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Autore: margulka93    09/05/2013    6 recensioni
« Mamma, sono loro » soffiò Bra, le cui pupille erano dilatate all'inverosimile, ma Bulma non la stava affatto ascoltando perché la sua attenzione era stata catturata da un oggetto. Un archivio arrugginito nel bel mezzo di vecchi computer impolverati. L'etichetta appiccicata sullo scompartimento più alto era inequivocabile, nonostante l'inchiostro fosse molto sbavato: 'Capsule non collaudate'.
[...]
« Dai un bacio a Trunks. La mamma vi vuole tanto bene » sillabò senza utilizzare le corde vocali, consapevole che Bra non poteva sentirla.
« Vieni con me! » gridò Bra, ma alzandosi sbatté la testa contro il vetro. Era davvero piccola quella dannata macchina.
L'ultima immagine che riuscì a mettere a fuoco la ragazza fu il viso di Bulma, squarciato da un enorme sorriso.
L'ultimo suono che udì fu un urlo straziante.
Poi più nulla.

MiraiBra raggiunge MiraiTrunks nel passato. La ragazza non vede Vegeta da dieci anni, nasconde un passato terribile che Trunks non ha voluto rivelare. Il torneo di Cell è alle porte.
Che succederà?
Genere: Malinconico, Suspence | Stato: completa
Tipo di coppia: Het | Personaggi: Bra, Bulma, Trunks, Vegeta | Coppie: Bulma/Vegeta
Note: Missing Moments, What if? | Avvertimenti: nessuno
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Another Brief from the future.


 

Il cielo era coperto da enormi cuscini grigi striati di bluastro che minacciavano una tempesta coi fiocchi. Una gran brutta cosa dato che la pioggia avrebbe iniziato a sciogliere lo spesso strato di neve depositato ovunque. Gli alberi si chinavano pericolosamente, strattonati dalla potenza del vento, le foglie ingiallite e umide riverse al suolo, volteggiavano leggiadri, spiaccicandosi sui parabrezza delle auto vuote. La città era deserta, gli edifici più che diroccati erano semi distrutti e nessun essere vivente popolava le strade. Non esseri umani, comunque.
Di lì a due giorni sarebbe stato natale, eppure le carole non sarebbero penetrate a forza dalle finestre, costringendoti ad alzare il volume del televisore, i bambini non avrebbero bussato di porta in porta per venderti qualche dolcetto, nessun padre si sarebbe travestito da quel vecchiaccio che portava i doni. I pochi bambini sopravvissuti probabilmente avevano chiesto – per l'ennesimo anno – a Babbo Natale di portarsi lontano i cyborg. E sarebbero rimasti delusi. Ancora.
Dal giorno in cui Vegeta era tornato in condizioni pietose dall'unica battaglia contro quei mostri, annunciando la morte di Yamcha, Tenshinhan e gli altri, Bulma aveva passato notti insonni per trovare un modo per tenere lontano gli androidi, così aveva sistemato Vegeta e la culla di Trunks nei laboratori per occuparsi di loro senza smettere di lavorare. Nel giro di una settimana, dopo innumerevoli fallimenti e numerose imprecazioni a seguito, Bulma con due occhiaie da paura, sull'orlo di una crisi isterica, era riuscita a imporre alla Capsule un campo di forza che impediva l'accesso agli intrusi.
Vegeta, ancora convalescente, aveva avuto il compito di distribuire il marchingegno alle famiglie sopravvissute e, ogni volta che C17 e C18 attaccavano una città lontana, si recava nei centri commerciali per far scorte. Così avevano vissuto per quasi nove anni, nell'auspicio che gli androidi non trovassero un sistema per infrangere le loro protezioni, mentre il principe continuava ad allenarsi per non spegnere le speranze di Bulma e Trunks.
Quel giorno era impegnato nell'ardua impresa di costruire un pupazzo di neve. Era a torso nudo e indossava unicamente dei pantaloncini scuri, invece Bra era tutta imbacuccata. Tra i giocattoli della piccola spiccava un minuscolo pupazzo di neve – parecchio storto – quasi nascosto da quello imponente di Vegeta.
Bra si fermò ad ammirare l'opera del padre con aria critica. Doveva ammettere che era più bello con quella sciarpa e la simpatica carota che fungeva da naso.
