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Autore: Dark Flower    24/04/2013    1 recensioni
D'un tratto i suoi lineamenti s'indurirono:"Dobbiamo proprio farlo?" Domandò scuro "Se vuoi che viva si, hai sentito la profezia" "Le profezie possono sbagliare!" "Anche se non fosse non può vivere, non in questo tempo, sarà troppo potente e uno dei tuoi o dei miei la ucciderà! Non abbiamo alternativa..."
È la mia prima fanfiction quindi mi fareste un grande favore se le desse un'occhiatina, grazie!
Genere: Avventura, Fantasy, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Nuovo personaggio, Un po' tutti
Note: Cross-over | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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La combriccola apparve nell'atrio della Gringott con lo stomaco tutto scombussolato e leggermente instabile sui piedi, tranne Silente, lui se ne stava dritto e tranquillo guardandosi intorno come se anche per lui fosse la prima volta che veniva alla Gringott. Una volta ripresasi, la famiglia si guardò attorno meravigliata, osservando rapita l'enorme atrio. Finte colonne svettavano per una decina di metri con capitelli d'oro puro, il soffitto era un’enorme cupola che s'innalzava per una cinquantina di metri, decorato d'affreschi raffiguranti momenti storici importanti della storia dei goblin e raramente dei maghi, candelabri di cristallo del diametro di tre/quattro metri scendevano dal soffitto a gocce, dell'enormi vetrate e dei candelabri d'oro addossati alle pareti contribuivano a dare luce, dai camini sempre in oro apparivano e sparivano continuamente maghi, altri goblin erano al lavoro, seduti su alti scanni dietro a un lungo bancone, chi a scrivere su grandi libri mastri, chi a pesare le monete su bilance di bronzo o a esaminare pietre preziose con la lente, e altri ancora accompagnavano i maghi negli innumerevoli corridoi che la banca presentava, e Sofia scommetteva che c'è ne fossero degli altri. Silente li condusse da uno di quei goblin, non senza aver prima dato loro le giuste raccomandazioni e spiegazioni sui goblin in questione. "Desiderate?" Chiese il goblin cui si erano avvicinati togliendosi gli occhiali che stava usando per leggere. "La famiglia Jabarin dovrebbe fare un cambio." "Jabarin? C'è una camera blindata a questo nome, precisamente intestata a ElenaSofia Jabarin." . Tutti si girarono perplessi verso Sofia che non poté far altro che ricambiare il loro sguardo, confusa quanto loro. "Vedo che ha portato la chiave signorina." Disse il Goblin rivolgendosi a Sofia. Quest'ultima gli porse la collana ereditata che aveva indossato, pensando che il goblin si riferisse a quella; infatti, una volta avuta il goblin scese dal suo scranno intimandoli di seguirlo. "A quanto pare i tuoi genitori hanno fatto in modo che la camera assumesse il tuo nome una volta adottata, una magia antica, molto ingegnoso!" Disse Silente a Sofia. Dopo aver superato varie porte, giunsero in una grotta dove salirono su un carrello collegato a dei binari per una folle corsa sotterranea, passarono pure sotto una cascata che non li bagnò, sempre più giù, fino a che i binari sembravano sempre più vecchi e pericolanti, e Sofia pregò che non cedessero. Quando la corsa finì, scesero in uno spazzo di terra, trovandosi di fronte a un labirinto. "Mi raccomando di seguire sempre me, se imboccate la strada sbagliata morirete sul colpo." "Tu sai quali sono le direzioni giuste vero?" Chiese Ginevra leggermente in panico. "Certo! Per chi mi hai preso?" Chiese lui offeso. Dopo un po' arrivarono in un piccolo corridoio dove, dopo aver preso dei campanacci, superarono un drago che suscitò sospiri di ammirazione da parte di Sofia, poi arrivarono a una sfinge che propose il seguente indovinello:
Per la casa e la campagna
ti sta accanto e ti accompagna.
Se la pesti non si lagna;
passa l’acqua e non si bagna.
Cosa è?
