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Autore: Asu chan    04/05/2013    12 recensioni
Lucy Heartphilia, figlia del Duca Jude Heartphilia, orfana di madre, compie diciassette anni entrando in quella che suo padre reputa l'età da marito. E dunque è tempo che incontri un pretendente e pensi al suo matrimonio, riguardo cui lei, ovviamente, non ha diritto di parola. Potrà liberarsi dal fardello della nobiltà, da lei tanto odiato, e vivere come tutti gli altri? Riuscirà a fuggire da un padre tanto autorevole?
[Rating Arancione per ogni possibile evenienza 8D]
Genere: Comico, Fluff, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Levy McGarden, Natsu, Natsu/Lucy, Un po' tutti
Note: AU, Lime | Avvertimenti: nessuno
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« Signorina Lucy, è ora di alzarsi. »
Virgo aprì le pesanti tende di broccato della stanza permettendo alla luce impietosa del sole di rischiarare l’ambiente e di evidenziarne ogni particolare dell’arredamento. A poca distanza dalla finestra c’era una sedia imbottita con gambe e braccioli in legno riccamente lavorato in volute e motivi vegetali; addossata alla parete adiacente c’era una toilette di legno dipinto di bianco e decorato con sottili linee curve dorate, sormontata da un grande specchio; accanto una bacinella di porcellana con acqua pulita e del sapone; alla parete opposta alla finestra si trovava un grande armadio di legno scuro dai piedi lavorati con gli stessi motivi della poltroncina, a pochi metri dall’alta porta che consentiva di uscire dalla stanza; contro la parete rimanente troneggiava un letto a baldacchino dalle pesanti lenzuola. Il pavimento era rivestito da un enorme tappeto che attutiva i passi di Virgo, mentre le pareti erano coperte da stoffe dall’aspetto pregiato.
Nel letto una figura snella, la cui testa bionda spiccava contro il sontuoso rosso del cuscino, si agitò leggermente, ma non si alzò.
La serva si avvicinò al letto con passi leggeri e si sporse sulla ragazza semi addormentata, quindi allungò una mano e la sfiorò appena.
« Signorina… »
Lucy mugugnò qualcosa di poco chiaro in risposta prima di sollevarsi faticosamente e stendere le braccia con aria sonnolenta.
« Buongiorno, signorina. Vostro padre vi attende tra mezz’ora per la colazione. »
Virgo osservava la sua padrona con aria composta, le mani unite in grembo, i suoi occhi azzurri fissi e impassibili sulla giovane davanti a lei. Indossava un lungo abito scuro che le lasciava scoperti i piedi – ornati da semplici calzari di stoffa – e un modesto grembiule legato in vita.
Lucy si passò una mano tra i capelli spettinati e con lentezza composta si sedette sul bordo del letto. Lei indossava, invece, una veste da notte di seta color perla lunga fino alle ginocchia. Dopo essersi strofinata gli occhi con le dita sollevò lo sguardo sulla serva.
« Che ore sono? »
« Le sette e qualche minuto, signorina. »
« Non serve che tu usi quel “signorina” per ogni frase, Virgo. Lo sai come la penso » mormorò la ragazza prima di portarsi una mano alla bocca per coprire educatamente uno sbadiglio. Virgo chinò il busto e si posò una mano sul petto.
« Come volete, signorina. »
Lucy lasciò andare un grande sospiro e si alzò permettendo all’altra di scoprire meglio il letto per aerare il materasso. Nel frattempo si avvicinò alla bacinella, si sciacquò il viso e quando ebbe finito trovò al suo fianco Virgo che le porgeva un asciugamano pulito.
« Grazie » le disse con un sorriso. La serva ricambiò, ma il suo fu più lieve e moderato: sembrava quasi tesa, attenta a misurare ogni gesto. Mentre affondava il volto nel tessuto spugnoso e morbido, Lucy parlò.
« Puoi rilassarti, Virgo, mio padre qui non può vederti. »
La ragazza dai corti capelli di un rosa spento sussultò e si affrettò poco dopo a riprendere l’asciugamano e a porlo sul proprio avambraccio.
