Titolo: Crossed Times
Autore: Lien
Capitoli: 19/?
Rating: R (ma conta di arrivare a
NC-17)
Pairing: Tom/Harry
Altri
Personaggi: Hermione Granger,
Minerva McGranitt, Luna Lovegood,
Draco Malfoy, altri…
Avvertimenti: Slash, Slash e ancora Slash
Capitolo 19. Quattro Giorni
Piano piano i singhiozzi
di Harry si spensero definitivamente. Il moretto sentì Orion muoversi,
districando dolcemente le braccia dalla presa con cui lo stava tenendo,
cercando di allontanarsi il minimo indispensabile per riuscire a guardarlo in
faccia.
Ora che si era calmato, Harry sentì l’imbarazzo e
la vergogna investirlo nel vedere il modo in cui era scoppiato
a piangere nelle braccia dell’altro, ma non era riuscito a trattenersi: per un
attimo era stato come riavere Sirius davanti, sempre
pronto ad aiutarlo e a rassicurarlo nel momento del bisogno.
“Harry,” sentì Orion
sussurrare, “io non so cosa sia successo e so che non ti andrà di parlarne, ma
conosco Tom. Credimi Harry, lui non ti odia, non penso che ci riuscirebbe
nemmeno se ci provasse.” Disse con una risatina.
Ma l’altro ragazzo scosse la
testa. “N-no Orion… tu non c’eri, l-lui… lui ha detto…” ma la voce gli si spezzò di nuovo e non riuscì a
continuare.
“Shh, non ne devi parlare
per forza.” Insistette rassicurante il Serpeverde.
Ma Harry sentiva che aveva bisogno di parlare. Tutti i segreti che
gli erano pesati sull’animo nell’ultima settimana, quei segreti che lo
costringevano a mentire, quei segreti che avevano spinto Tom ad andare via, che
avevano spinto Tom ad odiarlo… non credeva di riuscire a sopportarli ancora a lungo, non
dopo quello che era appena successo. Aveva bisogno ora di qualcuno con cui
confidarsi, almeno in parte.
“No, i-io… ho fatto una cosa stupida…” incominciò a
spiegare Harry, “non – non avrei dovuto parlare, m-mi
sarei dovuto trattenere e lui… lui ha pensato…! Ma io
n-non potrei mai! Come ha fatto a pensarlo…? E poi,
poi –”
“Scusa Harry,” lo
interruppe Orion, “ma quel che dici non ha alcun senso.”
Il moretto prese un profondo respiro e alzò la testa
per guardare l’altro negli occhi. Ormai Tom l’aveva scoperto, non c’era alcun
motivo di tacere la cosa anche a l’altro. “Sono un Rettilofono, Orion.”
Vide l’altro ragazzo spalancare gli
occhi sorpreso e sussurrare. “ Un Rettilofono?
Nel senso che parli ai serpenti come Tom?”
All’assenso di Harry, si aprì in un ghigno
ammirato. “Cavolo! I miei amici hanno tutti dei superpoteri! Ma
perchè Tom dovrebbe essersi arrabbiato? Sarebbe dovuto
essere contento che… Oh, aspetta,” si bloccò, rabbuiandosi, “non gliel’hai
rivelato tu, vero?”
L’ex Grifone scosse la testa. “No, l’ha scoperto
oggi a Cura delle Creature Magiche, c’erano i Runespoor
e io… non mi sono accorto e ho parlato al mio, ma lui ha sentito e…” ma si
fermò nel suo farfugliare vedendo l’espressione sul volto dell’altro.
“Non ci posso credere! Si è davvero incazzato perché non gliel’hai
detto! Come se avesse il diritto di sapere tutto quello che fai! Che… idiota. Che egoista, arrogante, prepotente, insensi
–”
“No!” lo interruppe Harry, “No
Orion, non capisci! Lui… lui ha ragione, credeva
che fossi un discendente di Serpeverde, credeva che fossi qui per ucciderlo,
perché non è un Purosangue…” abbassò la testa per nascondere gli occhi
ritornati lucidi.
Passarono alcuni secondi di
silenzio, poi sentì due dita afferrargli il mento e spingerlo delicatamente verso
l’alto. Due occhi grigi lo stavano guardando intensamente, cercando di
trasmettergli qualcosa che non riusciva ancora a capire.
“Harry, ascolta,” iniziò
il Serpeverde con voce calma, “Tom ha passato tutta la vita a guardarsi le
spalle, a sospettare di tutto e tutti, ma non
ha ragione. Sta rasentando la follia! Tu,
un discendente di Serpeverde? Ma siamo seri! Non ho
mai conosciuto un Serpeverde meno Serpeverde di te! E
la storia del Purosangue? Fa ridere solo a pensarci, con tutte le volte che ti
ho visto guardare male qualcuno perché diceva la parola ‘mezzosangue’. No, non
è per quello che si è arrabbiato, è perché è odia non essere in controllo di
tutto. E tu, Harry, sei assolutamente imprevedibile.
Ma deve capirlo da solo che le persone
non sono qualcosa che può controllare, non sono solo dei burattini.”
Harry si lasciò andare ad un lungo sospiro,
soppesando le parole del compagno di Casa. E se Orion
avesse avuto ragione? E se non fosse stata colpa sua
infondo, ma di Tom? Che cosa aveva fatto lui di
sbagliato? Mentirgli? Ma non gli aveva nemmeno mentito, aveva solo omesso il
suo passato, e ne era stato anche costretto: Dio solo
sapeva che per lui sarebbe stato molto più facile raccontare tutta la verità.
Ma non aveva potuto
raccontare tutto, avrebbe rischiato di creare un paradosso temporale
irrimediabile, avrebbe rischiato di cambiare il passato e modificare o
addirittura cancellare il futuro. Chi gli assicurava che sarebbe bastata una
perdita di memoria a portare tutto a posto, se si fosse lasciato scappare
troppe informazioni?
