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Autore: Willow Gawain    30/11/2007    1 recensioni
Una Dea della Morte dal passato oscuro e misterioso, un ragazzo col cuore spezzato che sembra avviarsi verso la cattiva strada. Un mondo in pericolo, in cui i conflitti hanno costretto le due grandi stirpi, la stirpe bianca degli Angeli e la stirpe oscura dei Demoni, a convivere. Un antico potere che sembra risvegliarsi dopo millenni di attesa. Un mistero a cui nessuno ha mai trovato risposta. Tra la Luce e il Buio può veramente esserci un altro potere? Un potere mille volte più forte dei primi due messi assieme? Un potere incredibile e misterioso, da tutti dimenticato? Un potere da cui la Luce e il Buio sono nati? Qualcuno non ha dubbi sulla sua reale esistenza, e farà di tutto per ottenerlo. In mezzo a questa avventura, Selyn Van de Moon, una giovane shinigami che odia le avventure e i guai, si troverà ad essere l'ago della bilancia, colei da cui dipende il destino del mondo. In una parola: Nihil.
Genere: Romantico, Dark, Fantasy | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato
Note: What if? (E se ...) | Avvertimenti: nessuno
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The nothing power-capitolo 2-Paure

                                                  Capitolo 02: Paure

Correva senza fermarsi, attorno a lei il vuoto più assoluto. Nessun segno di vita in quel luogo buio e oscuro, senza la minima traccia di luce. Aveva paura, sentiva che sarebbe accaduto qualcosa di lì a poco. E ne aveva paura. Perché si trovava in quel luogo? Chi o cosa l'aveva trasportata lì? E perché non trovava una via d'uscita? Queste domande le martellavano la mente. C'erano solo lei, il buio, il nulla e una presenza. La sentiva debolmente, ma era sicura che qualcuno la stesse osservando. Era una presenza insistente, quasi palpabile, tuttavia sfuggente, che trasmetteva malignità allo stato puro. Si avvicinava sempre più, e lei correva sempre più velocemente. Ma più correva più la sentiva avvicinarsi... era orribile...

Dalle sue gote cominciarono a scendere piccole lacrime, forse per la paura... si sentiva così sola… così indifesa... ancora una volta… non poteva fermarsi...

Provò a urlare una richiesta d'aiuto, ma dalla sua bocca non uscì alcun suono, mentre attorno a lei si faceva sempre più avanti il freddo, un freddo terribile. Era certa di non farcela, le gambe cominciarono a dolerle, mentre un freddo insopportabile si faceva strada sul suo fragile corpo, la sensazione d'impotenza, la consapevolezza di essere debole, di essere ancora una volta in mano di ignoti....la paura...le annebbiavano la mente, non la facevano ragionare… era la fine forse?

Ad un tratto sentì qualcosa afferrarle il collo, stringersi intorno ad esso per poi arrotolarsi attorno al suo corpo. Cercò di urlare per l'orrore, ma ancora una volta era muta. Era la fine. Cercò di abbassare gli occhi, per scoprire cosa impedisse all'aria di invaderle i polmoni e liberarla da quello strazio insopportabile. Ma ancora una volta non ci riuscì. Infatti qualcosa di nero le coprì gli occhi, lasciandola cieca oltre che muta. Era talmente spaventata, e il cuore le batteva talmente forte, che credeva di morire d'infarto. Si lasciò andare, non poteva fare niente, se non morire in santa pace. Chiuse gli occhi, lasciandosi andare all'indietro, mentre lo strano oggetto che l'avvolgeva la trascinava verso il buio.

-Selyn!-

Aprì gli occhi, debolmente, non riusciva a fare nient'altro...

"Chi...mi chiama...?"

Non era una voce conosciuta, era la prima volta che l'udiva. Però era una voce talmente calda, dolce, e sembrava conoscerla così bene...

-Selyn non ti arrendere! Combatti! Selyn!-

Una mano calda e luminosa le afferrò il polso, anche se aveva gli occhi coperti vedeva chiaramente la luce proveniente da quella mano così sconosciuta eppure così...sospirata....

