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Autore: SylviaGreen    13/05/2013    3 recensioni
Si possono dire tante cose su Sylvia Green: dormigliona, golosa, chiacchierona, irriverente, pigra, incontrollabile. Ma su due cose si può andare sul sicuro: non è una strega e non ha ricevuto la sua lettera per Hogwarts.
Eppure, per una strana successione di eventi, Sylvia Green si ritrova a bordo dell'Hogwarts Express, a chiacchierare tranquillamente con Harry e Ron. L'autrice si sarà bevuta il cervello? Probabile.
Ma allora, cara Sylvia Green, che cosa sei?
«Una wimag», risposi automaticamente. «Cioè qualcosa di strano, complicato e ignoto».
STORIA INTERROTTA
Genere: Commedia, Fantasy, Generale | Stato: completa
Tipo di coppia: Nessuna | Personaggi: Draco Malfoy, Famiglia Weasley, Harry Potter, Hermione Granger, Nuovo personaggio
Note: Movieverse, What if? | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Primi anni ad Hogwarts/Libri 1-4
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Insulsa scuola babbana, mi fai un baffo!

 



Dopo essermi lavata abbondantemente la faccia, mi arrischiai a uscire sonnolenta dal dormitorio e a recarmi con Hermione nella classe di Trasfigurazione. Si trattò di un'autentica impresa. Anche se le scale, invece che qualche milione come mi ero immaginata arrivando a Hogwarts, erano "solo" centoquarantadue in totale, questo non significava affatto che fosse così facile percorrerle. A dire il vero, avrei preferito - almeno per il primo giorno - una versione molto più numerosa ma monotona e babbana, dato che ero  troppo in ritardo, affamata e stanca per pensare di poter trovare divertenti le scale di Hogwarts
Alcune erano ampie e spaziose e non davano assolutamente problemi se uno tentava di salirle, e naturalmente non ci capitarono mai. Il tipo che ci ritrovammo davanti più spesso era di quelle strette e pericolanti, senza corrimano o con un gradino che scompariva, cacciava urli all'improvviso o traballava. Poi c'era sempre il pericolo delle scale che cambiavano e se ne andavano a zonzo senza un'apparente tabella oraria prestabilita. Ciò che mi svegliò veramente, però, fu un litigio di cinque minuti buoni con una scala che, senza alcun motivo apparente, non aveva assolutamente voglia di farci passare; dopo due o tre imprecazioni che fecero storcere il naso a due quadri, io ed Hermione ci rassegnammo a fare tutto il giro mentre la scala ridacchiava beffarda.
Ma non era finita lì: nel nostro gironzolare per la scuola sperando di trovare l'aula di Trasfigurazioni  - io ancora innervosita per la discussione - incontrammo porte che non si aprivano a meno di non chiederlo cortesemente o di non far loro il solletico nel punto giusto (io, per il nervoso, andai a sbattere contro una di loro, che si arrabbiò e non mi permise di cercare di aprirla); altre che non erano affatto porte ma solidi muri che fingevano di esserlo e due volte un paio di fantasmi chiacchierando passarono attraverso una porta mentre stavamo cercando di aprirla, facendoci fare salti di un metro a testa.  Fortunatamente la seconda di quelle volte uno dei due fantasmi era Nick-quasi-senza-testa, il quale fu disposto a dirci dove fosse l'aula che cercavamo - ovviamente dall'altra parte della scuola, però almeno non dovevamo passare attraverso quella accidenti di porta - e fu così gentile da consigliarci un paio di trucchetti per impedire alle scale di protestare; così riuscimmo ad arrivare in tempo in classe, sotto uno sguardo piuttosto accigliato della professoressa McGranitt, che ci indicò due dei quattro banchi affiancati rimasti liberi. Poi mi disse che aveva deciso di comune accordo con gli altri insegnanti che quella settimana sarebbe stata completamente magica, in modo da farmi capire che cosa avrei dovuto affrontare e, come dedussi, in modo da caricare abbastanza gli altri di compiti per non lasciarmi troppo indietro quando, due settimane più tardi, mi sarei riunita alle lezioni magiche. Detto questo, si appoggiò alla cattedra e si rivolse a tutti gli studenti con un tono molto serio. «La Trasfigurazione è una delle materie più complesse e pericolose che apprenderete a Hogwarts», disse. «Chiunque faccia confusione nella mia aula sarà spedito fuori e non sarà più riammesso. Siete avvisati».
