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Autore: Raven_Phoenix    30/04/2013    4 recensioni
Kira non é mai esistito... non é mai esistita nessuna organizzazione segreta di detectives...la wammy's house non é mai stata eretta... e allora... dove sono ora Mello, Near e tutti gli altri? *Rimasi per tutti i diciassette minuti di tragitto immobile, cercando di non dare peso alla puzza di sudore e di fumo attorno a me... come cavolo facevano a fumare dentro a una bolgia simile?! Non vedevo l'ora di poter rimettere i piedi saldamente contro all'asfalto, anche se questo significava l'arrivo all'inferno: Scuola.* Narrata direttamente da Mello, la sua vita e quella degli altri alle prese con i "normali" problemi di tutti i giorni... o forse non saranno tanto normali come si crede? (Yaoi... ma c'era bisogno di dirlo? XD MxM principalmente/ LxL)
Genere: Generale, Comico, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Yaoi | Personaggi: L, Light/Raito, Matt, Mello, Near
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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Eccomiiiiiii >________________< Non mi sono dimenticata di voi, NOSSIGNORE u_u mi sono soltanto vista un po' impegnata tra un cosplay e l'altro quindi il tempo libero si era ridotto un bel po' XD 
Questo lo definirei uno dei capitoli più struggenti che io abbia mai scritto pensando a questa ff ç_ç non ci sono tante battute idiote e paragoni assurdi come al solito ma spero vi piaccia comunque, e come ho detto il precedenza per farmi perdonare ci sarann delle big news ma lo annuncerò in parte solo alla fine di questo capitolo e nel prossimo é.è
Vi annuncio da subito che questo capitolo l'ho riletto un po' di fretta quindi sarà probabile trovare un po' di errori di distrazione (spero il meno possibile XD) tornerò a ricorreggerla quando ne avrò il tempo u.u
BUONA LETTURAAAAA! 



Capitolo 18:
 
 
Il buio.
Rumori ovattati che provenivano da fuori, ma che arrivavano come lontani echi alle mie orecchie.
Fissavo il mio cellulare che era sul pavimento senza vita, forse quando l’avevo buttato contro la parete era morto definitivamente, o forse si era solo scaricata la batteria, ma non mi importava saperlo. Non volevo vedere tutte quelle chiamate perse e i messaggi lasciati a vuoto, perché sapevo che c’erano, e sapevo anche cosa c’era scritto. Non mi importava leggerli, non mi importava di uscire dalla mia stanza anche se avevo già perso due giorni di scuola. Avevo anche sentito il campanello al piano di sotto, doveva essere venuto a cercarmi, ma ringraziai di nuovo il lavoro di mia madre che non la lasciava quasi mai a casa e quindi nessuno andò mai ad aprire la porta. Squillò anche il telefono di casa, quello probabilmente doveva essere Near che si stava chiedendo che fine avessi fatto, ma nemmeno di lui mi importava. Mi importava solo di rimanere dove stavo, seppellito da una montagna di rancore, lacrime che versai a dismisura pensando per un attimo di poterci annegare dentro, a tratti disperazione, a tratti tristezza infinita, a tratti invece una rabbia smisurata che mi avrebbe dato la forza di spaccare in due una montagna. Ma tutto questo sarebbe rimasto dentro quella stanza, nessuno doveva vedermi in quello stato, debole come non mai. Il vecchio Mello era tornato, più nessuna traccia di quel biondino allampanato che arrossiva come niente, soltanto un cinico e collerico ragazzo che sputava rocce e acido ad ogni parola. Sapevo che Matt era ancora li fuori, e che non avrei potuto rimanere rinchiuso fino alla sua partenza nella mia stanza, perciò dovevo agire, rafforzarmi, di modo che quando l’avrei rivisto l’avrei guardato e l’avrei congelato come qualunque altra persona. Le speranze erano poche ma avrei tentato con tutto me stesso, il male che mi aveva fatto e la delusione erano troppo grandi.
Soltanto giovedì mattina presi coraggio e mi alzai dal letto. Mi preparai come sempre, con una calma zen che pensavo di non avere, come se dopo quei semplici gesti mi sarei diretto al patibolo. La luce filtrava dolce e calda attraverso la finestra colpendo il mio viso, e rimasi per un attimo a guardare uno di quei rari momenti in cui era visibile la mia cicatrice.
