Giochi di Ruolo > Dolce Flirt
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Autore: Jay_Myler    03/05/2013    3 recensioni
Diciamo che è una romanzata su questo gioco, partendo dal primo giorno di scuola della protagonista.
La coppia è ovviamente la protagonista e Castiel, il rosso che ha fatto impazzire noi ragazze che amiamo i ribelli; ma oltre a raccontare le vicende della scuola, racconterò anche la storia che nasconde questo misterioso ragazzo - e quella della nostra protagonista, che manco ci scherza- (Ovviamente tutta a fantasia mia)
N.d.A. Per romanzata si intende una ricamatura intorno alla storia originaria, a cui vengono aggiunti momenti inediti del tutto inventati.
Genere: Generale, Sentimentale, Slice of life | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Un po' tutti
Note: Missing Moments | Avvertimenti: nessuno
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- Questa storia fa parte della serie 'Dolce Flirt mania'
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Era quasi una settimana che frequentava quel nuovo liceo, e alla ragazza l'unica cosa che le era sembrata bella, era stato quando Castiel l'aveva presa e portata a vedere il panorama che si poteva ammirare da sopra la scuola. Dopo che avevano visto il sole tramontare, il ragazzo le aveva dato una mano a scendere dalla scaletta che li aveva portati lì, facendo arrossire Jay.

Appena arrivati all'inizio del corridoio nella scuola ormai deserta, tranne che per qualche delegato e qualche bidello, si videro venire incontro Nathaniel; non c'era sicuramente sorpresa peggiore di questa, dopo quella serata con Castiel. Lo sguardo del ragazzo si fece cupo, fin da quando non vide il segretario scolastico dirigersi verso di loro a passo veloce; presa Jay per il braccio, la tirò dietro di sé, senza dire niente. Si sentiva che c'era astio tra di loro, e che Castiel voleva evitare l'ennesima ramanzina di Nathaniel; ma il ragazzo dietro di loro non li mollava un secondo e si avvicinava sempre si più.

Castiel continuava a camminare a passo svelto portandosi dietro Jay che si sentiva in mezzo a due fuochi nemici.

«Calmo signor segretario, ce ne stiamo andando, non ti preoccupare..» gli disse Castiel senza neanche voltarsi o fermarsi.

Gli si vedeva in viso che però adorava quando poteva mettere in dubbio la posizione di potere del delegato scolastico.

Ma anche dopo questo avviso Nathaniel non si fermò, anzi aumentò il passo fino a raggiungerli quasi.

«Per l'amore del cielo, Castiel, fermati, ti stavamo cercando, devi andare dalla direttrice!»
Castiel si fermò di botto, facendo quasi cadere Jay, ma continuando a tenerla saldamente.

«Ora stai esagerando, per così poco vorresti mandarmi in direzione? Siamo oltre l'orario scolastico, non ti sembra di esagerare per così poco?»

Il volto di Nathaniel non aveva niente di rassicurante, ma non era l'espressione che aveva avuto quel pomeriggio quando si accaniva contro Castiel; si vedeva che era profondamente turbato da qualcosa.

Castiel continuò a fissarlo per un po' fin quando si accorse che la faccenda era più grave del previsto, e si fece anche lui scuro in volto.

«Castiel, ti prego vai dalla direttrice al più presto.»

«E' per lei
Sembrò che i due ragazzi si fossero capiti senza neanche parlarsi, cosa che sembrava così strana visto che non si sopportavano affatto;

«..si, è per lei

Castiel senza aspettare una parola di più iniziò a correre nel corridoio verso l'ufficio della preside, e Nathaniel non disse niente riguardo al non correre nei corridoi.

