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Autore: j3nnif3r    01/12/2007    8 recensioni
Una yuffientine un po' particolare, ambientata subito dopo gli eventi di "Dirge of Cerberus". Le acque si sono ancora una volta calmate, il gruppo si è ancora una volta diviso, ma riuscirà Vincent ad allontanarsi da Shelke?
Genere: Romantico, Introspettivo | Stato: completa
Tipo di coppia: non specificato | Personaggi: Vincent Valentine, Yuffie Kisaragi
Note: nessuna | Avvertimenti: nessuno
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Note dell'autrice: Salve! XD
Non sono abituata a scrivere delle note, prima (o dopo) il testo delle mie fiction. Questa volta, però, lo faccio perchè lo ritengo necessario. Cercherò di essere breve.
Questa è, sostanzialmente, una yuffientine, ovvero una storia che ha come pairing Yuffie x Vincent. Questo pairing, ad essere sincera, non mi ha mai convinto molto. Nel primo FFVII dubito ci sia alcun accenno alla cosa, e direi che pensarli insieme lì suona un po' ridicolo. Ma, dopo aver preso coraggio ed essermi sorbita TUTTE  e dico TUTTE le cutscene di "Dirge of Cerberus" su Youtube, (non potevo giocarci, ragazzi, davvero... XD Uno sparatutto no... ma ero curiosa...) ho avuto l'impressione che la cosa non fosse poi così impossibile. In DOC, infatti, il personaggio di Vincent viene approfondito parecchio, cosa che nel VII manca. E quindi, nonostante io DETESTI con tutte le mie forze le boiate che stanno creando intorno a FFVII, guardando DOC come una sorta di film sono riuscita persino ad apprezzarlo. I flashback sul passato di Vincent sono utilissimi per capirlo meglio (era così timido e goffo, caro... <3), e anche se avrei gradito una parte maggiore per Yuffie, va anche bene così. La storia, dunque, è ambientata un anno dopo le vicende di DOC.
Ma... c'è un ma.
Nonostante il pairing mi sembri verosimile grazie a quel gioco, allo stesso tempo mi sembra che non possa essere un amore puccioso e semplice. Specialmente perchè, ragazzi, c'è Shelke. E non intendo dire che voglio far diventare Vincent un pedofilo, ma che quella mocciosetta ha inevitabilmente un ruolo, nella faccenda. E' ciò che gli rimane di Lucrecia, e dubito che Vincent se ne separerebbe tanto facilmente.
Dunque, questa longfic (che non sarà di dieci capitoli, ma chissà di quanti... XD) potrebbe in un certo senso essere identificata con il pairing "yuffientinelke", anche se non nel solito modo in cui un pairing si intende.
Se non avete idea di chi cavolo sia Shelke, prima di leggere vi consiglio di giocare a DOC, o (meglio) di guardare le cutscene su Youtube come ho fatto io. Se proprio siete pigri, almeno leggete il suo profilo su Wikipedia, insomma. XD Sarò a disposizione per chiarimenti sulla sua identità, se vorrete. Se temete gli spoiler, sappiate che in pratica non ce ne saranno, Shelke a parte. Anche perchè della trama di DOC in se', a me, non importa un fico. XD

E ora basta blaterare! Silenzio, si comincia! >.<

 

 

1. Rivalità diverse

 

"Dici che ne sarà felice?" domandò Tifa, sistemando la tavola con cura. In mezzo a tutti quei palloncini, con in mano il vassoio dei rustici, Yuffie la guardò e sorrise.

"Certo che lo sarà. Perchè non dovrebbe? Una festa di compleanno è la cosa più bella che possa esistere! E dubito che ne abbia avuta una come si deve, da... molto, molto tempo!"

"E' solo che, ecco... Vincent non mi sembra molto il tipo da feste. Tutto qui."
"Oh, dai. Non esiste nessuno a cui non piacciano le feste!"

Tifa abbassò lo sguardo sulle caramelle che stava posizionando. A lei, ad esempio, le feste non piacevano molto. Si sentiva sempre triste quando partecipava, finiva per rimanere isolata fra lo starnazzare della folla allegra.

Ma questa era una di quelle cose che Yuffie non avrebbe mai potuto capire.

E vederla così pimpante, così luminosa, le faceva piacere.