-Chi...sei?...-

Domandò debolmente la ragazza, finalmente riusciva a parlare.

-Devi scappare! Non devono trovarti!-

Disse con voce agitata. Finalmente riuscì a mettersi in piedi, sostenuta dallo sconosciuto, lei lo fissava, era una strana sensazione. Non lo riconosceva, e non lo vedeva poiché era avvolto dalla luce, ma era felice di saperlo lì, accanto a lei. Solo una parola riuscì a mormorare in quel momento, come un piccolo barlume di speranza.

-...Chris?-

Fu un lampo. Luce. Buio. Un esplosione. Dolore. Tanto dolore. Paura.

-CHRIS!-

 

-SELYN!-

Selyn aprì gli occhi, finalmente. Era tutto svanito, il freddo, l'oggetto che la imprigionava, il suo salvatore. Davanti a lei, o meglio, sopra di lei, Larisse e Zato, la prima preoccupata, il secondo con un'espressione indecifrabile. Larisse l'afferrò per le spalle.

-Selyn, stai bene?-

La ragazza per un po' non rispose, intenta com'era a cercare il minimo segno d'emozione sul viso del compagno di stanza. Ma Zato continuava a scrutarla, freddo come sempre. Volse lo sguardo a Larisse.

-Sì- annuì -sto bene, tranquilla Lari-

Si alzò, mettendosi seduta, solo allora si accorse di essere tutta sudata -E' stato solo un incubo...-

Larisse si sedette vicino a lei -Sicura? Hai cominciato a tremare, poi a urlare, io e Zato ci siamo svegliati e ci siamo accorti che non respiravi-

Ciò sorprese molto Selyn -Non respiravo?-

La vampira scosse la testa -Selyn...- le scostò una ciocca di capelli bianchi dalla fronte imperlata di sudore -è la terza volta questo mese...-

Selyn abbassò lo sguardo verso le sue mani, era la terza volta in un mese che faceva lo stesso sogno, era la terza volta in quel mese che in punto di morte veniva salvato da un ragazzo che non conosceva e chiamava Chris...

-Selyn- era la voce di Zato, la ragazza alzò gli occhi verso il professore -ascoltami- riprese l'uomo -questi sogni sono normali per un demone, e tu sei uno degli ultimi demoni della Morte, quindi è ancora più normale che tu sogni la morte...-

-Ma non che sogni la mia morte!- lo interruppe la ragazza, stringendo i pugni -Dici sempre così! Che queste cose sono normali per i demoni! Ma dovrei sognare la morte altrui! Come ho fatto per quattordici anni!-

Larisse si intromise nella discussione -Questi sogni non sono normali...-

Zato sbuffò -Secondo me vi state coprendo la testa prima del temporale... io torno a letto, buonanotte Larisse, buonanotte Selenity-

-Non chiamarmi Selenity!- si lamentò la ragazza.

Larisse sorrise, diede un buffetto sulla guancia della giovane amica -Stai tranquilla, sappi che io ci sarò, perché sei la mia migliore amica, Sely- e sorrise dolcemente.

Selyn si sentì tranquilla, finalmente... sorrise anche ella all'amica -Grazie Lari- e l'abbracciò. Dopo trenta secondi che Zato cronometrò mentre le fissava malissimo a causa della dimostrazione d’affetto, le due ragazze si staccarono. Come comandava la legge dei demoni, nessun abbraccio doveva superare i trenta secondi.

-Buonanotte Lari-

-Buonanotte Sely-

 

La luce non riusciva a penetrare le tende ben chiuse della stanza Luna Scarlatta. Ogni sera Zato si assicurava che le queste fossero ben chiuse. Nessun raggio di sole doveva invadere la stanza, o lo stesso Zato ne avrebbe pagato serie conseguenze. Essendo un demone d'ombra era "allergico" alla luce, aveva il potere di trasformarsi in pura ombra per spostarsi senza correre pericoli. Ma se la luce lo colpiva restava ustionato, più era prolungata l'esposizione ai raggi, più permanente e peggiore era il danno.

