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Autore: Lady Moonlight    01/05/2013    2 recensioni
La giovane Freya Gadamath non conosce quasi nulla di faccende che riguardano Vampiri, Fate, Unicorni ed altri esseri sovrannaturali. Trascorre la sua vita praticando la professione di Guaritrice, cercando di aiutare la gente bisognosa.
Tutto cambia quando il vescovo di Shang la dichiara una strega, condannandola al rogo. Prima che la cerimonia della sua morte abbia inizio, però, un avvenimento improvviso cambia le sorti del suo destino.
Freya avrà salva la vita solo se adempirà al compito che il vescovo le ha assegnato.
Ma lei non ha idea di quanto quell'incarico sia complesso, soprattutto se la questione riguarda un Angelo precipitato dall'Eden.
[Le tenebre dei suoi occhi si fecero più confuse e più minacciose. Respirò, sapendo che ogni boccata d'aria poteva rivelarsi l'ultima, per lei.
Poi la voce assunse sfumature più incerte, quasi avesse intuito la paura che, ora, animava la sua vittima. Sembrava che si stesse gustando il momento, meditando su quale fosse l'istante più ideale per sopprimere definitivamente la preda.
Quando, infine, le tenebre giunsero fino a lei e per lei, la ragazza comprese che il suo destino era sempre stato quello... fin da quando quel gioco aveva avuto inizio.]

Seguito di: Contratto di Sangue-L'ombra del principio
Genere: Avventura, Fantasy, Sentimentale | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'Contratto di Sangue'
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18
Kayle

 

 

 

"Chi è per te quella ragazza? Perché la sogni? Perché vuoi salvarla?" domandò Freya, guardando Michele con interesse. "Perché interessarsi alla sorte di una sconosciuta? Chi è Clare Rainsworth?"
L'angelo si pulì i vestiti da alcuni ciuffi di fieno e guardò l'alba nascere oltre le colline. "Chi è Clare Rainsworth, dici?" le fece eco, assorto. "Difficile dirlo. Ancora di più spiegare ciò che mi lega a lei, dal momento che né io né Clare lo sappiamo. Mi serve il suo aiuto e a lei il mio."
"Una spiegazione tanto semplicistica non è di alcuna utilità. Cosa farai quando l'avrai salvata? Hai pensato a un... dopo?"
Michele si alzò e Freya lo imitò, soffocando uno sbadiglio. "Non sono il padrone della sua vita, Freya. Quando Clare si risveglierà spetterà a lei decidere cosa fare. Perché senti costantemente il bisogno di dare ordini alla gente? Perché credi che ogni cosa al mondo ti debba appartenere?" le domandò l'angelo. "Sei una fata, Freya, e la natura è piegata ai tuoi capricci, ma non puoi pensare che la stessa cosa avvenga per l'anima delle persone. Non puoi legare i desideri degli uomini, dei vampiri, o degli angeli al tuo egoismo. Non è possibile."
"Parla di egoismo, quando è a causa di quello stesso egoismo che Vlad Tepes è ancora vivo." commentò l'altra Freya.
Michele proseguì. "E tu hai pensato a un dopo? Cosa pensi di fare quando avrai ritrovato i tuoi simili? Cosa pensi di trovare al lago Reewa?"
Freya scosse la testa, consapevole che la conversazione aveva preso una piega sbagliata. "Quando troverò il popolo fatato... saprò cosa fare." 

 
 

