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Autore: AxXx    18/04/2013    5 recensioni
[Titolo modificato per motivi personali]
Greta, diciassette anni, vive vicino ad Aosta insieme ai genitori che fanno le guardie forestali.
Una vita normale, costellata da eventi semplici che, però, nasconde una verità sconcertante.
Infatti, durante le Vacanze di Natale, mentre ospita un amico, i suoi genitori scompaiono e a casa sua si presenta un... be' diaciamo qualcuno che non si aspettava.
Vicino a casa sua infatti c'è un passaggio che porta al Mondo Oltre, mondo della magia e delle creature fantastiche, ma anche molto pericoloso e la sua famiglia lo protegge da generazioni dall'avidità degli uomini.
Qualcosa, però è cambiato dall'altra parte e lei, insieme al suo amico, dovranno superare le porte del mondo oltre per fermare un'oscura minaccia per entrambi i mondi.
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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                                            Strani avvenimenti

 

 

 

 

 

'Se scopro chi è stato a farmi questo scherzo lo mangio vivo!' Pensò Greta, cercando inutilmente di slegare i suoi capelli.

Si contorceva e si muoveva convulsamente, ma, non potendo muovere la testa, non riuscì a slegarli. Ogni volta che cercava di osservare i capelli si faceva male e non le fu possibile scioglierli, anzi, finì con il peggiorare la situazione.

'Va bene che ogni tanto mi ritrovavo i capelli legati tra loro, ma mai al letto!' Pensò furiosa, mentre cercava di liberarsi. Non riusciva a credere che il suo primo giorno di vacanza dovesse iniziare in modo così ridicolo.

Improvvisamente sentì bussare alla porta, doveva essere Alberto e solo in quel momento si rese conto che era bloccata lì da più di un'ora: erano le dieci e mezzo.

"Greta! Se ancora lì? Posso disturbarti?" Chiese lui dall'altra parte.

"Non fare lo spiritoso e dimmi piuttosto... Sei stato tu a farmi questo scherzo? Non è divertente!" Urlò lei stressata.

La risposta che arrivò da dietro sembrava sinceramente sorpresa: "Cosa? Io non ho fatto niente e come avrei potuto? La porta è chiusa a chiave!"

'Ma allora chi mi ha fatto questo scherzo?' Si chiese Greta, mentre ancora cercava di liberarsi. "Senti, puoi venire a darmi una mano?"

"E come!? Te l'ho detto: la porta è chiusa!" Rispose lui esasperato. "E poi non mi hai ancora detto perché ti devo dare una mano?"

"Lascia stare e fai qualcosa! Dici di essere agile, quindi fai come Ezio Auditore ed arrampicati dalla finestra!" Rispose Greta acida, ormai disposta anche a tagliarseli quei dannati capelli.

"Ho detto che sono bravo a scimmiottare Ezio Auditore, ma se ci provassi mi romperei una gamba!" Rispose Alberto, anche lui piuttosto alterato.

"E va bene, senti. Ho un paio di chiavi di riserva: le tengo in un barattolo di zucchero vuoto in cucina. Vai a prenderlo e sbrigati, per favore!" Intimò la ragazza, ormai al limite dell'esasperazione. Le sembrava impossibile che una giornata dovesse iniziare in modo tanto assurdo.

Fu una fortuna che il suo amico, essendo già stato un paio di volte in quella casa, conoscesse bene il posto, quindi gli fu facile trovare la credenza con i barattoli di zucchero. Invece di aprirli, per fare prima, si limitò a scuoterli e, al terzo tentativo, sentendo il rumore del metallo che sbatteva contro la plastica, aprì il contenitore e prese la chiave di riserva.

'Bingo! Trovata... ora non mi resta che Waaah!!!!' Pensò, mentre uscendo, inciampava su un filo teso sull'entrata della cucina.

Nella caduta la chiave gli sfuggì di mano e finì sotto un mobile.

'Diavolo ma che...? Chi diavolo ha messo questo filo? Non c'era quando sono entrato.' Pensò mentre si rialzava massaggiandosi il mento.

Per raggiungere la chiave dovette tastare praticamente, tutta la superficie sotto il mobile e, quando la trovò e poté nuovamente alzarsi, si accorse che la sottile corda su cui era inciampato, era sparita.

