Deja-vù
Kaito
seguì la ragazzina dai capelli rossi giù dal treno. Sulla banchina c’era molta
confusione, una marea di studenti che si avviava in molte direzioni, ma su di
tutti svettava indubbiamente quel gigante di Hagrid, che non faceva altro che
agitare una grossa lampada gridando: « Primo anno! Primo anno! Gli studenti del
primo anno di qua, per piacere! Primo anno! »
Era
difficile farsi largo fra la folla, ma presto Kaito si rese conto che farsi
notare dal guardiacaccia non sarebbe stato poi così complicato. Infatti,
calcolando che i suoi futuri compagni erano più piccoli di lui di cinque anni e
che i più alti gli arrivavano sì e no alle spalle, era praticamente impossibile
non notarlo.
Ad Hagrid
il ragazzo non sfuggì e gli appioppò una bella manata di saluto alle spalle.
Ginny non poté fare a meno di notare la smorfia di dolore di Kaito e rise. Il
ragazzo ridacchiò di risposta. Si chiese cosa il guardiacaccia potesse fare ai
suoi nemici, visto come trattava gli amici.
I ragazzi
vennero indirizzati a delle barchette che galleggiavano su un lago molto grande
e profondo. Lo sguardo di Kaito s’indirizzò per un attimo alle carrozze su cui
stavano salendo Hermione, Harry e Ron, fissandole con un pizzico d’invidia.
Salendo sull’imbarcazione, si sforzò di non guardare l’acqua, poi, non
riuscendoci, chiuse gli occhi e strinse i pugni con tutta la sua forza. Preferì
non chiedere a Ginny se in quello specchio d’acqua ci fossero dei pesci. Sì, si
vergognava da sempre di quella fobia così bizzarra già negli specchi d’acqua
normali, e in posto come Hogwarts era molto probabile che la fauna marina fosse
molto più originale che in qualunque altro posto… dal
suo punto di vista, quelle acque potevano contenere i suoi peggiori incubi e
anche qualcosa in più; ma quando un mormorio di stupore si diffuse fra le matricole,
Kaito trovò il coraggio di sbirciare con un occhio.
Era uno
spettacolo. Kaito non si aspettava certamente un castello antico come edificio
scolastico, per di più in un panorama mozzafiato come quello del lago, dove le
acque riflettevano l’antico maniero…
Il
ragazzo deglutì. Si era sbagliato o il riflesso nell’acqua si era mosso come se qualcosa stesse nuotando nelle acque
del lago?
Kaito
serrò nuovamente gli occhi e i pugni, giurando a se stesso di non riaprirli
nemmeno se davanti a loro si fosse presentato un drago in carne e ossa.
Ginny lo
guardò un po’ preoccupata: « Tutto bene? »
Il
ragazzo, pallido come un cencio, annuì lentamente: « Se vuoi una risposta
sinceramente affermativa, richiedimelo quando saremo sulla terraferma e ad
almeno cento metri dal lago… »
Kaito si
calmò totalmente solo quando fu al sicuro all’interno dell’edificio.
Il
gruppetto di matricole venne accolto da una donna dall’aria severa, persino un
po’ arcigna, che li accompagnò in un enorme ingresso dalle pareti di pietra
illuminate da torce fiammeggianti. Tutti ammirarono l’enorme scalinata in marmo
che conduceva ai piani superiori e Kaito, che da buon ladro non riusciva a
perdere il vizio di cercare vie di fuga ovunque andasse, si stupì del’altezza
del soffitto. Non era certo che il suo rampino a ventosa fosse abbastanza lungo
da potercisi agganciare.
La donna
superò un grosso portone e li guidò in una piccola saletta, prima di prendere
la parola.