Poi trasformò la sua cattedra in maiale e viceversa. Tutti rimasero molto impressionati e non vedevano l'ora di cominciare, ma ben presto si resero conto che ci sarebbe voluto un bel po' prima che riuscissero a trasformare un mobile in un animale. Prendemmo tutti un mucchio di appunti complicati [i] (Hermione sembrava l'unica ad averci capito qualcosa e io continuavo a guardarla nella speranza che mi spiegasse che cosa avevo appena scritto) per dieci minuti, dopodiché ricevemmo un fiammifero ciascuno e la professoressa mi obbligò a osservare Hermione che si impegnava a trasformarlo in un ago. Anche lei, infatti, sembrava aver capito che la mia amica era stata forse l'unica ad aver compreso qualcosa della lezione.
Io avevo davvero intenzione di guardarla, ma mi distrassi immediatamente per via di un verso acutissimo proveniente dalla finestra aperta, chiedendomi chi l'avesse emesso e che cosa fosse successo. Hermione mi richiamò, ma non feci in tempo a riconcentrarmi sul fiammifero che sulla cattedra apparve un grosso gatto soriano con strani segni neri intorno agli occhi e ci misi un po' a capire che effettivamente si trattava della professoressa McGranitt. Per la seconda volta provai a ritornare su Hermione, ma in quel momento si sentì un tonfo, uno sbatacchio e due respiri molto ansanti, e io non potei fare a meno di distrarmi di nuovo, voltandomi a vedere da dove provenisse quel rumore. Due istanti più tardi, Harry e Ron corsero trafelati e ansanti in classe, con i capelli tutti scompigliati e i lividi sulle mani - dovevano essere andati a sbattere contro svariate porte anche loro - ed Hermione lanciò loro un'occhiata di profonda disapprovazione che nessuno dei due notò.
«Ce l'abbiamo fatta!», esclamò Ron felice, guardando il gatto sulla cattedra. «Ti immagini la faccia della McGranitt se eravamo in ritardo?».



Alzò lo sguardo e se la ritrovò davanti, le labbra ridotte a un filo sottile e gli occhi che lo perforavano severi attraverso le lenti squadrate, che avevano la stessa forma dei segni che, da gatto, aveva intorno agli occhi. Ron la guardò spaventato e Harry deglutì. Poi Ron disse: «È stata maledettamente brava».
«Oh, grazie per questo giudizio, signor Weasley», replicò lei, senza l'ombra di un sorriso. «Forse risulterebbe più utile se trasformassi il signor Potter e te in un orologio da taschino. Almeno uno di voi sarebbe puntuale».
Poi guardò Harry. «Ci siamo persi», disse lui pronto, sfoderando una faccina tenera e afflitta.
«Magari vi occorre una mappa», ribatté la McGranitt dura, senza lasciarsi intenerire da Harry. «Spero che troviate lo stesso i vostri posti», e poi voltò loro la schiena, mentre Harry e Ron si sedevano esausti nei due banchi vuoti di fianco ai nostri.
Ron mi piantò in faccia uno sguardo severo. «Perché non ci hai aspettati, eh?», attaccò.
«Perché mi hanno rotto le scatole per dieci minuti perché mi spicciassi senza di voi», tentai di rispondere, ma furono parole al vento. Al contrario, fu in grado di trovare in cinque minuti dieci buoni motivi per stare a letto fino alle otto meno un quarto. «Avresti dovuto capirli!», grugnì. «Per colpa tua abbiamo forzato la porta del corridoio del terzo piano, e Gazza quasi ci mandava in punizione. Menomale che c'era Raptor, perché altrimenti sai che bello, il primo giorno a pulire le finestre!».
«Ehi!», gli sibilò Hermione, tirandogli una gomitata. «Mi stai facendo perdere la concentrazione!».