Il goblin rispose " l'ombra!" e passarono illesi, dopo superarono due enormi acromantule che stavolta suscitarono a Sofia urla di terrore: "Sono aracnofobica!" Si giustificò. Dopo fu il turno di una chimera che entusiasmò Ernesto, un erumpent, dei graphorn, grifoni, manticore, nundu, occamy, un tebeo, dei troll di montagna e infine un yeti, naturalmente la famiglia non conosceva quasi nessuna di quelle creature, e quelle che conosceva le conosceva solo grazie ai libri e a i miti, ma Silente fu per loro un ottimo Cicerone. Finalmente giunsero in una sala oscura in pietra nera, dove una camera blindata faceva bella mostra di sé con un bel tre decorato con un motivo antico. Il goblin si avvicinò alla porta che sembrava fatta di una sostanza nera e appiccicosa e ci ficcò la mano dentro tirando fuori un piccolo contenitore. "Chiunque che non sia un goblin della Gringott con buone intenzioni verrebbe risucchiato all'interno." Disse il goblin. "Oh! E come fate a capire se c'è qualcuno dentro?" Chiese Sofia. "Quando qualcuno prova a entrare esce un altro teschio lì sopra." Rispose indicando numerosi teschi su una mensola, alcuni sembravano molto vecchi ed erano più cenere che altro, alcuni invece sembravano molto recenti. "Ah. Bene." Disse Sofia. Una volta tirato fuori il contenitore (che era una ciotola) tirò fuori un coltello e tese una mano verso Sofia. "Mi serve una goccia del tuo sangue." Disse il goblin. Sofia gli diede la sua mano e il goblin le inferì una piccola incisione all'indice da cui fuoriuscì una goccia di sangue che cadde nella ciotola. Dopo ciò rimise la ciotola dentro la porta, la quale s'illuminò per un istante per poi ritirarsi lentamente ai margini, emettendo un gorgoglio simile a un risucchio, scoprendo una porta di pietra con un pertugio in cui il goblin inserì la collana di Sofia, facendo spuntare una maniglia che aprì l'accesso alla camera. Le persone si dovettero coprire gli occhi per l'improvviso bagliore, e Sofia entrò dentro con la bocca spalancata, adesso capiva tutte quelle protezioni! La camera era enorme tanto che s'intravedevano i confini a fatica, dune di monete d'oro e pietre preziose emanavano quella luce abbagliante, mentre le pareti erano ricoperte da mensole traboccanti di libri, coppe, spade e chi ne ha più ne metta. Sofia si avvicinò a una delle mensole prendendo una coppa che a differenza delle altre era di legno. "È tutto mio?" "Certo! -disse il goblin con espressione un po' avida- anche se queste monete sono le prime monete dei maghi coniate durante il tempo in cui vissero i fondatori di Hogwarts e Merlino, quindi una di queste vale mille galeoni o giù di lì. Ma non si preoccupi! Le possiamo cambiare senza problemi!". Sofia leggermente frastornata prese una manciata di monete che mise nella borsa che si era portata da casa, per poi uscire velocemente di lì sotto lo sguardo stupito della sua famiglia e attento di Silente, accertandosi di aver ripreso la sua collana. "Come date i numeri alle camere?" Chiese Sofia al goblin. "Li diamo secondo quale è stata costruita prima o dopo, la numero uno è quella del fondatore della Gringott." "Ma questo vorrebbe dire che..." "Che i tuoi genitori devono appartenere a una delle famiglie di maghi più antiche dei nostri tempi, probabilmente purosangue." Terminò per lei Silente. "È infatti un grande onore per noi averla incontrata signorina, suo padre ha aiutato molto noi goblin, mentre sua madre era una vera signora." "Potrei sapere i loro nomi?" Chiese Sofia al goblin. "Mi dispiace ma i vostri genitori hanno insistito molto sul non rivelare a nessuno che lei era loro figlia." Rispose lui dispiaciuto per non potere aiutare uno dei migliori clienti della banca, al quale Sofia annuì leggermente amareggiata. Mentre risalivano quest'ultima pensava ai suoi strambi genitori biologici. L'avevano abbandonata in un bosco, e non volevano assolutamente che qualcuno sapesse che lei era loro figlia, ma allora perché lasciarle in eredità tutto quel ben di Dio? Avrebbe potuto credere che i soldi le fossero giunti come ultima discendente di sangue, ma la collana metteva tutto in discussione. Sicuramente avevano voluto lasciarle i soldi e questo comportava che le avessero voluto almeno un po' di bene "Almeno credo..." Pensò Sofia, ma allora perché abbandonarla? Sofia non seppe darsi una risposta.
