VII – Povere donne
Hermione
se ne stava seduta con la testa buttata all’indietro sulla poltroncina del
piccolo Caffè. Davanti a lei troneggiava un’enorme tazza di cioccolata fumante
pronta a riscaldarla e a sciogliere il freddo di un sabato pomeriggio di inizio novembre passato a passeggiare per il centro
assieme alle amiche.
Attorno
a lei Ginny stava rimestando la panna montata facendola sciogliere nella
cioccolata, Luna intingeva la sua personale bustina di tea aromatizzato alle
erbe nella teiera di acqua bollente che si era fatta
portare e Hannah era intenta a rispondere ad un messaggino giunto poco prima
sul cellulare.
Era
stata piuttosto silenziosa e misteriosa per l’intero pomeriggio, non aveva
nemmeno insistito a girare tutta la libreria alla ricerca di qualche novità
interessante come faceva tutte le volte, si era limitata a seguire le compagne
un po’ apatica e con la testa tra le nuvole.
In
realtà, senza che lei avesse detto nulla, le ragazze immaginavano che potesse
esserci di mezzo Ron.
Fu
Hannah a cercare di rallegrare l’atmosfera con una chiacchierata “Domani grande
partitone del secolo…”
“Vinceremo
come l’anno scorso, è sicuro!” rispose Ginny, ottimista.
Hannah
storse il naso “Sì, ma l’anno scorso abbiamo vinto per un pelo… Saranno anche
un branco di bestie gli Slythers ma sono forti, questo
bisogna riconoscerlo… Ernie comunque è preoccupato, è la sua prima partita! Che
ridere che fa quando gli nomino gli Slythers e lui si
fa scuro in volto come se gli avessi nominato la morte!” rise al ricordo
dell’amico.
Luna,
che aveva finito il suo tea in un sorso, fissò Hannah incerta “Mio padre dice
che Lucius Malfoy ha fatto prendere ai ragazzi della
squadra del doping…”
Ginny
rise della sua osservazione “Ma dai, doping a dei
ragazzi? Non credo Luna, e poi i controlli medici li avrebbero
rivelati…”
Ma la biondina dall’aria stralunata si fece seria e guardinga.
Lanciò un paio di occhiate in giro, assicurandosi di
non essere sentita “Caramell, il dirigente della confederazione, è corrotto.
Malfoy senior ne ha acquistato i favori… Lo sanno tutti che quell’uomo è
implicato nei fattacci legati al terrorismo. Ha avvelenato tutti i pesci del piccolo
lago per la pesca sportiva dei Bones. Mio padre ha scritto un
articolo sulle sue indagini nel numero scorso del Cavillo…” spiegò,
cupa.
Le
altre non le dettero troppo peso. Erano abituate alle stramberie che
Xenophilius scriveva nel suo giornale libero e che la
figlia Luna riportava, ciecamente convinta.
“Tu
che ne pensi, Herm?” la interpellò la rossa, scuotendola dai suoi misteriosi
pensieri.
“Di
Malfoy?” domandò confusa lei.
Ginny
rise “Qualcosa deve preoccuparti molto se non riesci
nemmeno a seguire i nostri discorsi. Parlavamo dell’incontro di domani”
Hermione
alzò le spalle “Quest’anno abbiamo Harry e Silente
come allenatore. Vinceremo, non c’è molto da dire. E
ad ogni modo la cosa non mi interessa più di tanto”
concluse, sulle sue.
Ginny
rimase sbigottita e iniziò a preoccuparsi seriamente. Che
cosa era successo per fare in modo che Hermione si disinteressasse della
partita più importante della vita di Ron? Qualcosa di molto grave…
Luna
le fissò gli occhi a palla addosso, indagando il volto assorto e il dito che
arrotolava un ricciolo ribelle “Gli uomini sono
proprio una seccatura, eh?”
Hermione
le rivolse uno sguardo interrogativo. Le uscite di Luna erano sempre
assolutamente spiazzanti.