«E tu cosa ci fai qui?», le domandò Ron sorpreso, accorgendosi solo in quel momento che era lì. Poi captò la mia espressione colpevole: io sapevo che lui la detestava. «Ah, e quindi sei venuta con lei, eh! E ci hai traditi!».
«Dai, Ron, non esagerare», provò a rabbonirlo Harry.
«Adesso pure tu ti ci metti, eh!», protestò lui, forse un briciolo più calmo.
«Dai, Ron, come potevo aspettarvi se stamattina Hermione … » e approfittai del momento per raccontargli di quella mattina e della spiccata simpatia di Percy nei miei confronti. Ron smise all'istante di lamentarsi con me. «Avrebbe dovuto aiutarci, quel maledetto idiota», sbottò arrabbiato. «E dire che era tanto fiero di fare il Prefetto … aspetta che lo sappiano Fred e George; probabilmente tenteranno di soffocarlo con gli stracci».
«Non sapevo che i Prefetti dovessero pulire il Dormitorio», disse sorpreso Harry.
«Sarà un nuovo compito che hanno assegnato quest'anno», grugnì Ron.
«No, Ron, non devono», mugugnai io. «Proprio lui ieri sera mi ha elencato i compiti dei Prefetti, e non mi ha mica detto che dovevano sfacchinare per pulire il Dormitorio, altrimenti non sarebbe stato tanto fiero di dirmi che lo era, no? Sono sicura che era solo un modo per buttarmi giù dal letto fuori orario».
«Ma allora se è così bisogna protestare!».
Sbuffai. «Sì, e a chi bisogna sporgere querela? A lui! Mi ha fregato».
«E ti fregherò ancora, Green, se non stai attenta a quello che fa la signorina Granger», mi interruppe in quel momento la professoressa McGranitt. Mi voltai verso di lei ed ebbi la sensazione di stare per essere incenerita dal suo sguardo. «Non me ne importa niente di quello che che avete da dirvi tu, Potter e Weasley, anche se vi stavate confidando in tono così alto che non mi stupirei se aveste intenzione di raccontare tutto anche a noi».
Evidentemente, nella foga della discussione ci eravamo dimenticati di sussurrare. «Ehm …», balbettai, dopo aver lanciato un'occhiataccia a Ron. «Io non credo che  … ».Volevo dirle che non credevo che la mia storia avesse riscontrato l'interesse di qualcuno in classe, ma provvidenzialmente in quel momento si sentì di nuovo quel verso acuto, che ci fece voltare entrambe verso la finestra; poi ci fu uno scoppiettio vicinissimo a me ed Hermione esultò.
Era, non si sa come, riuscita a far diventare d'argento il suo fiammifero, e gli aveva fatto apparire due punte alle estremità. E la cosa più bella era che io non ero riuscita a vedere come avesse fatto, ma la McGranitt non avrebbe potuto incolparmi perché in quel momento ero stata distratta proprio da lei.
Lei evidentemente lo capì, perché mi lanciò un'occhiata molto torva prima di affrettarsi a far vedere alla classe l'ottimo risultato di Hermione, gratificandola con un sorriso. Il suono della campanella subito dopo le impedì di proseguire il discorso con me; riuscì però benissimo ad assegnare a me, a Ron e a Harry il doppio dei compiti rispetto agli altri, notizia che accogliemmo con un rumoroso sbuffo. Avevo sperato che la scuola avesse contagiato con la sua magia e magnificenza anche i professori spingendoli a non darci compiti, ma purtroppo in questo Hogwarts era maledettamente simile alle scuole babbane. Anche se si trattava sempre di Trasfigurazione e non di qualche materia insulsa come Latino, gran parte del divertimento consisteva nell'usare la bacchetta, che a me era categoricamente proibita.
In particolare fu durante incantesimi, l'ora successiva, che sentii la mancanza della bacchetta.
Infatti il professor Vitious era piccolo e grassottello e per arrivare alla cattedra per fare l'appello aveva impilato una decina di libri uno sopra l'altro; arrivato al nome di Harry, aveva fatto un salto di un metro per la sorpresa ed era ruzzolato giù. Ma invece di cascare pesantemente pesantemente, aveva creato dal nulla una gran montagna di cuscini in cui si era tuffato e su cui si era accomodato per continuare l'appello, guadagnandosi un fragoroso applauso da parte di tutta la classe e una grande invidia da parte mia. Quanto mi sarebbe piaciuto poterlo fare in Sala Comune, a casa mia o, ancora meglio, scaraventare una raffica di cuscini in testa a Percy!