«
Benvenuti a Hogwarts. Io sono la professoressa McGranitt,
l’insegnante di trasfigurazione, nonché vicepreside di questo istituto. Tra
poco avrà inizio il banchetto per l’inizio dell’anno scolastico, ma prima di
prendere posto nella Sala Grande, verrete smistati nelle vostre Case. Lo
Smistamento è una cerimonia molto importante, perché per tutto il tempo che
passerete qui ad Hogwarts, la vostra Casa sarà un po’ come la vostra famiglia.
Frequenterete le lezioni con i vostri compagni di Casa, dormirete nei dormitori
della vostra Casa e passerete il tempo libero nella sala di ritrovo della
vostra Casa. »
Kaito
trattenne a fatica uno sbuffo. Quel regolamento gli stava decisamente stretto,
non gli piaceva l’idea che la sua vita scolastica fosse così rigidamente
controllata. Inoltre l’ultima parte del discorso gli sembrava molto scorretta
in un ambiente scolastico: detta così sembrava che fosse vietato fare amicizia
con persone di altre Case!
La McGranitt continuò: « Le quattro Case si chiamano Grifondoro, Tassorosso, Corvonero e Serpeverde. Ciascuna
ha la sua nobile storia e ciascuna ha sfornato maghi e streghe di prim’ordine.
Per il tempo che resterete a Hogwarts, i trionfi che otterrete faranno vincere
punti alla vostra Casa, mentre ogni violazione delle regole gliene farà
perdere. »
Kaito per
un attimo provò pena per la povera Casa a cui sarebbe stato assegnato.
Calcolando il suo carattere ben poco ligio alle norme, era probabile che le
avrebbe fatto perdere una marea di punti… chissà se
nel conteggio valevano anche i numeri negativi…
« Alla
fine dell’anno, la Casa che avrà totalizzato più punti verrà premiata con una
coppa, il che costituisce un grande onore. Spero che ognuno di voi darà lustro
alla Casa cui verrà destinato. »
Il
ragazzo alzò gli occhi al cielo. Dell’onore non gli importava un granché, ma
alla prima occasione si ripromise di dare un’occhiata alla coppa. Chissà, forse
era tempestata di gioielli… magari di grossi gioielli, come quello che cercava
da molto tempo…
« La
Cerimonia dello Smistamento inizierà fra pochi minuti, davanti a tutti gli
altri studenti. Nell’attesa, vi suggerisco di farvi più belli che potete.
Tornerò non appena saremo pronti per la cerimonia. Vi prego di attendere in
silenzio. »
La
professoressa uscì e Ginny si rivolse a Kaito con aria preoccupata: « Secondo
te cosa ci faranno? Fred e George me ne hanno dette di tutti i colori, ma non
so quanto mi conviene fidarmi di loro… »
Il
ragazzo sospirò: « Lo credo anch’io. »
« Tu sai
in cosa consiste? »
Il
ragazzo sorrise: « Sei tu l’esperta di magia, mica io! »
Ginny
rise: « Hai paura? »
Kaito
buttò un occhio fuori dalla finestra: « L’unica cosa che poteva spaventarmi
l’abbiamo già affrontata… »
Ginny lo
guardò di storto: « Hai paura dell’acqua? »
Il
ragazzo fu risparmiato dall’imbarazzante risposta dal provvidenziale ritorno
della McGranitt: « Siamo pronti. Mettetevi in fila e
seguitemi. »
Kaito di
mise alle spalle di Ginny e seguì la fila docilmente verso il grosso portone
che prima avevano oltrepassato. Una volta entrati tutti, Kaito compreso,
rimasero a bocca aperta.
La Sala
era illuminata da migliaia e migliaia di candele sospese a mezz’aria sopra
quattro lunghi tavoli, intorno ai quali erano seduti gli altri studenti. I
tavoli erano apparecchiati con piatti e calici d’oro scintillante, per i quali
ladri meno onesti di Kaito Kid avrebbero sicuramente fatto carte false. In
fondo alla sala c’era un altro lungo tavolo, intorno al quale erano seduti gli
insegnanti. Tuttavia il ragazzo ci badò poco; il suo sguardo era rapito in modo
irresistibile dal soffitto nero tempestato di stelle. Avvertì un groppo alla
gola e allo stomaco. Non sapeva nemmeno lui spiegarsi perché fosse tanto
emozionato.