No, Tom non aveva il
diritto di chiedergli piena onestà, quando lui per primo non la offriva. Gli aveva mai parlato lui
di aver ucciso suo padre? Della sua ricerca della Camera dei
Segreti? Dell’acronimo di Voldemort? No, non aveva alcun diritto di chiedere
tanto ad Harry. Aveva torto.
E allora perché faceva comunque
così tanto male?
Harry sospirò di nuovo. “E
ora che facciamo?” chiese.
Orion sorrise, forse
riconoscendo il processo mentale a cui era passato attraverso l’altro. “Ora, torniamo in
dormitorio. Non preoccuparti, tu dormirai nel mio letto; non ci penso nemmeno a
rimandarti in camera col signorotto, finché non sarà tornato coi
piedi per terra.”
Il moretto sgranò gli occhi. “Ehm, Orion… non che
non ti sia grato, ma dividere un letto mi sembra un po’ eccessivo…” disse
arrossendo fino alla punta dei capelli.
Il Serpeverde scoppiò a ridere e ne
approfittò per tirarsi su in piedi e porgere una mano a Harry perché
facesse lo stesso. “Ma no Harry, il mio letto non è stato praticamente
mai usato dall’inizio dell’anno: sono solito rimanere a dormire in camera delle
mie conquiste.” Rispose facendo l’occhiolino.
Harry alzò gli occhi al cielo, ma si ritrovò a
sorridere suo malgrado. Al pensiero del Prefetto, però, tornò a rabbuiarsi. “E Tom?”
Una strana luce si accese negli occhi di Orion. “Tom si ravvedrà da solo, soprattutto dopo averne
sentite quattro dal sottoscritto.” Disse scrocchiandosi le nocche in modo poco invitante.
Harry si affrettò a togliergli dalla testa strane
idee. “No, Orion, aspetta, promettimi che non gli farai niente. Se vuoi
parlagli, urlagli addosso, tutto quello che vuoi, ma non fargli male.”
Il Serpeverde sospirò lasciando cadere le braccia
ai lati del corpo, ma annuì. “Va bene, ma se oltrepasserà il limite non
risponderò delle mie azioni.”
Harry, annuì a sua volta,
pensando che quello fosse, probabilmente, il massimo che si sarebbe potuto
aspettare.
Stava per incamminarsi verso la fine del corridoio, quando l’altro lo fermò per
un braccio.
“Ehm, non sono sicuro, ma
credo sia meglio che torni ad indossare quella tua strana illusione, prima di
farti vedere in pubblico.”
L’ex Grifondoro sgranò gli occhi e si portò una
mano ai capelli, tentando di far arrivare i ciuffi nel suo campo visivo per
vederne il colore. Osservò nel panico un capello che gli rimase in mano nel
tentativo, riconoscendone il colore: nero inchiostro. Spostò lo sguardo
scioccato verso Orion, che era rimasto lì davanti a ghignare leggermente,
mentre lui si concentrava il più velocemente possibile per ripristinare
l’incantesimo.
Un’altra risata gli fece riaprire gli occhi, quando
i suoi occhi e capelli furono ritornati del loro
colore finto. “Harry, molla quello sguardo da coniglio spaurito, non lo dirò a
nessuno. Non che sia una novità poi per me, lo sapevo
già da quasi un mese.”
Se possibile, gli occhi di
Harry si allargarono ancora di più. “Lo sapevi? Come facevi a saperlo?”
L’altro scrollò le spalle. “Ti ho visto una mattina mentre correvi intorno al Lago, prima che ti
iscrivessi.” Rispose semplicemente.
Harry lo guardò guardingo. “E
non t’importa il perché io nasconda il mio aspetto?”
Orion gli sorrise. “A me? E perché dovrebbe? Non so perché ti sei iscritto, né la tua
storia, ma che importanza ha? Ciò che conta è che se qui.”
Harry sentì il primo vero sorriso spuntargli in
viso dal litigio con Tom. Orion non credeva probabilmente ad una sola parola
della sua storia e non gliene fregava niente.
Magari fosse potuto essere
tutto così semplice anche con Tom…
Tom si svegliò di colpo, tirandosi su a sedere. Non
sapeva esattamente cosa lo avesse svegliato e non si ricordava nemmeno cosa stesse sognando prima di svegliarsi. Si passò
stancamente una mano sulla faccia nel tentativo di liberarsi degli ultimi
strascichi del sonno, prima di spostare le coperte che
gli si erano arricciate in grembo in modo da poter sedersi a bordo letto.
Afferrando il bordo delle
tende del baldacchino, spalancò le cortine con un gesto deciso, lasciando che
la luce del giorno illuminasse il materasso. Il suo sguardo fu
immediatamente catturato dal letto situato ad appena un paio di metri dal
proprio.
Vuoto.
Sospirò, passandosi una mano tra i capelli. Erano
passati quattro giorni dal suo litigio con Harry, quattro giorni da quando si erano rivolti la parola per l’ultima volta,
quattro giorni da quando avevano condiviso la stessa stanza.
Quattro giorni da quando Orion si era catapultato
in Sala Comune furioso e gli aveva tirato un pugno dritto in faccia.
Tom portò una mano a massaggiarsi lo zigomo
sinistro, lasciandosi scappare un sibilo di dolore al contatto: poteva anche
aver coperto immediatamente il livido, ma il dolore non sarebbe andato via fino
a che non fosse guarito. Per qualche motivo non aveva alcun desiderio di
guarirlo con la magia.
Potevano anche essere trascorsi solo quattro
giorni, ma al Prefetto sembrava che fosse passata un’eternità, benché il
litigio con Harry e il successivo scontro con Orion li ricordava come se fosse
stato ieri.
