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Autore: Josie5    13/05/2013    25 recensioni
Una punizione divina. Per Evelyne Gray, la ragazza del giornalino scolastico o la presidentessa, come ci tiene a dire lei, Max Parker è una punizione divina.
Evelyne è infatti convinta che il karma o Dio, o qualunque cosa sia, stia cercando di punirla con lui.
Punirla perché, a causa di problemi economici, comincia a sfruttare il fatto di essere così ben voluta dai professori per passare le soluzioni dei test ad alcuni suoi compagni di scuola; il tutto in cambio di soldi.
Evelyne non è orgogliosa di se stessa, ma per quasi due anni continua a tradire la fiducia che le è stata concessa.
Quando decide di smettere non tiene conto del fatto che Clark, il suo ultimo "cliente", sia uno dei migliori amici di Parker; non tiene conto del fatto che Parker stia preparando la sua vendetta fredda.
Max ed Evelyne non si sono mai parlati, ma si conoscono molto bene per via del giornalino di lei e di un certo articolo. E Max Parker, il capitano della squadra di basket della scuola, bello e popolare, non può di certo essere umiliato senza conseguenze. Non dopo quello che ha fatto Evelyne.
(Revisione in corso: 3/31)
Genere: Commedia, Malinconico, Romantico | Stato: completa
Tipo di coppia: Het
Note: Lime | Avvertimenti: nessuno | Contesto: Scolastico
Capitoli:
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24. Crack

 

- Hai il regalo? - Mi richiese cominciando davvero a stressarmi.

- Sì sì! - Ripetei anch'io alzando gli occhi al cielo mentre mi infilavo le ballerine davanti allo specchio; quelli poi ricaddero sul mio riflesso.

I miei occhi continuavano a guardarmi, perchè ogni volta, osservando di sfuggita davanti mi sembrava di vedere una sconosciuta, e tutte le volte controllavo: non sembrava infatti me quella morettina, con i capelli perfettamente lisci, appoggiati in parte su una spalla, con l'eyeliner a ingrandirle gli occhi e un vestitino di un verde chiaro che sfumava verso l'azzurro. Non sembrava la solita Evelyne Gray.

E non lo era.

Perchè un vestitino, un vestitino non era il tipico acquisto di Evelyne Gray.

Qualcuno avrebbe dovuto rinchiudermi per avere un vestito del genere e rinchiudermi soprattutto perchè dopo la conversazione con Francy, appena due settimane prima, ero ottimista. E quell'orrendo ottimismo mi aveva spinta a comprare quella robaccia.

E non avrei dovuto, insomma! Non avrei dovuto per niente!

Ma non potevo evitare di sorridere al mio riflesso, riconoscendomi alla fine da sola: perchè stavo bene e speravo che lo notasse. Speravo di smuovere di nuovo la situazione che era tornata statica dopo quel bacio nella macchinetta. Infatti, com'era ovvio, in quelle settimane non aveva detto niente sull'accaduto: evitava sempre di farlo quando quelle situazioni era lui a cercarle; se fossi stata io a baciarlo le cose sarebbero state diverse.

E quindi, io, Evelyne Gray, cercavo di far muovere le cose.

Il mondo stava probabilmente per finire; e io ero da rinchiudere, internare, torturare e magari uccidere.

- E dove l'hai messo? - Chiese ancora Elizabeth trafficando con la mia borsetta.

- Zia, sai che le cose me le ricordo. - Sospirai arrendendomi però e andando a prendere in cucina la busta rossa con dentro il regalo.

Per il regalo aveva collaborato - o meglio, aveva fatto tutto - mia zia. A lei, tornata dopo l'incidente, era stato infatti affidato un articolo sportivo: sarebbe dovuta andare a intervistare gli Knicks, la squadra di basket di New York, dopo una partita e io, cogliendo la palla al balzo, le avevo solo chiesto di farsi fare gli autografi per Max e al resto ci aveva pensato lei; così ora avevo il regalo pronto, in mano, e lo infilavo dentro la borsa, provando a farcelo stare senza stropicciare troppo gli angoli della busta.

- E comunque dovrei provare a farmi investire di nuovo, dopo l'articolo sportivo sono tornati a mandarmi al bar per i caffè ...

La fulminai infilandomi la giacca e spostandomi i capelli che non avevo mai così lisci e maneggiavo con attenzione, quasi con la paura che potessero spezzarsi. - Non ci provare nemmeno, eh! Preferisco sapere che porti i caffè.

Mi sorrise aprendo le braccia e facendo un cenno con le mani mi invitò ad andarla ad abbracciare; io con un mezzo broncio, più che altro triste nel ricordare, mi avvicinai, andandola a stringere.

- Ti aspetto sveglia? - Mi chiese stampandomi un bacio, appiccicaticcio per il burro cacao, sulla fronte.

- No, tornerò tardi. - Mi allontanai, leggermente rincuorata da quell'affetto e tornai a chiudermi la giacca.

