Capitolo
Sette: A New York Story
Start spreading
the news
I am leaving today
I want to be a part of
it
New York, New York
These vagabond
shoes
They are longing to
stray
Right through the very
heart of it
New York, New York
I want to wake
up in
that city
That doesn't sleep
And find I'm king of the
hill
Top of the heap
(New York, New
York –
Frank Sinatra)
Corsero attraverso le
fogne ancora una volta. Più veloce che poterono, senza
fermarsi.
“Forza! Muoversi!
Muoversi! Muoversi!” continuava a incitarli il Dottore. Se i
Dalek li avessero catturati
di nuovo non sarebbe finita bene per nessuno di loro.
“Tallulah!”
strillò Rose
quando ci andarono quasi a sbattere contro. “Che ci fai
ancora qui?”
“Corri!” le
urlò il
Dottore senza fermarsi.
“Cos’è
successo a
Laszlo?!” cerco di scoprire la donna ma la trascinarono via
con loro senza
risponderle.
Potevano sentire gli schiavi
maiale avvicinarsi. Riuscirono a ritrovare la botola per il magazzino
del
teatro di Tallulah. Si arrampicarono il più velocemente
possibile e se la
richiusero alle spalle.
Tornarono a Hooverville
dove trovarono Solomon e tutti gli abitanti del posto pesantemente
armati.
Sia il Dottore che Rose
fecero una smorfia vedendo quella distesa di fucili. La ragazza lo
afferrò per
una manica. “Dottore…se i Dalek ci
attaccano…quelle armi non potranno niente.
Sarà un massacro.”
“Hai ragione”
annuì il
Dottore cercando Solomon tra la folla. Gli raccontarono dei Dalek,
cercando di
fargli capire perché fosse una pessima idea quella di far
loro guerra.
Solomon li ascoltò in
silenzio. “Questi…Dalek. Sembrano essere il
prodotto di un incubo. E vogliono
riprodursi?”
“Si stanno fondendo con
dei corpi umani” ripeté il Dottore incrociando
le braccia. “Se ho ragione hanno un allevamento
di bestiame proprio qui,
a Hooverville. Dobbiamo fare uscire tutti.”
Solomon incrociò le
braccia. “Hooverville è l’ultimo posto
in cui un uomo possa finire, non esiste
un altro rifugio.”
“Verranno qui”
insistette Rose. “Non potete difendervi da loro. Non con quei
fucili.”
“Mi dispiace, Solomon,
ma dovete disperdervi!” Il Dottore alzò la voce e
si accigliò. Era sempre così:
perché gli umani non potevano dargli ascolto?
“Andate in un posto qualunque, seguite
la ferrovia, attraversate lo Stato, basta che lasciate New
York.”
Solomon scosse la testa,
restio ad abbandonare tutto quello che gli era rimasto. Anche se non
era niente.
“Deve esserci un modo per ragionare con questi
esseri.”
“Non è
possibile, è
questo il punto!” esclamò Rose esasperata.
“Sanno solo conquistare e
distruggere. E odiare. Non sanno cos’è la
pietà. Non puoi ragionare con esseri
del genere.”
Frank si avvicinò.
“Tu
non li hai visti, capo.”
“I Dalek sono sempre un
brutto affare ma in questo momento sono vulnerabili”
spiegò il Dottore. “E
questo li rende più pericolosi che mai.”
Solomon sospirò. Si
passò una mano sul viso, cercando di prendere la decisione
migliore per tutti.
Rose si voltò di scatto.
“Avete sentito?” domandò guardandosi
intorno. Sentirono un fischietto, il
segnale che erano sotto attacco.
“Stanno
arrivando!” urlò
infatti un uomo correndo nella loro direzione.
“Una sentinella deve
aver visto qualcosa” disse Solomon vedendolo avvicinarsi.
“Sono qui! Li ho visti!
Sono dei mostri!”
Il Dottore non si mosse.
“È cominciata.”
Rose gli strinse la
mano. “Ormai è tardi per fuggire. Dovremo
affrontarli. Insieme?”
Il Dottore ricambiò la
stretta. “Insieme. Stiamo uniti, restiamo al centro.
Finché ci sono solo gli
schiavi maiale potremmo ancora farcela.”
Videro gli uomini
correre a prendere le armi. Qualcuno tentò di scappare e li
sentirono urlare
quando gli schiavi maiale li catturarono e cominciarono a trascinarli
via.
“Dobbiamo fuggire dal
parco!” esclamò Martha spaventata.
“Non possiamo. Siamo
circondati” urlò il Dottore vedendo i maiali
stringerli in un cerchio. “Stanno
raccogliendo tutti in un unico posto.”
“Siamo in
trappola” si
lamentò Tallulah.
Solomon imbracciò il
fucile. “Allora restiamo uniti!” urlò,
scrutando intorno a sé, pronto a colpire
gli schiavi maiale a vista. Uno di loro si fece troppo vicino e
partì il primo
proiettile. Cominciò una sparatoria.
Martha afferrò un
bastone e se lo rigirò tra le mani, più e
più volte. Si ferì con le schegge ma
non le importava. “Possiamo trattenerli finché non
sarà giorno!” esclamò
speranzosa e spaventata allo stesso tempo.
Il Dottore non si voltò
a guardarla, fissava un punto sopra le loro teste. “No,
Martha, questa è solo
la fanteria.”
Rose seguì il suo
sguardo e lo vide, un Dalek che levitava alcuni metri sopra di loro.
Chiuse gli
occhi. Contò cinque secondi, poi li riaprì.
Sospirò. Fece un passo in avanti e
prese la mano del Dottore.
“O mio Dio”
imprecò Martha.
“È il
diavolo!” urlò un
uomo terrorizzato. “Il diavolo in cielo! Che Dio ci salvi!
È la dannazione.”
Frank alzò il fucile,
rabbioso. “Ah, sì? Lo vedremo!”
urlò e fece fuoco. Il proiettile rimbalzò sulla
corazza dei Dalek con un ‘cling’ metallico senza
scalfirla minimamente.
Il Dottore fece un balzo
in avanti e lo costrinse ad abbassare la canna del fucile.
“Non serve a
niente!”
Si immobilizzarono tutti
quanti, in attesa di vedere quale sarebbe stata la prossima mossa del
Dalek. Il
Dottore si guardò intorno, controllando che sia Rose che
Martha fossero al
sicuro dietro di lui
Martha gli affondò le
dita nel braccio. “Ce n’è più
di uno” mormorò quando videro un secondo Dalek
affiancarsi al primo. I Dalek girarono il loro unico occhio verso gli
abitanti
di Hooverville. Un attimo dopo aprirono il fuoco sulle tende e le
capanne. La
gente urlò, cercò di scappare ma i Dalek
continuarono ad attaccarli con una
precisione inesorabile.
