Anime & Manga > Vocaloid
Segui la storia  |       
Autore: Boku no Seida    12/05/2013    3 recensioni
A pensarci mi veniva sempre da ridere. Non sapevo nemmeno il suo nome.
Ma mi sembrava talmente naturale stare con lei che l’idea di perdere tempo prezioso per chiederle una cosa tanto stupida mi sembrava uno scempio. Forse lo ero davvero, alla fine. Pazza. Ma forse lo era anche lei. Quindi andava tutto bene.

Luka è una liceale che soffre di depressione, bersaglio di bullismo che ormai si è rassegnata ad accettare. Un giorno i suoi assalitori vengono allontanati da una sconosciuta piuttosto rozza che, insperabilmente, le cambia la vita. Ma sarà sufficiente la sua vicinanza per salvarla dal suo odio per il mondo e soprattutto per se stessa?
Basata sulla famosissima World's End Dancehall. Linguaggio molto volgare (specialmente da parte di Miku, che in questa storia non sarà uno stinco di santa) e tematiche che potrebbero urtare il lettore (quali bullismo, sottomissione, violenza fisica trattata superficialmente e omosessualità).
L'ho messa sotto raiting arancione per non limitarne la lettura, ma consiglio comunque di maneggiarla con cautela.
Genere: Angst, Drammatico, Introspettivo | Stato: in corso
Tipo di coppia: Shoujo-ai, Yuri | Personaggi: Luka Megurine, Miku Hatsune
Note: Lime | Avvertimenti: Non-con, Tematiche delicate
Capitoli:
 <<    >>
Per recensire esegui il login o registrati.
Dimensione del testo A A A