- Ma non esagerare che domani c'è scuola … - Mi ammonì girandomi intorno e sorridendo in uno strano modo.

Era un martedì infatti e c'era la festa quella sera. Pensavo che Parker fosse l'unica persona al mondo a fare il proprio compleanno di Martedì, pur di poter dire di festeggiarlo esattamente il giorno in cui li compiva.

Festeggiarlo con una festa poi, una delle sue solite.

Il giorno dopo a scuola si sarebbero visti adolescenti vaganti simili a zombie o a fantasmi, alcuni probabilmente col dopo-sbornia.

Pensai poi che avrebbero dovuto internarmi anche solo per il fatto di starci andando a quella festa, nonostante fosse durante la settimana.

- Oggi sei molto in modalità mamma. - Le feci notare ridendo.

Cancellò il sorriso, regalandomi una linguaccia; mi prese la sciarpa e me la passò. - Io sono sempre in modalità mamma!

- Certo, Lizzy! - Sorrisi andando nell'atrio e provando a schivare mia zia; dopo aver infilato anche il mazzo di chiavi nella borsetta poteì dirmi pronta.

Guardai l'orologio notando che ero di quasi un'ora in ritardo ma ero giustificabile: gli altri invitati non avevano dovuto passare il pomeriggio con Parker, ad aiutarlo ad allestire la casa.

Mi mordicchiai le labbra, dopo aver salutato Elizabeth ed essere uscita, nervosa.

Ero nervosa ed ottimista. Praticamente un ossimoro.

Ed erano stati belli i tempi senza ansie futili a tormentare il mio stomaco.

Entrai in macchina e cercai di convincermi che il mio vestito non sarebbe stato fuori luogo e nemmeno io.

Evelyne Gray che partecipava alle feste e si metteva in ghingheri. Dopo la prima festa di Halloween, obbligata da Francy, non era mai successo, io normalmente non l'avrei mai fatto volontariamente.

Sospirai non capendo perchè mi ostinassi a pensare alla normalità di Ottobre, alle cose sensate che una volta facevo e a quelle insensate che ora mi ritrovavo a compiere.

Arrivai, poco dopo, parcheggiando a fatica, a casa Parker. Camminai verso la porta mandando un messaggio a Francy, avvisandola di essere arrivata, tanto per fare qualcosa nel piccolo tragitto e non tormentarmi i capelli.

Entrai nell'atrio della casa, la porta ovviamente aperta – un giorno sarebbe entrato un serial killer e ci avrebbe uccisi tutti - e togliendomi con calma la giacca la appoggiai su un tavolino lì di fianco.

Guardai accigliata i ragazzi che passavano ridendo, dalla cucina alla sala, con già i bicchieri in mano e un'allegra aria brilla.

- Eve! - Sentii prima la voce e poi distinsi la sagoma di Francy che arrivando dalla cucina, o il giardino, mi correva incontro.

Risi sistemandomi la borsetta sulla spalla e decidendo di portarmela dietro e non rischiare ad abbandonarla sui tavoletti. - Come va qua?

Mosse la testa mimando una risposta che non si capiva. - Come sempre. Forse più alcool del solito. E Billy ha preso una mega torta e tra mezz'ora la tagliano! - Mi informò velocemente ridendo e prendendomi a braccetto. - Credo ti stessero dissimulatamente aspettando!

- Dubito. - Scossi la testa divertita, facendomi guidare.

Passammo in cucina e poi scendemmo le scale, quelle di fianco allo sgabuzzino dove Max chiudeva tutti gli oggetti delicati, e che sapevo portavano allo scantinato nel quale evitavo per lo più di andare.

Evitavo di andarci perchè lì c'era una strana atmosfera: nei divanetti e le poltrone di pelle, nel tavolino basso da poker, nella televisione e il grande biliardo c'era un'atmosfera intima e particolare che preferivo evitare, sempre, a casa di Parker, con lui di fianco. Più per la mia già precaria sanità mentale che per altro.

Scendemmo i pochi gradini trovando la combriccola più stretta di Max, abbastanza al completo, riunita lì. Una grande torta era stata messa sul biliardo e Parker, poco lontano da quella, appoggiato a uno dei braccioli delle poltrone, rideva allegro ascoltando i suoi amici.

Mi morsi le labbra sorridendo e facendomi trascinare verso il gruppo.

Ne era passato di tempo dalle prime volte in cui quasi a forza dovevo avvicinarmici.

- Evelyne! - Mi salutò Billy per primo, divertito e rivolto dalla mia parte.

- Mancavi solo tu per la torta e stavamo per morire! - Mi accusò Alex scuotendo scherzosamente la testa e cercando di far cenno a Francy di sedersi sulle sue gambe. Lei ovviamente rifiutò.

- Scusate ma sono tornata a casa tardi per colpa di qualcuno - risposi per poi girarmi verso Max, lanciandogli chiaramente, e davanti a tutti, una frecciatina.