Il resto della settimana percorse tra alti e bassi, ma non c'era niente da dire: era molto meglio che frequentare una banale scuola babbana. La professoressa Sinistra, insegnante di astronomia, passò mezz'ora della sua lezione a spiegarci cosa avremmo imparato nella sua materia - pareva interessante: i nomi delle stelle, i movimenti dei pianeti e le caratteristiche dei satelliti - e l'altra mezz'ora a spiegarci come si leggeva una carta stellare e a pulire maniacalmente il suo nuovo telescopio. Uscii talmente rintronata di stelle e stelline dopo quella lezione che arrivai tardi a Erbologia e fui sgridata dalla professoressa Sprite, che mi mise da sola a curare e potare una specie di grosso fungo viola di quattro metri, e così ci misi il doppio del tempo degli altri, che erano in coppia. Alla fine della lezione, mi scaraventai di corsa fuori dalla serra fino alla Sala Grande, perché quel giorno a pranzo c'erano le salsicce, solo per scoprire, arrivata al tavolo, che ero uscita tanto in fretta da dimenticare la borsa con tutti i libri, e così ci tornai per accorgermi che i fogli del compito di storia della magia che avrei dovuto portare l'ora seguente erano tutti unti e sporchi di terra. Se non altro la ramanzina del professor Ruf, l'unico fantasma tra gli insegnanti, mi avrebbe conciliato il sonno. Storia della magia era di gran lunga la materia che odiavo di più, sia perché Ruf era un sonnifero in forma umana, sia perché storia era appassionante come una gara di sottomarini. Già studiare la storia babbana per me era stato un supplizio per tutte le elementari, e solo grazie ad una recita teatrale sui romani ero riuscita a ricordarmi qualcosa su questo o quell'imperatore; ma cercare di imparare qualcosa sulla storia magica era una battaglia persa. Alla prima lezione avevo provato a stare attenta, ma dopo due secondi mi ero accorta che solo Hermione era in grado di resistere al suo potere con una raffica di pizzicotti, non di certo io; e quindi avevo passato un'ora o a chiacchierare con Harry - tanto Ruf era talmente abituato al disinteressamento degli studenti alla sua materia che non se ne curava - oppure con la testa accoccolata sulle braccia e gli occhi semichiusi, osservando con grande interesse una mosca volare e consolandomi che il giorno successivo avrei finalmente provato Difesa contro le Arti Oscure, che già a sentirla nominare mi sembrava una materia grandiosa.
Il giorno dopo, però, ero rimasta delusa. Il professor Raptor era quello con il turbante con cui avevo visto il professor Piton conversare, ma le sue lezioni non erano affatto quella gran figata che mi aspettavo. Lui non faceva altro che spiegare con voce molto terrorizzata di cosa avremmo dovuto parlare quell'anno, come se avesse preferito non saperlo, e ogni tanto faceva nomi di orride creature che potevano capitarci di fronte.

Ogni tanto raccontava delle basi delle arti oscure - secondo lui, bastava conoscere il pericolo - ma il tremolio continuo della sua voce rendeva difficile ogni comprensione e scatenava risolini soffocati per tutta l'ora. Fu l'unica materia per cui non vedevo l'ora che arrivasse la settimana babbana, perché con Raptor avrei studiato Matematica e Scienze, e io le adoravo.
Il Venerdì fu un giorno molto importante per me. Finalmente ero riuscita ad arrivare in tempo per mangiarmi almeno due brioche senza perdermi neanche una volta, e arrivata a colazione, Hermione mi informò che ci aspettavano due ore di Pozioni con i Serpeverde. L'idea di rivedere di nuovo Draco nella mia classe non mi piacque affatto, e non ero l'unica a essere preoccupata.
