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Autore: unholy spirit    26/04/2013    6 recensioni
Se ogni giorno è una battaglia
Se ogni mattina ti svegli sotto raffiche di urla ed esplosioni di reiatsu
Se credi che le persone non ti rispettino quanto dovrebbero
Allora c'è solo una squadra che può riportare la pace!!
Approfittando del breve periodo di pace, e delle vacanze termali a scopo terapeutico del Comandante Yamamoto, Hirako Shinji impegnerà il miglior team del Gotei 13 nella più importante inutile missione impossibile.
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ATTENZIONE!! Il primo capitolo della storia è stato cambiato.
Genere: Comico, Commedia, Demenziale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Nessuna, Het | Personaggi: Byakuya Kuchiki, Un po' tutti, Zaraki Kenpachi
Note: Nonsense | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Prima di cominciare, vorrei scusarmi immensamente con tutti voi per il terrificante ritardo…ma sapete, gli esami, i comics, il blocco dello scrittore, il computer da piallare, insomma, la strada è irta di ostacoli. Questo capitolo è stato difficile da scrivere, tuttavia spero vi piaccia!!!
 

INCUBI, RICATTI E LAMPADINE

by mrs black

 


- Perfetto! Ecco le divise!- disse Muguruma.
Tra gli sguardi esterrefatti, disgustati e divertiti dei presenti, le divise fecero il loro ingresso, trasportate da Hisagi, che ovviamente non aveva potuto dire di no al suo Capitano.
Byakuya desiderò ardentemente di star sognando. Anzi, desiderò trovarsi all’interno del più spaventoso degli incubi: aveva tollerato di tutto nella vita, ma questo era decisamente troppo!
Dal canto suo Zaraki non si scompose, anzi, afferrò una delle divise e l’aprì per esaminarla meglio: si trattava di un normalissimo shihakusho, niente fronzoli strani o grembiulini con imbarazzantissimo cappellino o cuffietta abbinati: Era semplicemente blu a pois bianchi. –Per distinguerlo dalle divise normali- precisò Muguruma, facendo l’occhiolino.
Byakuya assunse una sfumatura bluastra, mentre Zaraki fece spallucce e poggiò la divisa sulla testa di Shuuhei, a mo’ di appendiabiti, poi mise mano all’obi dell’hakama e tutti si congelarono sul posto, pietrificati da ciò che stava per succedere. A quel punto, Byakuya capì che l’incubo era reale e cercò, inutilmente , di chiudere gli occhi, ma il suo corpo non rispondeva più a nessuno stimolo.
Pochi istanti dopo, gli hakama di Zaraki erano scivolati a terra e l’uomo si accingeva a togliere il kosode nero per sostituirlo con quello blu.
-Quel k-k-kosode è troppo c-corto.- balbettò Hitsugaya.
-Ma se non l’ho ancora indossato.- osservò perplesso il Capitano Undici.
-Non quello blu, quello che hai addosso.- continuò Toshiro, basito.
-Ah. - comprese Zaraki –No, non è il kosode ad essere corto è quello che c’è sotto che…-
-KENPACHI ZARAKI! Ti proibisco di continuare la frase!- proruppe Unohana, con una vena che le pulsava sulla tempia destra.
Nella sala riunioni cadde il silenzio. Lesto come una faina, Kenpachi indossò la nuova divisa senza fiatare.
Byakuya non si mosse, nella speranza di diventare parte dell’arredamento nel più breve tempo possibile; ma anche questo tentativo fallì miseramente, perché Hirako, Muguruma e Otoribashi gli saltarono addosso, cercando di infilargli la divisa a forza; a quel punto, con la scusa di aiutare Byakuya, Soi Fon saltò addosso ad Hirako cercando di strangolarlo.
Nell’angolino in fondo alla sala, Hinamori strillò e si nascose dietro ad Hisagi: una rissa tra Capitani poteva finire molto male e Momo aveva la tendenza a finirci sempre in mezzo, era risaputo.
Ci vollero gli sforzi congiunti di Komamura, Ukitake ed Hitsugaya per separarli.

Quando finalmente ci riuscirono, Muguruma aveva un labbro sanguinante, Kuchiki lo shihakusho mezzo sfilato e Hirako aveva segni rossi intorno al collo, gli occhi fuori dalle orbite e la bava alla bocca per il tentato strangolamento.
-Mi pare evidente che Kuchiki non gradisca la divisa.- osservò Unohana, squadrando il quartetto  con un sopracciglio alzato –Credo che dovrete continuare questa pagliacciata con le solite divise. – disse e uscì dalla sala, lasciandosi dietro la tipica scia di terrore.

