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Autore: Andy Black    28/04/2013    17 recensioni
Non è la solita storia... qui non si scherza più. Il destino del mondo, come noi lo conosciamo, è in pericolo.
Pregare per il proprio futuro diventa lecito, quando scopri che il tuo dio ha finito di avere pietà e compassione per te. Troppi errori.
Troppe ingiustizie.
Ma qualcuno cercherà di cambiare tutto, e di salvarci. Di salvarci tutti.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon Courage'
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L'inizio della fine - Pt. 2



Prima comparve ai piedi del letto di Timoteo. Una torcia illuminava il vasto dormitorio, condiviso da centinaia di soldati.
“Timoteo! Svegliati!” urlò l’oracolo.
Quello balzò in piedi, brandendo la spada che aveva accanto alla branda. Anche gli altri soldati si svegliarono.
Timoteo era il classico stereotipo dell’eroe. Capelli neri, corti, arruffati, barba corta dello stesso colore, labbra grandi, naso importante, occhi marroni. E fisico statuario.
Timoteo aveva donato la sua vita alla protezione dell’oracolo e delle vergini. E del tempio, naturalmente. Conosceva Prima da quando erano bambini, ma le capacità della ragazza si intromisero nei loro progetti di vita. Volevano sposarsi, vivere insieme, crescere dei bambini. I doni purtroppo non si scelgono. Quando fu reso noto che Prima fosse in grado di predire il futuro e parlare con Arceus, Olimpia andò personalmente a prelevarla dalla sua piccola casetta.
“Prima! Cosa ci fai qui?! Se gli Ingiusti scoprono che sei qui è la fine!”
“Dovete terminare questa guerra! Arceus ha maledetto le nostre terre!”
“Cosa?!”
“Ho... ho avuto un contatto con la divinità”
Timoteo lasciò cadere la spada per terra, che tintinnò al contatto con il pavimento. “Che diamine ti ha detto?!” urlò, scuotendo Prima per le spalle.
“Mi ha detto chiaramente che il mondo che lui ha creato per noi non è stato ideato per essere utilizzato come campo di battaglia! Vuole che finiamo di combattere! I Pokémon, gli uomini, non devono morire per via di altre persone e Pokémon!”
“Prima... se noi finissimo di combattere, quelli prenderebbero il tempio”
“Sì. Lo so. È per questo che devo parlare con il capo degli ingiusti, Adamo, per fargli terminare questa guerra inutile”
“Non parlerai con nessuno. Non posso permettere che tu rischi la tua vita. Quelle sono persone senza scrupoli”. Timoteo guardò negli occhi Prima, e le toccò la mano. I loro sguardi erano dolci.
“Devo parlare con Adamo”
Timoteo sospirò, abbassò il volto e strinse la mano della ragazza. “Non puoi farlo”
“È l’unico modo per salvarci”
“Arceus ucciderà tutti?”
“Si riprenderà quello che era suo, e lo chiuderà nell’Uovo della Vita”
“Ma... è l’uovo dal quale è nato!”
“Esatto”
“Dopodiché non ci sarà più nulla...” ringhiò Timoteo.
“Lasciami andare” la voce della ragazza si addolciva ogni volta di più.
“Verrò anche io con te. Per sicurezza”
“Grazie”, e gli occhi di Prima si riempirono di riconoscenza. Timoteo indossò la sua armatura, tralasciando l’elmo, infilò la spada nel suo fodero e sospirò.
“Ragazzi, state in allerta” disse infine alle sue truppe. Del resto, era un generale. “Haxorus, seguici” continuò. Guardò Prima, che annuì al suo sguardo.
“Abra, teletrasportaci da Adamo”
E sparirono.
 
