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Autore: Lien    13/11/2007    20 recensioni
“Sciocchi, l’amore è un sentimento senza alcun valore. L’amore è una debolezza, un virus che trasforma anche l’uomo migliore in uno straccio senza volontà propria. Non vale la pena rovinarsi per amore. Non vale la pena amare.” – 11 Ottobre, 1947
Harry Potter scopre che distruggere l'ultimo Horcrux è molto più complicato di quanto pensasse e si trova così catapultato dall’ultima persona che avrebbe mai immaginato di conoscere. Ma se la linea tra odio e amore è tanto sottile, può chi nella sua vita ha solo odiato, imparare cosa vuol dire amare? Tom/Harry
Genere: Romantico, Azione | Stato: in corso
Tipo di coppia: Slash, Yaoi | Personaggi: Draco Malfoy, Harry Potter, Hermione Granger, Serpeverde, Tom O. Riddle
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Piano piano i singhiozzi di Harry si spensero definitivamente

Titolo: Crossed Times

Autore: Lien

Capitoli: 19/?

Rating: R (ma conta di arrivare a NC-17)

Pairing: Tom/Harry

Altri Personaggi: Hermione Granger, Minerva McGranitt, Luna Lovegood, Draco Malfoy, altri…

Avvertimenti: Slash, Slash e ancora Slash

 

 

 

Capitolo 19.  Quattro Giorni

 

 

 

Piano piano i singhiozzi di Harry si spensero definitivamente. Il moretto sentì Orion muoversi, districando dolcemente le braccia dalla presa con cui lo stava tenendo, cercando di allontanarsi il minimo indispensabile per riuscire a guardarlo in faccia.

 

Ora che si era calmato, Harry sentì l’imbarazzo e la vergogna investirlo nel vedere il modo in cui era scoppiato a piangere nelle braccia dell’altro, ma non era riuscito a trattenersi: per un attimo era stato come riavere Sirius davanti, sempre pronto ad aiutarlo e a rassicurarlo nel momento del bisogno.

 

“Harry,” sentì Orion sussurrare, “io non so cosa sia successo e so che non ti andrà di parlarne, ma conosco Tom. Credimi Harry, lui non ti odia, non penso che ci riuscirebbe nemmeno se ci provasse.” Disse con una risatina.

 

Ma l’altro ragazzo scosse la testa. “N-no Orion… tu non c’eri, l-lui… lui ha detto…” ma la voce gli si spezzò di nuovo e non riuscì a continuare.

 

Shh, non ne devi parlare per forza.” Insistette rassicurante il Serpeverde.

 

Ma Harry sentiva che aveva bisogno di parlare. Tutti i segreti che gli erano pesati sull’animo nell’ultima settimana, quei segreti che lo costringevano a mentire, quei segreti che avevano spinto Tom ad andare via, che avevano spinto Tom ad odiarlo… non credeva di riuscire a sopportarli ancora a lungo, non dopo quello che era appena successo. Aveva bisogno ora di qualcuno con cui confidarsi, almeno in parte.

 

“No, i-io… ho fatto una cosa stupida…” incominciò a spiegare Harry, “non – non avrei dovuto parlare, m-mi sarei dovuto trattenere e lui… lui ha pensato…! Ma io n-non potrei mai! Come ha fatto a pensarlo…? E poi, poi –”

 

“Scusa Harry,” lo interruppe Orion, “ma quel che dici non ha alcun senso.”

 

Il moretto prese un profondo respiro e alzò la testa per guardare l’altro negli occhi. Ormai Tom l’aveva scoperto, non c’era alcun motivo di tacere la cosa anche a l’altro. “Sono un Rettilofono, Orion.”

 

Vide l’altro ragazzo spalancare gli occhi sorpreso e sussurrare. “ Un Rettilofono? Nel senso che parli ai serpenti come Tom?”

 

All’assenso di Harry, si aprì in un ghigno ammirato. “Cavolo! I miei amici hanno tutti dei superpoteri! Ma perchè Tom dovrebbe essersi arrabbiato? Sarebbe dovuto essere contento che… Oh, aspetta,” si bloccò, rabbuiandosi, “non gliel’hai rivelato tu, vero?”

 

L’ex Grifone scosse la testa. “No, l’ha scoperto oggi a Cura delle Creature Magiche, c’erano i Runespoor e io… non mi sono accorto e ho parlato al mio, ma lui ha sentito e…” ma si fermò nel suo farfugliare vedendo l’espressione sul volto dell’altro.

 

“Non ci posso credere! Si è davvero incazzato perché non gliel’hai detto! Come se avesse il diritto di sapere tutto quello che fai! Cheidiota. Che egoista, arrogante, prepotente, insensi –”

 

“No!” lo interruppe Harry, “No Orion, non capisci! Lui… lui ha ragione, credeva che fossi un discendente di Serpeverde, credeva che fossi qui per ucciderlo, perché non è un Purosangue…” abbassò la testa per nascondere gli occhi ritornati lucidi.

 

Passarono alcuni secondi di silenzio, poi sentì due dita afferrargli il mento e spingerlo delicatamente verso l’alto. Due occhi grigi lo stavano guardando intensamente, cercando di trasmettergli qualcosa che non riusciva ancora a capire.

 

“Harry, ascolta,” iniziò il Serpeverde con voce calma, “Tom ha passato tutta la vita a guardarsi le spalle, a sospettare di tutto e tutti, ma non ha ragione. Sta rasentando la follia! Tu, un discendente di Serpeverde? Ma siamo seri! Non ho mai conosciuto un Serpeverde meno Serpeverde di te! E la storia del Purosangue? Fa ridere solo a pensarci, con tutte le volte che ti ho visto guardare male qualcuno perché diceva la parola ‘mezzosangue’. No, non è per quello che si è arrabbiato, è perché è odia non essere in controllo di tutto. E tu, Harry, sei assolutamente imprevedibile. Ma deve capirlo da solo che le persone non sono qualcosa che può controllare, non sono solo dei burattini.