“Bè,
deve essere successo qualcosa di molto grave tra te e Weasley, posso immaginarlo. Se vuoi un mio
consiglio, al mondo si sta meglio senza uomini almeno fino a ventun anni”
concluse perentoria.
“Perché proprio 21 anni?” domandò curiosa Hannah.
Luna
fissò vaga un punto imprecisato davanti a sé “Bè,
quando ero piccola ho sempre visto i ventun anni come la data fatidica. Al
momento credo che sia meglio dedicare la mia vita a me stesse e alle cose che
mi piacciono. Non voglio passare l’adolescenza crucciandomi per qualcuno”
“Ma i ragazzi non portano soltanto cruccio…” puntualizzò
Ginny, incuriosita da quel discorso.
“E invece sì. Una passa tutta la vita ad aspettare il
principe azzurro e invece rimane delusa quando scopre che quasi non esiste. E si deve accontentare di un ragazzino immaturo” spiegò,
sorridendo.
Ginny
si sentì vagamente presa in causa “Perché scusa, a
ventun anni non lo cerchi più il principe azzurro?”
La
bionda alzò le spalle “Certo che sì, ma sei abbastanza
grande per valutare a fondo ogni cosa. E si presume
che chi sta di fronte a te sia altrettanto maturo. Per questo. E poi il grande
amore si incontra sempre al college. Anche i miei genitori si sono conosciuti lì” terminò.
Ginny
evitò di controbattere, in fin dei conti le strane
convinzioni di Luna erano divertente e nemmeno troppo sbagliate, a volerci
ragionare su. Però lei il principe azzurro lo
aspettava da quando aveva dieci anni e non riusciva a smettere di farlo.
Poco
dopo sia Hannah che Luna salutarono allontanandosi menzionando impegni
personali – quelli di Luna assolutamente bizzarri e incomprensibili – e
lasciarono da sole attorno al tavolo scuro Hermione e Ginny.
“Che cosa è successo, Herm? Oggi non sei più tu…” commentò la
rossa, potendo finalmente manifestare la propria preoccupazione e curiosità
senza che Hermione fosse obbligata a raccontare
qualcosa di magari molto personale di fronte a tutte.
Hermione
chiuse gli occhi ripensando alla sera prima.
Gli allenamenti erano
finiti, come al solito aveva aspettato Ron sugli
spalti accanto al campo assieme a Hannah chele aveva tenuto compagnia per
seguire gli allenamenti di Ernie.
Poco lontano anche le
cheerleader avevano terminato i loro provini e come il
pomeriggio prima Lavanda era sgattaiolata accanto a Ron iniziando a civettare.
Hermione aveva cercato di
mantenere la calma quando aveva visto la manina ingioiellata della bionda
accarezzare la nuca di Ron. Poi però era esplosa in un muto grido di gioia
quando il rosso, senza né un sorriso né una spiegazione, l’aveva allontanata
semplicemente ignorandola e continuando a incamminarsi
assieme ai compagni di squadra.
Lavanda era rimasta
oltraggiata chiusa fuori dalla porta di legno degli
spogliatoi maschili e immediatamente il suo sguardo furente era corso ad
Hermione che se ne stava in piedi, a pochi metri, con le mani sui fianchi e il
volto sorridente in una posa di trionfo assoluto. Alla biondina non era rimasto
altro che allontanarsi a passo svelto sventolando furente i pon pon colorati lungo i fianchi, innervosita.
Quando poi lei e Ron erano saliti in bicicletta ed erano partiti aveva sentito
l’irrefrenabile voglia di stringere ancora più forte del solito le spalle del
ragazzo a cui stava aggrappata. Per tutto il viaggio non aveva detto niente,
era rimasta avvinghiata sorridendo a Ron, che aveva iniziato a pedalare
canticchiando allegro.
“Ci vediamo domani sera dopo
cena allora, grazie del passaggio, Ron” gli aveva detto tutta felice arrivata
davanti a casa sua.
