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Autore: Josephine_    15/04/2013    4 recensioni
“Capisco.” Annuì Tremotino “Comunque… chiedimi cosa vuoi. Come regalo intendo. Posso avere tutto ciò che desideri, sempre che non vada contro il nostro contratto.” Puntualizzò poi.
Belle sapeva a cosa si riferiva: tornare a casa, rivedere il padre, il castello. Quello no, non lo poteva avere.
“E’ troppo facile così. Il regalo deve essere una sorpresa, non posso dirvelo io. E soprattutto non potete usare la magia, visto che io non posso usarla.”
Belle sembrava tornata di buon umore, e questo lo fece sorridere.
“Allora, abbiamo un accordo?” lo schernì lei scimmiottandolo e ottenendo come reazione la solita risata un po’ pazza.
“Io amo gli accordi.”
[fluffosa Rumbelle ambientata nel periodo Natalizio, hope u enjoy it :)]
Genere: Commedia | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Belle
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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2. Pomeriggi inconcludenti
 



 
L’accordo era stato stabilito in ogni suo punto ed ufficializzato da un contratto lungo ben tre fogli di pergamena. Le regole erano semplici: sia Belle che Tremotino avrebbero dovuto farsi un regalo che avrebbe dovuto essere consegnato all’altro entro e non oltre la mattina di Natale. La magia non era consentita in alcun caso, come qualsiasi altra forma di imbroglio –ripensando a quest’ultima clausola, Belle fu sorpresa nel constatare come l’Oscuro avesse deciso di non giocare sporco come suo solito. Infine, se Tremotino fosse riuscito a farle il regalo che lei desiderava, Belle avrebbe dovuto pulire tutte le finestre del Castello Oscuro; nel caso contrario, avrebbe dovuto concederle una settimana di pausa da ogni faccenda domestica.
 
Un traguardo niente male per cui battersi, osservò Belle mentre lavava i piatti in cucina. Sarebbe stato bello non dover lavare, stendere, cucinare e spolverare per qualche giorno. Avrebbe potuto rilassarsi, fare qualche lunga passeggiata in giardino e passare ore e ore a leggere nella grande biblioteca del castello –in cui purtroppo non riusciva a trascorre mai abbastanza tempo.
E sarebbe stato senza dubbio soddisfacente riuscire a stupire l’Oscuro facendogli un regalo originale ma allo stesso tempo semplice, qualcosa che avesse potuto lasciarlo a bocca aperta e –nella migliore delle ipotesi- anche strappargli un sorriso –Belle adorava quando sorrideva, lo faceva con prudenza, quasi non ne fosse più abituato, e di nascosto, come se avesse paura di essere giudicato.
Alzò gli occhi al cielo, maledicendosi mentalmente per essersi persa in simili fantasticherie, ma poi le labbra le si incresparono in un sorriso quando realizzò che era Natale, era Natale anche lì, era Natale anche per lei. Avrebbe fatto il massimo per godersi la giornata e per trovare un regalo adatto a Tremotino. Se poi avesse vinto la competizione, avrebbe ottenuto una settimana di puro relax e avrebbe dimostrato all’Oscuro di essere brillante, piena di iniziativa, creativa. Sarebbe stata un’eroina, di nuovo.
 
Mentre finiva di asciugare l’ultimo piatto, Belle si interrogò su cosa potesse piacere al Signore Oscuro, senza tuttavia trovare un’idea che la convincesse davvero. Cosa si regala ad uno che ha tutto?
 
Belle sbuffò, esasperata, appoggiando con troppa forza il piatto nella credenza.
 
“Attenta dearie, non ne ho tanti di quei piatti.” la ammonì Tremotino comparendole alle spalle.
 
Belle sussultò e sperò che lui non lo notasse –speranza vana.
 
“Ti ho spaventato?” le chiese lui ghignando.
 
“Sì” fu costretta ad ammettere Belle “non dovreste comparire così improvvisamente! E se per lo spavento avessi rotto qualcosa? Se avessi perso l’equilibrio e fossi caduta?” incalzò lei, le mani sui fianchi e il cipiglio più preoccupato –ma anche più comico- che Tremotino le avesse mai visto.
 