Come avrei voluto rimuovere dalla mia mente il dolore come avevo fatto con quella… invece mi ritrovavo con una ferita sanguinante che non voleva saperne di rimarginarsi.
Sentivo la pelle tirare, secca e bruciata dalle lacrime salate che avevo versato, ma ignorai tutto e sciacquai tutto con l’acqua gelida.
Gelida come me.
 
Vidi Near sobbalzare quando sentì il rombo di Ginger alle sue spalle, e si voltò con una espressione da morto che cammina.
-Cristo santo, pensavo fossi morto!- disse appena mi tolsi il casco –Tutto bene?- chiese timidamente, capivo il suo imbarazzo, inutile chiedersi se l’avesse saputo.
-È tutto a posto, Near, come sempre.- risposi io tranquillo iniziando a dirigermi verso la scuola.
-N… non vuoi fermarti a prendere della cioccolata?- mi chiese mentre passavamo davanti alla mensa.
-Oggi non mi va.- dissi con noncuranza –Ci sono compiti che ho mancato per oggi?-
Near rimase a fissarmi scioccato per qualche secondo.
-No.- rispose poi con un sospiro.
-Perfetto.-
Vidi in lontananza Light, Ryuzaki e Ryuk che salutai con un cenno della mano velocemente, la campanella stava per suonare, e loro ricambiarono con la stessa preoccupazione dipinta sul volto di Near; ignorai anche quelle.
-Mello, sei sicuro di farcela?- mi chiese evidentemente nel panico Near poco prima di entrare in classe –Lui è venuto tutti i giorni per aspettarti.-
Mi stupii da solo quando sorrisi e gli misi una mano sulla spalla.
-Near, fai come se niente fosse. È facile, fidati.- dissi sperando che i gorgoglii del mio stomaco che si contorceva non si sentissero.
Trattenni il fiato quando entrammo.
Lui era lì.
I suoi occhi che fissavano il vuoto improvvisamente si animarono incontrando i miei, e lo vidi sussultare.
Aveva un’aria ancora più abbattuta di quando l’avevo visto l’ultima volta, e i suoi occhi cercavano disperatamente un appiglio in me, ma trovarono soltanto una gelida e scivolosa parete di ghiaccio. Mi stupii di come stavo realmente riuscendo a tenermi tutto dentro, a trasmettere solo l’astio anche se il mio cuore batteva all’impazzata e dentro di me sentivo come una lama segarmi in due. Ma lui non doveva vedere niente di tutto ciò.
Rimanemmo a fissarci ancora per qualche istante, poi mi voltai ed andai a sedermi al mio banco, muto come una tomba, dandogli le spalle. Sentivo il suo sguardo ancora su di me, il suo ansimare quasi agonizzante, potevo percepirlo anche se l’aula era un marasma unico dalle chiacchiere di tutto il resto della classe. Quando la professoressa entrò in classe udii poco più che un sussurro che però mi fece tremare dal profondo.
-Mel…-
Guardai intensamente una macchia sul mio banco concentrandomi al massimo per non dire e non fare niente.
Non voltarti.
Non voltarti.
Non voltarti.
-Silenzio, ragazzi! Vediamo di iniziare subito, siamo già abbastanza indietro con il programma.- gracchiò la megera ponendo fine a qualunque speranza di un dialogo, per mia fortuna.
Mi stupii che la cornacchia non avesse fatto nessuna battutina sarcastica sulla mia assenza, iniziò spedita a menare ordini e spiegare la lezione.
Tirai un sospiro di sollievo, anche se sapevo che non sarebbe durato per molto. Mi sforzai di fare qualunque cosa, perfino prendere appunti pur di distrarmi, ma un bigliettino volante non tardò ad atterrare sul mio banco.
Non lo aprii nemmeno nonostante la mia testa urlasse di farlo, lo strappai a metà e lo lasciai cadere a terra. Cercai di non immaginarmi la reazione che ebbe Matt con quel gesto, sperai solo che non facesse qualche crisi isterica.
Non seppi dire se quelle prime due ore passarono velocemente o al rallentatore, ero nel chaos più totale, volevo andarmene da quella situazione ma allo stesso tempo avevo paura di cosa sarebbe successo quando sarebbe suonato l’intervallo. La campanella mi prese, infatti, alla sprovvista e fu come uscire da una bolla di sapone. Il cuore riprese a battermi velocissimo e mi accorsi di stare tremando mentre mi alzavo dal banco. Alzai lo sguardo e capii in un nanosecondo dall’espressione di Near che guardava alle mie spalle cosa sarebbe successo.
