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Autore: Loony Evans    06/05/2013    1 recensioni
Allora, in poche parole questa storia parla dei Mitici Marauders. Sette capitoli per ogni anno. Dal primo viaggio in treno ai M.A.G.O., più uno speciale estate.
Dunque, leggete ma, soprattutto, recensite. Fate felice la vostra Luna!
Genere: Comico | Stato: in corso
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: I Malandrini
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Malandrini/I guerra magica
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- Quanto manca?
- Forza Mocciosus, non avrai paura?-
- Non osare Black! Portami solo dove devi.-
- Ma certo. Non vogliamo che qualcuno dica che sei codardo, giusto?-
 
- RAZZA DI IDIOTA! COME TI VIENE IN MENTE DI PORTARE PITON, PITON, DA REMUS?! SEI FORSE USCITO DI TESTA?!- James è furioso. Se mi picchiasse a morte, lo capirei.
 
- Il Platano Picchiatore? Cielo, Black, so che siete dei totali imbecilli ma fino a questo punto?-
 
Era stato quello a farmi acquistare la sicurezza per continuare quello che stavo facendo. Si credeva tanto forte e intelligente? Benissimo: avrebbe imparato la lezione.
 
- Come diavolo hai fatto a fermarlo?-
- Oh, Mocciosus non sa qualcosa?-
- Non fare tanto lo spiritoso.-
 
Ogni passo aumentava la mia sicurezza. Volevo che quel malnato ragazzino la smettesse di fare tanto il borioso e di tormentare Remus con le sue domande. Troppo curioso, troppo presuntuoso.
Che razza di cretino sono stato.
 
- Che cosa sono questi versi?-
- Hai paura?-
- Era una domanda.-
- Be’, vieni avanti e lo scoprirai.-
 
E l’aveva fatto. Non si poteva dire che fosse un codardo. Si era affacciato alla botola e…
 
- CHE DIAVOLO CI FAI QUI?! ESCI SUBITO!-
- Cos’è quello?!-
- ESCI IMMEDIATAMENTE! PETER PENSA A REMUS!-
 
James era uscito di testa. Aveva preso Mocciosus per la collottola e l’aveva trascinato fuori mentre lui guardava terrorizzato Remus. E mi aveva visto.
 
- Sei stato tu?!-
- COS’ERA QUELLO?!-
- Adesso ti porto via, zitto! Tu vieni con me!-
 
