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Autore: jeffer3    28/04/2013    31 recensioni
AU
Brittany, ragazza tranquilla del McKinley, vuole finire il liceo senza problemi. Cosa accadrà quando una Santana Lopez, completamente cambiata dagli anni precedenti, finirà per entrare nella sua vita?
Dal capitolo I:
"Fu allora che per la prima volta si girò, guardandomi fissa negli occhi.
Dio, avevo sbagliato, non erano marroni.
Erano neri. Come la pece. Un colore che in quel momento sembrava essere un tutt’uno con la sua anima.
Sembrava si stesse scatenando un tornado in quegli occhi, un terremoto, capace di scuotere qualunque cosa, qualsiasi persona.
Anche me.
Un fuoco. Erano occhi come il fuoco."
Genere: Angst, Dark, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: FemSlash | Personaggi: Brittany Pierce, Santana Lopez | Coppie: Brittany/Santana, Quinn/Rachel
Note: AU | Avvertimenti: Violenza
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“Lelly-Kelly, facciamo un gioco?” chiese MG, allegra, sedendosi di fronte a me sul divano.
“Mh. Spara.”
“Tu devi farmi delle domande, a cui io risponderò solo ‘sì’ o ‘no’, per indovinare cosa sto pensando.” Annunciò fiera, posizionandosi meglio sul divano.
 
La guardai sospettosa per un secondo.
 
“Che tipo di cose si possono pensare?” socchiusi gli occhi, incerta.
“Qualsiasi!”
“Ok…”
“Vai!” mi esortò, fissandomi piena di aspettativa.
 
Sbuffai, cercando di focalizzare cosa mai potesse essere.
 
“Aspetta” mi bloccai “Non è che te ne esci con cosa assurde, tipo la navicella spaziale, che prenderebbe un criceto per dirigersi sul pianeta Cricetolandia, al fine di recuperare le sfere del drago?!”
“Tu sei un’idiota” si massaggiò le tempie, sospirando.
“Non si può mai sapere con te!” ribattei seccata. “Bene” ricominciai, grattandomi il mento “E’ una persona?”
“Mmm… no. Dovrebbe avere vita, ma si è scoperto di recente che la situazione è degenerata.”
“Cos’è? Una pianta?” inarcai il sopracciglio, confusa.
“No.”
“Un pianeta?”
“Eeeh…” gesticolò, in difficoltà “Più o meno. Una città.”
“Che non ha più vita?” chiesi, non capendo per niente.
“Già.” Scosse la testa sconsolata “I suoi abitanti si sono suicidati tutti.”
“Che dici!? Sei seria?!” strabuzzai gli occhi “Dove?!”

Gollum si passò una mano sugli occhi, prendendo un respiro tremolante.
 
“Qui vicino, Bumba.” Annunciò, triste “E’ stato un massacro. Orribile.”
“Ma…Come..” feci, stranita “Non l’ho sentito in tv, come è successo? C’è un articolo o-“
“Sì, un articolo di giornale…” annunciò, alzandosi in piedi “Aspetta, te lo prendo.”

Aprì un cassetto del mobile del soggiorno, frugando all’interno.
Da quando in qua nascondevamo giornali lì dentro?
 
Se ne tornò, dopo pochi secondi, con un foglio, un po’ spiegazzato.
 
“Ecco” me lo porse, con tono drammatico “Leggi, è davvero terribile.”
 
Mi ritrovai davanti questo ‘articolo’.

Titolo: un massacro che poteva essere previsto?
Sottotitolo: il sindaco Cervello afferma “Non ho potuto fare niente per evitarlo.”

Continuai a leggere interessata.