'Ma che diavolo sta succedendo?' Si chiese, mentre saliva le scale con circospezione per evitare qualche altro scherzo di cattivo gusto.

 

Quando Greta sentì la chiave girarsi nella toppa pensò che il peggio fosse passato, ma non aveva fatto i conti con il cattivo umore del suo amico che, appena la vide con i capelli tutti legati alla testata del letto scoppiò in una fragorosa risata, piegandosi in due sotto lo sguardo attonito di lei.

"Ma che diavolo ridi!? Smettila di sghignazzare e aiutami!" Lo aggredì lei ormai intenzionata a distruggere il letto se nei prossimi due minuti non fosse stata libera.

"Ok... AHAHAHAH... ok... devo solo... pfffffffahahah... riprendere fiato." Disse lui, mentre tra una risatina e l'altra, con grande disappunto di Greta, si avvicinava slegando meticolosamente le ciocche annodate al letto.

Alla fine quando fu libera, lei si infilò in bagno con il forte desiderio di prendere a calci l'idiota che le aveva fatto una scherzo così orribile. Per prima cosa si lavò i capelli e se li pettinò ancora bagnati, ma, nonostante l'acqua li avesse resi più morbidi, fu parecchio difficile e doloroso sbrogliare tutta la matassa che si era venuta a formare.

"Di un po', ma coma hai fatto a conciarti così?" Chiese Alberto dall'altra parte della porta.

"Magari non te n'eri accorto, ma NON mi stavo divertendo!" Sbottò lei nervosa.

"E va bene... me ne vado, ho un appuntamento e non voglio fare tardi. Ciao!" La salutò lui con una risata.

"Aspetta!" Sbottò lei con rabbia. "Che appuntamento?"

"Un... amica... vive con me in toscana, ma lei... diciamo che ha un problema e non potrà più muoversi tra un po' di giorni... voleva venire ad Aosta con me. I suoi sono venuti qui per aiutarla e oggi dovevamo vederci." Spiegò lui con un'alzata di spalle, poi fu colto da un'improvvisa idea un po' folle: "Cosa c'è? Gelosa?" Chiese sorridendo in maniera divertita.

"Cosa!? No! Accidenti, ultimamente ti credi proprio il centro del mondo vero?" Ero solo curiosa." Rispose con noncuranza, mentre sentiva le sue guance arrossarsi un po', ma per l'imbarazzo, non certo per la gelosia.

"Allora mi sento libero di andare." Disse Alberto andando in camera sua prendendo gli sci e i cambi d'alta montagna.

"Stai attenta alla cucina." Disse, mentre usciva per raggiungere la fermata dell'autobus in centro al paese.

Greta rimase in bagno per tutto il tempo, sbrogliando la massa informe di capelli causata dalle ore di blocco al letto. Lei odiava essere presa in giro e quando si metteva in testa una cosa nulla e nessuno riusciva a farla desistere. Quel giorno quello che si era messo in testa fu di scoprire chi l'avesse giocata in quel modo, legarlo ed ucciderlo in maniera molto dolorosa.

Decisi di iniziare le sue indagini dal 'luogo del delitto' cioé la sua stanza, alla ricerca di qualunque indizio sull'accaduto. Cercò in ogni angolo, persino dietro l'armadio alla ricerca di un passaggio che avrebbe permesso ad un individuo di entrare in camera sua. Batté i pugni su ogni centimetro di parete pssibile alla ricerca di un teorico passaggio segreto, ma tutti i suoi sforzi si rivelarono vani.

Escludeva a priori Alberto, era un tipo scherzoso, ma nemmeno lui avrebbe potuto fare qualcosa di così crudele, di botole nascoste e passaggio segreti, nemmeno l'ombra, e l'unca cosa che riuscì a trovare fu la tana di un topo di montagna che, per altro, era morto l'anno scorso, dopo una sistematica disinfestazione operata dai suoi genitori.

In pratica non riuscì a trovare niente che le provasse la presenza di qualcun'altro oltre lei quella notte lì dentro.

"Chi può essere stato...?" Si chiese pensierosa, mentre scendeva in cucina a pranzare dato che, dopo gli avvenimenti di quella mattina, si era completamente dimenticata della colazione.

Il giorno procedette senza altri incidenti, ma lei continuava ad essere nervosa, infatti, oltre agli strani eventi della giornata, si aggiungeva il fatto che non aveva notizie dei suoi.