Distratto
dal soffitto andò a sbattere contro Ginny, visto che la fila si era fermata
davanti agli studenti, dando le spalle agli insegnanti. Immediatamente si scusò
con la ragazza, che però ci fece a malapena caso. Ginny era imbarazzata e
infastidita dagli innumerevoli sguardi che la fissavano, mentre a Kaito,
abituato a un pubblico numeroso, non diedero il minimo fastidio, benché con la
sua altezza fosse sicuramente quello che attirava di più l’attenzione.
La
professoressa McGranitt, senza fare il minimo rumore,
collocò uno sgabello a quattro gambe davanti agli allievi del primo anno. Sopra
lo sgabello mise quello che Kaito identificò inizialmente con uno straccio nero
piuttosto malridotto. Stava giusto chiedendosi di cosa si trattasse, quando
questo prese vita, alzandosi fino ad assumere la forma di un cappello a punta e
iniziando persino a cantare:
Benvenuti
fra di noi,
nuovi
allievi di valore!
La
vostra vita, d’ora in poi,
sarà
piena di stupore,
di
meraviglie e d’incanti,
di
magie meravigliose
di
studi interessanti
e
di cose curiose.
Io
sono il Cappello Parlante,
non
spaventatevi del mio aspetto;
il
mio compito è importante,
sono
io che a posto vi metto.
Indossatemi
e presto saprete
quale
sarà il vostro destino;
qual
è la Casa a cui apparterrete
dove
condurrà il vostro cammino.
Forse
la vostra via è Grifondoro,
la
Casa dei valorosi;
l’audacia
sincera è il loro tesoro,
vi
entrano solo i più coraggiosi.
Oppure
andrete a Tassorosso,
posto
di virtù e di giustizia;
qui
tutto dall’impegno è mosso,
giammai
dalla mestizia.
O
magari a Corvonero,
sagace
luogo d’intelligenza;
poterci
entrare vuol dire davvero
diventare
uomini di sapienza.
O
ancora a Serpeverde,
sede
dei uomini di valore;
non
di buon grado è visto chi perde
ma
chi vince è coperto di gloria e onore.
Non
mi sono concessi sbagli o errori,
leggo
anche ciò che a voi stessi celate
nelle
vostre menti, nei vostri cuori,
ogni
segreto che voi custodiate.
Dalla
mia bocca però solo un nome,
quello
della Casa che vi è destinata:
sedete
dunque e scoprirete come
la
vostra avventura verrà cominciata.
Gli altri
studenti applaudirono, ma Kaito continuò a fissare il cappello con aria seria. La
sua doppia identità era a rischio, il Cappello aveva detto chiaramente che non
gli sarebbe stato possibile nascondere alcun segreto. Come si sarebbe
comportato quando avrebbe capito di avere a che fare con un ladro?
La McGranitt avanzò con una pergamena in mano: « Quando
chiamerò il vostro nome, voi metterete il cappello in testa e vi siederete
sullo sgabello per essere smistati. »
La donna
iniziò un lungo elenco, ma preso dalle sue preoccupazioni Kaito ci fece a
malapena caso. Anche Ginny era visibilmente agitata e continuava a tirargli
gomitate per sussurrargli le sue preoccupazioni, seppure intervallate da lunghe
pause.
« E se
finisco a Serpeverde? »
Kaito
cercò di risponderle senza farsi notare: « Qual è il problema? Una non vale
l’altra? »
« Benedicta Helen. »
Ginny
fece una smorfia, ignorando la McGranitt: « Più o meno… i Serpeverde diventano
spesso dei maghi malvagi. »
« Canon Colin. »
« Ah. »
Il
ragazzo notò che qualcuno li stava guardando male e le fece segno di tacere, ma
Ginny riprese poco dopo.
