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Autore: lady hawke    22/04/2013    2 recensioni
Nell'Ungheria del 1300 essere una strega o un mago non è impossibile, ma decisamente complicato. Bisogna nascondersi, fingere di non avere niente a che fare con pratiche considerate demoniace e bisogna farla franca davanti ad Inquisitori e ministri di Dio. Di uno Statuto di Segretezza si continua a parlare, ma niente è stato deciso. In questo clima è cresciuta una bambina che, da adulta, verrà ricordata come Guendalina la Guercia, colei che finì sul rogo ben trentasette volte.
Genere: Avventura, Generale | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Nuovo personaggio
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Dai Fondatori alla I guerra
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Note: Con orribile, orribile ritardo giungo FINALMENTE ad aggiornare. Cos'è successo? Niente, ho semplicemente scritto altre cose, come si può notare dal mio account e Guenda... Guenda ne ha un po' sofferto, ma non voglio che accada più, promesso! Spero vogliate perdonarmi, e spero che questo capitolo possa essere d'aiuto ad essere clementi con me! :3

Capitolo diciannove: Freddafiamma

Guendalina e le sue amiche non potevano immaginarlo, ma le notizie corsero rapide e veloci, mentre loro languivano in prigionia. La missiva di Maria raggiunse Hilda a Dazelburg pochi giorni dopo, mentre dava una mano alla bottega del padre. Il messaggio lasciò la giovane in preda allo sgomento, poi alla rabbia. Che ci faceva sua sorella, a Stoccolma? Non aveva scritto loro non più di due settimane prima lamentandosi del fatto che non avrebbero abbandonato il castello prima della fine delle lezioni? Non era stato abbastanza chiaro, Mastro Guinifredo? La faccenda era grave, gravissima, e non riusciva ad immaginare cosa sarebbe potuto accadere alla sorella, là in prigione. Rimase così, ferma a testa china sul bancone, fino a che il padre non la riscosse, chiedendole se si sentiva bene. Porse ad Adalberto la pergamena con gli occhi lucidi.
- E’ da parte di Maria.
Il padre, dapprima perplesso, sbiancò letteralmente, leggendone il contenuto.
- Come è arrivata fin laggiù? Come ha fatto a farsi scoprire?
- Non lo so. Deve essere stata vista mentre praticava un qualche incantesimo.
- Maria parla di altre cinque giovani; le ha trascinate con sé in questa follia, come hanno potuto seguirla!
Hilda abbassò la testa, pensierosa. Guendalina era sempre stata brava a farsi dare retta da tutti, e non dubitava del fatto che anche a scuola godesse di una discreta popolarità tra le sue compagne.
- Credi che a Durmstrang lo sappiano?
- No, Hilda, o Guinifredo di sicuro ci avrebbe scritto. – Adalberto si passò una mano davanti alla faccia, preoccupato.
- Maria ha scritto che mi terrà informata di quello che accadrà, vuole chiedere aiuto alla comunità magica di Stoccolma.
- E intanto mia figlia marcisce in prigione! – il mago sospirò, nervoso. – Maria è stata sollecita e molto cara, ma non basta.
La giovane sapeva che il padre era preoccupato e frustrato almeno quanto lei. Non osava pensare alla reazione di Sigfrida, quando avrebbe udito le notizie. Riflettè un momento, prima di dar voce ai suoi pensieri.
- Potrei andare io a vedere. A cavallo di una scopa dovrebbe essere semplice, posso raggiungere Durmstrang in una nottata, e da lì poi muovermi a Stoccolma.
Adalberto per un pezzo diede segno di non udirla, continuando a rigirarsi la pergamena fra le mani, angosciato. Ad un certo punto estrasse la bacchetta, e cancellò il messaggio di Maria.
- E’ meglio non lasciare prove. – prese la penna, la intinse nell’inchiostro e cominciò a scrivere. – La tua idea è buona, perciò ti chiedo di partire immediatamente e di consegnare questo messaggio a Guinifredo e a lui soltanto. Intesi?