Quella notte, Byakuya Kuchiki non dormì, non poteva fare a meno di pensare  alla malasorte  che ultimamente lo aveva preso di mira.
Si chiese se Kurosaki ne fosse la causa.
 
Quella notte, Shinji Hirako non dormì, stava escogitando un piano per attaccare una toppa promozionale all’haori del Nobile, un piano che richiedeva un’astuzia degna di Aizen e una furtività degna di Yachiru.

Quella notte Ichigo Kurosaki ebbe dei terrificanti incubi.

Il giorno dopo Byakuya si alzò con gli occhi gonfi e adornati da enormi borse blu, si sentiva stanco e demotivato e, per la prima volta in vita sua, non aveva nessuna voglia di andare in brigata a svolgere i suoi doveri.

 Mezz’ora dopo, Rukia e Renji erano al suo capezzale, tremanti e sconsolati.
-Non morite Taichou, ci sono ancora tante cose per cui vale la pena vivere.-
-Non sto morendo Renji, anzi gradirei sapere cosa ci fate voi due qui.-
-Nii-sama! Il maggiordomo mi ha fatta chiamare perché temeva per la tua salute, come ti senti?-
-Rukia, non devi preoccuparti, oggi non sto molto bene, tutto qui.-
-Ma Taichou, non è da voi rimanere a casa per malattia, anzi, non è da voi ammalarvi.- puntualizzò Abarai, squadrando il suo Capitano come se lo vedesse per la prima volta.
Byakuya recuperò le forze all’istante: lui, l’erede della grande famiglia Kuchiki, non poteva certo lasciarsi abbattere da tali futili idiozie; rimesso in sesto l’orgoglio, il bel nobile si vestì e si diresse nel suo ufficio con passo sicuro e cipiglio severo: se Hirako credeva di potersi imporre sul capofamiglia di una così grande casata, si sbagliava di grosso!
Ad attendere Byakuya sulla scrivania c’era un innocuo pacchetto, che giaceva soddisfatto accanto ai documenti del giorno. Il Kuchiki si avvicinò perplesso, prese il suddetto pacchetto e lo aprì.

Shinji Hirako sedeva alla scrivania sorseggiando il the di Hinamori: ancora qualche minuto e avrebbe ottenuto il suo scopo.
Esattamente cinque minuti dopo Byakuya Kuchiki si presentò nell’ufficio di Hirako, accettando la missione da tata.
Non che avesse altra scelta, s’intende.
 
Alcuni giorni dopo, nel mondo terreno, Ichigo Kurosaki si trovava all’Emporio Urahara a chiacchierare con il noto spacciatore caramellaio.
-Urahara-san, avrei bisogno della sua collaborazione il martedì e il giovedì,  per un’ora circa.-
-Come mai, Kurosaki-san? Se posso chiedere.-
-Beh ecco, da quando Kenpachi e Byakuya hanno cercato di insegnarmi a rimorchiare, non mi sento molto bene e ho bisogno di parlare con qualcuno…-  sussurrò timidamente il fragolo traumatizzato.
-Ah, capisco…non si preoccupi, posso gestire la situazione tranquillamente!- esclamò Kisuke sorridendo e chiudendo il ventaglio con uno schiocco!
Ichigo non fece in tempo a ringraziarlo che una voce tonante proruppe alle sue spalle:
-Puoi gestire la situazione e non riesci a gestire due mocciosi, Urahara?-
Kuorsaki si voltò e ciò che vide gli attorcigliò stomaco, intestino, milza e fegato in un’unica palla eterogenea: immobili, nell’abbagliante luce del Senkaimon, si ergevano Byakuya Kuchiki e Kenpachi Zaraki, nel più imbarazzante outfit che la storia del trash ricordi: l’ormai famoso Shihakusho blu a pois bianchi, perché un vero uomo dell’Undicesima si riconosce dall’ardore e non dal vestito (la frase pubblicitaria è a cura di Yumichka Ayasegawa, che vorrebbe precisare che il vestito rimane decisamente orrendo, per i suoi gusti).
Per grazia divina, Byakuya indossava la solita divisa, decorata con una toppa rotonda, fatta fare da Hirako per l’occasione. Tuttavia, la visione di Kenpachi in quell’ambiguo completino bastò a gettare Ichigo in un abisso di disperazione.
-Dottore! La prego! È urgente, dovrebbe visitarmi subito!- strillò il Sostituto Shinigami telefonando al suo psichiatra –Devo parlarle adesso!- e così dicendo, Kurosaki lasciò l’Emporio, per mai più tornare… forse.

