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Autore: Anima97    17/04/2013    1 recensioni
Dietro quella che sembrava un'assurda lunga passeggiata tra le pagine di un libro,
c'era in realtà qualcosa di ben più articolato e ancora confuso.
Qualcosa che nessuno, oltre lei e chiunque l'avesse mandata, doveva conoscere.
Qualcosa che andava oltre il Bene Superiore.
E questo, lei lo sapeva.
Tra misteri, sentimenti e avventure, può una banale ragazzina sconfiggere ciò che è più grande di lei con l'amore?
Genere: Avventura, Introspettivo, Suspence | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Albus Silente, Il trio protagonista, Nuovo personaggio, Remus Lupin, Sirius Black
Note: What if? | Avvertimenti: Spoiler! | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7, Da V libro alternativo
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Orecchie Oblunge.
Prima parte.
 
«Date le circostanze è opportuno che lei rimanga qui finchè non troverò un modo per farvi tornare a casa.»
Guardò il profilo dell'uomo studiare le forme della scrivania in mogano al suo fianco allibita. Cercò le parole giuste, producendo solo suoni confusi. 
Dopo avergli raccontato tutto quello che era successo, la confusione e infine il dolore provato, Silente sembrava più interessato a porle domande come "Hai sentito strappi all'ombelico mentre dormivi nella tua stanza?" a cui rispondeva con grande imbarazzo. Era delusa: semplicemente si aspettava una via d'uscita, la luce in fondo al tunnel, un'idea geniale a cui aggrapparsi.
L'amarezza la fece arrendere: era li, non poteva continuare a sperare, neanche le venne in mente di chiedere un incantesimo qualsiasi all'uomo il quale adesso aspettava una sua risposta, perchè sapeva che se fosse esistito non avrebbe esitato ad evocarlo e (lo ammise con una facilità impressionante) fidarsi per lei era impossibile.
Riuscì a formulare qualche parola, senza ascoltare ciò che diceva.
«Questo non è il luogo più sicuro... Potrei rimanere qui per molto tempo e... e... Voglio solo tornare a casa... »
La risposta fu immediata.
«Al momento è impossibile: ciò che l'ha portata qui va oltre le mie conoscenze e mi impegnerò per aiutarla.»
Il più grande e potente conoscente della magia vivente non sapeva neanche lui cosa fosse successo, nè tantomeno come farla tornare a casa... Aveva il morale a pezzi, niente aveva senso, ormai. Poi sentì altre dolorose parole: «Questo è l'unico luogo sicuro in tutto il mondo magico.»
Rimanere in casa Black con l'uomo più pericoloso che avesse mai conosciuto? Rinchiusa in quella trappola assurda! Il suo prossimo futuro si prospettava terribile. 
Si chiese ancora una volta perchè non si fosse svegliata da quell'incubo ma ritornò subito alla realtà. Doveva esserci un modo per evitarlo, un modo per vivere in tranquillità quel momento così difficile, lontana dalla sua famiglia e dalla sua quotidianità. 
Cominciò a vagare con lo sguardo su ogni centimetro della stanza, fissando infine il volto di Silente, ora rivolto verso lei.
L'illuminazione non tardò, sentì i muscoli del viso rilassarsi e aprirsi in un sorriso.
«C'è Hogwarts! Li sarò con lei e...»
«Hogwarts sta affrontando uno dei periodi più bui della sua storia. Quando il potere e la paura si impongono come superiori alla sincerità e all'amore nulla è giusto, altrettanto sicuro.» ed ecco che vedeva di nuovo crollare l'ultima speranza. Dalla delusione sentì le gambe cedere, si avvicinò lentamente al letto e si sedette, intrecciando le mani nei capelli e fissando il pavimento senza respirare.
Quando si sarebbe svegliata da quell'incubo? Quando?
«Signorina Leroy, mi fido di Sirius Black.»
«Ha cercato di uccidermi qualche ora fa.» non riconosceva più la sua voce: sembrava quella di un mostro che aveva taciuto per lungo tempo. Era rauca, grave e per un attimo le ricordo la sua quotidianità tranquilla e rassicurante di casa sua e lei che vagava per quelle stanze trasportando pennelli e tele cantando allegra e sorridendo.
Allora non sapeva di poter arrivare a odiare un luogo, un tempo, una persona tanto quanto faceva in quel momento e sembrava che quell'odio la stesse trasformando.