“Ieri, alle ore 00:00, quasi simbolo dell’inizio della fine di tutto, l’ultimo cittadino della metropoli ormai decaduta si è tolto la vita.
La città, una volta luminosa, almeno agli albori, è scomparsa ufficialmente dalle nostre cartine geografiche.
Evento drammatico, se pensiamo che appena due giorni fa avevamo intervistato questo stesso superstite al massacro.
‘Non è possibile più vivere così’ aveva detto Neurone Secondo, ultimo abitante di Encefalo ‘Non è possibile far parte di Brittanilandia’ Stato, di cui noi tutti, purtroppo, siamo a conoscenza del livello di degrado ‘Non si può. Non ci si lava, non si ragiona, si è nemmeno capaci di dire dove si trovi in Nord. Il livello di inciviltà è insostenibile’.
Parole forti pronunciate dall’ultimo cittadino Neurone, che si è drammaticamente tolto la vita, proprio all’alba di un nuovo giorno.

 
Sollevai lo sguardo, facendo una smorfia.
“Ma sai che sei divertente come un termosifone acceso d’inverno?” chiesi, seccata.
Gollum si limitò, noncurante, a farmi cenno di continuare.
 
“Vogliamo, ora, fare un appello.
Amici, fratelli, Neuroni di tutto il mondo, ascoltateci.
Siamo consapevoli che non tutte le città Encefalo possono essere alla stregua di Metropoli, conosciute a livello mondiale, come MaryGraziosolandia.
Quella sì che è una città fighissima, piena di colori, luce, civiltà e tecnologia. Unica nel suo genere.
Ma, se c’è ancora un Neurone dello Stato Brittanilandia, se tu, sopravvissuto, stai leggendo, ti preghiamo, fai sentire la tua voce. Mettiti in contatto con noi e-
al diavolo! Io non leggo più!” sbottai, facendo scoppiare a ridere mia sorella.
“Peccato! Volevo vedere la tua faccia quando si parlava di Sistema di Riabilitazione neuronale”
“Ha-ha.”
“Lo so” sorrise, compiaciuta “Sono una persona divertente.”
“Una spina nel Grande Gluteo, semmai” la corressi, indispettita.
“MG!” esclamò mia madre, appena arrivata in soggiorno “Non mi hai chiamata?! Volevo vedere la reazione!”
 
Inclinai la testa, fissandola incredula.
 
“Tu sapevi di questo pseudo-articolo fittizio?” feci, con voce stridula.
“Chi pensi abbia avuto l’idea di chiamare il sindaco Cervello, eh?!” gongolò, allegra.
“Vero” annuì MG “Idea sua, quella. Brava mamma!”
“Siete incommentabili.”
“Lo sappiamo. Per certa genialità non ci sono parole” sorrise Gollum, dando, poi, uno sguardo a ciò che avevo posizionato vicino la gamba “Ancora la storia del secchio, Britt?” chiese, divertita.
“Sì.” Risposi, seccata.
“Britt, è passato un anno” mi diede una pacca sulla spalla “Dovresti provare a lasciarti alle spalle i ricordi di quel pomeriggio.”
 
La fissai, stringendo la mascella.
 
“Non credo potrò mai farlo.”
“E davvero intendi fare questo ogni volta che ne avrai l’occasione?” fece, incredula “Non puoi semplicemente pensare che almeno quel tipo l’hanno arrestato? E rimarrà in carcere per tutta la sua vita?”
“Non mi basta pensare questo.” Storsi la bocca, arrabbiata. “Se avessi vissuto quello che ho vissuto io, lo faresti anche tu.”
 
Lei si limitò a sospirare, frustrata.
Aveva cercato spesso di parlarmi sull’argomento.
Ma ero stata sempre irremovibile.
 
“Arriva.” annunciò mia madre, dando uno sguardo dalla finestra “Io vado a finire di preparare, chiamatemi quando arrivano tutti.” Sorrise, carezzandomi una spalla prima di uscire.
 
Presi il secchio pieno d’acqua che avevo posizionato a terra.
Mi avvicinai alla porta di ingresso.
 
“Lo sai che non puoi continuare così per sempre.” provò a farmi ragionare Gollum.
“Oh, sì che posso, invece.”
 
Spalancai la porta.
Mi godetti per un secondo la sua espressione, fra lo spaventato e il rassegnato.
La secchiata d’acqua la prese in pieno.
Si bagnò da capo a piede.
Pura soddisfazione.
 
