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Autore: adropintheocean_    26/04/2013    5 recensioni
"Sono un paio di fossette e un sorriso allegro che catturano la mia attenzione.
C’è un ragazzo, in fondo al locale, tiene in mano un vassoio con due bicchieri vuoti e un piatto con qualche briciola. Indossa un grembiule verde scuro, legato sui fianchi, sopra un paio di jeans sgarrati. Sorride cordiale a due ragazze sedute al tavolo, poi si gira per tornare indietro.
Volta lo sguardo, per un secondo questo si intreccia al mio.
Mi viene voglia di alzarmi dal tavolo, andare lì da lui, prenderlo e baciarlo. Quindi lo faccio."
Genere: Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
Capitoli:
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Jamie è sprofondato in un lungo silenzio, è in stato catatonico da circa un’ora, nessuno di noi è riuscito a farlo parlare. Le sue labbra rimangono chiuse, una appesa all’altra, il suono della sua voce è ormai un ricordo lontano. Gli offriamo biscotti, una tazza di latte caldo, addirittura delle patatine avanzate dalla sera prima, ma neanche il cibo riesce a farlo smuovere. Stiamo tutti seduti attorno a lui, chi sul divano occupa i posti liberi, chi invece se ne sta accovacciato a terra. Jamie sprofonda nei cuscini del sofà, un braccio sta rilassato sul bracciolo moscio.
Louis interrompe il silenzio, tutti gli altri lo seguono. “Jamie, se non parli non possiamo aiutarti”
“Dai, che qualcuno ti ha mangiato la lingua?”
“Per favore, Jamie. Mi stai facendo preoccupare”
“Jamie … sei sotto shock, per caso?”
“Si può sapere che t’è preso?”
Il ragazzo non si muove, fissa un punto nel vuoto con lo sguardo smorto,  non si direbbe che sia vivo, se non fosse per il respiro che gli fa sollevare il petto ritmicamente.
“È successo qualcosa con Alo?” sussurro a bassa voce avvicinandomi al suo orecchio. A quel nome le sue orecchi si drizzano e le pupille si muovono quasi impercettibilmente. Ho centrato il punto giusto. “Parlami Jamie” lo incoraggio.
Sospira pesantemente, un sospiro più simile ad uno sbuffo di resa. “Non ce la faccio a sopportarlo. È troppo per me”
Insisto sotto gli occhi confusi di tutti. La mano di Adam posata sulla mia schiena mi offre coraggio per continuare. “Ti va di parlarmene?”
“Alo …” Jamie cerca di formulare una frase, poi lo vedo, però, rannicchiarsi ancora di più su sé stesso. Chiude i battenti della sua mente, impedendomi di entrarvi a curiosare.
“Alo cosa?”
“Si droga, Alo si droga” le sue parole sono interrotte da un singhiozzo intrattenibile. Jamie mi fa molta compassione in questo stato, si porta le mani al viso e si nasconde mentre le lacrime sgorgano disperate.
“Potete andare via?” mi rivolgo alle quattro paia di occhi che non si scollano da noi. Queste annuiscono comprensive, Adam mi stringe la mano prima di andarsene. “Spiegati meglio, Jamie” lo incoraggio una volta rimasti soli.
“Ieri notte … io pensavo che potessimo … Io e Alo ci conosciamo da un po’” decide di iniziare dal principio. “Ci siamo conosciuti una sera in discoteca, è il cugino alla lontana di un mio compagno di classe. Quando me l’ha presentato ho sentito subito una strana sensazione dentro di me. Come … come una scossa, non so. Per me era tutto nuovo, come puoi immaginare, quindi non avrei mai pensato di poter provare dei sentimenti per un ragazzo” noto la fatica con cui Jamie parla, riesce a far trasparire tutta l’angoscia che quella situazione gli fa nascere nel petto. “Anche Alo deve aver sentito qualcosa non appena ci siamo conosciuti, gliel’ho letto in faccia. Aveva quella scintilla negli occhi … Quella sera abbiamo ballato uno vicino all’altro. Di fronte a me avevo una ragazza, Leyla, una mia compagna di classe. Mi piaceva, sai, era una di quelle ragazze che fanno perdere la testa a noi maschi. Alta, due gambe chilometriche, la chioma nera come l’onice e gli occhi azzurri ghiaccio. E ultimamente mi lanciava certi sguardi, Lou …”
Mi concedo un istante per trovare mentalmente le differenze tra me e questa ragazza paradisiaca descritta da Jamie. Le differenze … beh, l’unica cosa che ci accomuna, direi, è il fatto di essere entrambe ragazze. Triste, a pensarci bene.