« Corgeus Alexander. »
« E poi
tutta la mia famiglia è sempre finita a Grifondoro…
che figura ci faccio se invece vengo smistata da un’altra parte? »
« Grifondoro è la casa dei coraggiosi, a quanto ho capito… »
« Esatto.
»
Il ragazzo
le fece l’occhiolino: « E allora se sei così agitata non parti col piede
giusto! Calmati e vedrai che andrà tutto bene. »
Ginny
cercò di sorridere, ma le uscì una smorfia.
« Farmet Iulius. »
« Grazie.
»
Kaito
annuì: « Dovere. »
Ginny
aspettò un po’ prima di riprendere la parola.
« E tu?
Non hai paura? »
« Non so nemmeno
come funzionino bene queste Case, una vale l’altra. »
« Kuroba Kaito. »
Il
ragazzo trasalì. Non si era minimamente accorto che fossero già arrivati alla
lettera K!
S’avvio
verso lo sgabello con un sospiro. Ginny gli augurò in bocca al lupo sillabando,
mentre tutti, dai tavoli, cercavano di osservarlo meglio: il nome, l’aspetto
asiatico e la sua età decisamente non l’aiutavano a passare inosservato. Kaito
si sedette sullo sgabello e l’insegnante gli mise sul capo lo strano cappello,
dalla falda così larga che gli cadde sugli occhi, isolandolo dal mondo esterno.
Era solo
con il suo destino.
Buio.
Quasi
come se fosse entrato in punta di piedi in un altro mondo. La sala si era
zittita, o forse la magia del cappello impediva ai suoni di entrare. Kaito non
sapeva dirlo, ma iniziò ad avvertire una leggera agitazione.
« Oh-oh! Interessante! Benarrivato, Kaito Kuroba-kun!
»
Il
ragazzo trasalii: « Tu… parli giapponese? »
« Io
leggo la mente e il cuore di chi m’indossa, per cui se tu sai il giapponese, io
so il giapponese. Se preferisci, passo all’inglese… »
« No, no,
il giapponese va benissimo! »
« Bene,
Kaito Kuroba-kun. Ti consiglierei di rilassarti, ho
detto chiaramente nella mia canzone che tutto quello che diremo rimarrà fra
noi. »
Il
ragazzo tirò un sospiro di sollievo.
« Il mio
compito è solo quello di smistare gli allievi… e nel
tuo cuore io vedo… molto dolore per chi non c’è più… sensi di colpa per ciò che non si conosceva…
per quello che si sarebbe potuto salvare se solo si fosse saputo…
La conoscenza è un grande dono, Kaito Kuroba-kun, un dono per il quale bisogna essere pronti… e un bambino non avrebbe comunque potuto
salvare suo padre dai suoi assassini. Eppure questa consapevolezza non ti
basta, solo l’agire in qualche modo può darti pace, Kaito Kid. Il mio compito
non è giudicare le scelte e le azioni ma… comprendo ciò che ti spinge a rubare. »
« Grazie.
»
« Ora
torniamo a noi. Per quanto la tua mente sia interessante e tu avessi bisogno di
rassicurazioni, il tempo a mia disposizione è limitato e ho un compito da
portare a termine. Sei sicuramente un po’ presuntuoso ed egocentrico, ma direi
non abbastanza da poter entrare a Serpeverde… la
lealtà ai compagni, e soprattutto ai tuoi doveri, abbonda, e credo che a Tassorosso saresti a tuo agio… e
anche a Corvonero, l’astuzia, la fantasia e
l’intelligenza abbondano in questa testolina, visti tutti i trucchi che hai creato… »
Kaito non
ci stava capendo niente: sarebbe finito a Tassorosso
o a Corvonero?