“BRITT!” esclamò Santana, indignata. “Ancora?!”
“Ringrazia sempre Iddio che è acqua e non acido!” sbottai, arrabbiata.
“Sai che l’ho dovuto fare!” si difese, per l’ennesima volta nell’arco di un anno, osservando la propria maglia completamente fradicia.
 
Sì, era passato un anno da quel pomeriggio.
Quello in cui vidi Santana ‘morire’ fra le mie braccia.
Morire, poi.
Seh.
 
Ora, immaginate per un secondo.
Provate a pensare all’assurdità della cosa.
Sei lì, che tieni fra le braccia quello che credi sia il corpo senza vita della tua ragazza, quando, ecco.
Phill viene portato fuori e messo in una macchina.
E tu vedi, improvvisamente, gli occhi di lei aprirsi di nuovo.
Un piccolo sorriso di vittoria sul suo volto.
E si alza in piedi.
SI ALZA in piedi.
Come nulla fosse, come non fosse stata sparata in pieno petto.
Cosa che poi era vera.
Perché quell’idiota patentata di Santana si leva la maglia.
Si leva il fottuto giubbotto antiproiettile con tanto di sacchetta, poi esplosa, contenente il liquido rosso, che avevo identificato come sangue.
E rimane in canotta.
Allegramente.
Con un sorriso sulle labbra.
E ti guarda.
Ti chiede se vada tutto bene.
Chiede se vada tutto bene a TE, che hai occhi rosso fuoco per tutto il pianto.
Il sistema nervoso completamente spappolato.
Le mani sporche di ‘sangue’, tanto che sembri essere uscita da ‘Saw l’enigmista’.
E ti chiede se vada tutto bene.
 
Così, cosa fai?
Niente.
Semplicemente, ti alzi.
Combatti contro il desiderio di prenderla a pugni, perché le ferite sul suo volto sono comunque lì.
Prendi un secchio.
Lo riempi d’acqua, sotto lo sguardo confuso di lei e dei poliziotti rimasti attorno.
E le fai il bagno, da capo a piedi.
Oh, e la riempi di insulti.
Tanti insulti.
Tanti bellissimi insulti, che ti fanno sentire almeno un minimo meglio.
 
Ad ogni modo, mi spiegarono per bene solo dopo il tutto.
La verità era che non si aspettavano minimamente che Phill scappasse.
Quello fu il problema.
Ma tutto il resto?
Era già bello che programmato.
 
Zio Tom aveva intenzione, infatti, di chiamare Santana – la quale, per questo, in realtà controllava sempre il cellulare - non appena ogni cosa fosse stata a posto.
Poi, dopo aver organizzato tutto nei minimi dettagli, avrebbero inscenato davanti a Phill la sua morte, ad opera di fantomatici scagnozzi, ovviamente, in realtà poliziotti con passamontagna.
Il giubbotto antiproiettile teneva attaccata questa sacca di liquido rosso, che poteva essere rotta dallo stesso proiettile o da un pulsantino presente al livello della manica.

Così facendo quel lardoso sarebbe rimasto soddisfatto.
Così facendo avrebbe avuto la sua ‘vendetta’, credendo l’ispanica morta, e ci avrebbe lasciato in pace per sempre, isolato in carcere.

Ora il piano, ovviamente, andò a farsi friggere.
Santana non mi avvertì, perché non voleva mettermi al corrente di questo seppur piccolo rischio che avrebbe corso.
Eh, già.
Bella merda, però.
Perché vissi un vero e proprio incubo quel giorno.
 
Lei spesso mi dice ancora che il vero incubo l’aveva vissuto lei, vedendomi ad un passo dalla morte.
Perché io non ero coperta.
Io non avevo niente a difendermi da un colpo di pistola.
Forse aveva ragione, ma tenerla fra le braccia credendola morta fu la cosa più brutta che potesse capitarmi nell’arco di un’esistenza.

Ma, ehi, tutto bene quel che finisce bene, no?

Poi, nel frattempo, continuavo a lanciarle secchiate d’acqua, non appena potessi.
Era il minimo.
Ed era anche soddisfacente.

