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Autore: sihu    06/05/2013    4 recensioni
una storia a cavallo tra due tempi che si incontrano, quello dei Malandrini e quello dei nostri eroi. Harry, Ron, Hermione e Ginny si trovano a passare il settimo anno insieme ai Malandrini. il risultato? un continuo susseguirsi di colpi di scena, amori che nascono, gelosie, paranoie e molto altro ancora. DALL'ULTIMO CAPITOLO: “Remus, sei suo padre..” esclamò Ron alla fine. A Sirius e James mancò l’aria mentre Remus impallidì all’improvviso. Lily non poteva credere alle sue orecchie. Remus era padre, ma di chi? Di Harry? Di Teddy forse?
Genere: Commedia, Malinconico, Drammatico | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini, Il trio protagonista | Coppie: Harry/Ginny, James/Lily
Note: nessuna | Avvertimenti: Spoiler!
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CAPITOLO 73

PASSI AVANTI

 

I ragazzi si guardarono per qualche istante prima di entrare nella vecchia casa. Sguardi fugaci che dicevamo molte più cose di quanto poteva sembrare e che sottolineavano la solennità del momento. Le pareti che si stagliavano di fronte a loro avevano visto molte più cose di quanto la maggior parte delle persone poteva pensare. Quel luogo aveva segnato la vita di una ragazza, spingendola ad un gesto disperato e folle che aveva permesso la nascita di Tom Riddle. Sempre in quella casa, il giovane mago si era vendicato sterminando parte della sua famiglia e portando loro via quanto di più prezioso avessero custodito gelosamente per generazioni. Era incredibile come il capriccio di un bambino che vuole solo affermare la sua potenza avesse portato a così tanta desolazione in così poco tempo.

Di fronte all’ingresso, Harry tentennò. Pochi attimi, quanto bastava perchè Neville prendesse in mano la situazione e aprisse la porta al posto dell’amico. La stanza che si parava sotto i loro occhi era molto buia, tanto che il gruppo dovette ricorrere alla magia per vedere qualcosa in attesa che gli occhi si abituassero a quella oscurità.

Harry guardò gli amici entrare uno dopo l’altro e rimase fermo, immerso in strani pensieri. A bloccarlo non era stata paura, bensì un insieme di sensazioni che lo avevano assalito improvvisamente, facendolo dubitare di quella ricerca e di ogni altra cosa.

Cosa era stato della sua vita e di quella delle persone a cui teneva negli ultimi anni se non un susseguirsi di lotte, battaglie e ricerche che avevano finito con il portare a poco o niente? Avevano vinto, ma erano stati sterminati. Voldemort era morto, eppure vivevano ancora tutti nel terrore e nella paura. 

Aveva sempre fatto tutto quello che gli altri si aspettavano da lui, come uno studente modello che esegue diligentemente i compiti assegnategli. Silente, il ministro, l’ordine ed ogni altro componente del mondo magico si ostinavano a ripetere che quella non era la sua lotta ma una guerra di proporzioni molto più grosse, eppure riponevano tutte le loro speranze in lui soltanto.

Perchè doveva combattere quella guerra da solo se non era la sua battaglia?

Harry sospirò, era stanco. Era bastato fermarsi solo un attimo per riprendere fiato e di colpo aveva cominciato a dubitare della strada intrapresa. 

“Harry, hai intenzione di sorvegliare l’ingresso e di lasciare tutto il divertimento a noi?”.

Chiese Ron, sorridendo all’amico nella speranza che creando competizione avrebbe riscosso Harry dal suo torpore. Poteva leggere negli occhi del suo migliore amico i dubbi e le paure. Le stesse che da tempo avevano colpito anche lui ed Hermione ma che i due amici si ostinavano a scacciare per essere di supporto ad Harry. Come ieri, come domani e come sempre non potevano lasciarlo solo. Quella era la loro guerra, non la sua. 

L’altro ragazzo si destò appena, scuotendo leggermente la testa. Era evidente quanto fosse distratto, perso in un altro mondo.