« Ma alla
fine credo che la qualità che prevalga in te sia il coraggio. Il coraggio per portare a termine giochi di prestigio
pericolosi. Il coraggio di continuare su una strada molto difficile come quella
che hai deciso di percorrere senza dubbi né tentennamenti. Il coraggio di
buttarsi in un mondo completamente diverso dal tuo come quello magico senza
guide e senza sapere nulla di quello che ti aspetta. Valutato tutto questo,
direi che l’unica Casa veramente adatta a te sia GRIFONDORO!!! »
Un urlo
si levò da un tavolo. Prima che potesse dire qualcosa, il Cappello Parlante
venne violentemente tolto dalla testa di Kaito dalla professoressa e il ragazzo
fu costretto ad alzarsi e raggiungere il tavolo, dove già era stato fatto un
posto per lui sulla panca, fra Hermione e Fred (o George?).
« Bravo
Kaito! »
« Benvenuto
fra noi! »
« Ti
troverai bene! »
Kaito
sorrise. Forse era destino, dopotutto la maggior parte delle persone che aveva
incontrato fino a quel momento appartenevano a quella Casa.
Harry,
Ron e Hermione gli sorrisero e gli diedero il benvenuto, e Kaito fu quasi
sicuro di aver visto i due gemelli sfregarsi le mani all’idea di tutti gli
scherzi che avrebbero potuto combinare da lì in poi, beccandosi un’occhiataccia
da un ragazzo più grande e dall’aria tremendamente seria che dai capelli rossi
era facile identificare come l’ennesimo Weasley.
Kaito passò in rassegna i nomi di quasi tutto il tavolo, sicuro che tanto non
li avrebbe mai ricordati tutti, senza però mai spostare del tutto l’attenzione
dalla voce della McGranitt, in attesa di uno degli
ultimi nomi dell’elenco.
« Ginevra Molly Weasley.
»
La
ragazzina guardò il tavolo dei Grifondoro con aria
spaventata. Sarebbe riuscita a raggiungerli?
« GRIFONDORO! »
Ginny
tirò un visibile sospiro di sollievo e con lei tutti i Weasley.
Anche Kaito ne fu felice, dopotutto si stava affezionando a quella ragazzina.
Tutta felice, Ginny si accomodò al tavolo che aveva agognato da tanti anni,
ricevendo il benvenuto da tutti i suoi nuovi compagni di Casa e un paio di
sonore pacche sulle schiena da parte dei gemelli.
Quella
atmosfera idilliaca, però, s’interruppe con un colpo di tosse alle spalle di
Harry e Ron. Un uomo dai capelli neri e unticci e l’aria severa li invitò con
malagrazia a seguirlo ed Hermione, Ginny e Kaito si guardarono preoccupati: evidentemente
la loro bravata era stata scoperta. Il ragazzo cercò di parlare di nascosto con
le due compagne, ma venne distratto da una voce familiare proveniente dal
tavolo dei professori ed amplificata probabilmente dall’ennesima magia, vista
la totale assenza di microfoni e altoparlanti.
«
Benvenuti a un nuovo anno ad Hogwarts! »
Kaito si
girò verso il tavolo da cui troneggiava il preside e sussurrò sorridendo: «
Ehilà, chi si rivede… la controfigura di Gandalf! »
Il
ragazzo ricevette un calcione da Hermione, cha da brava babbana
aveva ben capito il riferimento, e il preside continuò imperterrito: « Ci
sarebbero tante cosa da dire, ma cominciamo dalle più urgenti: quest’anno
abbiamo un nuovo insegnante di Difesa contro le Arti Oscure, il professor Gilderoy Allock! »
Una
applauso da buona parte delle ragazze in sala si levò per osannare il
signorotto strafottente che si alzò facendo inchini a destra e a manca e
mandando bacetti con la mano alle ragazze. Solo al vederlo Kaito ebbe un moto
di repulsione: nemmeno un prestigiatore dopo uno spettacolo faceva tante
smancerie al pubblico!