 

Harry si lasciò andare ad un lungo sospiro, soppesando le parole del compagno di Casa. E se Orion avesse avuto ragione? E se non fosse stata colpa sua infondo, ma di Tom? Che cosa aveva fatto lui di sbagliato? Mentirgli? Ma non gli aveva nemmeno mentito, aveva solo omesso il suo passato, e ne era stato anche costretto: Dio solo sapeva che per lui sarebbe stato molto più facile raccontare tutta la verità.

 

Ma non aveva potuto raccontare tutto, avrebbe rischiato di creare un paradosso temporale irrimediabile, avrebbe rischiato di cambiare il passato e modificare o addirittura cancellare il futuro. Chi gli assicurava che sarebbe bastata una perdita di memoria a portare tutto a posto, se si fosse lasciato scappare troppe informazioni?

 

No, Tom non aveva il diritto di chiedergli piena onestà, quando lui per primo non la offriva. Gli aveva mai parlato lui di aver ucciso suo padre? Della sua ricerca della Camera dei Segreti? Dell’acronimo di Voldemort? No, non aveva alcun diritto di chiedere tanto ad Harry. Aveva torto.

 

E allora perché faceva comunque così tanto male?

 

Harry sospirò di nuovo. “E ora che facciamo?” chiese.

 

Orion sorrise, forse riconoscendo il processo mentale a cui era passato attraverso l’altro. “Ora, torniamo in dormitorio. Non preoccuparti, tu dormirai nel mio letto; non ci penso nemmeno a rimandarti in camera col signorotto, finché non sarà tornato coi piedi per terra.”

 

Il moretto sgranò gli occhi. “Ehm, Orion… non che non ti sia grato, ma dividere un letto mi sembra un po’ eccessivo…” disse arrossendo fino alla punta dei capelli.

 

Il Serpeverde scoppiò a ridere e ne approfittò per tirarsi su in piedi e porgere una mano a Harry perché facesse lo stesso. “Ma no Harry, il mio letto non è stato praticamente mai usato dall’inizio dell’anno: sono solito rimanere a dormire in camera delle mie conquiste.” Rispose facendo l’occhiolino.

 

Harry alzò gli occhi al cielo, ma si ritrovò a sorridere suo malgrado. Al pensiero del Prefetto, però, tornò a rabbuiarsi. “E Tom?”

 

Una strana luce si accese negli occhi di Orion. “Tom si ravvedrà da solo, soprattutto dopo averne sentite quattro dal sottoscritto. Disse scrocchiandosi le nocche in modo poco invitante.

 

Harry si affrettò a togliergli dalla testa strane idee. “No, Orion, aspetta, promettimi che non gli farai niente. Se vuoi parlagli, urlagli addosso, tutto quello che vuoi, ma non fargli male.

 

Il Serpeverde sospirò lasciando cadere le braccia ai lati del corpo, ma annuì. “Va bene, ma se oltrepasserà il limite non risponderò delle mie azioni.

 

Harry, annuì a sua volta, pensando che quello fosse, probabilmente, il massimo che si sarebbe potuto aspettare. Stava per incamminarsi verso la fine del corridoio, quando l’altro lo fermò per un braccio.

 

“Ehm, non sono sicuro, ma credo sia meglio che torni ad indossare quella tua strana illusione, prima di farti vedere in pubblico.”

 

L’ex Grifondoro sgranò gli occhi e si portò una mano ai capelli, tentando di far arrivare i ciuffi nel suo campo visivo per vederne il colore. Osservò nel panico un capello che gli rimase in mano nel tentativo, riconoscendone il colore: nero inchiostro. Spostò lo sguardo scioccato verso Orion, che era rimasto lì davanti a ghignare leggermente, mentre lui si concentrava il più velocemente possibile per ripristinare l’incantesimo.

 

Un’altra risata gli fece riaprire gli occhi, quando i suoi occhi e capelli furono ritornati del loro colore finto. “Harry, molla quello sguardo da coniglio spaurito, non lo dirò a nessuno. Non che sia una novità poi per me, lo sapevo già da quasi un mese.”

 

Se possibile, gli occhi di Harry si allargarono ancora di più. “Lo sapevi? Come facevi a saperlo?”

 

L’altro scrollò le spalle. “Ti ho visto una mattina mentre correvi intorno al Lago, prima che ti iscrivessi.” Rispose semplicemente.

 

Harry lo guardò guardingo. “E non t’importa il perché io nasconda il mio aspetto?”

 

Orion gli sorrise. “A me? E perché dovrebbe? Non so perché ti sei iscritto, né la tua storia, ma che importanza ha? Ciò che conta è che se qui.”

 

Harry sentì il primo vero sorriso spuntargli in viso dal litigio con Tom. Orion non credeva probabilmente ad una sola parola della sua storia e non gliene fregava niente.

 

Magari fosse potuto essere tutto così semplice anche con Tom…

 

 

 

 

Tom si svegliò di colpo, tirandosi su a sedere. Non sapeva esattamente cosa lo avesse svegliato e non si ricordava nemmeno cosa stesse sognando prima di svegliarsi. Si passò stancamente una mano sulla faccia nel tentativo di liberarsi degli ultimi strascichi del sonno, prima di spostare le coperte che gli si erano arricciate in grembo in modo da poter sedersi a bordo letto.

 

Afferrando il bordo delle tende del baldacchino, spalancò le cortine con un gesto deciso, lasciando che la luce del giorno illuminasse il materasso. Il suo sguardo fu immediatamente catturato dal letto situato ad appena un paio di metri dal proprio.

 

Vuoto.

 

Sospirò, passandosi una mano tra i capelli. Erano passati quattro giorni dal suo litigio con Harry, quattro giorni da quando si erano rivolti la parola per l’ultima volta, quattro giorni da quando avevano condiviso la stessa stanza.

 

Quattro giorni da quando Orion si era catapultato in Sala Comune furioso e gli aveva tirato un pugno dritto in faccia.

