Anime & Manga > Fairy Tail
Segui la storia  |       
Autore: A r a s h i    26/04/2013    8 recensioni
Salve a tutti!
Sono tornata - ma che gioia! - con un'altra storia, stavolta una long.
Non ha un tempo esatto, posso dire che è localizzata dopo il salto temporale dei sette anni, perciò per chi non segue le scan potrebbe essere SPOILER.
Ma veniamo alla trama.
I nostri maghi, in un'estate caldissima, decidono di andare in vacanza e ne succederanno delle belle, tra impicci amorosi, situazioni imbarazzanti e giornate in spiaggia, tutte cose da veri UOMINI! (?)
Rating giallo per le 'situazioni imbarazzanti'.
Grazie per l'attenzione e spero di non deludervi.
Genere: Comico, Demenziale, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Lime, Nonsense, OOC | Avvertimenti: Spoiler!
Capitoli:
 <<  
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

Levy si svegliò quella mattina senza sentire il peso di quel dannato dragon slayer su di sé, che la schiacciava sul materasso; tuttavia, si sentiva circondata e stava anche morendo di caldo, così aprì gli occhi e si ritrovò faccia a faccia col petto di Gajeel.
Trattenne un singulto e provò ad allontanarsi, ma si accorse che un braccio del ragazzo la circondava e la teneva stretta a lui, impedendole la fuga. Arrossì immediatamente per la posizione in cui si era ritrovata involontariamente.
«Gajeel, svegliati!», provò a chiamarlo, scuotendolo leggermente.
Nulla, mugugnò qualcosa e la strinse di più.
«Stupido di un dragon slayer», sbuffò lei, gonfiando le guance. Provò a calciarlo, ma non ottenne nulla, restava a dormire ignaro di tutto.
Neanche rotolare via aveva sortito effetto, perciò si arrese, sbuffando.
Sentì un risolino e si voltò in direzione di Lucy. «Lu-chan, aiutami!», la implorò, ricominciando a dimenarsi.
«Non credo proprio, non voglio essere uccisa da lui», la bionda scosse la testa, ghignando. L’imbarazzante situazione in cui si era ritrovata la migliore amica la divertiva, perciò aveva deciso di lasciarla lì, usando come scusa il malumore mattutino del dragon slayer.
Levy la fulminò con lo sguardo poi, per quanto le concedeva la sua posizione, si guardò intorno. «Dov’è Natsu?».
«Uh? Natsu?».
«Sì, ieri sera ero ancora sveglia a leggere quando è entrato qui e si è intrufolato nel tuo letto, visto che state insieme ho deciso di lasciarlo fare».
L’ultima affermazione provocò l’immediato rossore della bionda. «I-i-i-i-insieme?!».
«Be’, non state insieme?», l’azzurra alzò un sopracciglio. «Vi siete confessati i vostri sentimenti e vi siete anche baciati, più volte, se non è stare insieme questo».
«Ma non abbiamo ancora chiarito questa cosa!», ribattè l’altra, ormai più rossa del rosso (?)
«Chiarito cosa?», un ignaro Natsu spuntò dal bagno, sbadigliando tranquillo.
Ma allora era davvero lì!, pensò sconvolta la maga stellare.
«COSA DIAMINE CI FAI QUI?!», gridò, facendo sobbalzare Natsu e Levy e svegliando di soprassalto Gajeel che cadde dal letto.
«SONO LIBERA!», esultò la scripter, alzandosi in piedi sul letto e saltando per la gioia.
«Ero venuto a trovarti e siccome dormivi ho pensato di restare», si giustificò il rosato, facendo spallucce, come se fosse normale introdursi nei letti delle persone dormienti.
«E non potevi andartene e aspettare la mattina?!».
«Ma mi mancavi», protestò Natsu, facendo gli occhioni dolci e portando Lucy a raggiungere temperature esorbitanti, tanto che ci mise qualche istante a riprendere il controllo. Il loro momento romantico – se si può dire così – venne rovinato da Gajeel, che alzatosi, li sollevò entrambi per i vestiti e li lanciò fuori dalla stanza.
«Io ho sonno, andate a urlare da un’altra parte!», esclamò, prima di sbattere la porta.
«AH, GAJEEL, BRUTTO ENERGUMENO, LASCIAMI!», si sentì gridare nella stanza.
«Zitto, gamberetto, non riesco a dormire».
«Non intrappolarmi di nuovo!».
I due cacciati dalla camera si guardarono confusi e anche un po’ scioccati, soprattutto dagli urli della maga e dalla risata malefica del dragon slayer.