Silente
continuò: « Dovrei dire tante di quelle cose, ma per quest’anno il mio discorso
sarà ridotto. Godetevi questa cena e preparatevi al nuovo ed entusiasmante anno
che ci aspetta. Buon proseguimento a tutti. »
Fred e
George si tirarono una gomitata: « Ehi, quando mai Silente è stato così breve e sensato in un unico discorso? »
Il Weasley più grande (che se Kaito ben ricordava pareva
chiamarsi Percy) scosse la testa: « Non so ma la cosa
è grave, visto che se ne sta andando insieme alla McGranitt…
temo che sia collegato al sequestro di Ron ed Harry da parte di Piton… »
Kaito
impallidì leggermente. I due ragazzi avrebbero mantenuto la parola evitando di
coinvolgerlo?
Hermione
gli toccò un braccio: « Inutile pensarci adesso, più di quello che abbiamo
fatto per aiutarli non potevamo fare. Vuoi un po’ di pudding? »
« Di che… ehi, da dove è spuntato tutto questo cibo? Non si è
avvicinato nessun cameriere e poco fa la tavola era vuota! »
Ginny gli
fece l’occhiolino: « Magia! »
Il
ragazzo sorrise imbarazzato e iniziò a servirsi, chiedendosi se e quando si
sarebbe abituato a tutte quelle stranezze.
Nonostante
le famose maldicenze sul cibo inglese, trovò la cena molto buona, tuttavia
spesso non poteva trattenersi dall’alzare lo sguardo verso il soffitto, anzi,
verso il cielo stellato. Era bellissimo, con quelle candele sospese…
« Non è
il cielo reale… ti assicuro che il soffitto c’è, è
solo un incantesimo che lo fa sembrare tale. »
Kaito
impiegò qualche secondo a rispondere ad Hermione: « L’ho immaginato, ma non è
per quello che sono tanto sorpreso… è solo che io
l’ho già visto… »
« Cosa? »
Il
ragazzo si rese conto di aver attirato l’attenzione delle persone intorno a lui
e, lievemente imbarazzato, cercò di spiegarsi: « È come una sensazione di deja-vù… quando ero piccolo sognavo spesso qualcosa del
genere, al punto che una volta mio padre mi fece una sorpresa e mi dipinse il
soffitto della camera da letto come se fosse un cielo stellato e con una serie
di fili mi sollevò un paio di candele, proprio come in questa sala… credo che gli sarebbe piaciuto entrare qui. »
Kaito non
approfondì, non rivelando che suo padre era morto da anni e che quel soffitto
l’aveva mantenuto così com’era nel corso degli anni, rinfrescandolo ogni estate
per mantenerlo in tutto il suo splendore. Non avrebbe mai potuto lasciare
andare in rovina uno degli ultimi regali di suo padre…
Tuttavia
non ebbe modo di ripensarci a lungo, perché il tavolo di Grifondoro
iniziò ad agitarsi per la prolungata assenza di Harry e Ron. Cominciarono a
diffondersi voci sul fatto che una Ford azzurra senza autista si fosse
schiantata su un albero incantato. Ginny sbiancò sempre più visibilmente, Hermione
si morse la lingua un paio di volte, Kaito manteneva la sua solita faccia da
poker, così come suo padre gli aveva insegnato. Non venne ben chiarita la sorte
dei compagni di Casa, l’unica certezza fu che non si ripresentarono al tavolo
per tutta la serata e che non si unirono alla compagnia nemmeno quando Percy, che evidentemente aveva un qualche ruolo di comando,
radunò tutti i presenti, i primini davanti a tutta la
fila, per condurli al loro dormitorio.
Perso nei
suoi pensieri e intontito dalla stanchezza per la giornata lunga e pesante, cominciata
con un lungo viaggio in aereo e conclusasi con lo Smistamento e la cena, Kaito
non fece neppure caso alla strada percorsa per arrivare al dormitorio, né fece
caso alle stranezze lungo il percorso. Solo quando tutti si fermarono davanti a
un quadro iniziò a farsi qualche domanda.
