Capitolo 02: Paure
Correva senza
fermarsi, attorno a lei il vuoto più assoluto. Nessun segno di vita in quel luogo buio e oscuro, senza la minima
traccia di luce. Aveva paura, sentiva che sarebbe accaduto
qualcosa di lì a poco. E ne aveva paura. Perché si
trovava in quel luogo? Chi o cosa l'aveva trasportata lì? E
perché non trovava una via d'uscita? Queste domande le martellavano la mente.
C'erano solo lei, il buio, il nulla e una presenza. La
sentiva debolmente, ma era sicura che qualcuno la stesse osservando. Era una presenza insistente, quasi palpabile, tuttavia sfuggente, che trasmetteva
malignità allo stato puro. Si avvicinava sempre più, e lei correva sempre più
velocemente. Ma più correva
più la sentiva avvicinarsi... era orribile...
Dalle sue gote cominciarono a scendere piccole lacrime, forse per la paura... si
sentiva così sola… così indifesa... ancora una volta… non poteva
fermarsi...
Provò a urlare una richiesta d'aiuto, ma dalla sua bocca non uscì
alcun suono, mentre attorno a lei si faceva sempre più avanti il freddo, un freddo terribile. Era certa di non farcela, le gambe
cominciarono a dolerle, mentre un freddo insopportabile si faceva strada sul suo fragile corpo, la sensazione
d'impotenza, la consapevolezza di essere debole, di essere ancora una volta in
mano di ignoti....la paura...le annebbiavano la mente, non la facevano
ragionare… era la fine forse?
Ad un tratto sentì
qualcosa afferrarle il collo, stringersi intorno ad esso
per poi arrotolarsi attorno al suo corpo. Cercò di
urlare per l'orrore, ma ancora una volta era muta. Era la fine. Cercò di
abbassare gli occhi, per scoprire cosa impedisse
all'aria di invaderle i polmoni e liberarla da quello strazio insopportabile. Ma ancora una volta non ci riuscì. Infatti qualcosa di nero le coprì
gli occhi, lasciandola cieca oltre che muta. Era talmente spaventata, e il
cuore le batteva talmente forte, che credeva di morire d'infarto. Si lasciò andare, non poteva fare niente, se non morire in
santa pace. Chiuse gli occhi, lasciandosi andare all'indietro, mentre lo strano
oggetto che l'avvolgeva la trascinava verso il buio.
-Selyn!-
Aprì
gli occhi, debolmente, non riusciva a fare nient'altro...
"Chi...mi chiama...?"
Non era una voce
conosciuta, era la prima volta che l'udiva. Però era una voce talmente calda,
dolce, e sembrava conoscerla così bene...
-Selyn non ti arrendere!
Combatti! Selyn!-
Una mano calda e
luminosa le afferrò il polso, anche se aveva gli occhi coperti
vedeva chiaramente la luce proveniente da quella mano così sconosciuta eppure
così...sospirata....
-Chi...sei?...-
Domandò debolmente la ragazza, finalmente riusciva a
parlare.
-Devi scappare!
Non devono trovarti!-
Disse con voce
agitata. Finalmente riuscì a mettersi in piedi, sostenuta
dallo sconosciuto, lei lo fissava, era una strana sensazione. Non lo
riconosceva, e non lo vedeva poiché era avvolto dalla
luce, ma era felice di saperlo lì, accanto a lei. Solo una parola riuscì a
mormorare in quel momento, come un piccolo barlume di speranza.
-...Chris?-
Fu un lampo. Luce.
Buio. Un esplosione. Dolore.
Tanto dolore. Paura.
-CHRIS!-
-SELYN!-
Selyn aprì gli occhi, finalmente. Era tutto svanito, il freddo,
l'oggetto che la imprigionava, il suo salvatore. Davanti a lei, o meglio, sopra di lei, Larisse e Zato, la
prima preoccupata, il secondo con un'espressione indecifrabile. Larisse l'afferrò per le spalle.
-Selyn, stai bene?-
La ragazza per un po' non rispose, intenta com'era a
cercare il minimo segno d'emozione sul viso del compagno di stanza. Ma Zato continuava a scrutarla, freddo come sempre. Volse lo sguardo a Larisse.
-Sì- annuì -sto bene, tranquilla Lari-
Si alzò, mettendosi seduta, solo allora si accorse di essere tutta sudata -E' stato
solo un incubo...-
Larisse si sedette vicino a lei -Sicura? Hai cominciato a tremare,
poi a urlare, io e Zato ci
siamo svegliati e ci siamo accorti che non respiravi-
Ciò sorprese molto Selyn -Non respiravo?-
La vampira scosse la testa -Selyn...- le scostò una ciocca di capelli bianchi dalla fronte
imperlata di sudore -è la terza volta questo mese...-
Selyn abbassò lo sguardo verso le sue mani, era la terza volta
in un mese che faceva lo stesso sogno, era la terza volta in quel mese che in
punto di morte veniva salvato
da un ragazzo che non conosceva e chiamava Chris...