«Piton è il direttore della casa di Serpeverde», spiegò Ron quando gli chiesi il motivo della sua espressione sgomenta, «e dicono che favorisca enormemente la sua casa rispetto alle altre. Sai, punti in più a caso, penalizzazioni per altre case e robe del genere».
«Beh, ora vedremo se è vero», dissi per consolarlo, «ma secondo me è soltanto brutta fama. Insomma, ogni aspetto dei Serpeverde sembra fare paura: il fantasma, il serpente nello stemma, Piton … magari in fondo sono tutte brave persone». Poi gettai un'occhiata al tavolo di Serpeverde e vidi Malfoy, Tiger e Goyle che ridevano sguaiatamente nel prendere in giro il gufo di una ragazzina di Tassorosso. «Molto in fondo», aggiunsi.

«Secondo me quelli di Serpeverde sono tutti degli idioti», intervenne un ragazzo dai capelli rossi che mi giunse alle spalle. Era più alto di Ron e - beh, sì, lo ammetto - più attraente, perché aveva quel cipiglio di chi è sicuro di saper fare qualunque cosa da solo, di cui Ron era privo. «Piacere, io sono Fred Weasley», aggiunse con un sorriso e mi tese la mano, mentre se ne avvicinava un altro identico. «E questo è George». Lo indicò.
Lui fece un cenno. «Sì, fidatevi, sono tutti delle cacchette di lumaca», aggiunse  poi. «In effetti è abbastanza rivoltante che abbiano vinto la coppa delle case per sette anni di fila».



«Non mi sorprende», mugugnò Ron. «Piton vi toglie … tipo … cento punti a testa ogni anno?».
«Solo perché respiriamo», precisò Fred. «Detesta i Grifondoro».
«È una cosa ingiusta!», protestò Hermione, seduta poco distante da me. «I professori non dovrebbero avere preferenze! La McGranitt non ne ha, per esempio».
«Sì, infatti ci ha sommersi di compiti anche se siamo Grifondoro», grugnì Ron. «Ogni tanto un po' di preferenze non sarebbero neanche male».
Hermione gli lanciò un'occhiataccia prima di alzarsi, che lui ricambiò. Quei due non andavano affatto d'accordo, e riuscivano a sopravvivere senza litigare tutti i giorni soltanto perché io avevo spiegato cinque volte a Ron che Hermione, quando non faceva l'altezzosa sapientona che lui tanto detestava, in realtà era disponibile, altruista e molto affidabile e che io mi trovavo bene con lei in dormitorio.
«Beh, comunque non credo sia esatto parlare di preferenze con Piton», spiegò Fred. «A lui non va a genio nessuno. Fa finta che gli piacciano quelli di Serpeverde perché è la sua casa, ma in realtà li guarda come guarderebbe un sacco pieno di cacca di drago». Poi lanciò un'occhiata a Tiger e Goyle. «Esattamente come farebbe qualunque persona di buon senso».
«Pozioni è difficile?», domandò Harry.
«Non più difficile di Trasfigurazioni, se si fa finta che Piton sia soltanto un brutto arazzo unto appeso al muro», disse George. «Ma quell'uomo mette soggezione. E per soggezione intendo che sarebbe capace di farti a fettine se sbagli un passaggio. Sempre che la pozione non lo faccia prima di lui, ovvio».
Se lo scopo dei gemelli era stato quello di rassicurarci, non ci erano riusciti: avevo un fastidioso gorgoglio allo stomaco che minacciava di farmi vomitare tutto quello che avevo appena mangiato dentro il calderone. Gettai un'occhiata spaventata all'orologio. «Ragazzi, che ne dite se ci muoviamo ad andare in classe? Non vorrei arrivare in ritardo il primo giorno, e voi?».
Ron ed Harry scattarono in piedi e Fred annuì, addentando una grossa fetta di formaggio. «Occhio a non farvi avvelenare!».
«Può succedere?», esclamò Ron terrorizzato, piantando i piedi a terra.
«Forse sì, se non ci sbrighiamo», gli sibilò Harry, spingendolo in avanti fino quasi a farlo cadere, e tutti e tre incominciammo a correre per andare in classe, che si trovava nei sotterranei.