Percy si
schiarì la voce: « Questo è l’ingresso per la torre di Grifondoro,
la nostra sala comune… »
Fred, dal
fondo della fila, gridò: « Taglia, Percy, questo
discorso lo fai tutti gli anni, ormai lo sappiamo a memoria! »
Il
fratello rincarò la dose: « Dicci la parola d’ordine e facciamola finita! »
« Voi lo
saprete a memoria, ma ci sono persone che non lo sanno. »
« E
allora fai un riassunto! »
Il
prefetto arrossì: « Non mettertici anche tu, Lee
Jordan! Dicevo, la Signora Grassa è la nostra guardiana e custode e a lei
dovrete comunicare la parola d’ordine che sto per rivelarvi. Senza la parola
d’ordine non potrete entrare. »
Kaito
iniziò a guardarsi intorno: « Ehm… dov’è questa
signora? Non la vedo… »
« Proprio
davanti ai tuoi occhi, spilungone! »
Kaito
trasalì. Il quadro alle spalle di Percy non solo si
era mosso, ma si era anche messo a parlare!
La
Signora Grassa si rivolse a Percy: « Parola d’ordine?
»
Il
ragazzo scandì bene e a voce alta in modo che tutti lo potessero udire: « Colibrì. »
Il quadro
si spostò lasciando spazio a un’apertura. Kaito la oltrepassò un po’ titubante,
appuntandosi mentalmente di ricontrollare quel quadro. Forse scopriva che era
un semplice televisore a cristalli liquidi…
La sala
comune era molto interessante e accogliente, in puro stile inglese, con tanto
di caminetto acceso e sfrigolante e poltrone decorate alla scozzese, tuttavia
Kaito era decisamente più interessato a scoprire l’ubicazione di un letto o di
un suo eventuale corrispettivo magico. Iniziava davvero ad essere esausto.
Seguì i suoi futuri compagni di classe in una stanza e finalmente entrò
nell’agognata camera da letto, dove un cuscino posto su un letto a baldacchino
più grande degli altri, evidentemente studiato per la sua altezza, lo chiamava
come le sirene con Ulisse. Il ragazzo, ignorando lo stupore e l’eccitazione
degli altri, aprì il baule e iniziò a cercare il suo pigiama.
Uno dei
ragazzini gli rivolse la parola: « Kaito, ma non sei eccitato da tutto questo?
»
Il
ragazzo gli sorrise stancamente: « Sì, ma in questo momento prevalgono in me la
stanchezza per le cinque ore di viaggio in aereo e il fuso orario…
»
Il
ragazzo con la macchina fotografica appesa al collo gli restituì un sorriso
comprensivo: « Capisco… buonanotte, allora! Noi
andiamo ancora un po’ sotto con gli altri… »
Kaito
salutò i compagni con la mano e continuò a rovistare nel baule. Ma dove diavolo
aveva cacciato il pigiama? Eccolo, proprio sotto le divise di riserva…
Kaito
sollevò un sopracciglio. C’era qualcosa che non andava.
Uscì un
attimo dalla stanza, andando proprio a sbattere contro una delle persone che
stava cercando.
« Ah, Harry! »
« Ciao, Kaito! »
« Com’è andata?
»
Il
ragazzo sospirò: « Calcolando cosa abbiamo combinato, direi di lusso. Nessuna
penalità alla Casa, solo una punizione personale a me e a Ron e una lettera
alle nostre famiglie… ci hanno anche recuperato i
bagagli, solo che l’auto del signor Weasley sembra
essere scappata dopo essere stata picchiata dal Platano Picchiatore e Ron si è
ritrovato con la bacchetta con cui aveva bloccato i pedali spezzata in due
nello schianto… e dubito che i suoi genitori gliene
compreranno un’altra dopo quello che abbiamo combinato! Spero solo che funzioni
ancora… »
« Capisco… a proposito, dov’è Ron? »
« Di
sotto, a godersi la celebrità della nostra grande
impresa… comunque tranquillo, non abbiamo ti
nominato, abbiamo detto di essere scesi da soli sul tetto del treno e che
Hermione e Ginny ci hanno tirato dentro per impedirci di schiantarci al suolo.