La farfalla diventava bruco e verme.
Silente per lei stava solo farfugliando parole a caso, ma carpì alcune frasi del suo ragionamento complesso:
«Non capita tutti i giorni di trovarsi una babbana ferita e straordinariamente informata sul mondo magico nel nostro segretissimo Quartier Generale. Sono tempi duri, essere superficiali può essere pericoloso.»
Alzò la testa e si voltò, dietro di lei vide un uomo sereno e rassicurante, un uomo saggio e brillante capace di capire i più intricati misteri e di crearne altrettanti. Per un attimo si chiese se non fosse stato lui l'artefice della sua sventura, ma quell'ipotesi non aveva alcun senso: Hogwarts era nelle mani del Ministero e della Umbridge che, per quanto le riguardava, erano alla pari di Voldemort, quest'ultimo era appena tornato, Harry Potter era in pericolo, insomma: in una situazione del genere un dilemma in più per Silente gli avrebbe solo recato fastidi; poi non sembrava aver l'intenzione di modificarle la memoria, schiantarla o rimandarla nel mondo dei babbani: Silente era uno di quegli uomini che, nonostante l'età e l'esperienza, era abbastanza umile dal saper ammettere di non conoscere tutto e quindi era ancora curioso degli aspetti sconosciuti della vita. Quella faccenda per lui non era solo una matassa da sciogliere, bensì una degna distrazione dalla guerra che incombeva e un'occasione per imparare qualcosa in più. Perciò, al fine di questo ragionamento, Beatrice (e anche lo zaino che aveva con se) risultava l'unico punto da cui partire per risolvere il mistero.
Dopo un paio di attimi di silenzio capirono entrambi che il dialogo era ormai terminato, ma qualcosa ancora premeva nell'animo della ragazza e mentre Silente si accingeva a congedarsi, lo fermò.
«Signore, un'ultima cosa.» l'uomo aspettò ciò che aveva intenzione di dirgli e lei non emise suono.
Non respirava più, da quando si era seduta non sentiva più il leggero bruciore al quale si era ormai abituata, però ogni volta che posava la mano sul suo fianco martoriato rabbrividiva nel sentire la carne squarciata sotto le piccole dita.
Silente aveva ormai capito, vedendo il gesto istintivo della ragazza, nonostante ciò continuò a tacere ed aspettare serenamente.
Infine quella terribile domanda venne pronunciata da una gola talmente tesa dall'ansia che avrebbe potuto strozzarsi da sola «Sono un lupo mannaro?»
«Il signor Remus Lupin non le ha detto niente a riguardo?» chiese di rimando il preside molto seriamente.
«Mi ha detto che non è sicuro che lo sia, che la ferità è leggera...»
«Esattamente. Tuttavia...» e qui Beatrice ebbe uno spiacevole sussulto «Potrebbe causare alcune caratteristiche tipiche dei lupi mannari dipese dalla gravità del danno. La trasformazione è improbabile, ma con la Luna piena potreste essere inquieta e forse provare dolore e non è un problema, finchè esisteranno le pozioni anti-lupo. Per il momento l'unica cosa che dovrebbe preoccuparla è l'improvvisa preferenza della carne al sangue.»
Dopo un attimo di silenzio, in cui Beatrice sentì il cuore divenire più leggero, disse:
«Signor Silente.»
«Si?»
«Io sono vegetariana.»
 
Mentre in quella piccola stanza si svolgeva quel dialogo destinato a rimanere taciuto a lungo, in casa Black c'era un ansioso tumulto, tipico delle situazioni cariche di insicurezze e turbamenti: come venne a sapere più tardi Beatrice, in quello stesso momento si stava riunendo l'Ordine della Fenice nella sala da pranzo più grande, collegata direttamente con l'ingresso della casa tramite un grande arco a sesto acuto in pietra a cui era stata aggiunta una porta incantata affinchè nessun "orecchio indiscreto" potesse penetrarla. Più di dieci persone attendevano in quella stanza, addobbata da quadri, vetrine piene di oggetti a cui tutti preferivano non avvicinarsi e antichi mobili decorati da ragnatele, muffe e piccoli esseri magici che si nascondevano a tutte quelle persone agitate riunite in piccoli gruppi in zone diverse della stanza.