« La carota » disse, tendendo la manina.
« Non ci provare, questa è mia » la redarguì Vegeta, con il naso all'insù.
La tattica della prepotenza aveva fallito. Bra prese appunto di studiare meglio le strategie di sua mamma quando lo strapazzava e decise di attuarne un'altra.
« Il tuo pupazzo è troppo ciccione, papà. Quegli oggetti non ci stanno per niente bene » lo attaccò, sempre con le braccia incrociate, in un'imitazione perfetta di Bulma.
« È artisticamente ciccione » rispose Vegeta.
« No, è ciccione e basta ».
Vegeta si allontanò di due passi e prese a scrutare la propria opera. Bra gongolò silenziosamente: stava per cascarci. L'espressione concentrata sul volto di Vegeta si tramutò ben presto in una altamente soddisfatta, con immensa delusione della bambina.
« È perfetto » concluse.
Bra mise un tenerissimo broncio. Era ora di passare al piano C, quello che tanto temeva suo padre, almeno quando veniva praticato da Bulma. Si arrampicò su Vegeta e rubò la carota, i bottoni e le altre decorazioni e li infilò sul proprio pupazzo di neve. Il risultato non fu soddisfacente – erano estremamente sproporzionate rispetto alle dimensioni del pupazzo – ma niente fu più gratificante della faccia sorpresa del principe.
« Mi stai copiando? » chiese Vegeta.
Bra, cogliendo la provocazione, assunse lo stesso sguardo corrucciato e ripeté con voce maschile: « Mi stai copiando? »
« Ora te la faccio pagare, mocciosa » ringhiò Vegeta, infilando le dita sotto il pesante cappottino di lei e iniziando a farle il solletico. La piccola tentò di resistere, ma ben presto prese ad ululare dal ridere.
« Tocca a me! » gridò Bra, con le lacrime agli occhi. Allungò le manine sugli addominali scolpitissimi di Vegeta, pregustandosi la vendetta. Quest'ultimo però incrociò le braccia e alzò il mento, fiero.
« Non mi fai nulla ».
Bra strinse pericolosamente gli occhi. Era ora di tirare in ballo la maga delle vendette, l'artista dei ricatti, l'unica capace di mettere alle strette quel gran guerriero del suo papà. Prese un respiro profondo e spalancò la bocca.
« Mammaaaaa » urlò, ghignando. Vegeta emise un gemito strozzato.
Le teste di un Trunks decenne e di Bulma – che aveva un taglio corto e qualche ruga in più – sbucarono dalla porta d'ingresso.
« Serve una mano? » chiese la donna. Era avvolta in un maglione troppo grande per essere suo e scosse con disinvoltura i corti capelli. Avanzò elegantemente e si chinò per abbracciare Bra.
« Papà ha fatto il cattivone? » Bra e il suo labbro inferiore arricciato annuirono, quando Bulma distolse lo sguardo, assunse la forma di un sorriso sadico.
Vegeta finse di essere spaventato e iniziò ad indietreggiare. Mamma e figlia si scambiarono un cenno d'intesa e gridando « All'attacco » si scaraventarono addosso al Saiyan e i tre caddero sulla neve, ridendo come matti.
« Mi arrendo » annunciò Vegeta, alzando le mani.
« Batti il cinque, tesoro. Abbiamo battuto il principe malvagio » esultò Bulma, mentre Trunks sorrideva, ancora abbarbicato al portico.
Vegeta era indeciso se vomitare o prendersi a calci da solo. Quello era un padre, sicuramente non il principe dei Saiyan, ma pur sempre un padre... Lo ammirava ed ebbe la voglia di emularlo, magari non in maniera così... sdolcinata e/o stomachevole. Si voltò, deciso a mostrare la propria espressione disgustata a Trunks, però lui stava tremando. Le sue nocche erano diventate bianche a furia di stringere i pugni, i muscoli del suo collo scoperto erano piuttosto contratti, in un perfetto plagio di una belva famelica pronta a scattare. Qualcosa non andava.
« Rientriamo, dai. La cena è quasi pronta e Trunks deve prendere la medicina per abbassare la febbre. Cucciola potresti raccogliere i tuoi giocattoli, prima di rientrare? » stava dicendo Bulma, trascinando il marito per un braccio. Vegeta scompigliò i capelli lilla di Trunks, prima di rientrare in casa.