Vagamente perplessi dall’uscita di scena del fragolo, i nostri eroi si sedettero davanti ad Urahara, sorridendo confortanti, come due vere Tate professioniste. O meglio, Kenpachi aveva tutti i denti scoperti, in quello che credeva essere un sorriso amichevole, mentre Byakuya sembrava aver appena preso un’overdose di botulino, da quanto era rigida la sua espressione.
Kisuke deglutì a fatica e si chiese cosa mai avesse fatto di male ad Hirako per ricevere quei due come sostegno, inoltre, non riusciva a capire come mai lo stessero guardando in quel modo inquietante.
-Bene…- esordì lo scienziato, cercando di distendere l’atmosfera  -gradite un thè?-
-Il thè può aspettare, pivello, qui la situazione è proprio critica!-
-Che intende dire, Capitano Zaraki?-
-Io e il mio socio abbiamo esaminato centinaia di filmati fornitici dalla dodicesima brigata, analizzando scrupolosamente la tua vita e…-
-Che cosa?- proruppe il biondino, balzando in piedi.
-Ho detto che abbiamo esaminato i filmati e…-
-Ma questi filmati sono stati girati quando? E perchè non ne so nulla? E cosa conterrebbero?-
-Per farla breve…- s’intromise Byakuya  -Kurotsuchi filma costantemente la tua vita quotidiana, come di mezza Soul Society, così ci siamo permessi di dare un’occhiata ai video, per farci un’idea del tuo problema.-
-Ed ecco cosa abbiamo trovato: Kuchiki, a te l’onore.- disse Zaraki con aria da gran signore.
-Momento!- l’interruppe Kisuke –Kurotsuchi mi spia? Anche in bagno? E in camera da letto?-
-Per quel c’è da vedere nella tua camera da letto. il momento più emozionante degli ultimi dieci anni dev’essere stato quando Hachigen Ushoda è entrato per chiuderti dentro ad una barriera di Kido.-
-Capitano Kuchiki, lei ferisce i miei sentimenti!-
-Umpf-
-Lascia stare collega, non siamo qui per fargli uno dei nostri consolidati corsi di rimorchio.-
L’ennesimo brivido percorse la schiena di Byakuya: “consolidati corsi”? Nel senso che ce ne sarebbero stati altri? Decise di non sollevare la questione.
-Urahara Kisuke, nei prossimi giorni rivoluzioneremo completamente la tua patetica esistenza, portandola ad un livello accettabile! Nei limiti del possibile, ovviamente, nemmeno noi facciamo miracoli.-
Kisuke aprì bocca per ribattere, indignato, ma Zaraki non gliene diede il tempo: con una poderosa pacca sulla spalla, lo costrinse a sedersi di nuovo.
-Dunque, - esordì il nobile –il motivo principale per cui nessuno ti porta rispetto è il tuo aspetto trasandato e trascurato, senza contare la tua scarsa cura dell’igiene, quanti giorni sono che non ti fai la barba?-
-Beh, circa un paio, presumo, ma…-
-Era una domanda retorica, ti pregherei di tacere e ascoltare, se non ti dispiace.-
-Un po’ mi dispia…-  -ERA UNA FORMA DI CORTESIA! TACI!-
-Ti vedo agguerrito collega, così mi piaci!-
-Tornando all’elenco, oltre alla scarsa cura del tuo aspetto, hai un carattere decisamente tollerante e non sei per niente bravo a farti rispettare, anzi, non lo sei mai stato, neanche quand’eri  un Capitano; ricordo che il mio nobile nonno Ginrei sottolineava spesso la mancanza di disciplina dei tuoi sottoposti, ma d’altronde arrivavi dalla divisione della gattaccia, non ci si poteva aspettare granchè.- Byakuya fece una pausa, roteò gli occhi e riprese –I ragazzini potranno essere molto affezionati a te, ma questo deriva dalla loro natura, se non sbaglio sono un po’ “speciali”, no? Tuttavia, la tua totale mancanza di polso e rispettabilità ha fatto sì che iniziassero dapprima a provare pietà per te, poi, con il tempo, hanno iniziato a considerarti un povero demente e adesso che sono entrati nell’adolescenza hanno perso ogni traccia di rispetto e questo è principalmente causato dal fatto che tu li hai completamente delusi, come uomo e come padre.-
-Ben detto collega, io stesso non avrei saputo dirlo meglio.-
-Su questo non ho mai avuto dubbi, Zaraki.-
-Bah, come vuoi. Urahara! Ma come fai a non capire che un vero uomo dev’essere fonte di ispirazione per la propria prole? Credi forse che io mi porti Yachiru in giro per divertimento? Beh, sì, una parte è divertimento, ma l’altra è educazione, la bambina vede il lavoro di Shinigami ed impara ad apprezzarlo.-
-Ma per favore, se tutto ciò che ti interessa è il massacro!- lo rimbrottò Kuchiki.
-La mia filosofia educazionale prevede che un genitore condivida anche degli hobbit degli hobby dei passatempi con i figli, non ci trovo nulla di male e guarda come viene su bene Yachiru, le ho affidato persino la brigata! Non trovi incredibile che una  bambina così piccola riesca a gestire un esercito di uomini combattivi ed energici?-
-Ti prego, non voglio parlare della questione burocratica e disciplinaria della tua brigata, ci sono già fascicoli e fascicoli di lamentele…-
-Ehm, scusate? Io sarei curioso di sapere cos’avreste in mente...- disse timidamente Kisuke, ancora scioccato per le tragiche rivelazioni sulla sua igiene personale.
-Beh, ovviamente faremo un programma su misura, per farti ritrovare la mascolinità perduta!-
-Ah.-
-Su, un po’ di entusiasmo e adesso beviamoci del sakè!-
-Zaraki, cerca di essere professionale, dovremmo parlare con i bambini adesso.-
-Non vedo il problema, Yachiru non si lamenta se bevo il sakè mentre parlo con lei o ascolto le spiegazioni dei suoi disegni.-
-La bambina ti mostra i suoi disegni?-
-Certo, perché non dovrebbe? Sono degli adorabili riassunti dei miei massacri, la trovo una cosa molto tenera!-
Kisuke e Byakuya si guardarono allibiti.
-Prendo il sakè.-
-Ottima idea.-