Mi voltai e mi ritrovai faccia a faccia con lui.
Mi guardava come si guarda qualcosa che stava per rompersi e anche solo il suono di una voce poteva far andare tutto in mille pezzi. Deglutì due o tre volte mentre restavo in attesa, impassibile di facciata, sull’orlo di un precipizio all’interno.
-Volevi dire qualcosa?- dissi improvvisamente sentendo la mia voce calma, piatta, pungente, davvero non sapevo come stessi facendo, era come se il mio corpo non mi appartenesse.
Lui parlò con la voce che tremava.
-Vorrei che tu mi ascoltassi almeno per un attimo- il suo tono si incrinò ulteriormente –perfavore, Mel…-
Sentii come due onde gigantesche abbattersi tra di loro nella mia testa: una di disperazione nel vederlo così abbattuto e realmente dispiaciuto, l’altra però era il risentimento nel vedere che ancora riprovava con quelle parole già viste e già sentite e non bastavano per rimediare… la seconda fu più potente.
Strinsi i pugni dallo sforzo, ma quella frase che mi turbinava in testa riuscii a dirla, anche se nel farlo sentivo una parte del mio cuore dilaniarsi per quello che stavo facendo. Non volevo…ma dovevo.
-Non chiamarmi “Mel”- scandii parola per parola come se pesassero macigni, e lo vidi sbiancare di colpo -è un nomignolo che non può usare nessuno con me, non l’ho mai sopportato. Chiedilo anche a Near.- voltai leggermente la testa come per chiedere conferma all’albino che dal canto suo era totalmente pietrificato guardando la scena in silenzio.
Stavo per cedere, non sarei riuscito a tenere alto quel muro ancora per tanto, ma non ci fu bisogno di altri sforzi, perché lo sguardo di Matt cambiò. Vidi la rassegnazione in quel mare color smeraldo che si fece lucido, e una lacrima scese solitaria sulla sua guancia. In tutta la mia vita non avevo mai visto una persona con tanta tristezza dentro, arrivata a quel punto da non poterla più trattenere.
Si abbandonò ad un unico singhiozzo che per un attimo mi assordò, ed iniziai a vacillare, sentivo la mia espressione cambiare anche contro la mia volontà. Strinsi i denti più che potei.
Dovevo farcela.
Dovevo essere forte!
Matt aprì la bocca per parlare ma qualunque cosa stesse per dire gli morì in gola. Distolse infine lo sguardo dal mio e uscì di corsa dall’aula lasciandosi dietro soltanto la scia del suo profumo che mi investì come uno schiaffo.
Io rimasi immobile, fissando ancora il punto dove stava lui pochi secondi prima.
L’avevo colpito.
Tutto d’un tratto mi sembrò di non riuscire a respirare, e mi appoggiai al bordo di un banco.
-Mello!- accorse subito Near, e in quel momento fecero irruzione anche Ryuk e Light nell’aula.
-Cos’è successo?- chiese Ryuk accovacciandosi accanto a me scrutandomi preoccupato.
-Ce l’ho fatta…- sussurrai prendendomi la testa tra le mani –ce l’ho fatta…- ripetei.
Ce l’avevo fatta.
L’avevo ferito, l’avevo fatto andare via. Ora mi avrebbe odiato, non mi avrebbe mai più voluto vedere, e io in quel modo avrei ricominciato a stare bene. Ma in quel momento, quando avrei dovuto gioire, orgoglioso di essere riuscito nel mio intento… stavo malissimo.
Non riuscivo nemmeno a piangere, era come se non ci fosse abbastanza ossigeno nell’aria e dovevo lottare per non svenire.
-L’abbiamo visto uscire di corsa, Ryuzaki l’ha seguito e cercherà di parlarci lui.- sentii dire Light a Near.
Improvvisamente mi venne da ridere, ma quella che uscì dalla mia gola non fu una risata, sembrava più il lamento di qualche animale.
-Parlate pure tutti quanti con Matt, mi interessa solo che capisca di stare il più lontano possibile da me.- dissi nonostante dentro di me una vocina dicesse il contrario.
“Vai e raggiungilo, non puoi farlo andar via così con un ricordo disgustoso di te!”
