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Autore: _morph_    02/05/2013    1 recensioni
"Viaggio senz'occhi, e non ho la lingua, e grido."
Se il dolore si potesse misurare, non ci sarebbe sicuramente una bilancia adatta per ogni anima he ne richiamerebbe il responso.
Il dolore è imprevedibile.
L'imprevedibilità è spesso violenta.
I risultati indecifrabili.
Il dolore è un'ape.
Genere: Introspettivo, Malinconico, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: Contenuti forti, Tematiche delicate
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Kiss me quick, I just can't stand this waiting
'Cause your lips are lips I long to know.
For that kiss will open heaven's door
And we'll stay there forevermore,
So kiss me quick because I love you so.

 
Ryan era consapevole ti ciò che affliggeva Bee, semplicemente non ne parlava, perché dirlo avrebbe significato ammetterlo. E con l'ammissione tutto diventa più reale e concreto-
La guardava come se fosse un estraneo, come se tutto ciò che la riguardava fosse nuovo. Anni prima aveva frequentato per poco più di un mese sua sorella, Joanne. Erano amici, oltre che amanti, e ciò che avevano fatto si poggiava esclusivamente su un piano d’innocenza. Beatrice era ancora una bambina quando il rapporto iniziò, era appena arrivata a Surrey. Probabilmente non si ricordava di lui, non ci aveva neanche fatto caso.
L’aveva vista una volta in quel periodo, addormentata sul divano, tra le braccia di Jo; non usciva dalla sua stanza, rifiutava un qualsiasi contatto umano. Tra lui e sua sorella era finita, si erano lasciati trasportare dalle loro vite, non nutrivano più rancore l’uno verso l’altra; lei gli aveva raccontato poco riguardo a Bee, ed una di queste era chiara: suo padre non era Greg Cook.
Non riusciva a smettere un secondo di fissarla, perché quel dettaglio gli era tornato alla mente solo pochi istanti prima di andarla a prendere, perché si ostinava a ricercare una verità che gli sarebbe stato impossibile raggiungere. Non aveva né il coraggio né la fantasia di chiederle come fossero andate le cose. Tanto non avrebbe comunque risposto.
-da piccolo ho sofferto di mutismo selettivo- esordì inaspettatamente, trovando solo allora il coraggio di distogliere gli occhi dalla sua figura. Che poi di coraggio non si poteva parlare, considerando che l'atto era stato voluto dall'imbarazzo.
Bee si volse verso di lui, lo sguardo visibilmente incuriosito, la postura rilassata.
L’aveva portata al lago, si erano tolti le scarpe, seduti e avevano immerso i piedi; lei non smetteva di muoverli un secondo, felice di quella sensazione di rallentamento –ero all’asilo. Odiavo dovessi per forza rispondere alle domande, fare l’appello. I miei non ne hanno mai fatto un dramma, considerando anche che a casa non la smettevo di parlare un secondo- raccontò brevemente, tendendo i muscoli delle braccia, che erano aggrappate al bordo del porticciolo sul quale si erano accomodati. Avrebbe voluto solo una risposta. Breve, concisa, tutto pur di sentire qualcosa. Amava stare con lei, inutile negato, ma l'oppressione era palpabile dal momento in cui non riusciva neanche a sfiorarla con la punta del dito –a te capita mai qualcosa di simile?-
Beatrice arrossì, corrugando le sopracciglia. Si osservò i piedi, che adesso quasi non si muovevano più, e pensò di non volerne più sentire di domande simili.
Era stato direttamente mandato dal suo psicologo? Un espediente adolescenziale per farla parlare? Non che non stesse funzionando, però lo trovava comunque disprezzabile come gesto. Non gli bastava forse la sua compagnia? Il semplice stare insieme, in silenzio? Tutti sentivano continuamente la necessità di dire qualcosa, soprattutto in sua presenza; a dir poco stupido, e pensava lui fosse diverso. Pensava lui accettasse.
Si rialzò, sentendo al contempo i fili della stoffa della gonna lacerarsi. Diede così un’occhiata al fondo del vestito, dove un’enorme sgarro aveva distrutto l’armonia dell’abito.
Possibile che fosse stata così ingenua? Lui non si sarebbe accontentato di lei, lui meritava una ragazza uguale alle altre. Lui meritava la quotidianità di una coppia che si dice tutto e al contempo assolutamente nulla.
Lei ricercava comunicazione, quella pura. Quella in cui tu sai senza sapere.
Si era lasciata distrarre dalle proprie faccende, aveva permesso che lui la portasse fuori, nonostante anche solo l’idea di dovergli delle spiegazioni era intollerabile.
Si alzò anche lui quando la vide afferrare le scarpe e tentare di metterle.
Il tempo era migliorato, faceva ancora più caldo, e lei prima che la venisse a prendere si era tolta le calze che quella mattina aveva indossato. Non aveva alcuna intenzione di provocarlo, eppure ci riusciva benissimo.
Le stette dietro per quale secondo, mentre si accingeva a raggiungere la macchina, osservando i suoi pugni stretti lungo i fianchi. Si era ripromesso di tacere, ma, a quanto pare, aveva sete di conoscenza.
Bee allungò il passo, raggiungendo l’auto prima di quanto lui si aspettasse. Non era arrabbiata, e questo lo spaventata. 
Montò sopra, portandosi le braccia al petto e osservandosi insistentemente le ginocchia. I raggi di sole che filtravano dagli alberi si posavano delicati sulle sue ciocche color grano. Avrebbe voluto  spogliarla alla luce del sole, studiarla per ore ed innamorarsi perdutamente come non gli era mai capitato.
Il disagio scomparse, perché sentiva l’esigenza di abbattere quel muro che c’era tra loro e frantumare ogni singolo millimetro che la componeva. L’incavo del collo era scoperto, e pensò di rifugiarsi lì per un po', farne la sua casa. 
 