Da quando per l'ennesima volta le cose si erano calmate, il gruppo si era diviso. Cid era tornato a Rocket Town, lei e Cloud erano rimasti lì a fare piccole cose per andare avanti, Barret si faceva vivo ogni tanto per salutarli, Yuffie aveva trascorso molto tempo a Wutai, di Red e Caith Sith si erano perse le tracce, ma scrivevano spesso. Vincent era scomparso per mesi, ed era poi riapparso dal nulla come se niente fosse.

E mentre Midgar rifioriva, senza che se ne rendessero conto era passato un altro anno.

"Come sta questo, qui?" chiese Yuffie, sollevandosi in punta di piedi e cercando di attaccare un festone al muro.

Erano le piccole cose come quella, che rendevano Tifa malinconica. I piccoli gesti che sarebbero diventati ricordi. Li riconosceva, li accoglieva con un sorriso e cercava di conservarli intatti, di non farli sbiadire una volta passati.

Le andò incontro per aiutarla, ed insieme attaccarono una decina di festoni ridicoli.

Sarebbero stati quasi tutti di nuovo insieme, per un po'.

Insieme, come ai vecchi tempi.

Cloud fece sbattere la porta, entrando. Si fermò al centro della stanza, si guardò attorno. "Cos'è questa roba?"

"I preparativi per la festa di Vincent!" strillò Yuffie, saltellando.

"Sembra un compleanno di un bambino. E' tremendo." disse lui, togliendosi la borsa dalle spalle e posandola a caso sul tavolo, rischiando di far cadere un vassoio.

"Non vuoi aiutarci a finire?" chiese Yuffie, e gli si mise davanti. Cloud tentò di scansarla, e iniziarono un buffo balletto accompagnato dalle risate di Tifa in sottofondo.

"Molto divertente, Yuffie. Davvero."

"Come sei noioso!"

"Dai, ti aiuto io a finire, Yuffie. Lascia in pace Cloud, sarà stanco." disse Tifa, mettendole una mano sulla spalla.

"Non è mica giusto che Cloud non faccia mai nulla, però..."
"Io non faccio mai nulla? E chi è che porta i soldi, qui?"
Yuffie gli rivolse una linguaccia, strizzando gli occhi. Poi si voltò verso Tifa. "Allora, i regali sono pronti?"

 

Vincent e Shelke camminavano per le strade di Midgar. Il vento gonfiava il mantello e scompigliava i capelli di lei, che si ostinava a riavviarli con gesti nervosi.

"Siamo arrivati?" gli chiese.

Vincent le aveva preso la mano, per evitare che insistesse sui capelli. "Non ancora. Manca poco."
"Quanto, di preciso?"
"Poco."
"Sono stanca."
Era spesso stanca, la piccola Shelke. Vincent l'aveva presa in spalla, e lei si era un attimo agitata scalciando, poi si era accomodata sulla sua schiena ed era rimasta in silenzio.

Era una strana bambina, e ogni giorno di più Vincent si chiedeva come considerarla. Il suo corpo aveva iniziato a crescere in fretta, come se volesse rifarsi del tempo perduto. Stava diventando più alta, il suo viso stava perdendo i lineamenti infantili, gli occhi si facevano sempre più trasparenti, lontani dal Mako che li aveva resi di un blu brillante.

Le era stato vicino durante le prime crisi. L'aveva ritenuto necessario, dopo la morte di Shalua. Non poteva abbandonarla al suo destino, non adesso che i dati immagazzinati andavano scomparendo. Shelke ricordava ogni giorno qualcosa in meno, dei flashback inquietanti che gli aveva fatto rivivere. Eppure c'era qualcosa in lei, come se sapesse, come se i ricordi perduti le appartenessero ad un livello più nascosto, ormai indelebile.

Come se fosse davvero... lei.

Come se Lucrecia rivivesse davvero in quel corpo prostrato dal Mako, che ora si affannava a riprendersi e a fiorire.

I primi mesi erano stati davvero difficili, e Vincent aveva temuto che sarebbe morta. Senza più esposizioni, era diventata più pallida e di umore instabile. Passava intere notti in lacrime, ricordando sentimenti che non sospettava di avere, mentre lui era rimasto a stringerla senza poter fare altro che sperare.

Si era aspettato di vederla diventare un'altra persona, una che non conosceva, invece era rimasta la stessa. L'unica differenza era lo sguardo, che si era fatto più consapevole e profondo. E la fame, una fame che sembrava dilaniarla, fame di cibo, di affetto, di sapere.

Avevano parlato a lungo del passato, di ogni dettaglio, di Shalua, delle memorie infantili che affioravano man mano.

