Anime & Manga > Vampire Knight
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Autore: nozomi08    15/04/2013    3 recensioni
La storia parla della 16enne Yame Minashigo, giovane studentessa appena entrata nella prestigiosa Cross Accadeemy. Sebbene sia a conoscenza dei tempi bui che affliggono sia la società degli umani che dei vampiri, le uniche volontà della ragazza sono quella di scoprire il mistero che si cela dietro alla morte dei suoi genitori e la possibilità di vendicarsi per il dolore e la solitudine che l'hanno attanagliata per molti anni. Ben presto però il suo cuore verrà scosso dalla presenza di un giovane hunter che le farà riscoprire l'intensità di sentimenti perduti e che verrà a sapere un terribile segreto dietro la natura di Yame e il suo passato. E intanto, la guerra contro il vampiro Sanguepuro Rido Kuran imperversa...
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo Personaggio, Un po' tutti, Zero Kiryu
Note: Lime | Avvertimenti: Violenza
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 Assassina…
Aprii lentamente gli occhi, ancora impastati dal sonno, e mi guardai intorno, in cerca di ciò che mi aveva svegliato, ma trovai ad accogliermi solo il freddo abbraccio del buio. Strano, mi era parso di sentire una voce…
Assassina…
“Io… cosa?”
Colpevole!
“Quella voce… da dove viene?”
Ero confusa. Mi metteva i brividi. Il nero nascondeva ogni cosa alla mia vista.
Una dolce melodia ruppe il silenzio dell’oscurità. Un carillon, da fuori la stanza. Aveva una melodia familiare, l’avevo già sentita, da qualche parte…
Mi alzai dal letto, attratta da quel dolce suono, e andai alla porta, uscendo nel corridoio. Anche qui era tutto buio, non c’era nessuno. Mi lasciai guidare dalla dolcezza di quella bellissima musica, senza pormi domande, senza fare caso a nulla. Nella mia mente c’era solo la certezza di dover seguire ciò che parlava dritto al mio cuore, che mi chiamava a sé. Scesi due rampe di scale e mi ritrovai in un salone grande, quello di una casa che sentivo di conoscere fin troppo bene. Avanzai il primo passo e avvertii qualcosa di viscido sotto i miei piedi. Abbassai istintivamente lo sguardo e mi trovai davanti una pozza di sangue. Terribilmente rosso, orribilmente fresco. Sgranai gli occhi, svegliata dall’ipnosi della musica del carillon. Fui pervasa dal ribrezzo di quella visione, e mi portai le mani alla bocca. In quel momento ebbi un brivido, ancor più vivo della mia paura, che mi gelò ogni singola membra. Mi guardai le mani e le scoprii anch’esse coperte di sangue, così come lo riscoprii sui miei vestiti. Sangue, sangue ovunque. Posai lo sguardo davanti a me, e mi sentii morire. A terra c’erano i miei genitori, immersi in quel mare rosso, gli occhi vuoti e tetri. Li guardai attonita. Il mio cuore aveva smesso di battere, i miei polmoni di respirare, la mia gola di proruppere alcun suono.
Guarda, il tuo peccato… sei soddisfatta ora?
Rimasi immobile, incapace di muovere anche un solo muscolo, di scappare da quell’orrore, di liberarmi della paura che mi incatenava lì.
Mostro… mostro…. Ecco cosa sei, un mostro! Il MIO mostro! Ahahahahahahah!
Quella risata aggiacciante mi penetrò fin dentro le ossa e mi riscosse. Le gambe mi cedettero, cadendo in quel lago scarlatto, e urlai a squarciagola, un urlo atroce, carico del mio panico e della mia angoscia per quello che i miei occhi avevano incontrato…
 
Mi svegliai di soprassalto, urlando terrorizzata. Un altro di quei terribili, interminabili incubi. I miei pensieri andarono a quello che avevo sognato, e sentii le lacrime pungermi gli occhi come aghi di ferro. Raggruppai le ginocchia al petto, le cinsi con le braccia. Sfogai la mia frustazione in un pianto soffocato, lasciando che i singhiozzi scuotessero il mio corpo provato e la mia anima, lacerata dal ricordo della perdita di ciò che per me una volta era la cosa più importante.
