Varcarono la porta dell'appartamento in silenzio, con la stessa espressione di tensione che avevano mantenuto fin dalla lettura del testamento a sorpresa di Fred.
Avevano
chiesto al signor Plunkett se fosse tutto uno scherzo,
perché come
avrebbe potuto essere una cosa seria? Come
era possibile che una richiesta del genere potesse essere non solo
possibile, ma anche accettabile nel ventunesimo secolo?
Il
vecchio notaio aveva sorriso, in una maniera ambigua e fastidiosa, e
aveva spiegato loro che il contratto era valido, dato che era stato
stipulato dalla magia.
Allora,
con la disperazione nel cuore, avevano chiesto se fosse possibile
invalidarlo, ma l'uomo aveva scosso il capo, col suo sguardo folle, e
aveva spiegato che quel genere di documento era impossibile da
annullare, con la magia o con metodi normali; per dimostrarlo aveva
dato fuoco alla pergamena, che era ritornata intonsa e perfettamente
leggibile in un secondo, dopo che le fiamme si erano spente da sole,
per magia.
Per
nulla convinto, George si era alzato in piedi e aveva detto che non
avrebbe sposato Angelina, nemmeno se a chiederlo era Fred, o almeno
la sua volontà postuma. A
quelle parole un bagliore accecante aveva avvolto la lettera e subito
dopo, sulla superficie improvvisamente bianca, si erano formate delle
nuove parole, nella grafia arzigogolata di Fred.
“In
questo caso perderai la cosa più importante” aveva
scritto la
lettera, seguendo le istruzioni magiche di chi l'aveva creata.
George
era diventato pallido, chiedendo spiegazioni alla pergamena, anche se
sapeva quanto fosse stupido.
“Se
non la sposi entro la data sul contratto, la persona che ami
morirà. Se al momento non sei impegnato, e non sei
innamorato, sarai
tu a morire. In ogni caso, anche Angelina morirebbe” aveva
risposto
crudelmente quella.
E
alla fine cedettero, guardandosi l'un l'altro, confusi. Non avevano
più parlato, non sapevano che dirsi. Solo mille domande
inespresse
riempivano le loro menti ed entrambi sapevano che nessuno dei due
aveva le risposte.
Perché
Fred aveva fatto una cosa del genere? Prima di morire già
sapeva che
lei e George stavano assieme, quel che lei avesse passato per poter
infine stare con lui.
E
in un secondo, con una lettera, spazzava via tutto; per cosa poi?
Angelina
non voleva sposare George. Era inorridita e sbiancata quando aveva
sentito la richiesta di Fred. Aveva detto al notaio che lei
considerava il contratto non valido, dato che non desiderava affatto
un matrimonio in quella maniera.
Ma
la lettera aveva risposto ancora, facendole montare una gran rabbia
nel cuore, desiderando di poterla strappare con le sue mani.
“Non
si può, Angie. Questa richiesta è per il tuo
bene, fidati” aveva
risposto insolitamente dolce, con la grafia conosciuta.
Non
si può, è per il tuo bene...che diamine ne sapeva
un pezzo di carta
di che cosa fosse più giusto? Come poteva sapere quanto
dolore
stesse arrecando? Un pezzo di carta se ne fregava delle
emozioni, se ne fregava del dolore altrui.
Questa
a Fred non l'avrebbe mai perdonata. Non
era uno scherzo, era vita vera; c'era la loro felicità in
gioco.
George
poggiò la bacchetta sul tavolino, un suono lieve, ma che nel
silenzio risuonò con forza, facendoli trasalire. Si
cercarono con lo sguardo.
“La
persona che ami morirà.”
Quella
frase era rimasta impressa nelle loro menti e Katie sapeva che George
aveva paura che potesse morire a causa sua.
“Perché
hai firmato quel contratto?” chiese, senza potersi fermare.
Desiderava saperlo. Perché George, pochi giorni dopo averle
detto di
amarla, aveva firmato un contratto che lo legava ad un'altra donna?
“Io
non l'ho fatto!” esclamò lui, irritato, come se
trovasse
offensivo che lei potesse
pensare diversamente.