Il Dottore non poteva
far altro che restare a guardare, impotente, tanta distruzione. Rose
avrebbe
fatto qualsiasi cosa per non fargli attraversare di nuovo una cosa del
genere.
I Dalek guardarono verso
il piccolo gruppo armato che si era riunito intorno al Dottore.
“Gli umani si arrenderanno!”
“Lasciateli in
pace!”
strillò il Dottore avanzando di un passo. “Non vi
hanno fatto niente!”
Il Dalek si limitò a
fissarlo e smise di sparare. Almeno momentaneamente.
Solomon avanzò a sua
volta, affiancando il Dottore. Rose dilatò gli occhi.
“Cosa vuoi fare?” esclamò
balzando in avanti, cercando di trattenerlo.
“Solomon, stai
indietro!” Il Dottore lo afferrò per un braccio.
L’uomo ignorò
entrambi.
“Mi è stato riferito che mi sto rivolgendo ai
Dalek, giusto? Da quello che
sento, anche voi siete dei reietti.”
“Smettila”
insistette il
Dottore a denti stretti.
“Dottore, questa
è la
mia comunità. Rispetterai la mia
autorità” gli mise una mano sul petto e lo
fece indietreggiare. “Fammi fare un tentativo.”
Il Dottore scosse la
testa, ma indietreggiò. Rose non poté fare a meno
di fare un passo in avanti: quella
situazione non andava bene per niente.
“Dalek…”
invocò Solomon.
Appoggiò il fucile a terra e tenne le braccia aperte davanti
a sé come segno di
apertura al dialogo. Rose si morse un labbro, glielo avevano detto che
non si
poteva parlare con i Dalek…perché non voleva dar
loro retta? “…non siamo
uguali? Sotto la superficie, non siamo fratelli? Perché,
vedete…proprio oggi ho
scoperto che l’universo di Dio è migliaia di volte
più grande di quello che
pensavo. E questo mi spaventa, mi fa scendere il gelo nelle viscere, ma
sicuramente questo deve darmi speranza. Speranza che, forse insieme,
possiamo
creare un domani migliore” fece una breve pausa.
Deglutì un paio di volte,
cercando di rimediare alla gola secca. “Quindi vi prego: se
c’è della
compassione nei vostri cuori, allora vi unirete a noi e metterete fine
a questa
lotta.”
Il Dalek mosse l’occhio
a destra e a sinistra, senza rispondere.
“Ebbene? Cosa ne
dite?”
insistette Solomon.
Era abbastanza, decise
Rose. Fece alcuni passi in avanti verso Solomon per dirgli di lasciar
perdere:
quella era la dimostrazione che non si poteva discutere con i Dalek. Il
Dottore
la guardò allarmato.
“STERMINARE”
Rose non ebbe nemmeno
tempo di battere ciglio, si lanciò in avanti senza pensare
alle conseguenze e
trascinò Solomon a terra con sé. Lo stesso, non
era stata abbastanza veloce.
Solomon era stato colpito: giaceva a terra, agonizzante, ma non era
morto.
“Rose!”
gridò il Dottore
balzando verso di lei.
“Sto bene!”
allungò un
braccio verso la folla. “Martha! È ancora vivo,
dobbiamo aiutarlo!”
Martha non esitò e la
raggiunse in un secondo cercando di trattenere un singhiozzo.
“Gli hanno
sparato. Hanno cercato di ucciderlo e basta.”
Rose spostò lo sguardo
verso il Dalek ma si trovò davanti la figura del Dottore,
ancora una volta
pronto a mettersi tra lei e qualunque pericolo. Scattò in
piedi e lo affiancò.
“Rose
Tyler. Il Lupo Cattivo, distruttore dell’imperatore”
disse il
Dalek puntando contro di lei il braccio armato.
Il Dottore la afferrò
per un braccio e la costrinse a spostarsi dietro di sé.
“Non osare! Non osare!”
urlò con tutto il fiato che aveva in corpo. “Non
le farete del male! Prima
dovrete passare sul mio corpo.”
Il Dalek lo analizzò,
identificandolo. “Condizione
accettata.
Io sarò il distruttore del nostro più grande
nemico!”
Rose lo afferrò per le
spalle. “Non puoi farlo! Non per me! Dottore!”
Il Dottore la guardò,
cercando di memorizzare ogni tratto del suo viso. “Vale la
pena morire per te”
le afferrò il viso tra le mani e la baciò. Un
breve contatto di labbra contro
labbra, poi la lasciò andare e si girò per
affrontare il Dalek.
“STER-MI-NA…”
cominciò prima di bloccarsi. “Non
capisco. È il Dottore!” lo sentirono
dire. Sembrava di
ascoltare soltanto metà di una conversazione. “Il bisogno di uccidere è troppo forte”
un’altra pausa. “Io…obbedisco.”
Rose e il Dottore si
scambiarono uno sguardo confuso. Potevano ancora cavarsela?
“Cosa succede?”
urlò lui.
“Tu
mi seguirai.”
“Dottore” lo
avvertì
Rose, allarmata.
“No!”
urlò Martha,
ancora accucciata accanto a Solomon. “Non puoi
andare!”
“Devo andare. I Dalek
hanno appena cambiato idea.”
“E i Dalek non cambiano
mai idea” finì Rose per lui con un sospiro
tremante. Era spaventata quasi
quanto Martha.
“Che ne sarà
di noi se
vai?” domandò Martha con le lacrime agli occhi.
Il Dottore si rivolse di
nuovo al Dalek. “Una condizione! Se io vengo con te,
risparmierai le vite di
tutti quelli che sono qui, mi hai sentito?”
“Gli
umani saranno risparmiati. Dottore…seguimi.”
Rose gli prese la mano.
“Vengo con te.”
Il Dottore la guardò e
gliela
strinse, senza dire niente.
Martha li fermò.
“E io?”
“Fai quello che ti
riesce meglio. Salva Solomon e aiuta i feriti. Solo tu puoi
farlo.”
La ragazza annuì e fece
un passo indietro, lasciandoli passare. Rose e il Dottore si fermarono
pochi
metri più in là. Sembrarono dirsi qualcosa, Rose
tornò indietro da Martha e l’abbracciò.
“Te lo prometto,
andrà
tutto bene” le disse riuscendo a infilarle la carta psichica
in una tasca dei
pantaloni, di nascosto dai Dalek. Si voltò e prese di nuovo
per mano il Dottore,
insieme seguirono i Dalek.
