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Autore: Chanel483    07/05/2013    4 recensioni
"So che le probabilità che il mio nome venga estratto sono millesimali, ma non importa, io ho già deciso: che il mio nome sia estratto o no, questi saranno i miei Hunger Games."
Clove è il tributo femminile del Distretto 2 dei settantaquattresimi Hunger Games. Clove è un mago con i coltelli. Clove è un favorito, è stata cresciuta ed allenata al solo scopo di diventare una vincitrice. Clove si allea con Cato e gli altri favoriti quando è nell'arena. Clove ha un fisico minuto. Ma in realtà, cosa sappiamo di Clove, di com'è, di ciò che le piace o di cosa prova? Proprio niente.
Ed è così che inizia la mia storia.
So che non è originale, ci sono mille storie che parlano dello stesso argomento ma ci voglio provare lo stesso.
Vi parlerò dei settantaquattresimi Hunger Games, passo passo dal momento della Mietitura alla fine di tutto, dal punto di vista di Clove.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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La sfilata
La notte sul treno passa veloce ma tormentata. Riesco a dormire qualche ora ma non è un sonno tranquillo e, quando mi sveglio, un paio d’ore dopo l’alba, mi sento più stanca di quando mi sono addormentata.
Do un’occhiata oltre al finestrino della mia stanza e vedo un paesaggio sconosciuto correre velocissimo fuori dal treno. Nonostante non sappia dove ci troviamo, sono sicura che in un paio di ore arriveremo a Capitol City, così decido di farmi una doccia e vestirmi.
Con gli stessi pensieri di ieri, indosso un vestito nero aderente, lungo fino a metà coscia, al quale abbino un paio di stivali alti con le stringhe. Se ne fossi in grado mi truccherei, ma non ho idea di come si utilizzi un pennello o un rossetto, così lascio subito perdere e mi limito a cercare di dare un senso ai miei capelli.
Abbastanza soddisfatta del risultato ottenuto, mi reco nel vagone con la sala da pranzo, dove trovo Brutus, Enobaria e Talia già intenti a fare colazione.
<< Buongiorno >> mi saluta l’uomo, vedendomi arrivare:<< hai passato una notte… tranquilla? >> mi domanda, rivolgendomi uno sguardo eloquente.
È ovvio che l’idea che i suoi tributi tentino di uccidersi tra di loro ancora prima di mettere piedi a Capitol City non gli garbi molto. Distolgo lo sguardo dal suo e prendo posto al tavolo:<< Abbastanza, grazie >> rispondo.
Inizio a mangiare in silenzio e, proprio mentre mi pulisco la bocca dopo aver mangiato un panino dolce con la marmellata, Cato fa il suo ingresso. Indossa un paio di semplici pantaloni scuri ed una maglietta rossa con lo scollo a V, ha i capelli umidi, probabilmente è appena uscito dalla doccia.
<< Buongiorno a tutti >> ci saluta con voce un po’ assonnata, prima di addentare un cornetto al cioccolato.
Io mi obbligo a distogliere lo sguardo e tornare a concentrarmi sul mio tè.
Tempo di finire la colazione e siamo già praticamente arrivati alla stazione di Capitol City. La gente si sbraccia dai binari sperando in un nostro saluto, in una nostra occhiata, neanche fossimo star della televisione. Sia io che Cato ci avviciniamo al finestrino, limitandoci però a qualche rapido saluto: siamo dei Favoriti, il pubblico è già dalla nostra parte.
Scesi dal treno accade tutto velocemente; veniamo caricati da dei Pacificatori su due macchine diverse e portati davanti ad un enorme edificio, che scopro poi essere il Centro Immagine. Non vedo nessuno in giro, se non tre tizi dall’aspetto a dir poco eccentrico che si presentano come Ly, Ty e Ky, il mio team di preparatori. Non ho la più pallida idea di chi sia chi né del loro sesso.
Senza un minimo di spiegazione i tre mi rapiscono e mi portano in una delle stanze del Centro Immagine dove, nel giro di trenta secondi, mi ritrovo sdraiata su di un lettino senza indosso neanche un centimetro di stoffa.
Cerco di coprirmi come posso, ma quella dei tre con la pelle azzurrina e i tatuaggi viola attorno agli occhi – che ho scoperto essere una donna quando mi ha piazzato l’enorme seno a due centimetri dagli occhi – mi schiaffeggia leggermente le braccia:<< Giù quelle mani, non abbiamo tempo per questi slanci di pudore! >> mi riprende con la vocetta stridula e dagli accenti assurdi che hanno tutti gli abitanti di Capitol.