Lui mi sorrise divertito, squadrandomi leggero con gli occhi per pochi secondi. - Detta così suona male.

Sbuffai ma continuando a sorridere. - Beh è quello che è.

- Ah sì? - Buttò giù la domanda, sempre con la stessa espressione.

- Max! - Lo richiamò velocemente Dawn. La notai solo in quel momento, mentre gli si spiaccicava contro per poi lanciarmi un'occhiata di puro odio.

Alzai gli occhi al cielo facendo sparire gradualmente il sorriso in un'espressione che cercava di essere simile alle solite esasperate che avevo sempre avuto, pensando alle cheerlader.

- Cosa c'è? - Chiese abbastanza irritato Parker cercando di levarsela di dosso, mentre gli altri, perdendo interesse in quella situazione così comune, cominciavano a parlare tra di loro.

- Quando ti posso dare il tuo regalo? - Chiese con un tono malizioso ma fin troppo alto per sembrare davvero seducente. E il suo obiettivo era chiaramente di farsi sentire, da me.

Mi chiedevo se fosse in effetti tutto così evidente, come aveva detto Billy. Perchè Dawn qualcosa pensava, pensava evidentemente qualcosa per il modo disperato in cui continuava a marcare il territorio.

- Dopo - rispose alzando gli occhi al cielo, ma un po' divertito e senza guardarmi più.

- Oddio! - Sospirò Francy, avendo sentito come me la frase di Dawn e scoppiando a ridere contro la spalla di Alex che pur di starle vicino aveva rinunciato a stare seduto.

- Siete proprio cattive! - Ci sgridò il moro, pur divertito anche lui.

- E' lei a rendersi ridicola.. - Feci notare sussurrando ma provando a sembrare scherzosa e non irritata.

Ci interruppe Billy affiancandomi. - Evelyne, mi accompagni?

Lo guardai sorpresa. - Dove? - Ma avrei risposto di sì per ogni cosa, pur di allontanarmi da Dawn e le sue stupide esibizioni, che continuavano, tra parentesi.

- A prendere qualcosa per tagliare la torta. – Buttò lì facendo spallucce.

Annuii sorridendo e lo seguii, lasciando volentieri lo scantinato e Parker che cercava di zittire Dawn per qualcosa che non avevo evidentemente sentito.

- Sei quasi brava a dissimulare.. - Si complimentò subito, mentre salivamo le piccole scale, fuori dalla portata uditiva degli invitati al piano di sotto. - L'espressione durante l'esibizione di Dawn era solo disgustata, neanche un po' gelosa.

Risi. - Non ero evidentissima? - Chiesi retorica con un accenno di ripicca.

- Sì, ma stai leggermente migliorando. Ti sei fregata solo con quel sorriso da “Sto flirtando e non me ne sto nemmeno rendendo conto” mentre facevi notare a tutti di essere stata trattenuta da Max al pomeriggio - mi fece notare, sorridendomi divertito.

Lo guardai sbattendo le palpebre, incredula. - Non stavo flirtando!

- L'ho detto anch'io che non te ne stavi rendendo conto, ma quello lo era, in un certo senso e per i tuoi canoni.

Non capivo se ridere o continuare a prenderlo sul serio. - Era un sorriso!

Billy rise. - Non fare quella faccia, insomma! Anche Dawn l'ha pensato da come si è spiaccicata subito contro Max.

- Si spiaccica sempre contro Max - gli ricordai.

Sorrise. - Quello è vero ma di solito i sorrisi omicidi li limita.

Scossi la testa arrendendomi e aiutandolo a prendere dei piattini per il dolce.

- Ah e sei parecchio carina stasera - si complimentò poco dopo, all'improvviso, raddrizzandosi con un coltello per torte in mano, tirato fuori da uno dei cassetti in basso della cucina.

In un certo senso mi imbarazzai, non aspettandomi qualcosa del genere da Billy, ma sorrisi. - Grazie mille.

Rise, probabilmente divertito da come avevo reagito. - Prima di frequentare Parker non eri così.

Lo guardai curiosa, prendendo anche forchette di plastica. - In che senso? Non ero mai carina? - E mi uscì uno sbuffo divertito alla fine.

Noi parlavamo intanto con tranquillità del festeggiato perchè la notizia della torta si era sparsa e tutti si stavano radunando nello scantinato non facendo caso a noi, oppure finivano la sigaretta in giardino e non potevano sentirci.

- Ridevi e sorridevi meno – spiegò, facendo spallucce.

- Odiavo Parker, ti ricordo. - Ma non ero poi così tanto sicura che fosse davvero così.

- Preferivo la romantica idea che l'amore ti avesse cambiata - disse scherzando e prendendomi in giro.

Alzai gli occhi al cielo facendolo ridere. - Non esageriamo, Billy, insomma. E smettiamola di parlare di “Quella cosa”. Finirà per sapersi in giro e non ne ho la minima intenzione - sussurrai per rafforzare il concetto.