“Calmati darling. Non avrei mai permesso che ti facessi del male” le disse lui con tranquillità, e Belle rimase momentaneamente spiazzata dalla dolcezza delle sue parole. 
 
“Ora che ci penso, non mi importa poi tanto dei piatti. Se si rompono, posso sempre crearne di nuovi” proseguì lui, accompagnando le parole con un gesto annoiato della mano.
 
Perfetto, niente piatti come regalo. Né bicchieri. O vassoi. Bhè, niente che lui possa automaticamente creare dal nulla. Pensò Belle, sconsolata, guardandosi i piedi.
 
“Ti vedo pensierosa stamani. Di solito parli molto, oggi sembri aver perso l’uso della lingua.” Commentò l’Oscuro sedendosi su una delle sedie di legno lì vicino.
 
“N-no, ce l’ho la lingua” rise Belle “E’ che stavo riflettendo.”
 
“Su cosa, dearie? Non dovresti pensare così tanto! L’intelletto rovina la bellezza: esso è per sua natura una forma di esagerazione e distrugge l'armonia di qualsiasi volto. Appena uno si mette a pensare, diventa tutto naso o tutta fronte, o qualche cosa di orribile¹. Non ci hai mai fatto caso?”
 
“State dicendo che siccome penso e leggo molto, sono brutta?” lo incalzò lei, a metà tra il divertito e lo scocciato.
 
“Mia cara, voi siete l’eccezione che conferma la regola.” affermò l’Oscuro abbozzando un mezzo inchino. “Ma ora dovete dirmi cos’è che vi rende così tanto crucciata.”
 
“Bhè… diciamo che si sta rivelando piuttosto difficile indovinare i vostri gusti in fatto di regali. E soprattutto non riesco a pensare a qualcosa che vi serva e che non possiate procurarvi con la magia.” Ammise Belle, sedendosi sul tavolo e facendo dondolare le gambe.
 
Tremotino non rispose subito. Si era perso nell’osservare il vestitino blu di lei, così grazioso, perfettamente intonato ai capelli, agli occhi, alla bocca; quando Belle muoveva le gambe il vestito si increspava leggermente lasciandole scoperte le caviglie, ma lei non sembrava preoccuparsene. Se fosse stata ad Avonlea, la sua città natale, qualcuno l’avrebbe sicuramente ripresa per un comportamento così poco principesco, e lei forse si sarebbe offesa. Forse sarebbe stata zitta. Forse si sarebbe messa a ridere e avrebbe tirato il vestito un po’ più giù.
 
Quando alla fine si riscosse dai suoi pensieri, si rese conto di essere stato in silenzio più tempo del necessario –lo capì dallo sguardo divertito e incuriosito di Belle, che aveva smesso di dondolare le gambe e adesso giocherellava con una ciocca di capelli.
 
“Stavo pensando…” inziò “… che forse ti dovresti arrendere. Insomma, l’hai detto anche tu: io ho tutto, non ho bisogno di regali. E anche se mi mancasse qualcosa, dubito che riusciresti a procurarmelo tu, visto che non puoi uscire di qui. Insomma, ho vinto io. Quando inizi con le finestre?” concluse, lo sguardo acceso e soddisfatto.
 
“Non se ne parla! Io non mi arrendo!” esclamò Belle, scendendo dal tavolo “Voi avete tutto, è vero. Ma un regalo non deve necessariamente essere utile, basta che sia personale. Basta che vi piaccia. E io troverò un’idea prima di domani. L’accordo è ancora valido, e chi sa che non siate voi a perdere? Forse non avete idea di come sia difficile accontentare una ragazza.” Rise.
 
“Staremo a vedere, dearie. Adesso scusa la mia maleducazione, ma sono costretto ad andarmene. Mi aspetta una giornata ricca di accordi. Quando hai finito qui, pensa pure al soggiorno e alle altre stanze. Oggi non dovrebbe nevicare, quindi puoi occuparti anche del giardino e…”
 
“Davvero non nevica?” lo interruppe Belle, lo sguardo improvvisamente affranto.
 
“No. C’è il sole. Dicevo…” Tremotino stava per ricominciare a stilare l’elenco delle mansioni che Belle avrebbe dovuto portare a termine entro quella sera, ma lei lo interruppe di nuovo:
“Ah… peccato. Non sembra del tutto Natale quando non nevica².”
 