Circa una mezzora dopo, ogni centimetro quadrato della mia pelle è irrimediabilmente arrossato, ho i segni delle unghie impressi nei palmi delle mani e sono stata depilata in punti dove non sapevo nemmeno crescessero i peli.
Mi osservo tristemente le gambe, domandandomi cosa mai ci fosse di male in com’erano prima, certo, forse avevano un po’ di peli superflui qua e là, ma, come ho già detto, io sono una guerriera, non certo una modella!
Il momento peggiore poi è stato quando Ky – che, nonostante le apparenze, ho scoperto essere un ragazzo, quello con la cresta rosa e viola – si è avvicinato con una striscia di cera al mio ventre, ho lanciato un urlo straziante ancora prima che lo posasse sulla mia pelle. Chi cavolo mi deve vedere l’inguine!? Cosa cambia a loro se là sotto ho peli o no!?
La tizia abbastanza robusta dalla pelle azzurrina – che penso essere Ly – continua imperterrita a strapparmi le sopracciglia per qualche altro minuto, poi si allontana e mi osserva con occhio critico, quasi fossi un dipinto venuto male invece che una persona.
<< Sì, direi che per ora può bastare >> commenta Ky, alle sue spalle.
Per ora!?
Ignorando le mie proteste, portano ciò che è rimasto di me (una specie di uccellino spelacchiato) in una stanza adiacente, dove vengo sottoposta a circa due interminabili ore di bagni e trattamenti esfolianti, leviganti, idratanti e chissà cos’altro.
Con la pelle dolorante ed infiammata, mi riportano nella stanza dove eravamo prima e mi sottopongono ad un minuzioso “controllo peluria” – come lo chiamano loro – che consiste in pratica in questi tre che mi girano attorno al pari di degli avvoltoi, armati di pinzette e rasoi, in caso scorgessero il minimo pelo fuori posto.
<< Mai che ci capiti una ragazza che si tenga un minimo… >> commenta Ty sbuffando, prima di fare un passo indietro ed allontanarsi dagli occhi una ciocca di capelli bianchi. Io le lancio un’occhiataccia e lei si stringe nelle spalle:<< Insomma, se tu non avessi avuto così tanti peli non sarebbe stata così lungo e doloroso >> aggiunge.
Io mi limito a sbuffare e Ky si fa avanti per interromperci:<< Avanti cara, adesso sembri davvero una ragazza! >> si “complimenta” battendo le mani.
Io mi trattengo dal fargli rimangiare quel “cara” con un cazzotto in faccia e scuoto semplicemente la testa. Non capisco quest’assurda fissazione di dover continuamente utilizzare vezzeggiativi per chiamare le persone; insomma, ho un nome: mi chiamo Clove, non “cara” o “tesoro”, solo Clove, e vorrei proprio che tutti se ne ricordassero.
Fortunatamente, ha inizio la parte meno spiacevole del tutto: è tempo di trucco e parrucco.
I preparatori si dividono, Ky mi sistema le unghie, Ty mi trucca e Ly si occupa dei capelli.
Le cose si tirano abbastanza per le lunghe e sono convinta di addormentarmi anche per qualche secondo, ma alla fine uno dei tre, non so bene chi, mi batte sulla spalla per ridestarmi:<< Non andiamo a chiamare Vlad! >> annuncia Ky, appena prima che lui e le altre due se ne vadano, saltellando, dalla stanza.
Suppongo che questo Vlad sia il mio stilista.
Non ho proprio idea di cosa aspettarmi, durante le passate edizioni degli Hunger Games ho visto diversi stilisti in tv, ma nessuno mi ha mai… ispirato fiducia insomma, anzi, mi mette un po’ d’ansia l’idea di dover mettere il mio corpo nelle mani di uno di quelli.
Vlad arriva due minuti dopo. È un uomo bassino ed abbastanza robusto, ha una capigliatura talmente alta e gellata da sembrare una specie di banana. Indossa una giacca lunga fino a metà coscia, di strass smeraldo, sopra ad un paio di aderenti pantaloni gialli di pelle.
<< Ciao cara! >> trilla, aprendo appena le labbra truccate di giallo e sbattendo le ciglia finte esageratamente lunghe.
