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Autore: Shadowhunter    11/05/2013    3 recensioni
Dalla sua nascita Ryan Stone vive con la sorella maggiore nel quartier generale degli Esclusi, finché un giorno si offre di andare in missione. Il suo compito è di intrufolarsi nella sede dei Livelli Superiori e partecipare alla Cerimonia della Scelta, dimostrando che gli Esclusi sono uguali agli abitanti delle fazioni.
Si dimostrerà una missione suicida oppure il primo passo della ribellione?
Genere: Azione, Fantasy, Romantico | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het, Crack Pairing | Personaggi: Altri, Nuovo personaggio, Sorpresa
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Il Test Attitudinale
David


 

Entro nella saletta numero tre, dove mi aspetta un Erudito. Avrà all’incirca la mia età e indossa degli occhiali con la montatura rotonda e i soliti indumenti blu della sua fazione. Ha i capelli dello stesso colore di una carota e la faccia piena di lentiggini come se si sia spruzzato di vernice rossa sulla faccia.
Dietro di lui c’è un enorme specchio che ricopre tutta la parete, nel quale vedo il mio riflesso: i vestiti bianchi e neri da Candido, i capelli spettinati, la piccola cicatrice sul mento che mi sono fatto un paio di anni fa e gli occhi così scuri che non riesco a distinguere l’iride dalla pupilla.
Mi siedo sulla poltrona reclinabile color crema al centro della stanza e fisso il macchinario di fronte a me pieno di cavi con il terrore che, essendo un Escluso, il siero della simulazione non funzioni come dovrebbe.
“Mi sembri teso. Rilassati” afferma l’Erudito, lavorando con dei fili. “Io sono Cameron, uno dei cinque capifazione degli Eruditi. Il testa attitudinale comincerà fra poco.”
Cameron collega i cavi al macchinario, a lui e infine a me e mi porge una fiala con un liquido trasparente che sembra acqua.
“Ti consiglio di berlo tutto ad un fiato. Il siero non ha un gusto molto piacevole” afferma, accennando un piccolo sorriso.
Afferro la fiala e bevo il suo contenuto. Improvvisamente gli occhi mi si chiudono contro la mia volontà, non riesco a muovere un muscolo del mio corpo e il mondo diventa completamente nero.
~
Spalanco gli occhi e mi trovo nella mensa. Di fronte a me ci sono due cestini posati su un tavolo vuoto. Mi guardo intorno e noto che sono l’unica persona nella stanza. Mi avvicino al tavolo e vedo che in un cesto c’è un pezzo di formaggio, mentre nell’altro c’è un coltello.
È lo stesso scenario che mi aveva descritto un Escluso prima che io sia partito per svolgere la mia missione. Lui mi aveva consigliato di scegliere il formaggio, perché non avrei dato troppo nell’occhio.
Una voce fuoriesce da un altoparlante e dice: “Scegli”.
Guardo i due cesti. Faccio per prendere il pezzo di formaggio quando mi blocco e mi giro per guardare il coltello. La lama argentata brilla sotto la luce al neon della mensa e mi invita ad afferrarla.
Scuoto la testa. Ripeto le parole dell’Escluso nella mia mente: “Devi prendere il formaggio, sennò la tua copertura salterà e verrai giustiziato. Lascerai tua sorella sola, senza nessun parente al suo fianco e lo sforzo che abbiamo fatto per mandarti in missione sarà sprecato”.
Non so come, ma alla fine mi ritrovo con il pezzo di formaggio nella mano sinistra e il coltello nella destra. In quel momento sento una porta cigolare dietro le mie spalle, mi volto e mi trovo faccia a faccia con un cane dal pelo nero affamato e rabbioso.
Spero che non voglia convertirmi nel suo pranzo.
Gli porgo il pezzo di formaggio, anche se so che i latticini non sono gli alimenti preferiti dai cani. Lui fa per addentarlo quando si ferma e nota il coltello nella mia mano. Nel giro di nemmeno un secondo il cane mi attacca e io, difendendomi, gli amputo una zampa. Del sangue sgorga fuori dalla ferita e tinge di rosso la mia maglia bianca. Il cane cade a terra, contorcendosi dal dolore, però non smette di ringhiarmi contro e mi morde la mano sinistra.
Un dolore acuto mi attraversa il braccio, ma non ci faccio tanto caso. Afferro saldamente il coltello e affondo la lama nel collo del cane, uccidendolo all’istante.
Grazie al cielo che i cani non sono i miei animali preferiti.
All’improvviso una bambina entra nella stanza dalla stessa porta in cui è passato il cane e sposta lo sguardo dall’animale morto sul pavimento al coltello grondante di sangue nella mia mano.
“Chi ha ucciso il mio cagnolino?” chiede fra i singhiozzi. “Sei stato tu?”
Non rispondo.
