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Autore: Mary West    03/05/2013    6 recensioni
Un evento incredibile sconvolge la vita tranquilla di Tony Stark e lui si sentirà più solo e distrutto che mai proprio nel momento in cui il mondo ha bisogno di Iron Man più che mai prima d'ora. Un arrivo dal passato, un nuovo nemico da sconfiggere, amicizie indistruttibili e l'amore più puro fanno da sfondo all'avventura del secolo e tra litigi, notti insonni, travestimenti e bugie gli Avengers si riuniranno ancora.
Lei annuì e tornò ad accarezzargli la mascella, senza distogliere lo sguardo dai suoi occhi perfetti.
«Baciami» sussurrò adorante. «Tutta la notte.» Lui sorrise e la accontentò.
Genere: Avventura, Commedia, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Altri, Pepper Potts, Steve Rogers/Captain America, Tony Stark/Iron Man, Un po' tutti
Note: What if? | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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- Questa storia fa parte della serie 'You'll find that life is still worthwhile, if you just smile'
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Capitolo XIX
Sogni fra le stelle



“Clint!”
La voce di Natasha suonò più irritante e fastidiosa che mai e il povero Barton si ritrovò disteso per terra, con la testa fra le gambe e un grosso bernoccolo sulla fronte.
“Diavolo, Nat!” esclamò seccato, cercando di riacquistare un certo grado di dignità che molto rare occasioni di rivalsa aveva avuto per sfoggiare. “Potevi essere un po’ più delicata.”
Lei lo squadrò con aria scettica, portandosi le mani sui fianchi e fissandolo dall’alto in basso. Clint ebbe la vaga impressione di esser stato beccato con le mani nella marmellata e arrossì.
“Cosa?” sbottò avvampando. “Non capisco il motivo di questa tua faccia.”
Natasha sollevò lievemente un angolo delle labbra sottili verso l’alto e alzò un sopracciglio di pochi millimetri, nell’espressione più scettica che riuscisse ad esternare.
“Barton, non è la mia faccia, ma la tua. Non riesco a credere che tu possa essere così subdolo… cioè, sì” si corresse pensierosa, “ma addirittura arrivare ad assumere un simile comportamento. Se sei geloso, potresti dirglielo invece di strumentalizzare lo spionaggio sotto la gonna della biondona solo per farlo innervosire…”
“Cosa?!” sbottò Clint e divenne quasi marrone. “Okay, a: io non spio sotto la gonna di nessuno” disse in tono solenne, “e b: io non sono geloso di nessuno. Ma come ti saltano in mente certe cose? E poi, come ti ho già spiegato innumerevoli volte, è stato un incidente: le è caduta la cartellina e io gliel’ho raccolta. Non è successo proprio niente, volevo solo essere cortese, anche se so che per te non è facile capire un concetto simile, a meno che non sia coinvolto Banner, naturalmente. Ho notato con piacere che vi siete dati del tutto ai giochetti erotici: cos’è, stavolta scambio di ruoli? Tu fai l’infermiera e lui il paziente? Mi chiedo chi dei due, però, spinga la siring-…”
Capitano!”
Steve raggiunse i due agenti nel corridoio e sorrise in direzione di entrambi. Clint cominciò a strofinarsi con forza il punto del fianco dove Natasha aveva stretto due dita ossute e letali allo scopo di attuare la sua vendetta malefica.
“Buongiorno Natasha” disse galante, chinando cordialmente il capo verso l’agente Romanoff. “E anche a te, Clint. Tutto bene?” aggiunse poi dubbioso. “Sembri dolorante.”
Natasha sorrise compiaciuta.
“No” rispose debolmente Clint, continuando la sua opera di massaggio. “Tutto ok.”
“Buongiorno, miei prodi!”
Barton roteò gli occhi al cielo.
“Non si può stare tranquilli nemmeno in ospedale” borbottò seccato. Thor gli rivolse un’occhiata perplessa, poi prese a ciondolare con il Mjolnir e disse ingenuamente:
“Miss Liza ti stava cercando.”
Natasha sollevò le sopracciglia con aria scettica, profondamente irritata e fissò il viso del collega forzato da un entusiasmo che, lei ne era certa, era indirizzato a qualcun altro.
“E come mai?” chiese subito. “Non dovrebbe cercare Stark? È la sua infermiera, non la tua…”
“Pensa ai tuoi giochi di ruolo, Romanoff” replicò incurante Clint e cominciò a camminare nella direzione opposta.