Decisero di non indagare oltre e andare a fare colazione.
In una stanza attigua, Juvia si alzò, sbadigliando e stropicciandosi gli occhi. Si guardò intorno e aggrottò le sopracciglia: ma non era alla festa? Allora perché si trovava nella sua stanza in albergo?
Ancor più confusa, ripensò agli eventi della serata, e l’ultima cosa che si ricordava era che Gray l’aveva baciata.
GRAY L’AVEVA BACIATA!
Immediatamente la ragazza si fece color pomodoro maturo, emettendo fumo da tutte le parti, e toccandosi il viso con dei piccoli schiaffetti per accertarsi di non stare sognando e che quello della sera prima non era un sogno.
Il ricordo, però, era troppo nitido per far pensare ad un sogno.
Era stato proprio Gray a baciarla – dopo che lei gli aveva dato un piccolo incoraggiamento – ed era una delle cose che non credeva possibili; per quanto innamorata, non era mica stupida, nella sua mente contorta, l’unico modo per far cedere Gray era legarlo ad una sedia (?)
Quel Gray che adesso dormiva beatamente sul letto, mezzo nudo e intento a russare rumorosamente, coi capelli scarmigliati e delle visibili occhiaie, segno che era rimasto alzato fino a tardi. Ma agli occhi di Juvia, lui era sempre il suo principe azzurro.
Quest’ultimo, poco dopo, si svegliò e si ritrovò davanti l’azzurra rossa e fumante e si tirò di scatto in piedi, pensando fosse malata o che comunque avesse qualcosa che non andava. «Ohi, Juvia, tutto bene?», domandò, toccandole la fronte bollente.
«Gray-sama!», esclamò lei, saltandogli letteralmente addosso e gettandolo sul letto, stringendolo talmente forte da fargli mancare il fiato.
«J-j-juvia…», esalò, privo di ossigeno.
«Scusa, Gray-sama!», l’azzurra lo lasciò subito, permettendogli di respirare.
«Ma che cavolo ti è preso?», tossì, lieto di avere nuovamente aria nei polmoni.
«È che… Juvia era felice…», mormorò lei, arrossendo e guardando da un’altra parte. A Gray non ci volle molto per capire cosa intendesse la compagna e arrossire appena lui stesso.
«Uh, già…», si grattò una guancia. «Non abbiamo potuto parlarne perché sei svenuta».
Le labbra di Juvia formarono una perfetta ‘o’ per lo sconvolgimento: non ricordava affatto di essere svenuta, ma almeno ora riusciva a spiegarsi un po’ di cose.
«Ho dovuto riportarti io in braccio in albergo».
Quando il moro pronunciò questa frase, la maga dell’acqua si maledì mentalmente per essere svenuta e non poter ricordare di essere stata tra le braccia del suo principe.
«Quindi, Gray-sama vuole parlarne…?», chiese timidamente lei, concedendosi di guardarlo negli occhi e trovandolo decisamente arrossito, cosa che non si aspettava proprio.
«Uh-uh», fece lui.
Lucy e Natsu stavano facendo colazione insieme – il dragon slayer aveva un occhio nero per essersi intrufolato di nuovo nel letto della bionda.
D’un tratto il rosato guardò la compagna. «Sai, dovrei ringraziare Juvia per… sai, per noi».
Cercando di non arrossire, Lucy si concentrò su una parte della frase che l’aveva incuriosita. «Juvia?».
«Sì, il primo giorno mi ha detto che se avessi dormito insieme a lei ti avrei fatta ingelosire».
La ragazza aggrottò le sopracciglia. «È la stessa cosa che mi ha detto Gajeel, per non farmi dormire con lui».
I due si guardarono confusi, fino a che la verità non si fece largo nelle loro menti.
L’uno gridando «JUVIA!» e l’altra «GAJEEL!», mollarono la colazione e andarono alla ricerca dei due compagni.
Cana guardò Bixlow, posando la propria birra. «Non è giusto», sentenziò.
L’altro la guardò interessato. «Cosa?».
«Che tutti facciano i piccioncini», disse, lanciando un’occhiata a Erza e ad uno strano tipo con una parrucca bionda e gli occhiali da sole. «Dovremmo divertirci un po’ anche noi».
Bixlow sorrise sadicamente e tirò fuori un foglio. «In tal caso, io avrei qualche idea».
«Idea, idea», gli fecero eco i suoi piccoli.