Ricordava con precisione Orion che gli si gettava
addosso come un toro imbufalito, ricordava come gli
aveva urlato contro che se avesse mai fatto piangere Harry un’altra volta lo
avrebbe ucciso con le sue stesse mani. Ricordava la sua sorpresa, ricordava di non aver capito e di non aver creduto alle
parole del compagno di Casa, ricordava di avergli sibilato di starsene zitto e
lontano da affari che non gli riguardavano.
Ricordava, poi, di aver visto Harry precipitarsi
nella Sala Comune ed aver raggiunto Orion, parlandogli
di una qualche promessa che gli aveva fatto e cercando di allontanarlo da lui,
sempre evitando il suo sguardo. Ricordava di non aver prestato la minima
attenzione a ciò che Orion gli aveva risposto, perché rimasto per un attimo
scioccato nel vedere gli occhi gonfi, il naso rosso e le scie bagnate sulle
guance dell’altro ragazzo.
Ricordava di aver pensato, per almeno un istante,
quale diavolo di motivo aveva potuto giustificare l’aver causato tanto dolore in quegli occhi finto nocciola. Poi, però, ricordava la
rabbia montargli nel petto: che diritto aveva Harry di piangere, quando era a
lui, Tom, che era stato fatto il torto?
E se Orion non avesse scelto proprio quel istante per trascinare via Harry, urlandogli che da
quel momento in poi il ragazzo avrebbe dormito nel dormitorio maschile, Tom
avrebbe sicuramente detto qualcosa di cui si sarebbe poi pentito.
Si, questo lo ricordava benissimo, benché fossero
quattro giorni ormai che non vedeva Harry se non in classe.
Quattro giorni che Harry non dormiva nel suo letto.
Tom si alzò in piedi, dirigendosi verso l’armadio
per tirare fuori la divisa e vestirsi, mentre pensava agli ultimi quattro
giorni. Nella sua vita si era sempre considerato, con orgoglio, al di sopra delle emozioni: più di tutto, stimava la sua
capacità di rimanere freddo e distaccato di fronte a qualunque situazione,
condizione indispensabile per fare l’analisi oggettiva di un problema. Era il
suo punto di forza, il suo cavallo di battaglia.
Ed era bastato un ragazzo a
far cadere tutto a pezzi.
Si era fatto sopraffare dalla rabbia, da una furia
che lo aveva accecato, facendolo saltare a conclusioni affrettate, conclusioni che, ora a mente lucida vedeva, non avevano
alcun fondamento razionale. E ancora, in ogni caso, non riusciva a trovare su
quale delle sue azioni porre il torto, perché quando i sentimenti sono
coinvolti la colpa si può dare a tutto come a nulla.
Come avrebbe potuto ragionare razionalmente in un
momento come quello?
Il dolore che aveva sentito al petto nello scoprire
Harry un Rettilofono, nel sapere che per tutto il
tempo gli aveva taciuto un particolare così importante, che gli aveva quindi
mentito, forse tramando chissà cosa alle sue spalle, era il tipo di dolore che
lo aveva spinto a rinunciare ai sentimenti, molto tempo addietro.
Era un dolore che riconosceva bene, che derivava da
qualcosa di molto, molto pericoloso, da un errore fatale che si era promesso
tante volte di non commettere e nel quale invece era cascato come un idiota:
aveva lasciato che qualcuno si avvicinasse troppo, aveva abbassato per un
attimo le sue difese e fatto entrare qualcuno, addirittura iniziando ad offrire
la propria fiducia in maniera così sconsiderata. E
questo era il risultato.
‘Sei stato un folle, Tom, ad
aver creduto nel prossimo, anche solo per un attimo.’ Pensò, ‘Anche se quel
prossimo era Harry…’.
“Ti sto
proprio offrendo la mia amicizia senza chiederti nulla in cambio.”
Quanto era stato stupido e
ingenuo a non accorgersi immediatamente del baratro in cui stava mettendo
volontariamente piede, della trappola in cui stava inconsciamente cadendo. Harry era stato lì, in
maniera apparentemente semplice, ad offrirgli qualcosa che non aveva avuto la
possibilità di scorgere da anni, praticamente da
sempre… Ma davvero poteva dirsi colpevole per non aver resistito davanti a
qualcosa di tanto straordinario?
E diamine se Harry non era
straordinario: il modo in cui si era lentamente infiltrato sotto la sua pelle,
come lo aveva attratto, il mistero che lo avvolgeva, quegli occhi, la sua
vitalità, quel corpo… Dio se non l’avevano ammaliato.
E anche dopo aver voltato le spalle al ragazzo
quattro giorni prima, dopo essersi detto che il
capitolo Harry Evans era ormai un capitolo chiuso per lui, che non voleva aver
più niente a che fare con lui, si ritrovava a sentire un buco dove prima
abitavano tutte le emozioni che la vicinanza dell’altro ragazzo aveva fatto
germogliare a sua insaputa.
Visto che non si può sentire la mancanza di
qualcosa se non la si è mai provata, la difesa migliore
era sempre stata non provare niente sin dall’inizio.
Ora, purtroppo, era troppo tardi. E adesso che quel qualcosa era scomparso, quei quattro
giorni in cui era tornato alla sua vita di sempre, la vita che conduceva prima
dell’arrivo di un certo moretto, non erano mai sembrati tanto piatti.
Vuoti.
Annodandosi con cura la cravatta, si diresse verso
la porta, lanciando un’ultima occhiata al letto fatto del suo ex compagno di
stanza. Con un sospiro entrò in Sala Comune, facendo appena un cenno di saluto
ai presenti che lo salutavano con entusiasmo, sperando in una qualunque forma
di riconoscimento da parte del Prefetto.
Si, vuoti era la parola
giusta. Mai avrebbe pensato che avrebbe fatto una tale differenza la mancanza
del chiasso e dell’esuberanza di Orion o del carisma e
del mistero che circondavano Harry. Nonostante da
quando i due avevano preso ad evitarlo Alden fosse
stato più presente che mai e molti fossero tornati a leccargli spudoratamente i
piedi, le giornate semplicemente non erano più le stesse.
