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Autore: Mitsuki91    02/05/2013    1 recensioni
Cosa sarebbe successo se Draco Malfoy avesse scoperto il segreto di Severus Piton? Avrebbe continuato il suo lavoro di Mangiamorte, l'avrebbe denunciato o si sarebbe ribellato al Signore Oscuro per combattere a fianco dell'Ordine?
Genere: Generale, Introspettivo, Malinconico | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Severus Piton
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: II guerra magica/Libri 5-7
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Eccoci qui con il settimo capitolo… No, non mi sono dimenticata della storia, tranquilli u.u
Non ho molto da dire, quindi vi lascio alla lettura ;)


Settimo capitolo

Allenarsi con il professor Piton era difficile, molto difficile. Raramente Draco riusciva a bloccare i suoi tentativi di penetrare la sua mente – non quando il professore si concentrava davvero. Ma stava migliorando, e Severus era fiero di lui.
Durante la prima gita ad Hogsmeade si allontanò dagli amici – che si erano abituati a vederlo distante, dopo l’anno scorso – e si incamminò verso la Testa di Porco, dove avrebbe potuto parlare con Aberforth Silente. Era buffo: fino a quel momento non aveva mai pensato che Silente potesse avere fratelli o sorelle. Chissà se ce n’erano altri…
I suoi pensieri si interruppero bruscamente quando aprì la porta del locale. Storse il naso: non era il suo posto, decisamente. Il bar era piccolo e sporco; gli avventori sembravano soggetti pessimi. Lo guardarono tutti quando entrò, così cercò di ignorare il nervosismo ed andò dritto verso il bancone.
Aberforth assomigliava assurdamente al fratello, solo un po’ meno curato. Vederlo era un colpo al cuore per Draco, perché gli ricordava quella terribile notte sulla Torre di Astronomia… Chissà, forse anche l’omicidio di Silente era stato programmato? Piton non gli aveva detto niente e lui non aveva chiesto.
Fece un cenno al barista, che gli si avvicinò, guardandolo male. Mosse ancora le dita per dirgli di avvicinarsi e lui, sbuffando, accostò l’orecchio alla sua bocca.
So che fa parte dell’Ordine della Fenice.” sussurrò, pianissimo, così che gli altri non lo sentissero.
Aberforth si rialzò e gli lanciò un’occhiataccia, poi si allontanò per prendere delle bottiglie.
E adesso, che doveva fare? Piton non gli aveva dato delle istruzioni precise, gli aveva detto di parlare solo con Aberforth e di non dare nell’occhio.
Stava meditando sul da farsi quando l’uomo gli mise davanti un boccale di Burrobirra. Aggrottò per un momento le sopracciglia, sorpreso: lui non l’aveva ordinato. Stava per aprire bocca e protestare quando colse un cenno dell’uomo: più confuso che mai abbassò lo sguardo.
Sulla schiuma della Burrobirra spiccavano queste parole: in bagno fra cinque minuti.
Il tempo di leggerle ed erano sparite, tanto che Draco sbatté più volte la palpebre, non capendo se era stata una sua fantasia o la realtà. In ogni caso, dopo aver dato qualche sorso alla sua bibita, si decise ad alzarsi e ad andare in bagno. Tentar non nuoce, si disse.
Il bagno non era messo meglio del locale. Stette fermo a guardarsi alle spalle attraverso il piccolo specchio scheggiato, nervoso, finché non sentì una serratura scattare e vide Aberfoth fargli cenno dall’ultimo cubicolo, che aveva sopra un cartello con scritto “guasto – non utilizzare”. Draco lo seguì.
Non c’era un water, ma un’altra porta. Aberfoth richiuse entrambe con la magia, dopo che Draco iniziò a salire i gradini dietro alla seconda. Si ritrovarono infine in un piccolo salottino circolare, dove l’unica cosa che attirava l’attenzione era un quadro enorme in cui una ragazzina bionda sorrideva affabile.
“Tu sei Draco Malfoy.” disse Aberforth.
“Sì.” rispose lui, spostando il peso da un piede all’altro.
“Avevi l’ordine di assassinare mio fratello, l’anno scorso.”
“Ma non l’ho fatto.”
Aberfoth prese due sedie e gli fece un cenno, prima di sedersi.
“Già. Non l’hai fatto.”
Seguì un lungo silenzio. Alla fine, non sopportando più la tensione, Draco decise di romperlo.
“Mi hanno detto di venire da lei. Io… Voglio entrare nell’Ordine della Fenice.”
Aberforth assottigliò lo sguardo.
“Chi te l’ha detto?”