La cartomante ghignò e i due si misero a confabulare, emanando una inquietante aura oscura che spaventò gli altri clienti dell’albergo.
«COSA DEVO FARE, LAXUS?!?!?!», Fried era in piena crisi isterica, non faceva altro che andare avanti e indietro per la stanza del suo ‘capo’, sbraitando e gridando, nervoso come non mai. Quando si era reso conto di non avere la più pallida idea di come ci si comportasse ad un appuntamento, era corso dalla persona che ammirava di più al mondo e che avrebbe di certo potuto aiutarlo.
La persona che ammirava di più al mondo, alias Laxus Dreyar, si limitava a guardarlo, sfogliando distrattamente una rivista di Cana.
«Non sono mai stato ad un appuntamento, come ci si veste? Devo portarle dei fiori? Una carrozza? DEGLI UNICORNI?».
«Dubito che troveresti degli unicorni», disse una voce femminile, proveniente dalla porta. I due si voltarono e c’era Lisanna, comodamente appoggiata allo stipite, con un’espressione divertita.
Laxus nascose la rivista – il cui contenuto non era esattamente casto – e le chiese «Che ci fai qui?».
«Ti cercavo e Cana mi ha detto che eri qui, quando ho aperto la porta ho sentito Fried urlare come un pazzo».
Il verde si grattò la nuca imbarazzato. Poi, improvvisamente, gli si accese la lampadina.
«TU!», gridò, indicandola. «SEI LA SORELLA DI MIRAJANE!».
«Ah, be’, che intuito», lo prese in giro il biondo, ridacchiando.
«Puoi aiutarmi!».
L’albina rise, troppo esilarata dalla situazione: il serissimo e compostissimo Fried stava impazzendo a causa di un appuntamento, era certa che non gli sarebbe mai più capitata una scena simile davanti agli occhi.
«Sì, certo che posso, ma non c’è molto da dire», disse lei, prendendo un po’ più seriamente la crisi del compagno. «I fiori sono una buona idea, ma la carrozza e gli unicorni sono un po’ eccessivi… ehm, Fried?».
«Sì?».
«Che stai facendo?».
«Prendo appunti», affermò lui, seduto a terra con un quadernino davanti.
La situazione si faceva sempre più assurda.
Cercò di ignorare lo ‘scolaretto’ e continuò «Innanzitutto, dove vuoi portarla a cena?».
«Ecco… avevo pensato a quel ristorante sulla spiaggia…».
«Quello con la vista mozzafiato?», domandò lei, gli occhi che brillavano.
Fried annuì e lei battè le mani contenta. «Siamo già sulla buona strada! Laxus, vai a prenotare al ristorante per due per le otto!», dichiarò lei, spingendo il biondo fuori dalla stanza, ignorandone palesemente le proteste.
«Miraaaaa!», Cana irruppe nella stanza, spaventandosi.
L’albina era sommersa di vestiti, così come il pavimento e i mobili della stanza.
«Ma che…?».
«Oh, scusa, è che ho un appuntamento stasera», spiegò lei, lanciando via l’ennesimo abito. «Hai bisogno di qualcosa?».
«Sì, devi farmi un favore», ghignò la castana.
«Solo se mi prometti che non verrai a spiarmi stasera, idem per Bixlow».
Lo si sentì imprecare poco lontano.
«Ci sto».
«Spiegami perché ho acconsentito ad uscire con te!», esclamò Elfman, sommerso di buste e pacchetti.
«Perché sei un vero uomo!», ridacchiò Evergreen, sventagliandosi allegramente per le strade di Vaneron, intenta in un’intensa sessione di shopping.
«Tutto questo solo per spiare nee-chan», piagnucolò il trasformista, sotto il peso dei vestiti nuovi della ‘fata’.
Non appena venuto a conoscenza dell’appuntamento di Mirajane con Fried, da bravo uomo che era, doveva accertarsi che la sua sorellona venisse trattata da vero uomo! Per questo aveva chiesto a Evergreen di accompagnarlo a spiarli, quella sera. Lei aveva accettato con l’unica piccola condizione che lui l’accompagnasse a fare shopping.
Ovviamente era stata lei a trarne tutti i vantaggi: vestiti nuovi e una cena in un ristorante di lusso. Oltre che l’immancabile soddisfazione di vedere Fried imbarazzato e impacciato!
«Guarda che carina quella borsa!», gli occhi di Ever brillarono di gioia. «Forza, Elfman, andiamo!».
«Questa cosa non è da uomini…», sospirò lui e suo malgrado la seguì.