Erano state un susseguirsi di eventi
insignificanti, benché in realtà non fossero mancate delle azioni importanti,
quali il rassettamento della sua posizione nella scala gerarchica di Hogwarts.
Era incredibile quanto
avesse trascurato le politiche della scuola in quell’ultimo mese, a quanti
alleati non aveva più parlato, quanti nemici aveva mancato di tenere d’occhio,
a come avesse messo da parte la sua ricerca della Camera dei Segreti e tutti i
suoi piani per il futuro.
Il mese appena trascorso, dal fatidico primo
incontro con Harry nella radura dietro al Lago, sembrava fosse stato parte di
un sogno, da quanto lo aveva allontanato dalla realtà.
Ora però, si era svegliato.
E ciò che lo turbava, era che una parte di lui desiderava ardentemente tornare a dormire.
Sentì una risata amara crescergli nel petto:
ironico che tra tutti, quelli che gli impedivano di cadere nella tentazione di
fare qualcosa di avventato – come andare a parlare con
Harry per chiarire tutto – fossero proprio Orion e Harry stesso. Di Black ormai si sarebbe stupito se gli avesse mai più rivolto
la parola e Harry non lo vedeva mai se non durante le lezioni, nemmeno durante
i pasti. Solo Meredith lo salutava ancora quando lo
incontrava per i corridoi.
“Sto cercando di dire che Harry è stato evidentemente addestrato per
combattere.”
Le parole della ragazza di quel giorno in
biblioteca gli continuavano a tornare in mente e, sempre più spesso,
accompagnate da altri pensieri indesiderati quanto quello. Per quanto non
volesse ammettere la verità dietro a quelle parole, non poteva chiudere gli
occhi all’evidenza che avevano portato a galla.
Come aveva fatto a non vederlo prima? Si era
lasciato ingannare da quell’apparente spontaneità di Harry, quella sua
ingenuità, quel suo modo di essere felice per il
semplice fatto di essere vivo, mentre in realtà avrebbe dovuto mettere insieme
tutti i pezzi: il formidabile schiantesimo che gli
aveva lanciato la prima volta che lo aveva visto, i loro successivi incontri
fatti di posizioni da combattimento, guardia alta e bacchetta in mano, il modo
in cui aveva atterrato Alden, il suo saper evocare un
Patronus…
Harry era una perfetta macchina da guerra.
E questo lo metteva di fronte a tantissime altre
riflessioni, prima tra tutte la scelta di parole che
aveva utilizzato Meredith che, avrebbe giurato, non era stata per niente
casuale: non aveva detto “Harry è evidentemente allenato per combattere”, aveva detto “è stato addestrato”.
Che… che Harry fosse stato
solo una vittima delle circostanze? Ma circostanze
manovrate da chi? E per che cosa? La guerra era finita
da più di due anni, Grindelwald era stato sconfitto,
perché qualcuno avrebbe dovuto addestrare un diciassettenne a combattere? Sicuro, Harry era particolarmente
potente, ma vi erano tantissimi Auror freschi di
battaglia pronti ad offrire i propri servizi, non c’era alcun bisogno di
sfruttare un ragazzo.
Perché come poteva Harry, che lo
sgridava se usava la parola mezzosangue, che cercava di rappacificare i
conflitti e i litigi, che si rifiutava di rispondere alle provocazioni che i
Corvonero gli lanciavano se lo vedevano camminare insieme a Meredith, essersi
allenato a combattere se non in qualche modo contro la sua volontà?
Ed ogni volta, a questo pensiero, qualcosa di
feroce gli si svegliava nel petto, qualcosa che lo spingeva a pensare che se fosse venuto a sapere che qualcuno si era anche solo
azzardato a torcere un capello ad Harry, costui non avrebbe più rivisto la luce
del giorno.
Tom poteva dire di aver voltato pagina quanto
voleva, ma allora non poteva spiegarsi perché aveva passato le ultime due notti
a leggere tomi su tomi a proposito di Serpentese,
Serpeverde, Genealogie e Arti Oscure in generale, cercando un qualunque indizio
sul perché Harry fosse un Rettilofono.
Perché ciò che aveva detto
quattro giorni prima era vero: per quanto avesse tradito la sua fiducia, era
convinto che Harry fosse sincero. Diceva di non essere nato con l’abilità di
parlare con i serpenti, ma si era bloccato prima di poter dire come l’aveva
acquisita. Perché si era bloccato? Cosa
lo aveva trattenuto dal continuare? Era un altro dei suoi segreti?
“Sto cercando
di dire che Harry è stato evidentemente addestrato per
combattere.”
Era sembrato così disperato nel voler far credere
la sua innocenza a Tom, che in effetti l’unico motivo
per cui non l’avrebbe detto, sarebbe stato se non avesse potuto…
Il rancore, la rabbia e, forse, anche un po’ la
delusione erano ancora tutti lì, eppure Tom stava quasi disperatamente cercando
un motivo per giustificare il tradimento di Harry, per scagionare ai suoi occhi
il ragazzo, per dimostrare che infondo non era stata colpa sua.
Non era decisamente un
comportamento da lui, ma quando si trattava di Harry nulla sembrava più seguire
le regole.
Uscito dalla Sala Comune attraversò i sotterranei,
pensando se anche quel giorno Harry avrebbe saltato la colazione e lui avrebbe
passato tutto il tempo in Sala Grande a ricevere occhiatacce da Orion. Salite
le scale che lo portavano alla Sala d’Ingresso, si stava dirigendo verso le
porte della mensa quando fu certo di sentire qualcuno
sussurrare il nome “Harry”.