Mi guardò divertito con gli occhi scuri, ma con una luce simile a quella del suo migliore amico. - Va bene, sai che sono il primo a dire che deve accorgersene da solo.

- Non lo farà mai, mi passerà prima.

Billy sorrise come sempre in risposta e si limitò solo a quello.

In quel momento, carichi di tutto il necessario e avviandoci verso lo scantinato, incrociammo Clark, entrato in quel momento dal giardinetto e ancora intento a finire di soffiare fuori dalla bocca una piccola nuvoletta di fumo.

Billy si fermò ad aspettarlo e così sul mio volto si dipinse una sincera ed evidente smorfia. L'amico di Parker con cui ogni tanto parlavo e con cui però non riuscivo nemmeno a stare nella stessa stanza era decisamente Clark.

Lui infatti era diverso da Kutcher o Billy e forse c'entrava anche il fatto che fosse stato lui a tradirmi e a svelare ad altri il mio segreto, ma il punto era che non lo sopportavo. Né lui, né i suoi occhi azzurri che velocemente mi squadrarono - ma in modo diverso da come aveva fatto Max - né il suo sorriso di sufficienza mentre mi salutava mi piacevano.

- Torta? - Chiese rivolgendosi a Billy e sistemandosi i capelli ingellati.

- Sì e muoviti sennò non te la lasciamo.

- Senza una sigaretta prima non si può godere una torta allo stesso modo - disse quasi convinto. - E come ti sei conciata, Gray? - Domandò rivolgendosi per la prima volta a me.

Lo fulminai. - Meglio di te.

- Sono d'accordo con lei - si schierò Billy ridendo e guardando il suo amico.

Clark sbuffò. - Non esageriamo, è appena decente.

- Non mi importa essere più di quello, anzi, nemmeno quello per te, quindi perfetto - risposi sorridendo candida.

Lui in risposta mi scimmiottò con una smorfia e arrivati nello scantinato si allontanò per raggiungere prima gli altri; guardai Max che come prima rideva, lontano da me.

Dopo seguì la canzoncina degli auguri, intonata solo da Kutcher che stonava a proposito, le risate e le prese per il culo rivolte al suddetto e poi torta e bicchieri.

Mentre ero rivolta verso il tavolo da biliardo, indecisa se prendere un altro pezzo della torta che diminuiva a vista d'occhio, sentii un soffio vicino all'orecchio e poi qualcuno che si sistemava schiena contro il tavolo, di fianco a me. - Come mai un vestito? - Aveva chiesto Parker divertito, in quel soffio.

Lo guardai un attimo sorpresa, più per i piccoli brividi che avevo sentito solo con quelle poche parole vicino all'orecchio che per altro. - Ogni tanto - risposi, provando a dissimulare e facendo spallucce. Mi allungai sul serio sul biliardo per la seconda fetta.

Continuò a guardarmi nel solito modo. - Ah, ecco, pensavo ti illudessi di vestirti così come regalo di compleanno ma mi dispiace: non mi interessa di vederti in tiro.

Lo guardai un attimo male, mentre mi ritiravo con la soffice torta nel piattino: non era quello che avrei voluto sentire, ma mi ripresi presto. - A proposito di regalo, dopo se restiamo un attimo da soli te lo do - borbottai.

Il mio regalo non era niente di ché alla fine, ma mi vergognavo tremendamente a darglielo e a vederlo scartare davanti a tutti. Non volevo poi che la gente notasse quanto mi fossi addolcita con lui. Alla fine, mi resi conto, non ero nemmeno sicura di volere che lui se ne rendesse conto.

Mi osservò in modo strano e mi sorpresi a rivederlo mentre mi squadrava. - Regalo? Da soli? - Chiese e cercò vistosamente di nascondere una risata.

Lo guardai non capendo. - Sì, perchè?

- No, ma guarda, adesso l'ho capito il vestitino, è più facile da togliere - commentò prendendomi in giro.

Collegai e nel tentativo di non arrossire cercai velocemente nell'archivio dell'Evelyne acida: - Mai, Parker, nemmeno nei tuoi sogni.

- Infatti non sogno cose così schifose - rispose a tono assumendo subito uno sguardo di sufficienza.

- Bene.

- Esatto.

Mi accigliai e quasi non volli più dargli il suo regalo. Perchè dimostrare in qualche modo di tenerci se lui faceva sempre il contrario? - Ti arrangi. Niente regalo.

Mi afferrò velocemente il piattino con la torta, strappandomelo di mano. - Oh, invece adesso andiamo in camera mia e me lo dai. Sennò niente torta - minacciò sorridendo e andandosene già. Schivò alcuni invitati che lo guardarono curiosi.

Nemmeno pensai che avrei potuto prendere tranquillamente un'altra fetta e lo assecondai inseguendolo irritata.

Lo affiancai sulle scale, uscendo dallo scantinato. - In camera tua? Ti è chiaro che in questo regalo non sono compresa io, vero? - Chiesi retorica e cercando di passare per una che non si era imbarazzata a quell'evidente doppio senso.