Aprì lo sportello, percependo la corazza che lei aveva innalzato come se si trattasse di qualcosa di fisico, come se potesse costringerlo a fare un passo indietro da un momento all’altro –non possiamo vederci- Bee non si scompose a quella provocazione, confidando nella propria tenacia –ho bisogno di sapere. Non potrebbe funzionare altrimenti- questa non fece una piega, cominciando però a mettere in dubbio ciò per cui si era tanto infervorata –mi dispiace- aggiunse solo poi, sollevandole delicatamente il viso, con la punta del dito premuto sulla guancia; Bee a quel contatto tremò, perché non aveva permesso mai a nessuno una cosa simile. Lo osservò, cercando nei suoi occhi una risposta. Era sicura di non aver provato mai nulla di simile per un ragazzo, e le sue continue domande la inquietavano.
Fece per abbassare nuovamente il capo, per arrendersi all'indifferenza, quando Ryan si avvicinò con il viso, consapevole di rischiare un colpo in faccia. Le sfiorò le labbra, concedendole il tempo che le occorreva per affidarsi a quelle premure. Bee non tardò ad artigliargli il braccio, evitando però di far scorrere le unghie su quella pelle già segnata. Sfiorò con timidezza le sue spalle, carezzandolo lentamente fino al collo; non voleva fargli male, ma quel piacere era quasi doloroso per lei.
Ryan le circondò la vita con le mani e Bee di prima risposta gli morse il labbro. Questo si allontanò di pochi millimetri dal bacio, accostandosi alla sua gota in fiamme; curò quella, lasciando tanti piccoli brividi fino al collo. Inspirò forte, impregnando il proprio naso del suo odore.
L’avvicinò nuovamente, invitandola a schiudere le labbra; Bee non cedette alla tentazione.
 
~
 
Beatrice tornò a casa nel tardo pomeriggio, sotto gli sguardi sconvolti dei parenti, ai quali aveva raccontato di voler andare a fare una passeggiata.
Si chiuse in camera, lei e i suoi fantasmi.
Dopo aver rifiutato Ryan, lui aveva preferito portarla nuovamente in riva al lago, dove erano stati in silenzio, dove avevano bisbigliato i propri pensieri all’altro.
Ventidue anni, non si sarebbe accontentato.
Beatrice aveva il vanto di un’indistruttibile muraglia. Null’altro. Ryan avrebbe voluto di più e lei non era neanche capace di dare un bacio.
Si diresse in bagno, accucciandosi in un angolo. Osservò le cicatrici ai polsi e ricordò di essersi ripromessa di  non farlo mai più.
Lui gliel’avrebbe fatto fare, lui era diabolico.
Pianse, non si contenne. Fece strisciare le dita tra le ciocche dei capelli che aveva davanti al viso, e pianse ancora.
Nessuno doveva sentire, lei poteva solo pregare. Perché nessuno aveva notato nulla.
 
Commenti dell’autore:
buon pomeriggio a tutte fanciulle.
Piano piano sto facendo venir fuori il passato di Bee, un  velo alla volta, e spero che voi lettrici (o magari ci sono anche lettori. Non me lo chiedo mai) ne siate felici.
Grazie mille per le recensioni che mi lasciate, sono commossa dalle vostre parole ed entusiasta che anche solo una piccola parte di voi apprezzi questa cosucola che sto facendo crescere (ho riposto tramite messaggio privato).
Dal prossimo capitolo, la storia sarà nella sezione "drammatico", poiché dal momento della pubblicazione non mi ero resa conto di averla messa tra le romantiche.
Al solito, grazie alle mie amiche J
Morph
NB nel secondo capitoli, per chi ha la mente più propensa a ricordare gli eventi, c’era un piccolo,  minuscolo, invisibile riferimento alla storia tra Ryan e Joanne. Per quanto riguarda il “mutismo selettivo”, è un problema che coinvolge molti bambini nello stadio pre-operatorio (nella maggior parte), i quali hanno difficoltà a parlare in alcune situazioni. Può essere dovuto a qualcosa o non, il che vuol dire che non deve necessariamente essere visto come qualcosa da “curare”.
   
 
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