“Ci vediamo?” aveva
domandato incuriosito e contento.
“Sì, è il compleanno di tua
madre, nel caso te lo sia scordato, e ha invitato me e
i miei genitori. Spero che tu le abbia preso almeno
uno straccio di regalo” lo rimproverò ma senza essere davvero severa.
“Certo che no! Ma lo farai tu domani pomeriggio, vero? Io sono in ritiro tutto il giorno con la squadra, per la partita di
domenica…” l’aveva implorata.
Hermione aveva sbuffato “E va bene, ci penso io. Tanto io Gin dovevamo
fare un giro in centro comunque” acconsentì.
Lui le aveva rivolto un sorrisone e poi, all’improvviso e senza una spiegazione,
l’aveva tirata per la sciarpa e l’aveva baciata sulle labbra. Un bacio di un
attimo e basta, leggero, ma che l’aveva turbata profondamente.
“E
questo perché?” aveva domandato lei in imbarazzo.
“Per ringraziarti del
favore, è ovvio, no?” aveva risposto lui, grattandosi il naso.
Lei era rimasta impietrita
per qualche secondo “Ron, lo sai vero che non puoi
prenderti la libertà di questi gesti senza preoccuparti delle conseguenze…”
aveva balbettato lei, incerta.
Lui aveva alzato le spalle e
si era riseduto sulla sella della bici “Troppo tardi…”
aveva risposto soltanto, e poi era pedalato via alla velocità della luce.
Ginny
era rimasta piacevolmente sorpresa dal racconto dell’amica “Bè, credevo che
fosse quello che aspettavi da un bel po’, no? Cos’è quell’aria pensierosa?”
Hermione
si lasciò sprofondare ancora di più nella poltrona “No, quello che mi aspettavo
era un po’ diverso… E nelle mie fantasie iniziava con una dichiarazione… Non
era un mezzo bacio senza spiegazioni e senza regole.
Come mi dovrei comportare io, adesso?” domandò
incerta.
“In effetti è una situazione abbastanza anomala. Perché tu e
quel testone di mio fratello non ne parlate?” suggerì,
intuendo che fosse l’unica cosa da fare.
Hermione
si fece ancora più piccola e pensierosa “Non pensavo che un
giorno lo avrai mai detto ma… non ce la faccio” ammise timidamente.
La
rossa rise divertita di quella battuta. Hermione era considerata dai più la signorina sottutto della scuola, quella
che poteva affrontare qualsiasi cosa e lei stessa era consapevole delle sue
grandi potenzialità. Sentirla ammettere che non era in grado di fare qualcosa era piuttosto ridicolo, lei che aveva una
risposta per tutto.
“E
che cosa fari stasera, mentre saremo tutti assieme a casa mia per il compleanno
di mia mamma?”
Lei
alzò le spalle “Vedrò come si comporterà lui…”
Ginny
la scrutò a lungo, attentamente “Sei cambiata, sai? Una volta avresti litigato
furiosamente con Ron per questo, vi sareste immusoniti, allontanati per un po’,
tu avresti cercato di affrontarlo e di farlo ragionare e alla fine tutto
sarebbe tornato come prima. E’ strano vedere un’Hermione che gliele da vinte”
decretò. In fin dei conti erano amiche da sempre e la
conosceva meglio di chiunque altro. A parte Ron, ovviamente,
anche se lui non conosceva proprio tutto.
“E’
che non ce la faccio più. Mi sono stancata di scornarmi contro di lui. E comunque anche tu sei cambiata…” concluse, altrettanto
pensosa.
Ginny
la guardò scettica “Io? Cambiata? Scherzi?” fece, sulla difensiva.
Hermione
ridacchiò, rimettendosi a sedere composta “Sì. Sembri
più intraprendente e solare da quando hai rinunciato ad aspettare eternamente
il tuo fatidico principe azzurro…”
“Ma non è che non lo stia ancora aspettando, eh. E’ solo che
mi tengo impegnata, ma non troppo, nell’attesa” precisò,
ridendo a sua volta.