-Selyn- era la voce di Zato, la ragazza
alzò gli occhi verso il professore -ascoltami- riprese l'uomo -questi sogni
sono normali per un demone, e tu sei uno degli ultimi demoni della Morte,
quindi è ancora più normale che tu sogni la morte...-
-Ma non che sogni la mia morte!- lo interruppe la ragazza, stringendo i pugni -Dici sempre
così! Che queste cose sono normali per i demoni! Ma dovrei sognare la morte altrui!
Come ho fatto per quattordici anni!-
Larisse si intromise nella discussione
-Questi sogni non sono normali...-
Zato sbuffò -Secondo me vi state
coprendo la testa prima del temporale... io torno a letto, buonanotte Larisse, buonanotte Selenity-
-Non chiamarmi Selenity!- si
lamentò la ragazza.
Larisse sorrise, diede un buffetto sulla guancia
della giovane amica -Stai tranquilla, sappi che io ci
sarò, perché sei la mia migliore amica, Sely- e
sorrise dolcemente.
Selyn si sentì tranquilla, finalmente... sorrise anche ella all'amica -Grazie Lari-
e l'abbracciò. Dopo trenta secondi che Zato
cronometrò mentre le fissava malissimo a causa della dimostrazione d’affetto, le
due ragazze si staccarono. Come comandava
la legge dei demoni, nessun abbraccio doveva superare i trenta secondi.
-Buonanotte Lari-
-Buonanotte Sely-
La luce non riusciva a penetrare le tende ben chiuse della
stanza Luna Scarlatta. Ogni sera Zato si assicurava
che le queste fossero ben
chiuse. Nessun raggio di sole doveva invadere la stanza, o lo stesso Zato ne avrebbe pagato
serie conseguenze. Essendo un demone d'ombra era
"allergico" alla luce, aveva il potere di trasformarsi in pura
ombra per spostarsi senza correre pericoli. Ma se la
luce lo colpiva restava ustionato, più era prolungata l'esposizione ai raggi, più permanente e
peggiore era il danno.
Il demone d'ombra sospirò, mentre usciva dal bagno, già
pronto al suo duro lavoro, quella mattina avrebbe avuto la classe C e
Si chiedeva se quella fosse la vera Selyn.
Il povero Zato sospirò di nuovo,
rassegnato all'idea che non sarebbe riuscito a combinare nulla con quella testona di Selyn...almeno Larisse gli dava le
giuste soddisfazioni, in alchimia nessuno la batteva. Del resto la sua nobile
stirpe, i LaCroix, discendenti del conte Dracula, erano tra i massimi
alchimisti mai esistiti. Larisse
era una degna LaCroix, molto più di quanto credeva.
La vampira era ossessionata dall'idea di non essere
all'altezza dei suoi predecessori, teneva al suo cognome più che a
qualsiasi altra cosa. Ma Larisse era una vera LaCroix, di
ciò Zato era sicuro.
Uscì dalla stanza, dando un ultimo sguardo alle due
compagne di stanza che dormivano, Larisse era girata
di spalle, si vedevano solo i suoi capelli neri (la mattina era un demone, la
notte un vampiro), e Selyn dormire serenamente, dopo
la terribile nottata. Si incamminò
verso l'aula, mentre il venticello mattutino gli accarezzava i lunghi capelli
biondi, la luce non osava sfiorare l'ultimo demone d'ombra del pianeta.
Continuava a pensare ai sogni di Selenity,
era certo che non fossero normali, al contrario di quanto diceva alla ragazza.
Si chiedeva cosa o chi fosse la causa di quegli incubi
che perseguitavano la giovane, forse Loro?
Alzò
lo sguardo con determinazione, doveva andare avanti da solo, ignorando quella
vecchia storia, come sempre aveva fatto. Lui era l'ultimo
demone d'ombra, doveva onorare la sua specie.
Selyn uscì dalla stanza, la luce le inondò il viso, provò a coprirsi con una mano, ottenendo
però scarsi risultati. Quella mattina voleva fare una
passeggiatina per l'accademia...voleva andare a
trovare la sua amica Malilù.
Selyn sospirò, aveva girato tutta l'accademia in cerca di Malilù,
ma non era riuscita a trovarla, probabilmente si trovava nel dormitorio degli angeli, ma, essendo un demone,
non poteva accedere al dormitorio.
-Uffa... Mali...-
Si lamentò, sperando invano che l'angelo la sentisse. Malilù, o Mali, come la chiamavano tutti, era un angelo di
dieci anni, quindi quattro in meno di Selyn, era una ragazza spigliata, dolce e gentile, tuttavia timida
e soprattutto dormigliona, proprio per questo andava d'accordo con Selyn, erano una coppia di dormiglione,
se ne stavano pomeriggi interi nel cimitero adiacente la scuola a sonnecchiare
sotto il platano più alto.