Il demone d'ombra sospirò, mentre usciva dal bagno, già pronto al suo duro lavoro, quella mattina avrebbe avuto la classe C e la B, Larisse e Selyn erano nella A, erano entrambe alunne portate, Selyn un po' meno, essendo una mezza angelo era una frana totale in alcune materie che richiedevano l'uso di sentimenti quali odio o rancore; in compenso, per quanto strano, era una studentessa modello in materie come erbologia, sapeva creare veleni eccelsi, di quelli che "stecchiscono in mezzo secondo" come li aveva definiti Larisse. Zato era confuso da Selyn, era un demone del tutto fuori dal normale. Non conosceva l'odio, né tantomeno sapeva cosa fosse il 666, il numero sacro dei demoni. Eppure, forse non se ne accorgeva neppure, portava dentro di sé un'immensa rabbia, e una buona dose di cattiveria, che però non mostrava mai. Nell'accademia tutti la chiamavano "angioletta", se ne vergognava di più Zato che doveva insegnarle ad essere malvagia che la stessa Selyn, che aveva più amici angeli che demoni...

Si chiedeva se quella fosse la vera Selyn.

Il povero Zato sospirò di nuovo, rassegnato all'idea che non sarebbe riuscito a combinare nulla con quella testona di Selyn...almeno Larisse gli dava le giuste soddisfazioni, in alchimia nessuno la batteva. Del resto la sua nobile stirpe, i LaCroix, discendenti del conte Dracula, erano tra i massimi alchimisti mai esistiti. Larisse era una degna LaCroix, molto più di quanto credeva. La vampira era ossessionata dall'idea di non essere all'altezza dei suoi predecessori, teneva al suo cognome più che a qualsiasi altra cosa. Ma Larisse era una vera LaCroix, di ciò Zato era sicuro.

Uscì dalla stanza, dando un ultimo sguardo alle due compagne di stanza che dormivano, Larisse era girata di spalle, si vedevano solo i suoi capelli neri (la mattina era un demone, la notte un vampiro), e Selyn dormire serenamente, dopo la terribile nottata. Si incamminò verso l'aula, mentre il venticello mattutino gli accarezzava i lunghi capelli biondi, la luce non osava sfiorare l'ultimo demone d'ombra del pianeta.

Continuava a pensare ai sogni di Selenity, era certo che non fossero normali, al contrario di quanto diceva alla ragazza. Si chiedeva cosa o chi fosse la causa di quegli incubi che perseguitavano la giovane, forse Loro?

Alzò lo sguardo con determinazione, doveva andare avanti da solo, ignorando quella vecchia storia, come sempre aveva fatto. Lui era l'ultimo demone d'ombra, doveva onorare la sua specie.

 

Selyn uscì dalla stanza, la luce le inondò il viso, provò a coprirsi con una mano, ottenendo però scarsi risultati. Quella mattina voleva fare una passeggiatina per l'accademia...voleva andare a trovare la sua amica Malilù.

Selyn sospirò, aveva girato tutta l'accademia in cerca di Malilù, ma non era riuscita a trovarla, probabilmente si trovava nel dormitorio degli angeli, ma, essendo un demone, non poteva accedere al dormitorio.

-Uffa... Mali...-

Si lamentò, sperando invano che l'angelo la sentisse. Malilù, o Mali, come la chiamavano tutti, era un angelo di dieci anni, quindi quattro in meno di Selyn, era una ragazza spigliata, dolce e gentile, tuttavia timida e soprattutto dormigliona, proprio per questo andava d'accordo con Selyn, erano una coppia di dormiglione, se ne stavano pomeriggi interi nel cimitero adiacente la scuola a sonnecchiare sotto il platano più alto.

-Uffa! Voglio vedere Mali-chan!- si lamentò Selyn.

-Selene!-

Selyn saltò in aria. No...non poteva essere...l'unico che la chiamava Selene...non voleva crederci...

-Ciao Selene!-

Un ragazzo ad occhio e croce di dodici anni, decisamente angelo, saltò letteralmente addosso a Selyn, facendola cadere a terra tra varie imprecazioni.