- Ma mamma…
- Cerca di prendere il necessario per il viaggio senza farti vedere da lei, voglio essere io a parlarle. Allontanati dai centri abitati e poi prendi il volo.
Con il cuore gonfio di angoscia, Hilda abbracciò suo padre e si apprestò a fare i suoi leggeri bagagli. Le circostanze le furono d’aiuto, poiché si accorse presto che sua madre non era in casa, probabilmente intrattenuta da una vicina a chiacchierare, perciò, ringraziata la sua fortuna agguantò la scopa, denaro e un ricambio d’abito e prese rapidamente la via dei campi, e non appena l’orizzonte fu sgombro prese il volo. Sapeva che avrebbe dovuto dirigersi senza indugi e senza distrazioni in Svezia, ma non sapeva cosa avrebbe dovuto affrontare a Stoccolma e non aveva voglia di farlo da sola; cedette perciò al suo istinto e ai suoi egoistici desideri, virando verso Liberec, e giungendo davanti alla casa di Franz poco prima del tramonto.
Bussò con urgenza alla porta, e fu la madre del suo amico ad aprirle, un’alta donna dai capelli rossi che le sorrise dolcemente, non appena Hilda si presentò.
- Un po’ sfacciato da parte di una giovane strega nubile presentarsi così all’improvviso a casa di un mago.
- Vi chiedo scusa, - rispose Hilda arrossendo – non avrei osato tanto se non si trattasse di mia sorella, si è cacciata nei guai a Durmstrang, e volevo chiedere aiuto a Franz.
La strega sorrise di nuovo. – E vuoi che ti accompagni, voi due soli, verso la Svezia? Sempre peggio. No, no, non arrossire di nuovo. Capisco che sei preoccupata, ed è meglio che una donna non viaggi sola, se può. Franz è in fondo alla strada, starà rientrando, sono certa che ti darà una mano.
Hilda ringraziò e si precipitò nella direzione indicatale mentre la madre di Franz sospirava. – Del resto se non si è mosso lui doveva pur muoversi lei, sia benedetta la sorella Godefroid. – disse tra sé e sé, mentre richiudeva la porta.
Franz, che da tempo si era rassegnato al colore dei suoi capelli e non li tingeva più, sbucò da un angolo della strada, e si ritrovò Hilda praticamente in braccio.  Fu sorpreso e felice di rivedere la sua vecchia e cara amica, ma si incupì molto quando sentì perché era venuta da lui.
- Temo che la processeranno per stregoneria, la manderanno al rogo, quella stupida.
- Non è un problema insormontabile, Hilda, ci sono incantesimi che possono ovviare al problema.
- Io non so se mia sorella li conosce, quegli incantesimi, e non posso sapere quanto sarà rapido l’aiuto da Durmstrang o da qualunque altro in città. Io devo andare su e… - Hilda si bloccò, in imbarazzo. – Ha ragione tua madre, è inopportuno.
- No. – Franz le prese la mano. – E’ molto opportuno, invece, e nessuno avrà da ridire. Verrò con te, devi solo darmi il tempo di prendere il necessario, seguimi. – l’accompagnò in casa sua, e ignorò volutamente le domande a trabocchetto di sua madre, mentre raccoglieva i vestiti e la sua scopa.
- Tuo padre riderà molto, quando lo saprà.
- Digli che è una faccenda seria per cui non c’è niente da ridere.
Senza fiatare, la donna avvolse del pane in un fazzoletto e lo porse a Hilda. – Anche gli sfacciati devono mangiare.
- Grazie. – Hilda si sentiva in colpa. Non aveva dato spiegazioni a quella donna, e lei si stava fidando, o fingeva di fidarsi delle loro intenzioni, dando loro anche delle provviste. – Mi dispiace non potervi spiegare meglio che succede.