“Ma
la tua firma...c'è la tua firma su quel foglio. Per questo
motivo è
vincolante! A causa delle firme tua e di Angelina. Quando? Quando
avete deciso di fare una cosa così stupida?”
urlò, incapace di
tenersi dentro quella rabbia.
Perché si sentiva tradita, esclusa,
ferita. Non voleva pensare a quello che sarebbe successo di
lì a
qualche mese, non voleva pensare di dover perdere George, per colpa
di una bravata, di uno stupido accordo, pensato in chissà
quale
momento di pazzia.
Lui
si avvicinò, intuendo la sua agitazione, la lotta interiore
che la
scombussolava; le prese il viso tra le mani, costringendola a
guardarlo negli occhi.
“Ti
giuro, non ho mai firmato quell'accordo. Non avrei mai acconsentito a
niente del genere” sussurrò ad un passo dal suo
volto. Katie
lesse nei suoi occhi la verità e si sentì
svuotata dalla rabbia.
“Questo
vuol dire, ed è terribile anche solo pensarlo,”
continuò lui
abbracciandola, “che tutta questa storia è stata
architettata da
Fred, a nostra insaputa. Ed io non riesco a credere che possa averlo
fatto.”
Sentì
il cuore di George accelerare, di rabbia, al pensiero che il suo
gemello, la persona che aveva amato più di tutte, potesse
aver
ideato un piano così malvagio e subdolo.
Rimase
avvinghiata a lui, desiderando che il suo calore riuscisse a
cancellare il gelo che si stava impossessando di lei.
“Andrà
tutto bene!” disse George, per rassicurarla.
“Continueremo
a cercare scappatoie su scappatoie, cavilli, la più piccola
clausola
che possa darci l'opportunità di annullarlo. Ci deve essere
qualcosa
e non mi darò pace finché non lo
troverò” sbottò lui accorato.
Lei
sorrise appena, colpita dalla risolutezza nella voce, stretta ancora
nel suo abbraccio.
Dal
giorno seguente, tutti i loro sforzi furono tesi a cercare.
Cercare
un punto debole del contratto, cercare di stare assieme, cercare di
non soccombere alla paura.
Dopo
il turno in ospedale, Katie correva alla biblioteca magica comunale,
a sfogliare centinaia di libri, nella sezione 'Fatture e
Contratti'; in quella 'Matrimoni Magici: come
formularli, come
evitarli'; perfino in quella: 'Daresti la tua anima
per
sciogliere un contratto?', piena delle cose più
raccapriccianti.
Sera
dopo sera rientrava a casa sempre più stanca e sfiduciata.
Lei
e George non parlavano del contratto, ma continuavano entrambi a
cercare di annullarlo. Nessuno dei due voleva rovinare i loro primi
momenti di convivenza assieme parlando di qualcosa di così
terribile, entrambi volevano solo risate, gioia e amore tra quelle
mura.
La
notizia del contratto si diffuse piuttosto in fretta, considerato che
nessuno di loro avesse detto nulla, troppo impegnati a cercare una
scappatoia. Venne loro in mente che forse il notaio non fosse poi un
così rinomato professionista, se andava in giro a spargere
pettegolezzi su casi privati.
Nel
mondo magico fece grande scalpore, nel clima fin troppo rilassato del
dopo guerra; la gente, non più impensierita e spaventata al
pensiero
di morire per mano di Voldemort, si dedicava a frivoli passatempi,
come le chiacchiere.
Decine
di curiosi li assalivano ogni giorno, Rita Skeeter in primis, per
avere notizie di prima mano, impressioni e pensieri sulla vicenda;
assaltavano il San Mungo, si assiepavano fuori dal negozio di
scherzi, li seguivano mentre erano in giro.
La
cosa all'inizio li aveva spiazzati e infastiditi, perché
proprio non
gli andava giù di essere sulla bocca di tutti, tanto
più che
nessuno aveva cercato di dar loro una mano. Poi
avevano escogitato percorsi alternativi, camuffamenti e Incantesimi
di Disillusione per passare inosservati; in breve avevano smesso di
essere pedinati, anche se fu una vittoria breve.
Angelina,
infatti, non sembrava riuscire a gestire le cose bene come loro, e
venne presa di mira molto presto; soccombeva alle domande,
tentennava, scoppiava in pianti isterici, alimentando la stampa
scandalistica.