Quei due ragazzi erano così strani, si davano addosso l'uno con l'altro eppure sembravano così complici a volte, come se si conoscessero così bene da non utilizzare parole per intendersi; Nathaniel aveva due facce, una che mostrava a tutti, da bravo ragazzo, sempre disponibile, con un bel sorriso e pronto ad aiutarti, ed una che mostrava solo a quel ragazzo che era venuto a chiamare per mandarlo dalla preside, una faccia del tutto diversa, piena di rancore, e di maniacalità per le regole; Castiel sembrava avere tanti di quei segreti, nascosti nel suo piccolo mondo, ben nascosto ed impenetrabile, dove non faceva entrare nessuno; eppure questi due ragazzi così diversi, in pochi istanti erano riusciti a capirsi senza farle capire un'accidente. Ma quella sera la faccia che aveva mostrato a Castiel era ancora un'altra, e la cosa la preoccupava.

«Nathaniel, mi spiace, è colpa mia, sono io che ho accettato, non punirlo per colpa mia.»
Nathaniel continuava a fissare il punto verso il quale era sparito Castiel; si girò verso di lei, come se fosse uscito improvvisamente da un sogno ad occhi aperti e le sorrise in modo melanconico, per poi metterle una mano sulla testa e scompigliarle leggermente i capelli.

«Non è colpa tua, dolcezza.»
E senza aggiungere niente se ne andò.

Dolcezza? Da quando la chiamava dolcezza? Qualcosa non tornava, qualcosa era andata storto, ma a lei non era dato saperlo a quanto pare; andò ad aspettare Castiel davanti all'ufficio della preside, e già da lontano si sentiva la voce di Castiel che sbraitava ed urlava contro qualcuno.

«Non aspetterò proprio nessuno!»
Si avvicinò sempre di più fino ad arrivare a pochi metri dalla porta, le sembrava brutto avvicinarsi di più, perché non voleva dare l'idea che stesse origliando, ma la voce di Castiel risuonava lo stesso come non mai dalla stanza chiusa.

In quel momento vide il ragazzo uscire di corsa, che si girò per guardarla, ma continuò ad andare dritto ed uscì dal liceo, seguito dalla voce di Nathaniel che si era affacciato dalla porta tentando di richiamarlo a gran voce per farlo tornare indietro. Ma ormai era troppo tardi, Castiel era già lontano e di certo non lo avrebbe sentito.

Chiudendo la porta Nathaniel si accorse della presenza di Jay, che si trovava quasi dietro la porta dell'ufficio.

«Torna a casa, si sta facendo tardi.»
E così dicendo, senza neanche rivolgerle un sorriso, le chiuse la porta in faccia; altro che dolcezza e carinerie, l'aveva completamente snobbata, e dalle sagome che si intravedevano dal vetro opaco dell'ufficio capì che stava mettendo a posto delle carte e fu lì che sentì il commento della preside.

«Povero ragazzo..»
Dopo di che silenzio assoluto.

Jay avrebbe voluto capirci qualcosa, sfondare la porta con una calcio e chiedere spiegazioni, ma non era di certo la soluzione più appropriata.

Dopo quell'episodio non vide Castiel per più di una settimana.

*****

Era una giornata come un'altra al liceo, e quello che Jay aveva capito di sicuro era che non tutti gli alunni erano simpatici come credeva.

L'unica esperienza la aveva avuta con quella prepotente ragazza bionda che la aveva presa in giro con Ken, che scoprì poi chiamarsi Ambra.

Ambra, Li e Charlotte, erano le tre ragazze che ogni giorno se ne inventavano una nuova per infastidirla.

Un giorno le incollarono l'armadietto, un altro le rovinarono i libri, un altro ancora avevano fatto girare dicerie su di lei, e anche se non le andava giù questo comportamento decise di lasciar perdere ed essere una persona matura senza scendere al loro livello.

Ma quel giorno le cose cambiarono, quando Ambra ne fece una delle sue solite; andando verso la mensa la presero e la circondarono.

«Senti Jay, ho saputo che sei la fidanzata di Ken, che dire tra sfigati vi capite. Quindi evita di girare intorno a Nathaniel, e stai con il tuo caro Ken.»le disse guardandola con sguardo ambiguo.
La strattonarono e se ne andarono via.