"Circolano... dicerie sul posto che cercate." Fred, alto, slanciato, con il naso adunco e una barba ispida, era un pescatore che viveva sulle sponde occidentali del lago, in una casupola di fango e legno. "E tutti qui..." fece un gesto vago con la mano "...sanno che le voci sono vere."
Freya guardò la superficie piatta e apparentemente tranquilla del lago Reewa.
Troppo calma. Troppo immobile.
L'acqua era di un colore intenso: un verde brillante mischiato a sprazzi di blu notturno dove il lago era più profondo. Solo il Creatore, pensò Freya, poteva sapere che tipo di creature si nascondessero in quei recessi di tenebra.
Ci avevano messo quasi una quindicina di giorni per raggiungere quel luogo e Michele mascherava piuttosto male l'inquietudine che quel posto gli trasmetteva.
Anche lei era irrequieta, ma sospettava che i motivi non fossero gli stessi dell'angelo.
Fred li stava accompagnando lungo la riva della spiaggia sassosa, dove erano allineate le barche.
"Nessuno qui lo ammetterebbe ad alta voce, ma la sera prima che cali il sole..." improvvisamene fu colto da un attacco di tosse e Michele lo aiutò a sedersi su un masso.
"Questo posto è... malvagio." sospirò l'uomo. "Come se qualcosa avvelenasse la zona." ebbe un brivido e Freya fu quasi certa di aver visto un'ombra muoversi sotto la superficie del lago.
"Perfino i pesci sono... strani. Non ho mai visto da nessun'altra parte pesci dall'aspetto così particolare." Da come l'uomo pronunciò la parola, lei intuì che quell'aggettivo non doveva essere molto adatto per descrivere quegli animali acquatici.
"Cosa significa?" chiese Freya.
Michele si rabbuiò e si portò una mano sulla schiena, dove in passato doveva esserci stata l'attaccatura delle sue ali dorate.
"Sono creature evolute, Freya. Come i luphien." le disse scrutando le acque e il riflesso del sole su di esse. "Tutto il terreno è avvolto da strati, densi di potere fatato. Non lo senti?" chiese incredulo.
Freya scosse la testa mentre l'altra Freya sbuffò, contrariata dalla sua ignoranza.
"Nessun pescatore si avventura troppo oltre quella striscia di acqua più chiara." spiegò l'uomo, indicando una zona trasparente del lago. "Chi si è avventurato più in là non ha più fatto ritorno. Questo è quello che dicono gli anziani e io ci credo." fece una pausa, strofinandosi gli occhi stanchi. "Qualcuno giura di aver visto delle fate danzare sulle acque nelle notti di luna."
Il battito del cuore di Freya accelerò e si domandò se Fred avesse intuito qualcosa della sua vera natura. Il suo corpo ormai non assomigliava più a quello di un essere umano. I suoi movimenti erano troppo aggraziati, i suoi occhi viola erano del tutto inusuali, le orecchie leggermente appuntite e i canini troppo appuntiti, sebbene più piccoli e discreti di quelli dei vampiri.
"Sono tutte menzogne. Nessuno può vedere una fata e rimanere incolume dalla sua ira, soprattutto se quella non desidera che gli umani vadano a raccontare in giro di averla vista. C'è un ragazzo, giù, al villaggio... deve avere vent'anni. La sua è una bellezza che ferisce, che scombussola il cuore e la mente delle persone. Suo padre è il panettiere del villaggio, mentre sua madre coltiva la terra." si soffiò il naso su un fazzoletto lercio e maleodorante. "Tutti dicono sia una fata. Dicono che il vero figlio di quella coppia sposata sia stato sostituito quando il bambino era appena nato. Se cercate qualcuno che possa darvi qualche risposta è lui, ma non fategli il mio nome." aggiunse in fretta. " Le ragazze perdono la testa quando si tratta di Kayle." lanciò uno sguardo penetrante a Michele.
L'altra Freya sogghignò.
Lei e l'angelo avevano detto di essere una coppia di sposi fuggiti dalla guerra al Nord. Era stato facile ingannarlo, dicendo che prima di stabilirsi al lago volevano essere sicuri di non correre rischi. Michele aveva cominciato un discorso sul pericolo rappresentato dai demoni, di come questi avevano cominciato ad attaccare i villaggi al Nord, di come loro due -amici di infanzia- erano fuggiti miracolosamente all'incendio di Shang e di come avevano deciso di sposarsi dopo che si erano resi conto di quanto negli anni la loro
amicizia si fosse evoluta in un sentimento più forte.