“Continua a sognare Ron..”

Replicò Harry, muovendo la mano quasi volesse scacciare l’idea di Ron come avrebbe fatto con una mosca fastidiosa. Il rosso sorrise, cercando di convincersi che quel luogo tetro avesse solo peggiorato l’umore del compagno. 

“Va tutto bene?” 

Chiese Lily con il tono più candido e dolce che riservava solo a lui. Anche lei come Ron sospettava che qualcosa non andasse con Harry ma aveva paura ad esprimere chiaramente i suoi timori per paura di essere poco discreta. Era sua madre certo, ma si conoscevano solo da pochi mesi mentre con Hermione, Ronm Ginny e Neville Harry aveva condiviso gli ultimi sette anni.

“Certo, stavo solamente pensando.”

Rispose Harry, sincero. Quando la madre lo fissava così intensamente negli occhi non poteva fare a meno che essere completamente sincero con lei. Non avrebbe mai e poi mai potuto mentirgli. Decise però di omettere l’oggetto dei suoi pensieri, per non spaventarla con i suoi demoni.

“Brutti ricordi?”

Provò ad indovinare Sirius, scegliendo le parole con cura. Negli ultimi mesi aveva imparato a conoscere Harry ed ormai sapeva bene come quel ragazzo riservasse molte sorprese. C’era in lui molto più di quanto poteva sembrare ad una prima occhiata. Nella sua breve vita aveva vissuto molti più drammi e lutti di quanti la maggior parte della gente ne viveva in una vita intera. Questo aveva insegnato a Sirius che ogni silenzio o comportamento strano di Harry aveva sempre una spiegazione logica dettata dal corso degli eventi. La maggior parte delle volte, almeno.

“No, che siete imprudenti. Silente ci ha rimesso una mano e voi entrate come se niente fosse.”

Sbuffò Harry, cercando di cambiare argomento per non turbare anche gli amici con i tristi pensieri che stavano torturando lui.

“Il solito esagerato.”

Disse Sirius, alzando le spalle. 

“Ha ragione lui, questo posto è infestato. C’è veleno ovunque, non toccate nulla.”

Replicò subito Lily, preoccupata. Le era bastato uno sguardo veloce per capire che in quella casa c’erano molti più pericoli di quanti erano preparati ad affrontare. Maledizioni e trabocchetti erano pronti a scattare da un momento all’altro, persino l’aria era densa e impregnata di veleno.

“Puoi essere un pochino più precisa, Lily?”

Chiese Sirius, guardandosi preoccupato le mani.

“L’intera casa è stata cosparsa di veleno in piccole quantità.”

Spiegò la ragazza con pazienza, quasi stesse parlando a dei ragazzi del primo anno e non ai propri amici del settimo in una casa stregata nella quale non avrebbero dovuto essere e circondati da veleni e da pericoli più o meno mortali.

“Non ha senso..”

Sbuffò Ron, grattandosi la testa. 

“Invece si, il nostro nemico vuole indebolirci piano per poi darci il colpo finale con l’anello.”

Disse Remus, guardandosi attorno in modo circospetto e stando attendo a non toccare nulla per non rischiare di combinare qualche danno.

“Come potremmo portare via l’anello se non possiamo toccarlo?”

Chiese Sirius, voltandosi verso Harry e Lily, entrambi a pochi passi da lui. 

“Ho portato questa, l’abbiamo preparata io e Regulus. Abbiamo incantato questa scatola con ogni incantesimo, antidoto, pozione ed erba magica di cui eravamo a conoscenza. Chiaramente non durerà a lungo, ma dovrebbe permetterci di rientrare al castello sani e salvi.”

Spiegò Lily, sfilando un oggetto piccolo e colorato dalla borsa che portava a tracolla.

“Una volta là che ne sarà dell’anello?” 

Chiese Remus, preoccupato. Un conto era recuperare un anello maledetto cercando di circoscrivere i danni, un altro era tenerlo per un tempo più lungo o peggio ancora distruggerlo senza farsi del male.