Bra era già a buon punto. Le braccia erano stracolme di trenini e minuscole lettere colorate che continuavano a sfuggirle e a cadere sulla neve. Trotterellò verso una bambola di pezza che però scivolò via dalle manine, come se fosse attaccata ad un filo invisibile. Eccitata da quella stranezza, lasciò cadere i giocattoli raccolti e rincorse la fuggitiva, che si allontanava sempre più, scoppiando a ridere da sola.
« Questo non è... io oggi... » il mormorio di Vegeta si spense. Trunks incrociò le gambe e venne colto da un improvviso interesse per le proprie caviglie. Lo vide deglutire e grattarsi nervosamente la nuca.
« Oh » commentò Vegeta, esponendo l'unico concetto che i suoi neuroni riuscirono a produrre. Istintivamente mise una mano sulla spalla del mezzosangue e lo sentì rilassarsi un po'.
« Questa è la mia bambola preferita » dichiarò Bra, accoccolandosi meglio sul petto di lei. La strinse tra le paffute dita e le lisciò il vestitino, liberandolo dalla neve.
« Ah si? E come si chiama? »
La biondina accarezzò le trecce azzurre e la serrò a sé, in un gesto apparentemente amorevole. Era inginocchiata per terra e osservava estasiata la propria preda, fiera di sé per essere riuscita a strapparla dalle grinfie del grande principe. Le faceva quasi un po' pena l'ingenuità con cui ci era cascata la piccola.
Bra si fermò per un momento, pensierosa. « Si chiama bambola » affermò, poco convinta.
« Complimenti sorellina. E anche a te, bambina, sei molto coraggiosa » esordì un ragazzo, accovacciato accanto a lei. Bra gli rivolse uno sguardo corrucciato e portò il giocattolo fuori dalla sua portata, preoccupata che potesse sottrargliela.
« NO! »
L'urlo di Vegeta trovò fin troppa eco, tanta era la paura che provò in quel momento. Gli occhi della bambina saettarono sui volti dei due, sulla distanza tra lei e la Capsule e infine sull'espressione atterrita del padre, capendo che aveva fatto quello che mai avrebbe dovuto fare. Il suo respiro accelerò d'un tratto e scivolò dal grembo di C18. Non ebbe il tempo di fare qualche passo, che il suo cappottino venne afferrato da C17 e i suoi piedi non toccarono più il suolo.
Vegeta mostrò i denti e intimò loro di lasciarla andare, promettendo che avrebbe fatto un falò con i loro resti meccanici. Si fermò un attimo a riflettere, mentre li riempiva di parole a caso per distrarli. Doveva assolutamente uscire dal campo di forza – infondo era quello che volevano – ma poi come avrebbe salvato Bra?
« Papà! » esclamò Bra, che tendeva le braccia verso di lui, in preda ad una crisi di pianto.
« Esci dal tuo nascondiglio e noi te la ridaremo » lo sfidò C17, mentre C18 gli faceva segno di raggiungerli con l'indice.
Vegeta, senza pensarci, scattò. Afferrò il cappottino di Bra con i denti e la portò via dalle loro manacce. La depositò sull'asfalto ghiacciato e la circondò con gambe e braccia, formando una sorta di gabbia umana. Alzò la testa per valutare la situazione. Erano distanti almeno quattrocento metri dal campo di forza. Se avesse lanciato Bra di peso, l'avrebbe ferita: aveva sangue Saiyan nelle vene, ma era pur sempre una bambina.
Gli androidi erano spariti, forse in attesa di un suo passo falso e attaccarli entrambi. Una sfera incandescente lo colpì in pieno sulla schiena, seguito da molti altri che lasciarono una chiazza rossa sulla pelle nuda. Imprecò sonoramente e strinse a sé Bra, che si era aggrappata al suo collo e gli stava mormorando mille scuse all'orecchio.
Vegeta sentì un liquido caldo scorrergli lungo il corpo e inzuppargli i pantaloncini. Trattenendo i gemiti di dolore, per non spaventare ulteriormente la piccola, si sforzò di controllare il proprio tono di voce e la chiamò.