………¿DW?………
“È tutto a
posto”
assicurò Martha finendo di fasciare l’ultimo di
una lunga serie di feriti.
“Starai bene, non è che un taglio. ”
“Grazie” disse
l’uomo
prima di allontanarsi. Tallulah prese il suo posto.
“Come sta
Solomon?”
volle sapere Martha appena la vide. Aveva dato istruzioni di avvertirla
se ci
fosse stato anche il minimo cambiamento.
Lei scrollò le spalle.
“Come prima. Credi che sopravvivrà?”
Martha si abbandonò
sulla sedia lasciata vacante dall’ultimo ferito che aveva
curato. “È possibile.
Non ho mai lavorato in queste condizioni e non sono ancora un medico a
tutti
gli effetti. C’è poco che possa fare.”
Tallulah si accucciò
accanto a lei e le appoggiò una mano sulla schiena.
“Allora, che ne sarà di
noi? Cosa facciamo adesso?”
Martha tirò qualcosa
fuori da una tasca e lo mostrò alla donna. “Mi
hanno dato questo. Deve esserci
un motivo.”
Tallulah osservò
incuriosita la carta psichica. “A cosa serve?"
“Ti fa entrare
ovunque…palazzi
e cose simili. Ma non so che fare. Immagino voglia che vada da qualche
parte,
ma dove? Non mi sono mai trovata in una situazione simile. Cosa dovrei
fare? In
situazioni come questo il Dottore si rivolge sempre a Rose.”
“Deve avere molta
fiducia in te se ha pensato che ne fossi in grado. Se no avrebbe fatto
rimanere
qui Rose.”
Martha sorrise,
rigirandosi ancora una volta la carta psichica tra le mani.
“Non credo sia stata
esattamente una scelta da parte sua. Non credo sia in grado di
separarsi
veramente da lei” il sorriso si affievolì e
scomparve. Sospirò. “Infatti non mi
vuole veramente a viaggiare con loro, nel TARDIS. È Rose che
mi permette di
rimanere. Fosse per lui mi avrebbe già scaricata un bel
po’ di tempo fa.”
“Oh, tesoro. Sono certa
che si sarebbe reso conto di quanto sei speciale anche senza Rose.
Pensa a
quello che hai fatto questa sera. Tante di queste persone sarebbero
morte senza
il tuo aiuto.” Balzò in piedi e batté
le mani. “Lascia che ti aiuti dolcezza.
Cosa posso fare?”
Martha si guardò
intorno, in cerca di qualche ispirazione, e vide una catasta di
giornali
abbandonata in un angolo della tenda. “Sfogliamo
quelli” indicò. “Potremmo
trovare qualche notizia utile!”
Tallulah si mise subito
all’opera. Martha camminò su e giù per
la tenda, sbattendo pensierosa la carta
psichica sul palmo della mano, cercando di farsi venire una qualche
idea. Non
riusciva a stare ferma. “Aspetta un attimo!”
esclamò arrestandosi. “Giù nelle
fogne, i Dalek hanno parlato di questo…conduttore di
energia.”
Tallulah la fissò,
speranzosa. “Cosa significa?”
Martha rimase a bocca
aperta per un secondo, cercando di riordinare i pensieri.
“Non…non lo so. Forse
è come un parafulmine o…Dalekanium!”
esclamò davanti alla realizzazione. “Hanno
detto che il Dalekanium era in posizione” spiegò a
Tallulah.
“In posizione,
dove?”
domandò lei esasperata.
“Frank potrebbe
saperlo”
decise Martha quasi correndo verso la tenda dove avevano ricoverato
Solomon.
Sapeva che Frank sarebbe stato al suo capezzale.
Lei e Tallulah entrarono
silenziosamente, non volendo disturbare il sonno del ferito. Martha gli
si
avvicinò e gli controllò il polso e la
temperatura, semplicemente poggiandogli
una mano sulla fronte. Purtroppo non aveva nessun vero strumento medico
con sé.
Sospirò, non sembrava peggiorare.
“Se riesce a superare la
notte le probabilità che riesca a sopravvivere si
raddoppieranno” assicurò
sottovoce. “Frank?” disse poi rivolgendosi al
ragazzo. “Ho
bisogno di parlarti. Vieni un attimo
fuori.”
Il ragazzo si alzò e la
seguì. Martha si fermò solo quando furono
abbastanza lontani da non disturbare
Solomon. “Quel signor Diagoras, era una specie di
faccendiere, vero? Vi
procurava lavori ovunque?”
“Sì e riusciva
sempre a
guadagnarci.”
“Ma dove, esattamente?
Che tipo di cose?”
Frank scrollò le spalle.
“Qualunque cosa ti venga in mente. Ci serviva così
tanto un lavoro che
speravamo solo che Diagoras ci scegliesse per qualcosa di
buono” sospirò. “Il
lavoro nell’edilizia era quello che pagava di
più.”
Martha lo prese per
mano, cercando di incoraggiarlo. Era ancora molto scosso per quello che
era
successo a Solomon e lo capiva, ma aveva bisogno del suo aiuto.
“Ma che tipo di
lavoro nell’edilizia?” lo spronò.
“Per lo più
per
costruire quello” rispose Frank indicando qualcosa dietro di
sé. Martha alzò
gli occhi e vide l’Empire State Building.
………¿DW?………
Rose si appoggiò contro
uno dei tavoli del laboratorio e osservò Dalek Sec e il
Dottore lavorare
insieme. Aveva mostrato loro dei corpi di essere umani, quasi cadaveri
ormai,
che avrebbero fatto parte della nuova razza Dalek, una volta riempiti
quei
gusci vuoti con una nuova coscienza. Una razza che sarebbe stata
più umana,
secondo il volere del loro nuovo leader, e che sarebbe andata alla
ricerca di
un nuovo pianeta solo per loro. Il Dottore aveva accettato di aiutarli:
per
fare quello che volevano i Dalek serviva un’enorme
quantità di energia e
l’Empire State Building avrebbe fatto da conduttore con la
più grande eruzione
solare da un millennio a quella parte. “Dobbiamo tornare alla
carne e al cuore”
questo aveva detto Dalek Sec.
Il Dottore era stato
incredulo per un po’. “Cambiare tutto quello che
rende Dalek un Dalek.”
“Voglio modificare la
sequenza genetica” aveva spiegato Dalek Sec.
“Per renderli ancora
più
umani?”
“Gli umani sono i grandi
sopravvissuti. Abbiamo bisogno di questa
capacità.”