Si fermò, indietreggiando silenziosamente dietro
una colonna, mentre faceva vagare lo sguardo verso l’ingresso dove non molti –
a quell’ora tanto mattiniera – si erano fermati a chiacchierare, se non di
passaggio per andare a colazione. Infatti solo due
persone erano ferme a parlare sottovoce di fianco a un’armatura, due persone
che Tom conosceva bene: Meredith e Orion; che a quanto pareva stavano parlando
di Harry.
Sussurrò un incantesimo di Disillusione e, una
volta che la spiacevole sensazione di avere un uovo rotto sulla testa fu
scomparsa, si avvicinò cercando di non fare alcun rumore, fino a che non fu
abbastanza vicino da poter udire cosa si stavano dicendo.
“-erto che mi preoccupo!” aveva appena esclamato
Orion gesticolando animatamente con le braccia.
Meredith si stava mordendo un labbro in un gesto
nervoso. “E tutto questo è venuto fuori solo in questi
giorni? Non l’aveva mai fatto prima?”
Il ragazzo le lanciò uno sguardo
esasperati. “Meredith, passa tutto il tempo libero chiuso in Biblioteca!
Non si presenta ai pasti e quando glielo faccio notare dice di essersene
semplicemente dimenticato, dimenticato! Di mangiare! Per non parlare della notte, che è
quello che mi preoccupa di più: va a dormire prestissimo, alle
dieci e mezza massimo! Il primo giorno poi aveva un’aria esausta, ma
pensavo fosse perché si era alzato presto per allenarsi giù al Lago, invece sono già due giorni che fa quasi tardi a lezione perché non
riesce a svegliarsi. Come fa qualcuno a dormire così tante ore e sembrare
sempre così stanco?”
“Ma hai provato a
parlargliene?”
“Ah, come se mi ascoltasse! Riesce sempre a sviare
il discorso in qualche modo, o a liquidarmi con tre parole. È una porta
blindata quel ragazzo, non gli si cava fuori nulla di bocca.”
Rispose il Serpeverde con tono irritato.
Tom osservò la ragazzina soppesare per un attimo le
parole dell’altro, poi ciò che disse lasciò di stucco persino lui:
“Penso che dovremmo dirlo a Tom.”
Dopo un paio di secondi di shock arrivò la puntuale
risposta.
“Cosa?!”
“Eddai, cerca di capire: tra di noi lui è quello che conosce Harry meglio di tutti e,
tra l’altro, anche il possibile motivo di questo suo comportamento. Ha dormito
nella stessa stanza con lui da quando è arrivato a
Hogwarts e da quel che mi hai detto non lo ha voluto lasciare solo nemmeno per
un istante! Se c’è qualcuno che può avere le idee chiare sul perché Harry si
stia comportando in questo modo, è lui.”
Ma Orion non sembrava così
d’accordo. “Mere, lo sappiamo già il perché, Tom è il perché! È dal giorno del loro litigio che tutto è
iniziato!”
“No, è dal giorno del litigio che tu lo vedi.” Ribatté la Corvonero, “Forse invece questa stanchezza è
l’indizio di un qualche malanno di cui i sintomi si sono verificati da molto prima ma non ce ne siamo accorti. Tom, d’altro canto,
avrebbe sicuramente notato qualcosa.”
“Basterebbe fargli fare
una visita in Infermeria allora!”
“L’hai detto tu che si rifiuta di farsi vedere
dall’Infermiera.”
“Beh, portiamocelo di peso!” esclamò Orion
esasperato.
“Shh!” lo ammonì la
ragazza, vedendo una coppia di Tassorosso girarsi
verso di loro. “Ora Harry dov’è?” chiese infine.
Orion sospirò. “In Biblioteca, come al solito. Mi ha detto che per una
volta che si era svegliato in orario, voleva approfittarne per un ripasso.”
“Ok, allora faremo così:
prima che inizino le lezio…”
Ma a Tom non interessava
cos’altro aveva da dire la Corvonero, aveva già sentito abbastanza.
Quattro giorni, pensò mentre
marciava verso le scale, erano stati anche troppi.
Harry si strofinò stancamente gli occhi, cercando
di mettere bene a fuoco i minuscoli caratteri del libro che aveva aperto
davanti a sé. La Biblioteca a quell’ora era completamente deserta, salvo per
l’austera figura della bibliotecaria che ogni tanto si affacciava da uno degli
scaffali per controllarlo.
Sospirò, passandosi le dita tra le ciocche castane:
si sentiva a pezzi. Mai aveva provato tanta stanchezza, e sì che aveva vissuto
in condizioni ben peggiori durante la guerra; ma quel tipo di stanchezza non
aveva nulla a che fare con la sua condizione fisica e lui lo sapeva bene. No, purtroppo derivava dalla sua ormai radicata dipendenza da
pozioni soporifere, che avevano cominciato a far sentire il loro peso.
Ecco che cosa intendeva Madama Chips quando parlava di effetti collaterali.
Diamine, era stato sicuro di avere molto più tempo
a disposizione prima di soffrirne le conseguenze, ma con tutta probabilità ad
accelerare il processo doveva essere stato lo stress degli ultimi giorni. Dopo
tutto il casino successo con T-
No, non doveva pensarci.
Perché non c’era davvero nulla a
cui pensare, giusto?
Lui era andato nel passato con una missione e sarebbe tornato due mesi più tardi avendo trovato ciò che
era venuto a cercare. Questo era l’importante. Questo e basta.
Il fatto di aver conosciuto tante persone speciali,
di essersi fatto degli amici… era irrilevante, superfluo. Non aveva nessuna importanza.
Nessuna.
Harry gemette affondando la testa tra le mani quando l’immagine del viso perfetto di Tom gli tornò
alla mente per l’ennesima volta. Dio, perché era così difficile toglierselo dai pensieri?
