Film > The Phantom of the Opera
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Autore: StarFighter    25/04/2013    2 recensioni
In un momento così solenne non riusciva a far altro se non pensare a quell’uomo,a lui, a colui che l’aveva scottata con la fiamma della sua violenta passione, l’ombra che l’aveva amata fino a morire: Erik.
Cosa è accaduto dopo che Christine è scappata dall'opera con Raoul? Che fine ha fatto Erik? E Christine sarà proprio convinta della scelta che ha fatto? -Ecco quello che ha partorito la mia mente in risposta a queste domande!- Buona lettura ;)
Genere: Introspettivo, Romantico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Christine Daaé, Erik/The Phantom, Madame Giry, Raoul De Chagny, Un po' tutti
Note: Missing Moments, Otherverse | Avvertimenti: Spoiler!
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Capitolo 7: Finally you!

 

Quando era tornata a villa De Chagny, aveva salutato brevemente la madre di Raoul e poi accusando un malore s’era rinchiusa in camera sua. Raoul appena tornato da Parigi, era subito corso da lei, preoccupato. Aveva bussato alla porta, ma Christine non l’aveva lasciato entrare.

-“Lottie che ti succede? Cosa c’è che non va?”- era appoggiato allo stipite della porta e tendeva bene l’orecchio per sentire cosa succedeva nella camera.

-“Raoul non è niente, ho avuto solo un piccolo capogiro, adesso voglio solo riposare. Parleremo più tardi!”- Christine seduta alla specchiera fissava contemporaneamente il suo riflesso e quello della porta. Conoscendo Raoul, sapeva che non l’avrebbe forzata per farlo entrare.

Un sospiro rassegnato arrivò dalla porta: “Come vuoi Christine, ti faccio portare la cena in camera!”

La ragazza sentì distintamente i passi di Raoul che si dirigevano alle scale. Non le era piaciuto il tono con cui l’aveva chiamata ‘Christine’: che sospettasse qualcosa? No, era impossibile! Lei non aveva mai fatto trapelare nulla, s’era sempre dimostrata una fidanzata premurosa e devota. E poi Raoul era sempre fuori per lavoro e commissioni, non poteva conoscere tutti i suoi spostamenti, anche perché l’unico a conoscere le destinazioni delle sue uscite, era Maurice, al quale aveva chiesto il massimo riserbo. Forse era solo suggestione, o erano i sensi di colpa a farla stare all’erta!

Si guardò allo specchio e quella che vide non fu più la ragazzina timida che si acconciava i fiocchi nei capelli, no, quella che vedeva ora,era una donna matura ormai, stremata dagli eventi e consumata dalla paura e dalla passione, per un uomo che non voleva più sapere nulla di lei.

Nonostante fosse solo pomeriggio, si tolse i vestiti castigati che aveva usato per quella giornata e indossò la più comoda veste da camera, quella che usava per dormire. Risedette al boudoir e cominciò a spettinarsi i lunghi capelli: il vento che aveva preso durante la corsa in carrozza le aveva scompigliato tutta l’acconciatura; con mani esperte e con una spazzola districò tutti i nodi. In quel momento avrebbe voluto saper risolvere altrettanto facilmente i nodi delle sue questioni in sospeso!

Più tardi, quando fuori il sole era ormai alla fine della sua corsa giornaliera, le venne portata la cena in camera. La cameriera, non aveva due anni in più di lei. Certo non conduceva una vita agiata come la sua, ma in quel momento Christine la invidiò: non aveva certo i problemi che aveva lei,non doveva combattere con i fantasmi del suo passato, non doveva seguire la rigida etichetta … Le sarebbe piaciuto essere al posto di quella ragazza in quel momento.

Quando la giovane cameriera si chiuse la porta alle spalle, Christine si avvicinò al tavolino dove era stato poggiato il vassoio con la cena: vellutata di verdure miste, spezzatino d’agnello alle prugne e una ciotola d’uva, il tutto accompagnato da un calice di vino rosso. La cena era molto invitante, ma lo stomaco della giovane soprano era ben lungi dal voler accogliere quelle prelibatezze. Non mangiò nulla, ma piluccò pensierosa un po’ d’uva, finché il resto delle pietanze non si freddò.