-Andrea, dannazione! Togliti di dosso! E io mi chiamo Selyn! Non Selene!-

Urlò la giovane in preda ad una crisi di nervi. Col sorriso sulle labbra, il giovane Andrea si alzò. Lui era fatto così, sorrideva anche nei momenti peggiori, forse per innato ottimismo, forse per ottusità, forse per voglia di nascondere tutto il dolore che si portava dentro. Selyn sapeva poco di lui, solo che era uno degli ultimi angeli del “cielo segreto del fuoco”, uno dei quattro cieli segreti (posti a cui possono accedere solamente gli angeli più puri), distrutti da dei demoni che, incredibilmente, erano riusciti ad accedervi...

-Senti Andrea, sai dov'è Mali?- chiese la ragazza. Essendo Andrea e Malilù grandi amici, probabilmente il ragazzo sapeva dove lei si trovasse.

-E' uscita. Se ricordo bene voleva andare al cimitero...-

Disse semplicemente il ragazzo, col suo solito sorrisino simpatico e accattivante. Anche Selyn sorrise. Da quando si conoscevano lei era sempre dura nei suoi confronti, invece lui così gentile e disponibile. Voleva ricambiare la cortesia.

-Grazie Andrea, uhm...io ora vado...tu che fai?-

-Resto qui, ho voglia di andare a stuzzicare Gianluca...-

La demone sorrise -Povero...ma lascialo in pace, gli stai sempre alle costole!-

Andrea sorrise in modo sinistro -Eh eh eh...-

Selyn indietreggiò, un po' impaurita -Eh...- subito sulla sua schiena apparvero due piccole ali bianche, dalle fattezze demoniache. Le sue ali. Piccole, fragili, bianche, piumate, demoniache angeliche. Un'altra prova della sua stranezza. La mezza-angelo...

Si alzò in volo, salutando Andrea rimasto a terra. Guardò il cielo, si stava annuvolando, forse quel giorno avrebbe piovuto...tanto meglio, le nuvole coprivano il sole, si stava meglio senza luce in giro...

Volò senza meta, aveva voglia di svolazzare un po' per il cielo mattutino, quella mattina non aveva nessun impegno.

Come da lei previsto, cominciò a piovere. E con la pioggia avanzò la nebbia. In breve si inzuppò, ma non le importava, essendo cresciuta a Londra era abituata alla pioggia. Scorse una figura tra la nebbia, una figura nera. Smise di volare, rimase ferma dov'era, a contemplare la placida figura che contemplava lei.

Chissà...forse era un altro demone...

Lo sconosciuto alzò un braccio, indicandola con il dito indice destro. Una strana sensazione si impadronì della demone, che cadde in trance, cominciando ad avvicinarsi alla figura. Questa intanto la invitava ad affrettarsi. Selyn volava verso la figura, ed era a pochi centimetri quando, con un esplosione, un fulmine le passò davanti, frapponendosi tra lei e il misterioso essere che le stava di fronte.

La ragazza si svegliò dal suo stato di trance con un urlo.

-Ah! Che diavolo...?-

Disse, mentre cercava di farsi scudo con le mani. Aprì un occhio, stranamente quella fortissima luce non le dava fastidio, anzi, riuscì ad intravedere una figura, al centro del fulmine, una figura maschile.

-Scappa Selyn! Non devono prenderti!-

Urlò l'uomo.

“E' il ragazzo dei miei sogni...

Disse tra sé e sé la giovane. Era il ragazzo che non conosceva ma che non le era nuovo. Non aveva idea del come o del perché lui sapesse il suo nome, ma lei non sapeva niente, a parte il suo probabile nome: Chris.

-Scappa!-

Le urlò nuovamente il ragazzo, e stavolta Selyn gli ubbidì volando verso terra, sempre però tenendo d'occhio la situazione. I due uomini misteriosi stavano conversando, ma essendo troppo distante non capiva le loro parole. Ad un tratto ci fu un grande lampo, che la costrinse a chiudere gli occhi per non rimanerne accecata.

Quando li riaprì, era tutto scomparso. Nessun suono, nessuna traccia, nessuna goccia di pioggia, solo paura... tanta paura...

 

  
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