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Autore: Andy Black    29/04/2013    12 recensioni
Non è la solita storia... qui non si scherza più. Il destino del mondo, come noi lo conosciamo, è in pericolo.
Pregare per il proprio futuro diventa lecito, quando scopri che il tuo dio ha finito di avere pietà e compassione per te. Troppi errori.
Troppe ingiustizie.
Ma qualcuno cercherà di cambiare tutto, e di salvarci. Di salvarci tutti.
Genere: Avventura, Azione, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Manga, Videogioco
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- Questa storia fa parte della serie 'Pokémon Courage'
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Risveglio - Pt. 2


Tornò a casa dopo una mezz’ora passata a camminare con una lentezza quasi allarmante, aveva la testa completamente fra le nuvole e si rese conto solo in quel momento di non sapere nemmeno come quel ragazzo si chiamasse. Era stato uno scontro casuale, un’amichevole fra sconosciuti e tanti saluti. L’aveva sconfitta ed era spartito. Non era tanto il fatto che fosse sparito il problema, meno persone in giro conoscevano quella radura più pace aveva lei, ma il fatto che non avrebbe più avuto modo di ottenere una rivincita, di dimostrare che, bé, sì, aveva perso una lotta, ma che era stato a causa dell’inesperienza e non dell’inabilità, e che la prossima volta che a qualcuno fosse venuto in mente di sfidarla gli avrebbe fatto capire chi comandava.
Una volta tornata a casa sentì il rumore della doccia al piano superiore, suo fratello doveva essere tornato da poco. Non aveva la forza di salire i due piani di scale, quindi si buttò sul divano del soggiorno, rigirandosi fra le mani la Poké Ball dove Zorua dormiva e recuperava dalle sue ferite, valutò l’idea di guardare un po’ di tv, ma realizzò che il telecomando era decisamente troppo lontano dal posto dove si era seduta e sbuffò pesantemente, sprofondando ancora di più nei cuscini e chiudendo gli occhi. Lì riaprì dopo qualche secondo, sentendosi toccare sulla spalla. Era il Gallade di suo fratello, che le allungava il telecomando. Non si era accorta della sua presenza nella stanza, ma non ne rimase sorpresa. Conosceva Gallade da quando era piccola, era stato il primo Pokémon di suo fratello e quando lei aveva quattro anni era un timido Ralts che raramente si mostrava a qualcuno oltre il suo allenatore. Adesso che era arrivato al capolinea della sua evoluzione era potente e veloce e si occupava generalmente sia delle lotte, sia di aiutare in casa, sia di difendere la stessa.
“Grazie, Gallade. È da tanto che siete tornati tu e Ryan?”
Rachel lo chiese mentre con le dita affusolate prendeva il telecomando dal Pokémon e lo usava per fare un rapido zapping nei canali. Il Pokémon le annuì brevemente, e poi tornò a fissarla. Nonostante si fosse evoluto da molto il Pokémon aveva mantenuto la capacità di percepire le sensazioni di chi gli stava attorno, e probabilmente aveva anche percepito il malumore della ragazza. Rachel distolse lo sguardo dal Pokémon, concentrandosi sulle figure di una pubblicità di prodotti di cura per i Pokémon che promettevano risultati incredibili.
“È tutto a posto, tranquillo.” cercò di giustificarsi “In ogni caso, non è che potresti chiedere a Ryan di scendere quando ha fatto?”
Cercò di evadere lo sguardo del Pokémon, nella vana illusione che bastasse a far sì che non intuisse il suo umore. Se non altro era dotato di una comprensione ai problemi incredibile, quindi si limitò ad annuire nuovamente ed a dirigersi verso il piano superiore muovendosi tanto silenziosamente da credere che non stesse affatto camminando, ma galleggiando a pochi centimetri da terra.
Guardò noiosamente la tv, continuando a passare in fretta da un canale all’altro, senza trovare qualcosa che la interessasse veramente.
Mentre continuava imperterrita nella sua opera di zapping intravide qualcosa che le era familiare. Dapprima non se ne curò, fu solo dopo essere andata avanti di numerosi canali che le tornò in mente. Era il ragazzo. Quello che aveva incontrato in tarda mattinata. Quello che l’aveva sconfitta. Quello che col suo Growlithe aveva ferito Zorua (bé, okay, era normale nel contesto, ma lei ancora stentava a farsela piacere come situazione). Cercò di tornare indietro, senza riuscire a ritrovare il canale giusto, e iniziando ad imprecare a bassa voce.
Quando Ryan entrò nel salotto si trovò davanti sua sorella, quasi seduta sul tavolino che teneva il telecomando quanto più vicino al tv, intimando parole come ti troverò, stanne pure sicuro.