L'altra Freya non aveva fatto altro che deridere lei e Michele per tutto il tempo, decantando la stupidità di Fred per essere tanto sciocco da credere a quella storiella.
"Kayle..." mormorò Freya, assaporando quel nome sulle labbra.
"E dove possiamo trovare questo... Kayle?" domandò Michele, mostrandosi indifferente al sottinteso nascosto nelle parole di Fred.
"Oh, noi tendiamo ad evitarlo." commentò Fred, calciando un sassolino nel lago. "Lui è un tipo solitario e... bhe, non ci fidiamo di lui. Per il fatto che possa essere una fata e tutto il resto, sapete." sbadigliò, stiracchiandosi le gambe. "Fossi in voi non lo avvicinerei, ma la scelta è vostra."
Freya e Michele si scambiarono un'occhiata. "Dove lo troviamo?"

 
 

Si erano seduti l'uno accanto all'altra sul bordo di un pozzo in disuso, fingendo di chiacchierare mentre erano intenti ad osservare i movimenti di Kayle.
Freya fu costretta ad ammettere che la gente del posto aveva ragione su Kayle: era bello da mozzare il fiato. Una bellezza diversa da quella celeste di Michele e da quella quasi artificiosa dei vampiri.
Il suo viso appariva... selvaggio, come se la natura stessa di quella terra avesse plasmato i suoi lineamenti.
Era appoggiato placidamente al tronco di un albero, impegnato nella lettura di qualche libro, e i capelli neri e lucenti erano legati da un nastro chiaro.
"Ha occhi di foglie. Occhi di muschio." la informò l'altra Freya senza darle il tempo di chiederle come facesse lei a saperlo. "Sono gli occhi della foresta. Occhi che mutano con le stagioni e le emozioni del suo... spirito." Sembrava ammirata e Freya rimase sorpresa per quella strana rivelazione.
Michele si chinò in avanti. "Non puoi andare da lui." la informò, posandole la mano sul polso. "Capirebbe subito che non sei umana."
"Dunque è..." deglutì a vuoto. "... una fata?"
"Un ottimo partito, Freya. Dimentica l'angelo. Lascia che io lo uccida. Possiamo tornare a casa, se lo desideri... Riprendiamoci tutto. Tutto."
Michele assottigliò lo sguardo e per l'ennesima volta Freya ebbe la sensazione che lui avesse capito le parole dell'altra Freya.
"Cosa facciamo?" domandò, invece, rivolgendosi all'angelo.
"Nulla. Aspettiamo."

 

 

"Ecco." disse loro l'anziana, appoggiando sulla tavola dei piatti di zuppa fumanti. "La mia locanda è famosa per le ottime minestre di pesce. Mangiate finché tutto è ancora caldo." raccomandò.
"Grazie." rispose Freya, notando come la donna osservava insistentemente il piatto intatto di Michele. Dovette mordersi la lingua per riuscire a dire che suo marito quel giorno non stava bene. "Ha problemi di digestione. Spero possiate perdonarlo." aveva aggiunto, deglutendo a forza un cucchiaio di minestra.
"Qual'è il piano?" domandò lei, quando l'anziana si fu allontanata.
"Io chiederò informazioni ai pescatori e sorveglierò il posto. Tu cerca di avvicinarlo senza destare troppi sospetti." spiegò Michele, giocherellando con le posate. "Digli che sei una fata. Inventati una scusa. Ufficialmente... dovresti essere morta centinaia d'anni fa. Non ha motivi per dubitare di qualsiasi menzogna tu voglia raccontargli."
"Ci crederà?"
"Mi occuperò io di lui. Farai parlare me, Freya." la informò l'altra Freya senza lasciarle il tempo di replicare.
"Lei dice che se ne occuperà."
Michele lasciò andare la forchetta. "Lei chi?" chiese sospettoso.
"L'altra me. L'altra Freya. Sostiene di poterlo convincere. Lei vuole trovare le fate. Sento che desidera andare da loro... più di ogni altra cosa."
Freya socchiuse gli occhi. Era la prima volta che parlava della sua pazzia tanto apertamente con Michele.
L'angelo sussultò, ma era certa che il motivo non riguardasse le sue parole. Lo sguardo di Michele si era fatto assente, come se stesse cercando di trovare un senso a quanto lo circondava. "Non puoi fidarti di lei." la avvertì.
"Non puoi fidarti di lui." gli fece eco l'altra Freya.
Michele serrò le labbra e Freya cominciò davvero a preoccuparsi. Era insolito che lui si mostrasse tanto protettivo nei suoi confronti.
"Enuwiel, non puoi fidarti di lei." le disse con un sibilo.
Lei si voltò di scatto. "Come mi hai chiamato?"