 

Tom portò una mano a massaggiarsi lo zigomo sinistro, lasciandosi scappare un sibilo di dolore al contatto: poteva anche aver coperto immediatamente il livido, ma il dolore non sarebbe andato via fino a che non fosse guarito. Per qualche motivo non aveva alcun desiderio di guarirlo con la magia.

 

Potevano anche essere trascorsi solo quattro giorni, ma al Prefetto sembrava che fosse passata un’eternità, benché il litigio con Harry e il successivo scontro con Orion li ricordava come se fosse stato ieri.

 

Ricordava con precisione Orion che gli si gettava addosso come un toro imbufalito, ricordava come gli aveva urlato contro che se avesse mai fatto piangere Harry un’altra volta lo avrebbe ucciso con le sue stesse mani. Ricordava la sua sorpresa, ricordava di non aver capito e di non aver creduto alle parole del compagno di Casa, ricordava di avergli sibilato di starsene zitto e lontano da affari che non gli riguardavano.

 

Ricordava, poi, di aver visto Harry precipitarsi nella Sala Comune ed aver raggiunto Orion, parlandogli di una qualche promessa che gli aveva fatto e cercando di allontanarlo da lui, sempre evitando il suo sguardo. Ricordava di non aver prestato la minima attenzione a ciò che Orion gli aveva risposto, perché rimasto per un attimo scioccato nel vedere gli occhi gonfi, il naso rosso e le scie bagnate sulle guance dell’altro ragazzo.

 

Ricordava di aver pensato, per almeno un istante, quale diavolo di motivo aveva potuto giustificare l’aver causato tanto dolore in quegli occhi finto nocciola. Poi, però, ricordava la rabbia montargli nel petto: che diritto aveva Harry di piangere, quando era a lui, Tom, che era stato fatto il torto?

 

E se Orion non avesse scelto proprio quel istante per trascinare via Harry, urlandogli che da quel momento in poi il ragazzo avrebbe dormito nel dormitorio maschile, Tom avrebbe sicuramente detto qualcosa di cui si sarebbe poi pentito.

 

Si, questo lo ricordava benissimo, benché fossero quattro giorni ormai che non vedeva Harry se non in classe.

 

Quattro giorni che Harry non dormiva nel suo letto.

 

Tom si alzò in piedi, dirigendosi verso l’armadio per tirare fuori la divisa e vestirsi, mentre pensava agli ultimi quattro giorni. Nella sua vita si era sempre considerato, con orgoglio, al di sopra delle emozioni: più di tutto, stimava la sua capacità di rimanere freddo e distaccato di fronte a qualunque situazione, condizione indispensabile per fare l’analisi oggettiva di un problema. Era il suo punto di forza, il suo cavallo di battaglia.

 

Ed era bastato un ragazzo a far cadere tutto a pezzi.

 

Si era fatto sopraffare dalla rabbia, da una furia che lo aveva accecato, facendolo saltare a conclusioni affrettate, conclusioni che, ora a mente lucida vedeva, non avevano alcun fondamento razionale. E ancora, in ogni caso, non riusciva a trovare su quale delle sue azioni porre il torto, perché quando i sentimenti sono coinvolti la colpa si può dare a tutto come a nulla.

 

Come avrebbe potuto ragionare razionalmente in un momento come quello?

 

Il dolore che aveva sentito al petto nello scoprire Harry un Rettilofono, nel sapere che per tutto il tempo gli aveva taciuto un particolare così importante, che gli aveva quindi mentito, forse tramando chissà cosa alle sue spalle, era il tipo di dolore che lo aveva spinto a rinunciare ai sentimenti, molto tempo addietro.

 

Era un dolore che riconosceva bene, che derivava da qualcosa di molto, molto pericoloso, da un errore fatale che si era promesso tante volte di non commettere e nel quale invece era cascato come un idiota: aveva lasciato che qualcuno si avvicinasse troppo, aveva abbassato per un attimo le sue difese e fatto entrare qualcuno, addirittura iniziando ad offrire la propria fiducia in maniera così sconsiderata. E questo era il risultato.

 

‘Sei stato un folle, Tom, ad aver creduto nel prossimo, anche solo per un attimo.’ Pensò, ‘Anche se quel prossimo era Harry…’.

 

“Ti sto proprio offrendo la mia amicizia senza chiederti nulla in cambio.

 

Quanto era stato stupido e ingenuo a non accorgersi immediatamente del baratro in cui stava mettendo volontariamente piede, della trappola in cui stava inconsciamente cadendo. Harry era stato lì, in maniera apparentemente semplice, ad offrirgli qualcosa che non aveva avuto la possibilità di scorgere da anni, praticamente da sempre… Ma davvero poteva dirsi colpevole per non aver resistito davanti a qualcosa di tanto straordinario?

 

E diamine se Harry non era straordinario: il modo in cui si era lentamente infiltrato sotto la sua pelle, come lo aveva attratto, il mistero che lo avvolgeva, quegli occhi, la sua vitalità, quel corpo… Dio se non l’avevano ammaliato.

 

E anche dopo aver voltato le spalle al ragazzo quattro giorni prima, dopo essersi detto che il capitolo Harry Evans era ormai un capitolo chiuso per lui, che non voleva aver più niente a che fare con lui, si ritrovava a sentire un buco dove prima abitavano tutte le emozioni che la vicinanza dell’altro ragazzo aveva fatto germogliare a sua insaputa.

 

Visto che non si può sentire la mancanza di qualcosa se non la si è mai provata, la difesa migliore era sempre stata non provare niente sin dall’inizio.

 

Ora, purtroppo, era troppo tardi. E adesso che quel qualcosa era scomparso, quei quattro giorni in cui era tornato alla sua vita di sempre, la vita che conduceva prima dell’arrivo di un certo moretto, non erano mai sembrati tanto piatti.

 

Vuoti.