Mi guardò divertito, incrociando gli occhi coi miei. - Non lo accetterei, Evy.

Bugiardo. Assolutamente bugiardo.

-Con parecchi esempi potrei affermare il contrario- risposi sicura e mantenendo lo sguardo saldo.

Lui rise mentre passavamo per la cucina e lentamente ci avvicinavamo sempre di più a camera sua. - Tutti esempi in cui non avevo nessuno di meglio, Gray cara. Oggi è il mio compleanno e tutte sono qua per me, in caso di bisogno cercherei di meglio - disse tranquillo quella frase da totale stronzo.

E mi sentii punta sul vivo. Ma non dovevo dargliela vinta quindi con una smorfia di sufficienza distolsi lo sguardo e finii di salire gli ultimi scalini, verso camera sua.

Il mio ottimismo, con quelle frasi, veniva brutalmente smembrato, ma tanto, lo sapevo, sarebbe tornato sempre. Tornava un po' sempre, come gli uomini a detta di Elizabeth.

Parker in silenzio aprì la porta tranquillamente. - E perchè dovevamo essere soli? - Chiese.

Entrai, guardando un attimo nel corridoio prima e vedendo due ragazzi che con un sorriso malizioso ci osservavano.

Pensai per la prima volta a una cosa. - I tuoi genitori? - Lo guardai curiosa. Gli occhi verdi ricambiarono impreparati e sorpresi. Durò comunque poco, come quasi ogni gesto non controllato di Max e ripresosi chiuse con noncuranza la porta.

- Lavorano - fu la risposta all'apparenza disinteressata ma ormai lo conoscevo abbastanza: i suoi genitori non erano stati a casa per il giorno del suo compleanno, il punto era quello.

Non dissi quindi più nulla e mi limitai ad osservarlo mentre si sedeva come se niente fosse sul letto, aspettando il mio regalo. Cercai a tentoni dentro la borsetta facendogli almeno rispuntare un sorriso divertito. Non sapevo di preciso a cosa stesse pensando ma di sicuro non erano pensieri normali.

- Preservativi? - Chiese appunto.

- Ovvio, sesso protetto sempre - ribattei, fin troppo esasperata per urlargli contro.

Lui rise e basta, divertito.

- Ecco! - Esclamai alla fine tossicchiando ed estraendo la busta rossa.

Guardò prima il regalo poi me. - Una lettera d'amore? - Tentò.

Scossi la testa fulminandolo ancora, comunque arrabbiata per le frasi di prima. - Non provo sentimenti del genere nei tuoi confronti - lo informai. Ed era una bugia, tremendamente una bugia.

L'Evelyne che doveva mantenere la facciata con Max e quella che voleva che lui sapesse tutto. Quella che non voleva ferirsi, quella che voleva rischiare. Pessimismo e ottimismo. O forse realismo e stupidità?

Il problema era che avrei iniziato a soffrire di schizofrenia.

Rise. - Ah, lo so.

Sempre per il mio dolce bipolarismo con quella risposta rimasi sia sollevata che triste. Feci comunque finta di niente e mi avvicinai per poi porgergli la busta.

Max la prese sorridendo divertito e allegro come un bimbo e un po' contagiò anche me.

La aprì veloce ed estrasse il foglio. Non capì subito cosa fosse e fu carino vedere la sua espressione trasformarsi, mentre collegava, e passare ad una incredula. - Oh mio dio.

Con gli occhi quasi sgranati, come non l'avevo mai visto, alzò il viso di colpo per guardarmi. - Evelyne. - Ritornò a guardare il foglio. - Oh mio dio - ripeté facendomi scoppiare a ridere: contenta che il regalo fosse piaciuto, per quel poco che in realtà fosse. - E' la mia squadra preferita! Gli autografi! - Probabilmente si rese conto di essere vicino al diventare isterico e cercò di riprendersi fissando i nomi.

Quando il verde ritrovò il mio marrone era felice. Mi sembrava di averlo già visto con quel sorriso ma non ricordavo quando e pensare che mi avesse già guardato così mi spinse a mordicchiarmi le labbra per non sorridere troppo anch'io.

- Come hai fatto? - Mi chiese alzandosi e ritornando a guardare il suo regalo.

- Mia zia, li ha intervistati e le ho chiesto di farseli fare. E' stata solo fortuna aver beccato la tua preferita. - Ogni tanto avevo anch'io botte di culo, quindi?

Mise al sicuro il foglio con una strana ma divertente foga poi, girandosi verso di me si avvicinò abbracciandomi di slancio.

Io mi sentii troppo impreparata e temetti di sobbalzare o arrossire troppo.

Si staccò quasi subito, come pentendosi del gesto, ma continuava a sorridere. - Grazie, Evy.

- Niente. - Tossicchiai cercando di farla sembrare vera tosse e dissimulare.

