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Autore: Chanel483    30/04/2013    5 recensioni
"So che le probabilità che il mio nome venga estratto sono millesimali, ma non importa, io ho già deciso: che il mio nome sia estratto o no, questi saranno i miei Hunger Games."
Clove è il tributo femminile del Distretto 2 dei settantaquattresimi Hunger Games. Clove è un mago con i coltelli. Clove è un favorito, è stata cresciuta ed allenata al solo scopo di diventare una vincitrice. Clove si allea con Cato e gli altri favoriti quando è nell'arena. Clove ha un fisico minuto. Ma in realtà, cosa sappiamo di Clove, di com'è, di ciò che le piace o di cosa prova? Proprio niente.
Ed è così che inizia la mia storia.
So che non è originale, ci sono mille storie che parlano dello stesso argomento ma ci voglio provare lo stesso.
Vi parlerò dei settantaquattresimi Hunger Games, passo passo dal momento della Mietitura alla fine di tutto, dal punto di vista di Clove.
Genere: Azione, Introspettivo, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Cato, Clove
Note: nessuna | Avvertimenti: Violenza
Capitoli:
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'Sera ragazzi (:
Allooora, inizio dicendo che io NON volevo assolutamente pubblicare questa storia adesso. Avrei tantissimo voluto farlo tra un po', aspettare di terminare la long su Harry Potter (S.A.S.C.O.: II Guerra Magica) che comunque è già a buon punto, ma la fanfiction proprio non voleva saperne di starsene buona buona nel mio computer.
Quindi eccomi qui!

Ho letto diverse storie su Clove, o meglio, sulla coppia Cato/Clove, ma per lo più sono rimasta insoddisfatta. Mille versioni diverse su come i due si sono conosciuti, amati ecc, ma mi sembravano tutte velocissime... insomma, lasciatele respirare queste povere storie! E per di più i personaggi erano, a mio parere, poco realistici; cioé, è di Cato e Clove che stiamo parlando, gli spietati tributi del Distretto 2! Per quel poco che sappiamo di loro, né Clove né tantomeno Cato mi sembrano tipi da "Ti amo trottolino amoroso dudu dadada"... e se stavate cercando una fanfiction da diabete, grondante di miele, vi consiglio di passare oltre.
Indi per cui ho deciso di provare a mettere giù una mia "versione dei fatti". Non penso di aver fatto chissà quale lavoro straordinario, ma mi sono impegnata molto per rendere il tutto (personaggio e avvenimenti in particolare) il più realistico possibile.

La storia è raccontata al presente in prima persona, proprio come i libri della Collins *doveroso inchino*, solo che, come ovvio, al posto di Katniss a parlare c'è Clove.

Per i motivi scritti sopra, siete pregati, se qualcosa non vi torna o vi sembra improbabile, di farmelo presente con una recensione (o un messaggio privato, se preferite).

Detto questo vi lascio, dopo questa infinita premessa, a prologo e primo capitolo.
Noi ci vediamo sotto, buona lettura ;)


Born to be winners.


Prologo
Scuoto la testa ed una risata amara mi sfugge dalle labbra, tra tutti i piani che mi sono fatta, nessuno – e dico, nessuno – prendeva in considerazione questa ipotesi.
Perché è assurda, inconcepibile, fuori da ogni logica…
Eppure eccoci qua.
Insieme nonostante tutto e con la possibilità di uscire da questa Arena entrambi, con la possibilità di sopravvivere entrambi.
Mi volto e gli sorrido spontaneamente. Il sorriso che mi arriva di rimando è il più bello che abbia mai visto.
 