***
 

 "Non puoi restare lì." disse Clare, mentre aiutava Michele a rimettersi in piedi. Era accaldato come poteva esserlo un umano con la febbre e lei dovette sostenerlo fino al muretto ricoperto di neve.
"Non posso andarmene." replicò lui, mentre le dita delle mani si immergevano nella neve.
"Impazzirai... come mi hai detto l'ultima volta che sei stato qui. Non ha senso per te rimanere lì."
"Il mio corpo ha solo bisogno di adeguarsi. Si adatterà alle emanazioni del potere fatato. Le radiazioni non sono un pericolo mortale." obiettò l'angelo.
"Guarda cosa ti ha fatto..." commentò Clare, sfiorandogli la fronte. "Diventerai sempre più debole, più vulnerabile..."
Michele le spostò la mano ed osservò il sottile strato di ghiaccio che ricopriva lo stagno davanti a loro. "Passerà. Sono così stanco a causa delle ali. La rigenerazione richiede molta energia."
"Devo insistere, Mikhail. Vattene da quel posto."
"Non posso."
"Perché?" insistette Clare.
Lui distolse lo sguardo dal paesaggio nevato, puntandolo sulla spada della Guardiana. "Devo salvarti." rispose con una semplicità inattesa da entrambi. "Voglio salvarti." si corresse Michele. "Per farlo mi occorre l'aiuto di Freya. Una goccia del suo sangue per poterti risvegliare."
"Forse dovresti lasciarmi morire..." bisbigliò Clare di rimando. "Forse sarebbe la scelta più saggia. Sarei già dovuta essere morta."
La spada di metallo nero della Guardiana gocciolava sangue sul manto di neve e Michele si portò distrattamente una mano tra i capelli. "Non sono mai stato molto bravo a consolare le persone, forse perché nessuno ha mai consolato me in effetti..." osservò lui. "In ogni caso, non credo che tu sia una di quelle persone che per andare avanti devono ottenere rassicurazioni altrui. Clare..." la chiamò con un sospiro sfinito. "Tu non vuoi morire. Se lo avessi voluto, avresti potuto semplicemente smettere di combattere, ma non saresti più stata la persona che sei. L'hai incisa nel sangue, Clare, la tua natura di guerriera. Il tuo istinto primario è combattere; combattere fino alla fine." dichiarò calmo.
Michele non le disse che era anche il suo di istinto, il suo bisogno primario.
"Mikhail..." mormorò lei con espressione tesa.
Fece per risponderle, ma un turbine di neve e ghiaccio si avventò su Clare e lei venne inghiottita in quel caos di diamanti.


