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Autore: katyjolinar    26/04/2013    1 recensioni
Crossover Doctor Who-Fringe.
Il Dottore, inseguendo ricordi di secoli prima, si ritrova nel 2036.
60 anni prima di quella data, quando era 800 anni più giovane, si era temporaneamente stabilito sulla Terra, in incognito, facendosi passare per uno scienziato militare della base di Jacksonville. Le persone con cui aveva vissuto in quel periodo avevano lasciato un segno indelebile nei suoi cuori: Marilyn, Olivia e Rachel. riuscirà a ritrovarle a 60 anni di distanza?
spoiler per chi non ha visto la 4x19 di Fringe
Genere: Avventura, Romantico, Science-fiction | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Doctor - 10, Jack Harkness, Rose Tyler, TARDIS
Note: AU, Cross-over, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Lincoln si diresse trafelato verso la stanza del TARDIS in cui stava sua moglie.

Era preoccupato sia per Olivia, che per il bambino; rischiava di perderli entrambi da un momento all'altro a causa della VPE. Nonostante le rassicurazioni della donna, aveva comunque paura.

Entrò nella stanza di corsa, fermandosi vicino al letto su cui era stesa la moglie.

"Tesoro... Olivia mi ha detto tutto. Come ti senti?" domandò, preoccupato.

Olivia sembrava tranquilla. Si carezzava la pancia, respirando profondamente; si voltò verso il compagno e gli sorrise.

"Sto bene, Tyrone... il bambino sta per nascere." sussurrò. Era visibilmente affaticata, ma non voleva che il marito si preoccupasse.

Lincoln le carezzò i capelli, posandole un bacio sulla fronte, quindi si sedette sul letto, facendola sistemare meglio per farla stare più comoda.

"Andrà tutto bene." la rassicurò "Olivia è andata a cercare Walter. Tra poco saranno qui, tieni duro."

La donna annuì, guardandolo in volto. Le tornarono alla mente le immagini di un ricordo lontano, mai realmente avvenuto, ma che era parte della sua vita.

"L'altra volta c'eri anche tu." sussurrò.

"Quando? Di che parli?" chiese l'uomo, confuso.

"Quando è nato Henry. C'eri anche tu."

"Olivia... non è possibile..."

"In realtà non eri tu, ma l'altro Lincoln... lui mi ha detto..." si bloccò, ripensando a quei terribili momenti nel quartiere cinese. Era presente anche il suo migliore amico, la teneva tra le braccia mentre lei dava alla luce il suo bambino; non la mollava, e la incitava a tenere duro. Lei si aggrappava a lui, alle sue parole, cercando di mantenere un po' di lucidità. Ad un certo punto, però, aveva perso i sensi, le parole di Lincoln parevano lontane, ma nella poca lucidità di quel momento le era sembrato di sentire tre parole.

Tornò a guardare il marito, l'altro Lincoln, così simile, eppure così diverso dal suo migliore amico, morto per mano di un terrorista.

Il suo migliore amico la amava, glielo aveva detto quel giorno, ma lei non ricambiava, era solo un amico, nient'altro.

"Lui mi amava... me lo ha detto quel giorno..." confessò "Ma io non..." non fece in tempo a completare la frase che una contrazione le mozzò il fiato.Lincoln la strinse rassicurante, era l'unica cosa che poteva fare, almeno finché non fosse arrivato Walter.

Olivia chiuse gli occhi, respirando lentamente e cercando di rilassarsi. La sua mente vagava, libera da ogni vincolo, riportando a galla ricordi passati.

Erano tutti momenti passati col suo Lincoln, dal momento in cui si erano incontrati al ponte quel giorno di 25 anni prima, quando lui aveva quell'adorabile aria da pesce fuor d'acqua, fino alla chiusura del ponte stesso, quando lui aveva deciso di restare con lei, e poi i momenti passati insieme dopo.

Uno, in particolare, era ancora nitido nella sua mente.

Era una bella giornata di marzo, e da qualche settimana non c'erano stati Eventi Fringe; era il loro giorno libero, così avevano deciso di uscire, approfittando del pomeriggio di sole, dopo tre giorni ininterrotti di pioggia.

Camminavano mano nella mano lungo Broadway, fermandosi a guardare vetrine e le locandine degli spettacoli dei vari teatri della via. Stavano insieme da un anno e convivevano da due, era una giornata come ne avevano passate tante.

Si fermarono in un bar, sedendosi su uno dei tavolini disposti all'aperto e ordinando due bibite fresche.

Mentre aspettavano le ordinazioni, Olivia ascoltava i racconti del compagno riguardanti la vita nell'altro universo. Le piaceva ascoltare i suoi racconti, e sapeva che per lui era un modo per non sentirne troppo la mancanza, quindi lo lasciava parlare, senza interromperlo.