<< Buongiorno… >> rispondo, prima di beccarmi due appiccicosi baci sulle guance, che non riesco ad evitare.
Mi sforzo per non pulirmi con la mano e aspetto che lo stilista dica qualcosa, ma non lo fa per diversi secondi, per poi strillare:<< Su avanti, spogliati! >>.
Io lo faccio subito, più perché lo strillo mi ha presa di sorpresa che per altro. Vlad si porta una mano – con delle strane unghie appuntite che sembrano più degli artigli – al mento ed inizia a girarmi intorno, osservandomi attentamente dalla testa ai piedi, senza risparmiare un solo centimetro della mia pelle dal suo attento sguardo indagatorio.
<< Come immaginavo. >> sospira infine, tornando a guardarmi negli occhi:<< La materia prima non è malissimo, >> aggiunge, ed io mi domando se quello volesse essere un complimento perché, se è così, gli è uscito davvero male:<< solo che… insomma, sei così scheletrica… ma vi danno da mangiare nel 2? Se almeno fossi un po’ più alta o abbronzata… qualche centimetro in più di gambe e una taglia in più di seno… magari un paio di lampade e i capelli più chiari… >>.
Ok, temo sinceramente per la mia vita, come non ho mai fatto in anni e anni di pericolosi allentamenti. Sono convinta che sarebbe in grado di operarmi lui stesso qui, adesso, sul lettino alle mie spalle. Istintivamente aggrotto le sopracciglia e incrocio le braccia sul seno.
<< Oh no, no tesoro! >> mi ferma lui, afferrandomi per i polsi e riportandomi le mani lungo i fianchi:<< Non c’è nulla di male, mi accontenterò di ciò che ho. Per i ritocchini dobbiamo aspettare che tu vinca nell’Arena. Allora, iniziamo subito. Sai come funziona la questione dei costumi? >>.
<< Sì, credo >>.
<< Beh, il nostro compito è quello di rappresentare i vostri Distretti in un vestito; il lusso per l’uno, la pesca per il quattro e via dicendo. Per quanto riguarda il Distretto 2… >>.
<< Armature e armi, >> lo interrompo:<< nel mio Distretto ci sono per lo più estrattori, carpentieri e Pacificatori. In generale, è da lì che arrivano armi e armature >> il mio esagerato intuito mi dice che ci vestiremo – come al solito – in armatura.
Vlad scuote la testa con l’aria di chi sta per fare una rivelazione importantissima:<< Non indosserete una semplice armatura, mia cara, quest’anno voi sarete degli dèi! >>.
Lo guardo scettica, consapevole che, in ogni caso, non ho possibilità di scelta.
 
Indossare l’abito e finire di sistemare capelli e trucco richiede molto più tempo di quanto si possa immaginare ed è già sera quando, finalmente, Vlad mi permette di guardarmi in uno specchio.
Come prevedibile, indosso un’armatura color oro. Sotto di essa però, porto una tunica bianca che mi copre completamente le gambe e ai piedi ho dei sandali alla schiava; ricordo vagamente una di quelle antiche divinità, risalenti a molto prima della nascita di Panem. I capelli sono raccolti in un’intricata pettinatura di ricci e nastri color oro, il trucco marcato rende gli occhi più grandi e definiti mentre le labbra, anch’esse dorate, sembrano quasi irreali.
<< Non potranno non notarti! >> esclama il mio stilista, comparendo alle mie spalle riflesso nello specchio.
Prima che possa dire qualcosa, la porta della stanza si apre e fa ingresso una donna giovane e minuta, i capelli rosso fuoco che le arrivano alle ginocchia e, alle sue spalle, un istante dopo compare anche Cato, che indossa un costume molto simile al mio, ma in versione maschile.
Nonostante mi roda, devo ammettere che il suo abito gli sta benissimo. Io sono molto bella vestita così, ma lui ha qualcosa… sembra nato per indossare i panni di una qualche divinità della guerra, sembra nato per tutto questo.
Vlad e quella che immagino sia la stilista di Cato, si fanno un attimo da parte, lasciando che noi due ci incontriamo al centro della stanza.
Mi fermo a circa un metro da lui, osservandolo mentre mi scruta e scrutandolo a mia volta. Ho un rapido lampo del riflesso di noi due insieme, nello specchio, vestiti in questo modo, sembriamo le due metà di uno stesso insieme. Prima che il pensiero però possa elaborarsi nella mia mente, lui parla.