E quando Vincent l'aveva portata nella caverna, Shelke aveva allungato le mani verso la figura incastonata in quella prigione verde acqua, e sfiorandola aveva pianto.

Era come se fossero depositari di un unico segreto, e Vincent aveva quindi deciso di prendersene cura. In memoria degli errori passati, per alleviare il suo senso di colpa, e perchè, in fondo, le voleva bene.

"Siamo arrivati?" chiese, di nuovo.

"Quasi."
Dopotutto, non era che una bambina.

 

Spingendo la porta del 7th Heaven, Vincent si trovò al buio. Sentì Shelke fremere sulle sue spalle e strinse le dita sull'impugnatura del fucile, d'istinto. Un momento di immobile, lungo silenzio, poi sobbalzò nel sentire un coro esplodere in un grido.

"AUGURI!"

Qualcuno accese la luce, Tifa e Barret sollevarono in fretta le tapparelle. Erano tutti lì, dietro ad un tavolo imbandito con tonnellate di cibo, sotto un'infinità di festoni strambi. Al centro del tavolo una torta con il suo nome sopra, e accanto alla torta Yuffie con un cappellino a punta trattenuto da un elastico.

Vincent lasciò scendere Shelke, che si precipitò a prendere una pizzetta.

"Ma cosa..."
"Tanti auguri, Vincent!" urlò Yuffie, correndo ad abbracciarlo.

"Veramente... non credo sia il mio compleanno, oggi..."
"Non ha importanza!" Lo guardò dal basso, continuando a stringerlo. "Volevamo fare qualcosa di speciale per te!"

"Ha organizzato tutto Yuffie!" disse Tifa, battendo le mani.

"La nostra piccola principessa è stata davvero brava!" aggiunse Barret. Cloud si limitò ad annuire, distratto.

"E il cibo è fottutamente buono..." disse Cid, azzannando una tartina.

"Cid! Non dovevi mangiarlo subito!"
"Ma la bambina sta mangiando!"

"Appunto, è una bambina..." Tifa si chinò su Shelke, che aveva la bocca sporca di salsa. "Tieni." Le porse un tovagliolo, e lei lo prese senza dire nulla, fissandola.

"Allora? Sei contento?" chiese Yuffie, e lo lasciò andare. "Abbiamo passato tutto il giorno a preparare, quindi è meglio che tu lo sia!"

"Grazie." disse Vincent. Era piacevole, sì, essere di nuovo tutti insieme.

"Cavoli, scoppia di felicità!" esclamò Cid, continuando a mangiare la tartina con Tifa che lo guardava male.

"E allora, che inizi la festa!" Yuffie saltellò fino allo stereo, sistemato in un angolo per l'occasione, e fece partire la musica.

 

Mangiarono e chiaccherarono fino a notte fonda. Cid e Barret, un po' ubriachi, si erano seduti su una panca e avevano iniziato a raccontarsi barzellette. Cloud aveva cercato di mostrarsi interessato, ma Yuffie aveva notato che stringeva sotto il tavolo la mano di Tifa. Erano talmente carini, quei due. Shelke si era ingozzata all'inverosimile, pulendosi la bocca con il tovagliolo dopo ogni portata, ed osservandoli tutti come se fossero alieni.

Perchè Vincent aveva portato anche lei?

Accorgendosi che lui era uscito dalla porta sul retro, Yuffie l'aveva raggiunto approfittando della confusione che si era creata dentro. Con le spalle al muro e il capo sollevato, Vincent stava guardando il cielo.

"E' una bella notte, vero?" gli aveva chiesto, arrivando silenziosa.

"Sì." aveva risposto lui, senza sorprendersi.

"Ti annoi?"
"No, affatto. E' stata una bella sorpresa."
"E allora perchè sei qui fuori?"
"Avevo bisogno di un po' d'aria."
"Ah. Anch'io." Gli saltellò davanti, con le mani dietro la schiena. "Ci sei mancato un sacco, sai? Dove sei sparito?"

"Avevo delle cose da fare."
"Ah sì? Tipo?"
"Shelke... aveva bisogno d'aiuto."
"Oh."

Nel minuto di silenzio che seguì, Yuffie cercò le parole giuste. "Mi chiedevo... come mai te la porti dietro?"
Ok, forse non erano proprio le migliori.

"Pensi che avrei dovuto abbandonarla a se stessa?"
"No, ma... potevi lasciarla qui. Tifa si sarebbe presa cura di lei."

"Aveva bisogno di tranquillità."
"Beh, qui c'è molta tranquillità... Troppa tranquillità! Una montagna di tranquillità!" disse lei, allargando le braccia con il suo solito fare esagerato.