“Lo prenderà in consegna Piton e lo renderà inoffensivo fino a che non avremo trovato il modo di distruggerlo.”

Spiegò Lily, alzando appena le spalle.

“Geniale Evans, devo ammetterlo.”

Esclamò Sirius, sinceramente ammirato. Lily scoppio a ridere, sorpresa dalla reazione del ragazzo. Mai negli ultimi sette anni aveva visto sul suo viso uno sguardo tanto solidale e di ammirazione. 

“Grazie Black, nemmeno tu sei un completo idiota dopo tutto.”

Rispose la ragazza con un sorriso.

“Quando avrete finito con i complimenti potremo riprendere a cercare questo maledetto aggeggio..”

Sbuffò Ron, esasperato da quella conversazione che non portava a nulla. La loro priorità era trovare l’anello e riportarlo al castello senza rischiare inutilmente le loro vite, il resto poteva attendere.

“Che c’è Ron, non vedi l’ora di tornare al castello?”

Chiese Neville, sorridendo appena dell’impazienza dell’amico. Ron si voltò, sbuffando nuovamente.

“Certo che si, questo posto è infernale. Nessun essere vivente è stato qui di recente, nell’aria si sente solo odore di morte e di terrore.”

Esclamò Ron, incrociando le braccia. Un silenzio innaturale, carico di terrore e di paura, seguì le parole del ragazzo dai capelli rossi.

“Abbiamo visto di peggio, Ron.” 

Sbuffò Hermione, pensando alla brutta avventura a Godrig’s Hollow dove Harry ci aveva rimesso la bacchetta oppure l’incredibile fuga dalla Gringott a cavallo di un drago. In confronto a momenti come quelli la situazione attuale non era per nulla pericolosa. Non ancora, almeno.

Bastarono questi ricordi a far sorridere la ragazza, e insieme a lei Ron. Dopo pericoli del genere la casa dei nonni materni del Signore Oscuro non poteva certo spaventarla più di tanto.

“Andiamo, per di qua.”

Disse Harry, mettendo fine a quel silenzio che rendeva tutto ancora più cupo di quanto già non sembrasse.

“A cosa pensavi prima?”

Chiese Hermione, portandosi al fianco dell’amico. Harry sospirò, prendendo tempo. Non voleva mentire alla sua migliore amica, ma allo stesso tempo non era sicuro che esprimere le sue paure ad alta voce avrebbe fatto bene al gruppo.

“Con noi puoi parlare, non tenerti tutto dentro.”

Aggiunse Ginny, prendendo dolcemente la mano del proprio ragazzo.

“Questa caccia comincia a sembrarmi senza speranza.”

Sbuffò alla fine Harry, sentendosi colpevole. Dire quelle parole ad alta voce era come tradire la memoria di Silente, eppure non poteva farci nulla. Erano settimane che non facevano altro che cercare e non erano arrivati a nulla. Un buco nell’acqua dopo l’altro, senza nessun risultato. La gente intorno a loro continuava a morire e niente sembrava cambiare. Il loro geniale piano si stava trasformando nel più clamoroso dei fallimenti senza che loro potessero fare nulla per evitarlo.

“Lo pensavo anche io l’anno scorso, eppure mi sono sbagliato. Dobbiamo avere fede in Silente.”

Disse Ron dolcemente, ricordando i timori dell’anno prima e di come era stato felice di sbagliarsi. Certo, la caccia era stata dura e la battaglia finale ancora di più ma almeno avevano vinto. Avevano visto il loro nemico cadere ed avevano capito che i loro sforzi non erano stati vani. Anche questa volta sarebbe stato così. Alla fine sarebbero stati capaci di voltarsi indietro e vedere chiaramente il senso del loro percorso e delle loro decisioni.

“Ron, non abbiamo niente. Nessuna traccia, solo qualche sospetto.”

Mormorò Harry, attendo a non farsi sentire dai Malandrini o da sua madre.