 

Annodandosi con cura la cravatta, si diresse verso la porta, lanciando un’ultima occhiata al letto fatto del suo ex compagno di stanza. Con un sospiro entrò in Sala Comune, facendo appena un cenno di saluto ai presenti che lo salutavano con entusiasmo, sperando in una qualunque forma di riconoscimento da parte del Prefetto.

 

Si, vuoti era la parola giusta. Mai avrebbe pensato che avrebbe fatto una tale differenza la mancanza del chiasso e dell’esuberanza di Orion o del carisma e del mistero che circondavano Harry. Nonostante da quando i due avevano preso ad evitarlo Alden fosse stato più presente che mai e molti fossero tornati a leccargli spudoratamente i piedi, le giornate semplicemente non erano più le stesse.

 

Erano state un susseguirsi di eventi insignificanti, benché in realtà non fossero mancate delle azioni importanti, quali il rassettamento della sua posizione nella scala gerarchica di Hogwarts. Era incredibile  quanto avesse trascurato le politiche della scuola in quell’ultimo mese, a quanti alleati non aveva più parlato, quanti nemici aveva mancato di tenere d’occhio, a come avesse messo da parte la sua ricerca della Camera dei Segreti e tutti i suoi piani per il futuro.

 

Il mese appena trascorso, dal fatidico primo incontro con Harry nella radura dietro al Lago, sembrava fosse stato parte di un sogno, da quanto lo aveva allontanato dalla realtà.

 

Ora però, si era svegliato.

 

E ciò che lo turbava, era che una parte di lui desiderava ardentemente tornare a dormire.

 

Sentì una risata amara crescergli nel petto: ironico che tra tutti, quelli che gli impedivano di cadere nella tentazione di fare qualcosa di avventato – come andare a parlare con Harry per chiarire tutto – fossero proprio Orion e Harry stesso. Di Black ormai si sarebbe stupito se gli avesse mai più rivolto la parola e Harry non lo vedeva mai se non durante le lezioni, nemmeno durante i pasti. Solo Meredith lo salutava ancora quando lo incontrava per i corridoi.

 

“Sto cercando di dire che Harry è stato evidentemente addestrato per combattere.”

 

Le parole della ragazza di quel giorno in biblioteca gli continuavano a tornare in mente e, sempre più spesso, accompagnate da altri pensieri indesiderati quanto quello. Per quanto non volesse ammettere la verità dietro a quelle parole, non poteva chiudere gli occhi all’evidenza che avevano portato a galla.

 

Come aveva fatto a non vederlo prima? Si era lasciato ingannare da quell’apparente spontaneità di Harry, quella sua ingenuità, quel suo modo di essere felice per il semplice fatto di essere vivo, mentre in realtà avrebbe dovuto mettere insieme tutti i pezzi: il formidabile schiantesimo che gli aveva lanciato la prima volta che lo aveva visto, i loro successivi incontri fatti di posizioni da combattimento, guardia alta e bacchetta in mano, il modo in cui aveva atterrato Alden, il suo saper evocare un Patronus

 

Harry era una perfetta macchina da guerra.

 

E questo lo metteva di fronte a tantissime altre riflessioni, prima tra tutte la scelta di parole che aveva utilizzato Meredith che, avrebbe giurato, non era stata per niente casuale: non aveva detto “Harry è evidentemente allenato per combattere”, aveva detto “è stato addestrato”.

 

Che… che Harry fosse stato solo una vittima delle circostanze? Ma circostanze manovrate da chi? E per che cosa? La guerra era finita da più di due anni, Grindelwald era stato sconfitto, perché qualcuno avrebbe dovuto addestrare un diciassettenne a combattere? Sicuro, Harry era particolarmente potente, ma vi erano tantissimi Auror freschi di battaglia pronti ad offrire i propri servizi, non c’era alcun bisogno di sfruttare un ragazzo.

 

Perché come poteva Harry, che lo sgridava se usava la parola mezzosangue, che cercava di rappacificare i conflitti e i litigi, che si rifiutava di rispondere alle provocazioni che i Corvonero gli lanciavano se lo vedevano camminare insieme a Meredith, essersi allenato a combattere se non in qualche modo contro la sua volontà?

 

Ed ogni volta, a questo pensiero, qualcosa di feroce gli si svegliava nel petto, qualcosa che lo spingeva a pensare che se fosse venuto a sapere che qualcuno si era anche solo azzardato a torcere un capello ad Harry, costui non avrebbe più rivisto la luce del giorno.

 

Tom poteva dire di aver voltato pagina quanto voleva, ma allora non poteva spiegarsi perché aveva passato le ultime due notti a leggere tomi su tomi a proposito di Serpentese, Serpeverde, Genealogie e Arti Oscure in generale, cercando un qualunque indizio sul perché Harry fosse un Rettilofono.

 

Perché ciò che aveva detto quattro giorni prima era vero: per quanto avesse tradito la sua fiducia, era convinto che Harry fosse sincero. Diceva di non essere nato con l’abilità di parlare con i serpenti, ma si era bloccato prima di poter dire come l’aveva acquisita. Perché si era bloccato? Cosa lo aveva trattenuto dal continuare? Era un altro dei suoi segreti?

 

“Sto cercando di dire che Harry è stato evidentemente addestrato per combattere.”

 

Era sembrato così disperato nel voler far credere la sua innocenza a Tom, che in effetti l’unico motivo per cui non l’avrebbe detto, sarebbe stato se non avesse potuto

 

Il rancore, la rabbia e, forse, anche un po’ la delusione erano ancora tutti lì, eppure Tom stava quasi disperatamente cercando un motivo per giustificare il tradimento di Harry, per scagionare ai suoi occhi il ragazzo, per dimostrare che infondo non era stata colpa sua.

 

Non era decisamente un comportamento da lui, ma quando si trattava di Harry nulla sembrava più seguire le regole.