***
 

"Tu non stai bene." disse Freya quando con fatica Michele riaprì gli occhi. "Non stai bene, arcangelo." C'era una velata accusa nelle parole della fate cha lui però non riusciva a cogliere.
"Avresti dovuto dirmelo." proseguì Freya, seduta con un assoluta mancanza di grazia su una sedia di fronte al letto in cui lui era sdraiato. "Quando hai cominciato a vaneggiare chiamandomi Enuwiel e gridando che avresti ucciso una certa Chyntia... Sei svenuto alla locanda e sei diventato ufficialmente il nuovo pettegolezzo del villaggio." finì di raccontare lei. "Inutile dire che la gente di qui non ha creduto molto alla scusa che ho inventato."
"Che sarebbe?" si informò Michele.
"Bhe..." fece Freya, stringendosi nelle spalle. "È difficile giustificare qualcuno che crede di conoscere un angelo, fondatore del Regno di Ziltar, morto da mille anni. Ho fatto credere loro che tu sei un attore e che l'ultimo spettacolo raccontava la storia di Enuwiel. Ci hanno creduto..." Michele si rilassò, ma lei riprese a parlare.
"Ci hanno creduto finché la tua pelle non ha cominciato a brillare di luce dorata... Ora sostengono che: uno, sei una fata; due, sei stato maledetto dalle fate."
Freya incrociò le gambe sulla poltrona, le labbra arricciate all'insù in un'espressione preoccupata.
"Un vero peccato che non sia morto." commentò l'altra Freya.
"Questo luogo è malato, Freya. Non lo senti? Il vento soffia il suo lamento, l'acqua piange il suo destino, la terra geme i suoi morti... La magia delle fate è veleno. Veleno che corrode la natura." disse Michele.
"Io sono veleno." sibilò l'altra Freya compiaciuta.
"Io sono l'antidoto." replicò Freya.

 
 

Aveva lasciato che Michele si riposasse e si era incamminata verso la piazzola erbosa, poco distante dal cuore del villaggio. Avvertiva il bisogno di stare un po' da sola, di riflettere su ciò che l'attendeva nell'immediato futuro.
Doveva sapere cos'era accaduto al popolo fatato, cos'era caduto al Regno delle Due Corti...
"La Corte Unseelie e la Corte Seelie. Tu, che fosti la causa della loro disfatta. Ti senti in colpa, Freya? I ricordi ti tormentano? No? Tu non ricordi, Freya. Lilith ha azzerato la tua mente, rammenti?" il tono dell'altra Freya era stranamente pacato, come se l'eccitazione iniziale per trovarsi in quel luogo stesse via via scemando.
"C'erano due Corti... " tentò di ricordare Freya, stringendo tra le mani ciuffi di erba selvatica. "Due regine... Il popolo fatato era diviso
fra l'amore per una e l'amore per l'altra..." annaspò, come se all'improvviso l'aria le mancasse dai polmoni. "Ci sono stati dei conflitti... E poi, una guerra."

"La Prima Guerra Celeste." specificò l'altra Freya.
"Stai male?"
Freya sobbalzò, sorpresa dall'intrusione di quella voce infantile. Alzando lo sguardo si rese conto che accucciata al suo fianco c'era una bambina con splendidi boccoli biondi e occhi di un celeste così chiaro da sembrare grigio. Indossava un vestitino verde pieno di nastri colorati e la fissava con la fronte corrucciata. Doveva avere una decina di anni, eppure la sua espressione era così seria che Freya rimase spiazzata per un attimo.

"Boccoli dorati e occhi di cielo,
i preferiti essi son.
Se una fata vedete,
da lor lontano correr dovete.
Bambini di grano e mare fuggite,
perché i pixie la caccia hanno destato."

 

