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Autore: Angel_shanti    28/04/2013    2 recensioni
Cosa sei disposto a fare per ottenere il tuo Per Sempre? A cosa sei disposto a rinunciare?
Sono queste le domande a cui Nathan e’ costretto a dare una risposta quando riceve quella telefonata che credeva non sarebbe mai piu’ arrivata; non dopo tutti quegli anni passati ad attendere invano.
Una famiglia perfetta messa in crisi da tre semplici parole.
Sempre. Per sempre.
Bisogna fare attenzione a cosa si promette.
Genere: Angst, Drammatico, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Contesto generale/vago
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1.

Fregato, come sempre

Luglio  2013

 

“Ashley, non fare i capricci. Ne abbiamo parlato un milione di volte, sei ancora troppo piccola per andare a dormire a casa della tua amica Emily.”

“Jennifer. – sbuffa e batte i piedi a terra – Lo vedi che non ascolti mai quando parlo?”

Se Julie l’avesse fatto apposta, non credo sarebbe riuscita a creare una copia così perfetta di se stessa, un clone dotato di scompigliati riccioli biondi e di un’impertinenza stratosferica.

“Non era Emily la tua migliore amica?”

“La settimana scorsa. – scuote la testa agitando la testa allo stesso modo armonico della madre – Adesso è Jennifer, eh. Te l’ho detto ieri, quando ti ho chiesto il permesso per stasera.”

“Ok, Jennifer. Ma non hai il permesso neanche di andare a dormire da Jennifer, hai solo sei anni Ash. – le mie mani si stringono intorno alla sua vita e, con un solo gesto, la sollevo da terra portando i suoi occhi dritti nei miei – E dai, non farmi quel musino che diventi brutta. Sei la principessina di papà, lo sai, ma sei ancora troppo piccola. Domani puoi chiedere a Jennifer di venire a giocare a casa nostra nel pomeriggio, ci sarà anche la mamma e le diremo di preparare tanti cupcake colorati, quelli che ti piacciono tanto. Anzi, puoi chiedere alla mamma di prepararli con lei. Sarà divertente.”

“Sei un papà pizzoso! – avvolge le braccia intorno al mio collo e mi incatena in una dolce morsa – Ma ti voglio bene lo stesso.”

Stampo un bacio rumoroso sulla guancia paffuta della mia bambina e la sento ridere divertita, si dimena appena per suggerirmi di metterla a terra, abbandona le mia braccia con un balzo e mi regala una buffa linguaccia.

Pizzoso, papà, pizzoso. – ride divertita scuotendo le spalle – Lo dico alla mamma appena arriva che sei pizzoso.”

Scuoto la testa nascondendo a malapena il sorriso che si fa strada sul mio viso.

“Adesso fila a lavarti le mani, bimba pizzosa. – le scompiglio i capelli ignorando il suo disappunto – Mi serve una mano in cucina per preparare la cena prima che arrivi la mamma.”

“Yu-huu. Posso mettere il grembiule a fiori della mamma? Posso? Posso? Posso, papino?”

“Ok, è andata.  – annuisco appena spostandole una ciocca di capelli dal viso – Ma smettila di urlare in questo modo, non vogliamo che Alice si svegli dopo tutto il tempo che ci ho impiegato per farle prendere sonno. Forza, corri in bagno mentre prendo il grembiule a fiori della mamma per il mio aiuto cuoco preferito.”

Non mi lascia terminare la frase che già corre a perdifiato lungo il corridoio, apre la porta cigolante, quella che puntualmente Julie mi ripete di sistemare e che puntualmente dimentico di mettere a posto, Ashley apre l’acqua con un piccolo urlo lasciandomi ad immaginare il disastro che lo sciacquettio delle sue manine paffute stiano generando nel bagno che ho appena messo in ordine.

E’ in giornate come queste che perdo di vista la mia mascolinità per sentirmi una perfetta casalinga disperata; dopo aver passato ore a dondolare la carrozzina di Alice per smorzare il suo pianto disperato e consegnarla con premura tra le braccia di Morfeo, dopo aver cancellato con attenzione ogni segno del passaggio dell’uragano Ashley in sala, e in ogni altra stanza della casa in cui ha anche semplicemente messo piede, dopo aver cercato di non rendere rosa tutto il mio intimo restando impalato come un’idiota dinanzi alla dettagliata nota con le istruzioni lasciatami da Julie, adesso non mi resta che preparare qualcosa di quantomeno commestibile. Sono distrutto, ma non lo ammetterò mai.