Lui aveva una missione, un compito cruciale, e
doveva concentrarsi su quello, doveva. Non aiutava certo la cicatrice che cominciava a
formicolargli ad intervalli regolari – come stava facendo in quel momento – e a
nulla sembravano servire le sue esortazioni, a nulla sembrava servire ripetersi
che era stato meglio così, che sapeva quale sarebbe stato il futuro di Tom e
che non si sarebbe dovuto aspettare così tanto, benché
lo avesse scoperto una persona tanto meravigliosa dietro a tutte le sue difese…
Ecco, ci era cascato di
nuovo.
Con un altro sospiro riportò l’attenzione al libro
aperto sul tavolo, tentando di focalizzare nuovamente i pensieri sul suo
problema più urgente. Fortunatamente aveva trovato qualcosa che lo avrebbe
potuto aiutare: da ciò che aveva letto sembrava che l’aconito in polvere – uno
degli ingredienti principali del Distillato della
Morte Vivente – sciolto in un infuso di belladonna sopprimesse temporaneamente
le conseguenze del sopruso della pozione. L’unica pecca era che avrebbe dovuto
assumerlo solo dopo che ogni residuo del distillato fosse stato assorbito dal
suo organismo e quindi uscito dal sistema circolatorio: ci sarebbero volute un
minimo di ventiquattr’ore, cioè
almeno un’intera notte di incubi.
Rabbrividì al solo pensiero, ma sapeva che era
necessario.
Il formicolio alla cicatrice aumentò
improvvisamente d’intensità, riportando inesorabilmente i suoi pensieri verso
Tom. Chissà cosa stava facendo ora il Prefetto? Doveva essere concentrato
intensamente su qualcosa per procurargli una reazione simile, chissà dov’era…
Il sesto senso di Harry si accese di colpo,
captando una distinta aura alle sue spalle, benché non fosse stato prodotto
alcun rumore. Chiedendosi perplessamente chi mai
avrebbe avuto interesse a restarsene fermo ad
osservarlo, si girò sulla sedia per scoprirlo.
Riuscì anche a chiedersi, attraverso la sorpresa,
come poteva essere stato tanto stupido da non aver fatto l’immediato
collegamento con la sua cicatrice. Ma anche quel pensiero si perse in fretta
nel turbinio di emozioni che gli stavano gonfiando il
petto mentre osservava il ragazzo fermo di fronte a lui.
Tom era appoggiato ad uno degli scaffali, con le
braccia conserte e un’espressione indecifrabile sul volto impassibile. Da
quanto tempo fosse stato lì a guardare, Harry non
poteva saperlo, ma non gli sembrava davvero il momento di irritarsi per quello.
Si guardarono per lunghissimi istanti e nessuno dei due sembrava aver
intenzione di fare altro.
‘Ti prego, dì qualcosa.
Qualunque cosa…’ pensava Harry disperatamente, tutta la sua intenzione di
dimenticare l’altro ragazzo già gettata al vento.
Tom fece vagare brevemente lo
sguardo sulla sua figura, poi parlò:
“Evans.”
Fu come se un macigno fosse caduto nello stomaco di
Harry. Era di nuovo Evans adesso, eh? Ma certo, che stupido ad essersi lasciato trasportare dalle
speranze, probabilmente il Serpeverde era passato di lì per caso, senza nemmeno
pensare a lui. Forse non aveva pensato a lui nemmeno una volta negli ultimi
quattro giorni.
Aprì bocca per rispondere
con un atono ‘Riddle’, ma osservando ancora il ragazzo di fronte a sé, cambiò idea. Forse adesso era
tornato ad essere Evans per il Serpeverde, ma di sicuro l’altro ragazzo aveva
smesso di essere Riddle ai suoi occhi tanto tempo
prima.
“Tom.”
Il Prefetto, con grande
soddisfazione di Harry, voltò la testa da un lato evitando il suo sguardo,
rivolgendosi verso uno dei tavoli più lontani. Per qualche secondo calò
nuovamente il silenzio, poi, quasi troppo piano perché Harry potesse sentirlo,
Tom sussurrò qualcosa:
“Harry…”
Fu lui questa volta a dover spostare lo sguardo,
perché quel tono di voce, quegli occhi… che cosa
voleva Tom da lui? Perché era lì? Perché
Harry non riusciva a spegnere quella piccola scintilla di speranza che gli si
era accesa in petto nel sentire di nuovo il suo nome pronunciato da quelle
labbra perfette?
Dio, voleva che tutto ritornasse come prima. Voleva
rivedere il sorriso dell’altro aprirsi e illuminargli il volto, voleva vedere i
suoi occhi accendersi ancora e ancora e sciogliere il ghiaccio in cui erano
normalmente intrappolati, voleva sentire di nuovo la sua energica risata.
Sentiva, irrazionalmente, che avrebbe fatto qualunque cosa per riavere tutto
quello ancora una volta vicino.
Non sapeva come avrebbe fatto a spiegare il suo
essere un Rettilofono, o se l’altro ragazzo si
sarebbe mai accontentato di una qualunque spiegazione, ma doveva fare qualcosa.
Le parole gli uscirono di bocca prima che potesse
fermarle.
“Tom ti prego, ascoltami,
io non –!”
Ma il Serpeverde alzò una
mano, zittendolo efficacemente.
“Non sono venuto qui per
parlare di quello.” Disse con un’espressione che Harry non riuscì bene a
decifrare.
L’ex Grifondoro tentò di nascondere la sua sorpresa
e la sua confusione. Non voleva parlare di quello che
era successo? Ma allora perché lo aveva cercato? Forse
era davvero passato per caso dalla Biblioteca e in realtà lui
non centrava niente. Sentì lo stomaco affondargli, ma prima che potesse
continuare quella linea di pensiero, sentì lo sguardo di Tom nuovamente su di
lui,e, quando alzò gli occhi, lo trovò ad osservarlo
attentamente.
“Hai un aspetto orribile.” Dichiarò
improvvisamente, e qualcosa di indefinito gli
attraversò lo sguardo che, notò Harry, aveva perso granché della sua freddezza.