Hermione
iniziò a giocare con la carta di un cioccolatino “I principi
azzurri non esistono. Guarda Ron…” sentenziò,
tornando cupa.
“Forse
perché non è quello giusto per te…” ribadì l’altra.
Hermione
inarcò un sopracciglio scettica “Ah, sì?” domandò
sarcastica.
Ginny
dovette arrendersi all’evidenza, se c’erano due persone diverse come la notte e
il giorno ma così completi da essere fatti l’uno per l’altra erano Ron ed
Hermione “Ok, diciamo che non è esattamente il canonico principe azzurro,
allora…” concluse.
La
sua frase suscitò le risate di Hermione “E’ il canonico
imbecille, purtroppo…” commentò divertita.
Anche
Ginny rise della sua precisazione, conoscendo purtroppo molto bene il fratello
“Comunque è vero che sono cambiata, sai?”
Hermione
annuì decisa col capo “Lo so, si vede. Da quando non
hai più la testa tra le nuvole e tra i tuoi bei sogni
hai tirato fuori il tuo vero carattere. La Ginny combattiva e divertente che in
pochi conosciamo. Tra l’altro ho notato che sono
diventati in parecchi ad apprezzarlo… mh…” concluse maliziosa, strizzandole un
occhio.
Ginny
aggrottò la fronte “Se ti riferisci ai garofani che Zabini mi ha fatto trovare sul banco, ti prego evitalo. E’ un episodio
che voglio dimenticare e comunque gli ho fatto notare
che non ero ancora morta…”
La
sua uscita suscitò la risata vivace di Hermione.
“Comunque sbaglio o ti ho visto apprezzare certe compagnie?”
“Bè,
Dean non è esattamente il principe azzurro ma è un valido elemento di intrattenimento, per ritornare al nostro discorso di
prima…” rivelò Ginny, divertita.
“Esci
con lui?” domandò diretta la ricciola
L’altra
si limitò ad alzare le spalle “Per ora si limita a
ronzarmi attorno ma non mi ha mai concretamente chiesto di uscire né ci ha mai
provato esplicitamente. Vedremo cosa farà… Se si da
una smossa può essere che uscirò con lui, altrimenti posso sempre cambiare idea
sui garofani di Zabini…”
La
risata di Hermione risuonò nuovamente “Tu li tratti
davvero male i ragazzi… sei una sciupa maschi!”
“Ma no! Io sono una timida tradizionalista, aspetto che sia il ragazzo a fare il primo passo. Tutto qui…” spiegò,
divertita a sua volta.
“Se
tutti i ragazzi fossero come Ron quelle come te
morirebbero zitelle…” le fece notare, ripensando all’indecisione del ragazzo.
“Se
tutti i ragazzi fossero come Ron, credo che cambierei
sponda di preferenze. Senza offesa eh, ma non è proprio il mio ideale di
maschio. Un po’ troppo stupido, sconclusionato, irragionevole, invadente e
irritabile” sentenziò.
Hermione
la guardò divertita e perplessa “L’amore fraterno è
davvero una cosa che scalda il cuore…”
Ginny
scoppiò a ridere di gusto “Ehi, non fraintendermi, nonostante tutto io voglio bene al mio fratellaccio. Certo i miei fratelli
preferiti restano sempre Fred e George, e c’è da dire che Ron non ha un decimo
del fascino di Bill o del carattere di Charlie, per non parlare
dell’intelligenza di Percy, ma gli voglio bene come se ne vuole al brutto
anatroccolo, capisci?”