"Ho ritenuto giusto fare così."
"...Ok."
Un altro minuto di silenzio imbarazzante.

Era sempre così, con Vincent. Non si preoccupava minimamente di far proseguire la conversazione. Era difficile anche per lei, riuscire a comunicare.

E c'erano tante cose, così tante cose che avrebbe voluto dirgli.

"E con i ... dati ... come va? Ha recuperato la sua personalità?"
"Più o meno."

"Vincent... il motivo per cui ti ostini ad aiutarla è per caso..." Poteva buttarla sul ridere, forse sarebbe stato meno patetico. "...E' per caso che ti ricorda qualcuno?" chiese, sorridendo e annuendo come per prenderlo in giro, indicandolo.

"Che vuoi dire?"
"Oh, beh... Sai, i ricordi... quel discorso lì..."
Vincent aveva guardato da un'altra parte, accigliandosi. "No. Non è per quello."
"Allora potresti farla rimanere qui con noi, adesso. Potresti rimanere anche tu!" Si era portata nella traiettoria del suo sguardo, con un saltello. "Sarebbe bello, no?"
Lui si era voltato dall'altra parte, e lei l'aveva seguito ancora. E di nuovo.

"Smettila."

"Eh?"
Vincent l'aveva afferrata per le spalle, immobilizzandola. Sentendo il metallo freddo dei suoi guanti sulla pelle, Yuffie aveva quasi urlato.

"Stai ferma."

"...Scusami."
La lasciò andare, e lei abbassò lo sguardo, sfiorandosi le labbra con le dita.

Non si sarebbe mai comportato così, con quella bambina odiosa.

"E' che io..." iniziò Yuffie, a voce bassa. "...non posso. Non riesco a sopportarlo." Lo guardò, e Vincent la stava fissando, severo. "E' vero, è solo una bambina che non ha colpa, ma è come se fosse lei. E sapendo quello che ti ha fatto, io... non posso fare a meno di odiarla. Anche se è solo una bambina."

"Questa è una cosa che non ti riguarda. E non è esattamente una bambina, lo sai."
"Lo so. Ha la mia stessa età, più o meno. Ma..." Si morse le labbra, perchè sapeva che lui non avrebbe mai accettato quelle parole. "Ma ho l'impressione che stia approfittando di te. Come fece in passato. E... sono preoccupata. Non posso non esserlo, Vin."

"Puoi. So badare a me stesso."
"Certo!" esclamò, stringendo i pugni. "Lo so! Ma so anche che tieni a lei, perchè ti ricorda Lucrecia. E in un certo senso è l'unica cosa che rimane di lei. Ha tentato di ucciderci, ed è colpa sua se Shalua è morta! E' egoista e strana, come puoi non rendertene conto? Potrebbe essere un pericolo... Non sappiamo quali siano gli effetti del Mako, potrebbe succedere qualsiasi cosa, potresti anche ammalarti!"

"Questi pericoli non ci sarebbero ugualmente, se la lasciassi qui?"
"Sì, ma... almeno saremmo tutti insieme..."
"Saprò affrontarli da solo, se si presenteranno."
Sconfitta, Yuffie sospirò. "Volevo solo... dirtelo."
"L'hai fatto. Bene. Ne prendo atto."

Vincent rientrò, senza aggiungere altro, lasciandola lì con le braccia lungo i fianchi e tanta voglia di prenderlo a pugni.

"Eccoti, Vincent!" sentì dire a Tifa, dall'interno. "Dormi qui stanotte, vero? Siamo tutti un po' stanchi, ma ho preparato un letto per ciascuno!"

Prima di seguirlo, con in sottofondo le risate sguaiate di Cid e Barret, Yuffie vide che Shelke la stava guardando da dietro il vetro della finestra. Probabilmente, aveva sentito. Incontrando il suo sguardo scomparve, e Yuffie rientrò con una strana sensazione alla bocca dello stomaco.

Come se avesse bisogno di qualcosa.

 

Era vero?

Era per questo, che voleva aiutarla?

Solo per questo?

Nel silenzio assordante della notte, Vincent era rimasto sveglio.

Forse era vero.

Forse il suo eterno tentativo di rimediare alle colpe commesse in passato, in quella che sembrava ormai un'altra vita, non era concluso.

Forse era davvero colpa sua se quella bambina aveva dovuto rinunciare alla sua vita. Se avesse fermato tutto in tempo... se solo avesse preso più coraggio... Se solo...