Ogni tanto, tra il vocio concitato, si sentivano rumori simili a ringhi provenienti da una sedia posta a capo-tavola, in fronte alla porta d'accesso della stanza. Su quella era seduto un uomo che dava l'impressione d'essere in costante ombra, nonostante dalle finestre sudice dall'altro lato della stanza filtrasse una leggera luce giallognola, probabilmente di qualche lampione di Grimmauld Place, ed arrivasse a illuminare buona metà della stanza, assieme al grande lampadario acceso solo da poche flebili luci di lampadine a gas a forma di candela sulla sua testa. 
Quell'ombra è tipica della consapevolezza e del rancore e Sirius Black ne serbava molto, dimostrandolo con qualche parola irripetibile contro quella ragazza dall'aria sospetta e soprattutto contro il suo amico Remus, che aveva osato schiantarlo per difendere quella spia e che ora discuteva animatamente con Molly Weasley poco lontano, più pallido e invecchiato che mai, le mani contrite e i piedi incapaci di fermarsi. La signora Weasley, dal canto suo, non era più tranquilla: cercava in tutti i modi di consolare il povero uomo, solo un ragazzo ai suoi occhi, e insieme a Tonks, silenziosa, sedeva al suo fianco con una mano sulla sua spalla.
Intanto un Mundungus Fletcher leggermente brillo, trafficava oggetti di natura babbana con Arthur Weasley (ovviamente tutto all'oscuro della moglie di quest'ultimo), e un gruppo formato da Dedalus Lux, Alastor Moody, Bill Weasley e infine Amelia Bones discuteva in toni indignati, probabilmente dovuti a qualche nuovo decreto del Ministero. A completare il quadro, i rimanenti componenti, tra cui un'agitatissima Minerva McGranitt che ogni tanto scambiava due parole spazientite come "Quando arriva?" o "E' tardi!" con un pacato Severus Piton, erano sparsi per la stanza. Kingsley Shacklebolt, infine, preparava delle carte sul tavolo, apparentemente tranquillo.
Bruscamente Sirius Black si alzò ,volgendosi alla porta, lasciando cadere all'indietro la sedia, e un attimo dopo entrò Silente, accompagnato da una bellissima luce prodotta dalle lampadine e candele della stanza, che sembravano riflettersi sulla sua barba fluente.
A quella visione tutti tacquero in espressioni serie.
«Buonasera, signori, perdonatemi se non posso dire che è un piacere incontrarvi: le circostanze influenzano fin troppo i legami e i rapporti tra amici e colleghi.» detto ciò volse uno sguardo a Sirius e sedette, seguito poi da tutti gli altri membri.
«Silente, io...»
«Tempo al tempo, Remus, prima vorrei conoscere le nuove. Prego, Alastor.»
L'interpellato si sistemò meglio sulla sua sedia, tossicchiò e parlò austero e burbero, come se avesse davanti un bambino da rimproverare.
«Come ben sapete la campagna del Ministero procede: sulla Gazzetta del Profeta continuano ad apparire i soliti titoli, chiunque confermi la rinascita di Voldemort viene trattenuto dal Wizegamot intero come un criminale; non mi stupirei se da un giorno all'altro non ci trovassimo Voldemort in persona come ministro.»
«Sappiamo già che questo non può accadere, dato che Shacklebolt qui presente protegge il ministro come può.» intervenne McGranitt, provocando in Moody un leggero senso di stizza.
«Non si è mai abbastanza previdenti! Per quanto ne so Shacklebolt al momento non è col ministro e questo è male.»
La McGranitt, indignata, cominciò a riscaldarsi, e non poco. A quanto pare ci teneva molto a difendere gli sforzi fatti che ora Moody reputava superficiali.
«Cosa vai ciarlando, Alastor?! Ti sei dimenticato di tutte le precauzioni che per ogni minimo dettaglio capace di aumentare il potere di Voldemort abbiamo accuratamente progettato, sotto la tua stessa supervisione?»
«Minerva, ti dico che anche con uno come me non si è mai troppo previdenti!»
«E questo cosa dovrebbe significare?!»
Con un certo imbarazzo Shacklebolt taceva e si passava una mano sulla fronte, mentre un leggero vociare indignato o preoccupato si era levato tra i membri dell'Ordine. 