« Bra, guardami ». Gli occhioni azzurri, così simili a quelli di Bulma, fecero perdere un battito al suo cuore. Se l'avessero colpito mortalmente, se ne sarebbe andato con una bella immagine impressa nelle pupille, ma ora non poteva, sua figlia non era ancora al sicuro. All'improvviso sentì qualcuno agguantargli le caviglie e oppose una fiera resistenza.
« Papà va a giocare con questi ragazzacci. Tu devi correre a casa senza voltarti, qualsiasi cosa tu senta o veda. Mi hai capito? » disse, scollandosi di dosso le sue braccia e aggrappandosi alla neve per non essere trascinato via.
Bra, tremante da capo a piedi, non si mosse, gli occhi sempre più spalancati dall'orrore.
« Mi hai capito? » ripeté, scrollandola. La bambina annuì.
« E allora vai! » le disse, non prima di averle regalato un sorriso. Si gettò sui bastardi con foga, scagliando ogni attacco per distrarli, ma l'occhio cadde inevitabilmente per abbastanza tempo da fargli perdere la concentrazione e precipitare sul terreno innevato di pancia.
C18 gli si arrampicò sulla schiena insanguinata e gli tirò i capelli, permettendo al fratello di riempirgli il volto di calci. I due ridevano come matti.
Bra, dopo aver percorso metà strada, si fermò, incapace di proseguire. L'orrore della scena era troppo grande anche solo per essere descritto, la devastazione che sentiva dentro era immensa, le sue ginocchia troppo deboli per reggerla, il suo cuore troppo dilaniato dalla disperazione per funzionare a dovere.
I cyborg sollevarono la vittima e lo scaraventarono contro un edificio vicino. Vegeta sbatté violentemente sulla vetrata che si disintegrò con un assolo di scricchiolii e scivolò sull'asfalto, mentre cocci di vetro piombavano su di lui, stralciandogli il petto. Si rialzò a fatica, pulendosi il sangue colato sulle palpebre dalla ferita appena sopra il sopracciglio destro.
« Lasciatelo stare! »
Crilin era coraggiosamente intervenuto, mostrò i pugni ai due, pronto a combattere. Bra, aggrappato alla sua cintura, tremava come non mai. Vegeta approfittò della mossa diversiva per afferrare Crilin e Bra e catapultarli all'interno del campo di forza.
Il piccoletto si massaggiò la testa, lamentandosi della potente botta. Acchiappò Bra, prima che potesse precipitarsi nuovamente fuori. Nessuno dei due si premurò di impedire all'altro di assistere al pestaggio di Vegeta, troppo sconvolti per muovere un dito.
C17 e C18, avendo perso il motivo principale per il quale torturare il principe, si affrettarono a dargli il colpo di grazia, assicurandosi che fosse morto davvero. Rivolsero un ghigno agli spettatori, sussurrando loro che sarebbero andati a prenderli molto presto.
La bambola di pezza era ancora tra le mani di Bra, talmente zuppa di vermiglio da gocciolare sulla neve immacolata.
Vegeta tentò di deglutire almeno tre volte, prima di rendersi conto che la sua salivazione era completamente azzerata. Aveva la mano a mezz'aria, nello stesso punto in cui c'era la spalla di Trunks. C'era. Si guardò intorno, ma non vide nessun ciuffo lilla. Si concentrò sulla sua aura, ma non la individuò. Fece un sorrisino e si alzò in volo.
Le onde erano altissime e producevano tonnellate di schiuma bianca, rincorrendosi, mentre il rumore era soffocato dall'ululato del vento e da rare esplosioni in lontananza. Sentì il freddo pungente raschiargli la pelle, così si strofinò con forza gli avambracci scoperti, lo stesso stava facendo Trunks, seduto a gambe incrociate sul dirupo. Atterrò con grazia sull'erba, poco addietro.
Rimasero entrambi a fissare i tuoni lontani, che sfogavano la loro energia all'orizzonte.
« Come facevi a sapere dov'ero? »
« Dove credi sia andato dopo il torneo con tua sorella? » sorrise Vegeta. Il mezzosangue si strinse nelle spalle e sospirò pesantemente.
« Avevo bisogno di pensare » si giustificò Trunks.
Un avvolgente silenzio calò su di loro, pesante quanto il tendone di un teatro di serie A. Nessuno, a parte il fastidioso vento, ebbe il coraggio di spezzarlo. Vegeta prese posto accanto a Trunks, ma si sistemò poco dietro, e finse di non aver notato i suoi occhi arrossati.