C’era poco che Rose
potesse fare, se non osservarli. Sperando che, forse, finalmente
avevano
trovato il modo di liberarsi dei Dalek. Non distruggendoli, come sia
lei che il
Dottore avevano provato a fare, ma cambiandoli e trovando loro una
nuova casa.
Uno dei Dalek le passò
accanto e Rose non poté fare a meno di fare un passo di lato
per allontanarsi
da lui. Per sbaglio urtò Dalek Sec.
“Scusa” disse
automaticamente.
“Rose Tyler.”
Sec la
guardò ma continuò a lavorare.
La ragazza cercò di
capire cosa stava facendo, con poco successo, e per la prima volta si
concesse
un momento per osservare senza timore quel Dalek umano.
Spostò di nuovo lo
sguardo sul banco da lavoro, anche se non sapeva esattamente cosa
stavano
facendo, grazie all’addestramento a Torchwood era in grado di
riconoscere la
maggior parte degli strumenti scientifici presenti in quella stanza.
Gli unici
che non aveva mai visto erano tre strani aggeggi metallici, tondi,
simili a
delle tenaglie.
“Cosa sono
quelli?”
chiese prima di rendersene conto.
Con sua grande sorpresa
fu Dalek Sec a risponderle. “Fanno parte del sistema di
emergenza. Non ne
avremo bisogno.”
………¿DW?………
Martha, Frank e Tallulah
usarono la carta psichica per intrufolarsi nei piani superiori
dell’Empire
State Building, fino a uno degli ultimi piani costruiti.
“Guardate questo
posto”
esclamò Tallulah meravigliata. “La cima del
mondo.”
Martha non perse tempo.
Notò immediatamente dei grafici di lavoro, degli schemi di
costruzione, su un
sostegno e corse a prenderli. “Ok, ora, questo sembra
utile.”
Frank le si affiancò.
“Guarda, è la data di oggi”
indicò l’angolo in basso a destra del primo
foglio.
“Devono averli aggiornati all’ultimo
minuto.”
“Dici che i Dalek hanno
cambiato qualcosa?”
“Potrebbe
essere.”
Martha afferrò i
progetti e li sparse per terra. “Qui la data è
più vecchia” esclamò indicando
uno dei fogli. “Qualunque cosa abbiano cambiato, deve essere
sul primo foglio
ma non su questo. Dobbiamo confrontarlo con gli altri.”
Sentirono tuonare in
lontananza. Frank si alzò in piedi e indicò
distrattamente la porta. “Vado a
controllare fuori, voglio che sia sicuro qui: non voglio che ci
interrompa
nessuno.”
Tallulah prese il suo
posto. “Sta arrivando un temporale.”
Martha sbuffò,
afferrando l’ennesimo progetto uguale al precedente.
“Come vorrei che Rose e il
Dottore fossero qui. Saprebbero certamente cosa cercare!”
Tallulah incrociò le
braccia. “Spiegami una cosa. Loro due…chi sono
veramente?”
“Perché lo
chiedi?”
“Sembrano
diversi”
spiegò Tallulah con una scrollata di spalle.
“Voglio dire, tu sei
straordinaria…per come hai curato quelle persone a
Hooverville e tutto il resto
ma sembri…normale.”
“La loro vita
è diversa
dal la nostra. Queste cose…il pericolo, gli alieni, sono
cose normali” raccontò
Martha senza distogliere gli occhi dai piani di costruzione.
“Loro viaggiano. Sono
stati insieme per anni, viaggiando solo loro due. Sono rimasti
separati, per un
po’, ma ora sono di nuovo insieme.”
“Ma stanno insieme insieme?”
“No. Credo sia anche per
questo che Rose continua a farmi rimanere. La uccide essergli
così vicino pur
senza essere mai veramente con lui.”
“Ma che
peccato!” si
lamentò Tallulah accucciandosi accanto a Martha con uno
sbuffo. “La adora: si
vede! È la sua famiglia vero? Classi sociali
differenti?” si accigliò,
sospettosa. “Non è che è uno di quelli
a cui piacciono i musical, magari?”
“Non
è…cioè, direi di
no. È solo…diverso.”
Tallulah le fece
l’occhiolino. “È un uomo
tesoro…che ti aspetti?”
“Solo…mi
dispiace per
lei. Sai, all’inizio mi ero persa una sbandata per
lui…ma è passata in fretta.
Siamo diventate amiche e… mi dispiace vederla
soffrire.”
“Pensa che
c’è chi sta
peggio” le sorrise Tallulah. “Pensa a me e Laszlo.
Almeno loro hanno ancora
tempo.”
“Oh” fece
Martha,
addolorata e sentendosi un po’ in colpa per essersi
completamente dimenticata
di Laszlo. “Ascolta, se è insieme al Dottore,
è probabile che riesca a
scappare.”
Tallulah fece una
smorfia. “E poi? Non diciamo follie. Non esiste alcun futuro
per me e lui. Quei
Dalek me l’hanno portato via. Era l’unica cosa
buona nella mia vita e me
l’hanno distrutta” si alzò in piedi,
lentamente, e si allontanò andando a
piazzarsi sul ciglio del piano, per poter guardare lo skyline di New
York.
“Guarda! Ho trovato
qualcosa!” la richiamò indietro Martha un secondo
dopo. “Là. Sull’antenna:
quelle piccole linee…sono nuove! Hanno aggiunto qualcosa,
vedi?”
“Aggiunto cosa?”
Si guardarono.
“Dalekanium!” esclamarono contemporaneamente.
………¿DW?………
Il Dottore si muoveva per il
laboratorio sempre
più freneticamente man mano che l’eruzione solare
si avvicinava. Rose, non
potendo aiutare, si era avvicinata senza farsi notare a Laszlo, che a
sua volta
si era introdotto nel laboratorio mimetizzandosi insieme agli altri
schiavi-maiale.
“Le
linee
di flusso sono pronte” riferì uno dei
Dalek.
“Allora tutti gli
impianti stanno per partire”
esclamò il Dottore senza fermarsi.
Dalek Sec stava analizzando i dati
da uno
schermo sul muro. “L’eruzione solare è
imminente. La radiazione raggiungerà la
Terra in pochi minuti.”
“E noi saremo pronti!
Quel composto permetterà
ai legami genetici di riconfigurarsi in una nuova struttura. Date
energia!
Rose, vieni qui!”
Rose lanciò uno sguardo
a Laszlo, che si stava
limitando ad eseguire gli ordini dei Dalek, e raggiunse il Dottore.
“Ecco la
soluzione genetica” le spiegò quando videro il
liquido a cui aveva lavorato
fluire attraverso dei tubi, verso i corpi degli umani. Sembrava che
tutto
andasse come previsto, poi scattò un allarme.