“Sappiamo quali saranno le sue prossime mosse, possiamo anticiparlo. Il nostro piano sta funzionando, abbiamo salvato delle vite.”

Insistette Ginny, sbuffando. Credere con tutte le sue forze nella strada che Silente aveva tracciato per loro voleva dire avere speranza. Abbandonare quel percorso voleva dire brancolare nel buio, senza certezze e con scarse possibilità di successo.
“Potremmo perderne altre.”

Obiettò Harry, serio. Come potevano sapere che i cambiamenti che loro avevano apportato alla storia non avrebbero causato altri danni? Il rapimento di James da parte di Bellatrix era un chiaro segno di come le cose erano sfuggite loro di mano. Dovevano fare qualcosa per fermare Voldemort subito, prima che la situazione diventasse insostenibile e la loro fine certa.
“Non abbiamo scelta, questa ricerca è nostra sola possibilità.”

Ribadì Ginny, decisa come Harry non l’aveva mai vista. Hermione si intromise, cercando di calmare gli animi dei due amici senza dare troppo nell’occhio. Una discussione ad alta voce tra loro avrebbe sicuramente allarmato i malandrini e non c’era davvero bisogno di aumentare le preoccupazioni e la tensione.

“Andrà bene, sono sicura che l’anello è qui e che lo troveremo presto.”

Disse dolcemente la riccia, guardandosi attorno. Sirius e Remus stavano perquisendo la stanza accanto sotto lo sguardo di Lily che controllava non ci fosse nulla di più velenoso o pericoloso degli altri oggetti.

“E poi? Trovare quel maledetto affare non cambierà nulla. Non sappiamo quanti altri ce ne sono, né dove possano essere nascosti.”

Sbottò Harry, facendosi rosso in viso. Ron aprì la bocca per rispondere, ma la voce di Lily lo anticipò.

“Ragazzi, forse ci siamo.”

Harry sospirò e si diresse verso la madre nell’altra stanza, lasciando cadere quel discorso. Gli altri ragazzi lo seguirono, esitanti ed impazienti. Ginny sperava con tutta se stessa che avessero finalmente trovato quello che cercavano. Avrebbe fatto bene ad Harry sapere che erano sulla pista giusta. Che la loro ricerca, anche se faticosa, stava portando a qualcosa e che non era tempo perso.

“Sirius stava frugando in quella cesta ed improvvisamente qualche incantesimo di protezione lo ha sbalzato indietro.”

Spiegò Remus, mentre Lily esaminava con cura il ragazzo colpito. Spiegare a James come il suo migliore amico si fosse ferito mentre lui era restato al castello a fare la calzetta sarebbe stato tutto tranne che semplice. Sirius tuttavia sembrava stare bene, niente più che un bello spavento e qualche ammaccatura superficiale che una volta tornati al castello avrebbero potuto curare abbastanza velocemente.

“Stai bene?”

Chiese Harry, preoccupato. L’altro ragazzo annuì, tenendosi la mano destra con la sinistra. Doveva fargli male, ma Sirius cercava di non darlo troppo a vedere per non spaventare gli amici. Dopo tutto aveva avuto guai decisamente peggiori.

“Niente di troppo grave che i miei genitori non mi avessero già lanciato contro in passato.”

Sorrise Sirius, mentre Lily avvolgeva la mano ferita con un fazzoletto candido che aveva  estratto dalla sua borsa. Harry guardò sorpreso la madre, rendendosi improvvisamente conto che le somiglianze con Hermione cominciavano a diventare parecchie e forse anche un filo preoccupanti. 

“Sembra che ci siamo, qualsiasi cosa stiamo cercando lo troveremo là dentro.”

Disse Ron sicuro, guardando attentamente la cesta incriminata senza avvicinarsi o toccarla. Si poteva avvertire chiaramente quel senso di oscurità ed angoscia che caratterizzava gli oggetti che erano stati profanati da Voldemort.

“Come facciamo a prenderlo senza farci colpire ancora?”