La Mietitura
Con uno sbuffo frustrato, tiro il colletto dell’abito di lino verde chiaro che mia madre mi ha costretto ad indossare, nella speranza di non morire soffocata.
Marlene, accanto a me, mi afferra per una manica ed inizia a tirarmi:<< Muoviti Clo’! >> esclama:<< Dobbiamo raggiungere le altre! >>.
Senza una parola, lascio che mi trascini insieme alle mie altre coetanee, per poi dispormi a mia volta tra le file ordinate che tremano di preoccupazione mista ad eccitazione.
La maggior parte delle ragazze che mi circondano sono più alte, più femminili e più eleganti di me, ma la cosa non mi disturba affatto, poiché sono più che consapevole che potrei ucciderle tutte in una manciata di minuti e, nonostante possa aiutare con gli sponsor, non è certo la bellezza che ci salverà la vita una volta nell’Arena.
Non dico una sola parola per i successivi istanti, estraniandomi completamente anche dalle conversazioni che mi circondano, per lo più di ragazzine ansiose e starnazzanti che pregano invano di non essere estratte.
Poi, una manciata di minuti dopo, una donna alta, con un seno esageratamente grande che straborda dall’importante scollatura dell’abitino argentato che indossa, si fa strada tra le folla. È Talia, l’accompagnatrice del Distretto 2, che ancheggia sui suoi tacchi dorati fino al palco posizionato al centro della piazza.
Si sistema dietro al microfono e, con un sorriso enorme che le tende le labbra gonfie e truccate di blu, saluta:<< Buongiorno a tutti, signori e signore! >> trilla con la sua vocina artefatta, tipica degli abitanti di Capitol.
L’intera piazza è caduta in un silenzio di tomba, tanto che sono convinta che se cadesse uno spillo, tutti se ne accorgerebbero.
<< Prima di dare ufficialmente inizio ai settantaquattresimi Hunger Games, abbiamo un cosa speciale giunta da Capitol City proprio per voi! >> aggiunge Talia, prima di estrarre un plico di fogli dalla borsettina, in tinta con le scarpe, che porta a tracolla.
Inizia a leggere e, personalmente, sono sicura che potrei addormentarmi ora, in questo preciso momento.
Sento la stessa identica storia ogni anno da quando ricordo, prima perché venivo insieme ai miei genitori ad assistere alle cerimonia, come fanno tutti gli abitanti del Distretto, poi perché partecipavo anche io alla Mietitura.
La storia di Panem, risorto dalle ceneri di quella nazione chiamata un tempo Nord America.
Talia ci parla di disastri atmosferici, di uragani, siccità, carestie, nubifragi e incendi, di come l’avanzare del mare abbia inghiottito una parte delle sue terre e delle lotte sanguinose per appropriarsi delle poche risorse rimaste. E fu così che nacque Panem, formata dalla splendente e ricca Capitol City e da tredici distretti che vivevano in pace ed armonia tra di loro. Questo stato idilliaco però ebbe vita breve, dopo poco arrivarono i Giorni Bui, le manifestazioni e le rivolte dei distretti verso la capitale. Dodici dei distretti furono sconfitti ed il tredicesimo distrutto. Il Trattato del Tradimento fornì nuove leggi e, per ricordarci ogni anni che i Giorni Bui non devono più ripetersi, nacquero gli Hunger Games.
Quando Talia finisce di parlare, buona parte dei ragazzi radunati nella piazza è sul punto di addormentarsi e gli altri sono troppo agitati per aver ascoltato anche solo una delle sue parole. Nonostante questo, si applaude da sola, sperando che qualcuno di noi la imiti, anche se quelli che lo fanno sono veramente pochi.
Alle sue spalle, il sindaco del Distretto 2 si alza in piedi e pronuncia le solite parole di rito:<< È il momento del pentimento ed è il momento del ringraziamento >> poi legge la lunga lista dei vincitori del nostro Distretto e tra i tanti nomina anche Enobaria e Brutus che, come gli anni precedenti, faranno da mentore.
Finita la lista, passano un paio di imbarazzanti secondi di silenzio, poi l’accompagnatrice si passa una mano nell’intricata pettinatura di capelli verdi e squittisce con un sorriso esagerato:<< Felici Hunger Games! E possa la buona sorte essere sempre a vostro favore! >> attende un istante, osservandoci attentamente, poi riprendere a parlare:<< Bene. E ora, senza ulteriori indugi, possiamo all’estrazione >>.
Ci volta un istante le spalle e a piccoli passi si avvicina ad una delle due sfere di vetro, contenenti migliaia di biglietti recanti i nostri nomi:<< Prima le signore! >> annuncia per poi immergere fino al gomito la mano tra i biglietti.
Il braccio riemerge e tra le unghie lunghissime e laccate di viola strige una strisciolina di carta. Il pubblico trattiene il fiato e lei torna davanti al microfono.
Io stringo i pugni osservandola attentamente, so che le probabilità che esca il mio nome sono millesimali, ma non importa, io ho già deciso: che il mio nome venga estratto o no, questi saranno i miei Hunger Games.