“Bhè…” Tremotino trasalì prima di rispondere, e pensò che Belle aveva lo strano potere di trasformasi da eroina in bambina in meno di un minuto “…dovrai accontentarti del sole per quest’anno, dearie. Comunque, riguardo al giardino, ricordati di controllare la serra e di spalare un po’ la neve rimasta sul vialetto. E’ tutto, ci vediamo più tardi.” E con un sorriso che Belle non seppe decifrare lasciò la stanza.
 
Belle rimase qualche minuto a guardarsi intorno, spaesata, con la mente persa nel ricordo dello scorso Natale, quando aveva passato tutta la sera a leggere un libro sul morbido divano in velluto rosso, osservando di tanto in tanto i fiocchi di neve sfiorare le finestre con un ticchettio che era un dolce sussurro e una ninnananna potentissima. Si era addormentata lì, una mano appoggiata sulla pagina che stava leggendo, il vestito da sera sgualcito e l’acconciatura sformata.
La ragazza sospirò pensando a quanto diverso sarebbe stato quel Natale, ma non si perse d’animo: avrebbe sbrigato tutte le faccende prima del rientro di Tremotino e avrebbe trovato il regalo perfetto. Quella era una vera e propria sfida, e lei non l’avrebbe di certo persa.
 
 
 
Erano passate ben otto ore da quando l’Oscuro se ne era andato, e sebbene Belle avesse terminato da un pezzo le faccende domestiche, del regalo ancora nessuna idea. Aveva provato a curiosare nel suo studio, trovandoci poco o niente, nella camera e in biblioteca, ma neanche i libri avevano saputo aiutarla. Adesso, semistanca, stava leggendo un romanzo di avventura seduta su una poltrona verde accanto al fuoco, con i capelli sciolti che periodicamente sistemava dietro le orecchie affinché non le finissero davanti agli occhi. Presa dalla trama, non si accorse subito delle due voci provenienti dalla stanza accanto, ma fu solo dopo pochi minuti che si alzò e si mise a origliare.
 
“Non avevi il diritto di seguirmi fin qui.” Tremotino aveva un tono piuttosto scocciato.
 
Belle sentì una risata femminile dal tono piuttosto isterico, e una scossa di brividi le salì lungo la schiena.
 
“Per piacere, con chi credi di parlare? Ho bisogno di quella mela, mi serve.” Insistette la donna.
 
“Bene, non sarò io a portartela. Non sono un ladro, certi mezzucci proprio non mi piacciono.” Disse Tremotino, e Belle da dietro la porta lo immaginò mentre ghignava.
 
“Ho già provato. I bambini muoiono tutti.” La voce della donna era una lama tagliente, priva di qualsiasi intonazione o emozione, e Belle ebbe di nuovo i brividi. I bambini muoiono tutti.
 
“Trovane degli altri. Mandaci uno delle tue guardie, non lo so. Non mi interessa. Ma adesso vai.”
 
Belle sentì che i due si stavano allontanando e trasse un sospiro di sollievo prima di voltarsi verso la poltrona e vederci seduto l’Oscuro, un sorriso a increspargli il volto.
 
“Non ti hanno mai detto che è maleducato origliare?” la incalzò.
 
“s-s-scusate.” Balbettò Belle arrossendo “ero curiosa.” Ammise abbassando lo sguardo e sentendosi una completa idiota.
 
“La curiosità è una delle forme del coraggio femminile³, dearie.” Disse lui scrollando le spalle “ciò non toglie che gradirei che tu non ti intromettessi nel mio lavoro.”
 
“Sì, avete ragione. Mi dispiace.” Scusarsi era il minimo che potesse fare visto che era stata appena scoperta a origliare come una bambina disubbidiente.  
 
“Tranquilla, dearie.”
 
“Chi era la donna?” chiese Belle in un impeto di irrefrenabile curiosità, pentendosi della domanda un secondo dopo essersela lasciata sfuggire dalle labbra.
 