 
Quando erano ritornati nell'atrio si erano diretti da un altro goblin che tutto estasiato procedette nel cambio, ma anche se Sofia aveva preso poche monete, Silente dovette fare l'incantesimo "Adduco Maxima" alla borsa di Sofia per poter metterci tutti quei soldi, che probabilmente le sarebbero basti per tutti gli anni scolastici, e dopo aver passato la borsa a suo padre uscirono fuori dalla Gringott. Una volta lì i tre bambini andarono a guardare l'iscrizione della porta di bronzo, poi Sofia indietreggiò per osservare bene l'intera facciata bianca della Gringott, quando all'improvviso sentì un corpo contro il suo e cadde rovinosamente a terra. Sofia si alzò borbottando scuse in inglese tutta rossa in viso, e quando alzò lo sguardo sul povero malcapitato, vide che si trattava di un ragazzo della sua età biondo e con due occhi incredibilmente azzurri. "Non fa nien..." Provò a rispondere lui, ma quando guardò anche lui Sofia non riuscì a finire la frase perché emise una specie di respiro strozzato. "Io... Io... Devo andare!" Disse il ragazzo in preda al panico, perfino più rosso di Sofia, prima di correre via. Sofia lo guardo andare via perplessa. "Anche qui ci siamo fatti riconoscere." Disse Valentina scatenando l'ilarità generale mentre Silente ridacchiò qualcosa di simile a "L'amore" e "Giovani". Dopo questo breve momento di risate la famiglia si avviò per le strade acciottolate di Diagon Alley e Sofia desiderò avere quattro paia d'occhi. Strada facendo si girava di qua e di là nel tentativo di vedere tutto e subito: i negozi, le cose esposte all'esterno, la gente che faceva compere. Mentre passavano Sofia fu nuovamente urtata da un altro ragazzo che correva trafelato trascinandosi dietro una povera ragazza più morta che viva. "Rallenta Carmine!! -urlò- Scusa mi disp..." Le sue parole furono inghiottite dalla massa di persone che si accalcava, e Sofia rise deliziata da tutto ciò che le stava intorno. Molti ragazzi della sua età tenevano il naso schiacciato contro una vetrina, dove erano esposte delle scope, e a Sofia parve di vedere tra loro il ragazzo biondo che aveva investito prima per sbaglio. Alcuni negozi vendevano abiti, altri telescopi e bizzarri strumenti d'argento che Sofia non aveva mai visto prima; c'erano vetrine stipate di barili, continenti milze di pipistrello e pupille d'anguilla, pile traballanti di libri di incantesimi, penne d'oca e rotoli di pergamena, boccette di pozioni, globi lunari e miriadi di altre cose; in una gelateria che recava l'iscrizione "Florean Fortebraccio" Sofia guardò due ragazze sedute che mangiavano due coppe di gelato enormi, o meglio una mangiava descrivendo enfaticamente qualcosa facendo volare il gelato dappertutto con il cucchiaino che usava per mangiare e descrivere la situazione, mentre l'altra cercava di evitare il gelato volante e di mangiare. "Per prima cosa prenderemo l'uniforme da Madama McClan." Disse Silente spingendoli dentro un negozio che recava l'insegna "Madama McClan: abiti per tutte le occasioni". Madama McClan era una strega tarchiata, sorridente e tutta vestita di color malta. "Silente! -esclamò quella quando li vide entrare- qual buon vento ti porta qui?" "Accompagno una nuova studentessa a fare gli acquisti visto che Hagrid era occupato." "Ho capito. Vieni da questa parte cara, così potrai avere un po' di privacy, non ti pare?" Madame McClan condusse Sofia nel retro del negozio e cominciò a metterle spille ovunque, mentre lei terrorizzata pregava di non essere trafitta da uno di quei enormi spilloni. Dopo comprarono da "Wiseacre's" un set di provette in cristallo, una carta del cielo stellato tridimensionale che mandò Sofia in bordo di giuggiole, pergamene e inchiostri di tutti i colori; quando andarono a comprare i libri dovettero far passare una ragazzina mora con un paio di occhiali tondi che trasportava un enorme pila di libri che parlavano di