<< È fantastico, sono riusciti a farti sembrare una ragazza! Questa gente fa miracoli… >> commenta, nonostante dallo sguardo che mi rivolge sia palese che abbia apprezzato.
Scuoto la testa, mentre un sorrisino mi increspa le labbra dorate:<< No, non sono riusciti a farti sembrare intelligente! >> ribatto.
Con una smorfia in viso, Cato fa per rispondere, ma viene interrotto da Vlad:<< Buoni ragazzi, per la sfilata servite tutti interi, non volete certo che tutto questo lavoro vada sprecato! Su su, dobbiamo andare, siamo già in ritardo! >> e, detto questo, scendiamo in gran carriera al piano terra del Centro Immagine.
Siamo tra gli ultimi ad arrivare, ormai la cerimonia sta per iniziare e buona parte degli altri tributi è già sistemata sui rispettivi carri. Ci assegnano il nostro, che è trainato da quattro cavalli dal pelo chiaro.
<< Cosa state aspettando? Salite! >> ci incita la stilista di Cato – che nel frattempo ho scoperto chiamarsi Mao – vedendo che noi non accenniamo a muoverci.
Facciamo come ci dice e io riesco appena a lanciarmi una rapida occhiata intorno, quanto basta per intravedere un cappello da cowboy – probabilmente qualcuno del Distretto 10, allevamento – e un mantello di scaglie – sicuramente il Distretto 4, pesca.
<< Mi raccomando ragazzi! >> esclama Vlad, guardandosi intorno tutto sorridente e soddisfatto.
Io mi guardo avanti, fissando lo sguardo sui due tributi del Distretto 1, che aspettano in piedi sul carro davanti al nostro. L’uno è il distretto del lusso e loro sembrano pietre preziose, ricoperti come sono di vernice argentata e con indosso quelle vesti luccicanti.
La prima nota della musica di apertura rimbomba nella sala, come probabilmente in tutta Capitol.
Sento la mano di Cato sfiorarmi un fianco e vedo il massiccio portone davanti a noi scorrere ed aprirsi.
Mi volto verso di lui, in cerca di una spiegazione:<< Scherzavo prima. >> mi sussurra, mentre il carro del Distretto 1 inizia già a muoversi:<< Sei davvero uno schianto con indosso questo >> e, nemmeno lo avesse programmato, la frase finisce proprio quando il nostro carro attraversa la porta e le sue mani scompaiono dai miei fianchi, come se nulla fosse successo.
La sua frase mi ha un po’ destabilizzato, ma devo concentrarmi. La sfilata dura circa venti minuti e fa il giro delle principali strade di Capitol City, per poi terminare davanti all’Anfiteatro Cittadino. Questa è la nostra prima e forse più importante occasione per farci vedere dal pubblico e dai possibili sponsor, non posso certo passare inosservata.
Pare che tutti gli abitanti di Capitol si siano riversati ai lati delle strade, trasformandosi in una folla urlante.
Per qualche istante vedo il mio viso sugli schermi giganti e, istintivamente, mi lascio andare ad un sorriso furbo e determinato che alla folla sembra piacere.
Poi, una manciata di secondi dopo – forse appena il tempo che tutti i carri escano in strada – accade qualcosa che inizialmente non riesco a capire. L’attenzione della gente viene inesorabilmente calamitata altrove e tutti sembrano letteralmente impazzire.
Pochi secondi dopo, è proprio il teleschermo a spiegarmi il motivo di tutto ciò, inquadrando il carro del Distretto 12 che, a prima vista, sembra stia andando a fuoco. Solo ad una seconda occhiata, mi rendo conto che deve essere qualcosa di programmato perché, nonostante i mantelli dei due tributi siano veramente in fiamme, loro non sembrano spaventati né preoccupati, al contrario, dopo qualche istante di esitazione, si prendendo per mano e salutano allegri la folla in delirio.
Mi volto appena verso Cato e lo trovo a fissarmi con gli occhi chiari iniettati di rabbia. Riabbasso la mano che avevo alzato per salutare il pubblico e guardo davanti a me, cercando di mantenere un’aria impassibile, nonostante dentro senta la rabbia e l’odio ribollire.