"Una vecchia filastrocca dei pixie. Riesci a ricordare questa, ma non il tuo passato?" la derise l'altra Freya.
Freya scosse la testa e la filastrocca divenne solo un eco lontano.
"No, sto... Sto bene, grazie. Ti sei persa?" interrogò la bambina, rendendosi conto della stupidità della domanda. Il villaggio era a pochi passi di distanza, non poteva essersi smarrita.
La bambina cadde al suolo, portandosi una mano alla pancia e rotolandosi nel prato ridendo spensierata. "Io sono Camille!" cinguettò fiera, macchiandosi l'abito.
"Camille! Camille! Camille!" ripeté felice, mostrandole un sorriso carico di calore umano. "Camille è felice che tu stia bene!" disse, riferendosi a se stessa come se non si trovasse davvero lì.
"Camille era preoccupata! Preoccupatissima!" asserì la bimba.
"Io sono Freya." si presentò la fata.
Camille alzò di scatto la testa. "Hai sentito, Kayle? Camille aveva ragione!"
Freya si irrigidì e guardò con circospezione il giovane che se ne stava in piedi a qualche passo da loro.
Lui sembrava a suo agio, lì, con una perfetta sconosciuta ed una bambina che correva allegramente nel prato.
"Te lo avevo detto. Ha occhi di bosco." commentò compiaciuta l'altra Freya.
"Camille, comportandoti così finirai per spaventarla." intervenne Kayle avvicinandosi lentamente. "Devi perdonarla." proseguì, una volta che si trovò di fronte a Freya. "Non è abituata a parlare con sconosciuti. Ti ha disturbata?" le domandò.
Lei notò che aveva una voce profonda, leggermente roca. "Nessun disturbo." si affrettò a rispondere, sperando che i capelli le nascondessero le orecchie appuntite.
"Kayle." fece lui, allungando la mano.
Freya esitò un istante prima di porgergli la propria e quando le loro dita si sfiorarono una sensazione simile ad un formicolio le salì lungo il braccio. Si guardarono negli occhi poi, come in tacito accordo, entrambi tornarono a concentrarsi su Camille che era impegnata nello studio di una farfalla. Ogni volta che si avvicinava alla bestiola, quella andava a posarsi sul ramo di un altro albero.
"Le sei simpatica." affermò Kayle con un mesto sorriso. "Camille in genere non ha un buon rapporto con le persone." spiegò.
"Chi è?" chiese Freya.
Lo sguardo di Kayle seguiva con particolare attenzione gli spostamenti d Camille. "Mia sorella." la informò con un sospiro. "Una piccola peste." aggiunse divertito.
"No, non lo è." le disse invece l'altra Freya. "Nelle loro vene non scorre lo stesso sangue."
"I tuoi occhi sono strani." proseguì Kayle, voltandosi per vederli meglio. Freya non distolse lo sguardo, ma si domandò che cosa potesse capire se avesse continuato a fissarla in quel modo.
"Anche i tuoi lo sono." obiettò a disagio, mentre le iridi di lui assunsero improvvisamente una tonalità più scura. Lo vide serrare i pugni e spinta da una strana sensazione avvolse una di quelle mani nelle sue. "Non ho detto che non mi piacciono." specificò, senza intendere quanto li trovasse splendidi e unici.
Kyle si liberò bruscamente dalla sua stretta, ma l'espressione sul suo volto si fece meno tesa e guardinga.
"Le persone non sono solite rivolgermi spesso la parola. Scusami."
Freya annuì distrattamente, troppo sconvolta dalla strana iniziativa che aveva preso. Nella sua vita da umana, quando a Shang era conosciuta come Guaritrice, non era insolito per lei consolare con gesti o parole i malati o i parenti di quest'ultimi. Eppure negli ultimi due mesi si era convinta che la gentilezza non facesse più parte di lei.
"Camille vuole prendere la farfalla!" strillò la bambina un secondo prima di inciampare.
"Non sei di queste parti." proseguì Kayle, facendo un cenno alla sorella.
"No, infatti."
Freya non ricordava di essersi seduta, ma il contatto con la terra la rilassò immediatamente e seppe senza guardarsi attorno che il prato doveva essere fiorito di centinaia di fiori differenti. Né Camille né Kayle fecero commenti e lei si dimenticò ben presto della cosa.
"Alloggio alla locanda con... un'altra persona." si limitò a dire vaga.
"Pensi di fermarti a lungo?" volle sapere lui, giocherellando con una margherita che il potere di Freya aveva fatto sbocciare.
"Kayle!" urlò Camille, gettandosi con un salto addosso al fratello. "Camille non trova più la farfalla! Dovete aiutare Camille a ritrovarla!" si lamentò la bambina cercando di tirare entrambi in piedi. I boccoli ondeggiarono indispettiti sulle sue spalle.
Kayle sembrava imbarazzato per il comportamento di Camille, ma Freya era grata per quella parvenza di normalità. Loro non potevano sapere cosa aveva visto, cosa aveva provato quando aveva visto Shang alle fiamme ed ogni sua certezza ridotta in cenere.
"Lui lo sa." la mise in guardia l'altra Freya. "Ha capito quello che sei, quello che siamo."
"È per Camille, vero? Rimani qui per lei. Le vuoi bene, si vede." esordì Freya, puntando dritta al punto. "Ma la gente ti odia, ti disprezza."
Camille era scomparsa dietro a un cespuglio e loro si erano fermati in un cerchio di tulipani gialli.
"Non posso abbandonarla." bisbigliò lui di rimando.
"No, non è solo questo." intuì Freya. "Qualcosa ti obbliga a rimanere qui. Le fate?"
Gli occhi di Kayle divennero neri. "Vattene da qui finché sei in tempo. Mancano ancora due giorni alla luna piena... Tu puoi salvarti."
Freya si mise in allerta. "Cosa accadrà al sorgere della luna?"