Basta, questa cosa doveva smettere al più presto, ma era ancora decisa a non scendere in campo con qualche bambinata degna solo di poca intelligenza, così decise di andare a lamentarsi ai piani alti.

Percorse il corridoio infuriata, quando la sua attenzione fu attratta da Ken che la salutò in modo del tutto normale; cosa molto strana per Ken, così tornò su i suoi passi e andò a parlare con quel ragazzo che tanto le era stato appiccicato.

«Hey, Jay, tutto bene?» le chiese quasi senza intonazione.

«No che non va tutto bene, quelle tre streghe mi stanno torturando dal primo giorno che le abbiamo viste!»
Ken sembrò riprendere vita.

«Anche a te? Ed io che pensavo di essere il loro unico bersaglio..»
«Ma non la passeranno liscia, questa volta vado a lamentarmi, così questa storia finirà.»
Continuò la sua camminata infuriata e spalancò la porta della sala dei professori con un calcio – che fortunatamente era vuota – dove stava Nathaniel che lavorava.. come al solito.

«Guarda!» gli disse sbandierandogli sotto gli occhi il suo braccio con un evidente livido sopra.

«Cos'è successo?» le chiese con voce perplessa.

«La colpa è di quell'imbecille di Ambra e delle sue stupide amiche! Si credono chissà chi e fanno le prepotenti!»

Nathaniel la guardò male.

«Ambra è mia sorella.»
Jay capì di aver fatto una figura di niente, ma continuò imperterrita a chiedere l'aiuto del segretario.

«Mi perseguitano! Ed anche a Ken..»
Nathaniel sembrava preoccupato, ma non era sicuro che sua sorella potesse essere una simile peste a scuola.

«Ma stai scherzando?»

Jay era spazientita.

«Si..» disse sardonica.
«E ti sembrano scherzi da fare questi?» le risposte il ragazzo con la mano sulla fronte.

«Nathaniel, ero sarcastica! Tua sorella fa questo ad anche peggio, per colpa sua ieri sono andata per tutto il liceo zuppa d'acqua e con un qualcosa verde appiccicata ai vestiti; tua sorella non è l'angioletto che credi tu.»
Il ragazzo, visibilmente mortificato, si mise una mano nei capelli.

«Questa volta non la passa liscia.»
«Preferirei che ci parlassi al più presto.»
«Certo che si, lo farò immediatamente.»
Uscì dalla sala visibilmente adirato.

Avviandosi verso il cortile, Jay fu fermata dalla direttrice che la prese per le spalle e la portò con sé davanti alla porta principale.

«Signorina, vorrei tanto che lei scegliesse un club da frequentare.»
La sua affermazione lasciò sbalordita Jay che non si aspettava affatto una cosa simile.

«Io... beh.. che club ci sarebbero?»
«Attualmente abbiamo un posto vacante nel club di basket e uno nel club di giardinaggio.»
«Basket.» disse la ragazza senza neanche far passare un secondo dalla fine della frase.

«Bene, buona giornata.» così dicendo la direttrice se ne andò via.

Ora si aggiungeva una grana in più in quello stupido liceo, non sapeva niente di basket, ma odiava i fiori, tremendamente, ed in più la direttrice non si era neanche degnata di dirle dove si trovasse il club di basket.

Uscendo si vide venire incontro Ken, con la sua solita vitalità, che tutto contento le diede la bella notizia che si era aggregato al club di giardinaggio.

«Io sarei in quello di basket a dir la verità.. » gli disse continuando a camminare verso il cortile.

«Oh, capisco, quindi le nostre strade si dividono, io devo andare di qua» disse indicandole una strada alla sua destra.

«Aspetta un attimo, sai dove si trova il mio club?»
«No, mi spiace, ma ti farò sapere se scopro qualcosa.» disse salutandola vistosamente con la mano da lontano.

«Club?» le sussurrò una voce all'orecchio.

Jay sussultò e si girò vedendo alle sue spalle Castiel.