Arrivammo - cosa inaudita - cinque minuti in anticipo e io ebbi l'istinto irrefrenabile di scappare da quella classe subito dopo esserci entrata. Faceva paura: grosse creature non bene identificate viscide e molli strisciavano dentro vasetti di vetro poggiati su una mensola attaccata alla parete, e un freddo glaciale penetrava da ogni spiffero. Non c'erano finestre, dato che ci trovavamo nei sotterranei, e non mi sarei stupita di veder spuntare da un angolo un mostro con sette braccia e la pelle viola a chiazze rosse, o qualcosa del genere. Ci fiondammo a cercare tre posti tutti vicini, nella speranza che un tavolo di legno mezzo marcio e un calderone ci potessero proteggere da Piton. Li trovammo, ma di fianco a uno dei posti era seduta Hermione; così Ron si catapultò su quello più distante da lei, e Harry si affrettò a sedersi alla sua destra. Così io presi il posto tra lui ed Hermione. Poi individuai Draco, Tiger e Goyle, seduti tutti intorno ad un calderone molto più vicino a Piton, che confabulavano tra loro. Avevano una strana aria soddisfatta.
«Quando Malfoy confabula, non è in arrivo niente di buono», setenziò Ron.
Subito dopo una porta sbatté e l'alta figura di Piton entrò in classe. Un improvviso silenziò calò su di noi: tutti dovevano aver sentito o captato l'aura di terrore che quell'uomo aveva sui suoi alunni. Il suo mantello nero svolazzò alle sue spalle e lui continuò a camminare fino al tavolino traballante che fungeva da cattedra, senza salutare nessuno. Poi si voltò e ci squadrò tutti uno ad uno, come a chiedersi chi avrebbe potuto torturare per primo.
«Non ci saranno sventolii di bacchette o stupidi incantesimi in questo corso, come tale». Le sue parole severe e concise erano poco più di un sussurro, ma non ce ne sfuggiva una. Il silenzio era totale, e neanche le mosche avevano il coraggio di ronzare. «Non mi aspetto che molti di voi apprezzino la sottile scienza e l'esatta arte di preparare pozioni, comunque ai pochi, scelti dal fato», e il suo sguardò scivolò velocemente su Malfoy, «che possiedono la predisposizione, io posso insegnare come stregare la mente, irretire i sensi; posso dire come imbottigliare la fama, approntare la gloria, finanche mettere un fermo alla morte».
Malfoy sorrise e diede di gomito ai suoi amici, che lo guardarono con grande ammirazione. Io stavo per farlo notare a Harry, ma mi accorsi che il mio amico stava prendendo appunti con grande attenzione, riportando lentamente e molto chiaramente le parole di Piton. Evidentemente ci teneva a non venire avvelenato. Per non disturbarlo, tornai a guardare Piton, che aveva volto lo sguardo pericolosamente verso di noi.

«Tuttavia», mormorò, «magari alcuni di voi sono venuti a Hogwarts in possesso di abilità così formidabili da sentirsi completi abbastanza da non prestare attenzione!».
Si interruppe, e ci fissò con insistenza. Ci misi qualche secondo a capire che si stava riferendo a Harry e lo colpii sul braccio. Lui smise all'istante di prendere appunti e rispose agli occhi di Piton con uno sguardo spavaldo. Lo sentii però deglutire.

«Signor Potter!», mormorò Piton con voce sarcasticamente riverente, accennando ad un inchino. «La nostra nuova celebrità».
Harry sostenne il suo sguardo, fissandolo dritto negli occhi. Ron guardò prima Harry, poi Piton, poi di nuovo Harry, e infine nascose la sua testa al sicuro tra le braccia.
«Dimmi, cosa ottengo se verso della radice di asfodelo in polvere in un infuso di artemisia?», domandò Piton all'improvviso.
Radice in polvere di che cosa, in un infuso di che cosa? Harry lanciò un'occhiata furtiva a Ron, [ii] accoccolato al banco, e a me, la cui espressione era sconcertata quanto la sua. La mano di Hermione, invece, era scattata in aria. [iii] Harry la guardò imbarazzato, poi guardò Piton con aria di scuse.