Chiese Ginny preoccupata che qualcun altro, quasi sicuramente Harry con la fortuna che lo contraddistingueva, si potesse fare male.

“Dobbiamo essere cauti. Sirius, ricordi cosa stavi toccando quando la trappola è scattata?”

Chiese Harry, passando lo sguardo dal padrino al mobile che aveva preso a brillare di una luce sinistra e poco rassicurante. Qualsiasi cosa ci fosse dentro quella cesta, sapeva certamente difendersi molto bene e avrebbe fatto di tutto per non essere trovato e distrutto.

“Ho spostato un orologio che sembrava essere molto antico. Sotto c’era una foto sbiadita che ritraeva una ragazza ed un ragazzo molto strambi.”

Raccontò Sirius, indicando una foto che aveva appoggiato sul comodino. Harry la guardò distrattamente riconoscendo al volo le due persone ritratte.

“La madre di Tom e suo zio.”

Rispose Hermione anticipando il ragazzo con gli occhiali, indicando la foto che spuntava appena dalla cesta. Remus si soffermo a lungo a guardarla. Al collo della ragazza c’era un grosso medaglione lavorato. Doveva valere molto, con tutta probabilità decisamente di più della catapecchia dove la ragazza ed il fratello erano stati cresciuti. Il licantropo si ritrovò a fissarlo con attenzione: più lo guardava e più gli sembrava di averlo già visto, forse in un libro o qualcosa del genere. Al dito del ragazzo della foto, un anello familiare. Anche per questo oggetto il licantropo cercò di fare ammenda a tutte le sue conoscenze magiche, per ricordare dove potesse averlo già visto, senza successo. Si trattava di un ricordo confuso, poco reale. 

“Quello è l’anello che stiamo cercando.”

Esclamò sicura Hermione senza preoccuparsi di celare una punta di entusiasmo nella voce. Remus si ritrovò a cercare lo sguardo di Sirius e di Lily, entrambi con il volto pallido e tirato. Quello che avevano di fronte era davvero un pezzo dell’anima del loro mortale nemico. Averlo trovato significava essere un passo più vicino a distruggerlo eppure c’era lo stesso qualcosa di folle e di malsano nell’avvicinare un oggetto del genere.

“Quel folle ha davvero nascosto un anello tanto potente in una vecchia cesta?”

Sbuffò Neville, incredulo per la leggerezza con cui Voldemort trattava i giocattolini che gli avevano regalato l’immortalità. Harry alzò le spalle, senza dire nulla. L’anello non era certamente l’horcrux nascosto meglio o quello più difficile da reperire, forse proprio perchè era il primo. All’inizio della sua scalata verso il potere il Signore Oscuro poteva essere sospettoso e poco incline nel riporre fiducia negli altri ma certamente non poteva immaginare che un giorno un gruppo di maghi avrebbe cercato di eliminarlo con tutte le sue forze tanto da rendere indispensabile proteggere al meglio i frammenti della sua anima, arrivando persino ad affidarli ai servitori a lui più fedeli come Bellatrix o Malfoy.

“Nessuno sano di mente si sarebbe mai sognato di mettere le mani là dentro.”

Esclamò Lily, guardando la cesta con un’espressione di orrore e paura.

“Ehi, è quello che ho fatto io.”

Rispose Sirius alzando le spalle, la mano dolorante ancora stretta in quella sana. Remus alzò gli occhi al cielo, decidendo mentalmente di non dire nulla. 

“Tu non conti, non sei mai stato sano di mente.”

Lo apostrofò Ginny, sarcastica, esprimendo ad alta voce il pensiero che certamente doveva essere nelle menti di molti dei presenti. 

“Non è il momento per discutere, anche se ammetto che si tratterebbe di una discussione davvero divertente.”

Apostrofò Hermione, senza preoccuparsi di trattenere un sorriso divertito. Alle spalle della ragazza, Lily rideva in modo sguaiato. Sirius incrociò le braccia al petto, imbronciato.

“Ma che simpatici, continuate pure. Ditemi, da quando prendere in giro il povero Sirius è diventato il vostro sport preferito.”