«Toh, guarda chi si rivede, mi spiace ma ho degli impegni.» disse continuando a proseguire dritto.

«Se continui così uscirai dal liceo prima dell'orario.. ci diamo alla cattiva strada?»
«Sto cercando uno stupido club di basket a dire la verità. Sai dov'è?»
«Può darsi.. cosa ci guadagno?» le chiese sogghignando.
«Lo stare in mia compagnia?» gli rispose Jay facendo spallucce.
Le sorrise e iniziò ad incamminarsi verso la palestra.

«Seguimi, forza.»
La portò in palestra e senza neanche darle il tempo di ringraziarlo, se ne andò senza dirle niente; nel club la misero subito al lavoro come raccattapalle, lo aveva detto che era solo una grana in più e si stava rivelando ancora più fastidiosa del previsto.

Dopo aver finito di aiutare il suo club, andò a prendere il suo cellulare che aveva lasciato nel suo armadietto.

Prima che potesse aprirlo, qualcuno ci diede un forte pugno dentro, che fece saltare dalla paura la povera Jay.

«Così vai a lamentarti da mio fratello eh? Mocciosa.»

Ambra la guardava con aria di odio, come se avesse voluto incenerirla con gli occhi; Jay sentiva una fitta come se la ragazza davanti a lei la stesse pugnalando con una lama invisibile nello stomaco.

Ma Ambra senza aggiungere altro se ne andò.

Finalmente sola.

Anche quando si comportava da ragazza matura senza fare guai e avere liti, le cose andavano per il verso sbagliato e si trovava per l'ennesima volta davanti ad una situazione che non faceva altro che metterle pressione.

Aprì l'armadietto e iniziò a cercare il cellulare nella borsa, quando si sentì toccare una spalla; si girò e vide Nathaniel che le stava sorridendo.

«Non ho fatto niente.» disse come sentendosi presa con le mani nel sacco a fare qualcosa di cattivo.

«Tranquilla, sono qui per... chiederti un piccolo favore.»

Il ragazzo fece un sorriso smagliate, atto evidentemente a convincere la ragazza a farle accettare di buon grado la cosa; ma era ovvio che non avrebbe potuto rifiutare.
«Sarebbe a dire?» gli chiese alzando un sopracciglio.

«Dovresti far firmare questo foglio delle assenza a Castiel.»
«Per quale motivo lo chiedi a me?»

Gli rispose in tono molto evasivo, cercando di fare scucire al ragazzo qualche complimento sulla sua perseveranza o sul quanto fosse una brava ragazza.

«Perché siete due testoni, e tra voi vi capite.»

Sottolineò con la voce la parola testoni; Jay, sentendosi offesa lo lasciò a parlare da solo davanti al suo armadietto.

Nathaniel la seguì e prendendola per la mano la fermò, guardandola con uno sguardo supplicante, facendole capire che meno vedeva Castiel meglio era; per evitare che i due ragazzi si innervosissero anche questa giornata, litigando come non mai, prese il foglio dalle mani del segretario.

«Ehm... ci proverò, ma non ti assicuro niente.»
Lui le diede una pacca sulla spalla e la spinse verso il cortile; l'aveva proprio buttata in pasto ai lupi; non le andava molto di vedere Castiel però... era passata una settimana da quando era corso via dalla scuola lasciandola da sola e non le aveva ancora spiegato il motivo, ma ora doveva risolvere questa situazione.

Castiel, come previsto, stava nel cortile a leggere una rivista.

«Castiel puoi firmarmi questo?»

Castiel alzò lo sguardo incrociando il suo, e poi lo riabbassò continuando a leggere; così Jay prese il foglio e glielo mise davanti all'articolo che stava leggendo.

«Firma e non ne parliamo più» e si mise a sedere vicino a lui, accavallando le gambe.

Castiel si alzò, prese il foglio e glielo restituì.

«Ti manda Nathaniel vero? Puoi anche riportarglielo, io non firmo niente; se proprio vuole costringermi che venga lui, che faccia l'uomo.»
Jay non sapeva se prenderlo sulla parola e tornare indietro; vedendo che Castiel stava aspettando che lei andasse si alzò ed andò a cercare Nathaniel.