draghi, e che salutò affabilmente Silente. Il negozio che si chiamava "Il Ghirigoro di Flourish & Blott" aveva scaffali fino al soffitto di libri grossi come lastroni di pietra e rilegati in pelle, libri delle dimensioni di un francobollo, foderati in seta, libri pieni di simboli strani e alcuni con le pagine bianche. Sofia che amava leggere comprò anche un mucchio di letture facoltative di vario genere. Dopo Silente li portò da "Potage's: calderoni. Tutte le dimensioni. Rame, ottone, peltro, argento. Autorimestanti. Pieghevoli.", dove acquistarono un calderone e un telescopio pieghevoli e una bilancia, mentre dallo speziale presero alcuni ingredienti per le pozioni, e Sofia si divertì a prendere in giro i suoi genitori, siccome i suoi erano farmacisti e quindi lo speziale era una specie di farmacista magico, ma molto più interessante, cosa che lei sottolineò più volte. Andarono poi al "Serraglio stregato" in cui entrarono un po'a fatica perché non c'era molto spazio all'interno. Tutte le pareti erano tappezzate di gabbie. C'era uno strano odore e un gran fracasso perché gli ospiti delle gabbie strillavano, squittivano, borbottavano e sibilavano, tutti insieme. Sofia cominciò a guardarsi intorno ignorando il ciarlare confuso della commessa, quando la sua attenzione fu attirata da qualcosa o meglio qualcuno, e cioè un gattino. Era un cucciolo di siamese ma aveva il pelo più scuro e la corporatura più massiccia, ma era mille volte più bello di un normale siamese, con due occhi enormi azzurrissimi che risplendevano nella penombra del negozio, doveva avere al massimo un mese, considerando che non aveva ancora i baffi e le unghie, e i denti non erano spuntati del tutto. "È in vendita questo qui?" Chiese Sofia interrompendo la descrizione della commessa sui topi acrobati. "Oh certamente! Ma ve lo sconsiglio, è il più piccolo della cucciolata, i suoi fratelli sono molto più robusti." Ma Sofia non volle sentire ragioni, così si recarono da Ollivander con il gatto, battezzato Fidel essendo maschio, nelle braccia di Sofia. Quest'ultimo negozio era angusto e trasandato, un insegna a lettere d'oro scortecciate sopra la porta diceva "Ollivander: fabbrica di bacchette di qualità superiore dal 382 a.C.". Nella vetrina polverosa, su un cuscino color porpora stinto, era esposta una sola bacchetta. Un lieve scampanellio, proveniente da anfratti non meglio identificati del negozio, accolse il loro ingresso. Nell'attesa Ginevra si sedette sul l'unica sedia che c'era, prendendosi in braccio controvoglia Ernesto, mentre Silente spiegava a Sofia come erano fatte le bacchette. "Oh speravo di essere io a conoscerla!" Disse all'improvviso una voce sommessa che fece sobbalzare tutti tranne Silente che ridacchiò. La voce apparteneva a un uomo anziano con occhi grandi e scoloriti che rilucevano nella penombra del negozio come due astri lunari, Sofia pensò che avrebbe potuto essere vivo dal 382 a.C. talmente sembrava vecchio. "Lei è la signorina ElenaSofia?" "Ehm... Si ma mi chiami solo Sofia per favore." Rispose timidamente ella. "Ha la collana di sua madre, l'ha avuta anche lei in dono dalla sua, ma non ti ho riconosciuto per questo, ma perché sei la sua esatta fotocopia, tranne per gli occhi, quelli sono indiscutibilmente di tuo padre." Disse lui con una voce che non si capiva se era felice o no. "Li ha conosciuti! I miei genitori intendo." Chiese Sofia trepidante. "No, non ho avuto il piacere." "Oh. Ma allora come sa tutte queste cose?" "Ho visto i loro ritratti e mio padre mi raccontò di te, e mi sento molto fortunato ad averti incontrato proprio io." Sofia non capiva più niente. "Così tu sai chi sono i suoi genitori Garrick?"disse Silente scrutandolo da sotto i suoi occhiali a mezzaluna. "Certo! Ma mi dispiace dirti Silente che non posso assolutamente svelare chi sono." "Qua tutti sanno chi sono tranne io! Mi domando perché hanno fatto in modo