Continuò a guardarmi e poi scoppiò a ridere. - Dai, ti abbraccio ancora che ti adoro davvero in questo momento. - Mi riafferrò velocemente e finii di nuovo contro il suo petto.

Mi potei godere meglio l'attimo questa volta; sorrisi sentendo il suo odore familiare e buono e il suo calore e le sue braccia che mi stringevano ed erano perfette per farlo e anche la mia testa che si appoggiava a lui in un modo che sembrava perfetto. Max era perfetto a tal punto che tutte, abbracciandolo, avrebbero pensato di essere state create per potersi incastrare in quel modo con lui? O semplicemente eravamo noi due? Mi diedi dell'idiota, per quei pensieri fin troppo sdolcinati.

Successe però evidentemente qualcosa perchè le sue mani e braccia persero forza nella presa, senza però lasciarmi definitivamente. Spostai leggermente il viso per provare a guardarlo ma non ci riuscii: si appoggiò infatti alla mia testa col mento. - E' un regalo troppo bello però. Non me lo merito.

Non seppi se rispondere o come farlo. Optai per lo scherzoso, alla fine. - Non ti meriteresti nemmeno la mia pseudo-amicizia, ma eccomi qua - esclamai ridacchiando.

Sbuffò. - Evelyne … Forse dovrei dirti una cosa … - borbottò.

Mi salì una strana emozione. Anche se non c'era da essere ottimisti per niente dopo quel tono che aveva appena usato. - Non è niente di ché, eh. Non credo nemmeno che ti interessi, non dovrebbe normalmente, ma forse ...

L'ottimismo sfumò. - Cosa? - Chiesi preoccupata ma senza allontanarmi.

E ormai come da manuale venimmo interrotti.

La porta si aprì velocemente. Mi staccai da Max a disagio e guardai Billy che ridendo entrava dentro la camera per afferrare il suo amico. - Ti stanno aspettando! Non imboscarti qua con Eve - ci sgridò ridacchiando e facendo finta di non notare, probabilmente, la mia faccia. - Vai su, muoviti!

Parker si passò una mano tra i capelli sorridendo. Era davvero abile a cambiare espressione e tono in pochi secondi. - Vado, vado! - E uscì dalla stanza.

Accennai a fare lo stesso ma Billy mi fermò. - Quell'abbraccio? Qua fuori due mi stavano fermando dicendo che stavate scopando selvaggiamente e vi becco abbracciati? Che cosa noiosa, Evelyne - mi prese in giro ma in realtà curioso.

- Gli ho dato il regalo: autografi della sua squadra di basket preferita - spiegai cercando di sorridere normalmente. In fondo forse quello che Max aveva voluto dire non era niente di grave.

Mi guardò sorpreso. - Potrebbe sposarti su due piedi dopo questa.

Risi. - Non accetterei!

- Ah no? - Chiese scettico, scherzando.

- Non per degli autografi - specificai vincendo l'imbarazzo. Parlare con Billy del suo migliore amico era una cosa che continuava a sembrarmi paradossale ma che facevo sempre più spesso.

Capivo perchè Billy fosse così ben voluto. Sapeva ascoltare e ascoltava anche quello che non dicevi. A volte parlandoci e parlando di quello che era successo pensavo che lui avesse capito prima di me che provavo davvero qualcosa per Max.

Billy rise sinceramente divertito e mentre si avvicinava alla porta, pronto a uscire parlò ancora: - Però sai, è davvero curioso che dopo quello che ha fatto tu riesca così facilmente ad essere carina con lui, a fargli questo regalo e ad abbracciarlo e tutto.

Lo guardai perplessa ma in effetti un po' era vero. Mi aveva dopo tutto ricattata e trattata male e presa in giro e continuava a farlo ma io ero comunque innamorata, pensai. - Ormai. Ho il sospetto di essere un po' masochista. O forse il punto è che ne ha fatte fin troppe di cose e credo di starmi abituando.

Mi guardò come se fossi stata un tipo strano, seppur continuando a sorridere. - Sì ma credo che andare a letto con Dawn e baciarti il giorno dopo le batta tutte.

Il sorriso che avevo sempre con Billy sparì, evaporò.

Sentii davvero una fitta al petto. Sentii un “crack” rimbombarmi dentro.

Era possibile che quella frase potesse uccidermi? Potesse davvero spezzarmi il cuore? Anche fisicamente e non solo per modo di dire.

Sembrava possibile, in quel momento.

Sembrava possibile perchè mi sentii davvero male.

L'Evelyne che non voleva che Max sapesse, quella che non voleva soffrire, stette male, forse più tra tutto. Max non sapeva ed io soffrivo.

L'ottimismo che si era insinuato lentamente nella mia testa, dall'interno, silenziosamente, si era trasformato in veleno.

Avrebbe fatto altrettanto male se non avessi sperato?

Probabilmente no.

Avrebbe fatto così male se non mi avesse baciato?

Ovviamente no.