“Potevi avvertirmi!”
“Non era previsto che avvenisse in quel modo, lo sai! Non avresti dovuto sapere!”
“Potevi recitare peggio almeno, che cazzo!”
“Dovevo essere verosimile!” si difese, ancora.
“Sei un’idiota!”
“Però mi ami” puntualizzò, sapiente “Non dimenticarlo, mai!”
“Purtroppo” feci una smorfia, avvicinandomi a lasciarle un bacio sulle labbra.
“Presa in pieno?” chiese Gollum, sporgendosi dalla porta di casa.
“Oh, sì” sorrisi soddisfatta.
“Ho provato a farla ragionare, San.”
“Grazie lo stesso MG!”
 
Oh, e ovviamente.
Avevamo dovuto dire tutto ai miei.
Insomma, casa era un disastro.
Polizia ovunque.
Vicini in allerta.
Un macello.
 
Rimasero scioccati, inutile dirlo.
E meno male che demmo la versione soft della storia.
Con Santana che combatteva una volta al mese.
E niente che prevedesse noi in pericolo certo di morte.
Come avevo intuito, tra l’altro, Gollum aveva sempre sospettato ci fosse qualcosa sotto i nostri comportamenti in tutto quel tempo.
Ma non aveva mai detto niente.





 
“Allora, chi vuole dire due parole prima di iniziare a mangiare?” chiese mia madre, osservando i presenti attorno al tavolo.

Eravamo tutti.
Compresi Mike, Quinn e Rachel.
Mancava solo Jennifer all’appello.
Aveva deciso di passare le vacanze a casa della sua ragazza, una tipa a posto, che aveva conosciuto alla Juillard.
I nostri rapporti si erano mantenuti molto buoni.
Era un’amica fondamentale per me.
 
“Io!” esclamò MG, schiarendosi la gola “Vado?”
“Se intendi in Messico, sì, magari” risposi a tono, guadagnandomi una smorfia in risposta.
“Dunque” piccolo colpo di tosse “Ti ringraziamo, Signore, per questo cibo, per queste persone attorno al tavolo. Sebbene possa sembrare così, in realtà non siamo i cavalieri della tavola rotonda, ma chiediamo ugualmente sostegno.”
“MG…” la richiamò mia madre.
“Nono, tranquilla” sorrise “Non ho finito” continuò “Dicevo, ti ringraziamo eccetera eccetera, ma cosa fondamentale ti preghiamo, Signore, fa’ sì che Brittany ritrovi i suoi neuroni scomparsi.”
 
Sbuffai, sollevando gli occhi al cielo.
 
“Non erano molto utili” aggiunse, con espressione rassegnata “Ma erano pur sempre qualcosa.”
“Gollum” sibilai, spazientita.
“Fonzy, per favore, silenzio” mi riprese, arrabbiata “Ad ogni modo, ti ringraziamo comunque per averci dato Santana, che riesce a compensare piuttosto bene, nonostante sia come cercare di coprire una voragine scavata dalla potenza di tre miliardi di vulcani. Dio benedica Santana.”
“Amen” risposero tutti in coro.
“Oh, e ringraziamo anche l’acqua e sapone” aggiunse “Che la sopracitata Brigitta non riesce ad usare, causa intolleranza all’igiene.”
“Ah, Buon Dio” sospirai, cercando di portare pazienza.
“E ringraziamo per questo polpettone” aggiunse Santana, mentre Gollum le sorrideva fiera “Perché almeno qui se ne possa mangiare uno commestibile.”
“Amen!”
“Stai insinuando qualcosa?!” bisbigliai, indispettita, dandole una gomitata nelle coste.

Lei si limitò a contenere una risata.

“E ringraziamo per questa pasta salata al punto giusto” fu il turno di Rachel “Perché almeno qui qualcuno è a conoscenza delle dosi da usare.”
“Amen!”
“Tu quoque!” la linciai con lo sguardo, indignata.
“Ringraziamo anche che Tambrina-Giulina sappia un po’ di latino” colse la palla al balzo MG “Ma preghiamo che non lo usi davanti qualcuno che lo conosca davvero.”
“Amen!”
“Avete finito?!” sbottai, indignata, scatenando risate sommesse da tutti i presenti.
“Ringraziamo mamma e papà” continuò, ancora, ignorandomi “Che almeno una delle due figlie l’hanno fatta uscire bene, con il cervello al posto giusto.”
“Amen!”