Non avverto più la musica attorno a me e la strada corre sotto le ruote del carro quasi senza che io me ne renda conto.
Mi riprendo dai miei pensieri solo quando entriamo nell’Anfiteatro Cittadino e i dodici carri si dispongono in semicerchio. La musica cessa con un complesso virtuosismo ed ad un balcone sovrastante si affaccia il presidente Snow, un uomo piccolo dai capelli bianchi.
Mentre il presidente ci dà il benvenuto, le telecamere ci riprendono a coppie o uno ad uno ma è palese, dalle immagini trasmesse sui grandi schermi, che i due del Distretto 12 stiano surclassando decisamente tutti gli altri. Vedo una fugace immagine di me e Cato trasmessa sugli schermi; abbiamo entrambi lo sguardo perso nel vuoto e l’espressione furiosa, mi stupisco a pensare che, in questo momento, sembriamo proprio due potenti divinità; nonostante questo però, tutta l’attenzione del pubblico è diretta altrove.
Parte l’inno nazionale e le telecamere fanno una carrellata su di noi e poi tornano a fissarsi sui tributi del dodici. I carri fanno un ultimo giro nell’anfiteatro, per poi entrare nel Centro di Addestramento.
Appena siamo dentro, ancor prima che il carro si fermi o che le porte si chiudano dietro di noi, Cato fa un balzo e scende a terra, imprecando a gran voce.
Io aspetto qualche altro istante, finché non vedo Vlad, Mao e il team di preparatori venirci incontro.
Vedo la stilista fare una corsetta molto poco atletica nella mia direzione, trascinandosi dietro la lunghissima chioma rossa e l’assurdo vestito bianco che indossa:<< Oh cara! >> strilla tentando di gettarmi le braccia il collo.
Mi faccio rapidamente di lato e le lancio un’occhiataccia:<< Non ci provare >> sibilo quasi fossi una serpe. Mao sgrana gli occhi e fa un passo indietro, probabilmente ferita nel profondo. Non che mi importi qualcosa.
<< Oh Clove, non c’è bisogno di fare così… >> commenta Vlad, raggiungendoci:<< tu e Cato eravate bellissimi, meravigliosi! Non importa che quei poveri… plebei del dodici fossero vestiti da… fiammiferi umani! Voi eravate strepitosi! >>.
Io, ignorando bellamente sia lui che gli altri, mi guardo intorno alla ricerca di Cato e, quando lo scorgo tra la gente, grazie alla sua armatura scintillante, lo raggiungo in fretta.
<< Cosa vuoi!? >> è il dolce saluto che mi rivolge appena gli sono accanto.
Alzo gli occhi al cielo ma mi impegno per ignorare la sua sgarbatezza e, sorprendendo anche me stessa, ci riesco:<< Abbiamo un… problema in comune. >> spiego:<< Anzi, due problemi… >>.
Contemporaneamente ci voltiamo verso il punto in cui si è fermato il carro del Distretto 12 e per un istante i miei occhi incontrano quelli della ragazza, che però subito distoglie lo sguardo.
<< Sì, hai ragione >> ammette Cato, nonostante sembri abbastanza restio.
Tutto ciò non ha senso, siamo noi i favoriti. Il pubblico è dalla nostra parte, sempre, in ogni caso; se no che senso avrebbe questo nome? Dobbiamo trovare un modo per eclissare velocemente quei due.
Sorrido sadicamente tra me, mentre cambio idea.
Non sarà Cato il primo…


Buonasera a tutti :D
Non ho molto tempo, ma vorrei ringraziare tanto le persone che hanno recensito lo scorso capitolo o hanno aggiunto la stora tra seguite/ preferite/ ricordate. Il vostro parere mi è davvero molto utile e spero abbiate voglia di recensire anche questo capitolo(:

La relazione tra Cato e Clove è in stallo e non si scopre neanche nulla su ciò che può essere successo a loro prima della Mietitura, ma non vi preoccupate, per questo c'è tempo ;)

Una ragazza mi ha fatto notare che la scrittura dello scorso capitolo era troppo piccola. L'ho ingrandita un po', così va bene?

Se qualcosa non è chiaro o ci sono dei passaggi che non vi sembrano fedeli al libro e/ o ai caratteri di Cato e Clove mi farebbe davvero piacere saperlo.

Anche un enorme grazie a tutti, ci vediamo presto con il prossimo capitolo :D
  
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