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Autore: Andy Black    16/04/2013    10 recensioni
Non è la solita storia... qui non si scherza più. Il destino del mondo, come noi lo conosciamo, è in pericolo.
Pregare per il proprio futuro diventa lecito, quando scopri che il tuo dio ha finito di avere pietà e compassione per te. Troppi errori.
Troppe ingiustizie.
Ma qualcuno cercherà di cambiare tutto, e di salvarci. Di salvarci tutti.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon Courage'
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Vibrazioni - Pt. 1


Blitzle. Nelle sue mani c’era una Poké Ball, e dentro la Poké Ball un Blitzle. Rachel sorrise, riuscendo ad imitare alla perfezione i clown che piangono, in quei quadri dal dubbio gusto artistico. Il trucco sciolto, il volto in lacrime, erano tutti elementi che non creavano la minima armonia con il sorriso da ebete che si era inchiodata in volto.
“Blitzle! Zorua, bravissimo! Blitzle!” mise via la sfera contenente il nuovo Pokémon e strinse tra le braccia il suo amico di sempre.
Fu dopo una dozzina di secondi, di moine e carezze che si accorse che il ragazzo ed il suo Lucario erano li, in attesa di qualcosa.
“Ehm... immagino che debba ringraziarti... ancora” arrossì Rachel.
“Non sei obbligata... ma si, credo che tu debba farlo”. Quel tipo le rubò un altro sorriso.
“Allora grazie. Non penso che senza di te sarebbe finita bene...”
“Non preoccuparti. Adoro aiutare le donzelle in difficoltà”
“Meno male che sono donna, allora...”
“Già. Altrimenti ti avrei lasciata morire...”. Altro sorriso. “Comunque sono Zack...”
Rachel guardò la mano del ragazzo avvicinarsi al centro di un immaginario segmento che c’era tra i due.
Per un momento rivalutò la situazione. Stava per essere ammazzata, se non ferita gravemente da un Pokémon selvatico. Nonostante non avesse nessuna voglia di fare nuove amicizie, a quel ragazzo, Zack, doveva la vita.
Intanto quello continuava a tenere tesa la mano in direzione della ragazza, i secondi passavano ed il silenzio diventava ancora più imbarazzante.
“Ehm... afferri la mano, la stringi e la scuoti” fece il ragazzo, con sarcasmo.
Lei si risvegliò dai suoi pensieri, e sorrise. E tre. Quel ragazzo aveva qualcosa di stranamente anomalo. Vuoi per la timidezza, vuoi per una chiusura caratteriale, Rachel non era tipo che si apriva con il primo che capitava. Ma l’aveva fatta sorridere per tre volte in meno di due minuti, e quello era già un gran risultato.
Gli strinse la mano.
“Wow... brava...” sfotté lui.
“Smettila...” lei cercò di fare una faccia seccata.
“Ora dovresti dirmi il tuo nome, poi dovremmo essere a posto”
“Mi chiamo Rachel. E sono incredibilmente di fretta. Mi devi scusare, ma ora devo scappare”
“Dove devi andare di così tanto urgente?! Stavamo facendo pratica su come conoscere una persona, e te ne vai sul più bello?!”
E quattro. Rachel sorrise ancora, ci stava prendendo gusto.
“Devo arrivare a Timea il prima possibile”
“Sei diretta in qualche punto in particolare di Timea?”
“Ehm... dai... miei... zii! Si, abitano li, e devo portargli...” cercò mentalmente nella sua borsa, ma non riuscì a trovare niente di abbastanza brillante quanto veritiero da non lasciare alcun dubbio sulla veridicità della menzogna. Alla fine si dovette accontentare. “...devo portargli una Poké Ball”
“Non le vendono, a Timea?”
“Senti... devo andare. Grazie ancora” e Rachel riprese il cammino.
“Di niente... ma... aspetta un minuto!” lui volle seguirla.
“Che c’è?” domandò disinteressata, cercando di scansare gli ostacoli boschivi.