“Così quella sera ero sicuro, sicurissimo, che ci avrei provato con lei. Ma non mi sarei aspettato di incontrare Alo. Mi ha mandato in tilt il cervello. In un primo momento non ho di certo pensato immediatamente al fatto che io potessi essere gay. Anzi, diciamo che l’ho pensato, però non volevo crederci. Sai che c’è, tutto il rifiuto e il disgusto che c’è oggigiorno verso gli omosessuali ci fa sperare di non diventarlo assolutamente, come se fosse una malattia o una cosa molto brutta. La verità è che non si va all’inferno perché si è omosessuali, ci si va per ben altre cose. Comunque, circa una settimana dopo, mi sono ritrovato ad uscire ogni sera con i soliti amici, tra cui Leyla. Alo non faceva parte della nostra comitiva, chiamiamola così, ma ci raggiungeva al locale quando ne aveva voglia. Ho capito di provare qualcosa per lui quando ogni sera mi sono ritrovato a sperare ossessivamente di vedere i suoi capelli rossicci tra la folla. Mi guardavo intorno con un’ansia maniacale, perfino Leyla si è insospettita. Mi ha chiesto se avessi un’altra per la testa, le ho risposto con una risata isterica. Poi dopo circa un’ora in cui mi sono bevuto non so quante birre per cercare di rilassarmi, guardo verso l’entrata del locale e chi ci vedo? Un paio di occhi a mandorla e quei capelli rosso fuoco che tanto mi erano mancati. Il mio cuore batteva così forte che mi è quasi preso un infarto, giuro” Jamie si concede qualche secondo, sulla sua bocca si disegna un sorriso amareggiato e un po’ sognante. “Quella sera ci siamo baciati per la prima volta. È stato semplice, facile, con mia enorme sorpresa mi è venuto naturale, come se lo facessi da sempre. Avevo a malapena baciato due volte una ragazza ed erano state esperienze a dir poco deprimenti. Invece con Alo è venuto tutto da solo, senza sforzi o aiuti esterni” sospira pesantemente, i suoi occhi sono persi a qualche mese prima, lontani da me e da questo posto.
Non dico nulla, mi limito a sorridere comprensiva. So che ora arriverà la parte brutta, perché in queste storie ce n’è sempre una, perciò do a Jamie la possibilità di prendersi tutto il tempo che vuole.
“Le prime settimane tra noi non è stato molto semplice. Sempre a vedersi di nascosto, non sapevamo come comportarci con gli altri, mentre tra di noi eravamo sempre in sintonia. Non so se mi spiego, ti è mai capitato di trovarti sulla stessa lunghezza d’onda con un’altra persona? Capirsi sempre al volo, esserci sempre l’uno per l’altro e aiutarsi a vicenda. Un amore giovanile, così lo chiamerebbe chiunque. Io invece sento che Alo è molto più importante di così. Qualche settimana fa è venuto a trovarmi a casa. Ricordi quando eri in ospedale?” mi dà il tempo di annuire. “È stato n periodaccio per te, lo so. Ma, credimi, per altri motivi lo è stato anche per me. Vedevo Alo distante miglia e miglia. Gli occhi assenti erano solo uno dei tanti segni che si stava allontanando da me. Ho provato a farlo parlare in tutti i modi, ma reagiva sempre con scatti di rabbia e insulti pesanti. Non sembrava più lui. Ogni volta che provavo a capire cosa ci fosse che non andava tra di noi, lui mi sbarrava tutte le porte e io, imperterrito, sbattevo contro muri di cemento. Poi, però, ho ragionato un po’ da solo. Non ho visto Alo per una settimana intera, finché non ho capito: il problema non ero io, né tantomeno lui. Il problema era la sua famiglia. Ricordi che ha dovuto lasciare sua madre nel suo paese da sola?”
Annuisco attenta al racconto, non dico una parola.