La sfidai con lo sguardo.

“Sarei io quella, Gollum!”
“Ringraziamo per l’ingenuità di Viviana” sorrise, ignorandomi ancora, tranquilla “Che ancora crede di poter essere definita una persona dotata di raziocinio.”
“Ringraziamo” conclusi io, parlando sopra le risate di tutti “Per i secchi presenti in casa e per l’acqua dei rubinetti.” Ghignai, facendo congelare Santana, MG e Rachel sul posto “Preghiamo che nessuno si svegli improvvisamente rotolante in lago ghiacciato.”





 
“Stamattina sono andata a portarle i fiori” sorrise Santana vicino al mio orecchio, mentre mi abbracciava da dietro “Mi mancava andare a trovarla ogni giorno.”
 
Diedi uno sguardo al laghetto con le paperelle dinanzi a noi.
Presi le sue mani nelle mie.
E, come ogni volta da quanto quell’incubo finì, mi soffermai a carezzarne il dorso.
Niente più ferite.
Niente più guanti.
 
“Le hai raccontato di come tu sia diventata una studentessa modello?” scherzai, dandole un bacio sulla guancia.
 
Le cose in quell’anno erano andate piuttosto bene.
Vivevamo assieme a Rachel in un piccolo appartamento a New York.
Santana riuscì a vendere la casa, alla fine.
Pagò le rate del primo anno all’università, l’affitto, tutto ciò che serviva.
Risparmiava il possibile e se poteva, ogni tanto, faceva qualche lavoro extra per racimolare altri soldi.
Il suo obiettivo era, infatti, quello di ricomprare la casa una volta laureata.
Ed era già sulla buona strada, visto che almeno per l’anno successivo non avrebbe dovuto preoccuparsi di tasse, essendosi guadagnata una borsa di studio per merito.

“Le ho raccontato di come abbia una ragazza modello, in realtà.” Sorrise, lanciando un veloce sguardo a Quinn e Rachel sdraiate sull’erba più in là “Le ho parlato di come vanno le cose. Di Rachel che continua a propinarci musical da vedere la sera. Di Quinn che si fa in quattro per venirci a trovare sempre a New York. Delle amicizie. Di noi. Del tuo polpettone orribile” scherzò, guadagnandosi un pizzico sulla pancia “Di papà e del rapporto che stiamo cercando di ricostruire.”
“PandaSan” sorrisi, contenta “A proposito, l’hai richiamato ieri?” chiesi, ricordandomi del messaggio in segreteria che aveva lasciato.
“Sì.. pensavo di andare a trovarlo uno di questi giorni.”
“E’ un’ottima idea, direi!”
“Se, però” precisò “Tu mi accompagni.”
“Oh.” Feci, stupita “Potrei pensarci in cambio di un paio di dichiarazioni top secret.”
“Del tipo?” chiese divertita.
“Gli alieni esistono? E se sì, vivono in Rachel?” feci, facendola scoppiare a ridere “E gli scoiattoli sono capaci di assaltare carrarmati russi?”
“Sicuramente tu sei capace di fare sparate non indifferenti! E poi..” riflettè concentrata “Perché non chiedere se i pinguini sono dotati di lanciarazzi a questo punto?”
“Tu sì che mi capisci al volo!” esclamai allegra “Oh, San!”
“Cosa?”
“Ho avuto un’illuminazione! Andiamo!”
 
Si sciolse dall’abbraccio e mi guardò sospettosa.
 
“Perché non mi fido?” chiese, con gli occhi ridotti a fessure.
“Fai bene!” sorrisi, compiaciuta, prendendola per mano.
 
Mi avvicinai maggiormente al laghetto, cercando di non darlo a vedere.
Mi voltai nuovamente verso di lei con fare innocente.
 
