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Autore: Swish_    11/05/2013    0 recensioni
Andrea era una ragazza semplice, senza troppi vizi o aspettative. Aveva una vita che le soddisfaceva, con una buona famiglia, un ragazzo bellissimo e amici fedeli. Ma tutto cominciò a prendere una piega diversa quando i suoi occhi incontrarono quelli di Alex, un ragazzo al di fuori di ogni regola, con fascino enigmatico e molti più segreti di quanti se ne potessero immaginare. Dopo il suo incontro, col passare del tempo tutte quelle piccole cose che le rendevano la vita così soddisfacente andarono a perdersi... A cominciare dalla rottura col proprio ragazzo, che confessò di averla tradita. Tutto questo aveva senso?
Era stato il caso... O forse in fin dei conti tutto ciò era stato per volontà di qualcuno?
Genere: Fantasy, Sentimentale | Stato: in corso
Tipo di coppia: Het
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
Capitoli:
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-Cosa!? -
D’un tratto Andrea sentì il sapore della bile salirle in bocca e la testa cominciarle ad offuscarsi.
- Ti stai agitando, cara? -
I suoi occhi smeraldo erano ancora inchiodati su di lei, mentre inarcava leggermente il capo come per studiarla meglio. Sembrava quasi sinceramente dispiaciuto.
Intanto Andrea sentì quasi mancarle l’aria e si ritrovò ad ansimare affannosamente senza neanche rendersene conto. Non riusciva più a distogliere lo sguardo dal suo viso bello e diabolico, e più tempo passava nel guardarlo, più si sentiva debole e ferita.
- Lasciati andare… Crolla dinanzi alla mia potenza! Non essere timorosa… Oh, queste dannate paure da umani! Perché il dolore vi spaventa? Lasciati andare! – la sua voce era calma e soave, le sembrava quasi il canto di una sirena assassina. La vista le si stava annebbiando sempre di più e sentì che di lì a poco avrebbe perso i sensi.
- Cosa… Mi stai… Facen… n… -
- Ahsaj ke dan ji! – una voce oltre le spalle di lei urlò a squarciagola parole mai sentite, furente e iraconda fu espressa quasi in un grugnito rabbioso. Non era stato quell’essere venuto fuori dal nulla ad averla pronunciata, ovviamente, ma Alex, che in un attimo Andrea vide scaraventarsi su di lui e comprimergli qualcosa di lucente sul petto mentre continuava a parlare in una strana lingua che lei avrebbe giurato di non aver mai sentito prima.
- Tujaya se ko nde… -
Andrea non riuscì più a tenere accese le sensazioni e, dopo aver udito un urlo straziante non riuscendo a capire bene da chi dei due fosse stato fatto, si accasciò sulla sabbia, in un’ombra scura e silenziosa della sua coscienza.
- Andrea… - era la voce di Alex, quella che aveva appena udito? Era diversa dal solito. Era strana, stordita, rabbiosa, preoccupata… In preda all’ansia.
- No, ti prego, Andrea… - continuava ad aggravarsi la preoccupazione della sua voce, mentre lei realizzò che oltre l’udito non percepiva alcun altro senso. Per Andrea c’era solo un grande telo nero che le copriva gli occhi, e il corpo diventò un affare a lei completamente  estraneo, non riuscendo a percepire proprio più nulla.
- No… No… No… - le sembrò quasi di sentire un singhiozzo soppresso. Stava forse piangendo?
Alex, sono qui. Ti sento. Non piangere…
Cosa le era capitato di così grave? Non ricordò di aver provato un particolare dolore poco prima, oltre lo stordimento… Forse quando era stata ferita lei già non era più nel suo corpo, e per questo non l’avrà sentito? Ma se non era lì, dove poteva essere allora, in quel momento?
- Io non ti lascio andare via Andrea. No. Non se ne parla proprio!  Non per una sciocchezza simile! – gli sentì un sibilo tra i denti, probabilmente uno sforzo per comprimere la furia iraconda. In quelle parole però si poteva udire la decisione forte e spaventosa della quale si faceva arma.
- Oh, cavoli. Un giorno o l’altro dovrò costringermi ad ascoltare più spesso Daniel… Come ha detto che si faceva…? – pensava tra sé ad alta voce, con tono confuso, e la cosa fece divertire a tal punto Andrea che se in quel momento fosse stata padrona del suo corpo, avrebbe incurvato le labbra fino a ridere di gusto. Eppure c’era poco da ridere, lo sapeva.
Cosa vuoi fare?
Riuscì per qualche breve istante a sentire il respiro di Alex farsi sempre più pesante, e dopo un lasso di tempo che non riuscì a calcolare… Un piccolo rumore. Un suono, per meglio dire. Vento? No, non era proprio quel tipo di suono.