« S-sì » si limitò a balbettare. Era la prima volta che la sua calma glaciale si incrinava quella mattina.
Prima che una delle due potesse aggiungere alcunché, l’uscio della stanza si aprì e una testa rosa dai capelli vaporosi fece capolino.
« Uh… S-scusate, signorina » mormorò Aries mentre entrava, chiudendosi la porta alle spalle con grande cura. « Vi aiuto a vestirvi. »
Lucy annuì stancamente e si avvicinò ancora al letto mentre la nuova arrivata trafficava nell’armadio, traendone un elegante abito fucsia a mezze maniche, ornato in vita e sui polsi da merletti rosa perla e completato sulla gonna da un fiocco bianco. La ragazza odiava quei vestiti e le ampollose etichette di comportamento che la costringevano ad indossarli. Voleva semplicemente poter essere se stessa, senza essere costretta in quegli indumenti scomodi e pieni di inutili vezzi. Aries stese con cura il sontuoso vestito sul letto, quindi tornò all’armadio e ne estrasse un corsetto bianco, lasciando poi che fosse Virgo a chiudere le pesanti ante. Lucy si fece aiutare dalla prima a togliersi la veste da notte, poi entrambe le serve si affaccendarono attorno a lei per farle indossare il corsetto – che strinsero con vigore facendo mozzare il fiato diverse volte alla poverina – e infine l’elaborato abito. Una volta terminato la fecero sedere davanti allo specchio della toilette per acconciarle i capelli.
« Andrò ad avvertire vostro padre che state per raggiungerlo, signorina » informò Virgo mentre la compagna iniziava a pettinare in silenzio la padrona. Quest’ultima annuì impercettibilmente alle parole della serva, che uscì a passo misurato, quindi sospirò.
« M-mi sembrate giù di morale, signorina » tentò Aries senza staccare gli occhi dal prezioso pettine di avorio con cui stava districando i nodi della chioma bionda che stava curando. « Qualcosa non va? »
Lucy fece un sorriso triste mentre l’altra le carezzava i capelli e cominciava a sollevarli e arrotolarli per posizionarli in un’alta crocchia sopra la testa, che iniziò a fissare con delle forcine di metallo.
« Veramente sì » ammise la ragazza, stringendo i denti per un attimo quando una delle piccole mollette le graffiò la cute. « Odio tutte queste formalità e questi corsetti da spezzare il fiato. Voglio avere una vita normale. E non voglio che mi chiamiate “signorina”. »
« Ecco fatto » mormorò la giovane serva mentre applicava un fermaglio coronato da una rosa davanti alla crocchia. Poi prese della cipria e la sparse sulle guance, già chiare, della bionda. Quando ebbe finito, aiutò la padrona ad alzarsi. « M-mi dispiace, signorina. Credetemi se vi dico che vorrei accontentarla, ma non mi è possibile. »
Lucy le lanciò un’occhiata mesta mentre Aries si sforzava di sorriderle timidamente.
« Siete bellissima, come sempre. »
La ragazza tentò di ricambiare il sorriso, ma con scarsi risultati. Si fece accompagnare dalla serva attraverso gli altissimi corridoi del palazzo degli Heartphilia, cioè la sua nobile famiglia. Quando raggiunsero una grande porta in legno a due battenti, le due giovani si fermarono e Aries bussò alla porta delicatamente per poi spalancarla.
« V-vostra figlia, signore » annunciò timidamente quest’ultima con un profondo inchino. Lucy entrò lentamente nella sala da pranzo, scorgendo suo padre che guardava fuori da una delle enormi finestre che illuminavano la stanza dalla parete destra. Jude Heartphilia indossava un completo bordeaux dai ricami dorati, la cui giacca ricadeva liscia fino alle cosce, l’orlo delle maniche ornato di prezioso pizzo; quest’ultimo pendeva anche dal collo e sotto la giacca aperta si intravedeva una camicia bianca. I pantaloni, lunghi fino alle ginocchia e in tinta con il resto del vestiario, venivano sostituiti sui polpacci da calze bianche e prive di pieghe. Ai piedi, scarpe nere e lucide.
Impeccabile come sempre.