********************
Ero di un umore pessimo, la mattina seguente. Mi sentivo debole, la mente annebbiata. Tutta colpa di quell’incubo. Ma non era una novità, per me. Li ho sempre avuti, fin da quella notte. Più mi sforzavo di ricordare quel che accadde quel giorno di 10 anni fa, più venivo perseguitata da quei pessimi sogni; e ogni volta, quando mi risvegliavo, avevo il corpo spossato dai pianti di poche ore prima e sentivo sulle labbra il sapore amaro delle lacrime che accarezzarono il viso, il mio viso, così simile a quello di lei. Per quanto mi doleva ricordare, volevo trovare la verità. Volevo sapere come ha fatto la mia vita, circondata dal calore e dalla protezione della mia famiglia, ad essere sconvolta così, in un fuggevole e determinante attimo. Un attimo che cambiò il mio mondo, e ciò che ne fu parte. Un dannato attimo che mi lasciò piena di ferite irriparabili, che, forse, nemmeno l’eternità avrebbe potuto guarire. Troppo spesso immaginavo a come sarebbe stata la mia vita se fossero ancora qui, e troppo spesso mi davo della stupida e mi dicevo che era inutile; ma non potevo farci niente. Sono un essere umano, che ferisce e viene ferito, che sbaglia e tenta di rimediare, che troppe volte cade ed è costretto a rialzarsi. Siamo quelle creature che oscillano tra giusto e sbagliato, tra amore e odio, tra ragione e tentazione. Si interrogano sull’essenza della vita, sulla ragione della loro esistenza, sul loro posto nel mondo, la loro strada, che si lasciano divenire preda delle emozioni; forse non siamo nient’altro che questo: emozioni. Fragili, forti, contradditorie. Cosa poteva descriverci meglio?
Mi affacciai alla finestra e godetti della visione dell’alba. Il sorgere del sole. Una rinascita, che scandiva il passare del padre tempo sulla nostra vita e l’inizio di qualcosa che avverrà. Chiusi gli occhi un istante e respirai profondamente, assaporando l’aria fresca, nuova, inebriandomi del profumo degli alberi, dei fiori, del canto del vento. Vidi delle ragazze passare sotto al cortile. Parlavano allegramente, ridevano, si raccontavano del più e del meno: del ragazzo che loro piace, delle lezioni, delle vacanze; delle cose piccole, inutili, ma che pensiamo tanto importanti.
Amicizia. Un sentimento tanto forte, che necessita tanto altruismo e tanto affetto. Un sentimento che non avevo mai realmente provato, che potevo solo sfiorare. All’orfanotrofio, non avevo interagito molto con i miei compagni. Ho sempre scelto la solitudine, come compagna. Era stata una mia scelta, ma avevo il presentimento che quella fosse una punizione contro me stessa che celava una colpa ancora più profonda di quella che mi ero attribuita. Colpevole, peccatrice, così mi sentivo. Ma perché allora sentivo questo fardello ancora più forte, ancora più vivo? Perché sentivo che le mie colpe non erano finite? Rendermi conto di essere stata un peso non era già abbastanza? Il mio peccato… quale era il mio vero peccato?
Sospirai, e malinconica volsi gli occhi verso il cielo plumbeo, immersa in questi pensieri. Avrei tanto voluto andarmene con loro, la mia famiglia, ovunque essi siano, che sia l’inferno o il paradiso, liberi da tutto, di nuovo insieme… ma non potevo, non dovevo. Era un pensiero egoista, che non mi potevo permettere. Era come fuggire, e io non volevo scappare. Avevo un una missione alla quale dovevo adempiere, fino alla fine. Dovevo tenere duro, diventare più forte, o non ce l’avrei mai fatta.
Mi scostai dalla finestra e incominciai a prepararmi. Detti uno sguardo migliore alla divisa: era davvero bella, devo dire che mi piaceva molto, anche se non mi andava tanto a genio il fiocco…
Mi stavo ancora sistemando quando, d’improvviso, sentii bussare.
“E chi sarà ora?” pensai incuriosita
Andai alla porta, e con mia grande gioia mi trovai faccia a faccia con Zero in carne e ossa, impassibile e dannatamente bello come al solito, l’intensità dei suoi vibranti occhi che travolgeva i miei come un niente. Ci rimasi di sasso. Sul serio. Mi sembrò che il cuore avesse smesso di battere, mentre lo stomaco era in balia della tempesta. Il ricordo della figuraccia di ieri sera mi colpì con la stessa potenza di un sonoro pugno in faccia. Tra tutti, proprio LUI mi dovevo trovare di fronte?
