1.
Fregato, come sempre
Luglio
2013
“Ashley, non fare
i capricci. Ne abbiamo parlato un
milione di volte, sei ancora troppo piccola per andare a dormire a casa
della
tua amica Emily.”
“Jennifer.
– sbuffa e batte i piedi a terra – Lo vedi che
non ascolti mai quando parlo?”
Se Julie l’avesse
fatto apposta, non credo sarebbe
riuscita a creare una copia così perfetta di se stessa, un
clone dotato di scompigliati
riccioli biondi e di un’impertinenza stratosferica.
“Non era Emily la
tua migliore amica?”
“La settimana
scorsa. – scuote la testa agitando la testa
allo stesso modo armonico della madre – Adesso è
Jennifer, eh. Te l’ho detto
ieri, quando ti ho chiesto il permesso per stasera.”
“Ok, Jennifer. Ma
non hai il permesso neanche di andare a
dormire da Jennifer, hai solo sei anni Ash. – le mie mani si
stringono intorno
alla sua vita e, con un solo gesto, la sollevo da terra portando i suoi
occhi
dritti nei miei – E dai, non farmi quel musino che diventi
brutta. Sei la
principessina di papà, lo sai, ma sei ancora troppo piccola.
Domani puoi
chiedere a Jennifer di venire a giocare a casa nostra nel pomeriggio,
ci sarà
anche la mamma e le diremo di preparare tanti cupcake colorati, quelli
che ti
piacciono tanto. Anzi, puoi chiedere alla mamma di prepararli con lei.
Sarà
divertente.”
“Sei un
papà pizzoso!
– avvolge le braccia intorno al mio collo e mi incatena in
una dolce morsa – Ma
ti voglio bene lo stesso.”
Stampo un bacio rumoroso
sulla guancia paffuta della mia
bambina e la sento ridere divertita, si dimena appena per suggerirmi di
metterla
a terra, abbandona le mia braccia con un balzo e mi regala una buffa
linguaccia.
“Pizzoso,
papà,
pizzoso. – ride divertita
scuotendo
le spalle – Lo dico alla mamma appena arriva che sei pizzoso.”
Scuoto la testa nascondendo
a malapena il sorriso che si
fa strada sul mio viso.
“Adesso fila a
lavarti le mani, bimba pizzosa.
– le scompiglio i capelli ignorando il suo
disappunto – Mi serve una mano in cucina per preparare la
cena prima che arrivi
la mamma.”
“Yu-huu. Posso
mettere il grembiule a fiori della mamma?
Posso? Posso? Posso, papino?”
“Ok, è
andata. – annuisco appena spostandole una
ciocca di capelli dal viso – Ma smettila di urlare in questo
modo, non vogliamo
che Alice si svegli dopo tutto il tempo che ci ho impiegato per farle
prendere
sonno. Forza, corri in bagno mentre prendo il grembiule a fiori della
mamma per
il mio aiuto cuoco preferito.”
Non mi lascia terminare la
frase che già corre a
perdifiato lungo il corridoio, apre la porta cigolante, quella che
puntualmente
Julie mi ripete di sistemare e che puntualmente dimentico di mettere a
posto,
Ashley apre l’acqua con un piccolo urlo lasciandomi ad
immaginare il disastro
che lo sciacquettio delle sue manine paffute stiano generando nel bagno
che ho
appena messo in ordine.
E’ in giornate
come queste che perdo di vista la mia
mascolinità per sentirmi una perfetta casalinga disperata;
dopo aver passato
ore a dondolare la carrozzina di Alice per smorzare il suo pianto
disperato e
consegnarla con premura tra le braccia di Morfeo, dopo aver cancellato
con
attenzione ogni segno del passaggio dell’uragano Ashley in
sala, e in ogni
altra stanza della casa in cui ha anche semplicemente messo piede, dopo
aver
cercato di non rendere rosa tutto il mio intimo restando impalato come
un’idiota dinanzi alla dettagliata nota con le istruzioni
lasciatami da Julie,
adesso non mi resta che preparare qualcosa di quantomeno commestibile.
Sono
distrutto, ma non lo ammetterò mai.