- Lo farà Franz al suo rientro, e sarà meglio che sia una spiegazione convincente. Ora andate.
Attesero che le strade si facessero deserte, spiando i passanti dalle finestre con l’imposte accostate; quando la via fu libera presero il volo.

                                                                  ***
Il primo giorno di prigionia, per Guendalina e le altre, fu pietoso. Rinchiuse lì, senza notizie dal mondo esterno, in una cella sempre troppo buia e troppo sporca, il tempo sembrò non passare mai. Nel pomeriggio una pioggia torrenziale si abbatté sulla capitale e l’aria si riempì di un’umidità ancora più insopportabile, lì dove si trovavano. Il peggio fu quando l’acqua cominciò a colare dalla bocca di lupo, unica apertura verso l’esterno, creando una piccola cascatella e bagnando tutta la paglia del pavimento.
Megarda ebbe una crisi di pianto, e fu merito della ritrovata calma di Agnuska, che ovviò al problema con la magia, se tutte mantennero il controllo di sé. Ad eccezione della consegna della cena, non ebbero visite.
- Non durerà a lungo. – disse Draga, grave. – Tutta la città conosce le nostre facce e ci ha viste. Presto credo verremo gettate in pasto alla folla di nuovo.
- Dio non voglia. – sospirò Izabela, con voce rotta.
Eppure ci fu qualcosa di profetico, nelle parole della giovane boema dai capelli ricci, poiché il mattino dopo, quando il sole era tornato a splendere sulla città, sentirono il cigolio della chiave nella toppa.
Fu per sciocco istinto che tutte e sei si schiacciarono contro la parete di fondo della cella, perché di certo non avrebbero potuto nascondersi o rendersi invisibili, cercando di non prestare attenzione al nuovo arrivato.
- Sono pericolose, messere, io non vi consiglio di rimanere solo con sei di loro…
- So bene a cosa vado incontro, e non possono di certo essere peggio di un drago. Lasciatemi solo con loro, se non vi dispiace. – lo straniero zittì la guarda con fare sufficientemente perentorio da convincerlo ad inchinarsi brevemente e da uscire, chiudendo la porta dietro di sé.
- Chiamatemi quando vorrete uscire. Resterò in zona. – disse la guarda, mentre faceva di nuovo girare la chiave nella toppa.
Era stato uno scambio breve, ma era stato sufficiente ad incuriosire Guendalina e a farle alzare lo sguardo, riconoscendo lo sconosciuto.
- Ser Wilhelm! – bisbigliò.
- Muffliato. – disse l’uomo, lanciando un incantesimo sulla cella. – Con questo nessuno potrà sentire e origliare il nostro incontro.
- Come ci avete trovato? – chiese Iwona.
- Siete la notizia del giorno, fanciulle, difficile non sapere nulla di voi. Siete fortunate, però. Una di voi è stata riconosciuta e quella persona è corsa ad avvisarmi.
Per le sei fuggitive di Durmstrang fu come assaggiare miele: era splendido sapere di non essere abbandonate a loro stesse, ma non c’era traccia di sorriso sul volto del cavaliere.
- Ho scritto a Mastro Guinifredo, visto che siete fuggite da scuola contro il suo espresso volere.
- Era necessario? – domandò Guendalina.
- A dir poco dovuto, non avete idea del danno che avete causato. - Wilhelm si avvicinò a loro e abbassò la voce. – Avete agito imprudentemente e come delle sciocche, questo è indubbio, ora bisogna solo pensare a come farvi uscire da qui, però. E questa è una mia responsabilità.
- Alcune di noi hanno tentato la fuga… - Draga si tormentò una ciocca di capelli. – Non è andata bene.
- E vorrei che non ci riprovaste più, non saranno gentili con voi.
- E allora come? – chiese Agnuska.