Mi venne da vomitare e fui costretto a sedermi, non capendo quale ragione dovessi seguire, ma ormai mi dissi che il danno era stato fatto. L’avevo ferito a mia volta e non sarebbe mai più tornato da me. Sarebbe solo stato difficile superare quell’ultimo mese in cui avremmo dovuto condividere le lezioni e gli amici, e poi tutto sarebbe tornato come prima, come a settembre. Erano passati quasi dieci mesi dove avevo pensato di aver dato una decisiva svolta alla mia vita, invece ora mi ritrovavo a fare dietrofront. Che sciocco era stato a pensare che quel poco tempo fosse bastato per farmi cambiare, diventare una persona amata dalla gente, orgoglioso di mostrare i miei sentimenti. Chi volevo prendere in giro? Io ero Mello, il biondino scontroso dal cuore di pietra che ce l’aveva a morte col mondo, e questo non sarebbe mai cambiato, solo io avrei saputo come ero in realtà, sempre era stato e così sarebbe rimasto.
-Credo che andrò a casa, non mi sento molto bene. Forse ho una ricaduta dell’influenza.- annunciai come se la mia voce non mi appartenesse, e senza guardare in faccia nessuno mi alzai prendendo la mia borsa e dirigendomi verso la porta.
-Mello, ti accompagno.- sentii subito dietro di me Near.
-Ti prego, non voglio certo rovinare la tua media da studente modello, non si è mai sentito di un cervellone di tutto rispetto che marina la scuola.- risposi facendo un gesto di stizza con la mano.
-Non mi interessa, non ti faccio andare in giro in questo stato da solo.- mi si affiancò, aveva una determinazione incredibile quel giorno.
-Senti, non vedo come un essere rasente al monocellulare possa aiutarmi, torna ad immergerti nel tuo mondo asettico.- abbaiai incenerendolo.
Lui per tutta risposta alzò un sopracciglio.
-Sì, sì, questa battuta è vecchia. Forza, andiamo.- rispose senza accennare minimamente ad andarsene.
Strano, l’avevo quasi insultato ma lui non si era scomposto.
-Devo darti del figlio di puttana per riuscire a toglierti dalle palle?- dissi ricorrendo come ultima risorsa agli insulti pesanti.
-Dovresti piuttosto smettere di dar aria alla bocca. Ti conosco abbastanza e mi hai insultato talmente tanto che mi sono abituato. Vuoi che ti accompagni io a casa o devo chiamare la vecchia megera e spiegargli la situazione?- disse fermo e irremovibile come non lo avevo mai sentito.
Rimasi a guardarlo allibito, e se in quel momento non mi fossi sentito sul punto di voler morire mi sarei anche piegato in due dalle risate, ma non dissi niente e mi apprestai ad imboccare le scale per uscire da quell’inferno con Near al mio seguito.
Vedevo gli sguardi della gente, me li sentivo addosso peggio delle pulci. Probabilmente dovevano aver visto la fuga in lacrime di Matt, sarebbe stato difficile non vederlo, e ora vedevano il suo “compagno di coppia figa” andarsene in fretta e furia con chissà quale espressione devastata. Sicuramente qualcuno avrà iniziato a farsi mille domande e mille ipotesi, dovevano aver intuito tutti quello che era successo, e passando in mezzo a tutte quelle facce uguali sentivo le orecchie in fiamme. Le gambe facevano fatica a sostenermi, e la voglia di voltarmi gridando “cosa avete da guardare?!” si faceva sempre più strada man mano che sentivo il mio autocontrollo sparire insieme alle mie ultime forze. Probabilmente se non ci fosse stato Near con me non ce l’avrei realmente fatta nemmeno ad arrivare ai parcheggi, e non sapevo nemmeno come avrei fatto a guidare fino a casa.
-Puoi lasciarla qui, sicuramente Ryuk o qualcuno potrà riportartela a casa.- disse Near notando il mio sguardo terrorizzato.
-Non se ne parla neanche, nessuno guida la mia moto.- risposi secco nonostante sentissi il casco tra le mani pesare come un macigno.
-Mello…- mi si avvicinò titubante, probabilmente così come ero messo doveva sembrare che volessi ucciderlo all’istante –non voglio dirti queste cose per farti la paternale, te lo dico solo perché siamo tutti preoccupati.-
Feci un lungo sospiro per poi sedermi per terra, appoggiando la schiena contro Ginger.
-Lo so.- mormorai prendendomi la testa tra le mani, fortuna che la fine della pausa era suonata e non c’era più nessuno nei paraggi.
