Kon'nichiwa
a tutti i lettori e le lettrici che intraprenderanno la lettura del secondo
capitolo…
Per prima cosa colgo l’occasione di ringraziare, le persone
che hanno recensito il primo capitolo… Arigatō ire40 e X3CamillaXD, sperò che in futuro ci saranno altri vostri
commenti, e anche da altri. ^_^
Allora, ora vorrei anticiparvi alcune cose sulla seguente
parte, (ma non pensate che vi posticipi i contenuti, questo non l’ho farò
mai!!), dunque, in questo capitolo ho cambiato un po’, la narrazione degli eventi,
cioè, invece di descrivere principalmente come ho fatto nel capitolo
pretencente, ho voluto inserire molti più discorsi diretti tra i personaggi e
tralasciare un po’ minimanente, le descrizioni. Diciamo che è un po’ un
esperimento. Sperò che piaccia questo cambiamento.
Attentato_X_Padre_e_Figlio_X_Imparare
« Killu! Killu! Killu! »
Una voce stridente continuava insistentemente a
ripetere, gridando, quel nome. Tanto che la persona ostinatamente annunciata si
era celata all’interno di una casetta, posizionata su uno dei tanti alberi
della proprietà famigliare; erano questi i momenti in cui non gli dispiaceva
affatto che attorno alla villa ci fossero così tanti ettari di bosco ma, anzi,
considerava questo una fortuna. Il quindicenne, tornato al nido da ben due
anni, era seduto al centro di una piccola stanza, e meditava, sugli ennesimi
insegnamenti del padre e sulle somme perle di saggezza del bisnonno, come lui
amava definirle; eh, sì: Maha, così si chiamava il padre del nonno, era una
persona fortissima, oltre a essere unica, dato che era il solo membro Zaoldyeck
ancora vivente a far parte del potenziamento.
« Prima regola dell'assassino: nasconditi nell'ombra e
cela il tuo respiro; seconda regola dell'assassino: osserva il tuo nemico e
sfrutta le sue debolezze; terza regola dell'assassino... »
« Elimina il bersaglio prima che si accorga della tua
presenza... »
Una voce roca parlò. Il pensatore sgranò
improvvisamente gli occhi, nell’accorgersi troppo tardi che dietro di lui
stavano spuntando delle mani: molto grandi, sicuramente di una persona più
robusta di lui. Esse si strinsero, come la presa di un pitone, all’esile collo
del ragazzo, che sbiancò,
pietrificandosi. Ormai non c’era scampo.
« Pa-dre...? C-cosa state face...? »
« Cosa faccio?! Sto eseguendo una commissione su
pagamento! »
« Ah… e questa “commissione” consisterebbe
nell’uccidere il proprio figlio?! »
« No... veramente mi è stato richiesto solo di
trovarti » Le mani del padre allentarono la stretta mortale, mentre egli provava a sfoggiare uno
dei suoi migliori sorrisi.
« Quanto ti ha pagato la mamma? »
« Circa 400… »
« Valgo così poco? » Rispose, simulando ironicamente
delusione il figlio.
« Intendevo 400.000. »
« Ripeto: valgo così poco? » Ripeté, alquanto seccato,
questa volta.
« Ah, ah, ah, ah!! Giusto... giusto. »
« Sapete, non ci posso credere che voi l’abbiate
amat... volevo dire che voi amiate ancora quella donna... »
« Perché? » Domando il padre, alquanto divertito, ma
sicuro di conoscere già la risposta.
« Padre, mi domandate anche il perché?! Riesco a
sentire il suo gracchiare fino a qua, e siamo quasi ai piedi della montagna. »
« Si: ammetto che, di questi tempi, sta diventando
snervante e opprimente, ma rimane il fatto che lei è la madre dei miei figli e,
mai e poi mai, potrei non amarla; e poi, obiettivamente, rimane un’assassina
con i fiocchi. »
« Mah... letteralmente con i fiocchi: il suo senso
estetico lascia davvero a desiderare! Che si modernizzi; fra pochi anni saremmo
nel Ventesimo secolo. A proposito, papà, come è successo l’incidente di mamma?
»
« Intendi dire quello al volto? Non starai pensando ad
una vendetta? Ah, ah, ah, ah! »
« Allora? »
« Credo che non sia ancora arrivato il momento di
parlartene. » Disse il padre, accarezzando i morbidi capelli del piccolo
albino.
« Ma pap... » Un mugolio si sovrappose alle poche
parole pronunciate dal ragazzo.
« Niente ma: ci sono cose o persone molto più forti di
te, di me o dell’intera famiglia. »
Il volto di Silva mutò espressione, come se tutto
l’amaro, che aveva masticato nel pronunciare quella frase, traboccasse fuori,
dai suoi occhi felini color epidoto
verde.
« Padre?! » La voce del figlio interruppe quegli
istanti di silenzio angosciante, che ne seguirono.
« Io vi prego, voglio solo sap... »
« Killua, tu non avresti dovuto mantenere una
promessa? »
« Promessa? » Si interrogo il figlio.
« Figliolo, se non sbaglio ora hai degli amici, tra
cui uno, in particolare, a cui hai fatto una promessa, firmata con il sangue. »
Ora che ci pensava, aveva veramente fatto un promessa,
e non una da poco.
« Ah, sì, ora ricordo... aspetta un momento, non
cambiare discorso. »
L’albino dai capelli corti sbuffò, completamente
rassegnato all’idea di non riuscire a estorcere al padre nemmeno un parola,
riguardo alla storia della madre.
« Ehi, Killu, ti andrebbe di combattere contro di me?
»
« Combattere? »
« Sì, se tu riuscirai soltanto una volta a sfiorarmi
con uno dei tuoi attacchi ti prometto che acconsentirò a farti partire per le
preselezioni. » Propose il sicario.