- Nelle vostre condizioni non è possibile impedire a nessuno di considerarvi vere e autentiche streghe. Vi hanno visto in troppi. Uscirete di qui solo per subire un processo per stregoneria da cui, qualunque cosa direte, verrete condannate al rogo.
Le sei ragazze trasalirono, benché non si trattasse di un’assoluta sorpresa. Avevano pensato di poter ricorrere ad una scappatoia, grazie a Ser Wilhelm, ma evidentemente erano troppo compromesse.
- Useranno torture? – osò chiedere Izabela.
- No, non se ammetterete subito le vostre colpe. – la voce di Wilhelm si fece più morbida e tranquilla. – Date loro le risposte che desiderano e almeno questo vi verrà risparmiato.
- E per il rogo?
Wilhelm sospirò. – E’ il vero motivo per cui sono qui, in realtà. Esiste un incantesimo che rende le fiamme fredde e piacevoli, e dovrete imparare ad usarlo prima che veniate giustiziate.
- Saremo legate, e anche se fosse noi finiremmo per non bruciare, potrebbero accorgersene.
Il cavaliere si concesse un sorriso: - Non avete mai assistito ad un rogo di streghe, immagino.
Le sei giovani fecero segno di no con la testa.
- E’ semplice nascondere la bacchetta nella propria veste, e le corde non sono mai troppo strette. Cederanno facilmente con le prime fiamme. Quanto al resto dovrete lanciare un Incantesimo di Disillusione, ma questo può essere fatto anche dagli spettatori presenti all’evento. Quello che conta  è che voi rimaniate vive e in salute.
- Qual è l’incantesimo, mio signore? – chiese Agnuska.
- Freddafiamma. Dovrete esercitarvi dando fuoco alla paglia, e cercando di rendere il fuoco innocuo per le vostre carni. Io tornerò domani notte per controllare che tutto stia procedendo come deve.
- Ma le guardie…
- Io so come non essere visto, qui. Ora, fanciulle, è necessario che io me ne vada. Sapete di non essere sole, e sapete che riceverete aiuto. Ora viene il vostro turno.
Ser Wilhelm diede un colpo alla porta, e una guarda corse ad aprire.
- Spero non vi abbiano dato problemi, ser.
- Ne daranno ancora per poco. Presto saranno morte. – rispose il cavaliere, prima di andarsene.
Fu un colloquio breve, ma illuminante per le giovani streghe. Di colpo le ore di inutile inattività ed attesa divennero momenti di febbrile lavoro sull’Incantesimo Freddafiamma e sui vari tentativi delle ragazze di incendiare la paglia senza farsi scoprire. Dovettero rendere la cella silenziosa, lasciare una o due di loro in guardia a seguire i rumori provenienti da fuori, mentre le altre quattro, a turno, cercavano di trovare un modo per non morire arse vive.
Non fu difficile trovare il modo di causare piccoli incendi controllati, Agnuska era brava con gli incantesimi d’acqua, e riusciva a porre facilmente fine ai roghi delle amiche. Più complicato era pronunciare correttamente la formula suggerita da ser Wilhelm e vedere di non bruciarsi.
Izabela fu la prima a tentare, pronunciando l’incantesimo con voce troppo flebile ed insicura; non appena posò la mano sulla piccola fiammella a terra ne avvertì il calore, e sospirò, affranta.  
Iwona tentò comunque di posarci la mano sopra, e la smorfia di dolore che ne seguì rese chiaro il suo fallimento. Draga, Guendalina e Megarda non furono da meno. In condizioni normali, a scuola, sicure e protette dalle mura di Durmstrang, le ragazze avrebbero sospirato scocciate, avrebbero abbandonato l’impresa e avrebbero atteso tempi migliori. Ma la sicurezza del castello nel nord della Svezia era ormai lontano, dalle loro capacità dipendeva la loro stessa vita, e per questo non si fermarono fino a tarda sera, quando ricevettero per cena pane secco e una brodaglia dall’inquietante colore grigio.