« Buongiorno, Lucy » la salutò voltandosi. Aveva gli occhi castani come la figlia, ma i suoi capelli e i folti e ben curati baffi erano di un biondo più scuro di quello della chioma della ragazza.
« Padre » si limitò a dire lei con una leggera riverenza. Congedata con un cenno del capo dal padrone, Aries indietreggiò senza voltare le spalle e richiuse la porta mentre Lucy andava a prendere posto al lunghissimo tavolo da pranzo al centro esatto della stanza. Si sedette al capo opposto rispetto al padre e mangiarono in silenzio il cibo offerto loro dai servi che andavano e venivano dalla stanza. Latte, tè, zucchero, croissant e poi pane, salumi, burro; ogni ben di Dio veniva portato alla loro tavola e la giovane, come ogni mattina, distinse con chiarezza la fame di chi le si avvicinava per porgerle la portata ed ebbe il disperato impulso di offrire qualche pietanza anche ai servitori. Ma non avrebbe mai potuto farlo; non in presenza di suo padre.
Quando finirono di mangiare, e la tortura psicologica della ragazza ebbe fine, l’uomo finalmente parlò.
« Lucy » cominciò. Lei sopportava a stento persino che scandisse il suo nome. Tenne lo sguardo basso e lasciò che continuasse. « Immagino che tu sappia che impegni abbiamo programmati per oggi. »
Certo. Come poteva dimenticarlo? Era il giorno del suo diciassettesimo compleanno, il primo Luglio, e siccome era ormai in età da marito suo padre aveva intenzione di presentarle un pretendente. Peccato che Lucy, di matrimoni, non volesse sentir nemmeno parlare.
« Sì, padre. »
« Bene » commentò Jude, tranquillo, appoggiando i gomiti sul tavolo e posando il mento sulle mani sovrapposte. « Il Conte Dragneel sarà qui prima di pranzo, quindi fatti trovare pronta. Questa mattina sarai libera e non dovrai studiare, dunque avrai tutta la comodità per essere nel salotto in perfetto orario, alle undici e trenta in punto. »
Sarà una mattinata stupenda, pensò amaramente la giovane senza guardarlo. Annuì con lo sguardo basso e percepì quello di suo padre trapassarla da parte a parte, come fosse trasparente.
« Se non hai niente da dire, puoi andare » concluse l’uomo, alzandosi con studiata lentezza e avviandosi nuovamente verso la finestra vicino alla quale la figlia l’aveva trovato. Solo a quel punto, rilassandosi appena per il non avere più il suo sguardo addosso, la ragazza abbandonò il suo posto e ripeté la riverenza fatta entrando.
« Grazie, padre » si limitò a dire per poi voltarsi e raggiungere la grande porta che fu prontamente aperta da Virgo, la quale si trovava vicino ad essa.
« Mi aspetto che tu faccia buona impressione » proclamò Jude, bloccando la giovane all’ingresso della stanza. « Il Conte possiede grandi ricchezze e territori. Quando sposerai suo figlio potremo ampliare le nostre terre. »
Ma certo, il guadagno prima di tutto! osservò fra sé Lucy con sarcasmo. Non gli è nemmeno passato per la testa che io potessi oppormi a tutto ciò. La sua figliola obbediente.
Ruotò il capo per vedere l’uomo con la coda dell’occhio.
« Certo, padre. Come desiderate. »
Poi procedette fuori dalla sala da pranzo e lasciò che Virgo chiudesse i battenti alle sue spalle senza fiatare. Mentre si dirigeva nuovamente verso la propria stanza, emise un lungo sospiro.
« Cosa volete fare, signorina? » domandò la serva con voce piatta. La ragazza rimaneva sempre sorpresa da come l’inflessione nelle parole dell’altra fosse pressoché uguale in qualsiasi momento. Prima di rispondere lasciò intercorrere un lungo silenzio, durante il quale attraversarono insieme il corridoio che connetteva alla stanza che avevano appena lasciato.
« Che ore sono? » chiese alla fine lanciando un’occhiata a Virgo. Quest’ultima fissava un punto dritto davanti a sé, impassibile.