Lincoln le teneva delicatamente la mano, guardandola negli occhi, quando una coppia con un bambino di circa un anno passò accanto a loro. Il piccolo camminava da solo, di fronte ai suoi genitori, traballò e cadde proprio accanto a Olivia; la donna fu pronta subito a prenderlo al volo e lo restituì alla madre, prima di tornare a sedersi al suo posto. Si accorse subito che lo sguardo dell'uomo era cambiato, come avesse avuto una rivelazione improvvisa.

"Tutto bene, Tyrone?" domandò, usando il suo secondo nome, come ormai era abituata a chiamarlo quando erano soli.

L'uomo scoppiò improvvisamente a ridere. Rideva di gusto, come non lo aveva mai sentito.

"Tyrone? Che succede? Che hai?" domandò la donna, stranita.

Lee fece un respiro profondo, cercando di riprendere il controllo delle proprie azioni.

"Quanto dura la luna di miele da questo lato, Liv?" domandò, incuriosito, scrutandola da dietro i suoi occhiali, con il sorriso sulle labbra. La Rossa lo fissò allibita, senza rispondere, quindi Lincoln si affrettò a specificare "È per curiosità... volevo sapere quanto tempo saremmo stati via per il viaggio di nozze."

Olivia arrossì, sorridendo e abbassando lo sguardo sulle loro mani intrecciate sopra il tavolo.

"Mi... mi stai chiedendo quello che penso?" domandò.

"Livvy, una volta una persona mi disse che la propria casa è dove si trova il cuore, ed è in giornate come queste, in cui passo il tempo libero con te, che mi rendo conto di quanto avesse avuto ragione. Per questo io ti chiedo, vuoi..."

Non riuscì a completare la frase: il bambino che poco prima Olivia aveva aiutato a rimettersi in piedi fece un urlò.

Senza pensarci due volte, entrambi si alzarono, pronti a reagire. Si voltarono nella direzione in cui avevano sentito il bambino e restarono stupiti dallo spettacolo che avevano davanti: un luminoso arcobaleno era comparso in direzione dell'Empire State Building, tra i dirigibili attraccati.

Olivia rimase a guardarlo per lunghi minuti: erano anni che non vedeva un arcobaleno nel suo mondo.

Lincoln sorrise, passandole dolcemente un braccio attorno ai fianchi e le posò un bacio sulla tempia.

"Sposami, Rossa" le sussurrò, dolcemente, all'orecchio. La donna restò in silenzio e si strinse al compagno, continuando a guardare l'arcobaleno.

Una contrazione la riportò alla realtà.

"Questa era più vicina..."sussurrò, appena il suo respiro tornò ad essere regolare. Lincoln la strinse, preoccupato, senza dire nulla.

In quel momento l'altra Olivia rientrò, accompagnata da suo nipote Eddie e da Astrid, che reggevano Walter, il quale sembrava tutto fuori che lucido.

"Okay, lo abbiamo trovato." disse la bionda, avvicinandosi al letto "c'è solo un problema: ha assunto qualche stupefacente trovato in giro per l'edificio, per cui non è in grado di fare nulla ora."

La partoriente ascoltò in silenzio,quindi il suo sguardo passò dal suo doppio, a Walter, al marito, per poi tornare su Olivia. Annuì.

"Mi fido di te, Olivia." disse.

Nel frattempo, all'esterno la voce dell'imminente parto della Rossa era girata, ed erano tutti in trepidante attesa, nonostante cercassero di mantenere un certo controllo e continuassero ad eseguire i loro compiti.

Rose camminava per la stanza, cullando il suo bambino, il quale si guardava intorno incuriosito;aveva capito anche lui che stava per succedere qualcosa.

River si avvicinò e fece una carezza al bambino, il quale le afferrò la mano e la esaminò con cura e curiosità. Rose sospirò e la guardò negli occhi.

"John dice che vi siete già incontrati una volta." esordì la bionda.

"Se il Dottore lo ha detto, allora devi credergli." rispose l'altra, sorridendo e continuando a guardare il piccolo Peter.

"Starà bene Olivia? Lo so che non vuoi rispondere alle domande sul futuro, ma Olivia è una mia amica..."

"Staranno bene sia lei, sia il piccolo Lincoln Oliver." la rassicurò, prima di guardarsi intorno, cercando qualcuno "Per caso sai dov'è tuo fratello?"

"Credo sia in giro con Etta. Passano molto tempo insieme, ultimamente. Perché?"

"Semplice curiosità... tuo fratello sarà un uomo importante nella mia vita, quindi se gli succedesse qualcosa sarebbe un disastro."

"Un uomo importante? In che senso?"

"Spoiler!" esclamò la riccia, prima di allontanarsi nuovamente.

I due ragazzi, nel frattempo, erano usciti nel cortile dell'università. Erano i primi giorni di gennaio del 2037, e l'aria era fredda e pungente.