“Che
cos’è?” volle subito sapere il Dottore,
allerta.
Sec si rivolse agli altri Dalek.
“Che succede?
C’è un malfunzionamento?”
I Dalek si limitarono a puntare su
di lui i loro
occhi metallici.
Il Dottore balzò verso
il macchinario
principale. “No, no, no! Il flusso genetico! Stanno
interferendo col flusso
genetico!”
“Impossibile! Non possono
disobbedire agli
ordini!”
“Il
Dottore si allontanerà dai comandi”
ordinò uno dei Dalek tenendolo sotto
tiro.
“Fermatevi. Voi non
sparerete!” urlò Sec ma il
Dalek non esitò. Il Dottore fu costretto a indietreggiare
fino al centro della
stanza con Rose e Sec, circondati dai Dalek e dagli schiavi-maiale.
“Il
Dottore è un nemico dei Dalek. E anche tu.”
“Io sono il vostro
comandante. Io sono Dalek
Sec!”
“Tu
hai
perso la tua autorità!”
“Tu
non
sei più un Dalek!”
“Cosa avete
fatto?” si intromise il Dottore.
“Che succede al flusso genico?”
“I
nuovi
corpi saranno Dalek al 100%”
“Schiavi
maiale, trattenete Dalek Sec! E il Dottore!”
“Lasciatemi!”
urlò Sec quando gli schiavi maiale
lo trattennero tenendolo per le braccia. Laszlo si buttò
davanti agli altri e
fu il primo a raggiungere Rose e il Dottore e afferrarli.
Cominciò a suonare un
ulteriore allarme. “Eruzione solare
imminente” annunciarono
i Dalek voltandosi verso il macchinario. “Prepararsi
a intercettarla.”
“C’è
un ascensore” fece notare Laszlo non appena
i Dalek smisero di tenerli d’occhio.
“Rose” disse il
Dottore facendo un cenno con la
testa dietro di sé.
“Pronta!”
assicurò lei. Si voltarono di scatto e
ci si buttarono dentro.
“Il
Dottore sta scappando! Fermatelo! Fermatelo!”
Il Dottore estrasse il cacciavite
sonico e fece
chiudere le porte appena in tempo, prima che gli schiavi maiale
riuscirono a
fermarli.
“È solo una
questione di minuti prima che i
raggi gamma raggiungano la Terra. Dobbiamo arrivare in cima
all’edificio.”
“Dottore!”
chiamò Rose, sostenendo Laszlo per un
braccio. Sembrava non riuscire a stare in piedi da solo.
“Non è
niente” assicurò lui, all’improvviso era
senza fiato. “Mi manca il respiro, tutto qui.”
“Non possiamo fare
niente?” Rose lo guardò con
uno sguardo supplicante.
“Non qui”
rispose lui. “Non ora.”
Laszlo si tirò in piedi
con grande sforzo.
“Siamo riusciti a sfuggire. È tutto ciò
che conta.”
Rose e il Dottore scambiarono uno
sguardo:
avevano sentito tutti quello che Dalek Sec aveva detto sugli schiavi
maiale: “Sono
solo bestie. La loro aspettativa di vita è limitata. Nessuno
è sopravvissuto
per più di qualche settimana.”
Le porte si aprirono e si
ritrovarono davanti a
Martha, Frank e Tallulah.
“Dottore!
Rose!” esclamò Martha appena li vide.
“Primo piano:
profumeria” scherzò il Dottore
prima di raggiungere la ragazza. Rose perse un secondo per guardare
Tallulah e
Laszlo che si ritrovavano e sorrise.
“Ci siamo arrivati,
sappiamo cos’hanno fatto!”
stava spiegando intanto Martha. “Il Dalekanium è
sull’antenna! Bello vedervi
comunque!”
Il Dottore la strinse in un
abbraccio. “Oh,
vieni qui!”
Le porte dell’ascensore
si chiusero. “No, no,
no! Vedi? Mai sprecare tempo con gli abbracci!” il Dottore
cerco di bloccarle
con il cacciavite sonico ma ormai erano andate. Sbatté una
mano sul muro.
“Chiusura ermetica. Non posso fermarlo!”
Martha lo guardò
mortificata. “Dove sta
andando?”
“Dai Dalek. Non ci
lasceranno in pace, quassù.
Rose che ore sono?”
Rose, prima di rispondergli, gli
diede un
leggero pugno sul braccio.
“Ouh! Perché
l’hai fatto?”
“Oltre che maleducato,
sei anche ingrato!” lo
rimproverò lei accennando a Martha e al modo in cui le aveva
appena parlato.
Lui la guardò contrito. “Le undici e un quarto,
comunque.”
“Mancano sei
minuti” calcolò il Dottore
velocemente. “Devo togliere il Dalekanium prima che i raggi
gamma lo
colpiscano.”
Martha lo afferrò per
una manica e lo portò sul
ciglio della costruzione: l’unico modo per salire era
arrampicarsi usando le
impalcature.
“Oh…è
alto” commentò il Dottore guardando
giù.
“Accidenti se è alto!”
Rose deglutì,
ringraziando di non soffrire di
vertigini. “E dobbiamo salire ancora più in alto,
immagino.”
Martha annuì e
indicò sopra le loro teste.
“Quella è l’antenna, guardate. Dobbiamo
togliere tre pezzi di Dalekanium dalla
base.”
“Niente noi”
corresse il Dottore. “Devo farlo
io.”
“E io” aggiunse
Rose. “Può non essere il
migliore sul mercato, ma anch’io ho un cacciavite sonico. I
tempi sono già
abbastanza stretti, non abbiamo tempo di discutere!”
“Se saremo ancora
lassù quando i raggi gamma
colpiranno, potresti morire!” insistette il Dottore.
“Anche tu. In due faremo
prima e non ci saranno
problemi!” Rose non attese risposta e cominciò a
salire velocemente la scala a
pioli.
“Aspettate! Non potete
lasciarmi qui a guardare
con le mani in mano!” pregò Martha.
“No, avrai le mani
impegnate comunque” sospirò
il Dottore prendendola per le spalle. “Mi dispiace, Martha,
ma dovrai
combattere!”
Rose si voltò per
guardarla. “Tutto ok?” le
chiese.
“Ce la posso fare. Andate
ora!”
Rose ricominciò a
salire, il Dottore subito
dietro di lei.
Le impalcature li portarono in
alto, fino
all’ultima piattaforma in legno che circondava
l’antenna. Il Dottore fu il
primo ad arrivare e subito tese una mano a Rose per aiutarla
nell’ultimo
tratto. Per tutto il tragitto non aveva fatto altro che chiedersi come
aveva potuto
farsi convincere da lei.