 Distrutta e spossata da tutte le emozioni provate in quella giornata, si distese sul letto e nel giro di qualche minuto, si abbandonò ad un sonno agitato.

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-2 giorni alle nozze

Christine venne svegliata dal chiacchiericcio dei domestici nel cortile e l’andirivieni delle cameriere nei corridoi: parlottavano animatamente del matrimonio imminente, degli invitati e della fortuna sfacciata di Christine, presto accasata con uno dei rampolli più contesi di tutta Parigi.

La giovane rimase immobile sul grande letto, a fissare il soffitto affrescato con scene bucoliche: tutte quelle chiacchiere la innervosivano, da come la descriveva mezza servitù, lei era una poco di buono,arrampicatrice sociale , che sposava il buon visconte solo per interesse. Avrebbe voluto urlare a quella gente di smetterla di parlare di lei, di cambiare argomento; ma non sarebbe servito a nulla,quel matrimonio aveva reso euforici tutti, persino i domestici!

Si alzò dal letto, si preparò alla toeletta, si vestì svogliatamente e condusse l’intera giornata come una marionetta: Raoul la chiamava da una parte e madame De Chagny la trascinava dall’altra, e lei si faceva condurre senza fiatare.

Quando quella sera, dopo una cena alquanto silenziosa animata solo dai convenevoli di rito, si ritirò nella sua stanza, non poté fare a meno di sospirare. Ancora un giorno e quella storia sarebbe finita.

Poi come la sera precedente si abbandonò ad un sonno non certo ristoratore,popolato di angeli, fantasmi e occasioni bruciate.

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-Il giorno prima delle nozze -

Proprio come se il Sole l’avesse richiamata dal suo sonno, Christine si svegliò alle prime luci dell’alba. Quella notte, mentre si girava e rigirava tra le lenzuola, aveva sognato il di mettere in pratica il suo piano: l’aveva sognato, aveva sognato di rincontrarlo, di parlargli, di stringerlo a sé, di cantare ancora la sua splendida musica.

Non c’erano scusanti, s’era lasciata andare agli eventi e aveva sprecato solo tempo: quel giorno stesso avrebbe messo in pratica i suoi intenti! In quel momento non le importava del matrimonio, di Raoul, di madame De Chagny, né tantomeno di quello che pensava di lei la servitù. Tutto passava in secondo piano!

C’era solo un piccolo quanto fondamentale problema da risolvere : come sarebbe arrivata all’opéra Garnier? Chiedere a Maurice era fuori discussione, avrebbe destato troppi sospetti. Doveva trovare il modo di arrivarci da sola, si ma come!? Non poteva di certo prendere la carrozza e vagare per Parigi! L’unica alternativa era raggiungere il teatro con il solo mezzo che aveva a disposizione: un cavallo.

L’unica volta in cui era andata a cavallo, era stato quando Erik l’aveva condotta per la prima volta nei sotterranei dell’opera. Non era sicura di saper governare una tale fiera ed orgogliosa bestia. Non era tempo di farsi prendere dal panico, era tempo di agire! Sgattaiolò nella camera di Raoul e frugò nei cassetti alla ricerca di un paio di pantaloni: di certo non avrebbe potuto cavalcare con la gonna. Ritornò nella sua camera e li nascose sul fondo dell’armadio, pieno di vestiti sfarzosi e ingombranti. Stonavano quasi tra tutto quel tulle e quella seta!

Essendo il giorno prima delle nozze, le avevano lasciato la giornata libera da qualsiasi impegno, in modo che riposasse.

 Scese nelle scuderie della villa per osservare e assorbire quante più nozioni possibili sul conto dei cavalli. Maurice e il figlio Martin si stavano occupando l’uno dei finimenti e l’altro del foraggio. Martin era un giovinetto di appena tredici anni con i capelli biondo cenere e gli occhi scuri, che in pratica la venerava: ogni volta che la incontrava si prostrava in mille riverenze e le faceva sempre dei complimenti così dolci ed innocenti, che Christine l’aveva preso in simpatia.