Il Prefetto si staccò dallo scaffale e fece due
passi in avanti, fermandosi ad un paio di metri da Harry, sotto lo sguardo
attento dell’altro ragazzo che seguiva ogni suo movimento.
“Ho sentito Orion e Meredith parlare stamattina,
prima di colazione.” Iniziò, continuando a guardare
l’altro negli occhi, “Parlavano di te.”
Harry poteva solo fissare di risposta il
Serpeverde, chiedendosi dove stesse andando a parare il suo discorso.
“Dicono che non stai
mangiando.”
Harry, completamente preso alla sprovvista, si
ritrovò automaticamente a difendersi, come ormai aveva già fatto innumerevoli
volte con gli altri due amici.
“Non è vero che non mangio, ogni tanto –”
“Dicono che vai a letto
presto e ti svegli comunque tardi.” Lo interruppe di nuovo Tom.
Harry abbassò gli occhi. “È solo perché questa
settimana –”
“Dicono che te ne stai
chiuso tutto il tempo in Biblioteca.”
“E cosa c’è di male nel
voler –”
“Dicono che per quanto tu
dorma sei sempre esausto e hai un’aria distrutta.”
“Orion esagera sempre, non sono così
tanto –”
“E ora che ti vedo, devo dar loro ragione.” Continuò imperterrito il Prefetto, “Hai un aspetto
orribile.”
Harry, già esasperato da quattro giorni di prediche
da parte di Orion, rispose aggressivamente sulla
difensiva: “Ne parli come se te ne preoccupassi!”
Immediatamente, vedendo lo sguardo di Tom, si pentì
di quelle parole. Ma perché doveva sempre essere così
stupido? Tom era venuto lì a parlargli e forse, forse c’era una minima possibilità che non lo odiasse,
e lui doveva rovinare tutto in quel modo! Perso ancora nel darsi dell’idiota,
quasi si perse le parole che l’altro sussurrò.
“Mi sono
preoccupato.”
Harry alzò la testa di scatto, incontrando quelle
iridi color pece delle quali, finalmente, riuscì a dare
un nome all’emozione che vi albergava: preoccupazione.
Tom…Tom si era preoccupato. Per quanto avessero litigato, per quanto non avessero ancora risolto
nulla, per quanto avessero ancora un sacco di motivi per non rivolgersi la
parola, appena aveva sentito che Harry non stava bene era subito corso a
cercarlo. Qualunque fosse stato il motivo del litigio,
l’incolumità di Harry era stata più importante.
Un groppo alla gola impediva a Harry di parlare ma,
anche se avesse potuto, non credeva che sarebbe riuscito a trovare le parole
per esprimere il sollievo che stava
provando in quel momento. Infatti l’unico, irrazionale
impulso che aveva in quel momento era di gettarsi addosso all’altro ragazzo e
stringerlo, e poter toccare con mano la prova che fosse davvero venuto lì, per
lui.
E fu esattamente quello che
fece.
Non si accorse nemmeno di aver annullato la
distanza che li separava fino a che non sentì l’impatto con il petto di Tom, e
la stoffa della divisa che veniva stretta nei suoi
pugni serrati all’altezza della schiena del ragazzo. Aveva
affondato il viso nell’incavo del collo dell’altro, riuscendo così a
sentirne per la prima volta il profumo: sapeva di cannella, e di autunno, e di
qualcosa che era unicamente Tom.
Solamente quando ebbe sentito il Prefetto
irrigidirsi dalla sorpresa di quell’improvviso
abbraccio fu che, spalancando gli occhi di scatto, realizzò ciò che aveva
appena fatto.
‘Oddio, ma che diavolo sto
facendo?!’ pensò nel panico, cercando immediatamente di allontanarsi dal
Serpeverde.
Ma un braccio lo bloccò,
scivolando a circondargli la vita, e un altro salì ad afferrargli una spalla e
a stringerlo ancora di più contro il corpo caldo che aveva davanti. Trattenendo
il respiro, sentì Tom abbassare leggermente la testa e affondare il viso nei
suoi capelli arruffati, strofinando leggermente il naso tra i ciuffi prima di
appoggiarvi una guancia con un sospiro.
Harry si lasciò finalmente andare al calore di
quelle braccia, abbandonando la testa sulla spalla di Tom e godendosi quello
strano sfarfallio che gli era esploso nello stomaco.
E forse non avevano risolto
niente, ma lì, stretti in quel modo, Harry sentiva come se ogni cosa fosse
andata magicamente a posto.
Lì, stretto tra le braccia di Tom, ogni cosa era al
suo posto.
Una figura si staccò dall’ombra degli scaffali
della Biblioteca, con i pugni serrati e le narici dilatate dalla rabbia.
Come osava?
Come osava quel ragazzino anche solo toccare Tom? Il suo
Tom?
Alden si diresse a passo di
marcia verso l’uscita della Biblioteca, fumando di gelosia. Lui erano anni, anni,
che era sempre stato di fianco al Prefetto e ora chi si credeva di essere quel
moscerino per comportarsi da padrone, quando era l’ultimo arrivato?
Ah, ma di certo lui non si sarebbe fatto da parte
tanto facilmente, anzi. No, avrebbe fatto molto di più che rendergli la vita
difficile.
Gli avrebbe fatto pagare caro l’aver toccato
qualcosa che era suo e soltanto suo.
A.N.: Tornata! Buone notizie per me perché il computer non ha perso nessuno dei
suoi dati e buone notizie per voi perché il capitolo è finalmente arrivato XD.
Grazie a tutti per aver avuto pazienza e per le vostre magnifiche recensioni!
Il prossimo capitolo sarà on line venerdì prossimo
(non questo) e da quel momento in poi gli aggiornamenti dovrebbero riprendere
il loro corso normale.