« Le otto e quarantacinque minuti circa » rispose pacatamente. Lucy annuì e proseguì lungo il corridoio che conduceva alla sua camera. Ciò significava che avrebbe avuto circa tre ore per se stessa.
« Ti ringrazio » rispose voltandosi a sorridere alla serva, che ricambiò impercettibilmente. « Posso chiederti di aiutarmi a cambiare abito? Vorrei passare la mattinata in biblioteca. »
La ragazza dai capelli rosa spento annuì e aprì la porta della stanza per la padrona che la poté quindi precedere all’interno. Ci vollero diversi, interminabili minuti perché Virgo riuscisse a togliere l’abito infernale che la bionda stava indossando e l’aiutasse invece a infilarsi un più sobrio vestito  verde di velluto, con ricami in pizzo lungo la gonna e un breve strascico.
« Avrei voluto togliere il corsetto, però » si lamentò Lucy mentre l’altra l’accompagnava verso la biblioteca del palazzo.
« Sono desolata, signorina » si scusò la serva. « Ma per questioni di comodità è meglio che voi lo teniate. Sapete come la pensa vostro padre. »
« Per questioni di comodità dovrei toglierlo » la corresse amaramente la giovane. « Inoltre ti ho già detto di non curarti di mio padre quando sei con me. E anche di non chiamarmi “signorina”. »
« Perdonatemi, signorina, ma io eseguo solamente ciò che mi viene richiesto dal mio padrone. Tutto qui » si giustificò Virgo senza fare una piega.
E non sono forse anch’io la padrona? si chiese la bionda con stizza, pentendosi immediatamente del proprio pensiero. Come poteva anche solo immaginare di poter accampare diritti su un’altra persona? Non era nel suo stile considerare gli esseri umani come degli oggetti. Di tutt’altro avviso era suo padre, comunque.
In ogni caso la ragazza non ebbe molto tempo per dolersi di quegli affari, perché avevano raggiunto la porta della biblioteca. Essa era più bassa di quella della sala da pranzo, ma aveva un aspetto più imponente. Il legno scuro era riccamente lavorato con minuscole immagini umane che si rincorrevano tra una formella e l’altra. Virgo spinse uno dei due pesanti battenti e si scostò per lasciar entrare Lucy.
« Ecco, signorina. Vi chiamerò alle undici in punto, così che abbiate il tempo di vestirvi in modo più appropriato per ricevere il Conte. »
« D’accordo. Ti ringrazio, Virgo. »
La serva fece un inchino mentre la padrona la superava per entrare nella biblioteca.
Se c’era una cosa che la giovane donna amava particolarmente, erano i libri, e quel luogo ne era fornitissimo. Era l’unico luogo che le piaceva di tutto il palazzo ed era anche quello che le suscitava i ricordi più dolci. Ogni memoria di sua madre, morta ormai da parecchi anni, era legata a quel posto. Poteva quasi rivedersi ad ascoltare meravigliata mentre la bellissima Layla Heartphilia le leggeva le favole più incantevoli e le salirono le lacrime agli occhi. Si addentrò nella stanza dalla forma quadrata. Dritto davanti a lei campeggiava un alto orologio a pendolo che ticchettava nel silenzio assoluto, incastrato tra scaffali e mensole, stracolmi di tomi di ogni dimensione, che raggiungevano il soffitto. Il pavimento era coperto interamente da tappeti verdi e dello stesso colore erano le tende di broccato che pendevano alle strette finestre poste sopra altri scaffali nel muro alla sua destra. Su entrambi i lati c’erano due aperture prive di battenti grazie alle quali era possibile accedere alle altre stanze della biblioteca.
Lucy inspirò a fondo l’odore di libri e osservò affascinata la polvere fluttuare nella luce dorata del sole che cadeva a pochi passi da lei.
Sentì un debole rumore giungerle attraverso porta a sinistra e si incamminò con rinnovata quiete in quella direzione, sollevando la lunga gonna del suo abito per non inciampare.
Non appena entrò nella sala adiacente vide una figuretta minuta, arrampicata in cima a una doppia scala a pioli fornita di rotelle all’estremità inferiore, e intenta a frugare tra i libri, estraendoli e riponendoli in sequenza con aria concentrata.