-Uffa! Voglio vedere Mali-chan!- si lamentò Selyn.
-Selene!-
Selyn saltò in aria. No...non poteva
essere...l'unico che la chiamava Selene...non voleva crederci...
-Ciao Selene!-
Un ragazzo ad occhio e croce di
dodici anni, decisamente angelo, saltò letteralmente
addosso a Selyn, facendola cadere a terra tra varie
imprecazioni.
-Andrea, dannazione! Togliti di dosso! E io mi chiamo Selyn! Non
Selene!-
Urlò la giovane in preda ad una crisi di
nervi. Col sorriso sulle labbra, il giovane Andrea si alzò. Lui era fatto così, sorrideva
anche nei momenti peggiori, forse per innato ottimismo, forse per ottusità,
forse per voglia di nascondere tutto il dolore che si portava dentro. Selyn sapeva poco di lui, solo
che era uno degli ultimi angeli del “cielo segreto del
fuoco”, uno dei quattro cieli segreti (posti a cui
possono accedere solamente gli angeli più puri), distrutti da dei demoni che, incredibilmente, erano riusciti ad
accedervi...
-Senti Andrea, sai dov'è Mali?- chiese la ragazza. Essendo
Andrea e Malilù grandi amici, probabilmente il
ragazzo sapeva dove lei si trovasse.
-E' uscita. Se ricordo bene voleva andare al
cimitero...-
Disse semplicemente il ragazzo, col suo solito sorrisino
simpatico e accattivante. Anche Selyn
sorrise. Da quando si conoscevano lei era sempre dura
nei suoi confronti, invece lui così gentile e disponibile. Voleva ricambiare la
cortesia.
-Grazie Andrea, uhm...io ora
vado...tu che fai?-
-Resto qui, ho voglia di andare a stuzzicare Gianluca...-
La demone sorrise -Povero...ma lascialo in pace, gli stai sempre
alle costole!-
Andrea sorrise in modo sinistro -Eh eh eh...-
Selyn indietreggiò, un po' impaurita -Eh...- subito sulla sua schiena apparvero due piccole
ali bianche, dalle fattezze demoniache. Le sue ali. Piccole,
fragili, bianche, piumate, né demoniache né angeliche.
Un'altra prova della sua stranezza. La mezza-angelo...
Si alzò in volo, salutando Andrea rimasto a terra. Guardò
il cielo, si stava annuvolando, forse quel giorno avrebbe
piovuto...tanto meglio, le nuvole coprivano il
sole, si stava meglio senza luce in giro...
Volò senza meta, aveva voglia di svolazzare un po' per il
cielo mattutino, quella mattina non aveva nessun impegno.
Come da lei previsto, cominciò a piovere. E con la pioggia avanzò la nebbia. In breve si inzuppò, ma non le importava,
essendo cresciuta a Londra era abituata alla pioggia.
Scorse una figura tra la nebbia, una figura
nera. Smise di volare, rimase ferma dov'era, a contemplare
la placida figura che contemplava lei.
Chissà...forse era un altro
demone...
Lo sconosciuto alzò un braccio, indicandola con il dito
indice destro. Una strana sensazione si impadronì
della demone, che cadde in trance, cominciando ad
avvicinarsi alla figura. Questa intanto la invitava ad affrettarsi. Selyn volava verso la figura, ed era a pochi centimetri quando, con un esplosione,
un fulmine le passò davanti, frapponendosi tra lei e il misterioso essere che
le stava di fronte.
La ragazza si svegliò dal suo stato di trance
con un urlo.
-Ah! Che diavolo...?-
Disse, mentre cercava di farsi scudo con le mani. Aprì un
occhio, stranamente quella fortissima luce non le dava fastidio, anzi, riuscì ad intravedere una figura, al centro del fulmine, una figura maschile.
-Scappa Selyn! Non devono
prenderti!-
Urlò l'uomo.
“E' il ragazzo dei
miei sogni...”
Disse tra sé e sé la giovane. Era il ragazzo che non
conosceva ma che non le era nuovo. Non aveva idea del come o del perché lui sapesse il suo nome, ma lei non sapeva niente, a parte il
suo probabile nome: Chris.
-Scappa!-
Le urlò nuovamente il ragazzo, e stavolta Selyn gli ubbidì volando verso
terra, sempre però tenendo d'occhio la situazione. I
due uomini misteriosi stavano conversando, ma essendo troppo distante non
capiva le loro parole. Ad un tratto ci fu un grande lampo, che la costrinse a chiudere gli occhi per non
rimanerne accecata.
Quando li riaprì, era tutto
scomparso. Nessun suono, nessuna traccia, nessuna goccia di
pioggia, solo paura... tanta paura...