-“Madamoiselle cosa vi porta nelle stalle? Non è certo luogo adatto a lei!”- Maurice aveva finito con i finimenti e si era avvicinato, incuriosito da quell’incursione inaspettata.

-“Oggi ho la giornata libera,ma non avendo nulla da fare, sto semplicemente passeggiando. Il mio vagare  mi ha portata qui! Mi piacciono molto i cavalli.”- mentì spudoratamente, in effetti quegli animali la intimorivano, ma Maurice fece finta di crederci.

-“ Come vuole madamoiselle, ma non si avvicini troppo. Oggi sono un po’ irrequieti, colpa del tempo che sta cambiando …sentono arrivare la tempesta!”-spiegò il cocchiere.

‘Bene’pensò Christine tra sé ‘ci mancava solo che fossero nervosi’.

Martin intanto aveva finito di foraggiare le bestie agitate e si stava lavando le mani in un piccolo catino ricolmo d’acqua. A Christine venne un’idea: aveva notato che ai cavalli, quando stavano nelle stalle, venivano tolte tutte le imbrigliature; sapeva che era cosa alquanto impossibile cavalcare senza briglie né morso, e lei non sapeva nemmeno da dove cominciare per preparare un cavallo ad un uscita! Qui entrava in gioco Martin. Avrebbe usato tutto l’ascendente che aveva sul ragazzino per farsi aiutare in quell’impresa. Lo raggiunse e gli fece qualche domanda sui cavalli, sul suo lavoro nelle stalle e della sua vita alla villa. Il ragazzino dapprima impacciatissimo, s’era sciolto quando aveva visto l’interesse genuino che brillava negli occhi della giovane soprano.

-“Martin ho da chiederti un favore…”- disse Christine, quando si rese conto d’aver messo a proprio agio il piccolo stalliere.

-“Madamoiselle sono al suo servizio. Se mi sarà possibile l’aiuterò!”- accompagnò quelle parole con una piccola riverenza.

-“Ho bisogno che questa sera tu mi selli un cavallo, il più veloce che hai. Dovrà essere pronto per una lunga cavalcata. Non chiedermi perché, tanto non te lo dirò, ma devi assolutamente giurarmi di non farne parola alcuna con nessuno, nemmeno con tuo padre. Dovrai essere silenzioso e non dovrai farti scoprire: in caso venissi scoperto non dovrai fare il mio nome. Ne va del buon nome dei De Chagny. Me lo prometti?posso fidarmi di te?”- aveva assunto un tono di voce più duro e serio, e aveva assunto un atteggiamento cospiratorio. Non era da lei, non era brava a fare la parte della cattiva.

-“Madamoiselle, farò come mi chiede. Può fidarsi di me!”- Martin pendeva dalle sue labbra.

-“Bene allora. Appena tutte le luci della villa saranno spente, verrò qui a prendere il mio cavallo.”- gli diede un piccolo buffetto sulla guancia e poi lasciò le stalle, sotto l’occhio sempre più curioso di Maurice.

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Il resto della giornata passò tranquillamente, senza che nulla turbasse la sua quiete. Alla sera, venne servita la cena e conversò amabilmente con i commensali, come non le capitava di fare da molto tempo. Augurò la buonanotte alla contessa e poi salì in camera sua, scortata sottobraccio da Raoul.

-“Sogni d’oro dolce Lottie. Ti aspetto domani sull’altare …Finalmente insieme per sempre, nulla più potrà separarci!”- calcò la voce su quelle ultime parole, prima di baciarla gentilmente a fior di labbra.

Christine chiuse la porta e subito venne pervasa da una scarica di adrenalina: era arrivato il momento. Erano le dieci, prima che tutti gli abitanti della tenuta andassero a dormire e che tutte le luci si spegnessero, sarebbe passata un’altra ora. Spense le tre lampade ad olio che illuminavano la camera e cominciò a prepararsi alla sola luce del camino, che, nonostante fosse piena primavera, era stato acceso perché quella sera  l’aria era più fredda.