“Allora, sei stato tu sì o no?” urla la bambina, lacrimando e puntandomi il dito contro.
Scuoto la testa. “Non so chi sia stato, ma ti aiuterò a trovarlo. Promesso”.
All’improvviso la mensa scompare di fronte ai miei occhi e mi ritrovo in una stanza dalle pareti bianche come il latte. Sono seduto su una sedia e di fronte a me c’è un banco di scuola con sopra una penna e un foglio.
Sono solo.
“Scrivi tutto” mi ordina una voce femminile proveniente da un altoparlante posizionato in un angolo della stanza.
“In che senso tutto?” chiedo, confuso.
“Scrivi tutto”.
Afferro la matita e fisso il foglio bianco. Cosa intende per tutto? Devo scrivere tutto quello che so? Devo scrivere tutta la mia storia? Devo scrivere tutto quello che mi passa per la testa? All’improvviso mi viene un lampo di genio.
“Perché dovrei farlo?” domando al nulla.
“Scrivi tutto”.
Mi alzo dalla sedia, spazientito. “Chi sei tu per dirmi cosa fare? Tutti sono capaci di scrivere la parola tutto su un foglio” urlo contro i muri bianchi.
La stanza si sgretola di fronte ai miei occhi e apro le palpebre. Mi ritrovo a fissare la faccia sorpresa di Cameron, che mi sta fissando come se fossi un essere proveniente da un altro pianeta.
“Cosa ho fatto?” chiedo. Comincio a tremare dal terrore che la mia copertura sia saltata e mi viene la pelle d’oca lungo le braccia.
“Hai scelto tutti e due gli oggetti, non uno soltanto. Non è mai successo in tutta la storia. Tu sei l’eccezione alla regola” afferma, scuotendo il capo come se avesse appena assistito a una scoperta scientifica.
“È un bene o un male?”
Cameron inizia a staccare lentamente i fili dal macchinario e non mi risponde.
Non dovevo prendere il coltello.
“Qual è il risultato del test?”
“Cosa preferisci: gli Intrepidi o gli Eruditi?” mi domanda, fissando il pavimento. Dalla mia posizione riesco a sentire gli ingranaggi del suo cervello muoversi a un ritmo disumano.
“Che c’entra? Non dovresti dirmi il risultato? È il motivo per cui sei qui, in fin dei conti” affermo, seccato e preoccupato allo stesso tempo.
“Sei a metà fra un Intrepido e un Erudito. Le tue caratteristiche ti permettono di far parte di entrambe le fazioni. Come ti ho detto prima, non è mai successo”. Deglutisce. “Quindi io non so cosa scrivere nella tua scheda sotto la voce Risultato del test attitudinale. Tu cosa preferisci essere? Un Intrepido o un Erudito? Oppure vuoi continuare a far parte dei Candidi anche se non hai l’atteggiamento necessario? A te la scelta”.
All’improvviso ho la gola completamente secca e il cuore mi batte così forte nel petto che ho paura che esploda da un momento all’altro. Le mani mi tremano di nuovo, come se fossi in preda a degli spasmi. La ferita sul braccio è sparita, però sento ancora la pressione dei denti del cane contro la mia pelle.
“Come posso avere una scelta? Non dovrei avere una predisposizione per una sola fazione?”
“È quello che ti sto dicendo. Quando hai ucciso il cane con il coltello hai dimostrato una predisposizione per gli Intrepidi, mentre quando hai preso il formaggio e hai risposto giustamente alla domanda nella sala bianca hai dimostrato una caratteristica tipica degli Eruditi”. Cameron sospira e mi fissa. “Allora, cosa scegli?”
Non so cosa rispondergli. Non so cosa voglio. Speravo che il test attitudinale mi desse la risposta che avrebbe deciso la mia vita fuori dalla sede degli Esclusi, invece adesso devo decidere. Il peso di questa scelta mi pesa sul cuore come mai nella mia vita.
“Non so cosa risponderti. Scrivi quello che vuoi e facciamola finita con questa storia.”
Cameron mi studia per un tempo che mi sembra infinito, socchiudendo gli occhi dietro le lenti e piegando la testa verso la spalla destra. Dopo un po’ prende un foglio, presumibilmente la scheda di David Morgan, e vi scrive sopra qualcosa.
“Che cosa hai scritto?”
“Adesso puoi uscire” afferma Cameron, fissando il pavimento di nuovo ed evitando di rispondere alla mia domanda.
Capisco che non mi darà mai quella risposta, per questo mi alzo dalla poltrona ed esco dalla saletta. Fuori dalla porta trovo i ragazzi del mio gruppo che si recano in mensa. Certi hanno una faccia sollevata, mentre altri sono bianchi come dei fantasmi. Non so che faccia io abbia, però spero che la mia preoccupazione non sia troppo evidente. Decido di seguirli.
Vado verso il tavolo dove prima mi ero seduto con la Pacifica, ma lei non c’è. In cambio, la ragazza ha lasciato un bigliettino spiegazzato su cui c’è scritto:
Spero di rivederti presto”.
  
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