“La cuoca più brava del mondo è qui. Possiamo iniziare a cucinare, capo.” Ashley saltella entusiasta e mi rendo conto che sarà impossibile farle capire che se continua ad urlare in questo modo la sorella riprenderà a sbraitare come una piccola ossessa; lego il grembiule intorno alla vita della mia bambina facendo girare intorno al suo corpo più volte il laccettino e le poggio sul capo il cappellino da chef che le ho creato con la carta del giornale.

“Allora per la giornata di oggi lo Chef consiglia: uova al tegamino.”

Mi fissa preoccupata per qualche istante prima di salire sullo sgabello di fronte al tavolo d’appoggio della cucina, finge di leggere dal quaderno delle ricette pieno di post it colorato della mamma e annuisce seria.

“Possiamo farcela, è difficilissimo, papà, ma noi siamo bravi.” Le stampo un bacio sulla fronte e inizio a rompere le uova nel tegame. La stanza si riempie della sua risata cristallina e sento che davvero possiamo farcela anche questa sera.

Il costante sfrigolio delle uova sul fuoco è la perfetta base per le canzoncine dalle parole assurde che, con voce stonata, con cui Ashley ha deciso di deliziarmi i timpani da quando ha messo piede in cucina, non smette di lanciare qua e là sbuffi di farina innevando l'intero piano cottura neanche quando fissa i suoi grandi occhi nocciola nei miei e sorride con aria ingenua.

"Scusa, papino. Ho sporcato un pò."

"Solo un pò, eh. - afferro lo straccio sullo stipite più alto e con movimenti frettolosi inizio a pulire il ripiano - Fila a tavola che è quasi pronto! Ho una fame da lupi."

"Non aspettiamo la mamma?"

"Non stasera, amore. La mamma ha chiamato e ha detto che tornerà tardi da lavoro."

"Come sempre." Sbuffa e corre via. Mi abbandono ad un lungo sospiro lanciando lo straccio sul lavandino ricolmo di stoviglie da lavare, anche per stasera l'idea di cenare in tranquillità è andata a farsi benedire. Dovevo aver fumato qualcosa di pesante quando ho promesso a Julie che me la sarei cavato benissimo con le bambine mentre lei sarebbe stata troppo impegnata a far carriera per ricordarsi di fare la mamma; scuoto la testa e allontano con un sospiro i pensieri che affollano la mia mente. Amo Julie, non riuscirei a immaginare un solo giorno senza il suo solare sorriso al mio fianco. E' il suo lavoro che odio, lo detesto con tutto me stesso. E lei lo sa. Sistemo le uova nel piatto componendo con le verdurine uno sciocco sorriso, dovrebbe bastare come lasciapassare per il broncio della mia principessa. Salgo le scale a due per volta e costringendomi ad un espressione buffa do inizio al solito siparietto che ormai ogni benedetta sera è divenuto l'unico metodo per far ingerire del cibo alla mia bambina.

"Dopo guardiamo la Sirenetta, papino?" 

"Non è quello che abbiamo visto anche ieri sera, patatina?"

"Ma mi piace tanto, papi. E poi mi sono addormentata prima che Ariel sposasse il suo principe. Non hanno avuto il loro Vissero felici e contenti, per colpa mia. Ti prego." Ashley infila in bocca l'ultimo pezzetto di carota e fissa i suoi occhi supplichevoli nei miei. Un leggero luccichio fa splendere le sue iridi e io mi ritrovo ad annuire con uno sciocco sorriso stampato sul viso. Fregato, come sempre.

ANGOLO AUTORE

Salve a tutti, dopo un pò di tempo sono di nuovo qui...questa volta i tempi di pubblicazione sono decisamente diversi, diversa è la stessa storia e i tempi di scrittura [lo ammetto, faccio troppe cose insieme e ho lasciato poco tempo alla scrittura], ma ci tenevo a farvi presente che non sono sparita del tutto.

Un bacio e Buona Settimana

Angel

   
 
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