«Questo non è il modo migliore per affrontare la situazione, signori!» tutti tacquero solo con l'intervento di Silente, ad eccezione di un Moody ormai intento più a difendere le sue ragioni, anzichè discutere garbatamente. Con uno sbuffo, sembrò dare inizio ad un'altra frase che sarebbe potuta apparire una tranquilla proprosta a chi non l'avesse conosciuto, ma che in realtà era una previsione certa alle orecchie di chi era abituato ai suoi modi di fare:
«Dico solo di intervenire sulle difese: aumentarle, rinforzarle, tutto il necessario.»
Silente sorrise con una certa umile mestezza e con ostinata serenità disse «Mio caro Alastor, non nego l'importanza di ciò che affermi e sicuramente attueremo la tua proposta.» detto ciò ridiventò serio «Adesso, passerei alle novità da Azkaban: immagino che il potere del Ministero sui Dissennatori diventi sempre più flebile e inutili i tentativi di controllarli, dico bene?»
In risposta, molti dei presenti annuirono impercettibilmente e Moody ringhiò un «Dannati Dissennatori!»
Sirius Black, fino a quel momento immerso nei suoi pensieri, si ridestò e guardò Silente con un velo di preoccupazione sul volto e l'unica cosa che riuscì a pronunciare, nonostante la gola gli si fosse improvvisamente seccata fu «Harry.» e Silente gli rivolse uno sguardo rassicurante, che però nascondeva la grande preoccupazione presente anche nell'animo del grande mago.
«Esatto: Harry. Per lui i pericoli aumentano giorno dopo giorno.» alle sue parole Moody si mosse leggermente sulla sua sedia: era evidente che stesse pensando a quanto Minerva McGranitt fosse esagerata nel dire che c'erano abbastanza protezioni.
Silente proseguì «La presenza della maganò Arabella Figg non è sufficiente: il suo gatto, Mr. Tibbles, può soltanto avvertirla della presenza di pericolo in Privet Drive.»
«Da stasera» esordì Moody in toni inappellabili «Cominceranno i turni: Remus e io ci apposteremo ai due lati della strada, a mezzanotte Arthur e Amelia ci daranno il cambio.»
Sul volto di Remus Lupin si dipinse una sfumatura verdognola e la sua aria malaticcia e invecchiata si aggravò improvvisamente. 
Tonks notò subito il malumore del suo vicino e prendendogli la mano dolcemente, si rivolse a Moody «Malocchio, ascolta...»
L'uomo continuò imperterrito i suoi progetti «Bisognerà anche proteggere la casa..»
«Alastor!»
«Per evitare che qualcuno di poco gradito usi la Metropolvere!»
«Fermatelo!» supplicò infine i maghi presenti.
Ma neanche a un gesto di Silente l'ex Auror riuscì a non sbottare una conclusione a quel battibecco «Sarebbe fantastico se mi lasciassi finire una frase.»
«Ma se tu...»
Un inaspettato Severus Piton mise a tacere la ragazza che, innervosita, stava per ribattere in modo molto poco cortese «La tua voglia di porti a capo di ogni missione è ammirevole, ma credo che il tuo magnifico piano pecchi in un dettaglio.» 
Nonostante Moody cominciasse ad essere visibilmente irritato, cercò di trattenersi abbaiando «Allora illuminami, Severus!»
Con una distaccata freddezza Piton agganciò il suo sguardo in quello di Lupin. «Credo che qualche elemento dell'Ordine sia... indisposto, per oggi.»
Quest'ultimo gli era quasi grato per aver fatto notare a tutti il suo disagio. Moody era silenzioso, ora: come tutti i presenti, scrutava Lupin con il suo occhio magico, cercando di capire dove avesse la grave ferita che gli impedisse di compiere i suoi doveri. Controllò ovunque fuorchè nel luogo in cui, invece, non era un semplice graffio a ferire l'uomo, bensì una profonda consapevolezza e responsabilità: il cuore. Remus Lupin sapeva che non avrebbe potuto mai concentrarsi nel difendere Harry, e questo andava a discapito della sicurezza del ragazzo. Si sentiva così inutile e stupido, sin da quella mattina non faceva che pensare ad una sola cosa e ne voleva assolutamente parlare con Silente. Perchè, invece, il preside non lo degnava di attenzione? Forse non gli sembrava il caso di discuterne davanti a tutti, forse la questione che lo assillava non era abbastanza importante per essere un punto di discussione in una riunione... o forse Silente non sapeva cosa dirgli.