Di nuovo lo stesso suono, un po’ più forte rispetto al primo. Cosa poteva essere? Cosa stava succedendo?  Andrea pensò fosse un’idiozia, ma a lei quel suono parve proprio un battito d’ali.
Lentamente riuscì di nuovo ad acquistare tutti i sensi, uno alla volta… Il primo a recuperare fu l’olfatto.
Riuscì di nuovo a sentire l’odore della sabbia e della salsedine… Ma più intenso di tutti, riuscì a sentire di nuovo l’odore di Alex: un dolce aroma simile a quello della menta, ma non proprio. In realtà non sapeva bene di cosa profumasse, ma non importava. Era il suo odore, punto.
Il secondo senso fu quello del tatto. E Andrea si allarmò non poco quando con inaspettato piacere avvertì la sua mano poggiata sul petto lì dov’era la scollatura. Era calda, anzi bollente. Quasi bruciava come fuoco.
Una volta riavuto un controllo quantomeno decente del suo corpo, Andrea riuscì di nuovo a sbattere le palpebre e fu ben contenta di vedere quel telo nero squarciarsi dinanzi ai suoi occhi, ripresentandole quel cielo stellato e nuvoloso che le parve oramai tanto familiare e confortante.
- Andrea! -
Non ebbe il tempo di spalancare gli occhi ed emanare completamente il suo primo respiro “post-dormita”, che si ritrovò le labbra di Alex compresse sulle sue. Senza nemmeno accorgersene schiuse la bocca e la lingua di lui non esitò a riempirla.
Era un bacio liberatorio. Un bacio esasperato, incredulo e sofferente. Le carezzò il palato e lei ne fu estasiata; era il suo sapore, ora poteva essere certa di aver riavuto anche quell’ultimo senso: il gusto.
Alex si staccò d’improvviso dalla sua bocca e rialzò il viso, piantandole addosso due occhi sbarrati e con una sfumatura di terrore ancora ben visibile in volto.
Andrea si rilassò sotto il suo sguardo, sentendosi di nuovo così inspiegabilmente protetta e al sicuro.
- Alex… - non riuscì a far uscire niente di meglio di un sussurro.
- Oh, treasure. Sono qui! - lui sorrise con dolcezza, per la prima volta per davvero.
- Alex… -
Andrea sentì le lacrime colmare i suoi occhi e Alex mostrò un’espressione terribilmente preoccupata, quasi mortificata, mentre vide scendere una prima lacrima giù per il suo viso.
C’erano tantissime cose che avrebbe voluto dirgli in quel momento Andrea, tantissime domande, tantissime richieste, ma non riusciva nemmeno a capire quante ne potevano essere. Come avrebbe saputo da dove cominciare?
Non lasciarmi…” era questo che avrebbe voluto dirgli davvero, più d’ogni altra cosa, e sapeva quanto potesse essere sbagliato abbastanza dal sentirsi frustrata e combattuta allo stesso tempo. Contro ogni suo limite predisposto però, lei avrebbe voluto dirglielo comunque, ne sentiva come un bisogno vitale, ma le parole non riuscivano a riformularsi in gola, e Andrea dovette accontentarsi di quelle lacrime, e del viso di lui alla sua vista così allarmato solo per lei, per la sua preoccupazione.
Alex si strinse le labbra e schiuse gli occhi in una smorfia di dolore; la afferrò le spalle con entrambe le mani e la strinse a sé, rialzandole il busto a peso morto e circondandola con le braccia. Andrea si ritrovò con il viso impresso nel suo petto, mentre lui affondava il suo nella folta chioma bruna di lei, inspirando lentamente il suo odore.
- Non azzardarti mai più. – la sua voce quasi un sussulto.
- Cosa? -
- …Ad andartene. -
Andrea spalancò i suoi occhi terrosi, sconvolta e ben contenta di non esser vista.
Perché, me ne stavo andando?” l’idea di morire così, in quel modo, la fece rabbrividire. Alzò le braccia e le strinse attorno alla sua schiena nuda, sprofondando ancor di più nella sua pelle.
Dov’è finita la sua camicia?
- …E tu non azzardarti mai più a lasciarmi sola. -
L’aveva detto. Ancora stentava a crederci! Rise tra sé, come una bambina.
- No, mai. – le sussurrò lui in un orecchio.
Brava, idiota. Ci sei ricascata. Sei di nuovo fottutamente innamorata. In un’unica serata, poi! Record assoluto! Ma brava davvero, complimenti!