-Perché lo stai facendo?- chiese Near accovacciandosi accanto a me nella sua posizione strana.
Scossi lentamente la testa sentendo un groppo alla gola.
-Non lo so- sentivo la mia voce tremare –so solo che sono… tanto arrabbiato, e so che se non lo fossi e restassi carino e simpatico finché non se ne sarà andato via starei ancora peggio. Sento che… devo allontanarlo il più possibile, e l’unico modo che ho per farlo in fretta è questo.- balbettavo, incespicavo nella mia stessa lingua, ma tutto mi usciva come un fiume in piena, sentivo di starmi sgonfiando un minimo. Mi accorsi dopo aver parlato che le lacrime erano tornate a farmi compagnia.
Vidi Near sorridere per un istante.
-Allora non sei impazzito tutto d’un colpo, meno male.- disse iniziando a giochicchiare con i suoi capelli.
-Cosa vorrebbe dire? Sarebbe il contrario, ero impazzito per colpa di uno stupido ragazzino con il fascino da straniero e adesso sono tornato come prima.- dissi contrariato.
-Oh, è qui che ti sbagli. Forse per le persone normali tu sei così, ma ho imparato a conoscerti, so cosa c’è dietro alle tue bestemmie quotidiane e le minacce, ne ho avuto la prova dopo tutti questi anni proprio grazie a Matt. Ha fatto uscire quel tuo lato nascosto, quello che sei veramente e che non vuoi far vedere per paura di essere scambiato per un debole.-
-Beh se la tua teoria fosse vera, penso che adesso tu possa capire perché lo faccio. Ti sembra che mi diverta a stare qui a piangere come un cretino per uno che probabilmente mi ha preso in giro fin dall’inizio? Dio… ogni tanto credo che la storia dei biondi stupidi sia più che fondata.- dissi asciugandomi le lacrime con le maniche della mia felpa.
-Matt non ti ha preso in giro dall’inizio alla fine.- mi guardò con aria di rimprovero peggio di una mammina isterica –Non credo proprio che si aspettasse di levare le tende da qui, e nemmeno tanto in fretta. Guarda un po’ la situazione, non penso che i suoi genitori abbiano comprato quella casa da urlo con l’intenzione di viverci meno di un anno. Dev’essere stata una cosa improvvisa.-
-Certo, improvvisa come tutte le altre volte che hanno dovuto muoversi per colpa del lavoro di suo padre.- risposi acido.
-Tu credi ancora che ti volesse prendere in giro dall’inizio anche dopo averlo visto scappare via piangendo come una fontana? Andiamo, credo che tu lo conosca meglio di noi, non farebbe mai una scena simile per qualcosa che non gli interessa.- incrociò le braccia cercando di risultare autoritario, ma non fu un grandissimo risultato.
Sbuffai, indeciso su come continuare a pensare. Era la rabbia a parlare per me, ne avevo appena visto l’esempio, e ormai il danno pensavo di averlo fatto abbastanza grosso.
-Ho già fatto il lavoro sporco ormai. Anche se ci avesse tenuto a me devo averlo mandato K.O, e forse è meglio così, davvero.- mi sembrava la soluzione più veloce e indolore.
-Non è vero, non è la soluzione migliore!- esclamò Near.
-Già.- si unì improvvisamente una voce alle nostre spalle.
Ci voltammo di scatto e trovammo Danielle, appoggiata con i gomiti sulla sella di Ginger intenta a fissare il vuoto con aria sognante.
Indietreggiai di colpo strisciando di schiena per terra.
-E tu da dove arrivi?- chiesi esterrefatto, non l’avevamo sentita arrivare entrambi.
Iniziai a sudare freddo. Doveva essere lì per farmi una scenata assurda in quanto amica stretta di Matt, e la sua espressione faceva trasparire una certa rabbia.
Mi voltai verso Near per scoprire che questo se la stava dando a gambe levate.
-Ehi! Brutto idiota, mi abbandoni così?!- gli urlai dietro con l’impeto di togliermi uno stivale e lanciarglielo dietro.