Ho anche un paio di cose da dirvi: a quanto pare siete tutti affamati di Lemon
(XD) ma come ho già detto dovrete avere pazienza. Se
leggete ogni capitolo sperando che finalmente quei due si saltino addosso non
riuscirete a gustarvi appieno la storia. Posso solo dirvi
che non è ancora il momento e che, quando arriverà, vi accorgerete da soli
della piega che la storia avrà preso.
A proposito di questo, mi sono arrivate delle
richieste di non alzare il rating a NC-17 (o rosso) perché renderebbe la fic inaccessibili ai minorenni
(o per lo meno ai pochi che hanno dichiarato la loro vera età :P). Purtroppo
ragazzi, non posso farlo: se postassi le Lemon lasciando
il rating attuale andrei chiaramente contro il
regolamento e se togliessi le scene spinte dalla storia… non sarebbe la stessa
storia. Per essere completa deve avere tutti i pezzi.
E comunque non sarebbe giusto nei confronti di chi può
e vuole leggere le Lemon.
Quindi, come ha suggerito Cristina, quando il rating verrà alzato
chiunque non possa più leggere mi può contattare e chiedere di inviargli i
capitoli per e-mail separatamente.
RISPOSTE: (visto il numero di recensione che ho
ricevuto – e non so dirvi quanto mi avete fatto felice! – risponderò solo a chi
mi ha posto delle domande o a chi ho qualcosa di effettivo
da dire, per non occupare troppo spazio e rubarlo alla storia ^^)
KIA: spero che il capitolo sia stato lungo
abbastanza, per la storia dell’NC-17, ho già risposto
nell’AN ^^
BloodyMoon: O_O
<------- questa è stata la prima reazione nel
vedere la lunghezza della tua recensione! XD Hai tutta la mia profonda
gratitudine per aver speso un po’ del tuo tempo a lasciarmi un commento più che
degno di questo nome, mi hai illuminato la giornata! :D
Tra l’altro hai ragione nel dire che abbiamo le stesse opinioni su un sacco di
aspetti, perché anch’io ho un debole per Harry in crisi XD. Non so quanto tu sia brava con l’inglese, ma hai mai letto Serendipity di Macvanaly su
FF.net? È fantastica (centra con Harry in crisi, non è uscita fuori dal nulla
XD).
A proposito della scena della biblioteca, in effetti non avevo pensato a quanto doveva essere stato
frustrante per chi non sapeva come sarebbe continuata avere un’interruzione
simile proprio sul più bello ^^” Cercherò di darci un occhio in futuro. Grazie
mille ancora per la stupenda recensione, a venerdì prossimo!
StellaMars: evvai
con le tessere d’iscrizione XD. No, a parte gli scherzi, ti devo dare ragione
sul fatto che Meredith ha fatto un po’ un salto nelle sue conclusioni, ma ho
cercato di mostrare il suo ragionamento nel modo più verosimile possibile. Poi
se non ci sono riuscita… cercherò di fare meglio la prossima volta ^^”. Avrei
voluto farle raccogliere indizi nel tempo, ma davvero si sarebbe allungata
troppo la storia e non ce la facevo più nemmeno io a
non arrivare mai ad una svolta XD. Sono felice che tutto
sommato ti sia piaciuto, spero che ti piaccia anche quello nuovo!
Mistress Lay:
oddio, oddio, oddio, oddio, oddio! Respira,
Lien, respira! Aaaaah
non ci posso credere! Tu, TU che recensisci la mia fic?! Non hai idea di che tuffo al cuore mi hai fatto prendere!
Tu sei una leggenda! La tua “Raggi di Speranza” è stata la fic
che mi ha iniziato a questa coppia favolosa (quindi puoi anche dire che è un po’ merito tuo se esiste Crossed
Times :P)! Mi sento realizzata adesso, in pace con il
mondo XD. Infinite grazie per tutti i complimenti, che non sai quanto valgano
per me. E non preoccuparti di recensire o no, pensa solo a riposarti, a
scrivere e a continuare i tuoi capolavori XD (Sono io quella imperdonabile
che sbava sulle tue fic e non ha mai lasciato una
recensione =_=. Chiedo umilmente perdono anche se non
basta). Spero di non deludere le tue aspettative e che
continuerai a leggere!
Nixy: oddio quante domande XD
Allora, con odine: no, i Gaunt
non hanno mai provato ad ucciderlo (se ricordi il 6° libro lui ha già fatto
imprigionare Morfin, l’ultimo della famiglia), ma
vedendo che Harry parla il Serpentese, l’unica
spiegazione che aveva trovato era che fosse un lontano parente di cui non
sapeva nulla. Naturalmente non è proprio una deduzione brillante, e come spiega
in questo capitolo, se n’è accorto pure lui con il senno di poi. Harry poi aveva
ripreso il suo aspetto normale perché, come aveva spiegato, se avesse perso
troppo sangue e si fosse affaticato il suo corpo avrebbe
cominciato a consumare la sua forza magica per sostenersi, per prima
cosa “mangiando via” la magia dell’illusione. Non viene
mai detto il momento in cui l’illusione sparisce, ma Harry da solo non se ne
sarebbe accorto e Tom non stava certo pensando a quello in quel momento ^^. Se hai altri dubbi non esitare a chiedere, è la parte che
preferisco discutere della fic con i lettori! A
venerdì prossimo!
RowanMayFlower: sul pentirsi delle sue
parole, ci avevi quasi azzeccato ;). E sei anche la
prima a tirar fuori il futuro matrimonio di Orion! Ma
credevi davvero che non ci avevo già pensato? :P Tutto è calcolato, e si scoprirà anche questo particolare
(molto) più avanti. A proposito di Chasing Shadows, con complessa intendevo di più come trama che non come inglese, ma se hai cominciato a leggere
te ne sarai accorta da sola ^^. Spero ti sia piaciuto anche questo cap, ci si vede venerdì!
Cristina: come avrai letto
dall’AN, ti quoto in pieno ^^.