“Anche io devo andare a Timea... magari facciamo il viaggio insieme...”
“Non credo sia una buona idea”
“Ti farai ammazzare se non avrai nessuno a proteggerti”
“Non ho bisogno di protezione! E tu non sei mio padre, quindi cercati un’altra donna da proteggere!” cominciò ad irritarsi la ragazza.
“Hey, calmati... che bel caratterino... volevo solo un po’ di compagnia...”
“Uff...” Rachel sbuffò, poi si bloccò all’improvviso, facendo inciampare Zack. Lei non riuscì a trattenere una risata.
“Senti... sto scappando da mio fratello”
“Sei una fuorilegge?”
“No”
“Non c’è nessuna taglia sulla tua testa?”
“...non ti rispondo nemmeno...”
“Uff... mai un giorno fortunato... e perché scappi da tuo fratello?”
“Non è importante adesso. Se vuoi venire con me fallo pure, ma cerca di parlare il meno possibile, di non darmi fastidio, e non ti aspettare nulla di nulla”
“Okay...”
“Bocca cucita!”
Zack fece capire a gesti di aver recepito il messaggio, e mimò la chiusura di una zip immaginaria davanti la sua bocca.
“Perfetto... ora andiamo”
Il Bosco Memoria era il posto perfetto per chi amava i Pokémon coleottero. Vari Cascoon pendevano dagli alberi, mentre Caterpie e Wurmple si cibavano di foglie verdi, ma, come dimostrato anche da Blitzle, non c’erano solo insetti. Qui e li Sunkern e Hoppip volavano di ramo in ramo, mentre Paras e Foongus cercavano di mimetizzarsi con il fitto sottobosco, formato da foglie, rametti, aghi di pino e qua e la qualche fiore.
Rachel fu in grado di vedere il sole, nonostante il fitto tetto di foglie. Era presto. Davvero presto.
Si chiese cosa ci facesse Zack a quell’ora nel bosco.
E glielo chiese.
“Non sono neanche le otto del mattino... che ci fai qui?”
“Il bosco è li posto dove passo il mio tempo... mi alleno, cerco nuovi Pokémon, cerco delle bacche e del cibo”
“E dove dormi?”
“Dove capita... non ho una dimora. Ho qui il mio sacco a pelo”
“Sacco a pelo?”
“Ne sono abituato, tranquilla. Sono almeno dieci anni che sono in viaggio...”
“Ecco il perché di Lucario. È un Pokémon molto raro da queste parti...”
“Già... ma dov’è finito il bocca cucita?”
“Hai ragione. Chiudi il becco”
Zack sbuffò, sistemandosi meglio la bandana. Sbadigliò, quella notte era durata davvero troppo poco.
“Sei antipatica...”
“E tu logorroico!”
“Questa è la tua riconoscenza?!”
“Non si tratta di riconoscenza, è che...”
E poi, come se qualcosa avesse voluto interrompere quella futile lite, la terra prese a tremare. Forte, davvero forte. Gli alberi oscillavano qui e li, stormi di Spearow e Taillow si alzavano in volo, emettendo i loro versi impauriti, lasciando dietro di loro una cascata di piume e di foglie.
Rachel si irrigidì, ed il suo primo istinto fu subito di prendere in braccio Zorua. La bocca schiusa, gli occhi dilatati. Stava cercando di capire cosa stesse succedendo.
Zack invece non sembrava impaurito. Era scuro in volto, quasi arrabbiato. Anzi, serio.
Pochi secondi dopo la terra si fermò.
“Santo cielo, che è successo?!” urlò lei, dopo aver fatto entrare Zorua nella sua sfera.
“Era un terremoto. Allora è vero...” mormorò il giovane.
“Cosa è vero?”
“Dobbiamo andare in un centro Pokémon”
“Centro Pokémon?! Ed ora che c’entra?!”
“Devo fare una videochiamata”
“Videochiamata? Non puoi aspettare finché non arriviamo a Timea?!”