« Padre, voi sapevate fin dall’inizio della lettera
spedita dall’organizzazione Hunter. »
Un’espressione incredula si disegnò sul volto di
Killua.
« Bè dovevo pur sapere il motivo per cui il mio
“bambino” si è segregato, in questa catapecchia, postata su un albero. »
« Perché mi state proponendo questo? »
« Perché tengo molto a mio figlio e al mio futuro
erede e dato che, come ho accennato prima, ci sono persone molto più forti di
te, che sicuramente parteciperanno al torneo, voglio accertarmi delle
potenzialità di cui disponi per affrontare tutto questo, e da quanto potrò
osservare valuterò se sei pronto per un’impresa del genere o meno. »
« Va bene papà, che vinca il migliore » Un mesto
sorriso apparve sulle labbra del giovane, che scomparve nell’ombra della
stanza.
Villa Kukuro, terrazza, ore
« Ah… Illumi, sei tu... »
« Niente, solo Silva e Killua che stanno combattendo. »
« Ah... Capisco, è per la lettera. »
« Se non sbaglio, dovrebbero averla spedita anche a te... »
« Beh, ora che mi ci fai pensare, sì... può darsi, ma non ne terrò conto; d'altronde, non mi pare che ci sia un guadagno sufficientemente interessante. » rispose il nipote, con tono alquanto indifferente.
« Illumi, tu ragioni troppo come tua nonna. »
« Tu dici? Non starò mica invecchiando? »
« Chi lo sa? Senti, Illumi, potresti andare a chiamare Gotoh? »
« Mmmh... perché? »
« Ho un favore da chiedergli. » Il vecchio abbozzò una piccola risatina sotto i baffi e se ne andò.
***
« Killua, sei ancora troppo lento! » Gridò l’uomo che, con uno scatto repentino, si spostò sulla
sinistra, impedendo così all’assalitore
di colpirlo con una scarica elettrica. Quest’ultimo, fallito l’assalto,
usando un tronco come trampolino ed effettuò un balzo, portandosi di nuovo
all’attacco, ma anche questa volta fallì miseramente. Ora si trovavano l’uno di
fronte all’altro. I loro sguardi infuocati penetravano le ombre degli alberi,
che facevano da ombrello ai cocenti raggi solari. L’armonia della foresta era
turbata dall’ansimare del giovane, che grondava sudore, al contrario del suo
avversario. Le ore passate si erano portate via il giorno e il tramonto
immacolato e puro si stagliava sulle pendici della montagna, colorandola d’oro
per una buona metà.
« Uff... Uff... papà, stop... basta così, per oggi! » Il figlio fece segno di timeout.
« Ma come: siamo già stanchi?… Ah ah ah... »
Le risa del padre ruppero il
silenzio. Ma, con un breve cenno, il figlio confermò che non ce la faceva
veramente più.
« Ohi, Killu, sono felice che tua abbia preso la decisione di
fermarti; adesso sono sicuro che, se ti scontrerai con un avversario più forte,
interromperai lo scontro e ti ritirerai. So che stai pensando che sarebbe da
vigliacchi fare questo, e hai ragione, perché in un certo senso lo sarebbe;
tuttavia, in quel caso, avresti acquisito anche una preziosa esperienza che ti
spingerebbe ad allenarti ancora di più per
superare il tuo avversario. E poi, questa sorta di strategia ti aiuterà
a tornare a casa, vivo. Non sei forse d’accordo? »
« Sì... Papà. Con questo vuoi dire che accetterai la mia
partenza? »
« Certo, Killua » Sul volto dell’adulto comparve un
sorriso di affermazione che comunicava sicurezza.
« Aspetta un momento.. e la mamma? » Domandò l’albino.
« Non preoccuparti… penserò io a riferire tutto a tua madre. »
« Grazie, papà... »
Recuperate le forze, Killua lasciò
il padre nell’atrio della villa e corse, il più velocemente possibile, a fare i
bagagli, ma ebbe la sorpresa di trovarli, già sistemati, davanti alla porta
della sua camera.
« Ma... cosa?! »
« Ho chiesto io a Gotoh di prepararti i bagagli. Sapevo che
Silva ti avrebbe permesso di seguire la via che hai deciso di percorrere, per
il tuo futuro. »
« Nonno! Siete già tornato dalla missione... » Il vecchio, che si parava dinanzi
all’adolescente, si beava nel vedere l’espressione tanto meravigliata di suo
nipote.
« Grazie nonno, ce la metterò tutta. »
I due si scambiarono uno sguardo
d’intesa, dopodiché il giovane hunter, afferrati i suoi bagagli, si diresse
alla grande porta che dava all’esterno della tenuta.
Lentamente, poggiò il palmo della
mano sulla lastra di pietra eretta e, con una leggera pressione, l’aprì.
“Primo, secondo, terzo, quarto passo... finalmente fuori.”
« Chissà dove saranno i checkpoint per la registrazione? Ok,
gambe mie, fatevi coraggio. »
L’albino inspirò profondante e
s’incamminò alla volta della città più vicina. Mentre ripensava a quella
promessa fatturata, e a interrogarsi su chi o cosa potesse aver costretto sua
madre a non mostrare più i suoi bellissimi occhi color granato.
Comunque, spero che vi sia piaciuto… Sicuramente per l’uscita del capitolo che ne dovrà seguire dovrete aspettare un po’, perché adesso sarei assai indecisa su chi ne sarà il protagonista, raga voi preferite che sia Kurapika o Leorio??? Oddio, muoio già dalla voglia di scriverlo… XD
Link Autoritratto autrice:http://lacrima000.deviantart.com/art/Auto-ritratto-Lacrima-00-370997826?ga_submit_new=10%253A1368286000