“Allor-“
“Sai che non sei abbastanza camaleontica?” chiese Santana, con la faccia di chi la sapeva lunga.
“Che intendi?” dissimulai, fintamente confusa.
“Intendo” iniziò, afferrandomi di peso, mettendomi su una sua spalla.
“SAN!” sbottai, indignata “METTIMI GIU’!”
“Dicevo, intendo che i tuoi movimenti, dalla grazia di un elefante, per avvicinarti all’acqua non sono passati  inosservati” fece, tranquilla, avvicinandosi al bordo. “Non a me.”
“SAN! Per favore ragioniamo!”
“Ragioniamo con un indovinello, tipo?” chiese, allegra, ormai al limite.
“Sannie, ti prego…”
“La ruffianeria non funzionerà, mi amor!” annunciò “Indovinello, allora!” continuò “Chi è che sta per cadere nuovamente nel laghetto dal discutibile aspetto, senza la minima speranza di scamparla?”
“SAN!”
“Entrambe.”
 
Rimanemmo interdette un momento nel sentire quella voce alle nostre spalle.
Ma solo un momento.
Poi avvertii solo il contatto con l’acqua gelida del laghetto.
Imprecai?
Oh sì, in tutte le lingue del mondo più una.

“FABRAY!” sbottò Santana spuntando fuori dall’acqua, tremando leggermente per il freddo “Aspetta che venga lì ad ucciderti!”
“Oh, Sannie, andiamo!” si difese tranquilla lei, tenendo per mano Rachel “Mi è sembrata la cosa più giusta da fare! O entrambe o nessuna!” sorrise, sorniona “Noi andiamo a prendere un gelato, buon divertimento!”
“Dannata Fabray” bofonchiò la mia ispanica, avvicinandosi “Quest’acqua fa schifo.”
“Fa schifo?” chiesi retorica “Chi è la prima che ha iniziato la tradizione del ‘butta nella melma persone innocenti’?!”
“Io no, forse il gatto.”
“Certo” la guardai indispettita “Il gatto.”
 
Uscii velocemente dall’acqua, arrabbiata.
Mi sedetti sull’erba con le braccia incrociate, combattendo contro i brividi di freddo, che mi scuotevano di tanto in tanto.
Dannato vento.
 
Santana mi si avvicinò, posizionandosi poco distante.
Mi guardava incuriosita.
Io la ignoravo.
Tiè!
 
“Britt?”
 
Ovviamente non risposi.
 
“Oh, andiamo!”
“…”
“Sono caduta nell’acqua anch’io!” protestò “Perché punirmi?!”
“Che io sappia i panda possono nuotare.” Dissi, gelida.
“E le papere no?” chiese, con un sorriso, di rimando.
“Non rigiriamo la frittata e-“ mi interruppi sentendo una folata di vento che mi fece tremare da capo a piedi “Ma che caz-“
“Perché non vieni qui da me a riscaldarti, genio del male?”
“Perché no!” risposi indispettita “Piuttosto non hai qualche coperta a forma di panda o piumone o-“
“Niente del genere” sorrise “Però hai un panda in carne ed ossa, perché non approfittare?”

Mi voltai di scatto.
 
“Quindi lo ammetti!” esclamai, trionfante “Sei un panda!”
“Potrei averne nascosto uno sotto la maglia, non puoi saperlo” rispose, disinteressata.
“Cert-“ altra folata di vento “Oh, al diavolo!”
 
Mi avvicinai, posizionandomi direttamente fra le sue gambe.
Lei mi abbracciò stretta da dietro, appoggiando il mento sulla mia spalla.

Avete presente quella sensazione, in pieno inverno, quando stai letteralmente congelando?
Batti i denti, tremi e il trattieni il respiro tanto del gelo.
Roba che capisci il perché i pinguini si muovano in quel modo buffo, dato che inizi ad assumere la loro stessa camminata.
Poi, però, ti avvicini ad un termosifone.
E lasci finalmente andare quel sospiro che avevi incastrato in gola.
Ti crogioli nella bellissima sensazione che ti dà.
E sorridi, soddisfatta.
 
Ecco, era esattamente la stessa cosa con Santana.
Il punto è che accadeva anche con 40° di temperatura.
Dava quella sensazione di… benessere.
Era una cosa bella.
 