“Sei impazzita del tutto, oppure c’è un valido motivo per questa bizzarra sceneggiata?”
La ragazza si bloccò alla voce del fratello, e si girò verso di lui, che la osservava con aria perplessa, subito dopo cercò di fare mente locale su quello che stava facendo e notando la posizione che aveva assunto lentamente riprese una postura umana sul divano. Guardò per altri due secondi il televisore, dubbiosa sulla possibilità di continuare a cercare oppure rinunciare e convincersi che forse alla fine era solo entrata in fissa con quella storia ridicola. Osservò di nuovo suo fratello, che la fissava con la testa leggermente piegata a destra, e decise di lasciar stare la ricerca e di raccontargli quello che era accaduto durante l’allenamento di poche ore prima.
Rachel iniziò a riassumere gli eventi di quella mattinata, erano appena le quattro del pomeriggio ma era già stanca. Mentre raccontava, aveva fatto uscire Zorua dalla sfera,  Ryan stava vedendo di curare la ferita del piccolo Pokémon e per farlo si erano spostati in cucina.
“In pratica stai facendo tutto questo casino solo perché sei stata sconfitta, cosa normale per una principiante, e perché ti è sembrato di vederlo alla tv?” lo disse con voce atona, e con gli occhi concentrati sulla piccola fasciatura che aveva messo alla zampa del Pokémon malavolpe che il cucciolo si guardava con aria incuriosita e che spiccava nel pelo nero.
“Ecco, vedi? Tu semplifichi troppo” brontolò la giovane “Non è tutto così semplice e lineare nella psiche di una ragazza.” mormorò riprendendo in braccio Zorua e carezzandogli distrattamente il ciuffo rosso.
“E allora qual è il problema?”
“Non ho saputo fare nulla, non sono stata in grado di reagire!” si voltò a guardare il fratello “Mi sono allenata con te, abbiamo anche lottato contro Pokémon selvatici. Ma niente! Adesso che c’era un altro allenatore non ho saputo fare niente!”
Ryan sospirò nuovamente.
“Ma da come sono andate le cose non hai davvero perso, avete solo trattato un pareggio, avete usato attacchi con potenza simile ed entrambi sono andati a segno... Forse tu saresti stata in svantaggio a continuare, ma la situazione si è conclusa lì e non c’è modo di dire che non avresti reagito in modo diverso se la sfida fosse continuata, magari mettendoci più rabbia e mettendolo ko...” fece una pausa mentre rimetteva a posto le bende avanzate e il disinfettante “adesso riposati e pensa bene a quello che è successo, a come ti senti e a cosa vorrai fare in futuro. Tieni presente che non è scritto ad nessuna parte che dovrai combattere con i tuoi Pokémon” rimase in silenzio per un attimo. Ryan era abbastanza rinomato in città come allenatore, oltre a Gallade aveva anche un esemplare piuttosto giovane di Trapinch, che non usava in battaglia ma che aveva comunque iniziato ad allenare con molta precisione. Rachel immaginò che per lui dire quella frase non fosse affatto facile. “Puoi restare con Zorua e mantenere il rapporto che avete adesso, senza dover per forza allenarlo per le lotte”
“Hm.”
Più che una risposta, quella di Rachel era stata un grugnito. Non si sentiva soddisfatta per il semplice motivo che la risposta che le era stata data era estremamente sensata. Se non sai farlo e non ne sopporti le conseguenze non farlo.
“Ma se volessi farlo?” chiese innocentemente.
“Allora cerca qualcuno da sfidare in città e fatti le ossa così, se vuoi posso venirti dietro e a fine match dirti cosa sbagli e come potresti migliorare, se vuoi, ma non posso fare miracoli, lo sai bene”
La ragazza annuì nuovamente, conosceva abbastanza bene suo fratello da sapere che se glielo avesse chiesto l’avrebbe riallenata da zero, ma non voleva arrivare a quello.
Ringraziò il fratello per la disponibilità e corse su in camera, quella giornata poco a poco l’aveva stancata.
“E non è ancora finita, eh?” chiese a Zorua, che aveva deposto sul letto e che adesso vi si rotolava beatamente, cercando di acciambellarsi per schiacciare un pisolino. Gli si sedette accanto, accarezzandogli il pelo.
Combattere e allo stesso tempo desiderare che il proprio Pokémon non si ferisse era assurdo, eppure la sensazione che provava quando si allenava, quando lottava contro un Pokémon selvatico le piaceva, le faceva capire quanto realmente fossero connessi lei e Zorua.
Per oggi aveva fatto abbastanza, erano appena le cinque quindi avrebbe passato il resto della giornata a rilassarsi, ma la salita sarebbe iniziata immediatamente il giorno dopo.

 
   
 
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