Lanciai un nuovo sguardo a Danielle che non si era mossa di un millimetro, l’unico movimento erano i suoi capelli, che doveva aver tinto di fresco di un vivace rosso fuoco, mossi da un leggero vento. Non sbatteva nemmeno le palpebre. Deglutii cercando qualunque parola che potesse servire a non farmi ammazzare, anche se sapevo che probabilmente Matt al 99% le aveva telefonato in lacrime facendola andare in bestia. Ero spacciato, come minimo mi avrebbe bandito dal suo negozio a vita e mi avrebbe fatto trovare topi morti davanti alla porta di casa ogni mattina. Oddio, stavo iniziando a pensare cose assurde degne di un tossicodipendente, DI NUOVO.
Rimanemmo in quella situazione per quasi cinque, lunghissimi e interminabili minuti. Quando prese fiato per parlare la mia volontà era quella di sbriciolarmi come la pasta frolla.
-Mi ha appena chiamata Matt, e mi ha detto che gli hai dato il colpo di grazia. In pratica l’hai steso, passato al tritacarne, ridotto in una pappetta informe.- disse facendo poi scivolare il suo sguardo dritto nei miei occhi inchiodandomi.
-L…lo so.- dissi con appena un filo di voce.
“Ecco, sono morto.”pensai tenendomi pronto a proteggermi la faccia nel caso mi fosse volata addosso.
Fece schioccare la lingua con disappunto.
-Gli ho dato del cretino. Hai fatto bene, io ci avrei aggiunto anche un pugno in un occhio per finire il lavoro.-
Rimasi a fissarla esterrefatto, avessi potuto mi sarei staccato la mascella e l’avrei fatta rotolare fino in Equador.
-Quindi… tu… non sei qui per uccidermi o qualcosa di simile?- chiesi con la voce talmente stridula da competere con Olivia di Braccio di Ferro.
-Certo che no, al contrario!- esclamò facendo il giro della moto e sedendosi per terra accanto a me a gambe incrociate. –Sono qui anche per scusarmi.-
-What?!- ok, ora decisamente non ci capivo più niente.
Lei fece un sorrisetto amaro.
-Matt mi aveva detto che si sarebbe trasferito qualche settimana fa, e io ho tenuto la bocca chiusa nonostante ti vedessi spesso. Ho fatto davvero fatica, e prima quando mi ha chiamata in lacrime dicendomi cosa avevi fatto mi sono detta: cazzo! Per vedere reagire così Mello vuol dire che ci doveva essere rimasto davvero malissimo! Non mi sarei mai aspettata una reazione così piena di coraggio da te, dovevi essere spinto da una rabbia assurda.-
-Beh… più o meno.- dissi arrossendo.
-L’avevo minacciato più volte di non dirtelo all’ultimo momento, e che se non l’avesse fatto avrei provveduto io, non potevo sopportare di vederti felice come se niente fosse, anzi, ti stavi addirittura preoccupando per lui quando aveva iniziato con le sue stranezze, e tenermi dentro la verità faceva male. Avrebbe fatto meglio a non dirmelo. Perciò sappi che sto dalla tua parte.-
Non credevo alle mie orecchie. Danielle, la apparente amica del cuore di Matt… stava dando ragione a me?
-Credo che tu… ecco… sia la prima persona che mi abbia dato ragione. Near prima che arrivassi mi stava praticamente dicendo il contrario, e… adesso non so proprio cosa fare.- mi veniva voglia di prendere a testate l’asfalto.
-In una cosa, da quel che ho potuto sentire, Near ha ragione. Non devi pensare che ti abbia preso in giro dall’inizio.-
Alzai appena la testa sbuffando.
-Tu dici?-
-Su questo sono sicura, ho fatto da consulente a Matt praticamente dal primo giorno che l’ho conosciuto, quando siete venuti al mio negozio. Sai- sorrise –già da quella volta stava pensando di regalartela.- diete una lieve pacca sul serbatoio di Ginger –E me lo sono dovuto sorbire con le sue seghe mentali per tutto il tempo, anche dopo che aveva trovato il coraggio di chiederti ufficialmente di metterti con lui. Credimi, una persona che si comporta in quel modo non può aver pensato fin da subito di usarti come passatempo temporaneo.-
-È stata la mia paura per tutti questi giorni, grazie per avermela chiarita.- ero sinceramente grato a Danielle, e pensare che fino a non molto tempo prima l’avevo catalogata quasi come un nemico mortale, invece ora scoprivo dei lati che non avrei mai pensato di vedere sia di lei che di me stesso. Una volta quando una persona non mi piaceva rimanevo di quell’idea fino alla fine, invece avevo imparato a modo mio che forse non dovevo pensare a chiunque come mio nemico. Ora capivo anche le parole di Near sul fatto che in realtà il mio vero io non fosse quell’essere scontroso e ammantato di nero.
