Addio
Aprii la porta e sbirciai nella
stanza.
Oltre a lei nessuno.
Entrai e mi chiusi la porta alle spalle. Stava guardando
il suo riflesso nello specchio. Non si era accorta di me, ma io riuscivo a
scorgere la sua immagine. Indossava un candido abito da sposa. E delle scarpe col tacco. Bianche. I capelli corti erano
spettinati, come sempre, e lei cercava di sistemarli. Senza successo.
Era bellissima.
Sorrisi tristemente. Peccato non fosse vestita così per
me.
« Wow! » esclamai.
Lei si voltò, sorpresa.
« Signore! Mi ha spaventata… »
Avanzai e la raggiunsi, fermandomi a qualche passo da lei.
« Stai benissimo. Forza! Un bel giro su te stessa. »
Lei sorrise imbarazzata ma fece ciò che le avevo chiesto.
« Perfetta! » le dissi sorridendo.
« Non proprio. Ho recuperato qualcosa di vecchio… »
Mi mostrò gli orecchini che indossava.
« …erano di mia madre… »
Si diresse al tavolino che stava accanto allo specchio.
Prese un fermaglio e tornando a specchiarsi se lo infilò tra i capelli.
« …e qualcosa di prestato. »
Tornò a guardarmi.
« Ma non ho niente di nuovo e di
blu. »
Sorrisi alla sua faccia scontenta.
« Per il blu, hai i tuoi occhi. »
Distolse lo sguardo, imbarazzata.
« E per il nuovo, vediamo… »
Cominciai a frugarmi nelle tasche dell’alta uniforme. Ne estrassi un pacchetto e glielo porsi. Lei lo scartò e
aprì la scatolina che conteneva. Alzò lo sguardo su di me senza parole.
« Signore! Non avrebbe… »
« Oh, sì invece! Ti prego, Sam,
accettala. È l’ultimo regalo che posso farti senza che lui cerchi di
uccidermi. »
Rise. Di una dolce e allegra risata.
« Mi aiuterebbe…? »
Mi avvicinai ed estrassi dalla scatolina una collana
d’oro. Il pendente era il simbolo che identificava
Mi diede le spalle e io le allacciai al collo la catenina.
« Come mi sta? » chiese tornando a guardarmi.
Sorrisi. E lei fece altrettanto.
Restammo in silenzio. Infine…
« Beh, ora vado… » dissi.
Sam annuì.
Mi diressi alla porta e uscii.
Mi voltai e posai per l’ultima volta nella vita lo sguardo
su di lei.
Poi chiusi la porta.
Commento
dell’autrice
In origine doveva essere una storia a lieto
fine.
Sam prima di entrare in chiesa si rendeva conto di amare Jack e annullava il suo matrimonio per raggiungere l’amato
colonnello. Doveva essere lei l’io narrante.
Poi l’io è diventato Jack.
Adoro scrivere fingendomi lui. È più facile che con Sam.
Ma non potevo attraverso Jack
raccontare il cambiamento di Sam. Così ho pensato di far intervenire Jacob Carter. Lui doveva far capire alla figlia che stava
sbagliando, che amava Jack.
Fine simile alla prima.
Infine ho realizzato che il lieto
fine non avrebbe commosso quanto l’abbandono volontario di Jack. Lui la ama (e
Sam ama lui) ma sa che non potrebbero stare insieme. Che lui non potrebbe renderla felice.