“Meglio?” chiese, soddisfatta.
“Ah, sì.”
“Forse dovremmo andare a farci una doccia” propose, mentre io la ignoravo appoggiandomi completamente a lei, godendomi la sensazione, senza la minima intenzione di smuovermi “O forse no.” Rise sul mio collo.
 
Rimanemmo così per qualche minuto, in silenzio.
Fui io a spezzarlo.
 
“Ti ricordi quello che mi chiedesti prima che…” presi un respiro “Beh, prima di quel macello a casa con Phill e la tua magistrale interpretazione, che ti ha fatto vincere un abbonamento a vita a secchiate d’acqua?”
“Direi di sì.” Ridacchiò, tranquilla.
“Mi chiedesti se un amore vero..”
“Un amore come il nostro” continuò lei, ripetendo le mie parole di quel giorno.
“Potesse durare per sempre” conclusi io, con un sorriso. “Tu cosa ne pensi?”
 
Si prese un momento, prima di rispondere.
 
“Io penso che, dopo tutto quello che abbiamo passato, sia il minimo.” Rise, stringendomi maggiormente a sé.
“Eddai, sono seria!”
“lo sono anch’io!” si difese, tranquilla “Pensaci” continuò “Anche quando litighiamo…”
“Mh?” feci, confusa.
“Sì, ecco…” iniziò, imbarazzata, provando a staccarsi, invano, ovviamente, visto che la tenevo artigliata a me, per le braccia.
“Sì?”
“Certe volte litighiamo, no?”
“Già” accordai. “E?”
“E, niente, sai… nonostante io sia arrabbiata, sai, insomma.” Concluse, voltandosi.
“San? Ormai ti sei impelagata nel discorso” mi girai leggermente, per guardarla negli occhi “Ora lo concludi.”

Lei sbuffò sonoramente.
 
“Ok, certe volte litighiamo, ma… non importa…” provò “Per me.”
“Nel senso?”
“Nel senso che, anche se vorrei staccarti la testa, il mio istinto principale non è ucciderti.”
“Oh.” Feci, colpita “Aspetta, mica è trucidarmi, tipo?” chiesi, spaventata.
“E’ baciarti.” Mi corresse, sollevando gli occhi al cielo. “Solo baciarti. Perché dopo tutto quello che abbiamo passato, i litigi che abbiamo sono… sciocchezze, in fondo.”
“Già…”
“E io penso, semplicemente, che preferirei spendere quel tempo baciandoti. Che ogni momento è buono per baciarti e tenerti stretta a me. Tutto qui.” Concluse, con una sollevata di spalle.
 
Sorrisi, intrecciando le mie mani alle sue.
 
“Un giorno potrei morire crogiolandomi nella tua pandosità” commentai, facendola scoppiare a ridere. “Poi dici che non è vero che sei un panda!”
“Okay” ridacchiò, arrendendosi “Potrei vagamente assomigliare a quello strano animale, ma vagamente.”
“Strano?” chiesi, con un sopracciglio alzato “Strano è bello.”
“Non a caso sto con te.”
“Hà” sbuffai “Me la sono cercata.”
“Già!”
“Comunque, la mia risposta è sì.” Feci, dopo qualche secondo.
“Mh?”
“Sì, credo sia per sempre.” Specificai, sentendo distintamente il suo sorriso sul mio collo.
“Dici?”
“In realtà, ne sono convinta da un pezzo.” Sorrisi, fiera. “Anche perché altrimenti tu mi avresti già lasciato per tutte le secchiate d’acqua quasi giornaliere e io ti avrei già abbandonato per tutti i vestiti che ti rifiuti di mettere in ordine a casa” aggiunsi, facendola ridere.
 
Mi voltai leggermente, per lasciarle un bacio sulle labbra.
Lei sorrise.
Mi staccai, guardandola negli occhi.