Sbuffò il ragazzo, lanciando a molti dei presenti delle occhiate piene di rimprovero.

“Eccolo che inizia a fare la vittima. Povero caro..”

Esclamò Remus, dando all’amico una pacca affettuosa sulla schiena.

“Non l’avevo mai vista sotto questo punto di vista, ma effettivamente potrebbe trattarsi di uno sport divertente.”

Disse Lily, annuendo felice. La frase della ragazza ebbe il potere di divertire tutti, alleggerendo almeno un po’ quell’atmosfera tanto tesa e tetra. Persino Sirius, oggetto delle simpatiche angherie degli amici, dovette riconoscere che era divertente.

“Malvagi..”

Soffiò Sirius, trattenendo a fatica una risata.

“L’anello..”

Ricordò Neville, indicando nuovamente la cesta. Sirius tornò serio, gli altri con lui. Quel breve siparietto aveva alleggerito l’atmosfera, ma avevano un lavoro da fare e non potevano certo dimenticarlo.

“Faccio io.”

Esclamò deciso Sirius. Aveva un conto in sospeso con quella cesta ed intendeva saldarlo recuperando l’anello e facendo in modo che non potesse più recare danni ad anima viva.

“Fermati, guarda la tua mano. Deve esserci del veleno l’ha dentro, non credo sia saggio tu ci metta nuovamente le mani.”

Lo fermò Remus, imprecando a bassa voce per l’irruenza dell’amico. Possibile che Sirius, così come James d’altra parte, non fosse in grado di agire con un minimo di prudenza e buon senso? Nell’ansia di essere protagonisti e di impedire agli altri di farsi male finivano sempre con l’infliggersi danni peggiori che con un po’ di calma avrebbero potuto tranquillamente essere evitati.

“Altre idee?”

Sbuffò Sirius, passando in rassegna le facce pensierose dei compagni di avventura. Nei loro volti poteva leggere la sua stessa impazienza di recuperare l’oggetto delle loro ricerche per poi tornare al castello quanto prima.

“Io ne ho una. Avete mai sentito parlare di una cosa chiamata incantesimi di appello?”

Chiese Hermione, sarcastica. Harry cercò lo sguardo di Ron, che alzò gli occhi al cielo senza dire nulla. Nessuno dei due fece parola di come quell’incantesimo fosse stato di assai poca utilità lo scorso anno in quanto molti degli horcrux erano protetti per non essere appellati. 

“Era quello che stavo per dire io, grazie Hermione.” 

Esclamò Ginny, solidale con l’amica. 

“Uomini.. da soli farebbero fatica ad allacciarsi le scarpe.”

Aggiunse Lily, con fare complice. 

I ragazzi si scambiarono uno sguardo di intesa, ma nessuno fiatò. Non era saggio contraddire una ragazza figurarsi tre, specie in quella situazione.

Hermione sfoderò la sua bacchetta e attirò a se l’oggetto in pochi istanti, rinchiudendolo nella scatola che Lily teneva in mano.

“Ed ora?”

Chiese Sirius, spiazzato. Avevano l’anello, l’idea di tornare alla scuola di magia e di stregoneria era davvero allettante ma forse sarebbe stato più saggio dare un’occhiata in giro. Forse nascosto sotto quale mobile c’era qualcosa che avrebbe potuto svelare loro parti sconosciute della vita del loro nemico. Hermione tuttavia, non era dello stesso parere.

“Torniamo al castello e facciamo vedere a tuo fratello la tua mano.”

Disse la ragazza, liquidando con poche parole l’idea ancora inespressa di Sirius. 

“Sto benissimo.”

Sbuffò l’animagus.

“Non fare l’eroe Sirius, non stai affatto bene. Nessuno di noi sta bene, in questa catapecchia c’è veleno ovunque.

Tuonò Lily, impaziente di mettere quanta più distanza fosse possibile tra lei e quel luogo oscuro, malvagio e tetro.