3. run












Continuai a osservarla con un cipiglio tra l’assonnato e il disinteressato, mentre osservavo la fiammella che ondeggiava e si protendeva verso l’alto.
«Un accendino? Davvero?»
«Davvero» brontolò lei. Rimosse il dito dal grilletto della “pistola” e la fiammella si spense con un click. «Non posso nemmeno permettermi degli stivali di gomma quando fuori piove, figurarsi una pistola vera. Questa è solo per far cagare sotto i molestatori. Sai che quando si cresce per strada intimorire la gente è vitale?» Si lasciò cadere all’indietro sul divano, con una smorfia. «Mah, che vuoi saperne te. Guarda dove vivi.»
Io rimasi in silenzio. Finalmente, dopo un paio di minuti, decisi di spegnere la TV, e sul salotto cadde un silenzio denso ma non teso come mi sarei aspettata. Ora, più che indispettita dal disagio nel quale la mia ospite mi aveva messo, dovevo ammettere di esserne incuriosita. Era la prima volta che accennava a qualcosa della sua vita. Non potevo fare a meno di chiedermi chi fosse e cosa le fosse venuto in mente infestando casa mia. Forse salvarmi le aveva dato alla testa?
Ma non era l’unica cosa che mi premeva sapere. Chissà che cosa pensava di me, pure. Una liceale malata di depressione, con manie suicide, completamente remissiva di fronte a stupri, violenze e bullismo, che vive in una bellissima gabbia d’oro e dalla tendenza a obbedire a qualunque assurda richiesta... probabilmente mi riteneva una masochista.
Non avrei saputo dire se fosse vero o no, sinceramente.
«Uhm» fece, interrompendo il silenzio. «Mi sto annoiando. Lo sai, sei veramente uno schifo come padrona di casa.»
«Le mie scuse, ma non mi ero preparata a ricevere ospiti.»
«Sì sì, parla pure come una nobildonna. Ora tutti nodi verranno al pettine.»
«Che intendi?»
Alzò il dito indice al soffitto, uno sguardo birichino in volto. «Giochiamo!» disse in tono di celebrazione. «Un gioco che ho imparato da bambina. Si chiama Verità o Ti Faccio Fumare Dalla Fronte.»
«Strano, avrei giurato che si chiamasse Obbligo o Verità»
«Ah, tu conosci la versione per bambini che hanno avuto un’infanzia normale. No, la mia è la versione per quelli mentalmente instabili. Qualcosa mi dice che sia io che te facciamo parte della categoria, eh?» Si alzò, raccogliendo le gambe al petto. «Ora ti faccio delle domande e tu devi rispondermi con la verità. In questa variante, se scegli obbligo, il mio obbligo sarà farti rispondere alla domanda. Chiare le regole?»
«Mh-mh» masticai tra i denti in segno di assenso.
«Prima domanda: ce l’hai una famiglia?»
«Sì e no. Mia mamma è morta tanto tempo fa, prima che imparassi a parlare, e da allora mio padre va con una donna diversa ogni anno. Da quando ho iniziato il liceo mi ha comprato questa villa, e mi ha messo a disposizione dei soldi per tirare avanti. Non lo vedo da quando avevo quattordici anni. Chiama sempre a Natale e per il mio compleanno. È sempre ubriaco quando chiama, quindi io gli chiudo il telefono in faccia.»
«Bell’inizio... domanda numero due: ce li hai degli amici?»
«Mai avuti, no. E sospetto che non li avrò mai. Chiunque mi si avvicini lo fa con cattive intenzioni. Alza le mani su di me o mi dice cose terribili, il che, per come la vedo io, è molto peggio. A quanto pare, sì... mi odiano tutti quanti.»
«Da quant’è che va avanti la storia del bullismo?»
«Da tre anni. Praticamente ogni giorno, solo che il più delle volte non ci vanno pesante con me per avermi viva e vegeta anche il giorno dopo e non far insospettire gli insegnanti o gli altri ragazzi. Solitamente nessuno mi è così vicino da vedere se le mie braccia sono ricoperte di lividi o se sotto la frangia nascondo delle ferite, quindi le loro preoccupazioni sono vane. Oh, e poi il bullismo informatico. Quello c’è anche da prima. Li diverte dire cattiverie su di me e postare le mie foto mentre me ne fanno di tutti i colori perché non reagisco mai.»
«E come mai non reagisci? Non dici niente a nessuno? Quelli potrebbero finire in galera per quello che ti stanno facendo, non lo sai?»
«Se fosse così dovrei far rinchiudere praticamente tutta la mia classe... e molti studenti di classi superiori. Perché dovrei rovinare gli equilibri della scuola, e far parlare tutti di me? A me non piace stare al centro dell’attenzione. E poi, se uno di quelli venisse a sapere che ho parlato... credo che non mi farebbe fuori, ma molto peggio. Per lo meno adesso ci vanno piano con me. Ma sono consapevole di quel che potrebbero fare. E non voglio che si venga a tanto.»
«Ti hanno già violentata altre volte, vero? Quante?»
«Fino a ora, forse, due o tre volte. Violenze complete, di gruppo. Più spesso, come oggi, si divertono a farmi fare cose schifose con loro. All’inizio, sai, cercavo di ribellarmi. Poi però loro continuavano a pedinarmi, e ancora, ancora, non mi lasciavano in pace un attimo, così io ho deciso che piuttosto che scappare dall’inevitabile e impazzire definitivamente avrei dovuto mettermi il cuore in pace e lasciare che fosse. Tanto non c’era via d’uscita.»
«E perché sei diventata loro bersaglio in questo modo così spietato? C’è una ragione o hanno tirato a sorte su chi usare come agnello sacrificale?»
«No... una ragione c’è.»
E fu allora che, dopo un fiume di parole che non pronunciavo da... nemmeno mi ricordavo quando, e specialmente non in presenza di una persona così incredibilmente vicina (strana definizione per un’estranea senza nome), tacqui. Perché mi resi conto di avere paura a andare così a fondo e scavare, scavare fino a tornare a quel giorno.
Potevo essere una masochista completamente sottomessa, ma ripensare a quei momenti mi faceva sempre un male per niente piacevole. Era anche peggio che essere picchiata, cento volte peggio che essere usata come un giocattolo sessuale, e mille volte peggio che essere minacciata per non parlare.
La mia ospite si riscosse, e aggrottò le sopracciglia per il disappunto. «Una ragione c’è... quale sarebbe, se posso chiedere?» La sua voce aveva un che di tagliente.
Io guardai altrove. «... Non è importante.»
«Se ti fanno il culo ogni giorno sarà qualcosa di importante, no?» sbottò lei, battendo con furia le mani sui cuscini del divano. «Dì, ma vuoi veramente farmi incazzare? Perché sembra che tu abbia un talento naturale.»
«Mi spiace» commentai, sentendomi stranamente sincera. «E va bene... senza girarci intorno, tutto cominciò alla prima festa annuale del mio liceo. Era l’inizio della pubertà un po’ per tutti, e molti miei compagni già uscivano con i loro fidanzati... c’era persino chi aveva già perso la verginità, pensa te. Quella situazione mi preoccupava. Io non avevo mai pensato seriamente ai fidanzati, mentre le ragazze che conoscevano non facevano che parlare di quanto fosse bello quel ragazzo, o quanto fosse simpatico quell’altro... così cercavo di entrare in sintonia e guardare i ragazzi. Be’, non mi dicevano nulla. Nessuno di quegli incredibili batticuori ai quali inneggiavano i miei coetanei.
«Pensai che avevo qualcosa che non andava. Forse ero troppo ingenua. Forse era ancora troppo presto, per una come me, pensare a cose del genere. Poi però... successe che nella mia classe arrivò un nuovo studente. Cioè, una nuova studentessa. E da allora mi resi conto che in verità ero prontissima per le storie d’amore e i batticuore, solo che non lo ero per i maschi, ma per le femmine. Mi ero perdutamente innamorata della nostra nuova compagna. E sai che vuol dire, perdutamente? Non sognavo che lei, non desideravo che lei, perfino quando mi masturbavo pensavo a lei. Era diventata un’ossessione, e non mi faceva bene. Così un giorno decisi di farla finita. E quel giorno era il ballo della scuola.
«Glielo dissi, ok? Con la mia dannata ingenuità le dissi che l’amavo lì davanti a tutti, tutti con i loro cavalieri e le loro dame, maschio e femmina, maschio e femmina. I primi insulti furono “sfigata, frocia, deviata mentale, mostro!” e vennero da chi guardava. Ma la cosa infinitamente peggiore, peggiore che quelle parole, peggiore che i loro sguardi su di me, peggiore che tutto quello che vissi dopo quel momento... furono gli occhi orripilati di lei su di me, le sue labbra che dicevano: “non... non parlarmi mai più. Mai più” con un tono freddo come il ghiaccio, e il suo voltarmi le spalle subito dopo.
«Mi trattò come una portatrice di qualche strana malattia infetta per tutta la settimana successiva al fatto. Ogni volta che le capitavo davanti vedevo ben chiaro il disgusto nel suo sguardo. E anche il timore che, che ne so, potessi saltarle addosso da un momento all'altro. A quanto pare l'avevo sconvolta e la cosa non stava bene ai suoi amichetti, che si misero in testa certe paranoie su di me: che io fossi una schizzata pericolosa, una emo squilibrata, cose così... fu da allora che il bullismo informatico iniziò. Tutti scrivevano sui social network: state lontani dalla pazza furiosa lesbica! Ha tentato di violentare la nostra amica! Noi l'abbiamo vista! E così tutti iniziarono a starmi alla larga anche di più di quanto non facessero prima.
«Comunque, ancora una volta, la reazione di lei fu ciò che mi ferì di più. Per me, avrebbero potuto continuare a insultarmi, picchiarmi, scrivere infamie o sputarmi in faccia, di loro non mi interessava nulla... o almeno finché, alla fine, lei sparì dalla circolazione. Si era trasferita a causa mia. E il suo rifiuto totale mi portò sulla strada della follia definitivamente. Ed è lì che vago da allora, senza cercare di uscirne e ricominciare daccapo. Perché, in fondo, penso... anzi, sono profondamente sicura di non meritarlo. Ho sbagliato, e questa è la mia punizione.»