Le parole di Max, quelle con cui mi aveva detto di avermi cercato sempre e comunque solo perchè aveva avuto voglia di qualcuna e non c'era stato niente di meglio, quelle parole all'improvviso diventarono vere. E fecero male.

Ad Halloween, fuori casa sua: solo io.

Nella stanza-armadio: solo io, rinchiusa.

A casa sua: solo io.

Nella macchinetta delle fototessere: solo io.

A quella festa, c'era stata invece anche Dawn, migliore di me.

Mai stata scelta. Sempre presente, per puro caso.

Ma in cosa avevo sperato di preciso? Di continuare a esserci sempre solo io e così rimanere l'ultima scelta ed essere raccolta in quel modo?

La fitta al petto non faceva che aumentare, insieme alla sensazione di essere stata presa in giro che mi schiacciava lo stomaco.

Potevo morire sul serio, in quel momento?

Sembrava di sì e che il mio corpo si stesse, in pochi secondi, auto-distruggendo, proprio come avevo sperato in quelle settimane ironicamente.

Billy vide nei miei occhi tutto questo, probabilmente. Il suo perenne sorriso non c'era più, all'improvviso, e la sua espressione non riuscivo a descriverla. - Dio, Evelyne! No, ti prego! Non dirmi che non te l'aveva detto?!

Sentii anche le ginocchia che iniziavano a cedere e volevo sedermi ma non potevo su quel letto, sul letto di Parker, dove avevamo dormito insieme, dove avevo iniziato ad innamorarmi di lui.

- Doveva dirtelo, Evelyne! Non dovevi scoprirlo così!

- Sono passate due settimane dalla fiera. Ne ha avuto di tempo - gli feci notare e la mia voce mi fece paura. Era vuota, senza niente. Perchè tutto quello che sentivo e provavo era concentrato in un solo punto ed era quello che sembrava stesse cercando di uccidermi. - E perchè avrebbe dovuto dirmelo? Non ha fatto niente di male.

Billy si passò la mano tra i capelli, con uno strano fare che sembrava fin troppo tormentato.

- Non gli dirò niente, puoi stare tranquillo. Lo sarei venuta a sapere, prima o poi, sono la presidentessa del giornalino alla fine - cercai di tranquillizzarlo, sempre con la stessa voce. Cominciai a sentire una strana nausea e mi chiesi sul serio se mi stesse salendo il vomito. - Vado a prendere dell'aria - si sentì qualcosa nella mia voce, finalmente, ma non lo capii e non aspettai di vederlo negli occhi scuri di Billy.

Semplicemente me ne andai via, cercando di non correre e facendo forza sul corpo che avevo pensato non avrebbe reagito. Scesi le scale camminando e scontrandomi con ragazzi e ragazze e uscii di casa.

Finii, senza quasi accorgermene, seduta per terra, contro il muro della casa, vicino all'entrata.

Faceva ancora freddo ma non importava.

Avrebbero potuto vedermi ma non importava.

Avrei potuto andarmene ma non avevo la forza di mettermi a guidare.

Avrei potuto cercare Francy ma non volevo che si sentisse in colpa per avermi sostenuta in quella cosa che, fin dall'inizio, non aveva avuto futuro.

Mi sentivo stupida, stupida e ancora più stupida.

Avevo sempre offeso tipi come Max e le ragazze che gli davano corda e poi ci ero cascata io, in pieno, come un insetto nella rete.

Stupida.

Passò molto tempo prima che sentissi una voce. Un'ora, forse? Francy mi stava cercando? Mi avrebbe trovata?

La voce non era la sua. O meglio, le voci.

Guardai il gruppo di ragazze poco davanti a me che non mi avevano ancora vista per il buio.

- Su, Mary Sue - provò una chinandosi verso un'altra.

Mary Sue, una morettina con capelli a caschetto stava piangendo.

Perchè alle feste di quei ragazzi lì beccavo sempre ragazze piangenti?

Ma in effetti, se avessi avuto un altro carattere avrei pianto anch'io. Ero, anche col mio carattere, sul punto di piangere. Ma non lo avrei fatto. Non sarei caduta definitivamente fino a quel punto. Non per un ragazzo.

Odiavo i ragazzi.

- Odio i ragazzi - si lamentò con voce rotta Mary Sue attirando di nuovo la mia attenzione. - Come ha potuto farmi questo?!

Una terza amica provò a consolarla con parole che non sentii.

- Lo so che non dovevo aspettarmi nulla! - Si lamento Mary Sue. - Ma è uno stronzo!

La prima ragazza, dopo un piccolo silenzio, parlò ancora: - E' una merda. Siamo sempre e solo noi ragazze a restarci male.

Successe un'altra volta. La frase di un'altra persona cambiò qualcosa.

Billy mi aveva fatta star male; quella ragazza mi aveva appena fatto capire che non doveva succedere.

Mi alzai in piedi, di colpo, facendole sobbalzare.

- Oddio, è quella del giornale! - Esclamò squittendo una e facendo un passo indietro.