“Che ci facciamo ancora qui?”

Esclamò Neville, aprendo la porta con un movimento quasi impercettibile della sua bacchetta. 

I ragazzi impiegarono decisamente meno a fare il percorso inverso, facendo attenzione a non essere seguiti. Ogni ombra ed ogni rumore insolito li faceva saltare, convinti come erano di avere il più oscuro e malvagio dei maghi alle calcagna.

 

Una volta rientrati al castello, trovarono la versione adulta di Sirius, James e gli altri che li aspettavano nervosi. Non appena li videro riapparire gli furono subito addosso, impazienti di sapere se almeno questa volta la loro ricerca fosse andata a buon fine. Bastò il sorrisetto dipinto sul volto di Sirus ad infondere buone speranze a Regulus e James.

“Allora?”

Chiese Frank, rivolgendosi direttamente a suo figlio Neville.

“Abbiamo trovato l’anello e Sirius ci ha quasi rimesso una mano.”

Sbuffò il ragazzo, quasi annoiato. 

“Merlino, fammi vedere.”

Esclamò James preoccupato, scattando subito in piedi e precipitandosi dall’amico il più velocemente la sua condizione gli permetteva. Inciampò anche il un tappeto e mancò poco che non volasse lungo e disteso per terra.

“Sto bene, non è nulla.”

Cercò di rassicurarlo Sirius, mentre Regulus rapido gli aveva già afferrato la mano e si dava da fare per esaminarla. Prese una fiala piena di liquido scuro e ordinò al fratello maggiore di berla subito, mentre gli spalmava un unguento dall’odore pungente fino al polso.

“Felpato, dannazione, quante volte ti ho ripetuto che non è saggio toccare tutto quello che vedi?”

Sbuffò James, preparandosi a fare una predica all’amico. Gli altri ragazzi decisero di mettersi comodi per non perdersi la scena.

“Sai che è un testone.”

Mormorò Remus, cercando di evitare uno dei soliti monologhi di James che andavano avanti per ore intere. Lo sguardo del capitano di Grifondoro passò da Sirius al licantropo, cambiando obiettivo ma non certo intenzione.

“Certo che lo so, ma mi stupisco di te. Avresti dovuto impedirgli di fare stupidaggini..”

Remus alzò gli occhi al cielo, lasciando cadere il discorso. Non sarebbe bastava una vita intera per spiegare a James, testone per eccellenza, che impedire a Sirius di fare uno sciocchezza era come tentare di tenere a riposo lui fino a quando i medimaghi non gli avessero tolto le stampelle. Insomma, un’impresa impossibile.

“Andiamo a mangiare, se Minnie non ci vede a tavola come dei bravi soldatini questa volta siamo fritti!”

Esclamò Lily intuendo che, senza un intervento esterno, sarebbero potuti andare avanti delle ore con quelle proteste senza senso.

A cena, Hermione approfittò di un momento di confusione per avvicinarsi a Harry. Voleva assicurarsi che l’amico stesse bene e che fosse tutto risolto. 

“Tutto è bene quel che finisce bene..”

Iniziò Hermione sorridendo. Avevano trovato un horcrux ed ora dovevano solamente distruggerlo il che li portava decisamente in vantaggio sulla loro tabella di marcia. Tutto questo avrebbe dovuto far felice Harry che tuttavia continuava a starsene sulle sue, perso in chissà quali oscuri pensieri.

“Già.”

Mormorò Harry, addentando una fetta di torta di mele.

Sapeva che gli amici avevano ragione e che in fin dei conti quella era stata una giornata buona; avevano trovato l’anello ed una volta distrutto sarebbero stati un passo più avanti nella loro caccia. Tuttavia, una vocina debole ed insistente non faceva che ripetere ad Harry che nonostante quel successo si stava illudendo e che quella ricerca non avrebbe portato a nulla. Questo pensiero lasciò il ragazzo nel panico. La loro missione era davvero destinata a fallire ed a finire in un clamoroso buco nell’acqua?

  
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