“In quello stesso periodo sua madre si è trasferita da lui. Quando sono riuscito a farlo parlare, è scoppiato a piangere come un bambino. Non l’avevo mai visto così, neanche una volta. Mi sono quasi spaventato dalla sua reazione. Ma era comprensibile: sua madre era tornata da lui perché … era malata. E non era tornata sola. Era tornata col suo vecchio marito, il padre di Alo, ed era giunta da suo figlio chiedendo un alloggio per morire in pace con la sua famiglia. Ti lascio immaginare la sua reazione” Jamie abbassa gli occhi scuotendo la testa. “Non so se conoscerò mai una donna più pazza della madre di Alo. È seriamente malata, ha un cancro ai polmoni, ma quando l’ho vista sembrava … non lo so, se ne fregava totalmente della malattia. Se ne stava tranquilla sul divano a continuare a fumare. Alo e il marito di Lula, la madre di Alo, hanno fatto di tutto per impedirle di aggravare le sue condizioni. Ma la donna continuava imperterrita a fare come le pareva. Di qualcosa bisogna pur morire, una volta lo ha detto perfino davanti a me. Alo la guardava rabbioso … Quando ha cominciato a stare male, ma male sul serio, e l’hanno portata in ospedale …” gli occhi di Jamie si fanno più scuri. “In quel momento Alo ha iniziato a drogarsi. Non ho potuto fare niente per fermarlo, eppure ci ho provato in ogni modo e maniera. Era diventato strano, scattava per ogni cosa. Quando gli ho proposto di venire in vacanza qui, ovviamente sempre di nascosto da tutti, per staccare un po’ la spina, pensavo che mi avrebbe accoltellato. Invece ha sorriso, ha annuito e poi mi ha abbracciato. Mi ha detto Grazie di non mandarmi affanculo come tutti gli altri e mi ha baciato. Lo amo e l’ho sempre amato, Lou, chiunque lo avrebbe lasciato solo. Perché alle persone il dolore non piace, figuriamoci la pazzia. Io ho resistito perché ci tengo a lui. È venuto a stare qui da una sua amica, si è offerta di alloggiarlo. Lei sa di noi, ma quando l’ho incontrata mi ha trattato come se fossi uno che conosceva da tempo. Come se fossi uno normale” Jamie china il viso, vedo i suoi occhi rilucere di qualche lacrima incastonata tra le sue ciglia.
“Tu sei uno normale, Jamie” gli scuoto la spalla posandovi la mano.  
Il ragazzo scuote la testa amareggiato. “Non entriamo nei dettagli di questo argomento, credo sia meglio così”
Annuisco dandogli ragione silenziosamente. Non trovo nessuna frase che riesca ad argomentare ciò che penso. Anche perché la penso come Jamie, il mondo fa schifo sotto questo punto di vista. Anzi, direi sotto molti punti di vista.
Il mio fratellastro riprende il racconto. “Mentre eravamo qui sembrava andare tutto alla grande. Lui era allegro, spensierato … pensavo avesse smesso. Non mi sono azzardato a chiedergli nulla, ovviamente. Non ama parlare di sua madre, anzi direi piuttosto che lo detesta. Vuoi per l’effetto della droga, vuoi per qualunque altra ragione, ho comunque sempre cercato di evitare l’argomento. Di rado me ne ha parlato lui, giusto per informarmi sulle condizioni della madre, in costante peggioramento, tra l’altro. Beh, l’unica volta che abbiamo litigato è stata quando ci avete beccato tu e Adam” arrossisce ripensando a quell’episodio. “Niente di particolarmente grave. È una discussione aperta dai primi tempi in cui ci frequentavamo, questa storia dell’uscire allo scoperto o no. Problemi di coppia, niente di più. Tutto è cominciato, o meglio, ricominciato ieri notte” sospira, rimane in silenzio con lo sguardo vacuo.
Inizio a sentirmi davvero preoccupata per Jamie, vederlo così mi fa stare male e, soprattutto, mi fa sentire tremendamente impotente. Sono minuscola e di fronte a me vedo un enorme masso pesante da spostare. Ma non posso farlo, sono sola e il peso è troppo per essere sopportato dalle mie ossa gracili.