Due porte dopo lo sgabuzzino in cui l’infermiera di Tony e l’agente Barton avevano preso a scambiarsi curiose confidenze, Pepper dormiva. Con il capo sempre poggiato sulle braccia incrociate, aveva gli occhi chiusi e respirava profondamente, tenendo la testa in una posizione che le avrebbe assicurato un male al collo formato famiglia, una volta sveglia. I capelli ramati le accarezzavano morbidamente il viso e la nuca parzialmente scoperta e scendevano fino a posarsi sulle lenzuola bianche che avvolgevano il corpo di Tony.
Il sole era sorto e un raggio più luminoso degli altri entrò nella stanza, cadendo sul viso dell’uomo. Un respiro particolarmente pesante gli dischiuse le labbra e finalmente aprì gli occhi.
E rivide tutto, la luce si apriva dinanzi alle sue iridi nuove ed era tutto perfetto e totale: le lenzuola profumate, il cielo azzurro, il battibeccare mattutino degli uccelli, l’odore della polvere e delle foglie degli alberi. A tutto questo, sentiva altro: era un profumo caldo, familiare, il più caro e caloroso che avesse e quello che aveva imparato ad associare, con il passare degli anni, alla visione della metà di se stesso. Aprì di più gli occhi e cercò la sua luce personale: la trovò proprio accanto a sé e tese una mano per accarezzarle la chioma ramata, osservando con aria soddisfatta il suo viso luminoso e stringendosi le labbra nel suo sorriso più compiaciuto.
Lei si svegliò quasi subito e il suo sguardo ceruleo si specchiò nell’altro, sorpreso e incredulo. Dischiuse le labbra, ma non ne uscì alcun suono.
“Non ricordavo che fossi tanto bella” le sussurrò suadente e lei scosse il capo con gli occhi che brillavano ammalianti.
“Come stai?” gli chiese quando finalmente ebbe ritrovato la voce e tremava e sorrideva senza fiato.
“Abbastanza bene” rispose lui, squadrandosi dall’alto. Non sembrava messo troppo male.
“Sei sicuro? Vuoi che chiami il dottore? O l’infermiera?”
Certo, lei non sapeva che fosse occupata.
“No” rispose subito Tony. “Vorrei mettermi seduto, però.”
Lei annuì e lo aiutò a sistemarsi con la schiena al muro; non c’erano problemi fisici, ma i muscoli erano di certo indolenziti per tutta quella immobilità.
“Mhm” muggì lui pensieroso. “Ci vorrà un po’ di allenamento per rimettermi in forma.”
Lei sorrise e fece per tornare sulla sua fedele sedia, ma Tony la guardò perplesso e indicò con il palmo della mano lo spazio a fianco a sé. Pepper lo accontentò esasperata.
“Vedo che nulla ha potuto contro la tua inguaribile testardaggine” commentò, ma sorrideva ancora e Tony pensò che quell’anticipazione nel sonno non era nulla rispetto alla luce che adesso brillava piena davanti a lui.
“Nulla può contro di me, dovrebbe saperlo” disse compiaciuto, poi il sua sguardo saettò sulle loro mani intrecciate e il sorriso si ampliò. “Signora Stark.”
Lei scoppiò a ridere e le sue guance si colorarono leggermente, sfumando di rosso la pelle chiara sugli zigomi. Sollevò appena le sopracciglia con aria scettica.
“Non so quanto fosse legalmente valido” replicò ironica. Lui sbarrò lo sguardo, seccato.
“Certo che lo era” ribatté ostinato. “Stai mettendo in dubbio l’autorità di Rogers? Meglio per te se non glielo farò sapere, proprio ora che abbiamo deposto le armi. E poi, mi duole dirtelo – ma anche no – ma ormai hai detto sì, non ti tirerai indietro.”
Lei sorrise ancora.
Touché.”
Lui sorrise maggiormente, contento di averla avuta vinta, e si portò le loro mani intrecciate alle labbra, baciando il dorso di quella di Pepper con dolcezza. Lei si sporse e le loro labbra si incontrarono. Appena lei fece per tirarsi indietro, la mano libera di Tony scattò su uno suo fianco e la strinsero maggiormente a sé; un guizzo divertito risuonò sulle loro bocche unite.
“Virginia, non vieni a fare colazio-… STARK!”
Tony ci avrebbe scommesso qualsiasi cosa e non stava scherzando. Sul serio: orologi, vestiti, macchinari, pure tutte le sue automobili tanto ne era sicuro. Di tutte le persone che sarebbero potute entrare – e ne erano davvero tante: Phil, Nick, Howard, Bruce, Natasha, Clint (neanche lui sapeva che fosse occupato) – Tony era certo che sarebbe entrato lui.
“Rogers” sospirò esasperato. “Il tuo modo di esistere nella mia vita, vedo, non è cambiato di una virgola. Sei sempre inguaribilmente irritante e seccante… non hai il minimo senso di opportunità...”
Steve e Pepper si guardarono divertiti, poi anche il Capitano raggiunse il letto di Tony e allungò un braccio per stringere il suo; quando si incontrarono, strinse la presa e un sorriso sincero gli incurvò le labbra.