«Non lo sai?», borbottò lui, poi ghignò crudele. «Bene, riproviamo, dove guarderesti, Potter, se ti chiedessi di trovarmi un bezoar?».
Hermione alzò di nuovo la mano più in alto che poteva, ma quella volta Harry non la guardò neppure. «Non lo so, signore», disse.
«E qual è la differenza fra aconito e luparia?», incalzò Piton.
Quella volta, Hermione si alzò in piedi con la mano che spingeva per salire più in alto che poteva e con gli occhi imploranti. Avrei voluto sibilarle di smetterla: era chiaro che Piton non voleva sentire la sua risposta, altrimenti l'avrebbe già chiesta. Era solo una prova di perfidia nei confronti di Harry, il quale lo fissò di nuovo negli occhi. «Non lo so, signore».
Piton sorrise beffardo. «Peccato. È chiaro che la fama non è tutto, vero signor Potter?». Draco si unì al sorriso, voltandosi a guardarlo come se fosse tre metri più in alto rispetto a lui.
Forse fu quello a farlo scoppiare. «È chiaro che Hermione lo sa», disse tranquillamente. «È un peccato non chiederglielo».
Alcuni risero, Ron lo guardò ammirato, spuntando dalla sua tana improvvisata, ma Draco sussurrò qualcosa a Tiger, sorridendo.
«Silenzio», sibilò Piton lentamente, e tutti si zittirono all'istante.
Poi lui, dopo aver fissato Harry per due lunghissimi secondi, marciò fino al suo banco, senza smettere di guardarlo.



«Abbassa la mano, sciocchina», ordinò a Hermione, senza neanche degnarla di uno sguardo. «Per tua informazione, Potter, asfodelo e artemisia creano una pozione soporifera potentissima, il Distillato della morte vivente. Un bezoar è una pietra che si trova nella pancia delle capre e che salva da molti veleni. Riguardo all'aconito e alla luparia, sono la stessa pianta, chiamata con due nomi diversi. Ebbene … perché voi tutti non prendete appunti?».
Ci fu un tramestio improvviso in cerca di penne d'oca e pergamene [iv] e Piton finalmente distolse lo sguardo da Harry e tornò al suo registro. «Quelli di Grifondoro annotino che cinque punti verranno tolti alla loro casa», mormorò mellifluo, mentre Draco lo fissava estasiato. «Il loro compagno è irriverente».
Dopo quel breve scambiò, noi di Grifondoro ci fissammo tutti uno ad uno, terrorizzati, e poi Dean fece il segno della croce.
Dopo aver segnato i cinque punti in meno, Piton ci divise in coppie - io finii con Harry - e ci fece preparare insieme una pozione per curare i brufoli. Aprendo il libro, mi accorsi che pareva una preparazione abbastanza facile, così mi affrettai a pesare cinquanta grammi di ortiche secche, assicurandomi di non commettere errori, mentre Harry pestava tre zanne di serpente. Piton, intanto, vagava per i banchi, muovendo critiche praticamente a tutti tranne che a Malfoy, che sembrava piacergli. [v] Quando passò davanti al nostro tavolo, tornò a fissare Harry, il quale non alzò gli occhi dal suo calderone, e poi si volse a guardare me. Io avevo appena messo nel calderone le ortiche secche e, cercando di non distrarmi a guardare il professore, versai mezzo litro di acqua e accesi il fornello, regolando la fiamma.
«Bene, Green», mormorò Piton all'improvviso. «Brava».
Quasi feci scoppiare un incendio dalla sorpresa. «C-cosa?».
«L'intensità della fiamma è perfetta, e di solito questo è l'errore che tutti commettono», sussurrò lui. «Mi fa piacere che tu non l'abbia …». Un potente sibilo e una nuvola di fumo verde acido lo interruppero all'improvviso, e voltò la testa verso l'origine del problema.
«Che diavolo è … oh, dannazione, perché a me?».