- Vorrei saper trasfigurare il cibo. – disse Megarda, ingoiando con aria disgustata il primo boccone.
- Prima impareremo a controllare le fiamme, poi faremo anche questo, non temere.
La speranza donatale da Ser Wilhelm avevano restituito forza e fiducia a Guenda, che sentiva ancora pesare su di sé la responsabilità dell’accaduto. Doveva assolutamente imparare a salvarsi, e doveva impararlo al più presto.
Le prove dell’incantesimo Freddafiamma continuarono il giorno seguente e fu con soddisfazione che Guendalina, alla fine, riuscì a far passare la propria mano attraverso il fuoco.
- Fa solletico. – disse, eccitata.
- Sicura? Non brucia?
- Tutt’altro, è fresca e piacevole, prova a mettere tu stessa la mano, Agnuska.
Titubante, Agnuska seguì il consiglio dell’amica, ed in breve le altre fecero altrettanto. La speranza di potersela cavare si faceva reale, ora; così, grazie ad una certa dose di ostinazione, per la fine della giornata furono tutte in grado di domare il fuoco, e Ser Wilhelm ne sarebbe di sicuro stato compiaciuto. Sarebbero sopravvissute al rogo.

                                                                    ***

Nel frattempo, Franz e Hilda si affrettavano per raggiungere Durmstrang e da lì Stoccolma. Arrivarono al castello a metà mattina, stremati; Hilda era tesa e nervosa e la sua voce tremò quando chiese di essere ricevuta da Guinifredo. Quando entrambi fecero il loro ingresso nelle sue stanze, la giovane crollò pesantemente su una sedia, mentre Franz rimase dietro di lei in piedi, come un cane da guardia, con le mani appoggiate alle sue spalle.
- Ho ragione di credere che mia sorella ed altre cinque studentesse corrano gravi pericoli a Stoccolma. – esordì Hilda, porgendo il messaggio del padre a Guinifredo. Mentre il mago leggeva, la ragazza spiegò brevemente di come Maria l’avesse avvisata e di come lei stessa si fosse precipitata in Svezia. Guinifredo ascoltò in silenzio, alzando appena lo sguardo su Franz, la cui chiara estraneità alla faccenda lo rendeva una presenza curiosa, poi prese la parola.
- Ser Wilhelm, che abitualmente risiede a Stoccolma, ci ha avvisato dell’accaduto. Vostra sorella e le sue cinque compagne sono fuggite da scuola e sono tutt’ora prigioniere nelle prigioni del castello, in attesa di subire un processo per stregoneria.
Hilda annuì, pallida. – Le attende il rogo.
- Prima di questo, però, le attende il processo. Ser Wilhelm mi ha assicurato che darà alle sei impudenti fuggitive tutte le istruzioni del caso per sopravvivere. Ho piena fiducia nel cavaliere, ed egli è ben stimato alla corte del re, soprattutto dopo la questione dei draghi qui nel nord.
- Perciò dovremmo semplicemente attendere il corso degli eventi? – chiese Franz, intromettendosi.
- Solo la famiglia Godefroid era già al corrente del fatto, quindi la missiva che è da poco stata inviata alle famiglie delle sei scomparse non giungerà come una novità, almeno per voi. Da qui il mio potere è poco; non ho contatti con il tribunale di Stoccolma che le condannerà. E’ la comunità magica della città che potrà intervenire, fermo restando che la legge verrà applicata in ogni caso. Raggiungerò la capitale il giorno dell’esecuzione per assicurare alle giovani un sicuro rientro e un’adeguata punizione.
- Quanto a noi?
- So che l’ultimo dei vostri desideri è rimanere qui in attesa. Vi suggerisco di riposare e poi di andare a Stoccolma e seguire gli sviluppi della questione.
Hilda e Franz annuirono. Avevano entrambi bisogno di un lungo riposo, prima di riprendere il viaggio.
 
 
  
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