 

Uscito dalla Sala Comune attraversò i sotterranei, pensando se anche quel giorno Harry avrebbe saltato la colazione e lui avrebbe passato tutto il tempo in Sala Grande a ricevere occhiatacce da Orion. Salite le scale che lo portavano alla Sala d’Ingresso, si stava dirigendo verso le porte della mensa quando fu certo di sentire qualcuno sussurrare il nome “Harry”.

 

Si fermò, indietreggiando silenziosamente dietro una colonna, mentre faceva vagare lo sguardo verso l’ingresso dove non molti – a quell’ora tanto mattiniera – si erano fermati a chiacchierare, se non di passaggio per andare a colazione. Infatti solo due persone erano ferme a parlare sottovoce di fianco a un’armatura, due persone che Tom conosceva bene: Meredith e Orion; che a quanto pareva stavano parlando di Harry.

 

Sussurrò un incantesimo di Disillusione e, una volta che la spiacevole sensazione di avere un uovo rotto sulla testa fu scomparsa, si avvicinò cercando di non fare alcun rumore, fino a che non fu abbastanza vicino da poter udire cosa si stavano dicendo.

 

“-erto che mi preoccupo!” aveva appena esclamato Orion gesticolando animatamente con le braccia.

 

Meredith si stava mordendo un labbro in un gesto nervoso. “E tutto questo è venuto fuori solo in questi giorni? Non l’aveva mai fatto prima?”

 

Il ragazzo le lanciò uno sguardo esasperati. “Meredith, passa tutto il tempo libero chiuso in Biblioteca! Non si presenta ai pasti e quando glielo faccio notare dice di essersene semplicemente dimenticato, dimenticato! Di mangiare! Per non parlare della notte, che è quello che mi preoccupa di più: va a dormire prestissimo, alle dieci e mezza massimo! Il primo giorno poi aveva un’aria esausta, ma pensavo fosse perché si era alzato presto per allenarsi giù al Lago, invece sono già due giorni che fa quasi tardi a lezione perché non riesce a svegliarsi. Come fa qualcuno a dormire così tante ore e sembrare sempre così stanco?”

 

Ma hai provato a parlargliene?”

 

“Ah, come se mi ascoltasse! Riesce sempre a sviare il discorso in qualche modo, o a liquidarmi con tre parole. È una porta blindata quel ragazzo, non gli si cava fuori nulla di bocca. Rispose il Serpeverde con tono irritato.

 

Tom osservò la ragazzina soppesare per un attimo le parole dell’altro, poi ciò che disse lasciò di stucco persino lui:

 

“Penso che dovremmo dirlo a Tom.”

 

Dopo un paio di secondi di shock arrivò la puntuale risposta.

 

Cosa?!

 

Eddai, cerca di capire: tra di noi lui è quello che conosce Harry meglio di tutti e, tra l’altro, anche il possibile motivo di questo suo comportamento. Ha dormito nella stessa stanza con lui da quando è arrivato a Hogwarts e da quel che mi hai detto non lo ha voluto lasciare solo nemmeno per un istante! Se c’è qualcuno che può avere le idee chiare sul perché Harry si stia comportando in questo modo, è lui.

 

Ma Orion non sembrava così d’accordo. “Mere, lo sappiamo già il perché, Tom è il perché! È dal giorno del loro litigio che tutto è iniziato!”

 

“No, è dal giorno del litigio che tu lo vedi. Ribatté la Corvonero, “Forse invece questa stanchezza è l’indizio di un qualche malanno di cui i sintomi si sono verificati da molto prima ma non ce ne siamo accorti. Tom, d’altro canto, avrebbe sicuramente notato qualcosa.

 

“Basterebbe fargli fare una visita in Infermeria allora!”

 

“L’hai detto tu che si rifiuta di farsi vedere dall’Infermiera.

 

“Beh, portiamocelo di peso!” esclamò Orion esasperato.

 

Shh!” lo ammonì la ragazza, vedendo una coppia di Tassorosso girarsi verso di loro. “Ora Harry dov’è?” chiese infine.

 

Orion sospirò. “In Biblioteca, come al solito. Mi ha detto che per una volta che si era svegliato in orario, voleva approfittarne per un ripasso.”

 

Ok, allora faremo così: prima che inizino le lezio…”

 

Ma a Tom non interessava cos’altro aveva da dire la Corvonero, aveva già sentito abbastanza.

 

Quattro giorni, pensò mentre marciava verso le scale, erano stati anche troppi.

 

 

 

 

Harry si strofinò stancamente gli occhi, cercando di mettere bene a fuoco i minuscoli caratteri del libro che aveva aperto davanti a sé. La Biblioteca a quell’ora era completamente deserta, salvo per l’austera figura della bibliotecaria che ogni tanto si affacciava da uno degli scaffali per controllarlo.

 

Sospirò, passandosi le dita tra le ciocche castane: si sentiva a pezzi. Mai aveva provato tanta stanchezza, e sì che aveva vissuto in condizioni ben peggiori durante la guerra; ma quel tipo di stanchezza non aveva nulla a che fare con la sua condizione fisica e lui lo sapeva bene. No, purtroppo derivava dalla sua ormai radicata dipendenza da pozioni soporifere, che avevano cominciato a far sentire il loro peso. Ecco che cosa intendeva Madama Chips quando parlava di effetti collaterali.

 

Diamine, era stato sicuro di avere molto più tempo a disposizione prima di soffrirne le conseguenze, ma con tutta probabilità ad accelerare il processo doveva essere stato lo stress degli ultimi giorni. Dopo tutto il casino successo con T-

 

No, non doveva pensarci.

 

Perché non c’era davvero nulla a cui pensare, giusto?

 

Lui era andato nel passato con una missione e sarebbe tornato due mesi più tardi avendo trovato ciò che era venuto a cercare. Questo era l’importante. Questo e basta.

 

Il fatto di aver conosciuto tante persone speciali, di essersi fatto degli amici… era irrilevante, superfluo. Non aveva nessuna importanza.

 

Nessuna.