« Non è affatto giusto ». Il ragazzo prese a tormentare un ciuffo d'erba che spuntava dal ghiaccio.
« Cosa? » chiese Vegeta.
« Hai visto come è accaduto, ci credo che sia rimasta così traumatizzata. Anche Gohan è morto per proteggermi, ma mi sono rialzato e ho avuto la forza di reagire. Bra è troppo fragile, non è dannatamente giusto » si sfogò, strappando violentemente i fili verdognoli che si dispersero nell'aria, formando dei cerchi quasi regolari.
« Anche quello che è successo a te non è giusto. Sei giovane, ne incontrerai di ingiustizie ».
« Grazie tante per la consolazione. Sto solo dicendo che tutto questo è capitato alla persona sbagliata » sbottò Trunks, un po' infastidito.
« La stai sottovalutando solo perché è una ragazza. Lo sai che trasformata in super Saiyan è forte quasi quanto te? E lei non ha fatto l'allenamento speciale »
« Non sto parlando di forza fisica, papà. È solo che... Tu non lo sai, è ovvio. Bra ne è uscita a pezzi, non ha mangiato, non ha dormito, non ha parlato per settimane. Mamma non ha avuto neanche il tempo di disperarsi per te, ha dovuto essere forte per noi, ma io la sentivo piangere tutta la notte e sono stato io, un decenne, a prendermi cura di loro con l'aiuto di Gohan... Sono contento di averlo fatto, ma se solo Bra si sfogasse, riuscisse a parlarne con qualcuno... »
« Perché credi mi stesse picchiando, oggi? » lo interruppe Vegeta, con un sorrisetto beffardo e allo stesso tempo orgoglioso. Trunks sussultò e voltò il capo così velocemente da farsi male alla nuca.
« Tu... Ce l'hai fatta? » balbettò, mentre le sue pupille si allargavano per la gioia.
« Sono il principe dei Saiyan, io. » rispose lui, alzando il mento.
Trunks scoppiò in una risata isterica e crollò steso per terra, tenendosi la pancia. Per un folle momento aveva pensato di buttargli le braccia al collo e stringerlo forte, ma riuscì a trattenersi appena in tempo.
« Non so proprio come ringraziarti » disse il mezzosangue appena si riprese, arrossendo un po'.
« Dai, andiamo. Tua sorella ha bisogno delle medicine » lo esortò Vegeta, alzandosi in piedi e scompigliando i capelli lilla, proprio come aveva fatto l'altro con il piccolo.
Trunks restò basito per qualche attimo, prima di sciogliersi in un sorriso e seguire il padre.



***ANGOLO AUTRICE
Buongiorno giovincelli.
Sono viva? Certo! Vivissima! Chiedo scusa per la lunga pausa, sono in preda agli ormoni decisamente PRO-YAOI sia su Goku/Vegeta che Zoro/Sanji, ma ho scritto e pubblicato la one-shot promessa settimane fa [SCATTA IL MOMENTO PUBBLICITA']
Vi lascio l'introduzione e il link. Enjoy.



Lascia che mi occupi di te
Dicono che il principe azzurro arrivi su un cavallo bianco quando meno te lo aspetti. Io l'ho sempre immaginato pieno di muscoli, intelligente e bellissimo, che compare sullo sfondo di un tramonto in riva al mare, con gli ultimi raggi di sole rossicci che lo fanno apparire come un Dio sceso in terra. A parte la mancanza dello scenario romantico, lui potrebbe essere quello giusto. Ci sono soli pochi, minuscoli dettagli quasi insignificanti. 
Il suddetto lui è un alieno sanguinario con sintomi premestruali e tendenze omicide. Il babbeo tende a cercare di uccidermi (e di uccidersi) un giorno sì e uno no. 
È l'uomo perfetto, no?


Tornando a noi, vi ringrazio taaaaantissimo per tutte le visite e le recensioni e mi si stringe il cuore nell'annunciarvi che il prossimo è l'ultimo capitolo (vi passo i fazzolettini T__T) e prometto di chiuderla degnamente, per voi che siete la mia forza, con TUUUUUTTI i ringraziamente decenti che vi meritate! Troppo melenso?! Beh, ci vuole ogni tanto! :D
Grazie ancora, vi voglio bene!
   
 
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