-Cosa pensi di fare ora?- chiese Danielle appoggiando il mento sulle sue ginocchia. –Manca un mese alla sua partenza.-
-Sinceramente non lo so. Mi sento talmente uno schifo da non sapere nemmeno se domani riuscirò ad alzarmi dal letto.- risposi tornando a pensare effettivamente sul da farsi.
-E in quel caso uno di noi verrà a prenderti di peso.- rispose lei alzando un sopracciglio –credo che ti convenga pensare se perdonare quell’idiota e vivere quest’ultimo mese che vi rimane al massimo oppure guardare avanti e far finta di non vederlo fin da subito.-
-Io…io…non lo so. Mi sentirei davvero in colpa a liquidarlo così ora che mi hai detto che non voleva prendermi in giro, e conoscendomi non ne sarei capace comunque. Però ora che l’ho trattato così male se dovessi ripresentarmi come se niente fosse a riporre le armi potrebbe essere lui a mandarmi a quel paese in definitiva. Senza contare che se continuassimo come se niente fosse alla fine ci starei ancora peggio.-
-Beh, le relazioni a distanza non sempre sono così terribili. Potrebbe darsi che tra meno di un anno suo padre decida di tornare qui, oppure quando sarà maggiorenne potrà decidere da solo dove andare.-
-Mh… non so se potrebbe funzionare.-
-Tu pensaci.- mi sorrise e mi mise una mano sulla spalla come segno di incoraggiamento prima di alzarsi. –Vuoi che te la porti a casa io?- disse ammiccando a Ginger.
-No, grazie. Penso di farcela. E poi è tutto più facile quando rifletti con la testa nel casco, no?- dissi azzardando un debole sorriso. –Grazie.-
-Nessun problema, piccolo.- mi sorrise anche lei per poi dirigersi verso i cancelli della scuola dove vedevo appena parcheggiata li fuori un’altra moto impossibile viola scuro che doveva fare un baccano terribile.
Da quel momento inizia a pensare, pensare, e ripensare a cosa avrei potuto fare. Dare un taglio netto o godersi tutto fino all’ultimo? Godersi tutto fino all’ultimo o dare un taglio netto? Scegliere una delle due alternative o restare sdraiati a letto finché non mi sarei fuso con le coperte e mi spuntasse il muschio sul naso?
Come minimo dovevo aver ingurgitato tre chili di cioccolato a giudicare dalla distesa di carta stagnola sul pavimento della mia stanza, e non avevo intenzione i fermarmi finché non avrei fatto fuori l’intera scorta che avevo custodito gelosamente nell’armadietto vicino al letto.
Ce l’avrei fatta il giorno seguente ad alzarmi da lì, andare a scuola, vedere Matt e riuscire a parlarci? LUI sarebbe venuto a scuola o non avrebbe voluto vedermi? Stando lì non potevo sapere che decisione prendere, dovevo vederlo in faccia e capire cosa volevo fare.
Stavo per iniziare a strapparmi i capelli uno ad uno (e questo era PIÙ CHE GRAVE) sentii il campanello suonare.
Guardai l’ora, e pensai che alle dieci di sera l’unica persona che avrebbe potuto presentarsi davanti alla mia porta fosse Near con una nuova dose di cacao per me oppure mia madre che aveva dimenticato per l’ennesima volta le chiavi. Mi buttai come un balenottero spiaggiato giù dal letto e mi diressi con altrettanta voglia di vivere verso la porta (fare le scale anche se in discesa sembrava difficile come un combattimento con un Predator). Quando aprii ci misi qualche secondo a realizzare chi avessi veramente davanti, sapevo solo che i miei polmoni avevano smesso di funzionare.
C’era Matt, e mi diedi dello stupido per non averlo incluso nelle possibilità. La cosa che mi stupiva di più forse non era nemmeno il trovarmelo davanti, era piuttosto il suo occhio nero.
-C… cosa…- balbettai nel panico più totale, stavo facendo del mio meglio per rimanere in piedi.
-Pensavo… che dopo quello che hai detto oggi avremmo rotto i ponti. Per circa un’ora l’ho pensato. SOLO per quei fottuti sessanta minuti.- fece una pausa prendendo un lungo respiro –Poi ho chiamato Danielle per dirglielo… e lei si è presentata a casa mia.- fece un gesto veloce della mano ad indicare il suo occhio dai contorni violacei.