A sera, quando il sole tramontò loro non erano ancora tornati.

"Eppure avevano detto che sarebbero tornati entro questa sera..." Si disse Greta preoccupata, mentre rientrava in casa, rendendosi conto che loro non avevano mai fatto tardi.

Le sue oreoccupazioni si fecero maggiori quando il suo cellulare squillò.

"Pronto?"

"Greta, sono io, Alberto... senti, questa sera non torno, sono in ospedale."

"Cosa!? Mio Dio, ti sei fatto male a sciare...?" Chiese lei preoccupata lasciandosi cadere su una poltrona in salotto.

"No. Non io, ma hai presente la mia 'amica'? Be'... lei non si sente molto bene e l'hanno portata qui."

"Cosa le è successo?"

"Nulla... be'... diciamo che preferirei non parlarne. Te lo dirò domani sera, se riesco a tornare." Disse lui con voce triste dall'altra parte.

"Ok... ma spero non sia nulla di grave..." Gli augurò Greta, con voce roca.

"Te lo spiegherò." Fu l'unica risposta.

 

La sera continuò ad essere tristemente vuota. La sera prima sembrava iniziato il periodo migliore dell'anno, invece stva andando tutto a rotoli: i suoi non erano ancora tornati, qualcuno tramava contro di lei per farle scherzi e Alberto sembrava trovarsi in una situazione difficile.

Alla fine decise di tirarsi su mettendo mano al suo film preferito: Star Wars.

Passò la serata a vedersi duelli di spade laser e colpi di fucili blaster a tutto spiano, cercando di tirarsi su, ma, nonostante tutto, non riusciva a togliersi dalla testa le sue preoccupazioni.

Erano le undici e mezzo quando, dopo aver finito di guardare il film, si decise ad andare a letto. Ma, proprio quando stava per stendersi, dopo essersi messa il pigiama, si ricordò le parole di suo padre: "Metti un bicchiere di latte davanti al camino."

Greta non pensava potesse fare la differenza, ma non ci trovava niente di male, quindi ritornò in cucina, aprì il frigorifero, prese del latte scremato, lo versò in un bicchiere e lo lasciò davanti al camino.

'al peggio me lo berrò io domattina.' Pensò tornando a letto, assicurandosi di aver chiuso a chiave la porta per assicurarsi che nessuno entrasse.

 

 

La mattina dopo si svegliò con cautela, per assicurarsi che non le avessero legato di nuovo i capelli e, con suo profondo sollievo, poté constatare la sua libertà di movimento. Nessuno l'aveva legata, ma, prima di alzarsi, volle controllare che non ci fossero altre possibili trappole.

Tutto libero...' Pensò, mentre metteva cautamente i piedi a terra.

Con cautela si incamminò lungo le scale, sollevata dall'assenza di trappole e trabocchetti vari. Ancora in pigiama si fiondò in cucina e prese latte e biscotti e fece colazione tranquilla e senza pensieri.

Alle dieci e un quarto sentì la qualcuno bussare alla porta.

"Alberto!" Urlò lei abbracciandolo, vedendolo all'ingresso subito dopo aver aperto. "Come stai?"

"Male..." Fu la risposta secca, mentre lui si lasciava crollare sul divano con le mani sul viso. Sembrava triste, tutto il contrario dell'umore che aveva mostrato il giorno prima.

"Che succede?" Chiese Greta, sedendosi al suo fianco.

"Ti ho parlato di quella mia amica che è venuta qui? Si chiama Lucia, come la tua amica. È malata... è una mia vicina e non sta bene, ha una malattia degenerativa ai polmoni: non c'è cura. Voleva venire in montagna, ora che ancora poteva camminare e provare a sciare." Iniziò a spiegare scuotendo la testa.

"E cos'è successo?" Chiese l'amica, presagendo il peggio.

"Stava provando gli sci con me, su una pista semplice, ma ha iniziato ad andare in carenza di ossigeno ed è svenuta. L'abbiamo portata in ospedale e hanno detto che la sua malattia si sta aggravando più velocemente del previsto. Per ora si è ripresa, ma, entro la fine del mese sarà nella parte terminale." Concluse lui con un nodo alla gola, mentre tratteneva le lacrime.

"Mi dispiace, non me l'avevi detto. Ci tieni a lei?" chiese Greta, intuendo il problema di fondo.

