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Autore: EdSheeran_ObsessED    20/04/2013    3 recensioni
Insicura. Timida. Fredda. Questa è Cate, una quindicenne che ha un pessimo rapporto con il suo corpo e con sua madre. L'unico a conoscerla a fondo è Peter,il suo migliore amico. Ma ciò che Peter non sa è che Cate gli nasconde un terribile segreto. Che scoprirà solo dopo cinque anni...
Volevo informare il lettore che il personaggio di Peter è ispirato al cantante britannico Ed Sheeran. Per cui la mia storia è dedicata a lui.
Genere: Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Capitolo 19
Peter mollò Cate ed entrò in camera. 
“Forse sarebbe il caso di disfare le valigie.” disse aprendole.
“Secondo me sarebbe il caso di fare un giro, vedere com’è il Resort, andare sulla spiaggia.”. Peter sorrise. 
“Ci sto” disse prendendola per mano. 
Il villaggio era davvero enorme, si vedeva che Mallorie non aveva badato a spese. C’era una piscina che occupava tutto il tetto dell’edificio e che affacciava sull’oceano, due bar interamente fatti in paglia e canne di bambù e una sala da cocktail. 
Peter portò Cate sulla spiaggia. L’acqua era azzurrissima come i loro occhi e la sabbia bianca come la loro pelle. 
Si sedettero a riva con i piedi che a tratti venivano bagnati dalle onde tiepide. 
“Resterei qui per tutta la vita.” disse Cate appoggiando la testa sulla spalla di Peter. 
Lui con il dito tracciò delle lettere sulla sabbia. 
“C+P” disse soddisfatto.
Cate rise “A volte sembri un bimbo piccolo” 
“Ora un pezzo di noi è anche un pezzo della spiaggia e resterà qui per sempre, come volevi tu.”. Cate lo baciò, poi arrivò un’onda più forte che cancellò la scritta. Rise. 
“E adesso come la mettiamo?” chiese guardando Peter divertita. 
“Eh, e adesso un pezzo di noi è anche un pezzo di mare, che quell’onda si porterà sempre dietro, e magari un giorno quell’onda s’infrangerà su un’altra spiaggia, e poi un’altra e un’altra ancora. E piano piano ci porterà in giro per il mondo.”
Cate sospirò. 
“Sono stato troppo sdolcinato?” chiese Peter 
“No, per me tu sei sempre perfetto. È che la mia vita in un colpo di ciglia è cambiata così tanto. L’anno scorso a quest’ora mi trovavo nel mio appartamento, da sola a gestire la mia galleria d’arte. Ora invece sono in Thailandia, sposata da un giorno e sono pure incinta. Che cambiamento radicale…” disse passandosi la sabbia tra le mani. 
Peter non le rispose. 
“E non potrei essere più contenta di questo cambiamento radicale. Ho vicino qualcuno che mi ama e che mi sostiene, presto avrò un bambino che vivrà in onore di quella povera creatura che ho abortito sei anni fa e sono in vacanza in un luogo da sogno, cos’altro potrei chiedere?”.
“Ci sarà molto altro” disse Peter “La vita ha sempre qualcosa in serbo per noi.”
“E che altro?” chiese Cate.
Peter le toccò il pancione. “Le sue prime parole, i suoi primi passi. Il suo primo giorno di scuola e il giorno del suo diploma. Il primo litigio e il suo primo amore e il semplice fatto di vivere un nuovo giorno vedendo la creatura che ami crescere e diventare grande davanti ai tuoi occhi.”. 
Cate sorrise e guardò il tramonto. Il sole rossissimo scendeva nell’acqua che ora si tingeva di un blu scuro e che ricordava il mare tempestoso di Brighton. Cate e Peter si alzarono e andarono nella loro stanza. 
 
Peter aveva detto bene, la vita ha sempre qualcosa in serbo, e ben presto la loro sarebbe cambiata di nuovo.
Il viaggio di nozze durò due settimane, lì in quel paradiso Peter non faceva altro che innamorarsi ancora di più di Cate e Cate di Peter. Quando tornarono in Inghilterra le loro vite ripresero normalmente. Peter tornò in tour in America. Cate lo seguì e chiuse per sempre la sua galleria d’arte. Adesso al suo posto c’è una scuola elementare che piccola si erge tra gli alti grattacieli. 
Tornarono a Brighton poco dopo seguiti da Mallorie. Si era innamorata di quel ragazzo conosciuto al bar la notte dello stupro ed erano andati a vivere insieme a Brighton anche loro. 
 
Era il 28 Gennaio. Peter e Cate avevano un appuntamento con l’agente immobiliare per comprare la casa in cui si sarebbero trasferiti. Tutta la mattina era volata in un secondo, le case erano belle, ma nessuno li soddisfaceva, nessuna casa li faceva sentire veramente a casa. 
“Questa è l’ultima casa” disse l’agente immobiliare “Si trova ad Albert Road, una strada molto tranquilla del comune di Brighton, c’è anche una scuola elementare nel caso in cui dovesse avere dei figli” disse guardando il pancione di Cate.