Talia si prende i suoi soliti istanti di suspense, gioendo molto probabilmente per la nostra trepidazione. Poi spiega il fogliettino ed avvicina le labbra truccate di blu al microfono:<< Clove Reyes >>.
Seguono diversi istanti di silenzio in cui quasi non mi rendo conto che il nome pronunciato dalla nostra accompagnatrice è proprio il mio. Solo quando Marlene, ancora accanto a me, mi dà una leggera spinta sulla spalla, mi rendo conto di ciò che è successo e faccio un passo avanti. Mi prendo solo due secondi per stamparmi in viso un’espressione neutra, so che questa mietitura verrà rivista decine di volte da tutti gli altri tributi e so qual è l’immagine che voglio si facciano di me: intoccabile, fredda e spietata.
<< Avanti, cara! >> mi invita Talia, allungando la mano sinistra che, solo adesso, mi rendo conto essere quasi interamente ricoperta di anelli.
Prendo un sospiro ed inizio a camminare, mentre i Pacificatori mi circondano. Salgo sul palco ed osservo la folla che nel frattempo ha iniziato ad applaudire. Com’è consuetudine, l’accompagnatrice domanda:<< Ci sono volontari? >>.
In lontananza sento una voce femminile che urla:<< Mi offro volontaria come tributo! >>.
Talia sorride:<< Oh, sembra che abbiamo una volontaria! >> esclama eccitata, come se ci fosse mai stato un anno senza che nel Distretto 2 qualcuno offrisse volontario:<< Il tuo nome, cara? >>.
Io aguzzo la vista e scorgo tra la folla una ragazza dai lunghi capelli biondi legati in una coda fare un passo avanti:<< Cincia >> si presenta:<< Cincia Ross >>.
Appena finisce di parlare un’altra tizia, che deve avere almeno un anno più di me, fa un passo avanti:<< Anche io mi offro volontaria come tributo. >> esclama:<< Sono Elizabeth Jenkis >>.
L’accompagnatrice si mette a battere le mani, chinandosi leggermente in avanti:<< Oh, addirittura due volontarie! >> commenta:<< Venite avanti care, in fretta >>.
Sia Elizabeth che Cincia si avvicinano al palco senza però salire. Rimangono lì sotto, scrutandosi torvamente l’un l’altra:<< Bene, >> riprende la donna:<< come sapete non potete certo diventare entrambe tributi, quindi penso che Enobaria potrebbe prendere… >>.
Prima che finisca, io faccio un passo avanti:<< Non ho detto di voler rinunciare al mio posto >> sottolineo.
Le due volontarie mi rivolgono uno sguardo di fuoco ed anche Talia mi osserva stupita:<< Oh… beh… in questo caso… >> balbetta ed io gioisco interiormente per averla colta di sorpresa:<< allora penso proprio che Clove sia il nostro primo tributo >>.
La folla applaude nuovamente, questa volta con molto più entusiasmo, e io rivolgo un sorriso vittorioso alle due, che mestamente tornano al loro posto.
La donna richiama il silenzio e compie lo stesso rituale con la boccia contenente i nomi maschili. Dopo aver lisciato la strisciolina, si avvicina maggiormente al microfono:<< James But… >>.
<< Mi offro volontario come tributo! >>.
Ci metto un paio di secondi per rendermi pienamente conto di ciò che è successo, ma pare che un ragazzo dai capelli biondi e il fisico possente abbia fatto un enorme balzo in avanti prima ancora che Talia avesse finito di pronunciare il nome estratto.
<< Veramente ci sarebbe un procedimento da seguire. >> sottolinea infatti lei, un po’ infastidita:<< Prima il Vincitore della Mietitura sale sul palco e successivamente si domanda se ci sono volontari… >>.
<< Mi offro volontario >> ripete semplicemente il ragazzo.
Talia, un po’ spaesata, si guarda intorno e, dopo aver osservato il sindaco ed i due mentori stringersi nelle spalle, torna a parlare:<< Bene allora, fatti avanti >> dice.
Il biondo, petto in fuori e mento alto, si avvicina a lunghi passi al palco, puntando i suoi occhi chiari nei miei. Lo riconosco e per poco non mi sento mancare.
No… non può essere lui…
Lo vedo salire lentamente i gradini e piazzarsi alla destra di Talia, dalla parte opposta rispetto alla mia:<< Come ti chiami? >> domanda lei, omettendo il “caro” in una palese dimostrazione di antipatia nei suoi confronti.
<< Cato. >> risponde lui:<< Cato Brooks >>.
Quello che avviene dopo mi appare un po’ confuso, persa come sono tra i miei pensieri. Sento solo il sindaco avvicinarsi al microfono e leggere il Trattato del Tradimento, per poi fare un cenno a me e Cato di stringerci la mano.
Lui si volta strafottente verso di me ed allunga la mano con un sorriso ammiccante dipinto in viso. Io mi riscuoto e gliela stringo, mantenendo la schiena ben dritta e l’espressione neutra, nonostante senta il mio stesso palmo un po’ sudato. Ci guardiamo negli occhi solo un secondo ma mi basta per capire che, nonostante tutto, non esiterà un solo istante per uccidermi quando sarà il momento.
Bene, vedremo.
Ci voltiamo e partono le prime note dell’inno di Panem che mettono fine alla cerimonia della Mietitura.
 