Quando lo trovò lo guardò male.

«Tutto bene?»

Jay gli fece l'imitazione di Castiel che diceva di prendersi le sue responsabilità da uomo.

«Vai da Castiel e digli che l'uomo deve farlo lui, e fagli firmare quel foglio!»
«Non sono mica il vostro postino privato.. Però, potrei provarci ancora in cambio di qualcosa..» gli sorrise sorniona.

Nathaniel arrossì, e andando ad aprire la finestra si allentò il colletto.

«Cioè..?» balbettò il ragazzo.

«Informazioni... vorrei sapere cos'è successo l'altra settimana con Castiel; se ne è andato via senza dirmi nulla, sono giorni che non lo vedo ed oggi non si è degnato neanche di inventare una storia o di dirmi scusa.»

«Possibile che il tuo argomento sia sempre quel ragazzo?»

Jay vide che Nathaniel stava lentamente perdendo il rossore sulle guance; da come gli aveva proposto lo scambio probabilmente Nathaniel aveva frainteso, ed ora si sentiva a disagio.

«E comunque non posso rivelarti niente, sono cose private che non sono autorizzato a dirti.»

La prese, la girò e spingendola per le spalle come prima la cacciò dal suo ufficio.

«Vai!»
Così per la terza volta fu costretta a fare da intermediario tra i due; arrivata nel cortile, non ebbe nemmeno il tempo di cercarlo, che Castiel le piombò addosso.

«Allora?»
«Firma.»
«Ancora? Non capisci che sta facendo questo solo perché vuole cacciarmi da scuola?»

Jay lo guardò allibita, come se non gli credesse, ma vedendo che il ragazzo non cambiava espressione, né stava scherzando, entrò velocemente nel liceo e andò da Nathaniel, sbattendogli il foglio in mano.

«Non sarò io a far cacciare Castiel, scordatelo, fattelo firmare tu, se proprio ci tieni.»

«Siete proprio uguali..» disse sbuffando.

Jay se ne andò, lasciando il segretario da solo con il suo impiccio, e finalmente era libera di tornare a fare quello che stava facendo prima.

Aver scelto il club di basket era stata davvero una scelta poco ispirata, la fecero sgobbare per tutto il tempo, e si sentì bene solo quando fu libera di andarsi a fare una doccia nello spogliatoio.

Doveva solo recuperare le sue cose, e poteva tornare a casa dopo questa ennesima, pesantissima, giornata scolastica.

Basta segretari, basta ribelli che non si fanno vedere per giorni e poi fanno come se niente fosse, basta con Ken, basta con il club, basta con le lezioni... almeno per quella giornata.

Ma non si poteva sbagliare di più: in fondo al corridoio, proprio davanti al suo armadietto, stavano litigando Nathaniel e Castiel, che aveva bloccato il segretario vicino agli armadietti, tenendolo per il colletto.

Non capiva per cosa stessero litigando, ma comunque doveva avvicinarsi per prendere le sue cose dall'armadietto, e facendo una corsa andò dai due ragazzi.

Stavano litigando per il foglio delle assenze.

Jay si intromise nella discussione prendendo le parti di Castiel, andando contro al segretario che la guardava come se non avesse avuto più speranza di redenzione ai suoi occhi.

La discussione si faceva sempre più accesa fino a quando Castiel stava per tirare un pugno dritto in faccia a Nathaniel.

Jay gli prese la mano per fermarlo; Castiel si immobilizzò.

Gli sentiva battere il cuore... lo sentiva ansimare dalla rabbia.

Castiel si liberò dalla sua presa e la scansò, camminando come un matto fino alla porta.

Nathaniel non le disse niente, si aggiustò la camicia e se ne andò anche lui.

Non era stata una bella giornata, per nessuno dei tre, ma almeno era arrivato il fine settimana.


Jay Myler 
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