“Potrebbe essere tardi”. Quando non rideva, o cercava di farla ridere, Zack sembrava un’altra persona. “Dobbiamo tornare indietro” proclamò.
“Io non posso tornare indietro! Ryan mi troverebbe!”
“Rachel... non si tratta più di te. E neanche di me! Si tratta di tutti noi!”
“Cosa?!”
“Dannazione!”. Zack estrasse la sua mappa da una tasca laterale dello zaino, quindi la aprì. “Bene... Edesea è a pochi chilometri da qui... dobbiamo solo uscire dal bosco, andando verso est, e quindi continuare dritto”
“Edesea? Dobbiamo arrivare li?”
“O torniamo indietro o andiamo ad Edesea”
“Ma è dalla parte opposta di Timea!”
“Avanti! Non devi portare nessuna Poké Ball ai tuoi zii!”
Rachel fece il muso. Lui la vide ed inarcò un sopracciglio. Poi un’altra scossa di terremoto, questa volta di assestamento, diede il colpo di grazia a parecchi alberi che erano riusciti a stare all’in piedi per miracolo.
“Dobbiamo andare via di qua!” urlò lui, cercando di far prevalere la sua voce sul rombo della terra. Prese una sfera e la tirò in aria. Un meraviglioso esemplare di Braviary spiegò le ali, emettendo il suo verso.
“Presto, saliamo!”
“Cosa?!”
“Vuoi rimanere qui e rischiare che ti cada un albero in testa, o preferisci volare?”
“Ho paura di volare...”
“Hai mai volato?”
“No...”
“E allora sali!” urlò lui, afferrandola per un braccio ed aiutandola a salire sulla grande aquila. Rachel toccò le morbide piume del Pokémon. Zack salì davanti a lei e gli diede un colpetto alla spalla.
“Vai, vola verso Edesea!”
Gli alberi cadevano, i Pokémon autoctoni del bosco fuggivano, o cercavano di nascondersi. Per loro non era semplice da comprendere. Una grande quercia stava per abbattersi sui ragazzi, ma con un’abile manovra, Braviary la evitò e volo su, in alto, verso il cielo blu.
 
Zack stava basso lungo la schiena di Braviary, e Rachel lo stringeva in vita talmente forte da compromettergli il respiro. Il vento le spettinava i capelli, e le faceva uscire altre lacrime dagli occhi, questa volta però non c’entrava nessun implicazione emozionale.
Andare sulla moto con Ryan non era la stessa cosa, ma fece finta che lo fosse, nonostante stessero volando a più di cento chilometri orari, e a più di cinquanta chilometri dal terreno.
“Siamo nella mesosfera, dannazione, possiamo scendere un po’?!”
Zack rise.
“L’aria è così pulita qui”
“È rarefatta invece, stupido! Moriremo!”
“Uff... scendi un po’ Braviary... ma te la sei voluta tu, Rachel”
“Voluta? Cosa?!”. Neanche il tempo di finire la frase, che la ragazza fu letteralmente costretta ad emettere un urlo sovraumano. Braviary era in picchiata, e mentre Zack si stava preoccupando solo di non perdere la bandana, Rachel aveva la stessa preoccupazione riguardo la sua vita.
“Stronzo!” urlava, e ciò non faceva altro che far ridere di più Zack.
“Hai fatto un errore da principiante, cara... hai guardato giù”
“Sai com’è! In caduta verticale non è che posso guardare altro!”
“Va bene così, Braviary,  non ci avviciniamo troppo al suolo, potrebbe cascarci qualcosa addosso”
Braviary frenò, facendoli sobbalzare, e facendo in modo che Rachel cingesse ancor più forte la vita del ragazzo.
“Giuro, che appena scendo da qui ti ammazzo di botte!”
“Quante storie per un giretto su Braviary... c’è chi mi prega di farlo”
“Ora ho capito che le tue amicizie non sono compatibili con le mie”
“Poco male... se vuoi scendere qui fai pure” sorrise lui.