La ragazza sorrise nel vedere quell’espressione crucciata mentre soffiava via la polvere da alcuni tomi. E quando interruppe l’operato dell’altra giovane si sentì quasi in colpa.
« Buongiorno, cara Levy » salutò dolcemente, facendo sussultare la bibliotecaria che quasi scivolò dalla scala. Si voltò di scatto sorpresa e, quando si fu ripresa, fece un sorriso raggiante.
« Buongiorno, Lucy! » esclamò con energia mentre scendeva rapidamente fino a toccare terra. Fra tutte le serve che lavoravano in casa Heartphilia, quella ragazza era l’unica che aveva acconsentito fin da subito alla richiesta della giovane padrona di essere chiamata per nome. Non sembrava intimorita dalle possibili reazioni di Jude. « Anche oggi qui, eh? »
« Beh, direi che i libri mi piacciono quanto a te » rispose amichevolmente la bionda. Trovava sempre conforto nel volto luminoso e spensierato di Levy, che si sentiva così a suo agio nella biblioteca da risultare sempre allegra. Aveva il viso incorniciato da splendidi quanto curiosi capelli azzurri, che le scendevano sulle spalle in morbide onde. A Lucy veniva ogni volta voglia di toccarli. La giovane bibliotecaria la fissò con i suoi brillanti occhi castani.
« Sempre se questo è possibile » replicò candidamente mentre si avvicinava a un grande tavolo al centro della stanza, in mezzo agli scaffali addossati alle pareti. Su di esso erano posati diversi volumi di svariate dimensioni. « Come mai oggi hai la mattina libera? »
Lucy si rabbuiò. Sapeva che non c’era cattiveria nelle parole di Levy, in quanto non poteva sapere il motivo per cui poteva trovarsi lì in quel momento, e che era solo sincera curiosità, ma non poté fare a meno di incupirsi. In fondo era andata là proprio per cercare di distrarsi un po’. L’altra ragazza dovette accorgersene, perché si avvicinò affannata a lei.
« Oh, ho detto qualcosa di sbagliato? Mi dispiace! » si scusò, ma la bionda scosse la testa e le sorrise.
« No, non preoccuparti. Sono libera perché oggi conoscerò un pretendente. Sai, sono ufficialmente in età da marito. »
« Cavolo » si lasciò sfuggire la bibliotecaria, sorpresa. « Hai solo diciassette anni. »
« Mio padre non è dello stesso avviso, temo » rispose la padrona con un lungo sospiro.
« E chi è questo possibile corteggiatore? » domandò Levy, incapace di resistere alla curiosità. Lucy ridacchiò fra sé.
« Il figlio del Conte Dragneel, pare » replicò mentre si sedeva su una poltroncina accostata al tavolo, sistemando lo strascico perché non lo calpestasse.
La giovane dai capelli azzurri schiuse la bocca sorpresa.
« Hai detto Dragneel? »
La bionda era perplessa.
« Sì, perché? »
La bibliotecaria schizzò verso la scala e la fece scorrere lungo gli scaffali fino a fermarsi, quindi si arrampicò un piolo dopo l’altro fino a metà e passò l’indice sui bordi dei tomi. Ne sfilò uno con un gesto delicato e ridiscese la scala, poi raggiunse Lucy e aprì il libro sul tavolo.
« Perché è una dinastia molto antica » soffiò concentrata Levy, sollevando il volume e affiancando la giovane Heartphilia per farglielo leggere. Lo posò nuovamente sul piano di legno. « Guarda qui: sembra che abbia avuto il suo capostipite circa 400 anni fa. Un certo Igneel. » Si batté l’indice contro il mento. « Che nome curioso. Igneel Dragneel. Beh, in ogni caso ha una storia lunghissima e sembra che possieda enormi estensioni di territori. »
« Ecco spiegato come mai mio padre abbia deciso di scegliere l’erede di quella famiglia come pretendente » osservò Lucy accigliata. « Farebbe qualsiasi cosa per il guadagno… C’è da dire, comunque, che in confronto alla nostra, che è una famiglia aristocratica da tempi piuttosto recenti, questa qui suona molto più nobile! »
La ragazza dai capelli azzurri ridacchiò.