“Santo Cielo” esclamò Tony provato. “Non posso credere a quello che succede. Manco per poco tempo e tutto va a scatafascio: mia moglie decide che già non vuole adempiere al suo ruolo, tu che continui a corteggiarmi anche adesso che sono un uomo sposato, spingendomi visibilmente verso l’adulterio… ora mi direte che Barton sta flirtando in qualche sgabuzzino con l’infermiera più sexy dell’ospedale…”
“Capitano, che succede lì dentro?”
La voce di Phil arrivò un secondo prima che lui e Bruce si concretizzassero nella stanza ed entrambi sbarrarono gli occhi alla vista di Tony sveglio e in piena forma e attività. Passarono due buoni minuti a fissarsi, poi gli andarono incontro e lo adocchiarono sorridenti ed increduli.
“Ehy!” esclamò Tony oltraggiato. “Santo Cielo, cosa diavolo sono questi sguardi scettici? Non mi piace per niente tutta questa diffidenza, la trovo scortese ed inopportuna e...”
Pepper e Steve risero divertiti e improvvisamente ci fu una gran confusione nella stanza: tutti parlavano, gridavano, ridevano, raccontavano aneddoti ridicoli di vario genere e c’era un caos di primo ordine. Da sempre abituato a domare il caos e altre situazioni simili, Nick fu attirato da quella confusione e si diresse verso la stanza da cui proveniva con Howard alle calcagna. Aprì la porta con aria esasperata, pronto a fare una delle sue ramanzine sull’importanza del silenzio e della tranquillità per le persone che riposano, soprattutto in un ospedale, ma quando fu entrato, rimase senza parole. Tutti tacquero all’improvviso, immobilizzandosi di scatto e fissando quasi intimoriti Fury. Naturalmente, fu Tony a parlare per primo.
“Capo!” esclamò in tono gioviale. “Che meraviglia vederti! Sei in splendida forma, devo dire… forse un po’ palliduccio… nei tuoi limiti, s’intende…”
“Stark” esordì Nick fra l’incredulo e lo spazientito. “Come bisogna fare con te? Che stai facendo?”
Tony sbatté gli occhi con fare innocente e assunse un’espressione angelica che non ingannò nessuno – forse solo Thor.
“Niente, capo” replicò prontamente con la sua voce più candida. “Sono questi indisciplinati che fanno confusione e non mi permettono di riposare serenamente. Ho cercato di spiegare loro come funziona la convalescenza di un povero eroe salvatore del pianeta, ma vedi…”
“Certe abitudini sono dure a morire” bisbigliò Steve a denti stretti.
“Quasi come certe persone” rincarò infinitamente paziente Pepper. Tony li ignorò entrambi.
“… loro non capiscono… insomma, come dargli torto, in fondo? Io sono Tony Stark. Praticamente invincibile e perfetto sotto ogni aspetto” gongolò compiaciuto. Steve lo guardò perplesso.
“Non era Mary Poppins?”
“Dacci un taglio, Rogers” lo rimbrottò subito l’altro. “Le tue conoscenze risalenti al ventesimo secolo in ambito cinematografico non sono richieste. Sempre se di conoscenze si può parlare…”
“Ascolta, Stark, se è per questo, mettere in pericolo te stesso per poi dire che hai salvato il mondo non è particolarmente ortodosso…”
“Ortodosso? Sai anche usare questi paroloni difficili, ma che bravo!”
“E dovresti smetterla di trovare tutto così divertente e… e… e uno scherzo, insomma! Farsi quasi uccidere e poi far prendere uno spavento a tutti quanti di certo non ti rende l’eroico salvatore di noi tutti poveri mortali che dobbiamo quindi inchinarci di fronte alla tua armatura di rottami…”
“Rottami a me? Ma come ti permetti?! Non sono io che vado in giro a combattere con una padella…”
“E se non la smetti di chiamarla padella, sul serio, Stark…”
“Un’altra minaccia verbale? Noto che certe abitudini sono dure a morire…”
“Ma come sei simpatico, davvero. Perché non ti presenti a fare il buffone in televisione a qualche show…”
“Sarei divino anche lì e so che muori dalla voglia di vedermi con addosso una di quelle conturbanti tutine da cheerleader che tu ami tanto…”
“Ma di che diavolo stai parlando?!”
“Oh, giusto, non sai cosa significa conturbante. Dunque, è un sinonimo, cioè una parola che sta per un’altra come significato concettuale, di esaltante, entusiasmante, sconvolgente, provocante, sensuale, eccitante…”
“Stark, giuro che…”
“Cosa, tesoro?”
“E non…”
Silenzio!”
La voce di Nick risuonò forte nella stanza e perfino Tony ammutolì all’istante. Per un secondo, i suoi occhi guizzarono sul viso incredibilmente stanco di Howard e si sentì leggermente a disagio.
“Stark” riprese nel silenzio.
“Mi dispiace che tu ti sia preoccupato per me, sul serio…”
“Sei un incosciente.”
Tony sorrise compiaciuto.
“Anche tu mi sei mancato, capo.”
               