Eravamo andati nello studio di Silente, James aveva spiegato tutto e il preside ci aveva messo fuori dalla porta. Siamo ancora qui e lui urla da allora.
- COSA VOLEVI, FARE IL FIGO? STIAMO PARLANDO DEL SEGRETO DI REMUS, NON DEL TUO! GIÀ CI HA MESSO ANNI A DIRLO A NOI, ADESSO LO SA ANCHE LUI!-
- James…-
- Tu sei un cretino senza un minimo di cervello! Da quando lo conosciamo, Remus ci ha chiesto una sola cosa, una! Di mantenere questo segreto e tu lo sbandieri a Piton per divertirti?!-
- Non l’ho fatto per…-
- Sì invece! Non hai il senso del limite! Cazzo Sirius!-
- Non l’ho…-
- Ammettilo almeno! Dannazione Sirius, cosa credi, che se ne starà fermo e buono?! Remus non avrà un secondo di pace! E se andasse a dirlo in giro?!-
- Le posso assicurare, signor Potter, che ciò non accadrà.- s’intromette una voce pacata.- Il signor Piton mi ha assicurato che non tradirà il segreto del signor Lupin.-
James guarda prima il preside, poi Piton, indeciso. Infine, risolve di fidarsi di Silente e sospira rivolgendomi un’occhiata irata.
- Ora è meglio che torniate ai vostri dormitori. Lei no signor Black.-
Mentre James e Piton se ne vanno, io seguo il preside nel suo studio.
- Posso sapere cosa pensava di fare?- chiede quando ci siamo seduti.
- Continuava ad assillarci. Chiedeva cosa faceva Remus ogni mese. - dico.
- E lei ha pensato di mostrarglielo?-
- Sì cioè, no. Insomma, all’inizio ci siamo inventati delle scuse ma lui continuava a insistere.-
- Capisco.- cosa vuol dire “capisco”? Che cosa capisce?!
- Capisce?-
- Capisco perché ha fatto ciò che ha fatto, ma ancora non riesco a comprendere perché non ha compiuto il semplice atto di parlarne con me. Lei o i suoi amici.-
- Be’, signore, io non credevo…-
- Che avrei apprezzato che sapeste del problema del signor Lupin. Un timore comprensibile ma infondato. Quando ammisi Remus Lupin a questa scuola, uno dei miei più grandi obiettivi era di aiutarlo a trovare amici cui confidare il suo segreto. Sono quindi stato felice di sapere che si era fidato di voi a tal punto. Sì, me l’ha detto.- aggiunge vedendo la mia espressione sorpresa.
- Mi dispiace, signore.- mormoro.
- No, signor Black, temo di poter affermare che non le dispiace per niente. Lei non crede di aver fatto qualcosa di grave. Pensa di aver semplicemente sgonfiato la boria di un suo compagno che le sta antipatico.-
Io alzo le spalle e lui continua: - Posso chiederle semplicemente di pensare a quello che le ha detto il signor Potter? Mi riferisco al fatto che questo segreto non era suo, era del signor Lupin. Come pensa che la prenderà?-
Già m’immagino la scena: Remus sgrana gli occhi, stringe a pugno le mani e comincia a tremare. Poi, pallido più del solito, deglutisce e annuisce facendo un sorriso stentato, come a dire “Non preoccuparti, non fa niente”. Lui non si arrabbia quasi mai, non perché abbia un carattere debole. Credo sia perché ritiene di infuriarsi già abbastanza quando diventa un lupo.
Se lo guardi bene, però, capisci che in realtà sta trattenendo le imprecazioni dentro di sé e tenta di non odiarti.
Rabbrividisco: - C’è qualcosa che posso fare, signore?- chiedo.
- Credo che dovrebbe scusarsi con il signor Piton per cominciare. Poi anche con il signor Lupin. Confido che il signor Potter non lascerà che dimentichi l’accaduto e considero tutto ciò una punizione ardua da sopportare. Come preside, però, ci si aspetta che la punisca materialmente e perciò dovrà aiutare Gazza a spolverare il corridoio del quarto piano.-
- Quello dove girano i Doxy?-
- Esatto.-
- Bene, signore.-
- Può andare.-
- Sì, signore.-
Mi alzo ed esco. Supero i gargoyle di guardia e attraverso il corridoio silenzioso, arrivo alle scale e scendo in fretta prima che cambino. La McGranitt mi aspetta all’ingresso del primo piano.
- Domani, subito dopo la mia lezione, lei verrà con me nell’ufficio del professor Lumacorno e si scuserà con il signor Piton.- annuncia appena mi vede.- Tutto chiaro?-
- Sì. -
- Benissimo. Ora vada nel suo dormitorio.-
La supero e salgo al volo su una scala che sta andando nella direzione giusta, ben presto mi ritrovo davanti al quadro della Signora Grassa che mi lancia un’occhiataccia quando la sveglio.
- Animus regis.- dico ignorando il suo borbottio. Per stanotte ne ho abbastanza di rimproveri.
La stanza è vuota. Peter è rimasto con Remus e probabilmente James l’ha raggiunto, appena è stato sicuro di non essere visto. Chiaro.
Mi siedo sul letto sapendo che non riuscirò a dormire. Ormai non riesco ad addormentarmi con la luna piena, è abitudine.
Mi appoggio alla testiera del letto e sospiro massaggiandomi la testa che mi duole improvvisamente. James non lo dirà a Remus, vorrà che lo faccia io. Devo farlo io. Silente e James hanno ragione: ho rivelato un segreto che non era mio e dovrò affrontarne le conseguenze. Che lo voglia o no.
  
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