Improvvisamente al solo immaginarmi la scena mi prese una incontrollabile voglia di ridere, tanto che non potei trattenermi e scoppiai, nemmeno io sapevo perché.
-Lo so, al tuo posto riderei anch’io.- disse alzando gli occhi al cielo –Ma almeno ci ho pensato.-
-A… a cosa hai pensato?- chiesi mentre cercavo di riprendermi con un grosso sforzo di volontà.
Fece una lunga pausa, gliene fui grato perché ebbi almeno il tempo di tornare serio, anzi, ora mi ero reso realmente conto che Matt stava lì, davanti a me, nonostante quello che avevo detto.
-Non voglio lasciar perdere.- iniziò a gesticolare, segno che anche lui fosse nel panico quanto me –Anche se non posso piegarmi alle scelte di mio padre non sarà il poco tempo insieme e la lontananza a fermarmi. Io ho scelto te e non cambio idea. Anche se questo vuol dire non essere più corrisposto e passare il mio tempo in America pensando a te anche se forse ti sarai fatto una nuova vita senza di me. Non mi faccio scoraggiare da niente, né dal tuo rifiuto né dalla gente che mi dice che non devo disperarmi per una persona che conosco da nemmeno un anno. Non mi serve un anno per capire se amo una persona, lo so già dal primo momento in cui lo vedo.- mentre parlava si era avvicinato a me, e io ero rimasto impietrito.
Panico.
Non sapevo come reagire, non sapevo nemmeno quello che volevo, eppure sentendo quelle parole non potevo fare a meno di sciogliermi come un ghiacciolo al sole e abbandonarmi lentamente tra le sue braccia che mi stringevano piano piano. Mi stavo scervellando per trovare le parole adatte a rispondere quando mi resi conto che non ce n’erano bisogno, avevo già risposto sia a lui che a me stesso quando l’avevo zittito con un bacio.
Mentre da una parte mi sentivo di nuovo completo, dall’altra sentivo già formarsi una voragine che sarebbe stata completa il giorno in cui Matt sarebbe partito, ma non mi faceva paura.
Ora lo sapevo.
Sapevo quello che volevo.
E ce l’avremmo fatta.
 


E ce la faranno sul serio?? é__è 
Bene, dopo tutte queste lacrime, lividi e sudore posso finalmente passare alle cose serie, cioé: INIZIAMO A FARE QUALCHE SPOILER!
Annuncio ufficialmente che questo che avete appena letto, ahimé, era il penultimo capitolo! *ride sadicamente*
Mi fa strano essere arrivata finalmente alla fine di questa ff anche perché dopo anni di cristi vari, risate, blocchi imminenti, idee allucinanti e illuminazioni divine mi ci sono affezionata, per non parlare del fatto che questa é la più riuscita che io abbia mai scritto finora *__* 
Starete pensando di uccidermi per avervi dato così poco preavviso o forse ve lo aspettavate... MAAAAAA le sorprese non finiranno qui *altra risata sadica* quindi vi comunico di non disperarvi, il grande mistero vi verrà svelato nel gran finale u_u sicuramente alcuni di voi avranno già capito cosa voglio dire, non sono brava nei colpi di scena é.è tirate pure a indovinare u.u
E come al solito ringrazio chi ha recensito 

Mihael_River: Ooooh davvero? *__* popolo della persuasione VIENI A MEEEEE! é___è *coff* comunque, Matt zombie? Naaaah il colorito verde stonerebbe con i suoi capelli u.u e Mello nerd... mhhh... non lo é già forse dopo essere stato a contatto con Matt per ben 18 capitoli?? XDDDD Grazie Mille della recensione **

Bella_DN: Complessi superiorità addirittura? Solo perché ti ho bofonchiato una risposta idioterrima? *_* yeeee, ma mi sento putteeeente! Grazie mille per continuare a seguire ^___^

loryiloveyou: Beh, l'importante é essere arrivata a lasciare una recensione che mi ha fatto mooolto piacere u___u grazie grazie grazie **

E anche tutte quelle 120 animelle che hanno anche solo letto il capitolo precedente ^___^
Bene, non mi resta che salutarvi e darvi appuntamento all'ultimo capitolo <3 non voglio essere melodrammatica *sniff* 
ALLA PROSSIMAAAAA SCIAUUUUU :3

  
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