- Non mangio nessuno - mi lamentai sbuffando e mi complimentai con me stessa: la mia voce era già quasi normale.

Cominciai a camminare ed entrai in casa, ignorando loro e le loro chiacchiere.

Non ci sarei stata male.

Andai in cucina, marciando con una fermezza che mi era mancata e appena vidi i bicchieri con la ricetta Kutcher puntai a quelli.

Un gruppetto di ragazzi mi guardarono ridacchiando e probabilmente riconoscendomi mentre ne afferravo uno e lo bevevo in un solo colpo.

Non ci sarei stata male solo io.

Lo finii fin troppo presto, non sentendo molto. Ne presi un altro con forza e rabbia che stava sostituendo velocemente la tristezza.

Perchè dovevo essere triste, alla fine?

Potevo starci male ma non essere triste. Non ne valeva la pena.

Con quell'idea bevvi in fretta. Continuai a non sentire niente ma mi fermai.

Non aveva nemmeno senso ubriacarsi, ma sì essere un attimo più rilassata, più rilassata per pensare, liberare un po' la testa dal resto.

Non saremmo state più sempre e solo noi a starci male.

Anche loro.

Con cosa potevo far star male Max?

Mi guardai intorno, prendendo alla fine un terzo bicchiere, più per distrarmi facendo ondeggiare il liquido che per altro.

Solo una volta avevo visto Parker più a disagio del solito. Non addirittura arrabbiato ma una reazione c'era stata. Se avessi amplificato l'atto alla base sarebbe peggiorata anche la sua reazione? Era infantile ma era anche l'unica cosa che potessi provare a fare.

Perchè Parker in qualche modo era geloso. Era, in qualche modo e per qualche motivo, possessivo nei miei confronti. Sapevo che era gelosia disinteressata, romanticamente disinteressata, ma pur sempre gelosia e la gelosia non era un buon sentimento. Avrebbe reagito male, forse? Volevo che reagisse male, volevo che ci stesse male, anche se forse quello era pretendere troppo, ma ci avrei provato.

Non avrei subito e basta, avrei reagito. Forse non avrei ottenuto quello che volevo ma per lo meno io sarei sembrata disinteressata, forte. Mi sarei sentita forte, come prima di conoscere Parker ero sempre stata. Più forte e così mi sarei sentita anche meglio, in quel momento ne ero sicura.

O forse era solo ripicca, mi venne da pensare sorridendo amaramente.

Solo ripicca ma l'avrei assecondata in ogni caso.

Vagando con gli occhi per la cucina alla fine finii ad osservare dietro la grande porta finestra che portava al giardino.

Seppi cosa fare, in pochi secondi.

Seth Clark, il ragazzo che detestavo di più, probabilmente, in tutto il liceo.

Seth Clark che ridendo beveva in un colpo un bicchierino di non sapevo nemmeno cosa con altri ragazzi.

Tra quelli non c'erano né Billy, né Kutcher, né Parker, ma si dei loro amici.

L'avrebbe saputo ma non subito ed era perfetto.

Mi serviva un altro bicchiere però, pensai sorseggiando il terzo bicchiere.

Questa volta sentii qualcosa: più che alcool mi sentii mentre provavo a soffocare l'Evelyne di Ottobre e l'Evelyne innamorata.

Cosa rimaneva?

Non lo sapevo ma mi affidai a lei.



Angolo autrice:

NON UCCIDETEMI (perchè questo spazio dedicato a me inizia sempre in questo modo proprio non lo so ... AHAHAHAH)
Ecco le conseguenze. Le conseguenze di quello che stava passando per la testa di Parker, dopo la partita, l'hanno portato ad andare a letto con Dawn, (ovviamente non si sa ancora tuuuuttoooo). Molte avevano indovinato e mi dispiace di essere stata banale ma l'avevo in mente così:D

Il capitolo come si può intuire è spezzato, la seconda parte del compleanno di Parker sarà nel prossimo capitolo, con tutto quello che succede. (e non anticipo:D)
Per questo aggiornerò tra una settimana (il 20/21 maggio) , per dare il tempo a tutte quelle che seguono la storia di leggere (e per sentirmi dire i vari modi in cui avete intenzione di offendermi <3 ) ma non farvi comunque aspettare troppo:D

Spero di aver reso bene come si sente Evelyne e di non essere sembrata esagerata. E spero anche in quel voler reagire di aver reso il suo carattere, seppur distorto dalla tristezza, dalla delusione, da tutto. Agirà di pancia, nonostante Evelyne sia più una che pensa prima di fare. Ma la "testa" tornerà, è pur sempre Evelyne.

Mi aspetto offese rivolte a Parker e incitazioni ad Evelyne, ma vedremo:D

Spero comunque di non avervi deluse ... e in ogni caso, fidatevi di me! (speriam bene)

Alla prossima <3

Gruppo della storia per spoiler e informazioni o semplicemente chiacchiere: https://www.facebook.com/groups/326281187493467/

 

   
 
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