Una volta usciti dal negozio, con tre buste in più – l’albino si chiese da dove avesse preso tutti quei soldi la compagna – la ragazza stabilì che era ora di tornare in albergo. L’altro, sollevato, cominciò subito a camminare in direzione della loro meta, quando una voce alle loro spalle li costrinse a fermarsi.
«Ever, sei davvero tu?».
Lei si voltò e arrossì dalla testa ai piedi. «Erik…?».
Elfman aggrottò le sopracciglia: e ora chi cavolo era Erik?! Non era un uomo! Voltandosi anche lui, vide un ragazzo alto e con curati capelli castano scuro e gli occhi azzurri, vestito di tutto punto.
«Ever, non ti vedo da una vita, da quando mi hai lasciato», disse lui, con il volto sofferente.
Lei, intimidita e imbarazzata, guardò altrove. «Ehm, g-già…», ridacchiò nervosa. «Certo che non sei cambiato affatto in sette anni».
«Sono talmente bello che la mia bellezza fa sfigurare lo stesso scorrere del tempo!», affermò lui, prendendole le mani, e facendo infuriare Elfman. «E posso dire lo stesso per te».
Evergreen arrossì e lo ringraziò lusingata, mentre l’albino lì accanto aveva solo voglia di strozzare il nuovo arrivato. Ma chi si credeva di essere? Piombare dal nulla e ricoprire di complimenti la sua donna.
Da quando in qua Ever era la sua donna?! E da quando in qua lui ne era geloso? Perché la sensazione che rodeva il suo petto da uomo non poteva essere nient’altro che gelosia.
Si ritenne fortunato di non aver espresso i propri pensieri ad alta voce o lei lo avrebbe di sicuro cancellato dalla faccia della terra a colpi di ventaglio.
D’un tratto lo sguardo di Erik si posò su Elfman. «E questo chi è?».
«Lui è…».
«Un nakama di Ever», dichiarò lui, quasi ringhiando.
«Ah sì?», il castano alzò un sopracciglio. «Non sembri affatto un uomo».
Evergreen impallidì, conoscendo bene cosa potesse scatenare una frase del genere. Lo vide tremare convulsamente, facendo cadere tutte le sue buste, e poi ringhiò «CHE COSA?! IO NON SAREI UN UOMO?! IO SONO IL PIU’ UOMO DI TUTTI!».
«Elfman, fermo!», la ragazza gli afferrò il braccio, strattonandolo.
«Stai lontano da Ever brutto cretino dai capelli laccati!», esclamò poi, rosso di rabbia. «Lei non è mica il tipo di un cretino come te! Lei ha bisogno di un VERO UOMO!»
La diretta interessata arrossì a quella che aveva tutta l’aria di essere una sottospecie di dichiarazione.
«Tranquillo, amico, non succederà», disse Erik, sudando freddo, e dileguandosi.
«È così che fa un uomo!», affermò fiero il ‘vittorioso’ Elfman, riprendendo le buste.
Ever, incapace di dire nulla, lo colpì col ventaglio sulla schiena e poi lo seguì, usando l’arma per coprirsi il volto rosso.
«Ha quasi rischiato di scoprirmi!», esclamò ‘Erik’, per poi illuminarsi e rivelare sotto mentite spoglie nientemeno che Mirajane.
«Ma che dici, sei stata perfetta!», rise Cana, che si trascinava dietro un barile di vino.
«Sei un vero uomo!», confermò Bixlow.
«Uomo, uomo!», gli fecero eco le bambole.
«Sì, certo. Ora vado a prepararmi, non voglio fare tardi per l’appuntamento».
Cana e Bixlow si guardarono ghignando. «Andiamo a spiarli, vero?».
«Ovviamente».
I due si batterono il cinque e si dileguarono.







 

Angolo di A r a s h i
Non pensavo di aggiornare così presto, ma la mia vena creativa a quanto pare è ancora con me!
Non ho molto da dire, solo che nel prossimo capitolo finalmente avremo il fantomatico appuntamento che sta facendo impazzire Fried e scatenando la curiosità di gran parte della gilda. Inoltre, Gajeel e Juvia sono stati beccati, che cosa succederà?
Non lo so neanche io - e spero di saperlo presto.
Ringrazio tutti i lettori per l'attesa - gomen ç_ç - e chiunque recensirà quest'obbrobbrio <3
A presto,
A r a s h i

  
Leggi le 8 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<  
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Fairy Tail / Vai alla pagina dell'autore: A r a s h i