Tremotino alzò un sopracciglio e lei pensò di averlo fatto definitivamente arrabbiare, ma poi si mise più comodo sulla poltrona e rispose:
 
“Si chiama Regina, forse tu la conosci come “strega cattiva” o con altri nomignoli poco graziosi. Una ragazza molto dotata ma un tantino vendicativa.” Le spiegò ridendo con quel suo fare un po’ strano, mentre a lei tornavano in mente tutte le volte in cui la nutrice le aveva raccontato di quella strega potente e malvagia.
 
“E parlava sul serio quando diceva dei bambini?” chiese di nuovo Belle, che ormai era decisa ad ottenere più informazioni possibili sull’argomento.
 
“No.” Mentì Tremotino, per poi correggersi non appena lo sguardo inquisitore di Belle lo colpì “Sì, le serve una cosa e manda dei bambini a prenderla. Nessuno di loro è mai ritornato.”
 
Belle rabbrividì una terza volta e sentì qualcosa di morbido e caldo poggiarsi delicatamente sulle sue spalle. Una coperta a scacchi blu e rossa.
 
“Non vorrei tu ti ammalassi e mi dessi buca proprio la sera della vigilia.” Le spiegò l’Oscuro.
 
“Oh, hem, grazie.” Belle lo guardò e sfoderò un sorriso che avrebbe fatto sciogliere qualsiasi ghiacciaio, e Tremotino tentennò. Fissò lo sguardo sulle sue labbra, una curva rossa perfetta che avrebbe fatto invidia a qualsiasi rosa, poi sulle gote, ancora rosse per l’imbarazzo, infine sui capelli, scarmigliati per il pomeriggio passato a rassettare la casa. Solo quando lei gli si avvicinò e gli si sedette accanto, si decise a guardarla negli occhi. E lì si perse, in quel blu acceso e profondo al tempo stesso, in quelle pozze di sincerità e innocenza, in quel tutto che erano gli occhi di Belle e che lui non aveva mai visto in nessun altro.
 
Si maledisse non appena si rese conto dei sentimentalismi che la sua mente stava partorendo e distolse lo sguardo dalla ragazza, la quale aveva cominciato a fissarlo altrettanto intensamente. Tremotino la vide puntare i suoi grandi occhioni blu sul suo collo e poi arrossire improvvisamente, e si chiese che razza di pensieri le avessero attraversato la mente per provocarle una reazione del genere. Avrebbe voluto chiederglielo, magari prenderla in giro, ma non lo fece. Si limitò a scrollare le spalle a introdurre un nuovo argomento, sperando che la tensione all’interno della stanza si allentasse:
 
“Dearie, sono quasi le sei. Alle otto ceniamo.” Le ricordò, riscuotendola dai suoi pensieri.
 
“Oh, hem, è vero.” Arrossì di nuovo “mi metto subito a cucinare.” Si alzò di scatto e fece per dirigersi verso il portone, agognando un momento di solitudine  in cui schiarirsi le idee poco caste che appena qualche minuto prima le avevano attraversato la mente.
“Aspetta, Belle.” La richiamò lui, e i battiti del suo cuore aumentarono quando si sentì chiamare con il nome di battesimo. Si voltò, aspettando una risposta, e trovò l’Oscuro concentrato sulle pieghe del suo vestito.
 
“Ti ho portato in camera il vestito che avevi quando sei arrivata, questo straccetto puoi anche non mettertelo per stasera.” Le spiegò ghignando e accompagnando il tutto da uno sbuffo divertito.
 
“Oh, grazie. Allora a stasera.” Gli sorrise.
 
“A stasera. Spero tu abbia trovato il mio regalo.” disse lui, divertito, mentre Belle usciva in fretta e furia dalla sala.
 
Cavoli, il regalo!
















  
1. Oscar Wilde, Il ritratto di Dorian Gray
2. Coldplay, Christmas Lights
3.
Victor Hugo, Novantatré, 1874  







Writer's corner: con un po' di ritardo pubblico il secondo capitolo, per il prossimo prometto che non farò aspettare più di qualche giorno (scuola permettendo) :) Grazie a tutti quelli che hanno messo la storia tra le seguite e per chi avrà il buon cuore di recensire questo capitolo (critiche e consigli sono sempre ben accetti, dopotutto sono ''nuova del posto''), buona lettura e a presto,
_gelb



ps: scusate eventuali errori o imprecisioni, ho la brutta abitudine di non rileggere mai prima di pubblicare, mannaggiammè
 

  
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