“Un panda e una papera” commentai, felice “Strana accoppiata.”
“Che tradotto è…” iniziò, dandomi una piccola spinta scherzosa.
“Bella accoppiata” conclusi, con un sorriso.
“Fantastica accoppiata” aggiunse.
“Megagalattica.”
“Fantasmagorica.”
“Galassiare.”
“Ma esiste come termine?” chiese, un attimo interdetta.
“Ah, boh. Però esiste stellare, perché non galassiare allora?”
“Giusto…”
“Però, sai che ti dico?” feci, come illuminata.
“Cosa?”
“Meglio strana.” Riflettei, concentrata.
“Ah, sì?”
“Sì.” Confermai, convinta “Io sono strana, tu sei strana. Accettiamo la nostra stranezza.”
“Strano è bello” ribadì lei, con un sorriso.
“Strano è figo.” Aggiunsi “Quindi… siamo una strana coppia paperopandosa, destinata a stare insieme fino alla fine, ci stai?”

Lei rise, guardandomi.
Mi carezzò leggermente la guancia.
Poi, si sporse.
E mi baciò.

Sì.
Ci stava.





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Tetraedro dell'Autrice


No, mai nella vita avrei potuto far morire Santana! Sono una bastarda, ma non fino a questo punto dai! xD
Ora, prima dei ringraziamenti e di alcuni dati che volevo condividere con voi, una precisazione.

Alcune persone hanno chiesto se scriverò altre storie. La risposta è no, almeno teoricamente.
Infatti, ho deciso di interrompere anche 'Scommettiamo?', ho chiesto a charlietno se vuole continuarla lei, in caso contrario semplicemente metterò 'completata' fra le info perchè non avrò più tempo per scrivere.
In pratica, però, avrei promesso un'altra fanfic (dannata Crudelia, ce l'ho con te), ma comunque se riuscirò a scriverla, si parlerà di mesi prima che venga pubblicata.
sostanzialmente, per il momento mi fermo!

Ora, passiamo ai dati.
Sì, sono pazza, ma dopo tutti gli insulti e minacce ricevute non ho potuto fare a meno di contarle.

E' stata credo una delle cose più divertenti del mondo vedere i vostri animi omicidi venire alla luce! per cui, ecco i quantitativi che riguardano SOLO ED UNICAMENTE le recensioni!
(sì, perchè se includevo anche quelli di twitter e messaggi privati, credo avrei superato di gran lunga il centinaio!)

Aggettivi graziosi accostati alla mia persona: 41
Eccone alcuni: Bastarda, Sadica, Perfida, Malefica, Maledetta, Manipolatrice, Crudele, Perfida Sanguinaria (HAHAH), Cattiva, Fetente.
In tutto ciò ho escluso il soprannome Bastardsnix (anche in quel caso avrei sicuro superato i 100) (ciao kathy lightning, ce l'ho con te! ;D).

"Ti odio"/"Ti sto odiando": 10

Minacce: 48
E andiamo dalle più semplici "Ti conviene cambiare indirizzo/pianeta/galassia"/"Ti ammazzerei"/"Ho voglia di strangolarti" a quelle più fantasiose come "
o aggiorni presto e ci dai l' "happy Brittana ever after" o ti trituro in un tritaporte come quello di Monster & co.giuro che lo faccio".

Insomma, tutto questo per dire che mi avete fatto crepare di risate! Lo so, voi volevate uccidermi sul serio, ma in realtà le mie intenzioni non sono mai state malefiche in tutto e per tutto!
Quindi sciogliete quell'esercito che avete creato con il fine di uccidermi! Lo so che l'avete fatto, dato che mi tenevate anche costantemente informata sulle nuove reclute! xD

E ora i ringraziamenti!
AH. Vi spupazzerei tutti uno ad uno!
Chi ha seguito/ricordato/preferito, chi ha semplicemente letto, chi ha recensito, chi mi ha contattato anche su twitter solo per farmi sapere quanto la storia gli piacesse.
Tutti, davvero!
Senza di voi la storia non si sarebbe mai sviluppata tanto e non sarebbe mai arrivata a questo punto.
Qualcuno ringrazia me per quello che scrivo, ma sono io che devo ringraziare voi per questo.
Quindi, giusto per completare in bellezza, GRAZIE! *^*

Ciao, bella gente! :D





  
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