Henrietta camminava, stretta nel suo cappotto, mentre Tony le stava accanto, in silenzio. La giovane era pensierosa e preoccupata.

"Qualcosa ti preoccupa, biondina?" chiese il giovane, passandole un braccio attorno ai fianchi.

"Sono solo preoccupata per Olivia. È stata una seconda madre per me, dopo che la mamma ha deciso di rinchiudersi nell'Ambra..." confessò la giovane.

Tony la strinse rassicurante, baciandole la tempia.

"Andrà bene,vedrai. Se la caveranno entrambi."

Etta sorrise, stringendosi al compagno. Il ragazzo la abbracciò meglio, e restarono in quella posizione per qualche minuto, finché non sentirono qualcuno avvicinarsi alle loro spalle; si voltarono e si trovarono di fronte il vecchio Charlie.

"Signore? Tutto bene? Hai bisogno di me?" chiese Tony, allontanandosi leggermente da Etta.

"Tranquillo, Tony, tutto bene. Solo fossi in te non mi farei vedere così vicino a Henrietta in presenza di Jack. Sai quanto è geloso." rispose l'altro "Comunque sono venuto ad avvisarvi che è appena nato il bambino di Olivia. Se volete potete andare a vederlo."

I due ragazzi si fissarono, poi Henrietta annuì e tornò nel vecchio laboratorio, seguita dai due uomini.

Entrarono insieme nel TARDIS. C'era silenzio; entrarono nella stanza della Rossa e si guardarono intorno.

Walter era seduto in un angolo, Henrietta dedusse che doveva essere completamente fatto, visto il modo in cui fissava il palmare di Eddie, collegato via wireless alla rete della Cabina Blu. Astrid e la madre di Etta erano indaffarate a rimettere in ordine attorno al letto, dove c'erano i coniugi Lee.

Olivia era stesa sul letto, tra le braccia stringeva un fagottino azzurro, e lo fissava attenta, ignorando tutto ciò che le succedeva intorno. Lincoln le carezzava i capelli, fissando anche lui il fagottino e sorridendo.

Henrietta si avvicinò ai due, in silenzio. Non voleva disturbare quel momento di intimità, ma nello stesso tempo voleva conoscere il nuovo membro della sua famiglia allargata. La neomamma alzò gli occhi e le fece cenno di avvicinarsi ancora; quando la giovane fu vicina, i due neogenitori si fissarono intensamente, quindi Lincoln prese il fagottino con delicatezza, si alzò dal letto e si avvicinò a Henrietta.

"È un maschio?" domandò la giovane, guardando il piccolo, addormentato tra le braccia del padre.

"Sì. Lincoln Oliver Lee. Vuoi prenderlo? In un certo senso è tuo fratello, è giusto che vi conosciate."

La giovane sorrise, guardando il bambino. Il piccolo aprì gli occhi, assonnato, fissandola corrucciato per qualche secondo. Aveva gli occhi chiari, non si capiva bene se erano quelli del padre o della madre. Gli diede un bacio sulla fronte.

"Benvenuto al mondo, fratellino." disse, prima di restituirlo a Lincoln e allontanarsi, affiancando Tony.

In quel momento entrarono nella stanza anche il Dottore e Peter. Quest'ultimo, appena entrò, lanciò un'occhiata al padre, ancora seduto nell'angolo, perso nei suoi pensieri, quindi si voltò verso la compagna.

"Ha passato il tempo a parlare di cibo." spiegò la bionda "E non era affatto concentrato. Per lo meno è stato tranquillo."

peter annuì e si voltò verso il letto. Il Dottore si era già fatto avanti e teneva in braccio il piccolo; sorrideva, e in quel momento sembrava più vecchio di quanto apparisse di solito. Forse erano tornati alla sua mente vecchi ricordi di 900 anni prima, quando aveva tenuto per la prima volta in braccio Olivia e Rachel; forse aveva appena realizzato di essere diventato nonno, e il peso degli anni che aveva sulle spalle si era fatto sentire.

Bishop li guardò a lungo. Era concentrato su di loro quando una voce gli sussurrò nella sua mente.

-Peter...- sussurrava -È quasi giunto il momento. Tieniti pronto.-

Alzò gli occhi, in trance, guardandosi intorno alla ricerca della fonte della voce, e il suo sguardo fu nuovamente catturato dall'orologio da taschino di Lincoln, che quest'ultimo, in quel momento, teneva tra le mani.

Tutti si accorsero del repentino cambio di espressione dell'uomo. Olivia e Etta gli si avvicinarono, guardandolo preoccupate, mentre il Dottore scambiava uno sguardo eloquente a Lincoln e, dopo aver restituito il bambino alla madre, si avvicinò al genero, facendolo sedere su una sedia vicino al letto.

"Credo che dobbiamo parlare." esordì "tutti quanti."

   
 
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