La
mora cercò di trattenere le lacrime dal troppo ridere “Credo
che potrebbe ucciderti per quello che hai appena detto. Certo
che è proprio vero che le chiacchiere femminili sono spesso maligne…”
Parlando
con Ginny l’umore di Hermione sembrava essersi risollevato. Anche
la prospettiva di vedere Ron e passare la sera con lui assieme a tutti gli
altri non sembrava più così tremenda. Decise che avrebbe preso la cosa alla
leggera, alla fine Ron non riusciva mai ad essere serio, perché doveva
improvvisamente diventarlo con quel bacio?
Più
rilassata, trascorse il pomeriggio in giro per negozi con l’amica.
Si
salutarono rimandandosi a poco dopo, quando si sarebbero viste dopo cena a casa
Weasley.
Durante
la cena alla Tana, Ginny fissava curiosamente Ron. Il ragazzo all’inizio sembrò
non accorgersene ma di fronte all’insistenza divertita di Ginny iniziò ad
irritarsi.
“Bè,
che vuoi?” le domandò ad un certo punto.
Lui
scosse la testa “Niente, niente, pensavo…” rispose
vaga lei, addentando un boccone di lasagna.
“E devi fissare me per pensare? Mi fai andare la lasagna di
traversi, se insisti!” la accusò, puntandole la forchetta
dopo essersi servito un generoso boccone.
Ginny
ridacchiò “Sì, fissavo te perché pensavo ad una cosa… Ma ad ogni modo non sono
affari miei…” concluse, elusiva.
La
risposta di Ron fu bloccata sul nascere dai gemelli che si interessarono
sedutastante alla questione “Ehi, cos’è che scatena i tuoi pensieri,
sorellina?” domandò George, sostando lo sguardo da lei a Ron e da Ron a lei.
“Questioni
di donne…” rispose lei, raschiando dal piatto il sugo rimasto.
“Questioni
di donne riguardo Ron?” domandò Fred, scettico.
George
colse la palla al balzo “Vuoi dire che finalmente hai
rimorchiato, Ron?” lo prese in giro.
Le
orecchie di Ron arrossirono
furiosamente “Fatevi gli affari vostri! E poi
cos’è quel tono incredulo che sento?!”
“George,
stiamo parlando di Ron… lui più che rimorchiare, imbranato
com’è, le donne le investe… e con la bicicletta!” l’uscita di Fred suscitò
l’ilarità generale.
“Guarda
Fred, che quella che investe qui è Gin, non creiamo inutili confusioni…”
precisò George, in tono serio, rivolto al gemello.
L’altro
annuì grave “Già, tu si che stendi gli uomini,
sorellina…”
Ginny
rise di gusto, ricordando tutte le volte che era finita addosso a quel
poveraccio di un Potter.
“Tornando
al nostro vecchio Ron, da chi ha preso questo aspetto
così poco affascinante che ha, secondo te?” domandò George a Fred, come se Ron
non fosse presente.
L’altro
annuì convinto “Sicuramente da Percy…”
L’interessato
si unì alla conversazione senza senso che iniziava a coinvolgere tutta la
famiglia “Ehi, che cosa state insinuando?”
“Che hai tanto cervello ma poco fascino, Percy…” terminò
Bill, dando man forte ai fratelli.
“Ragazzi,
smettetela di insultarvi a vicenda!” tuonò la signora Weasley, portando in
tavola un enorme teglia di pollo arrosto e fulminando
con lo sguardo il marito che se la rideva.
“Dai mamma, non prendetela… non è colpa tua se le ultime
ciambelle che hai sfornato sono uscite senza buco…” cercò di calmarla Charlie,
mentre la madre quasi gli lanciava il forchettone con cui stava rimestando
l’insalata.
“Io
non sono senza buco!” protestò Ron.
“Evita
di uscirtene con certi frasi dl dubbio significato,
Ron. O la gente inizierà a pensare male di te…” lo
ammonì trattenendo una battuta il maggiore, Bill.
Fred
gli picchiò fraternamente una mano sulla spalla “Guarda
che ormai è tardi… Anzi, è tardo…”
“Gli
unici tardi che ci sono qui dentro siete voi due!” si
difese Ron.