che nessuno me lo dica!" Disse Sofia leggermente frustata. "Mi creda signorina, se le dico che i suoi genitori l'amavano più di ogni altra cosa al mondo, l'hanno abbandonata solo per proteggervi. Ma basta parlare di queste cose! Vostro padre ci ha incaricato di custodire qualcosa da darvi non appena fosse venuta a prendere la bacchetta!" Ollivander sparì tra gli scaffali ricolmi di scatole contenenti bacchette per ritornare con uno scatolo simile a quegli altri, solo che questo era sigillato. "Se siete la sua vera figlia si aprirà!" Disse Ollivander emozionato. Sofia prese la scatola in mano, ma in pochi secondi quella si dissolse lasciando al suo posto una bacchetta. Questa era abbastanza semplice, era di un legno chiaro, con l'impugnatura rigonfia per facilitare la presa, e quando Sofia l'ebbe in mano si sentì travolgere da un intensa scarica elettrica, solo che non era spiacevole, tutt'altro! "Posso prenderla un attimo? Era da anni che la volevo vedere!" Disse Ollivander emozionato come un bambino. "Certo." Disse Sofia porgendogliela. Ollivander l'esaminò come se fosse un tesoro o una sacra reliquia, per poi ridagliela. "11 pollici e mezzo, quercia con nucleo di crini d'unicorno, sorprendentemente sibilante, una bacchetta per un mago purissimo come suo padre, e ora pronta a servire sua figlia! -disse colmo di riverenza- Forza, la agiti!". Sofia obbedì e alzò la bacchetta sferzando l'aria con forza, e involontariamente fece esplodere tutte le scatole contenenti le bacchette, sparpagliandole ovunque. Sofia urlò spaventata e posò la bacchetta sul ripiano. "Non fa niente, non fa niente." Disse Ollivander mentre prendeva la bacchetta di Sofia e l'impacchettava, poi con un movimento della sua bacchetta rimise tutto in ordine. Sofia tese la mano per pagare, ma Ollivander rifiutò dicendo che aveva solo conservato la bacchetta per il suo legittimo proprietario. Infine fecero una breve sosta da Florian Fortebraccio, e dopo che Silente li ebbe istruiti su come prendere il binario 9 e 3/4 e raccomandati di essere puntuali, li riportò a casa.
 
 
Un uomo camminava in un palazzo di stile gotico con i contorni che sembravano sbiadire quasi come se il palazzo fosse fatto di nebbia, dalle finestre s'intravedevano le sponde di un lago, le cui acque erano come argento liquido. L'uomo arrivò difronte a una bellissima donna e si chinò al suo cospetto. "Mia Signora. -disse- La camera tre è stata aperta." "Come è possibile?" Rispose lei con una voce che pareva un canto idilliaco, ma che faceva tremare i cuori dalla paura, talmente era intrisa di rabbia nascosta. "Avevate detto di averla uccisa! -sibilò- Ma per non avermi nascosto questa volta la verità non ti ucciderò, contento? -continuò dolcemente mentre l'uomo nonostante le parole rassicuranti tremava di paura- ma dimmi, come mai ha aperto la camera?" "Possiede la collana di sua madre, lei non sa di che è figlia, stava solo facendo acquisti per Hogwarts." "Hogwarts? C'è un mio vecchio amico lì. Dimmi, mio adorato, è uguale a sua madre come si dice?" Chiese lei pronunciando la parola madre come un insulto. "È la sua copia esatta."  "Bene, allora speriamo che si faccia un bagno nel lago, se no dovremmo occuparcene noi." Disse ridendo per poi smettere di colpo. "Vedi Brutus, -continuò fredda come il ghiaccio- nonostante queste ottime notizie che mi hai riportato hai commesso un atroce sbaglio, e adesso devi essere punito, mi capisci vero?" Le disse lei accarezzandogli il viso. Di colpo nel palazzo risuonarono le urla agonizzanti di un uomo.
 
 
Oggi non è giovedì, ma ho voluto pubblicare questo capitolo prima perchè domani ho il comicon e tornerò da lì la sera molto tardi, per cui ho preferito pubblicarlo in anticipo che in ritardo. Detto questo spero che il capitolo vi sia piaciuto, fatemelo sapere con una recensione per favore!
  
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