Seguii il suo sguardo e mi accorsi che Neville, non si sapeva come, era riuscito a fondere il suo calderone con quello di Seamus, che era finito disgraziatamente in coppia con lui, e l'intruglio non ben definito che sarebbe dovuto essere la sua pozione ora colava per terra, corrodendo qualunque cosa incontrasse. In meno di due secondi tutti noi eravamo saliti sugli sgabelli meno Neville, che nel tentare di imitare la nostra prontezza, era scivolato ed era finito dritto dritto sulla pozione. Cacciò un urlo orripilante: grosse pustole rosse stavano incominciando a formarsi sulla sua pelle.
«Idiota», sbottò Piton. «Non c'era scritto chiaramente sul libro che dovevi aggiungere gli aculei di porcospino dopo aver tolto il calderone dal fuoco? Guarda cos'hai combinato!». Poi ordinò a Seamus di accompagnarlo in infermeria e dichiarò la lezione finita venti minuti prima del tempo. Questo significava sia che Neville non aveva ricevuto penalizzazioni per il suo errore, sia che potevamo accedere alle prime bistecche senza che venissero arraffate da quelli del settimo anno, che approfittavano della loro altezza e della lunghezza delle loro braccia per arraffare quelle che noi potevi primini non riuscivamo a raggiungere in tempo.
Camminando sulle sedie, tutti noi ci affrettammo ad uscire da quei sotterranei terrorizzanti, con la pancia che borbottava per la fame, ma prima che riuscissimo a scappare, Piton si rivolse a Harry. «E tu, Potter … perché non gli hai detto di non aggiungere gli aculei? Pensavi che se lui avesse sbagliato tu ti saresti messo in luce, vero? E questo è un altro punto in meno per i Grifondoro».
La cosa era così ingiusta - Harry era stato tutto il tempo vicino a me e non si era minimamente interessato a ciò che aveva combinato Neville - che lui aprì la bocca per ribattere, [vi] ma Ron gli tirò una gomitata alle costole che lo zittì all'istante, rischiando di farlo cadere in mezzo alla pozione. «Sappiamo che sei coraggioso, amico; non è il caso di farsi spennare. Potrebbe diventare molto cattivo, almeno così ho sentito io».
«Sempre che non lo sia già», commentò Harry cupo uscendo dalla classe.
 
 
[i] J. K. Rowling, Harry Potter e la pietra filosofale, capitolo 8.
[ii]J. K. Rowling, Harry Potter e la pietra filosofale, capitolo 8.
[iii]J. K. Rowling, Harry Potter e la pietra filosofale, capitolo 8.
[iv]J. K. Rowling, Harry Potter e la pietra filosofale, capitolo 8.
[v]J. K. Rowling, Harry Potter e la pietra filosofale, capitolo 8.
[vi]J. K. Rowling, Harry Potter e la pietra filosofale, capitolo 8.





*Angolino autrice*
Mi inchino, mi prostro, vi imploro il perdono per l'abnorme ritardo di questo capitolo.
Mi dicevo "no, dai, aspetto un'altra recensione e poi lo metto ..." e poi le recensioni sono magicamente diventate quattro, e quindi dovevo assolutamente metterlo!
Alle fine, incredibile ma vero, ce l'ho fatta! A parte questo, non ho assolutamente niente da dire che vi possa interessare, a parte che sono su Fidelius, ho aperto due discussioni da due settimane e nessuno mi ha ancora risposto. Grr! 
Dunque, se siete su Fidelius e siete Green Hydra (non so come e non so perché, ma sono finita lì), rispondetemi; e se siete degli aiutanti di accessori per il Quidditch, per piacere, rispondete!
Ah, altro messaggio: in questo periodo mi sto interessando molto a Photoshop e a Sony Vegas, sto divorando tutorials tu tutorials, quindi se non mi vedete molto spesso su EFP è perché sto cercando di imparare qualcosa! :)
Ringrazio per le 72 visulizzazioni del capitolo precedente e soprattutto le quattro persone che mi hanno recensito: Fleur Dolohov (che mi ha fatto venire un colpo nella sua recensione), emily132, Jinny2000 (io la adoro questa ragazza, senza la sua recensione non vado avanti :D) e The_Sound_Of_Rain (che so che non ha ispirazione, quindi facciamo una colletta per fargliela venire :D).
Bene, ho finito, ora me ne vado anche perché tra poco devo fare latino - me misera! Ciao!
   
 
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