“O mio dio, o mio dio… non poteva essere Yuki, no eh?” pensai disperata e imbarazzatissima
La mia condizione non migliorò quando mi squadrò da capo a piedi e ripiantò quelle due ametiste nel mio grigio perla. Ora mi sembravo una torcia umana. Volevo sprofondare giù negli inferi. Ora.
-Buongiorno- disse con tono piatto
-B-buongiorno- balbettai come un’idiota io, abbassando lo sguardo, non in grado di sostenere oltre il suo.
-Sono venuto per accompagnarti in classe, visto che non sai dov’è. - Continuò secco
Incapace di pensare o fare qualsiasi cosa, perché ancora piuttosto shockata, restai lì ferma alla porta, come inebetita. Potevo sentire rimbombare nella testa quella odiosa vocina che si divertiva a ripetermi incessantemente “che figuraccia, che figuracciaaaaaaaaaa…”
-Allora… vogliamo stare tutto il giorno qui o ti decidi a muoverti?- disse scorbutico
-Eh, si scusa ok, ok, andiamo…- dissi con la testa che mi girava, in preda a quell’eco malefico
Zero mi fece strada, ed io lo seguii a ruota, cercando di riprendermi. Provai a concentrarmi sul memorizzare dove dovevo andare per arrivare in classe. In pochi minuti ci ritrovammo nel cortile, percorso da una miriade di studenti che si dirigevano verso le proprie aule. Fu un po’ difficile seguire Zero in quella situazione, non facevo altro che zigzagare in quel mare di gente, tentando di non perdermelo di vista. Ringraziai il cielo che fosse alto e con un colore di capelli particolare, altrimenti mi sarebbe sfuggito. Se mi perdevo, ero fritta. Insomma, non ero mai stata in quella parte dell’accademia, non avrei avuto la minima idea di dove andare, nemmeno a rigor di logica.
Zero continuava ad avanzare a passo spedito e stargli dietro si faceva per me sempre più complicato. Accelerai il passo, finchè ad un certo punto incappai nei piedi di una ragazza, cadendo. Istintivamente tesi le mani in avanti e mi aggrappai alla prima giacchetta che trovai sulla mia traiettoria, sbattendoci la faccia. Sentii il corpo del malcapitato irrigidirsi all’impatto con il mio. Alzai inconsciamente la testa ed incrociai due occhi viola su un viso dalla pelle estremamente chiara. Realizzai che ero andata a sbattere proprio contro Zero. Sentii la mia faccia avvampare per l’ennesima figuraccia.
“Oh, cavolo! Allora qualcuno lassù deve avercela davvero con me!” pensai indispettita
-Si può sapere che stai facendo?- chiese alzando un sopracciglio
Strabuzzai gli occhi, sbigottita.
-Ma come che faccio?! Non vedi che sono inciampata?! Idiota!- sbottai furente. Ero più arrabbiata per l’umiliazione, che per lui, e poi, stavo diventando ancora più stressata perché c’era un po’ di gente che mi fissava in modo strano, come se fossi stata una lepre di fronte ad una volpe. Per non parlare del sentire bisbigliare cose come “oh, no gli ha detto idiota!” o “poverina che le farà ora?”
“Si può sapere perché mi fissano così?” pensai a disagio
Mi ricomposi in fretta, tenendo lo sguardo basso, un po’ dispiaciuta della mia reazione. Forse non dovevo proprio dirgli “idiota”, in fondo, non era lui che mi aveva fatto inciampare.
“Accidenti, tutte a me!” pensai serrando forte la mascella
-Stai bene?- chiese d’un tratto
Percepii una nota di gentilezza nella sua domanda, che mi lasciò un po’ impreparata. Non l’avevo mai sentito da lui un tono simile e sinceramente, da quel poco che ho visto del suo carattere, non me lo sarei aspettato.
-Si… grazie, è tutto ok- dissi alzando gli occhi, e quello che vidi mi stupì ancor più. Per un fugace attimo, vidi un velo di preoccupazione nella sua espressione solitamente impassibile. Mi chiesi se me lo fossi solo immaginato.
-Andiamo, altrimenti Yuki inizia a spazientirsi e diventa ancor più insopportabile di quanto non lo sia già- tagliò corto, incamminandosi di nuovo
Mi incamminai anche io, senza dire nulla, inebriata dal pungente profumo di pulito della sua giacchetta. Respirai a fondo, come per assaporarne ancora.