*

 
Clint non aveva più fiato. Era nello sgabuzzino attiguo alla stanza in cui Stark e l’allegra compagnia di pazzi stavano festeggiando il risveglio del figliol prodigo con urla di giubilo e altro chiasso vario, con la schiena poggiata al muro e Liza stretta a lui e le loro labbra incollate. Teneva le mani attorno alla vita formosa della ragazza e stringeva fra le dita il tessuto bianco del camice stropicciato in più punti, continuando a muovere la bocca su quella piena di lei. Un mugolio di soddisfazione gli sfuggì dalla gola e aumentò la stretta.
“Mi staranno cercando” disse in un sussurro smorzato. “Natasha già aveva capito qualcosa…”
“Cosa t’importa?” replicò lei con voce estremamente sensuale e accomodante. “Resta ancora un altro po’…”
Clint sospirò rumorosamente e rimase nella stessa posizione, lasciando che lei lo spingesse con maggior forza contro il muro ripieno di scaffali di bende e ovatta. Percepì le mani di Liza stringersi sul collo della camicia e un improvviso, avvilente pensiero di quanto avesse sudato per renderlo perfetto come il suo.
“Clint!”
La voce dell’agente Romanoff li fece trasalire entrambi. Clint si staccò da Liza come se si fosse punto.
“Ci sentiamo dopo” le disse baciandole di nuovo le labbra. Lei lo guardò uscire con il broncio sulla bocca, ma senza trattenerlo ulteriormente. Appena fu fuori, Clint si sistemò la camicia nei pantaloni e cercò di assumere un aspetto decente e rispettabile, ma lo sguardo che Natasha gli rivolse gli fece comprendere appieno come qualunque tentativo fosse inutile, così lasciò perdere e seguì la collega al banchetto del vitello grasso.
 