“Alo si è ubriacato parecchio ieri sera, come avrai potuto notare. Ho dovuto accompagnarlo a casa, non era in sé. Già per strada ha cominciato a farfugliare parole sconnesse e senza senso. Parlava dell’odio che prova per il mondo, per i razzisti e … e per sua madre. Quando ha nominato sua madre ho incominciato a preoccuparmi. Non sono riuscito a tranquillizzarlo, avevo la lingua paralizzata mentre dalla sua bocca uscivano certe cattiverie da far accapponare la pelle. Non ce l’ho fatta, Lou, è stata colpa mia. Quando siamo entrati in casa, la sua amica non c’era. Probabilmente stava fuori con qualche amico, è una tipa strana, molto sfuggente. Comunque, Alo mi ha scostato maldestramente, l’ho visto barcollare fino alla sua camera da letto. Rideva, continuava a ridere mentre insultava tutto e tutti. Anche me. Mi ha detto Vaffanculo, levati dalle palle quando l’ho seguito per vedere cosa faceva. Gli ho detto che volevo aiutarlo e lui mi ha detto che nessuno poteva aiutarlo, tantomeno io che sono una delle innumerevoli cause dei suoi problemi. Capito, Lou? Io, che gli sono sempre rimasto accanto!” alza la voce, alcune lacrime scendono giù dai suoi occhi.
“Era ubriaco, sono certa che non intendesse dire così” cerco di consolarlo, la mia mano stringe forte la sua, come a trasmettergli la forza necessaria a riprendersi.
“Se è vero che in vino veritas sono spacciato, non credi?” ride, ma la sua è una risata carica di amarezza mista a dolore, così forte da colpirmi come fosse uno schiaffo. “Ha aperto un cassetto continuando a ridere, io mi sono avvicinato. Avrei voluto mollargli un cazzotto sul naso per il male che mi stava facendo, però me ne sono stato zitto e buono, come sempre del resto. Ha tirato fuori una piccola siringa e se l’è infilata nel braccio con un gesto secco. Ha sospirato a bocca aperta non appena quella merda gli era entrata in circolo. Rideva, stavolta d’un sorriso rilassato. Mi ha guardato e mi ha detto che ora potevo andare, che lui stava bene e ce la faceva da solo. Sono rimasto lì impietrito a guardarlo con una faccia da deficiente totale. Non ho detto una parola. Non ho provato a fermarlo, a capire perché lo stava facendo. Non ho fatto niente. Ho semplicemente girato sui tacchi e sono uscito da casa sua. Sono rimasto sul pianerottolo tutta la notte” si sfrega via una lacrima sulla guancia. “Mi ha svegliato la sua amica la mattina alle sei. Mi ha toccato con un piede facendomi sobbalzare. M’ha detto Pensavo fossi morto, poi è entrata in casa e mi ha salutato. Ci si vede, ha aggiunto. Non le interessava sapere perché stessi dormendo sul tappetino per pulire i piedi, non le interessava sapere perché il mio ragazzo mi tenesse fuori casa come un cane che ha fatto la pipì sul divano. Mi ha semplicemente guardato con un misto di compassione e superiorità. E basta” Jamie rimane immobile, perfino le lacrime non scendono più dai suoi occhi. Il tempo si ferma, noi siamo catturati in quell’immagine deprimente che sembra non volersi più scollare dai nostri corpi.
Sobbalzo agitata quando il campanello trilla insistente. Jamie non dà segni di vita, lo abbandono sul divano come fosse in stato vegetativo. Apro la porta senza nemmeno chiedere chi è. Dall’altra parte, un uomo sulla quarantina con dei capelli rossi come il fuoco, identici a quelli di Alo. Rabbrividisco lì per lì, balbetto sconnessamente. “D-desidera?”
L’uomo prende un breve respiro e si schiarisce la gola. Ha una voce gutturale e profonda quando parla, i suoi occhi mi fissano e capisco che nascondono qualcosa nella loro cupa profondità. “Sono il marito di Lula, la madre di Adam” 


***
Calme, calme, calme. So che non si cpaisce niente da questo capitolo...ma, rullo di tamburi, tutto verrà spiegato nel prossimo capitolo, promesso. Per ora posso solo dirvi che Alo e Adam sono in qualche modo collegati..... L'unico spoiler che vi concederò è questo, perchè sono molto crudele :3 
Allora, ho poco tempo, quindi mi sbrigherò. Vi ringrazio per la trecentomillesima volta per tutte le recensioni. Le adoro, e adoro voi che siete meravigliose e dolcissime. Un ringraziamento speciale (non sto facendo favoritismi, vi prego di non offendervi ç_ç) va a Floribanda, che mi ha suggerita per essere inserita tra le storie scelte. Grazie, hai fatto una cosa bellissima. 
I ringraziamenti vanno anche a tutte quelle che mi recensiscono OGNI SANTA VOLTA, non so come fate ad avere voglia di scrivermi quelle recensioni chilometriche, so solo che mi fate così TANTO piacere che mi scioglo *^* Siete stupende, TUTTE.
 
  
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