“La cuoca
più brava del mondo è qui. Possiamo iniziare a
cucinare, capo.” Ashley saltella entusiasta e mi rendo conto
che sarà
impossibile farle capire che se continua ad urlare in questo modo la
sorella
riprenderà a sbraitare come una piccola ossessa; lego il
grembiule intorno alla
vita della mia bambina facendo girare intorno al suo corpo
più volte il
laccettino e le poggio sul capo il cappellino da chef che le ho creato
con la
carta del giornale.
“Allora per la
giornata di oggi lo Chef consiglia: uova
al tegamino.”
Mi fissa preoccupata per
qualche istante prima di salire
sullo sgabello di fronte al tavolo d’appoggio della cucina,
finge di leggere
dal quaderno delle ricette pieno di post it colorato della mamma e
annuisce
seria.
“Possiamo farcela,
è difficilissimo, papà, ma noi siamo
bravi.” Le stampo un bacio sulla fronte e inizio a rompere le
uova nel tegame.
La stanza si riempie della sua risata cristallina e sento che davvero
possiamo
farcela anche questa sera.
Il
costante sfrigolio delle uova sul
fuoco è la perfetta base per le canzoncine dalle parole
assurde che, con voce
stonata, con cui Ashley ha deciso di deliziarmi i timpani da quando ha
messo
piede in cucina, non smette di lanciare qua e là sbuffi di
farina innevando
l'intero piano cottura neanche quando fissa i suoi grandi occhi
nocciola nei
miei e sorride con aria ingenua.
"Scusa,
papino. Ho sporcato un
pò."
"Solo
un pò, eh. -
afferro lo straccio sullo stipite più alto e con movimenti
frettolosi
inizio a pulire il ripiano -
Fila a tavola che è quasi pronto! Ho
una fame da lupi."
"Non
aspettiamo la mamma?"
"Non
stasera, amore. La mamma ha chiamato
e ha detto che tornerà tardi da lavoro."
"Come
sempre." Sbuffa e corre via. Mi abbandono ad un lungo
sospiro lanciando lo straccio sul lavandino ricolmo di stoviglie da
lavare, anche per stasera l'idea di cenare in
tranquillità è andata a
farsi benedire. Dovevo aver fumato qualcosa di pesante quando ho
promesso a
Julie che me la sarei cavato benissimo con le bambine mentre lei
sarebbe stata
troppo impegnata a far carriera per ricordarsi di fare la mamma; scuoto
la
testa e allontano con un sospiro i pensieri che affollano la mia mente.
Amo
Julie, non riuscirei a immaginare un solo giorno senza il suo solare
sorriso al
mio fianco. E' il suo lavoro che odio, lo detesto con tutto me stesso.
E lei lo
sa. Sistemo le uova nel piatto componendo con le verdurine uno sciocco
sorriso,
dovrebbe bastare come lasciapassare per il broncio della mia
principessa. Salgo
le scale a due per volta e costringendomi ad un espressione buffa do
inizio al
solito siparietto che ormai ogni benedetta sera è divenuto
l'unico metodo per
far ingerire del cibo alla mia bambina.
"Dopo
guardiamo la Sirenetta, papino?"
"Non
è quello che abbiamo visto anche ieri sera, patatina?"
"Ma mi piace tanto, papi. E poi mi sono addormentata prima che Ariel sposasse il suo principe. Non hanno avuto il loro Vissero felici e contenti, per colpa mia. Ti prego." Ashley infila in bocca l'ultimo pezzetto di carota e fissa i suoi occhi supplichevoli nei miei. Un leggero luccichio fa splendere le sue iridi e io mi ritrovo ad annuire con uno sciocco sorriso stampato sul viso. Fregato, come sempre.
ANGOLO AUTORE
Salve a tutti, dopo un pò di tempo sono di nuovo qui...questa volta i tempi di pubblicazione sono decisamente diversi, diversa è la stessa storia e i tempi di scrittura [lo ammetto, faccio troppe cose insieme e ho lasciato poco tempo alla scrittura], ma ci tenevo a farvi presente che non sono sparita del tutto.
Un bacio e Buona Settimana
Angel