Adamo sospirava, non riusciva a dormire. I biondi capelli, lunghi fino alle spalle, catturavano troppo calore. E questo non andava bene quando il caldo era troppo.
Decise di alzarsi, e sapeva quanto potesse essere faticoso, dato che non levava mai quell'armatura rossa e nera da dosso. Aveva paura di un attacco da parte di nemici. La sua tenda era vuota.
Si guardò le mani, piene di tagli.
La guerra.
Dovevano conquistare il Monte Trave. Dovevano farlo per Nestore. Lui aveva promesso loro fama, potere, denaro, cibo, donne, e tutto ciò che poteva rendere la loro esistenza migliore.
Era perso nei suoi pensieri, quando d’un tratto si rese conto che il suo peggior nemico era nella sua tenda. La punta della spada di Timoteo pungeva il pomo ad Adamo. Che ironia.
Quest’ultimo mosse gli occhi, neri come la pece, incuriosito dalla figura accanto al templare.
“Lei... lei è l’oracolo” osservò sorridente e stupito quello. “Avete del fegato a venire qui”
“A dispetto di quello che sembra veniamo in pace” disse serio Timoteo.
“Allora levami la spada dal collo”
Beh. Ovvio.
Timoteo abbassò l’arma, e guardò Haxorus. Aveva paura che il Gengar di Adamo fosse nascosto nell'ombra ed attaccasse all'improvviso.
“Che vi porta qui?” domandò Adamo.
“L’oracolo è entrata in contatto con Arceus” rispose l’altro.
“Oh... Arceus. Cosa vorrà mai, da noi?” fece lui, tutto sorridente.
Prima sospirò. “Ecco. La profezia è chiara. Il mondo così come lo conosciamo è stato un dono della benevolenza del grande Arceus. Ci ha donato i fiumi, per dissetarci, la terra, per sfamarci, e soprattutto i Pokémon, perché siano fedeli compagni ed amici. La grande guerra che state scatenando per il Cristallo dell’Armonia ha portato solo la morte di tantissime persone. E di Pokémon. Lui non ha creato i Pokémon per utilizzarli come armi. Li ha creati per far sì che entrino in simbiosi con noi. Perché diventino nostri fedeli alleati nella vita di tutti i giorni. Ebbene, la pazienza di Arceus è finita. La profezia di Arceus si avvererà e per noi sarà la fine”
“Quale profezia?” chiesero in coro Timoteo ed Adamo.
“Nessun’anima avrebbe dovuto separarsi dal suo corpo. Nessuna. Ora vuole che la sua benevolenza sia ripagato dalla fede che noi abbiamo in lui. Sono mille anni, quelli che ci ha concesso. Se entro mille anni non finirete di utilizzare i Pokémon a scopo di guerra, gli elementi si rivolteranno contro di noi, annientando ogni persona e Pokémon, e facendo sì che tutto il creato torni a fare parte di lui, imprigionandolo nell'Uovo della Vita”
Adamo rise di gusto.
“Tra mille anni io sarò già morto”
Prima spalancò gli occhi. Non riusciva a credere di aver ricevuto una risposta del genere.
“Ma i tuoi discendenti moriranno! E non ci sarà più nulla per cui combattere!”
“Oracolo, fatti da parte. Ho un tempio da conquistare” disse quello, sguainando la spada, ma prontamente Timoteo rialzò la sua al collo di Adamo.
“Siamo venuti in pace. E ce ne andremo in pace”
“Non penso. Gengar, usa Malosguardo”
Improvvisamente due occhi ed un sorriso arcigno apparvero su di una larga ombra sul pavimento. Nessuno riusciva più a muoversi.
“No! Sei un vigliacco!” urlò Timoteo, mentre il volto di Prima sbiancò.
Intanto Haxorus ruggiva di rabbia, sentiva le mani infide del fantasma toccargli la coda. Riusciva solo a muovere la bocca, il suo corpo era paralizzato lì.
“Lascia stare Haxorus, bastardo!” urlò il templare.
“Abra! Dobbiamo fermare Gengar! Usa Ipnosi!” ordinò Prima.
I poteri psichici di Abra fecero effetto, e Gengar si addormentò.
“No! Gengar, sveglio!” urlò Adamo, mentre combatteva a colpi di spada contro Timoteo.
“Dobbiamo andare via da qui!” urlò Prima. “Abra! Teletrasporto!”
E sparirono di lì.
“No! Truppe! Attacchiamo!” urlò Adamo, ed il suo urlo si espanse attorno a lui come fiamme in un campo di grano.
 