Alcuni  tokkuri di sakè dopo, Byakuya annunciò di voler fare un giro per la “patetica capanna” di Urahara, così il nostro eroe lo accompagnò un po’ in giro, mentre Zaraki scambiava due parole con Tessai sulla gestione del tempo libero dei fanciulli.

Terminato il giro, i due soci avevano chiaramente compreso il problema di Urahara.
-I tuoi bambini lavorano troppo e giocano poco! Questo è il problema!- sentenziò Zaraki.
-Vivi in una minuscola catapecchia. Non è certo un luogo sano per crescere dei bambini. Come fate a vivere in quattro in questo piccolo posto?- fu l’opinione di Byakuya.
Le due “tate” si guardarono, si alzarono lentamente in piedi senza distogliere lo sguardo e,cautamente, fecero alcuni passi in avanti.
-Il problema è la casa, Zaraki!-
-Il problema è il lavoro, Kuchiki!-
-Non sono d’accordo. Il problema è chiaramente la casa. Dare una mano in negozio non è un lavoro pesante, specie per i figli di una famiglia povera.-
-Ehi!- dissero Kisuke e Tessai, giustamente indignati.
-Ho detto che il problema è il lavoro, Kuchiki. Vuoi forse batterti?-
-Se servirà a convincerti che ho ragione io.-
-Benissimo! Sfodera la spada, principessa!-
Byakuya non se lo fece ripetere due volte, in pochi secondi Senbonzakura era pronta ad attaccare, Kenpachi sfoderò a sua volta.
Urahara e Tessai dovettero ricorrere al kido per fermarli.