 

Harry gemette affondando la testa tra le mani quando l’immagine del viso perfetto di Tom gli tornò alla mente per l’ennesima volta. Dio, perché era così difficile toglierselo dai pensieri?

 

Lui aveva una missione, un compito cruciale, e doveva concentrarsi su quello, doveva. Non aiutava certo la cicatrice che cominciava a formicolargli ad intervalli regolari – come stava facendo in quel momento – e a nulla sembravano servire le sue esortazioni, a nulla sembrava servire ripetersi che era stato meglio così, che sapeva quale sarebbe stato il futuro di Tom e che non si sarebbe dovuto aspettare così tanto, benché lo avesse scoperto una persona tanto meravigliosa dietro a tutte le sue difese…

 

Ecco, ci era cascato di nuovo.

 

Con un altro sospiro riportò l’attenzione al libro aperto sul tavolo, tentando di focalizzare nuovamente i pensieri sul suo problema più urgente. Fortunatamente aveva trovato qualcosa che lo avrebbe potuto aiutare: da ciò che aveva letto sembrava che l’aconito in polvere – uno degli ingredienti principali del Distillato della Morte Vivente – sciolto in un infuso di belladonna sopprimesse temporaneamente le conseguenze del sopruso della pozione. L’unica pecca era che avrebbe dovuto assumerlo solo dopo che ogni residuo del distillato fosse stato assorbito dal suo organismo e quindi uscito dal sistema circolatorio: ci sarebbero volute un minimo di ventiquattr’ore, cioè almeno un’intera notte di incubi.

 

Rabbrividì al solo pensiero, ma sapeva che era necessario.

 

Il formicolio alla cicatrice aumentò improvvisamente d’intensità, riportando inesorabilmente i suoi pensieri verso Tom. Chissà cosa stava facendo ora il Prefetto? Doveva essere concentrato intensamente su qualcosa per procurargli una reazione simile, chissà dov’era…

 

Il sesto senso di Harry si accese di colpo, captando una distinta aura alle sue spalle, benché non fosse stato prodotto alcun rumore. Chiedendosi perplessamente chi mai avrebbe avuto interesse a restarsene fermo ad osservarlo, si girò sulla sedia per scoprirlo.

 

Riuscì anche a chiedersi, attraverso la sorpresa, come poteva essere stato tanto stupido da non aver fatto l’immediato collegamento con la sua cicatrice. Ma anche quel pensiero si perse in fretta nel turbinio di emozioni che gli stavano gonfiando il petto mentre osservava il ragazzo fermo di fronte a lui.

 

Tom era appoggiato ad uno degli scaffali, con le braccia conserte e un’espressione indecifrabile sul volto impassibile. Da quanto tempo fosse stato lì a guardare, Harry non poteva saperlo, ma non gli sembrava davvero il momento di irritarsi per quello. Si guardarono per lunghissimi istanti e nessuno dei due sembrava aver intenzione di fare altro.

 

‘Ti prego, dì qualcosa. Qualunque cosa…’ pensava Harry disperatamente, tutta la sua intenzione di dimenticare l’altro ragazzo già gettata al vento.

 

Tom fece vagare brevemente lo sguardo sulla sua figura, poi parlò:

 

“Evans.”

 

Fu come se un macigno fosse caduto nello stomaco di Harry. Era di nuovo Evans adesso, eh? Ma certo, che stupido ad essersi lasciato trasportare dalle speranze, probabilmente il Serpeverde era passato di lì per caso, senza nemmeno pensare a lui. Forse non aveva pensato a lui nemmeno una volta negli ultimi quattro giorni.

 

Aprì bocca per rispondere con un atono ‘Riddle’, ma osservando ancora il ragazzo di fronte a sé, cambiò idea. Forse adesso era tornato ad essere Evans per il Serpeverde, ma di sicuro l’altro ragazzo aveva smesso di essere Riddle ai suoi occhi tanto tempo prima.

 

“Tom.”

 

Il Prefetto, con grande soddisfazione di Harry, voltò la testa da un lato evitando il suo sguardo, rivolgendosi verso uno dei tavoli più lontani. Per qualche secondo calò nuovamente il silenzio, poi, quasi troppo piano perché Harry potesse sentirlo, Tom sussurrò qualcosa:

 

“Harry…”

 

Fu lui questa volta a dover spostare lo sguardo, perché quel tono di voce, quegli occhi… che cosa voleva Tom da lui? Perché era lì? Perché Harry non riusciva a spegnere quella piccola scintilla di speranza che gli si era accesa in petto nel sentire di nuovo il suo nome pronunciato da quelle labbra perfette?

 

Dio, voleva che tutto ritornasse come prima. Voleva rivedere il sorriso dell’altro aprirsi e illuminargli il volto, voleva vedere i suoi occhi accendersi ancora e ancora e sciogliere il ghiaccio in cui erano normalmente intrappolati, voleva sentire di nuovo la sua energica risata. Sentiva, irrazionalmente, che avrebbe fatto qualunque cosa per riavere tutto quello ancora una volta vicino.

 

Non sapeva come avrebbe fatto a spiegare il suo essere un Rettilofono, o se l’altro ragazzo si sarebbe mai accontentato di una qualunque spiegazione, ma doveva fare qualcosa. Le parole gli uscirono di bocca prima che potesse fermarle.

 

“Tom ti prego, ascoltami, io non –!”

 

Ma il Serpeverde alzò una mano, zittendolo efficacemente.

 

“Non sono venuto qui per parlare di quello.” Disse con un’espressione che Harry non riuscì bene a decifrare.

 

L’ex Grifondoro tentò di nascondere la sua sorpresa e la sua confusione. Non voleva parlare di quello che era successo? Ma allora perché lo aveva cercato? Forse era davvero passato per caso dalla Biblioteca e in realtà lui non centrava niente. Sentì lo stomaco affondargli, ma prima che potesse continuare quella linea di pensiero, sentì lo sguardo di Tom nuovamente su di lui,e, quando alzò gli occhi, lo trovò ad osservarlo attentamente.