“Per
una volta posso dire di essere d’accordo con Ron…” si intromise
Percy.
“Che bella coppia…” commentò Ginny.
“Guarda
che una donna in mezzo a sei maschi non ha diritto di parola…” la minacciò Ron.
“Che
cavaliere che sei, Ron. Ora capisco perché parlavano
di investire invece che rimorchiare!”
“Oh,
sta zitto Bill!”
“Cos’è
questa storia delle donne, Ron? Ripetilo e giuro che come ti ho fatto, ti disfo!”
“Su,
tesoro, calmati, stava solo scherzando…”
L’allegra
caciara – piuttosto ricorrente e famigliare – che era
andata creandosi nella sala da pranzo fu interrotta dallo scampanellio
insistente dell’ingresso.
“Stanno
suonando alla porta? Devono essere arrivati. Ginevra, per favore, vai ad
aprire? Oddio, sono impresentabile… arrivo subito!” e la signora Weasley scomparve nel bagno di servizio per darsi una raddrizzata al
grembiule e togliersi il foulard che si era messa in testa per cucinare mentre
Ginny andò ad aprire la porta.
“Potter?!
Ciao!” salutò sorpresa facendo accomodare l’ormai non più novellino e i suoi
genitori.
“Ciao…”
salutò lui entrando e raggiungendo gli altri Weasley attorno alla tavola.
“Buona
sera a tutti!” salutò Lily, reggendo un grosso pacco colorato e rispondendo ai
saluti dei presenti.
“Ma dov’è la festeggiata?” domandò James, guardandosi
attorno.
“Eccomi!”
trillò Molly Weasley uscendo dal bagno e correndo in contro ai
proprio ospiti.
“Auguri
Molly!” fecero in coro Lily e James, abbracciandola.
“Buon
compleanno, signora Weasley” si aggiunse Harry, con un sorriso, dopo essersi
seduto accanto a Ron.
I
presenti iniziarono a chiacchierare allegramente quando il campanello suonò di
nuovo.
“Ron,
puoi aprire tu? Questi devono essere Hermione e i suoi genitori” chiese Molly al figlio più piccolo.
Ginny
e i gemelli videro le orecchie di Ron farsi leggermente rosse “Qui c’è puzza di investimento…” commentò George.
“E Gin questa volta non c’entra… Anzi Harry, sarà meglio che
non ti siedi troppo vicino a lei. Non vorrei vederti ferito… O forse sì…” lo schermì Fred, ridendosela assieme a George.
Quando
Ron aprì la porta cercò di mascherare l’imbarazzo di trovarsi di fronte ad Hermione e di doverla guardare negli occhi dopo il gesto
avventato della sera prima. Fu soddisfatto di riuscirci piuttosto bene e di
saper affrontare la situazione, qualcosa da Bill doveva pur averlo preso.
“Ciao!”
la salutò con un sorriso, facendola entrare.
“Ciao
Ron, ciao a tutti! Oh, ciao Harry, mi fa piacere che ci sia
anche tu!” rispose tranquilla Hermione.
Ron
rimase profondamente colpito da quella tranquillità e si domandò se Hermione
stesse riuscendo a fingere benissimo come lui.
Anche
la famiglia Granger raggiunse il tavolo e la serata passò all’insegna delle
chiacchiere, soprattutto delle battute dei gemelli frequentemente indirizzate ad Harry, che ormai si era tetramente rassegnato, e delle
abbondanti fette di torta che Molly insisteva per rifilare ai suoi ospiti.
Era
ormai sera tarda quando i ragazzi, assiepati nel salotto, stavano discutendo
della famigerata partita del giorno dopo contro gli Slythers.
Charlie,
che ai suoi tempi era stato un giocatore d’oro degli Hippogriffs, era molto
interessato e curioso di vedere Harry e i suoi famosi
salti in azione. Afferrò un cuscino dal divano e lo lanciò al ragazzo, in piedi
poco distante.
In
un attimo successe di tutto.