*****
 

Passano appena una manciata di secondi che veniamo presi in custodia da un gruppo di Pacificatori che ci scortano fino al Palazzo di Giustizia e poi ci chiudono a chiave in due stanze diverse, quasi ci fosse la possibilità che uno dei noi tenti di scappare.
Prendo posto sul divano di velluto sistemato sotto una grande finestra dalle tende tirate e, quasi automaticamente, passo un dito nel colletto del mio vestito che continua ad essere troppo stretto per i miei gusti, mi sento quasi soffocare.
Fisso lo sguardo sulla porta e devo attendere un paio di minuti prima che questa si apra per lasciar passare i miei genitori.
Mio padre entra per primo, rivolgendomi uno sguardo fiero e posandomi subito una mano sulla spalla:<< Ottimo lavoro Clove, sono sicuro che tu abbia fatto un’ottima impressione >> si congratula.
Al contrario mia madre si siede accanto a me, tenendo lo sguardo basso e scuotendo la testa:<< È troppo presto, troppo presto! >> si lamenta:<< Te l’ho detto mille volte che avresti dovuto aspettare il prossimo anno, hai visto quanto è grosso il ragazzo che… >>.
Non le lascio la possibilità di finire di parlare, inviperita scatto in piedi, scrollandomi di dosso la mano di mio padre:<< Cato non ha nulla che io non abbia! >> le urlo in faccia, punta nel vivo:<< Lo ucciderò con le mie stesse mani e tornerò a casa ricoperta di gloria! >>.
Anche mio padre si alza e, poggiandomi fermamente le mani sulle spalle, mi rimette a sedere:<< Non rivolgerti con questo tono a tua madre. >> mi intima:<< E sono convinto che questo sia il momento giusto, vai e rendici fieri di te >>.
Ci rivolgiamo qualche altro rapido saluto di rito, poi i miei genitori lasciano la stanza.
<< Sei la mia unica figlia Clove, non voglio perderti >> mi sussurra mia madre, prima di sciogliere il suo abbraccio.
Passa qualche secondo, poi mi vengono a trovare i miei zii – che elogiano il mio coraggio e si dicono convinti che porterò onore alla famiglia – e Marlene, che mi abbraccia con forza senza smettere un attimo di singhiozzare. Prima di andarsene mi prende la mano e mi infila un anello con inciso lo stemma del nostro Distretto.
<< Spero possa portarti fortuna >> sussurra prima di andarsene, costretta da un Pacificatore che viene ad annunciarci che il tempo è concluso.
Vengono a prendermi altri tre Pacificatori che mi accompagnano in macchina fino alla stazione. Durante il breve viaggio mi guardo intorno, ripromettendomi che rimetterò piedi sue questa terra e quando lo farò, lo farò da vincitrice.
La stazione brulica di telecamere e giornalisti, personalmente non vorrei essere ripresa con indosso questo sciocco vestito che mia madre mi ha costretto ad indossare. Io sono una guerriera, non una stupida ragazzina tutta fiocchi e frivolezze.
Mi lego furtivamente i capelli in una coda alta e cerco di dare al vestito un minimo di scollatura, vorrei apparire più grande, più pericolosa e decisa. Posso ritenermi soddisfatta quando scorgo la mia immagine su uno schermo e mi rendo conto che sembra proprio quella di una giovane donna dallo sguardo fermo e crudele.
Anche Cato è lì, ma lui non ha bisogno di fingere per risultare aggressivo e pericoloso, non ha indosso nessun vestito imbarazzante e sprigiona forza e invincibilità da tutti i pori.
I Pacificatori ci fanno avvicinare e, prima di salire sul treno, dobbiamo aspettare che le telecamere abbiano qualche immagine di noi due insieme.