Fu questo che ruppe l'improvviso silenzio creatosi nella stanza «Grazie per aver introdotto la questione, Severus.» e si rivolse a tutti i presenti «Ieri notte è apparsa ad Hogsmeade, più precisamente nella zona in cui il nostro Remus Lupin si rifugia ad ogni luna piena, altresì detta Stamberga Strillante, la babbana Beatrice Leroy. Costei ha incontrato Lupin ormai totalmente trasformato ed è stata ferita involontariamente.»
E qui Molly si sentì in dovere di passare una mano sulla spalla dell'uomo, perchè scosso da violenti brividi.
«Quando il signor Lupin, la mattina dopo, è tornato alla forma umana, ha trovato e trasportato la ragazza nell'unico luogo che ritenesse, giustamente, sicuro.»
«E mai dove?!» sbottò Amelia Bones.
Una voce profonda le rispose da capotavola «Nella stanza da letto di mio fratello, al secondo piano.»
Molti dei presenti, sconvolti si rivolsero chi a Lupin, chi a Silente. Del primo non si vedeva il volto, nascosto dalle mani su cui pulsavano frenetiche le vene, il secondo cercava di riprendere in mano la situazione.
Dopo poco, ristabilito il silenzio, Silente proseguì e raccontò la fine della storia, delle condizioni della ragazza e della necessità della sua permanenza a tempo indeterminato in casa Black.
«QUELLA FECCIA NON RIMARRA' NELLA CASA DELLA PADRONA!»
«Ci mancava solo quell'idiota.» Sirius si portò una mano alla fronte mentre tutti cercavano di mettere a tacere l'elfo.
Era apparso da dietro una poltrona, aveva origliato tutto e ora non poteva fare a meno di indignarsi. Aveva sentito un moto d'ira soprattutto nei confronti di Sirius Black, il figlio della sua adorata padrona, il traditore del suo sangue che permetteva quello scempio. Lo odiava e doveva obbedirgli, voleva sputargli in faccia ma sapeva che poteva dare solo falso rispetto. Nonostante questo, no, non avrebbe permesso che anche una babbana mezzo-lupo avrebbe vissuto nella camera del "padron" Regulus.
Ora, l'unica cosa che riusciva a dire il suo padrone attuale era:
«Kreacher, sparisci.»
Ma Kreacher, dopo un attimo di esitazione, cercò di disobbedire e rimase li dov'era «Se lei fosse qui, se la padrona fosse qui vi caccerebbe tutti, uno ad uno, traditori, mezzosangue e ora feccia babbana nella casa della padrona! Kreacher non permetterà che lei rimanga, Kreacher non lo permetterà!»
Sirius si alzò, attraversò la stanza furioso, «Ho detto...» prese per la veste l'elfo domestico che continuava a sbraitare «Sparisci!» e lo buttò fuori dalla stanza.
Prima che Sirius potesse rimettersi a sedere con tutta l'intenzione di opporsi anche lui alla decisione presa da Silente, Moody si alzò e, senza troppi giri di parole brandì la sua bacchetta e lanciò un incantesimo sul soffitto, distruggendo una lampadina ad olio del lampadario ed una delle tre Orecchie Oblunghe che sovrastavano proprio il capo di Molly Weasley.
«Orecchie Oblunghe, che invenzione straordinaria!» esclamò Silente tra l'incuriosito e l'amareggiato.
Molly Weasley, che alla vista degli oggetti divenne un pomodoro con i capelli rossi dalla rabbia, attirò le due rimanenti con la bacchetta e le avvicinò alla sua bocca.
«FRED E GEORGE WEASLEY SIETE IN GROSSI GUAI.»
E tutti furono in grado di giurare che nell'istante dopo delle voci maschili ululavano di dolore al piano superiore.

 
Mondo Nutopiano:
E fu così che i capitoli diventarono seeempre più lunghi!
Ebbene si, la frequenza è leggermente cambiata
(un mese che non pubblico, praticamente),
ma potete ben notare che capitolazzo che vi presento:
un capitolo di passaggio, certo,
ma più importante di quel che può sembrare!
Spero di aver reso bene ogni personaggio
e soprattutto di non essere sfociata nell'odiato OTP.
Grazie a Fujiko, liamspowah e OnlyTheGoodDieYoung per aver recensito!

Pace, Amore e Poc'anzi.
MelinAnima.
  
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