“Ancora quattro
minuti!” urlò cercando di farsi
sentire oltre il rumore del vento. Estrasse il cacciavite e
cominciò a
sonicizzare la prima placca di Dalekanium. “Comincia da
quella!”
Rose gli si affiancò,
prototipo in mano, e
cominciò a lavorare sulla placca che le era stata indicata.
Era molto più lenta
del Dottore ma era meglio che lasciarlo lavorare da solo.
“Presto, presto,
presto” borbottò quando sentì la
tempesta avvicinarsi.
Il Dottore riuscì a
staccare la prima placca
mentre lei era ancora alle prese con la prima. “Ricorda che
hai promesso di
sistemarmelo quando torneremo al TARDIS!” gli disse riuscendo
finalmente ad a
mollare il primo dei due perni.
Il Dottore cercò di
sorriderle ma era troppo
teso. Rose riuscì finalmente a staccare la sua placca, la
afferrò e la gettò
lontano dall’antenna.
“Meno di un
minuto!” urlò il Dottore a denti
stretti cercando di fare il più velocemente possibile. Rose
si concentrò sul
secondo perno dell’ultima placca. Mentre si stava spostando,
a gattoni per non
rischiare di cadere, al Dottore scivolò di mano il
cacciavite sonico. Rose
cercò di afferrarlo senza risultato e lo videro scomparire
al piano di sotto.
Si guardarono col panico negli occhi. Tutto ciò che restava
loro era un
prototipo di cacciavite sonico malfunzionante.
“Rose, dammi il
cacciavite e scendi!” ordinò il
Dottore.
“Non ci penso
nemmeno” ritorse Rose senza
smettere di lavorare. Dopo un secondo il secondo perno di
staccò. Ormai ne
mancava solamente uno. “Non ti lascio qui a farti arrostire.
Cerca di
allentarlo con le mani mentre lo sonicizzo. Forse faremo
prima.”
“Mancano pochi
secondi!” urlò il Dottore
cercando di aiutarla come lei aveva suggerito.
“Dieci…” contò.
“Nove…”
L’ultimo perno venne via.
Rose esultò, aiutò il
Dottore a staccare il Dalekanium dall’antenna e ad
abbandonarlo per terra.
Cominciarono a scendere dalla piattaforma il più velocemente
possibile.
Avevano quasi raggiunto il piano di
sotto ma non
avevano abbastanza tempo. Quattro secondi…tre
secondi…e sarebbero stati colpiti
entrambi. Il Dottore balzò in avanti, afferrò
Rose per un braccio e la lanciò
verso il piano, facendole saltare diversi metri…e il fulmine
colpì l’edificio.
Rose riaprì gli occhi
con un rantolo. Aveva
smesso di respirare, ne era certa. Quanto tempo era passato? Qualche
minuto?
Qualche secondo? Scattò in piedi appena si
ricordò cos’era successo prima che
perdesse conoscenza e vide il Dottore. Era caduto quasi sopra di lei
dopo
essere stato colpito in piena dal fulmine. Si gettò in
ginocchio accanto a lui.
“No, no, no, stupido alieno. Non osare rigenerarti! Non puoi
baciarmi e poi
morirmi tra le braccia.”
Il Dottore gemette e
riaprì gli occhi. Alzò un
braccio tremante e le accarezzò una guancia col dorso della
mano. “Grazie al
cielo, Rose. Stai bene” le sorrise beato. Si tirò
faticosamente a sedere e Rose
lo colpì su un braccio, come aveva fatto solo poco prima, ma
con molta più
forza.
“Perché
l’hai fatto?” squittì il Dottore
massaggiandosi
il braccio e guardandola incredulo.
“Quello che hai fatto
lì?” disse lei indicando
l’antenna dell’edificio. “Quello era
l’equivalente idiota del protocollo di
emergenza uno. Non provarci mai più a morirmi sotto il naso,
capito? O ti
prendo a calci fino alla prossima rigenerazione.”
Rose stava tremando dalla rabbia.
Il Dottore
intrecciò le dita con le sue. “Farei qualunque
cosa pur di tenerti in salvo,
Rose. Anche farmi prendere a calci da te.”
“A me basta che tu ci sia
per farti prendere a
calci.”
Si abbracciarono.
“Stiamo bene!”
urlarono poi quando si sentirono
chiamare dal piano inferiore. Si alzarono in piedi, aiutandosi uno con
l’altro,
ancora scossi. Rose si chinò per recuperare il cacciavite
sonico del Dottore e
glielo infilò nella tasca del cappotto con un sorriso.
Si ritrovarono con gli altri.
“Ce l’abbiamo
fatta!” esclamò Rose con un sorriso smagliante.
“Voi state tutti
bene?” chiese il Dottore.
Martha annuì.
“Il fulmine ha neutralizzato gli
schiavi maiale.”
“Cosa facciamo
adesso?” volle sapere Tallulah
stretta tra le braccia di Laszlo.
“Dobbiamo distruggere il
laboratorio del Dalek”
informò il Dottore trucemente. “Non possiamo
rischiare che trovino un nuovo modo
per dare vita ai Dalek umani” guardò verso Martha.
“C’è un altro ascensore?”
“Noi siamo saliti con
quello di servizio.”
“Bene, allora.
Allons-y!”
………¿DW?………
Il Dottore fece entrare tutti
nell’ascensore che
li avrebbe condotti al laboratorio, purtroppo era l’unico
accesso disponibile.
Lungo la strada avevano raccolto delle cariche esplosive dal cantiere e
ognuno
ne stringeva una in ogni mano. “Proprio non resisti a far
saltare in aria i
posti di lavoro della gente, eh?” scherzò Rose
mentre il Dottore gliene passava
una.
Le sorrise. “Mi
conosci.” Premette il pulsante
per il laboratorio e si rivolse agli altri, ripetendo il piano per
l’ennesima
volta. “I Dalek saranno lì. Io li
distrarrò mentre voi piazzerete le cariche.
Appena avrete fatto allontanatevi subito: le cariche non sono
abbastanza
potenti da tirare giù il piano ma quanto basta per farvi
male se resterete
troppo vicini.”
L’ascensore
arrivò al piano sotterraneo con un ‘ding’.
Da un momento all’altro le porte
si sarebbero aperte. Il Dottore strinse Rose in un abbraccio veloce.
“Buona
fortuna” le disse prima di lasciarla andare e uscire. Gli
altri uscirono subito
dopo di lui, Rose e Frank a sinistra, Martha, Tallulah e Laszlo a
destra.