“L’odore di Zero…”
Lo guardai da dietro, e mi ritrovai a pensare a quella sua reazione di prima. Mi chiesi se ci fossero altri lati del suo carattere che nascondeva, e scoprii che volevo sapere di più su di lui, anche la benchè minima cosa.
“Forse, mi sto innamorando…?”
Scossi la testa. Non, non poteva essere così. Non credevo nei colpi di fulmine, troppo banali per i miei gusti ed impossibili nella vita reale. Esistevano solo nei film episodi del genere. Una cosa però la dovevo ammettere: ero attratta da lui. Mi piaceva. Non sapevo come avevo fatto a finire in questa situazione nè mi andava giù dirlo, ma era vero, non potevo negarlo, lo confermavo io stessa. Non avevo mai dimostrato tali atteggiamenti di fronte ad un ragazzo. Ma perché lui? Che sia per colpa di quella sensazione di affinità che provavo? Del fatto che eravamo entrambi orfani, che avevamo provato lo stesso dolore? O forse c’era un altro motivo?
Ripensai alla prima volta che lo vidi, qui. Mi ricordai che rimasi colpita più di tutto dalla forza che sprigionavano i suoi occhi. Non ne avevo mai incontrati del genere. A guardarli, sembrava che ti fossi trovata di fronte all’immensità del cielo e alla potenza del mare. Mi lasciò letteralmente senza fiato.
Ad un certo punto vidi Zero varcare una porta in legno. La mia nuova classe doveva essere qui. Non feci in tempo ad entrare che udii chiamare il mio nome
-Ehi, Yame quiiiiiiiiiii!- urlò Yuki agitando le braccia
-Te l’ho detto che stava incominciando ad essere impaziente… ancora poco e avrebbe superato i limiti della sopportazione. Non faceva altro che dire che non vedeva l’ora che arrivassi- disse Zero accanto a me. Si voltò un attimo a guardarmi e la mia schiena fu percossa da un brivido. Cercai di ignorarlo il più possibile.
-Ah, quasi dimenticavo, il direttore mi ha chiesto di dirti di raggiungerlo nel suo ufficio subito dopo le lezioni. Diceva che era urgente-
-Va bene, ma come mai?- chiesi. Lui fece spallucce
- non ne ho idea, quindi non chiederlo a me- rispose - non faceva altro che saltellare felice e dire in continuazione “chissà che faccia farà!”. Vallo a capire quell’idiota…-
“Insomma lo adora eh… però che strano… cosa avrà di tanto urgente da dirmi?” pensai incuriosita
Salimmo le scale e raggiungemmo l’energica Yuki. Mi detti un’occhiata intorno: l’aula sembrava come una di quelle all’università. Zero si sedette alla fila dietro ed io andai al posto che Yuki mi aveva prenotato apposta.
-Così potremmo conoscerci meglio!- spiegò radiosa
Notai che accanto a lei c’era un’altra ragazza, in quel momento intenta a leggere un libro. Sembrava uno di quei tipi calmi e composti in ogni situazione. Feci per presentarmi, ma fui anticipata dalla giovane guardian
-Ehi Yori questa è Yame, la nuova ragazza della quale ti parlavo! Yame, questa è la mia compagna di stanza, nonché mia migliore amica, Sayori!-
La ragazza alzò lo sguardo e mi trovai davanti due grandi occhi nocciola, dello stesso colore dei capelli, corti e mossi, che ricadevano soffici ai lati del tenero volto. Non chiedetemi il perché, ma mi ricordava molto un cerbiatto.
-Piacere di conoscerti. Chiamami Yori, se vuoi.- disse sorridendomi dolcemente
-Il piacere è mio, Yori- dissi ricambiando il sorriso
-Sai, devo dire che sei davvero molto bella- disse ingenuamente
Io rimasi interdetta da quel complimento. Non ero solita a sentirmeli dire.
-Eh?- dissi confusa
-Sì, lo penso anche io! Sembra una modella!- esclamò Yuki
-o-ok, Yuki, ma adesso non esagerare…- dissi
- Ma è la verità!- si lamentò – non lo pensi anche tu, eh, Zero?-
- E ora che c’entro io? –
- Andiamo è carina si o no?-
Mi diede un’occhiata veloce, squadrandomi da capo a piedi, e intanto le mie orecchie avvamparono…
- Sinceramente non mi interess… ahia!- esclamò massaggiandosi la testa. Yuki gli aveva appena dato un cazzotto
-  Sei sempre il solito, Zero Kiryu!- disse lei indispettita – Mai una volta che uscisse una parola carina da quella tua boccaccia!-
- E tu allora, invece di stare così a sprecare tempo, perché non ti decidi a metterti a studiare? Sarebbe ora!- disse Zero avvelenato
- E’ quello che dovresti fare anche tu, sapientone di un Zero!- ribattè lei
- Intanto però lui ha voti molto più alti dei tuoi…- commentò Yori. La frecciata andò magnificamente a segno.