Indossò delle calze pesanti, poi i pantaloni che aveva preso ‘in prestito’ da Raoul, sopra mise una camicia bianca con delle rouche sul collo e uno scalda cuore di lana azzurra. Infine indossò le uniche scarpe basse che potessero andar bene per quell’occasione e si coprì con il mantello blu scuro che aveva usato la notte in cui era scappata dal teatro.

Alle undici precise, stava scendendo le scale che portavano agli alloggi della servitù. Da lì uscì nel cortile sul retro, sul quale si affacciavano le stalle. Una piccola luce soffusa proveniva da uno dei box, Christine si avvicinò e trovò Martin intento a fasciare gli zoccoli del cavallo dal manto scuro, con  degli stracci.

-“Cosa stai facendo Martin?”- chiese allarmata.

-“Madamoiselle, credo d’aver capito che questa uscita deve essere tenuta segreta, quindi mi premuro di non farla scoprire. Il suono degli zoccoli sul selciato, sveglierebbe tutta la villa. In questo modo attutirete il rumore.”- Martin le sorrise, per farle capire che nonostante tutto non avrebbe fatto parola con nessuno di tutto quello.

-“Grazie, Martin. Sei più sveglio di quanto credessi!”- detto questo gli scoccò un bacio sulla guancia paffuta ancora da bambino.

Martin poi, l’aiutò ad issarsi sul dorso del cavallo e l’accompagnò al cancello secondario della villa. Durante il breve percorso, rendendosi conto che la giovane era alquanto inesperta ed impreparata, le spiegò brevemente come governare il cavallo.

Dopo le ultime raccomandazioni, Martin le indicò la strada da percorrere per Parigi e scoccò una pacca all’animale, che partì al galoppo, con una spaventata Christine sul dorso.

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Christine aveva fatto un breve calcolo mentale, sarebbe dovuta arrivare a Parigi in mezz’ora, un’ora al massimo. Poi avrebbe impiegato un po’ di tempo per trovare la strada per l’opéra.

Mentre cavalcava spedita verso la città, si rese conto che la campagna scura e silenziosa era spaventosa. La luna in cielo, era coperta da grosse nuvole scure che preannunciavano la tempesta di cui aveva parlato Maurice. Sperò solo che non cominciasse a piovere, altrimenti il cavallo l’avrebbe disarcionata.

I suoi calcoli non erano errati: arrivò nel centro di Parigi, quando il grande orologio del palazzo di giustizia scoccava la mezzanotte.

A dispetto di quanto credeva, riuscì subito a trovare la strada per il teatro e in men che non si dica si ritrovò in rue de Scribe, dove sapeva esserci un’entrata per la dimora sul lago.

Scese con difficoltà dal cavallo e si sgranchì le gambe indolenzite dalla lunga cavalcata. Quando la notte dell’incendio era fuggita, era uscita proprio da una delle grate che davano su rue de Scribe. Non ricordava quale fosse e così cominciò a scuoterle una per una, fino a trovarne una che si mosse sui cardini come una piccola porta.

Senza esitare scese nell’oscurità di quel passaggio e proseguì a tentoni, tenendo le mani attaccate alle pareti del tunnel. Faceva piccoli passi, timorosa di trovare una delle tante trappole piazzate da Erik per tenere lontani i ficcanaso. Fortunatamente per lei, i tranelli dovevano essere già scattati in precedenza, quindi il suo cammino non venne intralciato da nessun ostacolo.

In poco tempo era arrivata sulle sponde del lago sotterraneo,dove stranamente aveva trovato la barca che Erik utilizzava per spostarsi da una parte all’altra. Tentò di raggiungere la piccola imbarcazione, immergendosi fino alla vita nell’acqua: benedisse mentalmente i pantaloni leggeri che aveva indossato; con la sottana e la gonna sarebbe andata a fondo!