Il Dottore avanzò
lentamente, in mezzo alla
stanza. I tre Dalek si stavano guardando intorno, confusi, senza capire
perché
il loro piano non aveva funzionato.
“Il
Dottore!” esclamò uno dei Dalek appena
lo vide.
“Il
Dottore! Il Dottore!” ripeterono gli altri due.
“Hai
ostacolato i nostri piani per l’ultima volta, Dottore. ora
morirai e con il
grande nemico dei Dalek sconfitto, finalmente riusciremo a creare Nuova
Skaro
sulla Terra.”
Il Dottore mosse la testa di lato,
con stizza.
“Oh e che mondo sarebbe. In cui ogni deviazione dalla norma
verrà trascinata
nel fango. Quello è Dalek Sec!” esclamò
indicando il Dalek umano, costretto a
rimanere inginocchiato per terra, con le braccia incatenate al muso.
“Ve lo
ricordate?”
Anche Rose lo notò e
scivolò verso di lui,
stando ben attenta a rimanere nascosta dalla vista dei Dalek. Estrasse
il suo
prototipo di cacciavite sonico e cominciò a sonicizzare le
manette di Sec. In quel
momento ringraziò il cielo che una delle tante funzioni che
il suo prototipo
non riusciva a emulare dell’originare era quella sorta di
ronzio che emetteva
quando era all’opera.
Il Dottore capì subito
cosa stava cercando di
fare e si spostò a destra di qualche passo, costringendo i
Dalek a seguirlo con
lo sguardo, per evitare che la vedessero. “Il Dalek
più intelligente di sempre!
E l’avete incatenato a un muro, come un animale. È
questo il vostro nuovo
impero? Sono queste le basi della vostra nuova
civiltà?” con la coda
dell’occhio vide Martha, Tallulah, Frank e Laszlo finire il
loro lavoro e
allontanarsi, aspettando nascosti dietro una colonna la
possibilità di entrare
nell’ascensore senza essere notati.
Anche Rose riuscì a
liberare Dalek Sec e gli fece
cenno di seguirla. Il Dottore non riuscì a sentire
ciò che si dissero ma vide
Sec fare cenno a Rose di allontanarsi senza di lui. La ragazza
guardò verso il
Dottore con uno sguardo interrogativo. Lui annuì con un
leggerissimo cenno
della testa, per non farsi notare dai Dalek e la guardò
camminare, accucciata,
lungo il perimetro del laboratorio solo per ricomparire al suo fianco.
Nel frattempo Dalek Sec era
riuscito ad alzarsi
in piedi e aveva afferrato due di quella specie di tenaglie che Rose
aveva
notato l’ultima volta che era stata nel laboratorio.
Guardò Dalek Sec posizionarsi
silenziosamente alle spalle dei Dalek, che non avevano distolto
l’attenzione
dal Dottore nemmeno per un secondo.
“Miei Dalek. Se scegliete
morte e distruzione,
allora morte e distruzione sceglieranno voi.”
“Errato”
rispose uno di loro voltandosi per guardarlo. “Noi
sopravviviamo sempre!”
“Non questa
volta!” urlò Sec azionando i due
dispositivi che aveva in mano e attaccandoli alla corazza dei Dalek
come se
fossero una calamita. Sembrarono attraversati da una scossa rossa e un
secondo
dopo la spia luminosa all’interno degli occhi dei due Dalek
si spense. Erano
morti.
Era rimasto un solo Dalek. Dalek
Caan. “Spiegare! Spiegare!”
ordinò
indietreggiando.
“Sistema di
emergenza” ghignò Rose.
“STERMINARE!”
disse Dalek Caan e sparò contro Dalek Sec che
stramazzò a terra, ma non era
ancora morto. Respirava a fatica e cercò di attaccare il
terzo dispositivo su
di lui con le ultime forse che gli erano rimaste.
Dalek Caan fu più
veloce. “Trasferimento temporale
d’emergenza!” disse e scomparve.
“No!” urlarono
Rose e il Dottore facendo un
balzo in avanti, ma ormai il Dalek era scomparso. Corsero da Sec per
cercare di
aiutarlo. Gli si accucciarono accanto.
“È
morto” stabilì il Dottore con un sospiro.
Rose chiuse l’occhio senza vita di Dalek Sec con le dita.
Si rialzarono in piedi e si
abbracciarono.
Gli altri andarono loro in contro.
Frank e
Tallulah sorreggevano Laszlo tenendolo per le braccia. Respirava sempre
più a
fatica.
“Dottore!”
chiamò Martha con urgenza. Lui e Rose
si separarono e corsero loro incontro. “Sta male!”
spiegò loro la ragazza.
Laszlo rantolò e lei,
Frank e Martha lo
aiutarono a distendersi per terra. Tallulah si accucciò con
lui lo prese tra le
braccia. Il Dottore gli si accucciò accanto.
“È il suo
cuore” continuò Martha sentendogli le
pulsazioni sul collo. “Corre all’impazzata. Non ho
mai visto niente di simile.”
“Cos’è,
Dottore?” gemette Tallulah, pallida
dalla paura. “Che cos’ha? Lui dice che non
può respirare. Cos’ha?”
Laszlo alzò lo sguardo
su di lei. “È arrivato il
momento, tesoro” ansimò.
“Quale momento? Di cosa
stai parlando?”
“Nessuno degli schiavi
sopravvive a lungo. Molti
di loro sono vissuti solo per poche settimane. Io sono stato
fortunato.”
Il Dottore strinse le mani in una
morsa e se le
appoggiò sulla bocca, fissandoli. Rose gli mise una mano
sulla spalla. Il
Dottore gliela strinse.
“Ho resistito
perché avevo te” continuò Laszlo
facendo fatica a tenere gli occhi aperti. “Ma
adesso… sto morendo, Tallulah.”
A ragazza singhiozzò.
“No, non è vero. Non
adesso, dopo tutto questo. Dottore, non c’è niente
che tu possa fare?”
“Oh, Tallulah, con tre L
e un’H…sta a guardare!”
esclamò balzando in piedi. Si tolse il cappotto e lo
passò a Rose che lo prese
al volo con un sorriso. “Cosa mi serve? Oh, non
saprei… forse un grane
laboratorio di genetica?” fece un giro su sé
stesso indicando intorno a sé.
“Oh, ma guarda. Eccone uno! Laszlo, tu resisti!”
urlò cominciando a lavorare
freneticamente. “Non ti lascerò morire: ti
salverò e poi faremo saltare in aria
questo posto. Tallulah, fuori dai piedi” estrasse lo
stetoscopio dalla tasca
della giacca. “Il Dottore riceve.”