Andrea ripudiò con riluttanza la sua coscienza mettendo a tacere quella voce stizzita della sua mente e si lasciò andare al benessere di quell’abbraccio, che sembrava quasi servirle per ritornare a vivere davvero.
- Come ti senti? -
La magia di quell’abbraccio finì all’improvviso, troppo presto per Andrea, e Alex tornò a tenerla per le spalle con le braccia tese, portandosela dinanzi per esaminarla nel minimo particolare, con degli occhi divenuti improvvisamente seri e cupi.
- Io… Sto bene. Credo. – si accigliò, accorgendosi solo allora di sentirsi le mani bagnate ed appiccicose. Abbassò lo sguardo per guardarsele: erano macchiate di sangue.
Un’ondata di panico le passò in volto. Alzò di scatto gli occhi su Alex, che seguendo il suo sguardo si rabbuiò terribilmente, impallidito.
- Non è niente. – disse atono, senza guardarla.
- E’ sangue mio, non tuo. Stai tranquilla. -
Tranquilla!?
- Come posso stare tranquilla!? Stai sanguinando! E non poco! – il suo tono era diventato stridulo, ma non le importava più. Alex continuò a tenere lo sguardo basso.
- …Prima. Adesso non più. – il blu dei suoi occhi divenne così scuro da confondersi col nero delle pupille, riprendendo quello dei suoi capelli mossi, scompigliati dal vento.
- Ma cosa stai dicendo? -
Alex si limitò a fare spallucce, rialzandosi. Era ritornato gelido e distaccato.
Andrea si guardò per la prima volta in giro da quando si era risvegliata, e la scena che le si presentò le congelò il sangue e le vie respiratorie. Di fronte a lei, non seppe dire quanto distante con precisione, una grande macchia rossa squarciò la distesa dorata della sabbia. Era quello il suo sangue?
- Dovrei avere delle asciugamani nella mia cabina… -
- Come…? -
Alex sospirò, visibilmente seccato. Si passò una mano nella chioma scura, segno della sua esasperazione, e poi continuò:
- Ho una cabina mia qui. In verità, qui è tutto mio. -
Ignorò l’espressione allibita di lei e continuò, alzando per un breve istante gli occhi al cielo.
- Le spiegazioni a suo tempo, okay? Non stasera, di certo. So quanto potrai essere scossa e frastornata in questo momento, e qualsiasi spiegazione riferente a stasera ti sarà data… - si soffermò a guardarla.
- … Quando starai un po’ meglio, magari. – ignorò di nuovo l’occhiataccia che Andrea gli diresse e sbuffando, proseguì ancora:
- Ora dovrei togliermi questo sangue che ho addosso, se non vuoi sporcarti quando risaliremo in moto. Per cui o vieni con me, oppure mi aspetti qui. -
Andrea balzò in piedi in un lampo, meravigliandosi di quei suoi riflessi più veloci di quanto lei ricordasse.
- Oh non ci penso nemmeno a rimanere qui! -
Alex spostò gli occhi verso le onde marine:
- Ad ogni modo non ci saresti rimasta, era una… sottospecie di domanda retorica. – esibì un sorriso compiaciuto, anche se appena accennato, mantenendo ancora lo sguardo altrove.
Guardami, per la miseria!
- Vorresti dirmi che non avrei avuto comunque scelta? -
Alex esitò un attimo a rispondere, come se si fosse fermato a pensare ad altro, dopodiché sospirò.
- Sarebbe meglio se mettessi in conto il fatto che con me ci saranno ben poche possibilità di scelta. -
Detto questo, e continuando a non guardarla, s’incamminò oltre le sue spalle. Andrea lo seguì stranita con gli occhi tutto il tempo, e quando le diede le spalle rabbrividì per l’orrore. Tutta la parte superiore della schiena di Alex era ricoperta di sangue ormai seccato, con qualche piccola riga discesa verso il basso fino al fondoschiena. Lei ne rimase pietrificata, mentre lui con noncuranza e col suo solito fare elegante recuperò la  camicia scura dalla sabbia lì dietro, e dopo qualche altro passo felpato, finalmente, si voltò di nuovo a guardarla, inarcando le sopracciglia.
- Allora? Vieni o no? -
Andrea obbedì, anche se timidamente, pensando bene che quello di Alex non era affatto un invito, ma un’intimidazione. Quasi una sfida.
Dietro quella domanda c’era molto di più. C’era una scelta di vita, e Andrea in cuor suo sentiva di saperlo già.
Oltre i confini del mondo, con te.” Sorrise di cuore, incamminandosi verso la sua scia segnata dalle impronte sulla sabbia.
Si sentì sorridere di cuore, dopo tanto tempo.
   
 
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