 

“Hai un aspetto orribile.” Dichiarò improvvisamente, e qualcosa di indefinito gli attraversò lo sguardo che, notò Harry, aveva perso granché della sua freddezza.

 

Il Prefetto si staccò dallo scaffale e fece due passi in avanti, fermandosi ad un paio di metri da Harry, sotto lo sguardo attento dell’altro ragazzo che seguiva ogni suo movimento.

 

“Ho sentito Orion e Meredith parlare stamattina, prima di colazione. Iniziò, continuando a guardare l’altro negli occhi, “Parlavano di te.

 

Harry poteva solo fissare di risposta il Serpeverde, chiedendosi dove stesse andando a parare il suo discorso.

 

Dicono che non stai mangiando.”

 

Harry, completamente preso alla sprovvista, si ritrovò automaticamente a difendersi, come ormai aveva già fatto innumerevoli volte con gli altri due amici.

 

“Non è vero che non mangio, ogni tanto –”

 

Dicono che vai a letto presto e ti svegli comunque tardi.” Lo interruppe di nuovo Tom.

 

Harry abbassò gli occhi. “È solo perché questa settimana –”

 

Dicono che te ne stai chiuso tutto il tempo in Biblioteca.”

 

E cosa c’è di male nel voler –”

 

Dicono che per quanto tu dorma sei sempre esausto e hai un’aria distrutta.”

 

“Orion esagera sempre, non sono così tanto –”

 

“E ora che ti vedo, devo dar loro ragione. Continuò imperterrito il Prefetto, “Hai un aspetto orribile.

 

Harry, già esasperato da quattro giorni di prediche da parte di Orion, rispose aggressivamente sulla difensiva: “Ne parli come se te ne preoccupassi!”

 

Immediatamente, vedendo lo sguardo di Tom, si pentì di quelle parole. Ma perché doveva sempre essere così stupido? Tom era venuto lì a parlargli e forse, forse c’era una minima possibilità che non lo odiasse, e lui doveva rovinare tutto in quel modo! Perso ancora nel darsi dell’idiota, quasi si perse le parole che l’altro sussurrò.

 

“Mi sono preoccupato.”

 

Harry alzò la testa di scatto, incontrando quelle iridi color pece delle quali, finalmente, riuscì a dare un nome all’emozione che vi albergava: preoccupazione.

 

Tom…Tom si era preoccupato. Per quanto avessero litigato, per quanto non avessero ancora risolto nulla, per quanto avessero ancora un sacco di motivi per non rivolgersi la parola, appena aveva sentito che Harry non stava bene era subito corso a cercarlo. Qualunque fosse stato il motivo del litigio, l’incolumità di Harry era stata più importante.

 

Un groppo alla gola impediva a Harry di parlare ma, anche se avesse potuto, non credeva che sarebbe riuscito a trovare le parole per esprimere il sollievo che stava provando in quel momento. Infatti l’unico, irrazionale impulso che aveva in quel momento era di gettarsi addosso all’altro ragazzo e stringerlo, e poter toccare con mano la prova che fosse davvero venuto lì, per lui.

 

E fu esattamente quello che fece.

 

Non si accorse nemmeno di aver annullato la distanza che li separava fino a che non sentì l’impatto con il petto di Tom, e la stoffa della divisa che veniva stretta nei suoi pugni serrati all’altezza della schiena del ragazzo. Aveva affondato il viso nell’incavo del collo dell’altro, riuscendo così a sentirne per la prima volta il profumo: sapeva di cannella, e di autunno, e di qualcosa che era unicamente Tom.

 

Solamente quando ebbe sentito il Prefetto irrigidirsi dalla sorpresa di quell’improvviso abbraccio fu che, spalancando gli occhi di scatto, realizzò ciò che aveva appena fatto.

 

‘Oddio, ma che diavolo sto facendo?!’ pensò nel panico, cercando immediatamente di allontanarsi dal Serpeverde.

 

Ma un braccio lo bloccò, scivolando a circondargli la vita, e un altro salì ad afferrargli una spalla e a stringerlo ancora di più contro il corpo caldo che aveva davanti. Trattenendo il respiro, sentì Tom abbassare leggermente la testa e affondare il viso nei suoi capelli arruffati, strofinando leggermente il naso tra i ciuffi prima di appoggiarvi una guancia con un sospiro.

 

Harry si lasciò finalmente andare al calore di quelle braccia, abbandonando la testa sulla spalla di Tom e godendosi quello strano sfarfallio che gli era esploso nello stomaco.

 

E forse non avevano risolto niente, ma lì, stretti in quel modo, Harry sentiva come se ogni cosa fosse andata magicamente a posto.

 

Lì, stretto tra le braccia di Tom, ogni cosa era al suo posto.

 

 

 

 

 

 

Una figura si staccò dall’ombra degli scaffali della Biblioteca, con i pugni serrati e le narici dilatate dalla rabbia.

 

Come osava?

 

Come osava quel ragazzino anche solo toccare Tom?  Il suo Tom?

 

Alden si diresse a passo di marcia verso l’uscita della Biblioteca, fumando di gelosia. Lui erano anni, anni, che era sempre stato di fianco al Prefetto e ora chi si credeva di essere quel moscerino per comportarsi da padrone, quando era l’ultimo arrivato?

 

Ah, ma di certo lui non si sarebbe fatto da parte tanto facilmente, anzi. No, avrebbe fatto molto di più che rendergli la vita difficile.

 

Gli avrebbe fatto pagare caro l’aver toccato qualcosa che era suo e soltanto suo.

 

 

 

 

 

 

 

A.N.: Tornata! Buone notizie per me perché il computer non ha perso nessuno dei suoi dati e buone notizie per voi perché il capitolo è finalmente arrivato XD. Grazie a tutti per aver avuto pazienza e per le vostre magnifiche recensioni! Il prossimo capitolo sarà on line venerdì prossimo (non questo) e da quel momento in poi gli aggiornamenti dovrebbero riprendere il loro corso normale.