“Si, sono quasi al nono mese” disse lei sorridendo “Tra poco è il grande momento”. L’agente le sorrise.
“Scusi dove ha detto che si trova la casa?” chiese Peter mettendo il cellulare in tasca e prestando più attenzione. 
“Albert Road.” rispose quello. 
“La nostra strada” disse guardando Cate. Lei gli sorrise.
“Beh credo che sarebbe fantastico se nostro figlio crescesse nel nostro stesso quartiere” disse lui. 
L’agente immobiliare li condusse davanti all’abitazione, Peter sorrise e anche Cate.
“è casa tua Pete” disse lei prendendolo per mano. 
“Già” disse lui guardando le finestre e il cancelletto bianco. Non era cambiato niente, neanche la porta d’ingresso, era sempre lei, la bianca e vecchia porta scricchiolante che quando tornava tardi dalle uscite con Cate scricchiolava così forte da svegliare tutto il vicinato. La madre di Peter infatti lo beccava sempre quando faceva tardi. Quanti piatti ha dovuto lavare per colpa di quella porta troppo rumorosa. 
“Vuole entrare?” chiese l’agente prendendo le chiavi e aprendo la zanzariera che si trovava davanti alla porta d’ingresso. 
Dietro la porta stava la cucina dove nelle domeniche d’Aprile c’era un costante profumo di torta di mele e tè al limone. Un grande arco nel muro collegava la cucina al salotto illuminato da due enormi finestre. Vicino a quella di sinistra c’era ancora il segno della bruciatura del legno. Quando Peter era piccolo, mentre giocava con i cugini prese l’accendino del padre e gli fece fare la fiamma, per poco non dava fuoco a tutta la casa. Al ridosso delle finestre c’erano le grandi scale che portavano al corridoio al secondo piano dove c’erano la stanza matrimoniale, poi una stanza altrettanto grande che all’epoca era la camera di Peter e una stanza più piccola dove stavano i suoi fratelli. 
Finito il giro della casa, uscirono fuori. 
“Cosa ne pensate?” chiese l’agente immobiliare impaziente di chiudere l’affare. 
Peter guardò la casa pensieroso. Cate percepì la sua indecisione.
“La prendiamo, è perfetta.” disse allora. Peter la guardò. 
“So che in fondo lo vuoi, ti conosco Pete.”. Lui le sorrise, era vero, voleva vivere lì, quella era la sua casa, ma aveva solo paura di fare la scelta sbagliata.
“Perfetto” disse contento l’agente immobiliare. Diede le chiavi di casa a Peter mentre Cate tornò a casa perché era stanca; era quasi al nono mese e la pancia iniziava a pesare. Peter invece seguì l’agente immobiliare nel suo studio, lì firmò qualche foglio, pagò e in due settimane la casa fu loro. 
Si trasferirono in fretta anche perché non avevano troppi mobili nella loro vecchia casa, così erano andati a comprarne dei nuovi per iniziare una nuova vita nella nuova casa.
Così il 17 Febbraio, il giorno del compleanno di Peter loro si erano già trasferiti e tutti i mobili erano stati trasportati. La disposizione dei mobili rimase la stessa di quando in quella casa ci abitava Peter, solo la camera da letto cambiò. La vecchia camera di Peter divenne la loro nuova camera. Ricoprirono le pareti con foto della loro adolescenza, foto del presente e lasciarono uno spazio libero per quelle del futuro. 
“Come ai vecchi tempi” disse Peter appendendo l’ultima foto, quella del loro matrimonio. 
Cate avrebbe voluto stare lì a contemplare la loro nuova casetta tutta sistemata e in ordine, ma le si ruppero le acque.
Un dolore lancinante, come di una lama che ti trafigge la fece chinare in due e cacciare un urlo fortissimo. Peter si girò e la guardò, immobile, non sapeva che fare. 
“Pete sbrigati, portami all’ospedale, non startene lì impalato” balbettò Cate. 
Peter si diede uno scossone. Fece sedere Cate e andò a prendere degli asciugamani, poi in preda al panico corsero all’ospedale.
I dottori subito corsero intorno a Cate per aiutarla. Lei si era fatta tutta pallida per il forte dolore delle contrazioni. 
“Sono qui Cate, coraggio” le disse Peter stringendole la mano. 
I dottori cercarono di incoraggiarla e di spingere con tutta la sua forza altrimenti il bambino non sarebbe nato, ma Cate non faceva altro che urlare e piangere per il dolore. Poi all’improvviso tutte quelle rida confuse furono interrotte dal pianto del bambino. I dottori subito lo presero e lo portarono a lavare. Cate sorrise, Peter la baciò. 
“è fatta” le disse contento.
“Pete” disse Cate esausta “è nato, il nostro bimbo è nato”
“Si amore è nato.” disse Peter stringendole la mano e poi guardando il dottore che lo portava verso di loro. 
“è un maschio” disse il dottore porgendolo a Cate. 