- Se vuoi vedere il tuo adorato Kaname al ballo di fine anno, devi impegnarti di più!- continuò ridendo
Yuki diventò paonazza – M-ma con che te ne esci??- balbettò agitata
“Kaname… mi sembra di aver già sentito questo nome… ma dove?” chiesi tra me e me.
-Chi è questo Kaname?- chiesi decisa a togliermi subito il dubbio
- E’ solo l’eroe di Yuki- rispose Zero con noncuranza, il mento appoggiato sul palmo della mano. In un istante fu investito dalla fulminata d’occhi della piccola Cross. Peccato per lei che ne fu immune…
- E’ il capo della Night Class, nonché capodormitorio del dormitorio Luna- spiegò Yori
“Bizzarro… tutto questo non mi dice niente, eppure…” pensai poggiandomi il dito sulle labbra, la mano appena sotto il mento.
“Mah, forse è solo un déjàvu…” conclusi infine. Non mi andava di starci troppo a pensar su. Non era il momento di farsi tutti questi problemi insignificanti. In fondo, è solo un nome, no? Potrei averlo sentito ovunque…
- Capisco… Quindi Yuki, lui ti piace, non è così?- dissi a bruciapelo.
- Assolutamente no!- rispose lei ancora più paonazza
- E allora perché sei tutta rossa in volto?- continuai come se nulla fosse
- Ti prego non ti ci mettere anche tu, Yame!- si lamentò disperata
- Scusami Yuki, ma non capisco cosa ci sia di male ad ammetterlo, insomma, ti si legge in faccia…- bofonchiai. Giuro, non lo facevo apposta, mi veniva spontaneo dire quello che pensavo. Tutto qui. Anche io, a volte, mi rimproveravo per aver aperto bocca in certe situazioni. Essere sinceri è una magnifica cosa, ma significa anche attirare guai, qualunque siano le tue intenzioni.
- Visto? Lo dice anche lei- rise Yori
- Andiamo bastaaaaaaaaaaa!- urlò Yuki ai limiti della pazienza
- Ti vuoi dare una calmata per una buona volta?- sbrottò Zero irritato
- Aaaaaah, zitto tu!- lo zittì lei
Vidi Yori ridere di buon gusto, mentre Yuki e Zero si guardavano come cane e gatto. Provai una strana sensazione nel petto, bella, come una cioccolata calda nelle fredde serate d’inverno. Mi sentivo come se fossi tornata a casa dopo un lungo viaggio. Era così che ci si sentiva quando si stava insieme a qualcuno? Era questo quel che si provava stando con degli… amici? Era questo allora? Stare insieme?
Le mie labbra si incresparono in un largo sorriso, uno di quelli che irradiavano di luce i luoghi più tetri del mondo. Per un momento, mi godetti quella calda luce che si era fatta strada nei cupi meandri del mio tormentato cuore. E allora risi, risi come mai avevo fatto prima, felice di aver trovato, finalmente, quella che io consideravo la vera pace.
Per un istante, mi sono sentita non più stretta dalle catene della mia sofferenza.
Per un istante, fui libera.
NOTA DELL’AUTRICE:
eccomi qua di nuovo! Vi prego di scusarmi per il ritardo nel pubblicare questo capitolo *si inchina* chiedo umilmente perdono! Nello scorso capitolo, avevo detto che sarebbe apparsa la Night Class, ma alla fine non è successo. Chiedo perdono anche per questo. But don’t worry! Arriverà tra poco, anche se non avrà un ruolo centrale in quel momento… allora, aspetterò con ansia le vostre recensioni! Vi prego commentate, non sapete quanto per noi sia importante! Ricordate che le storie le scriviamo per voi, per farvi viaggiare nei vostri sogni! La cosa più brutta è pensare che ci stiamo riuscendo quando invece non è così! Quindi vi prego recensite! Solo così potrò migliorare per farvi continuare questo bellissimo viaggio! Grazie, per il vostro supporto, per tutto! A presto,
nozomi
 
 
  
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