***

 "Cosa pensi accadrà al sorgere della luna?" domandò Freya, guardando con insistenza Michele.
"Difficile dirlo. Le Due Corti avevano rituali specifichi che effettuavano con regolarità ogni X anni. Ma le Due Corti sono state distrutte e se Kayle non ha voluto dirtelo..." l'angelo esitò.
"Cosa?" tuonò Freya, allarmata.
"Sacrifici." rispose Michele. "Sacrifici umani, Freya."
Il ghigno compiaciuto dell'altra Freya le annebbiò i pensieri.
"Dobbiamo trovare le fate! Dobbiamo cercarle... dobbiamo..." la fata si portò una mano alla bocca, camminando nervosamente avanti e indietro.
"Se anche le trovassimo... noi... Ah!" Michele si strinse la testa, ansimando.
Freya lo osservò preoccupata, ma anziché avvicinarsi indietreggiò verso il tavolo, trafficando con una serie di boccette colorate. Ad ognuna toglieva il tappo e annusava il contenuto con aria meditabonda.
In fretta e furia versò i preparati in un bicchiere, assicurandosi che l'angelo bevesse quel suo rimedio.
"È un tonico." gli spiegò accigliata, guardando la sera avanzare sul villaggio. "Lo usavo con le persone di Shang. Per te è solo un blando rimedio temporaneo." l'avvisò, tremando mentre riponeva il bicchiere sul comodino. "Devi riposare..." proseguì, scostando le tende dalla finestra.
"Non farlo..." ansimò l'angelo, seguendo la direzione del suo sguardo. "Non puoi andare da sola a caccia di fate."
Freya si voltò, l'espressione tesa, ma decisa. "Non sei il mio custode, Michele. Ho aggiunto del sonnifero al tonico, una dose massiccia." specificò lei, all'occhiata sconvolta che le rivolse l'angelo. "Ciò che mi accadrà d'ora in avanti sarà solo affar mio. Me la caverò." disse sorridendo ai goffi movimenti che Michele stava compiendo nel tentativo di fermarla.
"Non ho bisogno del tuo aiuto..." concluse Freya.
"Ti basta il mio." completò l'altra Freya.

 

***

 