« Non dite così, nobile Lucy Heartphilia » esclamò con tono pomposo, causando le risa della giovane. « Comunque non dovresti fasciarti la testa prima di rompertela, sai. Magari è anche carino! »
La bibliotecaria fece l’occhiolino alla sua interlocutrice con aria complice e sbirciò il tomo per un’altra manciata di secondi.
« Se non altro potrai consolarti col fatto che ha una bellissima storia alle spalle. Ci sono molte leggende sulla stirpe dei Dragneel, lo sai? »
La bionda la guardò incuriosita.
« Dici sul serio? »
« Oh sì » replicò Levy con gli occhi che brillavano. « Storie meravigliose che si tramandano fin dalla nascita della dinastia. »
« Addirittura! E su cosa? » incalzò Lucy agitandosi sulla poltroncina. La faccenda si faceva interessante. Avere un probabile marito con leggende legate al suo nome poteva essere quantomeno stimolante. Non proprio il sogno della sua vita, ma se non altro stimolante. Gli occhi dell’altra ragazza si incendiarono di trepidazione mentre la giovane padrona pendeva dalle sue labbra, con aspettativa.
« Draghi. Draghi e magia. »





Angolo dell'autrice
Hola! *.* Ditemi che vi sono mancata, vi prego, e che vi ho incuriosito almeno un po' con questa fict *occhi supplichevoli*
A parte le cavolate, wow, ho trovato il coraggio di pubblicare il primo capitolo di quella che ho intenzione di trasformare nella mia prima long fict vera e propria *.* Non ho resistito dal pubblicarlo, avevo l'adrenalina a mille.
In più, stavolta torno a voi con una fiction non appartenente al fandom di Naruto, bensì a quello di Fairy Tail <3 D'altro canto, se avete letto la mia bio, siete al corrente del fatto che l'adori.
Non so cosa pensare, sono in ansia al 1000x1000 per questa... cosa XD Come avete notato dai nomi che si presentano, ci sarà molto NaLu, aye 8D Le mie speranze sono quelle di introdurre anche il GaLe (con Levy non si può fare a meno di farlo, porca miseria), quindi, fan della stupenda coppia, non disperate! E non è detto che aggiunga anche altre coppie in corso d'opera 8D 8D
Il secondo capitolo è già in cantiere e conto di finirlo al più presto! *-*
Nota: il titolo l'ho scelto per un motivo, anche se Lucy non è propriamente una principessa (mi sono ispirata, per la cronaca, al "Hime" di Virgo XD). Vale a dire che volevo mettere in risalto la sua tristezza nei confronti della sua posizione, ecco.

Ma ora la smetto (?), sono penosa. Spero di essere riuscita a scrivere qualcosa di bello çAç
Passo ai ringraziamenti: prima de todo alla dolce Fede (*voce dall'esterno* si è ricordata il nome giusto! *partono cori angelici*), su cui stavolta è ricaduto il ruolo di beta-reader ù_____ù (ehi, è questa qui! http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=199986 ed è bravissima *-*) Grazie per il sostegno e l'entusiasmo *ç* *ç* [Chi ha letto le mie precedenti fic ricorda il nome di Clà (ah! http://www.efpfanfic.net/viewuser.php?uid=11632 non ve l'ho mai linkata, ma è stupenda anche lei), invece, a cui ho fatto la sorpresona stavolta ù//////ù In realtà non ti piace la NaLu, lo so, ma giuro che metterò del GaLe, lo giuro!]
E vorrei dire grazie anche a chi ha preferito/ricordato/seguito/letto le mie storie precedenti, davvero, è bellissimo vedere che così tante persone ti sostengono! *ç* *ç* Altresì grazie a chi ha preferito la mia persona in quanto autore, davvero, non pensavo di meritarlo D: D:
Insomma, grazie anche a chi ha iniziato questa fic qui! *_* Spero vi sia piaciuto il primo capitolo *ç*
Ok, sono più lunghe le note che il capitolo, quindi la chiudo qui, tanto avrò tempo per tormentarvi ancora! 8D

Adiòs!
   
 
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