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Autore: Vantilena    11/05/2013    5 recensioni
Sophie si rinfilò la maglietta. Stava per scendere dalla macchina senza dire niente, quando Eddie, ora più sveglio, la chiamò. [...]
–Quanti anni hai?-
Sophie lo fissò a lungo. [...]
-Ho quindici anni. Cioè, sedici. Fra tre settimane-
Genere: Romantico, Thriller | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lemon, Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate, Triangolo | Contesto: Contesto generale/vago
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Eddie stava preparando qualcosa da mangiare in cucina, mentre Sophie rimaneva ancora in camera, a leggere.
Sophie voleva offrirsi per dare una mano, per ricambiare quell’ospitalità in qualche modo, ma la realtà era che non si sentiva in grado di fare nulla. Era probabilmente per quello che voleva andarsene al più presto. Stare lì, con quel ragazzo che la ospitava apparentemente senza chiedere nulla in cambio le metteva addosso un senso come di oppressione.
Chiuse il libro e rimase seduta sul letto, a pensare.
Chissà perché l’aveva invitata a casa sua. Magari si era tipo preso una cotta.
Sentiva il bisogno di andarsene anche perché temeva che lui aprisse gli occhi e la vedesse per quello che era, un’utile prostituta, e che la sbattesse fuori di casa. Dopotutto lei non poteva in alcun modo aiutarlo, in nessun senso. Poteva farlo divertire a letto, vero, ma quello poteva farlo benissimo anche senza abitare con lui. Prima o poi si sarebbe stufato di averla lì, le sembrava così ovvio.
«Cosa si mangia?» chiese Sophie, entrando in cucina. La domanda l’aveva posta così, giusto per aprire una conversazione. Qualsiasi cosa le sarebbe andata bene. Qualsiasi.
«Mah, spaghetti al pomodoro ti vanno bene?»
Lei lo fissò, perplessa.
«Mai mangiati?» chiese lui ridendo.
«No, ma da dove vengono? Europa, quelle parti là, no?»
«Italia.» rispose lui.
«Dicono si mangi bene là.»
«Già.»
Sophie lasciò cadere la conversazione e si sedette a tavola.
Pochi minuti dopo lui le mise davanti un piatto fumante.
«Spero ti piacciano.» disse, sorridendo.
Sophie sorrise a sua volta, non sapendo come comportarsi.
Lui si sedette di fronte a lei ed iniziò a mangiare.
Sophie non era abituata a porzioni di cibo così grandi e si sforzò per mangiare. Non voleva lasciare lì nemmeno il condimento, ma dopo pranzo davvero scoppiava.
«Cosa facciamo ora?» chiese lei, con aria interrogativa.
«Non ne ho idea. Tu cosa vuoi fare?» chiese Eddie.
Lei lo fissò, titubante. Prima, quando era in strada, si diceva sempre che se avesse avuto una casa avrebbe potuto fare tante cose. Ora invece, quando la casa ce l’aveva, non aveva un più pallida idea sul da farsi.
Non voleva uscire. Sicuramente qualcuno l’avrebbe riconosciuta, e soprattutto con lei ci sarebbe stato Eddie. E che figura avrebbe fatto fare a lui? Il drogato che va in giro con la puttana, molto divertente.
«Potremmo parlare.» azzardò Sophie.
Lui inarcò un sopracciglio.
«Mi spiego meglio: potremmo tipo … raccontarci qualcosa di noi.»
Eddie sorrise. «Sì, potrebbe essere un’idea.»
Sophie sorrise. Non credeva che fosse un grande idea in effetti, visto che aveva in programma di andarsene da quella casa il prima possibile, però poteva comunque andare per ammazzare il  tempo.
E poi voleva conoscerlo.
«Allora, cosa dovrei dirti?» chiese lui, iniziando il discorso.
«Non so, parlami di … come mai sei diventato un drogato?» chiese Sophie.
Lui abbassò lo sguardo.
«Beh, non è che ci sia molto da raccontare.»  disse poi.
«Tanto per dire qualcosa.» commentò Sophie.
«Ho preso da mio padre. Lui si drogava e anche alcuni miei amici si drogavano. L’ho fatto sia per entrare nel giro, diciamo, quando avevo la tua età, e poi perché non credevo fosse così sbagliato visto che anche mio padre lo faceva.»