"Diciamo... diciamo di sì. L'anno scorso ci siamo messi insieme e siamo andati all'AVIS per le analisi del sangue per vedere se eravamo idonei alla donazione... è stato lì che le hanno diagnosticato il disturbo." Spiegò Alberto tristemente.

'Dio... che cosa orribile...' Pensò Greta, mettendo una mano sulla spalla dell'amico, cercando di rassicurarlo.

Passarono alcuni minuti prima che bussassero di nuovo alla porta.

'Devono essere i miei...' Pensò lei andnado ad aprire, ma, invece dei sui genitori si trovò davanti una ragazza della sua età.

"Lucia!" Urlò Alberto strabuzzando gli occhi puntando gli occhi sulla nuova arrivata. "Cosa ci fai qui? Dovresti essere in ospedale!"

"Anche io sono felici di vederti!" Fu l'allegra risposta di lei, entrando con sicurezza.

Se non fosse stata per il corpo chiaramente provato dalla malattia, Greta non avrebe detto che fosse malata.

La pelle, però, era pallida, troppo pallida per essere quella di una persona sana, in alcuni punti delle braccia e delle gambe sembrava screpolata e secca, gli occhi celesti chiari erano infossati, probabilmente per le troppe notti insonni, intorno c'era una rete di rughe dovute alla stanchezza, i capelli, ramati chiari, quasi rossi, erano molto corti, probabilmente dovuti alla caduta di quelli più vecchi a causa delle cure, sicuramente parecchio invasive.

Nonostante tutto, a Greta sembrava una ragazza carina, anche se non particolarmente bella, forse lo sarebbe stata di più senza le privazioni della malattia.

"Come hai fatto ad arrivare qui!? Dovresti rimanere in ospedale!" Disse Alberto mettendo le mani sulla spalle della nuova arrivata.

"È stato semplice... ho detto di dover andare in bagno, i miei erano in albergo, ho detto al tizio che mi accompagnava che ci avrei messo un po' così, mentre lui se ne andava, io mi vestivo, prendevo la mia roba e ti seguivo fin qui. Pensa, non hai nemmeno notato che avevo preso i tuo stesso autobus." Rise lei. Non sembrava per niente preoccupata dalla situazione in cui si trovava.

"Dannazione, Lu! Dovresti riposare! Se continua così potresti..."

"Potrei morire?" Chiese lei improvvisamente serie, facendolo zittire con violenza. "È questo che volevi dire?"

"No... io... maledizione! Lucia, stai male... non fraintendermi... io..." Babettò Alberto, imbarazzato.

Ma lei lo zittì dandogli un bacio sulla guancia. "Lo so che mi vuoi bene, ma io so cosa mi succederà... non voglio passare il tempo che posso passare con te e non in una camera di ospedale."

Greta non poté non ammirare la forte volontà della ragazza.

"Se vuoi, puoi rimanere a casa mia per un po'" Propose lei cercando di calmare i due.

"D'accordo." Disse a bassa voce Alberto, abbassando la testa. "Ma dopo pranzo ti riporto in albergo."

"Perfetto!" Esultò Lucia saltellando sul posto.

Greta non aveva mai avuto così tanti ospiti a pranzo senza i suoi genitori. Era un po' preoccupata per loro, ma con Lucia in casa le sue preoccupazioni furono pilotate verso di lei. Nonostante la sua malattia sembrava molto energica e attiva.

Mentre Alberto stava riordinando la sua roba in camera, loro due ebbero modo di parlare in cucina, mentre aspettavano che la pizza fosse pronta.

"Allora... ehmmm... tu ti chiami Lucia, vero?" Chiese Greta, cercando di intavolare una conversazione.

"Sì, piacere... tu ti chiami Greta, vero? Sei amica di Alberto, vero?" Chiese di rimando lei girandosi verso di la riccia. Il suo viso così pallido e lo sguardo penetrante la mettevano in soggezione.

"Sì... sai ci conosciamo da un bel po'... ma lui non mi aveva mai detto di avere una ragazza... se posso definrti così, ecco." Sussurrò la padrona di casa distogliendo lo sguardo.

"Be' lui è un po' schivo... ma ci tiene a me, anche prima di sapere che ero malata cercava sempre di farmi da scudo contro tutto." Spiegò, mentre sorrideva distrattamente, come se stesse ricordando qualcosa di bello.