Se solo le avesse urlato in faccia ciò che pensava davvero.

Se l'avesse strappata dalle mani di Hojo per portarla lontano, in un luogo dove far nascere suo figlio ed allevarlo come una madre qualsiasi.

Erano pensieri inutili.

Fra le mani, adesso, non gli rimaneva nulla se non rimpianti.

E Shelke.

Shelke che non aveva colpe, che non aveva fatto nulla. Che non era cresciuta perchè qualcuno l'aveva deciso per lei. Che si ritrovava confusa e immobile in un corpo da bambina, dopo vent'anni di vita.

Se lui avesse fatto qualcosa, in quei momenti, nulla di tutto ciò sarebbe accaduto. Probabilmente, sarebbe morto come qualsiasi essere umano. Forse, con lei accanto.

Con lei, Lucrecia, che l'aveva condannato ad una giovinezza eterna priva di ogni significato. E che ancora lo faceva sentire come se qualcuno gli strappasse il cuore dal petto, ogni volta che il suo nome veniva pronunciato, pensato.

Era come una seconda possibilità, Shelke. Questa volta poteva salvarla.

 

Yuffie era ad occhi spalancati nel buio, ad ascoltare il respiro regolare di Tifa. L'aveva sentita sgattaiolare via dalla stanza delle "ragazze", come l'aveva chiamata lei stessa, e aveva finto di dormire profondamente. Sapeva dove stava andando, e non voleva disturbarli, ecco. Se per qualche ragione volevano tenere nascosto quel che facevano, erano affari loro.

Ma quando Tifa si era infilata di nuovo sotto le coperte, aveva iniziato ad aspettare che dormisse.

Era una notte troppo bella per trascorrerla in quel letto improvvisato e scomodo. Si era infilata le scarpe, cercando di non fare rumore, e aveva preso sottobraccio i suoi vestiti. Un po' d'aria, ecco cosa ci voleva. Lontano da chiunque. Per far riprendere colore alle idee, tutto qui. Non perchè era triste. Non lo era. Nessuno stava dicendo che fosse triste. Nessuno.

E dormire accanto a quella mocciosa, poi, non era il massimo.

Si era appoggiata sul parapetto, ed aveva iniziato a guardare le stelle. Vincent le fissava sempre, come se sognasse di raggiungerle. E con quel cielo così limpido, era impossibile non sognarlo.

Dopo qualche minuto aveva sentito dei passi avvicinarsi e si era voltata. Shelke, piccola piccola nella camicia da notte che Tifa le aveva prestato, decisamente non della sua taglia, le era arrivata silenziosamente alle spalle.

"Il mio corpo sta crescendo." disse.

Yuffie la guardò, scocciata. "Ah sì?" disse con il tono che chiunque avrebbe usato con una bambina che diceva assurdità.
"Sì. Tu forse mi consideri una bimba, ma non lo sono. Ho la tua età. Non importa se la mia vita è stata strana. Non sono davvero rimasta indietro, ho vissuto. Venti anni. E non sono pochi."

"Oh, certo." Yuffie aveva appoggiato la schiena sul parapetto, incrociando le gambe. "E come mai non stai dormendo?"
"E' seccante che tu non mi prenda sul serio." La fissava, e Yuffie notò che sembrava davvero più grande. Le avrebbe dato quindici anni, adesso. "I dottori hanno detto che il mio corpo si sta riprendendo in fretta. E' probabile che io raggiunga presto l'aspetto che dovrei avere. E lui lo sa."
Yuffie spalancò gli occhi. Iniziava a capire dove voleva arrivare. "Lui...?"
"Quando avrò l'aspetto giusto per la mia età, le cose saranno diverse. Non ti permetterò di portarmelo via."
"Portartelo via?" Yuffie si sforzò di ridere. "Ma che dici?"
"Io ho qualcosa che tu non hai, Yuffie."
Lucrecia.

Alla fine, tutto conduceva ancora a lei.

A quella donna maledetta, che era la causa di tutto.

"Non capisco che vuoi dire. Mi spiace."

"Lo capisci perfettamente. Vincent mi ha insegnato cosa vuol dire voler bene ad una persona. Darei la vita per lui. E' l'unico essere umano di cui mi importi. E non ti lascerò allontanarlo da me."

"Dovresti andare a dormire." Yuffie fece per rientrare, e Shelke le afferrò un braccio con forza. No, non ne aveva ancora abbastanza per bloccarla, ma Yuffie si fermò ugualmente.