“lo dia a Peter” disse lei. Peter spalancò gli occhi. 
“è così fragile” disse prendendolo “Ho paura di fargli male”
Cate rise “Dovrai abituarti, perché ci saranno molti pannolini da cambiare.”. 
Peter non era mai stato più felice di allora, glielo si leggeva in faccia. Amava con tutto sé stesso quel bambino. 
“Che nome devo registrare tra i documenti dell’ospedale?” chiese il medico. 
Cate e Peter si guardarono, avevano parlato a lungo del nome, poi in coro dissero “Edward”. 
Il piccolo Edward stava silenzioso e tranquillo tra le braccia di Peter, non si vedevano il colore degli occhi e non aveva ancora i capelli. 
“Sinceramente anche se fosse figlio dello stupratore, lo sento come mio.” disse Peter guardando intenerito Edward che si mordicchiava le dita. Cate sorrise. 
 
La vita aveva in serbo molte altre cose per loro. Tornati a casa, tutto il vicinato venne a salutare e vedere il piccolo Edward. Peter ora cantava solo in Inghilterra per non lasciare Cate da sola a casa, poi più in là avrebbe ripreso a viaggiare. Rosie alla vista del nipotino si era raddolcita ed era diventata buona anche con la figlia, una volta si era lasciato scappare un “Sono fiera di te”. 
Il 10 Luglio si celebrò il battesimo di Edward sempre a New Forest, nella stessa chiesa dove Peter e Cate si erano sposati e Mallorie era la madrina. 
Il 13 Novembre 2018, all’età di un anno, Edward disse la sua prima parola. Disse “Canta” a Peter, perché lui gli cantava sempre tantissime canzoni, soprattutto quella che aveva scritto quando Cate era incinta, quella era la sua canzone, la canzone di Edward.
Il 26 Dicembre dello stesso anno, il giorno di Santo Stefano subito dopo Natale, Edward si era riuscito ad alzare in piedi senza che nessuno l’aiutasse e il 28 Dicembre aveva mosso i suoi primi passi. Mano a mano che gli eventi si succedevano, la parete della camera di Peter e Cate si riempiva sempre di più. 
Ora la parete era interamente coperta di foto, l’ultima era del compleanno di Cate, che Peter aveva fatto sviluppare quella mattina stessa.
Era il 16 Febbraio 2023, e appunto era il compleanno di Cate. Edward senza dubbio era figlio di Peter e non dello stupratore. 
Ora aveva sei anni e gli assomigliava in tutto e per tutto: aveva qualche lentiggine e i capelli rossi. I suoi occhi erano azzurri come quelli di Cate e invece le sue labbra erano piene come quelle di Peter. 
“Mamma posso andare fuori a giocare?” chiese Edward mentre Cate infornava la torta di mele. 
Cate guardò fuori, c’era il sole ed era una bella giornata. Poi guardò in salotto verso Peter che seduto sul divano, era immerso nel libro che aveva appena comprato:“Cinquanta sfumature di grigio”.
“Che dici Pete, può?” chiese Cate sorridendo. 
“Ma si!” disse lui facendole l’occhiolino. 
Edward sorrise. “Fai attenzione però.” disse Cate aprendogli la porta. Mentre Edward correva fuori, Peter andò sull’uscio della porta, abbracciò Cate da dietro e insieme guardarono il loro ometto che attraversava la strada. 
Peter si avvicinò a una bimba. Era molto simile a lui, con la carnagione chiara e i capelli rossi. 
“Siamo uguali” pensò. 
Senza pensarci due volte salì sull’altalena della bimba. 
“Hey! Quella è la mia altalena!” disse la bimba prepotentemente. “Me l’ha regalata il mio papà per il mio compleanno!” aggiunse.
“Quand’è stato il tuo compleanno?” chiese Edward.
“è oggi!” disse la bimba soddisfatta di tutti i regali che aveva avuto. 
“Domani è il mio compleanno.” disse Edward soddisfatto.
“Ok, ma comunque non puoi giocare con la mia altalena!” rispose la bambina. 
“Scusa, non volevo infastidirti.” disse Edward voltandosi. 
“Come ti chiami?” chiese la bambina.
“Edward Miller, ma tu puoi chiamarmi Ed”
“Io sono Nicole Smith, ma tu puoi chiamarmi Nick”. La bimba abbassò lo sguardo intimidita poi disse “Se vuoi questa può essere la nostra altalena”. 
Ed sorrise e salì sull’altalena con Nicole. 
Peter e Cate assistevano alla scena sull’uscio della porta. Peter le diede un bacio sulla guancia. 
“Ti ricordi quando ti dissi che tu sei come la mia altalena dalla quale non voglio più scendere?” chiese. Cate annuì sorridendo. Peter le tolse le braccia dalla vita. 
“Chissà se lui vorrà mai scendere dall’altalena di quella bimba” disse entrando in casa. 
Cate guardò Ed giocare con la bimba e si ricordò di lei e Pete. 
Sorrise,entrò in casa e si chiuse la porta alle spalle.
-Fine.
  
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