a camminare, piano, quasi svogliatamente.
Un’altra onda sospinse acqua e schiuma vicino all’orlo del suo abito, ma lei stavolta non ebbe voglia di indietreggiare.
Avvertì prima una stretta al polso e poi calore alla schiena e alla gola.
<< Hai perso qualcosa >> le sussurrò Riley sul collo, trascinandola lontano dalla riva e trattenendola contro il suo corpo.
Evelyn gli sfilò dalla mano il nastro blu e lo guardò per un istante, poi si voltò e piantò gli occhi in quelli di lui.
<< Pensavi che fossi andata via? >>.
<< No, ma ti avrei comunque riportato indietro >>.
<< Sicuro? >>.
<< Non l’ho sempre fatto? >>.
<< Dovrai farlo per il resto dei tuoi giorni, se oggi arriviamo fino a quell’altare >>.
<< Finché morte non ci separi >>.
Riley la strinse e lei chiuse gli occhi. Non vide più nulla e perse coscienza di ogni cosa. Rimase soltanto la consapevolezza delle braccia di Riley intorno a lei, del suo respiro tra i capelli, del sorriso di lui che, al contrario del suo, non spariva quasi mai.
Evelyn non riusciva a immaginare il futuro e il suo passato non era stato una favola, ma in uno dei pochi slanci di ottimismo della sua vita, volle credere al “per sempre”.
   
 
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