Rachel ebbe l’avventatezza di guardare in basso. Il bosco era ormai un cumulo di alberi distrutti, che sarebbero spariti. Un forte incendio divampava, probabilmente qualche Pokémon fuoco doveva essersi spaventato.
Prontamente i vigili del fuoco, assieme alla squadra dei Wartortle e dei Blastoise stavano cercando di spegnerla. Qualche vecchio palazzo era crollato, lungo la strada per Edesea, ma allungando lo sguardo verso la città degli intelligenti non si intravedevano né macerie né linee di fumo che sinuose si snodavano nel cielo.
“Siamo arrivati... scendi, Braviary”
Un’altra picchiata. E naturalmente un altro urlo sovraumano di Rachel. Non fu un’esperienza da ripetere, decisamente no. Ma erano arrivati sani e salvi ad Edesea.
 
Ryan aprì leggermente gli occhi, e l’ancora mancata di presa di coscienza impose al suo cervello di chiedersi, su una scala da uno, a dieci, quanto fosse normale che il lampadario oscillasse in quel modo.
Gallade lo spinse. Non era la prima volta che succedeva che il suo Pokémon disturbasse il suo sonno, quella mattina.
E, proprio come con quelle vecchie televisioni a cui bisognava dare una botta per farle funzionare, Gallade percosse ancora Ryan.
Funzionava.
Ryan si svegliò, il suo cervello partì al quarto colpo.
“Dannazione, Gallade, che vuoi?” il tempo di aprire gli occhi, e vide Gallade esibirsi nell’attacco Psichico, mentre cercava di rialzare una grande libreria, da cui dei libri erano caduti. Se Gallade non fosse stato li, la libreria sarebbe caduta addosso ad un dormiente Ryan, e probabilmente sarebbe rimasto a dormire per sempre.
“Cazzo! Si è rotta... oppure... terremoto! Rachel!”
Uscì dalla stanza dei genitori, in cui aveva dormito quella notte, e si avvicinò alla stanza della sorella. Grandi crepe si snodavano nel muro, la porta di quella stanza era quasi uscita dai suoi montanti.
“Gallade, Breccia!”
Gallade sfondò la porta. Pezzi di intonaco caddero sulle loro teste. Gallade e Ryan oltrepassarono l’ingresso in stanza, non curandosi del fatto che la terra stesse ancora tremando. Ryan contava sulla forza di Gallade, che avrebbe protetto entrambi.
“Rachel! Rachel, dove sei!” Ryan si guardò attorno, né Zorua né Rachel erano li.
“Forse si sono nascosti...” pensò, prese a guardare sotto al letto, sotto la scrivania, nell’armadio. Niente... Rachel non era li.
Poi la finestra aperta.
In inverno. Rachel era uscita dalla finestra.
Ryan si incamminò verso la finestra, mentre Gallade usava Psichico per evitare che qualcosa lo colpisse.
“Si... è probabile che sia saltata dalla finestra per salvarsi. Ma... dal secondo piano... si sarà fatta male” ragionava con una lucidità che sembrava non appartenergli. “Andiamo a vedere, Gallade”
Uscirono fuori, sotto la finestra. La siepe distrutta, ma non una macchia di sangue o un ciuffetto di peli.
“Come diamine ha fatto? Rachel! Rachel! Sei qui?!” urlava lui.
Gallade fermò il suo allenatore, e gli fece segno di no con il volto.
Gli occhi di Ryan cominciarono ad inumidirsi. Salì sopra ancora, da vero incosciente, e tornò nella stanza di Rachel. Gli armadi ed i cassetti erano aperti. Ok, il terremoto avrebbe tranquillamente potuto causare cose del genere. Ma...
Ryan guardò nei cassetti. Il primo era totalmente vuoto. Ed il secondo semivuoto.
“Do-dov’è la sua roba? Dov’è Rachel?!”
E poi collegò. Cassetti vuoti, finestra aperta, siepe ammaccata. Rachel era scappata.
“No! Cazzo!”

 
   
 
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