Prima e Timoteo, assieme ai loro Pokémon, si materializzarono nell'accampamento dei templari. Questi si spaventarono, di primo acchito, quando li videro apparire, poi riconobbero il generale e si tranquillizzarono.
La tensione era papabile. Timoteo aveva voglia di urlare. Si voltò verso le sue truppe.
“Uomini. Dobbiamo prepararci a combattere. Questa notte sarà lunga. E noi dobbiamo necessariamente vedere il sole domattina”
Tutti obbedirono agli ordini, e si schierarono sulle proprie linee, aspettando i comandi del generale.
“Prima. Devi tornare al tempio”
Quella affannava vistosamente, il cuore le martellava nel petto, e sussultò quando incontrò gli occhi dell’uomo.
“Timoteo... devi seguirmi”
“E perché?”
“Vieni con me al tempio, ti prego. Per un attimo, ma vieni con me”
Prima sembrava disperata.
“Non posso lasciare i miei uomini qui”
Ma l’oracolo così decise, quindi Abra li teletrasportò sul Monte Trave, davanti la porta del tempio. Il cielo era scuro e denso, due fiaccole accostavano l’ingresso del luogo sacro. Timoteo pareva visibilmente contrariato.
“Dannazione, Prima! Ti ho detto che non volevo lasciare i miei uomini!”
E fu allora che Prima si lasciò andare ancora al pianto. Troppe emozioni. Guardare il futuro con gli occhi di una donna acerba era difficile. Non riusciva a mantenere sulle spalle il peso di ciò che riusciva a vedere.
“Prima... calmati” fu meno ruvido l’uomo.
“Timoteo... se tu lotterai, stanotte, verrai ucciso”
Timoteo sbiancò. “Cosa?!”
“Verrai ucciso dal fuoco”
“Fuoco? Verrò ucciso dal fuoco?”
“Ti prego, non andare!” urlò quella, stringendolo, poggiando la faccia sulla fredda armatura. Avrebbe voluto che quella non ci fosse, in quel momento.
“Prima...”
“Non andare lì. So che vuoi andarci, so che vuoi lottare. Ma desisti. Rimani con me!”
“Prima, io non posso lasciare i miei uomini da soli”
“Non lasciare sola me”
“Tu non sei sola. Io sarò sempre con te”
“No, Timoteo. Morirai. E non sarò più in grado di amare un uomo con l’animo limpido come il tuo”
Quello abbassò la testa, come se fosse stato sconfitto. “Anche io ti amo, Prima”. Il suo destino era segnato. Questo perché sarebbe andato a combattere.
“Non andare”
“Posso solo garantirti che sarai l’ultimo pensiero, prima di morire”
Quella spalancò gli occhi, e schiuse la bocca. La mano piccola e affusolata andò a toccargli la barba.
“Timoteo...”
Le lacrime le laceravano il viso, sembravano tagliarle le guance in due parti distinte. La felicità. Desiderava quella. Desiderava vedersi madre, donna, desiderava vedere il mare, non c’era mai riuscita, desiderava avere per sé quel bellissimo uomo. Desiderava fare l’amore con lui, ma ormai era inutile. Lui aveva preso la sua decisione. Aveva deciso il suo futuro. Ed in quel futuro non c’era Prima.
Ma intanto c’era il presente. Un presente speciale, di quelli che ti scappano dalle mani quando meno te lo aspetti, fatto di sorrisi, belle labbra e desideri inespressi.
La vita è un qualcosa di troppo prezioso da gettare così.
Lui era l’unica persona in questo mondo che, pur sapendo che sarebbe dovuto morire, non si perse d’animo, cercando di fare più danni possibili prima che le fiamme lo inghiottissero.
Guardò il manico della sua spada, compagna di tante avventure.
Poi guardò Prima. Compagna di tante fantasie. Fantasie che andavano oltre le loro possibilità. Lei non poteva amarlo, tante responsabilità caricavano il suo esile corpo di pesi che non era in grado di portare senza la massima concentrazione.
Lui invece la amava. Ma non poteva averla. Decise che la cosa migliore da fare era dare tutto in battaglia. La sua ultima battaglia. Si girò e fece per andarsene, quando la voce della ragazza lo fermò.
“Tu potresti rimanere qui con me. Ma hai un ruolo. Hai un orgoglio, e sei un esempio da seguire per quei giovani soldati. Non puoi rimanere”
Timoteo annuì, confuso.
“Ci conosciamo da tanto. E durante tutto questo tempo mi hai regalato delle emozioni bellissime. E tanti sorrisi. Mi hai protetta, come una sorella, come una figlia. Ma devi sapere che ti amo”
“Anche io ti amo” disse a testa bassa lui.
“Donami per l’ultima volta qualcosa. Donami quelle sensazioni che non mi hai dato mai”
Timoteo schiuse le labbra, tirandola a se. La baciò, stringendola vigorosamente.
Fu forte.
Poi lei lo prese per mano, tirandolo in una stanza del tempio, dove nessuno tranne l’oracolo poteva entrare.
E lì lui le donò qualcosa che sopravviveva ad ogni disastro.
Lui le donò l’amore.
Ma come se fossero stati in una bolla di sapone e questa fosse scoppiata, tutto finì. Si resero presentabili, tornando di nuovo davanti al tempio.
“Ti amo. Vai” disse lei.
“Ciao” rispose quello, baciandola, spingendola contro il suo corpo, freddo sotto le mani della giovane donna per via dell’armatura. La croce rossa dipinta su di essa sembrava essere incandescente.
“Non dimenticarti mai di me” disse quella.
“Non lo farò mai”
Infine Timoteo impugnò la sua spada, e cominciò a scendere i mille gradini degli eroi. Ogni gradino aveva inciso il nome di uno dei 1000 eroi di Adamanta. Ma Prima lo sapeva, ne prese coscienza mentre lo guardava scendere le scale a testa alta.
Lui sarebbe divenuto il più grande tra tutti quelli.

 
   
 
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