*


“Non se ne parla neanche.”
Pepper era irremovibile. Se ne stava lì, in piedi, davanti al letto, con le braccia incrociate e lo sguardo severo. Tony, ancora seduto sul materasso, la fissava implorante.
“Non mi guardare in questo modo” riprese lei rigida, stringendo maggiormente la stretta delle braccia. “Non mi impietosirai con quegli occhi, chiaro? Non se ne parla. È una cosa irresponsabile e inaccettabile e anche intollerabile.”
Tony sospirò profondamente e allungò un braccio fino ad afferrare il polso di Pepper, attirandola accanto a sé.
“Tesoro” le disse tranquillo, “per favore, non è un capriccio” le spiegò con gentilezza, “davvero. Voglio andare a casa, sto bene… voglio solo andare a casa. Per favore.”
Pepper sospirò, scuotendo la testa con aria visibilmente lacerata tra i suoi due più grandi istinti: quello di fare sempre la cosa giusta e quello di dar sempre retta a Tony.
“Va bene” disse infine. “Va bene, ce ne possiamo andare, se proprio ci tieni.”
Tony sorrise ed era quel sorriso gentile, infantile, stranamente dolce che rivolgeva sempre e solo a lei.
“Grazie” le sussurrò in risposta e si sporse per darle un bacio a fior di labbra. Qualcuno entrò proprio in quel momento.
“Santo Cielo” esclamò esasperato Barton. “Ma non sapete fare altro?!”
“Barton!” lo riprese severa Natasha. “Questi non sono affari tuoi, senza contare che non mi risulta tu abbia il diritto di parlare, guarda.”
Clint si zittì subito.
“Come stai?” gli chiese Bruce sorridente, prendendo posto sulla famosa sedia scomoda accanto al letto. Steve osservava Tony da lontano con sguardo pensieroso.
“Bene” rispose il diretto interessato con un sorriso che voleva esser rassicurante ma che, di rassicurante, non aveva proprio nulla. “Una favola. E infatti” aggiunse lanciando a Pepper un’occhiata vittoriosa, “ce ne torniamo a casa.”
Un silenzio scettico cadde nella stanza. Fu Steve a parlare per primo.
“Stai scherzando, Stark” disse scettico. “Sarebbe folle.”
“Non capisco cosa ti stupisce, allora.”
“Clint, forse hai bisogno di un’altra discussione?”
“Come non detto.”
“Tony” intervenne Bruce pacato, “non mi sembra proprio un’idea geniale. Insomma, ti sei risvegliato solo da poche ore, hai bisogno di riposo e controllo almeno per un altro giorno, non trovi?”
“No” replicò prontamente Tony. “Non trovo affatto e anzi ritengo che mi abbiano tenuto in questo squallido, triste e deprimentissimo posto anche troppo a lungo, motivo per cui voglio andarmene il prima possibile.”
“Pepper” disse Natasha spazientita, “ti prego di fare qualcosa. Fallo ragionare.”
Pepper sospirò e incrociò lo sguardo di Tony, sorridendo impaziente.
“Non credo sia geneticamente possibile.”
 