L'istinto l'aveva guidata da lui e lei lo aveva trovato.
Seduto su un tronco e con lo sguardo fisso sul lago, Kayle era in attesa.
A Freya era bastato vederlo; le gambe accavallate e le mani sulle ginocchia, quasi stesse pregando per comprendere quanto lui si sentisse impotente.
Eppure...
Freya era certa di stare tralasciando qualcosa. Era una sensazione strana, come se ondate di potere le attraversassero il corpo quando era nelle vicinanze di Kayle.
Si avvicinò a lui senza preoccuparsi di nasconderglielo.
"Come lo hai scoperto?" gli domandò, posando una mano dove la corteccia era marcia e ricoperta di muschio.
"Di cosa parli?" fece Kayle, continuando a fissare la superficie del lago.
"Quando hai scoperto di essere una fata?" Freya non si preoccupò di parlare a bassa voce. Aveva il forte sospetto che loro due fossero le uniche persone ad avere il coraggio di mostrarsi all'esterno dopo il calare del sole.
"L'ho sempre saputo." rispose lui, sorprendendola. "Tu no?" chiese incuriosito.
Freya non gli rispose, turbata per la risposta che avrebbe potuto dargli. "Perché sei rimasto qui, tra gli umani?" Lei non era certa di sapere se la richiesta fosse sua o se quelle fossero parole dell'altra Freya.
Kayle si accigliò e il suoi occhi si socchiusero come quelli di un gatto a caccia di topi. Per la prima volta lei si sentì a disagio con quello sguardo da predatore fisso su di sé.
"Dove sarei dovuto andare? Quelli come me e te non sono ben visti tra i Ranghi. I mezzosangue vengono lasciati vivere solo per..."
"Aspetta!" esclamò Freya, balzando in avanti. "Mezzosangue, hai detto?" il ringhio animale dell'altra Freya colse entrambi di sorpresa.
"Ti sbagli." disse dura, cogliendo lo smarrimento di Kayle. "Io non sono una mezzosangue."
Kayle si alzò in piedi bruscamente. "Certo che lo sei." le sibilò in faccia, mettendosi di fronte a lei. "Tu sei uguale a me... I tuoi occhi lo sono. Può essere spiacevole sapere che la propria madre è stata costretta ad accoppiarsi con quelle... creature..." esitò, mettendo tutto il disprezzo che aveva in quell'unica parola. "...ma non per questo possiamo rinnegare ciò che siamo."
L'altra Freya emise una sorta di latrato, soffocato dalle risa di Freya. "Non esistono mezzosangue tra le fate." Freya si morse la lingua.
Quelle parole le avevano fatto tornare alla mente la leggenda di Cristavia... "Da unioni di questo tipo non può nascere nulla."

Il pugno di Kayle calò sul tronco dell'albero e la mano sfondò la corteccia, impregnandosi di resina. Mossa da compassione, Freya lasciò che un po' del suo potere sanasse la ferita inferta alla pianta.
"Il tuo sangue trae origini dalle Due Corti." gli spiegò lei, paziente. "Non una sola goccia è mortale."
"Stai mentendo." la accusò Kayle, mentre gli occhi cambiavano colore a un ritmo incostante. "È uno dei vostri giochetti, vero?" continuò lui, voltandosi verso il bosco. "Non sto forse facendo abbastanza?" gridò. "Non ho fatto tutto quello che mi avete chiesto?" urlò tra lo sgomento di Freya.
"Che stai dicendo? Vaneggi pure tu?" intervenne lei, afferrandolo per un gomito. "Vuoi farti sentire da tutto il villaggio?" sibilò Freya, infuriata. "Smettila!" ordinò, stringendo la presa.
"Mostratevi! Mostratevi, ho detto! Lo so che ci siete!" riprese Kayle, dandole uno spintone che la fece finire in un rovo di spine. "Vi ucciderò... prima o poi vi ucciderò tutti!" strillò lui.
Kayle protese la mano in avanti e mentre Freya tentava di rimettersi in piedi, la terra mutò aspetto sotto i suoi occhi. Una massa di terriccio scuro si alzò tra le ombre della notte, plasmandosi come creta al volere di Kayle.
"Kayle..." sussurrò Freya, mentre osservava affascinata e impaurita la sagoma di una lancia a due punte, dalle lame ricurve, solidificarsi tra le mani di lui.
Kayle piegò il braccio all'indietro e un sibilo fendette la notte.





Capitolo betato da: Jales


Vi ricordo: -Il prequel dedicato a Sebastian che potete trovare qui: Soul Hunter
-La raccolta realizzata da Jales su vari personaggi di CS: De Vita
-Il mio account Ask se volete pormi qualche domanda: Qui
-Mi trovate su: Twitter 


 

 

Note: Hola, eccomi qua! Che mi dite di questo capitolo, piaciuto? Cosa pensate del tradimento di Freya nei confronti di Michele? Sono cattiva, quindi sì, l'angelo sta decisamente perdendo la testa, povero T.T Freya, invece, quella l'ha già persa LOL
Con grande gioia per qualcuno vi informo che dal prossimo capitolo ricomparirà Sebastian<3 Chi di voi lo aspetta? u_u
By Cleo^.^ 

   
 
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