“Severus Piton.”
“Lui ha ucciso mio fratello.”
“Lo so. E’ un punto che ancora non mi è chiaro. Ma so per certo che lui non ha mai smesso di far parte dell’Ordine, anzi: non è un Mangiamorte da molto tempo, ormai, e anche se ha per così dire ‘ripreso servizio’, non lo sarà mai.”
“Hai delle prove, per sostenere quello che dici?”
“Certamente. Ma non posso mostrargliele. Non posso mostrarle a nessuno. E’ questo il patto: lui mi ha indirizzato da lei dietro mia richiesta, per far sì che io possa far parte dell’Ordine… Per dire che lui ne fa sempre comunque parte… Ma non posso rivelare le sue motivazioni. Ho le mie, però.”
Aberforth si alzò e andò verso un piccolo tavolino. Prese il centrotavola e mormorò qualcosa, poi questo sparì in una fiammata.
“Sta arrivando Minerva McGranitt.” disse, prima che Draco potesse anche solo aprire bocca “Parlerai con lei e sarà lei a decidere. Io devo tornare dai clienti. Aspettala qui.”
L’uomo sparì dietro una porta, lasciando Draco solo e determinato.
Voleva entrare nell’Ordine, lo voleva a tutti i costi. Ormai la decisione era stata presa. Si allenava quasi tutti i giorni con il professor Piton per rendere la sua mente impenetrabile; non aveva detto a nessuno – eccetto lui – della sua scelta, per non mettere in pericolo altre persone – i suoi genitori in primis –… Doveva solo proseguire sulla sua strada.
La sua prima opzione era stata quella di tirarsi fuori da una guerra e da uno schifo che non lo riguardavano. Credeva che non ne sarebbe mai stato toccato e invece Voldemort aveva scelto lui. Non solo lo aveva nominato Mangiamorte ad appena sedici anni, ma gli aveva anche affidato un incarico pericolosissimo solo per il gusto di vederlo fallire. Poi c’erano state le torture e l’addestramento con sua zia Bellatrix. Casa sua non era più sicura. L’orrore la faceva da padrona, lui doveva prendere una pozione calmante per poter dormire senza avere incubi… In quella guerra ormai c’era dentro fino al collo, ma se avrebbe combattuto, d’ora in avanti, lo avrebbe fatto per la parte giusta. Perché quello che aveva visto nella sua breve carriera da Mangiamorte prescindeva le differenze di sangue e altre ‘baggianate’ simili: loro erano carnefici spietati, esseri senza sentimenti per poter fare quello che erano costretti a fare… E lui non lo accettava più.
La professoressa McGranitt si smaterializzò direttamente nel salottino dove stava circa cinque minuti dopo che Aberforth se n’era andato.
Draco si alzò in piedi di scatto, in parte spaventato dal rumore della materializzazione.
“Buongiorno, professoressa.” disse.
“Signor Malfoy. Mi è giunta voce che vorrebbe entrare a far parte dell’Ordine della Fenice. Voglio che lei sappia che le sue motivazioni verranno valutate attentamente e che, se non si rivelassero fondate, non solo l’Ordine non accetterò la sua richiesta, ma saremo anche costretti ad Obliviarla.”
“Ne sono consapevole. Tutto quello che volete, datemi anche del Veritaserum. Ho solo una condizione da porre: non fatemi domande su Severus Piton e sulle sue, di motivazioni.”
“Che intende dire?”
“Aberforth non gliel’ha detto? Piton è sempre stato dalla vostra parte.”
Seguì qualche istante di silenzio.
“Lui ha ucciso Silente.” disse infine la McGranitt, e in quelle parole Draco sentì tutto il disprezzo possibile.
“Non so come mai l’abbia fatto, sospetto che sia stato un piano di Silente stesso. Per fare in modo che il Signore Oscuro si fidasse del tutto, forse… O forse l’ha fatto solo per proteggere me. Ma se accettate me dovrete accettare anche lui… Garantisco io. Piton ha i suoi buoni motivi per detestare il Signore Oscuro.”
“E lei non ha intenzione di dirmeli, vero?”
Nello sguardo di Draco passò un lampo di scherno.
“Oh, no, l’ho promesso. Ma se ci ragiona scommetto che ci arriva da sola.”
Ora la McGranitt era confusa.
“Lasciamo perdere, ho parlato anche troppo. Allora, cosa devo fare per convincervi che sono sincero? Bere del Veritaserum?”
“Questo semplificherebbe le cose, sì.”
Draco si lasciò cadere di nuovo sulla sedia, stavolta più rilassato di prima. Dopotutto, conosceva la McGranitt da un bel po’.
“E allora, che stiamo aspettando?”
   
 
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