"Come fai a convivere con quello che hai in corpo?" Chiese la riccia, senza tùriuscire a distogliere lo sguardo dagli evidenti sintomi di una lunga degenza.

"Non è facile... spesso mi sento male... mi manca l'aria e mi sento soffocare... Ma finché potrò camminare non intendo rimanere a letto come un'andicappata." Rispose con decisione.

Alla fine a Greta quella ragazza stava simpatica, forte e decisa in quello che faceva.

"A proposito... perché davanti al camino c'è un bicchiere vuoto?" Chiese improvvisamente, cambiando argomento.

"Cosa? Sicuro che sia vuoto?" Chiese Greta stupita. Si era completamente dimenticata di averlo lasciato lì.

"Certo... e, un'altra cosa. Se i tuoi genitori sono a fare un'escursione, perché all'entrata ci sono gli stivali d'alta montagna che dovrebbero essersi portati dietro?" Aggiunse indicando l'ingresso.

Greta rimase a bocca aperta dall'ncredibile capacità di memorizzare i particolari del posto dove si trovava.

"In effetti è strano..." Ammise incuriosita.

In quel momento qualcuno bussò.

'Speriamo siano i miei.' Pensò la ragazza raggiungendo l'ingresso.

Dall'altra parte della porta, però, non c'erano i suoi genitori, ma un ragazzo poco più grande di lei, almeno nell'aspetto. Per il resto era abbigliato in modo stravagante: aveva una specie di abito fatto da grosse foglie e legni messi paralleli gli uni agli altri in maniera stretta, anche i pantaloni erano fatti di uno strano tessuto simile al cuoio. Aveva gli occhi allungati verso l'alto e le orecchie appunta. Sulla schiena due strani accessori che sembravano ali di libellula.

Greta credette di avere un'allucinazione, ma, dopo aver sbattuto gli occhi un paio di volte constatando che quello che vedeva era reale, sfoderò il suo migliore sorriso.

"Buongiorno... qualche problema?" Chiese lei cercando di non dare a vedere che stava credendo di impazziore.

"Sei la figlia di Massimo e Francine?" Chiese il suo interlocutore con semplicità.

"Sì, perché?" Chiese lei sgranando gli occhi.

"Devi venire con me, allora." Disse, afferrandola per un braccio.

Lei si divincolò con uno strattone. Era una sua impressione o le ali del ragazo si erano mosse?

"Cosa... cosa vuoi dire?" Chiese Greta facendo qualche passo indietro.

Prima che lui potesse dire una parola Alberto e Lucia raggiunsero l'anticamera e si misero a fissare il nuovo arrivato con stupore, mentre quest'ultimo sembrava spaventato dal loro arrivo.

Greta stava cercando di dire qualcosa di sensato in quella strana situazione, ma, prima che le idee si potessero riordinare, dalla porta del salotto apparve un vecchio ometto alto appena un metro, raggrinzito, dai capelli bianchi, sdentato che indossava una giacca rossa ed un paio di vecchi pantaloni grigi.

"Guarda, guarda. Cosa ci fa qui un elfo?" Chiese il vecchietto sorridendo con tutti e venti i denti rimasti.

Greta era talmente stravolta da qello che gli stava succedendo attorno che si fiondò in salotto e si sedette sconsolata sulla poltrona.

'Cos'altro potrebbe succedere ora?' Si chiese, mentre gli altri la circondavano preoccupati.

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

 

Rieccomi!

Sì, sono stato veloce, lo so, ma questo capitolo mi è uscito da solo dalle mani, oltre che ad avere parecchio tempo libero.

Infatti, volevo assolutamente finirlo, soprattutto per la nuova arrivata: Lucia.

In realtà lei non ci doveva essere in questa storia, ma, l'idea di metterla mi è venuta (Non ridete è la verità.) In un sogno.

Sognavo questa ragazza, persino il nome ricordo. La descrizione è più o meno questa, ed era malata, come qui. Alla fine del sogno, tuttavia, mi ricordo che lei diceva di essere guarita e si rivolgeva direttamente a me con un "grazie."

Ora, essendo matto, potete non crederci, ma questo sogno me lo ricordo e così ho deciso di aggiungere questo personaggio.

Spero che il continuo vi piaccia.

AxXx 

  
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