Mentre Charlie lanciava il cuscino, Ginny si era
alzata in piedi per prendere un cioccolatino dalla scatola sul tavolino.
Davanti
a lei Harry era saltato in alto afferrando il cuscino al volo ed era atterrato.
Tuttavia
l’atterraggio di Harry fu brusco, qualcosa sotto un suo piedi
gli fece perdere l’equilibrio e lo fece cadere all’indietro addosso a Ginny,
che veniva completamente schiacciata sul pavimento.
Quel
qualcosa era il piede di lei.
Quando
Ginny lo sentì atterrare con tutto il peso e la forza del salto sul suo piede destro lanciò un urlo quasi disumano che venne smorzato
dalla valanga che le cadde addosso una frazione di secondo dopo.
I
gemelli avevano iniziato a ridere di fronte alla scena troppo divertente della
caduta di Harry e tutti si erano girati verso di loro.
Lamentandosi
per il brutto colpo al sedere che Harry aveva preso cadendo, si alzò facendo
leva sul divano e disseppellendo Ginny.
La
rossa se ne stava mezza buttata per terra con gli occhi fuori
dalle orbite e un’espressione di profondo dolore dipinta sul volto.
Harry
si voltò cercando di sdrammatizzare “Bè dai, ora siamo
quasi pari…”
Ginny
lo guardò con gli occhi colmi di lacrime e risentimento, cercò di sporgersi in
avanti per colpirlo ma quel microscopico movimento le causò un dolore
allucinante alla caviglia che la bloccò e la fece gridare ancora.
“Tutto
bene, Ginny? Ti sei fatta male?” domandò preoccupato
Bill, avvicinandosi.
Lei
scosse la testa, le labbra serrate e gli occhi socchiusi “La mia caviglia…” fece con un filo di voce.
Charlie
l’aiutò ad alzarsi ma l’impresa fu delle più dolorose
mai intraprese. Il piede di Ginny si stava gonfiando a vista d’occhio e anche
gli adulti intervennero a quel punto.
“Santo
cielo, è meglio portarti al pronto soccorso!” fece il padre, preoccupato.
Inutile
dire che tutti quanti accompagnarono la sfortunata ragazza e attesero nella
sala d’aspetto che Ginny, accompagnata dai genitori, facesse ritorno.
Harry
cercò di convincersi che fosse solo una banale distorsione e che Ginny la
stesse facendo troppo lunga ma quando la vide tornare con due stampelle e un
piede grande come una zampa di troll tutto fasciato dovette ricredersi.
“E’
rotta. Trenta giorni di prognosi…” spiegò il signor Weasley.
Tutti
gli occhi dei presenti, compresi quelli doloranti di Ginny, si fissarono su
Harry che improvvisamente si sentì piccolo come un fagiolo.
“Ecco…
mio dispiace…” balbettò prima che George gli sferrasse un pugno in testa.
Continua…
Ho
calcolato male i tempi quando ho detto che in questo capitolo avreste assistito
all’avvicinamento tra Harry e Ginny. Avverrà nel prossimo perché in questo si
sono presi un po’ troppo spazio Ron ed Hermione, mannaggia a loro!
Ma il gesso di Ginny non sarà assolutamente un dolore inutile,
eh eh eh!
Che ne pensate? Vi è piaciuto questo capitolo un po’ più
femminile? Nei precedenti era un po’ tutto dal punto di vista di Harry o Ron…
Ci
voleva la rivincita delle donne!!! ^^
Ringrazio
come sempre tutte le persone stupende che mi hanno recensito: un grazie e un bacio a pk82,
Siphion_Grindelwald, EDVIGE86, Ginny Lily Potter e la mia amichetta Ale. Le vostre recensioni sono importantissime per me!!
Continuate
a farmi sapere che ne pensate!
Un
bacio e a presto con il prossimo capitolo,
Ly
PS:
Nel prossimo capitolo ovviamente anche la partita contro Malfoy! ^^