Quando finalmente le porte del treno ad alta velocità si chiudono alle mie spalle, tiro un sospiro di sollievo, che fa ridere Cato senza nessun motivo apparente.
Gli lancio un’occhiataccia e faccio per avviarmi da sola all’esplorazione dei vagoni ma, proprio mentre il treno parte, Talia compare davanti a noi.
Dopo essersi sprecata in complimenti ed elogi – per lo più per me, non sembra provare molta simpatia per Cato – ci spiega che nel treno abbiamo entrambi una stanza personale con annesso bagno e spogliatoio, ed anche un enorme armadio stracolmo di vestiti che possiamo usare a nostro piacere.
Non comprendo il senso di tutto ciò, contando che il treno viaggia a 400 chilometri all’ora ed il viaggio durerà all’incirca una giornata.
In ogni caso, colgo subito l’occasione per farmi una doccia calda e liberarmi di quel vestito da bambina, per indossare un paio di stretti pantaloni neri e lucidi ed una maglia verde con lo scollo a barca. Prima di uscire mi guardo allo specchio e, ravvivandomi all’indietro i capelli corvini, mi accorgo con orgoglio che vestita così dimostro almeno diciassette anni, nonostante sia abbastanza minuta.
Talia bussa alla mia porta e mi invita a raggiungere gli altri per la cena, che si tiene nel vagone ristorante.
Fiera del mio aspetto la seguo a testa alta, per arrivare in una stanza occupata da un enorme tavolo in legno massiccio, imbandito con ogni genere di prelibatezze. Seduti troviamo Enobaria, Brutus e Cato ad aspettarci.
<< Se non ti fossi data una mossa sarei venuto a prenderti io e probabilmente ti avrei mangiata >> è l’educato saluto che mi rivolge Cato, mentre prendo posto a sedere accanto ad Enobaria.
Ignoro volutamente il doppio senso della frase – doppio senso che possiamo capire solo noi due, tra l’altro – e mi limito a servirmi un po’ di minestra di asparagi:<< Buon appetito >> auguro prima di iniziare a mangiare.
Come previsto è tutto buonissimo e ci sono tantissime cose tra cui scegliere, dalle zuppe ai risotti, dalla carne ai formaggi, dalle patate arrosto alle carote in insalata, per poi terminare con frutta e dolci di ogni tipo.
Quando gli altri hanno finito di mangiare io ho appena iniziato con uno yogurt e mi impongo per portarmelo dietro quando ci dirigiamo in un altro scompartimento per vedere i video delle altre Mietiture. Cato sbuffa ma io lo ignoro.
Mangiando imperterrita il mio yogurt, osservo le altre Mietiture scorrermi davanti agli occhi una dopo l’altra. Nell’uno la questione dei volontari è un po’ lunga e alla fine ne escono vincitori una ragazza bionda che sembra decisamente più bella che intelligente ed un tipo meno robusto di Cato ma dall’aria comunque pericolosa.
Mentre i mentori e Cato discutono dell’ipotesi di avere i due come possibili alleati, io osservo la mia Mietitura e posso dire, senza la minima traccia di supponenza, di non risultare per nulla spaurita o ansiosa, al contrario, quando dico “Non ho detto di voler rinunciare al mio posto” appaio davvero sicura e irremovibile.
I successivi filmati scorrono veloci davanti ai miei occhi, mi rimangono impressi giusto un paio di tributi, come il bestione dell’undici o la ragazza del dodici che si offre volontaria al posto di sua sorella, certo, un volontario in un distretto remoto è una faccenda più unica che rara, ma comunque questa Katniss non sembra affatto una di cui avere paura.