Riportata la calma, i nostri eroi decisero che avrebbero trovato dei punti di incontro tra le loro opinioni, promettendo che avrebbero sospeso le ostilità fino alla fine del programma di aiuto.
Finalmente era giunta l’ora di mettersi all’opera, così Jinta e Ururu vennero finalmente presentati alle loro nuove tate.
-Signor Tessai, posso parlarle in privato?-
-Certo Jinta.-
-Il boss si è bevuto il cervello? Chi diavolo sono quei due?-
-Sono due Capitani del Gotei, vedi di essere rispettoso, capito Jinta?-
Il rosso fece per ribellarsi, quando una voce cristallina echeggiò nel negozio.
-C’è nessuno? Vorrei acquistare delle caramelle…- Yuzu Kurosaki fece qualche timido passo all’interno. Sotto gli sguardi attoniti di Kenpachi e Byakuya, Jinta accorse a servire la ragazza, mentre Kisuke, Ururu e Tessai spiavano, nascosti dietro la porta scorrevole. 
Terminato questo siparietto, i due professionisti avevano formulato una nuova teoria: a casa Urahara mancava la privacy!
-Come possono questi ragazzi germogliare se vengono spiati costantemente? Insomma! Hanno il diritto di sbocciare come germogli primaverili, come bocciuoli di rosa nei caldi raggi del sole, come teneri ciliegi nei lunghi viali, come…-
-Zaraki, ti prego, smettila. Sei inquietante.-
-Kuchiki, fidati di me, so quel che faccio. Sai, mi torna in mente quando, una trentina d’anni fa, Ikkaku decise di corteggiare una giovane cameriera. – iniziò il nostro psicopatico preferito con aria nostalgica –Yumichika era troppo curioso, così lui e Yachiru decisero di spiarli, Madarame si sentiva in soggezione e non riusciva a concludere,  così dissi a quei due di lasciarlo stare e Ikkaku rimediò un appuntamento.-
-E concluse?- s’informò Kisuke
-In che senso?-
-La cameriera accettò di “fidanzarsi” con lui?-
-Beh, francamente non lo so… poco dopo venimmo a sapere che la cameriera in realtà era un uomo, per Ikkaku fu una bella botta.-
-Ah… poveretto…- fu il commento solidale del cappellaio matto.
-Comunque sia, stiamo andando fuori tema, non possiamo distrarci signori.- il Capitano Undici scattò in piedi –Urahara, facci vedere un esempio pratico di come i ragazzi ti bistrattano, anche se i video di Mayuri sono strapieni di episodi della tua inutilità estrema, vederlo dal vivo è tutta un’altra cosa…-
-Come prego?-
-Beh sì, è come dice anche Retsu: un conto è vederlo in un filmato e un conto dal vivo, anche se il contesto era un tantino int...-
-Grazie, Capitano Zaraki.- lo censurò Byakuya.
-Beh… un esempio pratico? Dunque, non so, potrei chiedere a Jinta di riordinare il negozio…-
-No! I bambini non devono togliere tempo al gioco!-
-Ma…-
-Niente ma! Il negozio te lo riordini da solo!-
-Adesso a bistrattarmi sono quattro…-
-Capo! Comincio a preparare la cena?-
-Sì certo, signor Tessai, ma prima sostituisca la lampadina in corridoio per favore. Capitano Kuchiki, Capitano Zaraki voi venite con me, vi mostro le vostre stanze.-

Mezz’ora dopo la cena era pronta e tutti erano riuniti attorno al tavolo, aspettando Kisuke.
Il biondo Shinigami finì di lavarsi le mani, uscì dal bagno e premette l’interruttore della luce del corridoio, istintivamente iniziò a camminare, convinto che la luce si sarebbe accesa, ma così non fu. Dopo tre passi, Urahara si rese conto che la lampadina era ancora fulminata e che non vedeva niente, tentò di proseguire al buio ma inciampò nella mazza da baseball di Jinta e battè la faccia sul muro, rompendosi il naso.
-Signor Urahara è successo qualcosa?-
-Niente di grave, mi sanguina un po’ il naso, ma sto bene.- rispose lui, entrando in sala da pranzo con una mano sulla parte lesa.
-Ho il rimedio giusto per questo tipo di problema.-
-Signor Tessai, non c’è bisogno, piuttosto, sostituisca la lampadina.-
-Ma l’ho sostituita…-
-Kisuke-san, è colpa mia, devo aver confuso di nuovo le scatole della merce…-si scusò Ururu, arrossendo.
-Che cretina che sei.- disse Jinta.
-Non si preoccupi capo, poche gocce di questa medicina e tutto passerà…-
-AAAAARGH!!!-
-Oh cielo, ho confuso la boccetta con il Tabasco… questo vuol dire che nella cena…-
Tessai non fece in tempo a finire la frase, che venne travolto da un Zaraki in fuga verso il bagno, ovviamente il corridoio era buio, così anche il nostro Kenpachi di quartiere finì sulla mazza da baseball, mandandola a fracassare la porta della stanza di Kisuke.
-Ne abbiamo di strada da fare…- sospirò Byakuya.

 


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Ed anche questo capitolo è terminato! Se vi va, lasciateci un commentino, siamo curiose di sapere cosa ne pensate!!
Ringraziamo la nostra beta, per aver riveduto anche questa bozza e averci aiutate a combattere gmail, la cui collaborazione è stata assai pessima -.-
Vi ricordate la cameriera uomo? Sentivamo la sua mancanza e abbiamo deciso di inserirla, avete capito in quale episodio compare?
Come al solito la storia è piena di citazioni e riferimenti velati e/o nascosti, riuscite ad individuarli? Fateci sapere in una recensione.
Ricordatevi che recensire è un atto d’amore nei confronti degli autori :)
Bye,  byee!

  
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