»
« Ah, grazie… »
Harry
fece per dirigersi verso la camera degli allievi del secondo anno, quando Kaito
lo bloccò nuovamente.
« Ah,
Harry? »
« Sì? »
« Non è
che per caso mi avete già restituito le divise che vi ho prestato? »
« Le
divise? »
« Sì, ti
ricordi quando ti ho cambiato d’abito? Vi ho dato un paio delle mie divise, ma
ora le ho ritrovate perfettamente piegate nel baule…
»
Il
ragazzo lo guardò un po’ stupito, poi scoppiò a ridere: « Allora Hermione aveva
proprio ragione! »
«
Riguardo a cosa? »
« Questa è la divisa che mi hai dato.
Guarda il nome sull’etichetta… »
« Harry Potter? Ma come…
»
« Credo
che tu abbia usato la magia senza nemmeno rendertene conto per prendere i
nostri abiti dai bauli… »
Kaito si
guardò le mani stupito: « Io… avrei usato la magia? Magia vera?
»
Harry gli
mise una mano sulla spalla: « Benvenuto a Hogwarts, Kaito. Se ancora avevi dei
dubbi, ora sai che questo è davvero il posto giusto per te. »
E lo
lasciò così, incredulo su quello che si era appena reso conto di aver fatto,
sulla prima vera prova che forse Silente non era un pazzo scatenato e che forse
non si era del tutto sbagliato sul suo conto.
Argh!!! Maledetta università, mi
fai fare queste figure, pubblicare un capitolo a distanza di quasi due mesi! Vergognati,
Hinata, quando mai hai fatto queste cose? Ok, mi dispiace tantissimo per il mega-ritardo… ma l’importante è avercela fatta! Spero che
questo non influisca sulla trama del capitolo… e
sulla filastrocca del Cappello Parlante! Ci ho messo tre giorni, ma sono
soddisfatta! Sapeste che fatica trovare una rima con Serpeverde
(salvo le parolacce, ma il Cappello dev’essere imparziale…)…
Dunque, anticipo una possibile domanda: perché ho messo Kaito
nei Grifondoro? Voi avrete pensato che fosse una
scelta scontata, ma io ci ho riflettuto molto… per
quanto avrebbe causato qualche problema, non ci avrei pensato due volte a
inserirlo in un’altra Casa se fossi stata convinta che fosse stata più adatta a
lui, ma Kaito Kid si caratterizza anche per il coraggio, oltre per un pizzico
di follia… ma la Casa dei folli non c’è, altrimenti
ne avrei un posto prenotato da anni! XD
Ringrazio quindi darkroxas92, Meiyo
Makoto e Sweet Witch per
aver recensito, e quest’ultima anche per aver inserito la storia fra le ricordate… oltre a un nutrito gruppo di amici che seguono questa
storia pur non essendo iscritti a questo forum! Grazie anche a voi!
Prossimo capitolo: la prima lezione di tutte le materie
scolastiche del primo anno, grazie alle quali faremo conoscenza della classe di
Kaito (ci saranno sicuramente Ginny e Colin, ma per gli altri posso dare libero
sfogo alla fantasia!) e delle classi di primini delle
altre Case.
Annuncio anche che, per chi mi segue anche in quel fandom, che presto (università permettendo) inizierò anche
una nuova fanfic su Paperinik, come avevo annunciato.
Grazie a tutti, al prossimo capitolo!
CIAO!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!!
Hinata 92