………¿DW?………
Il Dottore, Rose e Martha scesero
dal traghetto
e si ritrovarono di nuovo su Liberty Island.
“È stato in
gamba Frank” stava commentando
Martha.
“Sì, non
c’è stato nemmeno bisogno che Solomon
aprisse bocca per convincere la gente di Hooverville ad accogliere
Laszlo”
ammise Rose facendo dondolare spensieratamente avanti e indietro la
mano che
aveva intrecciata con quella del Dottore.
Martha buttò un ultimo
guardo alla città. “Credete
che funzionerà per quei due?”
“Non lo so”
rispose il Dottore seguendo il suo
sguardo. “In qualunque altro posto dell’universo mi
preoccuperei per loro, ma
New York? Questo è quello che la città fa alla
grande. ‘Datemi le vostre
stanche, povere masse affollate’” citò.
“…e forse anche lo strano, vecchio,
schiavo maiale-ibrido-mutante di Dalek.”
Martha rise. “Il maiale e
la showgirl!” guardò
verso Rose e il Dottore, ancora per mano. “Questo dimostra,
credo…che per tutti
c’è qualcuno.”
Il Dottore continuò a
guardare la città in
lontananza e non disse niente ma Rose sentì che, per un
breve istante, le aveva
stretto la mano con più forza. Guardò verso
l’altra ragazza e le sorrise.
Si voltarono ed entrarono nel
TARDIS. Solo
allora il Dottore lasciò andare Rose. Si avvicinò
alla console e li spedì nel
Vortice.
“Ora vado a bruciare
questi vestiti” annunciò
Martha dirigendosi verso i corridoi. “Con tutti il tempo che
ci ho passato
nelle fogne, non credo di volerli indossare mai
più.” Prima di scomparire si
girò verso il Dottore. “Volevo solo
dire…mi dispiace.”
“Per cosa?”
“Solo…perché
quel Dalek è scappato. So cosa
significa per te. Credi che lo rivedrete di nuovo?”
Il Dottore si accigliò
“Oh, sì” rispose. “Un
giorno.”
Martha si girò di nuovo
e si allontanò. Rose e
il Dottore rimasero da soli. La ragazza passò una mano sulla
console e gli si
avvicinò. “Beh, è andata bene,
dopotutto.”
Lui scrollò le spalle.
Rose gli sorrise, lasciando
spuntare la lingua
tra i denti. “Credo che abbiamo ancora qualcosa in
sospeso.”
“Vuoi che ti aggiorni il
cacciavite sonico?”
“Anche. Ma mi sembra pure
che tu abbia accennato
a un bacio, prima.”
Lui non osò alzare lo
sguardo e continuò a
trafficare con i comandi della console. Rose non poteva definirsi
un’esperta a
riguardo ma era abbastanza sicura che quel set di comandi avesse a che
fare con
il sistema di irrigazione della serra. “Ah,
sì” balbettò lui.
“Quello…quello
era... Tecnicamente io…”
“Tecnicamente”
ripeté lei. Gli prese il viso tra
le mani e lo baciò.
Il Dottore chiuse gli occhi facendo
un respiro
profondo, riempiendosi del profumo di Rose, sentendo il sapore del suo
bacio
sulle labbra. Così diverso da quello di Lilith o da quello
di Cassandra. Stava
per stringere Rose tra le braccia quando lei si staccò e i
suoi cuori gli
mancarono un battito. Si ricordò di respirare. Lei aveva
ancora le mani sul suo
viso. Gli accarezzò una guancia e attese.
Lui la guardò,
guardò le sue labbra. Gli
sembrava ancora di sentirne il contatto contro la bocca.
Rose rimase ferma davanti a lui,
osservandolo,
lasciandosi guardare, chiedendogli silenziosamente di ricambiare il
bacio. Pregando
che questa volta fosse lui a farsi avanti.
Il Dottore deglutì e
alzò una mano per spingerle
una ciocca di capelli dietro l’orecchio, trattenendo la mano
sopra la sua
tempia più a lungo del necessario.
“Credo” le
disse, senza riuscire a evitare che
la parola gli si incastrasse in gola. “Ah… di
averti promesso un nuovo
cacciavite sonico.”
Lei lo fissò per diversi
istanti, poi sospirò.
Lasciò cadere le braccia lungo i fianchi e fece un passo
indietro. “Credo di
sì.” Tirò fuori il prototipo dalla
tasca della giacca e lo appoggiò sulla
console. Girò sui tacchi e lasciò la stanza.
Appena scomparve dalla sua vita, il
Dottore si
passò una mano tremante sul viso, dove poteva ancora sentire
la traccia
incandescente lasciata dalle dita di Rose. Si coprì gli
occhi col palmo della
mano, cercando di ricomporsi, cercando di convincersi che sarebbe stata
una
pessima idea seguirla.
Sarebbe mai finita
quell’agonia? Ma voleva
veramente che finisse?
Si appoggiò alla console
con tutto il peso.
Sospirò e impostò le nuove coordinate.
NDA: I’m sorry,
I’m so sorry, per citare il
nostro caro Ten. Questa settimana è stata un inferno fatto e
finito e non sono
assolutamente riuscita a finire il capitolo entro giovedì.
Adesso è
mezzanotte…è appena cominciata domenica 21
aprile…fatemi gli auguri che oggi
invecchio! :D (sempre che riesca a pubblicare il capitolo entro oggi.
Devo
ancora rivedere alcune cose)(Sì, alla fine è
già lunedì…amen! Ancora sorry per
il ritardo!)
Se ci sono di nuovo errori di battitura comincerò seriamente a dubitare delle mie capacità di rilettura, comunque.
Come promesso questo capitolo ha sviato un po’
dal copione originale…spero vi siano piaciuti i cambiamenti!
Inoltre piccolo aggiornamento riguardo il
prossimo capitolo “The Lazarus
Experiment”…probabilmente ci vorrà un
po’. Non
troppo, credo che riuscirò comunque a farlo uscire entro la
fine del mese ma
non ho ancora lavorato per bene alla trama (so solo come iniziarlo)
quindi
abbiate un po’ di pazienza!
Spero di non starvi frustrando troppo con tutta
questa tensione tra Rose e il Dottore…ci sarà un
piccolo bonus apprezzamento
del prossimo capitolo (ispirato dalla cara Amy Tennant, quindi
ringraziate lei,
probabilmente non ci avrei pensato da sola :-P). Poi
arriverà un nuovo capitolo
originale “Quattro cose e una
lucertola”…credo possiate immaginare di cosa
tratterà! :D Un bacione a presto!