Rido insieme agli altri vedendo il mentore del Distretto 12 volare giù dal palco, poi spegniamo la televisione.
<< Interessante >> è l’unico commento di Cato, che ha uno sguardo concentrato e un po’ perso.
Talia annuisce eccitata:<< Oh sì, si prospetta un anno davvero interessante >> squittisce.
Io non apro bocca e resto ad ascoltare Enobaria, Brutus e Talia discutere degli altri tributi. Ne parlano quasi fossero pezzi di carne al mercato e non persone, ma la cosa non mi tocca più di tanto, ormai ci sono abituata.
Non so bene come, ma ad un certo punto mi ritrovo da sola con Cato, seduti ai lati opposti dello stesso divano. Al contrario, lui sembra essersene accorto benissimo e mi lancia uno sguardo divertito ed ammiccante.
Io sbuffò e mi alzo in piedi, con l’intenzione di lasciare il vagone e chiudermi nella mia stanza per dormire qualche ora prima dell’arrivo, la sua voce però mi ferma:<< Sai che non potrai scappare per sempre, vero? >> mi domanda con un ghigno.
Io mi volto, rivolgendogli uno sguardo omicida:<< Sta’ zitto. >> gli intimo:<< Io non scappo da nulla e da nessuno >> sottolineo.
<< Certo ed è per questo che non hai neanche il coraggio di guardarmi negli occhi, vero? >> chiede con voce palesemente divertita.
Per provare che non è vero, punto i miei occhi nelle sue iridi chiare e mi permetto anche di fare un paio di passi in avanti:<< Io non ho paura di te, Cato, e non sto fuggendo da nulla. Ti ricordo però che siamo qui per entrare nell’Arena >> spiego fermamente.
<< Ti ricordo che mi sono offerto volontario, ragazzina. So benissimo a cosa vado incontro. >> sibila alzandosi in piedi e venendomi vicino:<< Tu piuttosto, mi sembri un po’… a disagio >>.
Sentendomi chiamare in quel modo e rendendomi conto del suo modo di stuzzicarmi, mi infastidisco decisamente. Stringo i pugni e ringrazio e maledico contemporaneamente di non avere un coltello in tasca, perché se lo avessi, sarebbe già piantato nella sua gola:<< Smettila. Non sono una ragazzina e non sono a disagio. Non mi importa nulla di ciò che è successo. Anzi, non me ne ricordo neanche più! >> esclamo alzando leggermente la voce.
Il ghigno sulle sue labbra si allarga e lo vedo avvicinarsi maggiormente a me e stringere una mia ciocca di capelli tra le dita:<< Io invece lo ricordo bene. >> sussurra:<< Ricordo la tua voce, di come urlava il mio nom… >>.
Non lo lascio finire di parlare che gli sono addosso, lo schiaccio con tutta la forza che ho contro il muro, premendogli un braccio alla gola:<< Sta’ zitto! >>urlo.
Lui, per nulla intimorito, mi poggia le mani sui fianchi:<< E sì >> commenta:<< hai lo stesso identico fuoco di quella volta… >>.
Lancio un urlo frustrato e sono sicura che, se non accorresse Brutus a dividerci, cercherei di ucciderlo. Il mentore irrompe nella stanza, mi circonda la vita con le braccia muscolose e, senza la minima fatica, mi solleva di diversi centimetri da terra.
<< Che cosa succede!? >> domanda con voce infastidita, osservando la mia espressione rabbiosa e quella divertita di Cato. Non ricevendo risposta mi lascia andare, dandomi una leggera spinta verso lo porta:<< Allora a letto. >> ordina:<< Vorrei farvi almeno entrare nell’Arena tutti interi >>.
Senza una parola do le spalle ai due e lascio la stanza, decidendo in quel momento che, una volta nell’Arena, Cato sarà il primo.