* 

 
Era molto tardi quella sera, anzi, quella notte e la Stark Tower era avvolta nel silenzio più totale. Le camere da letto erano stranamente vuote, non c’erano Vendicatori o ospiti di altro genere in giro per casa e Nick e Howard erano ancora all’ospedale a sgridare i loro eroi per aver permesso a quel pazzo di Stark di fare di testa sua per l’ennesima volta, senza neanche esser stati capaci di accorgersi del momento nel quale il folle aveva lasciato la sua stanza. Più tardi, il cielo notturno di New York era di un blu etereo e profondo e una valanga di stelle piccole e luminose brillavano sparse per quel firmamento così perfetto. All’ultimo piano della Torre, sul bordo del cornicione, sedevano due persone a scrutare quel cielo e le loro risate risuonavano nel pacifico silenzio della notte. Tony non credeva di aver mai visto un cielo così bello ed era incredibile tornare ad osservare la luce soffusa e malinconica della luna rischiarare il viso di Pepper in quel modo così sorprendente, dopo aver rischiato di non assistere mai più a quella meraviglia. Quel bagliore romantico ricadeva sulle sue guance, su quelle poche lentiggini degli zigomi e faceva risaltare il colore della sua pelle.
“Ancora non posso credere di averti assecondato” stava dicendo lei, continuando a mangiare il suo toast col prosciutto. “Fury sarà fuori di testa a quest’ora, probabilmente, e Howard avrà un infarto. È stata una cosa assolutamente folle e irresponsabile… non ti permetterò mai più di comportarti in modo così irresponsabile, spero tu ne sia cosciente.”
Tony rimase ad ascoltare quella ramanzina, sorridendo di quelle parole. Sarebbe stato un peccato non poter più ascoltare le sue ramanzine. C’era un qualcosa di assolutamente fantastico nel modo in cui Pepper lo rimproverava: quando lo sgridava, Tony coglieva sempre quella serietà che la contraddistingueva, aggiunta ad un pizzico di preoccupazione per lui di cui non poteva più fare a meno.
“E non ridere.”
Tony scoppiò definitivamente in una fragorosa risata e scosse il capo, pescando un altro hamburger dal sacchetto incastrato fra le loro gambe. Diede un morso al panino e ne assaporò il gusto, prima di rivolgere l’attenzione a sua moglie.
“Sai” disse incredulo. “Non posso credere che siamo davvero sposati.”
Pepper sollevò le sopracciglia con aria spazientita e sospirò profondamente.
“Grazie per avermi ascoltata” disse con un filo di irritazione. “E comunque no.”
Tony alzò bruscamente lo sguardo e un pezzo dell’hamburger gli andò di traverso.
“Di che parli?” ansimò agitato. “Certo che lo siamo” disse una volta ripreso il respiro e il contegno.
“Non tecnicamente” precisò Pepper pulendosi le mani. “Ci siamo sposati durante una battaglia contro un centinaio di droni impazziti guidati da un folle con smanie di protagonismo. Tu indossavi l’armatura e io ero mezza nuda…”
“Eri bellissima” intervenne Tony adorante.
“… non c’erano testimoni, preti o anelli e soprattutto eravamo disperati.”
“Se questo è un modo per cercare di sfuggire alle tue responsabilità, te lo scordi.”
Pepper rivolse a Tony un’espressione incredula e lo colpì al braccio.
Io sfuggo alle mie responsabilità?” ripeté incredula. “Ma che faccia tosta.”
Tony sorriso sornione e ingoiò l’ultimo boccone.
“Intendo dire che stai evidentemente cercando di invalidare una cosa che, invece, è validissima” illustrò con fare pratico. “La battaglia rendeva tutto più romantico, l’armatura mi stava d’incanto, come tutto, d’altro canto, tu saresti bellissima anche con uno straccio e tuttavia non lo sei mai stata come in quel momento. Infine, l’autorità di Rogers vale molto di più di quella di qualsiasi prete ed eravamo circondati da testimoni. Rassegnati, siamo sposati.”
“Povera me.”
“Già, povera te. Tutte le donne ti invidiano. Ahia!”
Pepper sorrise angelica.
“Ti è venuto un livido?” chiese adorabile. Tony rispose al sorriso provocatore e spostò il sacchetto che era ancora incastrato fra le loro gambe.
“No” rispose con naturalezza. Pepper lo guardò scettica mentre si avvicinava e gli sorrise di rimando. Le braccia di Tony la presero in vita e lei si ritrovò con la schiena appoggiata al suo petto e le loro mani intrecciate in grembo. Sospirò, chiudendo gli occhi, e si lasciò stringere, posando la fronte contro la sua guancia.
“Mi sei mancato” gli sussurrò affettuosa e si rilassò contro di lui. Tony la osservò sorridendo e le strinse una mano nella sua, sfiorandole il viso con le dita, dalla fronte al naso alle labbra fino al mento. Era incredibile come potessero passare da uno stato d’animo a un altro nel giro di pochi secondi. Pepper sorrise senza aprire gli occhi.
“Pensavi di liberarti già di me?” le bisbigliò lui scherzoso. “Volevi fare già la vedova bianca? Te lo puoi anche scordare, splendore, perché di me non ti libererai mai e poi mai.”
“Nei secoli dei secoli” citò lei solenne e risero.
“Esatto” confermò lui compiaciuto. “Ma se proprio ci tieni alle fedi, credo di poter fare qualcosa” aggiunse pensieroso. “Dopotutto, anche abbiamo solo fatto la cerimonia, ora dobbiamo fare il ricevimento e muoio dalla voglia di sentire il discorso del testimone… Rhodey non mi perdonerebbe mai una mancanza del genere. E poi, si sa: Tony Stark può tutto.”
“Naturalmente” gli concesse divertita Pepper e aprì finalmente gli occhi, stringendosi di più a lui e osservando pensierosa il cielo. “Vorrei che tutte le sere fossero come questa.”
“Oh” esclamò Tony divertito, “intendi dire sul bordo di un cornicione di una torre con energia autosostenibile di cento e più piani in compagnia del tuo marito incosciente e vivo per miracolo? A mangiare hamburger e toast e al freddo?”
Pepper sorrise e scosse la testa.
“No” rispose testarda. “Sotto il cielo più bello che si possa osservare, con l’uomo più straordinario, folle e geniale che si possa sposare e che amo follemente.”
Tony sentì le proprie labbra distendersi in quell’unico sorriso e le poggiò con delicatezza su quelli di Pepper, baciandola con forza e dolcezza.
“Sei stato di parola” disse lei dopo alcuni minuti di silenzio. “Non mi hai lasciata.”
Tony sorrise ancora, compiaciuto.
“Tony Stark è un uomo d’onore, amore… non lo sapevi?”
Pepper rise e annuì.
“Adesso lo so.”