L’acqua era fredda e scura, alla stregua di una palude, come c’era da immaginarsi d’altronde:non un caldo raggio di sole penetrava laggiù.

Una volta raggiunta la barca, si issò goffamente a bordo e trovato i remi sul fondo, li raccolse e riportando alla mente i movimenti del suo maestro, cominciò, seppur in modo scoordinato,a remare. Ogni remata le costava un’immensa fatica, i muscoli delle braccia le dolevano e le bruciavano per lo sforzo, dopotutto il suo corpo non era abituato. Sorrise fra sé: quella era solo un’altra prova da superare per raggiungere la tanto agognata meta … per raggiungere lui!

Dopo, non sapeva nemmeno lei quanto tempo fosse passato, raggiunse la sponda della dimora sul lago: un silenzio inquietante s’era impadronito di quel posto, che di solito risuonava dei più meravigliosi virtuosismi musicali. Di lui, come doveva aspettarsi,nemmeno l’ombra. Dove prima regnava sovrana la musica, ora tiranneggiava un indicibile caos: gli specchi che circondavano le pareti semicircolari della casa, erano stati distrutti in centinaia di pezzi: l’immagine distorta di Christine si rifletteva dovunque, dando a quel posto già tetro, un’atmosfera inquietante. Intere risme di spartiti erano sparse per terra, alcuni bruciati, altri insozzati dall’acqua del lago, altri ancora strappati in piccoli pezzettini e sparpagliati a mo di semina; i minuziosi modellini del teatro e delle invenzioni di Erik, erano stati gettati nell’acqua bassa della riva, e a causa del tempo trascorso lì,avevano perso quasi del tutto il colore. Tale scempio della genialità del suo maestro, le fecero salire le lacrime agli occhi: quanto crudele e bestiale può essere l’animo umano!?

Scese dalla barca e arrancò fino alla riva: da vicino quello spettacolo era ancora più tremendo.

Dopo aver fatto una decina di passi in quello sfacelo, fu quasi tentata di tornare indietro: come avrebbe potuto Erik vivere in un tale stato di abbandono e degrado? Forse non era lì come aveva sperato fin dall’inizio, forse era andato via da Villemomble per raggiungere un altro luogo, lontano da lei e dai ricordi del passato; forse addirittura non era più in Francia!

In preda allo sconforto più totale cominciò a vagare, come un cane in gabbia, nel resto della casa: entrò nella stanza della musica, dove le si parò di fronte lo stesso spettacolo della stanza precedente; poi varcò la soglia della stanza Luigi Filippo e rimase con occhi sgranati a fissare, quella che per due settimane era stata la sua camera da letto: le lenzuola pregiate erano state strappate a forza dal grande letto a baldacchino, le tende che lo incorniciavano erano solo un vago ricordo, ora giacevano a brandelli sul pavimento. I cassetti erano stati divelti dalla struttura del grande comò che occupava una delle pareti, ed ora gli abiti che aveva indossato un tempo, giacevano in terra.

Indietreggiò con le lacrime agli occhi, spaventata  da tanta efferatezza . Andò a sbattere contro qualcosa, si voltò per uscire, ma colui che le si parò innanzi la inchiodò con lo sguardo: i suoi occhi, che divampavano come braci nella notte, la trafissero.

Solo una persona le sarebbe potuta arrivare alle spalle, muovendosi così silenziosamente da non farsi sentire: LUI.

Finalmente era riuscita a trovarlo, ma la gioia per quel momento venne smorzata dalla tono di voce brusco con cui si rivolse a lei : “Cosa ci fai TU qui?”

 

Angolino di Farah: sinceramente non ho nulla da dire su qst capitolo… forse che è un po’ troppo lungo, che non è il finale che avevo promesso, che sto allungando il brodo ecc. ma non potevo saltare alcuni particolari! Il prossimo capitolo sarà quello che tutti aspettano, compresa io:That night beneath a moonless sky! Cmq spero vi piaccia e che dopo la lettura lasciate una minirecensione! Quindi buona lettura fedeli lettori ;)

   
 
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