Rieccomi :D
Allora, cosa ve ne pare? Siete vivamente pregati di sprecare due minuti per lasciare a questa povera tapina una recensioncina (anche ina ina) e farle sapere cosa ne pensate, prima che cada nello sconforto.

Come avrete capito, Clove e Cato si conoscono da prima di diventare tributi, ma ciò che è successo tra loro verrà spiegato un po' più avanti quindi sì, vi lascerò sulle spine per un po'.

Per quanto riguarda la Mietitura, in Hunger Games viene detto che Cato si offre volontario, ma non si specifica nulla su come Clove sia diventato un tributo, quindi mi sono presa questa libertà. I cognomi di entrambi sono puramente inventati poiché non vengono detti.

Altra cosa, il desiderio di Clove di apparire più grande: inizierei dicendo che come personaggio mi intriga molto e per scrivere questa fanfiction ho dovuto scavare a fondo e dietro le poche informazioni che abbiamo su di lei. Penso che ogni tributo abbia il desiderio di apparire forte, potente ed invincibile e Clove, minuta com'è, preferirebbe sicuramente sembrare più grande ed aggressiva. Se non siete d'accordo, fatemelo sapere ;)

Finisco facendomi un po' di pubblicità (cosa che tra l'altro faccio davvero di rado perché mi sembra un po' triste...) e lasciandovi un paio di link:
Qui c'è la mia pagina Facebook dove potete trovare aggiornamenti e scleri sulle storie: Chanel483 EFP
Queste invece, se a qualcuno interessassero, sono due one shot scritte da me su Hunger Games:

Katniss deve vivere (Ciò che è avvenuto durante la settantaquattresima edizione degli Hunger Games, dalla morte di Cato all'annuncio dei vincitori, dal punto di vista di Peeta)
Tutti amano i segreti (Finnick ed alcune sue riflessioni su ciò che è costretto a fare, mentre fa compagnia ad un abitante di Capitol City.)

E qui vi lascio, ci vediamo al prossimo capitolo :D
Baci, Chanel

PS: Non aspettatevi colpi di scena assurdi o improvvisi cambi di trama: Clove muore. Punto.

  
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