"Lui ha bisogno di me. Lo capisci?"

"No!" Scostando con impeto la sua mano, Yuffie le si parò davanti. "Non capisco! Non so come tu possa parlare in questo modo, come se lui fosse... un trofeo! E' una sua scelta, quello che farà. Non puoi deciderlo tu! E sono stufa del fatto che tutti ti trattano bene solo perchè sembri una bambina!"

"Tutto quello che devi capire è che io sono necessaria a lui, e lui a me. Sarà sempre così."

"Non credo proprio. Potrebbero passare anni, prima che il tuo aspetto cambi radicalmente. Che ne sai? Non ci sono casi simili da confrontare!"
"Anche se passassero degli anni..." Shelke sorrise, abbassando lo sguardo. I capelli le coprirono il viso. "Vincent non invecchia. Non lo hai notato?"

"Certo che l'ho notato."
"Condividiamo anche questo. Lui vive da sessant'anni, eppure è come se ne avesse ancora meno di trenta. Non abbiamo età, noi due. Ed io... io sarei anche disposta a sottopormi ancora al Mako, se questo volesse dire poter rimanere giovane per lui. E tu, Yuffie? Tu cosa sei disposta a fare, per lui?"

Yuffie aveva esitato, solo un istante.

Quella stupida non poteva capire. Non poteva. Non sapeva nulla della vita, lei. E non ne avrebbe mai saputo nulla, finchè qualcuno non si fosse deciso a darle un po' d'educazione.

"Non mi importa di quello che dici. Non sei che una ragazzina pestifera."

E, allora, il viso di Shelke si era trasformato. La sua tipica espressione spenta aveva lasciato il posto ad uno sguardo severo, che la faceva sembrare adulta. Gli occhi trasparenti si erano socchiusi in una smorfia di rabbia. Sollevò una mano, e prima che Yuffie se ne accorgesse la calò su di lei, dandole uno schiaffo secco, con un rumore che la fece rimanere sgomenta.

"Come ti permetti?" strillò Yuffie, e la afferrò per una spalla. Shelke si ritrasse, cercando di divincolarsi, ma Yuffie fu più veloce e le restituì lo schiaffo.

Subito dopo, se la vide strappare dalle mani.

Vincent l'aveva tirata a se', sotto il mantello, dove Shelke si era rifugiata con sollievo.

"Si può sapere cosa stai facendo?" le chiese lui, e Yuffie agitò le mani tentando di spiegarsi.

"Non è come sembra, lei... E' stata lei ad iniziare!"

Vincent si chinò su Shelke, le accarezzò una guancia. "Vai a letto, su. E' tardi, non riuscirai ad alzarti." La piccola aveva annuito e, dopo aver lanciato uno sguardo a Yuffie, era corsa dentro.

"Quella bambina è... odiosa!" aveva esclamato Yuffie, facendo un passo in avanti. "Come fai a non accorgertene?"

"Non provare mai più a toccarla."
"Mi ha dato lei uno schiaffo per prima."
"Immagino... ti avrà fatto un male tremendo."
"Non è quello il punto, Vin!" Yuffie gli andò incontro, provando a mantenere un tono conciliante. "Se davvero vuoi tenerla con te, dovresti almeno provare ad educarla... A punirla, quando fa una cosa sbagliata! Ed è stata lei a provocarmi, che motivo avrei di mentire?"

Vincent si voltò a guardare la porta, per assicurarsi che Shelke fosse entrata. Poi si rivolse di nuovo a lei. "Non capisco perchè ti comporti così."
"Non capisci?" Yuffie aveva lasciato cadere le braccia, sconfitta. "Te l'ho ripetuto mille volte, da quando Shelke è entrata nella tua vita. Devi lasciartela alle spalle, Vin. Non puoi continuare così... come se... come se fosse sul serio lei. Non lo è."
"Mi sembri confusa. Prima dicevi che è come se lo fosse..."
"Beh, non lo è. Il fatto che io la detesti perchè me la ricorda è diverso, non c'entra."
"Tu non l'hai mai conosciuta."
"Ma me ne hai parlato tu. E quella donna ti ha fatto del male, in ogni modo in cui è possibile farne! Possibile che, dopo tutti questi anni, tu ancora..."

Vincent le aveva dato le spalle ed era rientrato, semplicemente. Era rimasta a fissare la porta che si richiudeva, e con un sospiro aveva alzato gli occhi al cielo.

Possibile che ancora non riuscisse a dimenticarla?

   
 
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