Nel
giro di un mese non c'era mago o strega interessato di gossip, in
tutta la Gran Bretagna, che non sapesse ogni dettaglio della storia.
C'erano
interviste a conoscenti, o presunti tali, che dicevano la loro sulla
vicenda, chi schierato dalla parte di Katie, vista come la vittima, a
cui veniva strappato via il fidanzato, chi invece si schierava con
Angelina, sostenendo che la povera ragazza non centrava nulla e non
doveva morire a causa di loro due.
Al
lavoro incontrava sempre più spesso facce che la guardavano
con
pietà, con compassione, e i più la trattavano
come se fosse una
persona malata che stesse per dipartire.
Fu
un mese lunghissimo, vissuto nell'ansia e nell'agitazione.
La
tesi si avvicinava, la data del matrimonio si avvicinava.
E
per quanto avessero cercato, sembrava che non ci fosse nulla, in
nessun libro, che potesse aiutarli.
Settembre, caldo e afoso, stava volgendo al termine.
Katie
rincasò presto, quel pomeriggio di fine mese, trovando
l'appartamento vuoto. Si
mise alla scrivania dello studio di George, per correggere alcuni
passi del discorso per la tesi, grattando via le frasi che non la
convincevano con la piuma, sporcando la scrivania di gocce di
inchiostro nella fretta di scrivere le parole che le saltavano alla
mente.
Quando
fu necessario accendere una candela per poter continuare a scrivere,
finalmente capì quanto si fosse fatto tardi. Si
alzò stiracchiando
le membra, decisa a continuare in seguito. Dopo aver fatto la doccia,
per rinfrescarsi e scacciare via la tensione, iniziò a
cucinare, per
fare una sorpresa a George.
In
realtà cucinare alla babbana, usando mani e utensili invece
della
magia, la rilassava; e solo il cielo sapeva quanto avesse bisogno di
rilassarsi.
La
tesi, il contratto matrimoniale del suo ragazzo, la proposta in
sospeso all'OMG, a cui non aveva ancora risposto, assorbita com'era
da ben altri problemi, gravavano sulle sue spalle.
Un'ora
più tardi ammirò la cena, pronta e invitante, poi
gettò
un'occhiata all'orologio della cucina, cercando di scacciare via
l'ansia al pensiero che George fosse in ritardo.
Decise
di aspettarlo sul divano, a leggere un buon libro giallo, del miglior
investigatore mai ideato; Sherlock Holmes trascinò la sua
mente
lontano per un po', impegnandola a scoprire il mistero dietro il cane
demoniaco dei Baskerville.
Cadde
in un sonno inquieto, in cui girava in completo di tweed con una pipa
in bocca, a indagare con un tizio distinto e bonario, usando gli
incantesimi per smascherare i colpevoli.
Si
svegliò ore dopo, infastidita da un bagliore improvviso nel
buio
totale della casa: il patronus di George la osservava seduta sul
tappetto, in attesa.
“Sono
con Angelina, sta poco bene. Rincaserò tardi, ma non
preoccuparti”
disse il piccolo Fennec, con la voce del ragazzo.
Katie
lo osservò svanire in una nube argentea, facendola piombare
nell'oscurità.
Eppure
non c'era più buio lì che nel suo cuore, in quel
momento.
Scosse
la testa, cercando di scacciare ogni pensiero stupido e malvagio che
le fosse salito in mente e di soffocare quella rabbia che sentiva nel
petto. Ma
non riuscì a non provare una cieca gelosia e a sentirsi
sporca per
questo.
George
era con Angelina? Dove si erano incontrati? Quando? Perché?
“Perché? Perché devi farmi questo? Dimmi, Fred Weasley, ti stai divertendo a osservarmi soffrire? Dimmelo!” urlò al nulla, arrabbiata con tutto e con tutti.
Note:
Salve a tutti!
Ho
messo l'avvertimento ooc, per sicurezza. Io trovo che le reazioni dei
personaggi siano giustificate, data la situazione, ma preferisco
comunque segnalarlo.
Spero
che la storia vi stia piacendo, l'ho scritta senza molte pretese.
A
presto
Mimì