Sophie annuì. In effetti, non era poi così interessante come aveva creduto.
«Perché mi hai presa in casa?» chiese poi lei.
Non aveva mai pensato che sarebbe riuscita a chiederglielo.
Lui esitò. Eddie stava pensando ad una possibile risposta da darle. Il problema era che nemmeno lui l’aveva capito. Il fatto che avesse solo sedici anni non contava alla fine, doveva esserci qualcosa di più e lo sapevano entrambi.
«Il fatto è che …insomma, non so bene come spiegartelo. In parole povere non volevo lasciarti là fuori. Perché … sei piccola, ma non è questo il punto. È più che … non so come dirtelo, ma penso che tu possa capire più o meno come mi sento.»
Sophie riflettè. Dopo un po’, la ragazza concluse che doveva essersi innamorato delle sue tette o qualcosa del genere.
«Vado a dormire un po’.» annunciò lei.
Eddie annuì, anche se dentro di lui si chiese come si potesse pensare di dormire a quell’ora del pomeriggio dopo aver passato una notte intera ronfando.
«Io devo uscire un attimo oggi. Non ti dispiace, vero? Torno presto per prepararti la cena. Insomma, verso le … nove. È un po’ tardi in effetti.» annunciò Eddie.
«Okay.» accettò Sophie, senza interessarsi.
Dopodiché la ragazza si alzò e tornò a sdraiarsi sul letto.
Eddie alle cinque del pomeriggio uscì di casa. Doveva dire a George che non sarebbe uscito quella sera.
 
Quando rincasò, non vedendo Sophie in camera, la cercò e la trovò in bagno. Si trovò davanti una Sophie in minigonna e canottiera aderente, che si stava mettendo delle lenti a contatto blu scuro. 
« Hai intenzione di andare in strada sta sera?»
Lei annuì.  
«Capisco.» borbottò Eddie.
 «No,tu non capisci.»
«Forse hai ragione.»
 «Cerco di tirar su dei soldi per vivere. Non posso restare per sempre qui da te. In primo luogo, la gente lo verrebbe a sapere, e non so se i tuoi amici sarebbero contenti. Per secondo, io non voglio restare qui.»
«Perché?»
«Perché no. Non ha senso. Punto.»
«Forse le cose insensate sono le più giuste, alla fine.»
«Non sempre è così.»
«Cosa ti ho fatto Sophie?»
«Senti, lo sanno tutti che la ragazza che dorme nel tuo letto o è la tua ragazza, o tua moglie o la tua amante. E io non sono nessuna di quelle tre.»
«Lo sai che non sopravvivrai per sempre in una strada?»
«Prima o poi si deve morire.»
«Già. Dipende solo da come vuoi morire.»
«Beh, magari io morirò da puttana che ha cercato di salvarsi la vita, ma non per overdose come probabilmente capiterà a te. Non come un drogato che si sta uccidendo da solo, che ha smesso di lottare! Ne sai qualcosa, Eddie ?» sbottò lei. 
Eddie ci rimase di sasso. Come al solito una valanga di pensieri: alcuni offensivi, altri di scusa, altri incerti. Non disse niente e lei prese in mano il mascara e incominciò ad applicarlo sulle ciglia.
«Sei una delle ragazze più bastarde che abbia mai conosciuto.»borbottò lui. 
Lei non commentò.
«Dico sul serio.»
Lei chiuse la bottiglietta, la ripose nella sua borsetta e lo fissò.
«Eddie, qui ci sono due alternative. O ci stai provando perché ti piaccio, oppure ci stai provando perché vuoi fare in modo che io venga a letto con te di mia spontanea volontà.  In tutti i casi, ci stai provando. Con una troia.»
Eddie tacque.
«Io voglio chiederti una cosa. Perché ti offendi da sola?»
«Senti, se vuoi scoparmi dimmelo subito così la facciamo finita.»
 -Non voglio scoparti-
Ok, Eddie stava mentendo anche a se stesso. Tornare a letto con lei era la cosa che desiderava di più al mondo. Avrebbe messo da parte anche la droga per lei. Tutto, per quel profumo. Tutto per quel corpo. Tutto per lei.
   
 
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