Hai haaai!
Saa saa minna-san! Sono depressa. E' proprio un periodaccio, sapete? Meh, speriamo passi, nel frattempo, mi tengo occupata con la scrittura! Avrete notato che questo capitolo è più lungo, perché ora ci passo su più tempo, limo di più i dettagli, per non... sapete... pensare a altro.
Bene, più cose di così non avrei potuto spiegarle su Luka... o meglio, non adesso, ma presto ci sarà una specie di "seconda parte" alla sua confessione di cosa pensa della vita. Qui siamo venuti a sapere della sua triste, triste storia, e anche di come vede il bullismo che le viene inflitto. Piuttosto masochista, la nostra Megurine, eh? Che ne pensate del suo modo di ragionare? Da folli o, in una situazione analoga, sareste anche voi caduti nel burrone in cui lei sta praticamente sguazzando? E che ne pensate del carattere piuttosto... invadente (che è dire poco) di Miku? Quali sono le sue vere intenzioni?
Fatemi sapere se la storia continua a piacervi, mi raccomando ;) almeno voi fate sentire che ci siete.
Al prossimo aggiornamento, che spero arriverà presto!
BNS
  
Leggi le 3 recensioni
Segui la storia  |        |  Torna su
Cosa pensi della storia?
Per recensire esegui il login oppure registrati.
Capitoli:
 <<    >>
Torna indietro / Vai alla categoria: Anime & Manga > Vocaloid / Vai alla pagina dell'autore: Boku no Seida