 

Ho anche un paio di cose da dirvi: a quanto pare siete tutti affamati di Lemon (XD) ma come ho già detto dovrete avere pazienza. Se leggete ogni capitolo sperando che finalmente quei due si saltino addosso non riuscirete a gustarvi appieno la storia. Posso solo dirvi che non è ancora il momento e che, quando arriverà, vi accorgerete da soli della piega che la storia avrà preso.

 

A proposito di questo, mi sono arrivate delle richieste di non alzare il rating a NC-17 (o rosso) perché renderebbe la fic inaccessibili ai minorenni (o per lo meno ai pochi che hanno dichiarato la loro vera età :P). Purtroppo ragazzi, non posso farlo: se postassi le Lemon lasciando il rating attuale andrei chiaramente contro il regolamento e se togliessi le scene spinte dalla storia… non sarebbe la stessa storia. Per essere completa deve avere tutti i pezzi. E comunque non sarebbe giusto nei confronti di chi può e vuole leggere le Lemon.

 

Quindi, come ha suggerito Cristina, quando il rating verrà alzato chiunque non possa più leggere mi può contattare e chiedere di inviargli i capitoli per e-mail separatamente.

 

 

RISPOSTE: (visto il numero di recensione che ho ricevuto – e non so dirvi quanto mi avete fatto felice! – risponderò solo a chi mi ha posto delle domande o a chi ho qualcosa di effettivo da dire, per non occupare troppo spazio e rubarlo alla storia ^^)

 

KIA: spero che il capitolo sia stato lungo abbastanza, per la storia dell’NC-17, ho già risposto nell’AN ^^

 

BloodyMoon: O_O <------- questa è stata la prima reazione nel vedere la lunghezza della tua recensione! XD Hai tutta la mia profonda gratitudine per aver speso un po’ del tuo tempo a lasciarmi un commento più che degno di questo nome, mi hai illuminato la giornata! :D Tra l’altro hai ragione nel dire che abbiamo le stesse opinioni su un sacco di aspetti, perché anch’io ho un debole per Harry in crisi XD. Non so quanto tu sia brava con l’inglese, ma hai mai letto Serendipity di Macvanaly su FF.net? È fantastica (centra con Harry in crisi, non è uscita fuori dal nulla XD).

A proposito della scena della biblioteca, in effetti non avevo pensato a quanto doveva essere stato frustrante per chi non sapeva come sarebbe continuata avere un’interruzione simile proprio sul più bello ^^” Cercherò di darci un occhio in futuro. Grazie mille ancora per la stupenda recensione, a venerdì prossimo!

 

StellaMars: evvai con le tessere d’iscrizione XD. No, a parte gli scherzi, ti devo dare ragione sul fatto che Meredith ha fatto un po’ un salto nelle sue conclusioni, ma ho cercato di mostrare il suo ragionamento nel modo più verosimile possibile. Poi se non ci sono riuscita… cercherò di fare meglio la prossima volta ^^”. Avrei voluto farle raccogliere indizi nel tempo, ma davvero si sarebbe allungata troppo la storia e non ce la facevo più nemmeno io a non arrivare mai ad una svolta XD. Sono felice che tutto sommato ti sia piaciuto, spero che ti piaccia anche quello nuovo!

 

Mistress Lay: oddio, oddio, oddio, oddio, oddio! Respira, Lien, respira! Aaaaah non ci posso credere! Tu, TU che recensisci la mia fic?! Non hai idea di che tuffo al cuore mi hai fatto prendere! Tu sei una leggenda! La tua “Raggi di Speranza” è stata la fic che mi ha iniziato a questa coppia favolosa (quindi puoi anche dire che è un po’ merito tuo se esiste Crossed Times :P)! Mi sento realizzata adesso, in pace con il mondo XD. Infinite grazie per tutti i complimenti, che non sai quanto valgano per me. E non preoccuparti di recensire o no, pensa solo a riposarti, a scrivere e a continuare i tuoi capolavori XD (Sono io quella imperdonabile che sbava sulle tue fic e non ha mai lasciato una recensione =_=. Chiedo umilmente perdono anche se non basta). Spero di non deludere le tue aspettative e che continuerai a leggere!

 

Nixy: oddio quante domande XD Allora, con odine: no, i Gaunt non hanno mai provato ad ucciderlo (se ricordi il 6° libro lui ha già fatto imprigionare Morfin, l’ultimo della famiglia), ma vedendo che Harry parla il Serpentese, l’unica spiegazione che aveva trovato era che fosse un lontano parente di cui non sapeva nulla. Naturalmente non è proprio una deduzione brillante, e come spiega in questo capitolo, se n’è accorto pure lui con il senno di poi. Harry poi aveva ripreso il suo aspetto normale perché, come aveva spiegato, se avesse perso troppo sangue e si fosse affaticato il suo corpo avrebbe cominciato a consumare la sua forza magica per sostenersi, per prima cosa “mangiando via” la magia dell’illusione. Non viene mai detto il momento in cui l’illusione sparisce, ma Harry da solo non se ne sarebbe accorto e Tom non stava certo pensando a quello in quel momento ^^. Se hai altri dubbi non esitare a chiedere, è la parte che preferisco discutere della fic con i lettori! A venerdì prossimo!

 

RowanMayFlower: sul pentirsi delle sue parole, ci avevi quasi azzeccato ;). E sei anche la prima a tirar fuori il futuro matrimonio di Orion! Ma credevi davvero che non ci avevo già pensato? :P Tutto è calcolato, e si scoprirà anche questo particolare (molto) più avanti. A proposito di Chasing Shadows, con complessa intendevo di più come trama che non come inglese, ma se hai cominciato a leggere te ne sarai accorta da sola ^^. Spero ti sia piaciuto anche questo cap, ci si vede venerdì!

 

Cristina: come avrai letto dall’AN, ti quoto in pieno ^^.

  
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