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Lo so, lo so: non dovrei nemmeno avere il coraggio di presentarmi dopo quello che ho combinato, ma la colpa non è mia o, almeno, non totalmente. Questo maledetto documento mi sta davvero facendo perdere la testa e purtroppo non so più come fare; credo che, per la prossima volta, comincerò a mandarmi i capitoli in posta elettronica da sola per non rischiare più questi tremendi infarti, altrimenti poi impazzirò. U.u
Tra l'altro, il capitolo non mi fa neanche impazzire, non è scritto affatto come avrei voluto, ma non importa ormai. Non vi avrei fatto aspettare ancora e mi scuso immensamente con tutti i lettori. Sono mortificata. :'(
Mi scuso anche perché sto reggendomi in piedi a causa del sonno arretrato e della tremenda giornata che ho trascorso e quindi, oltre a scrivere cose insensate, devo anche fuggire prima di addormentarmi sul pc. Prima di lasciarvi, come sempre:

[1]: Sonny tra le stelle è una serie televisiva statunitense diventata famosa su Disney Channel

[2]: la situazione di Barton è decisamente complessa, me ne rendo conto. Ve ne do atto informandovi che, semplicemente, il suo interesse per la signorina Liza ha un secondo fine e vediamo se capite di chi stiamo parlando *ha sonno e sta sclerando. IGNORATELA*;
[3]: le frasi del dialogo finale tra Tony e Pepper fanno svariati riferimenti ad alcuni capitoli precedenti della storia. Conto sul fatto che li abbiate colti tutti. 

Prima di scappare, grazie, grazie, grazie, GRAZIE DI CUORE a Silvia, Even, Alley, Missys, Maretta e Ylenia. Siete MERAVIGLIE UMANE. 
♥ Spero che gradiate questo capitolo più di me. *-*
Un bacio e alla prossima - promesso che sarà PRESTO. Tanto affetto, 
Mary. 

 

   
 
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